Adinolfi, Kung Fu Panda 3 e la natura

Secondo Mario Adinolfi il cartone animato Kung Fu Panda fa il lavaggio del cervello ai bambini in merito alla “cultura gender”. Io di “cultura gender” non ho mai sentito parlare se non dai Giovanardi-Binetti-Adinolfi et similaria. La cultura gender non esiste. Esiste semmai un approccio alla realtà di genere che va oltre alla dicotomia maschio-femmina (uomo-donna sono un’altra cosa).
Mi interessa però parlare di questo episodio per due ragioni: una di comunicazione ed una culturale.
Sotto l’aspetto della comunicazione, Mario Adinolfi è il classico esemplare di “uomo politicamente irrilevante” che tuttavia, nella nostra società, diventa quantomeno esistente attraverso una semplice e banale strategia che sta invadendo il nostro tempo: sparare idiozie radicali. Così “si fa rumore” e qualcuno da polarizzare sulle tue posizioni bene o male lo trovi sempre. Se non altro perché “si parla di te” e di quello che hai detto/fatto/dichiarato.
Gli Adinolfi esistono in funzione della loro presenza mediatica: un gatto che si morde la coda per cui più fai dichiarazioni estreme e manichee e provocatorie, più “susciti dibattito” (non importa se sdegnato) più vieni “ospitato in tv”, più dai e hai la sensazione di esistere, più per esistere devi alimentare certe dichiarazioni (non importa se deprecabili, false, stupide, violente), e il giro riparte. Anche perché certe dichiarazioni fanno comunque audience, e la tv ne ha bisogno come il pane.


In chiave più sofisticata è la tecnica dei Salvini sulle ruspe, dei Trump sugli immigrati, dei Grillo sui complotti. È bene chiarire che nessuno di questi “politici” crede davvero alle cose che dice e che scrive: servono per far prlare di sé, esistere mediaticamente, e polarizzare gruppetti radicali, pronti a gettarsi nel fuoco per difendere e sostenere la posizione del leader in questione.
È quella che altrove ho chiamato “comunicazione tossica”, e che pare sia ormai un elemento imprescindibile del nostro tempo, soprattutto perché virale e perché “produce repliche” (quello che nei social è il cd. engagement): la qualità (anche delle repliche) non interessa più (come non interessa se quella dichiarazione sia vera o falsa).


Sotto l’aspetto culturale la dichiarazione di Adinolfi mi ha stimolato una riflessione che avevo fatto in tema di “famiglia” quando qualcuno come lui mise in mezzo il concetto di “contro natura”.
Ma cos’è contro natura, e chi decide quali siano le regole naturali? Non entrerò nel merito del mito, dei Romolo e Remo allattati dalla lupa (altro che utero in affitto!), ma certamente i casi in natura di animali di altre specie che “adottano” cuccioli altrui non sono pochi. I cuccioli di uomo si alimentano da sempre con latte vaccino e caprino, per esempio. Ma riflettevo su alcune caratteristiche proprie della natura, e provo a fare un macroscopico esempio alla spicciolata.
In natura le case non esistono, semmai esistono le caverne. Non esistono i libri, non esistono i computer, non esistono ospedali, medicine, televisione, giornali, social network… non esistono vestiti: l’uomo è l’unico animale che ha cominciato predando pelli altrui per proteggersi dal freddo. In natura si uccide solo per mangiare. E nessun animale (nessuno!) produce rifiuti non rigenerabili ed eco-compatibili.


In natura non esiste l’obesità, e non c’è spreco di cibo.
In natura non esiste l’accaparramento di ricchezza e risorse, e nessuno trattiene o controlla risorse superiori a quante non necessitino strettamente a sé, al suo gruppo familiare, e che possa difendere e controllre direttamente. In natura non esistono automobili, navi, aerei, treni, biciclette, moto: perché in natura ti sposti con le tue energie fisiche. Per quanto cruenti possano sembrare gli scontri per la caccia, in natura non esiste il concetto di guerra. Semmai in natura esiste il concetto fisiologico di convivenza necessaria tra specie, razze diverse, senza alcuna distinzione di colore e lingua: un ecosistema quanto più è eterogeneo tanto più – in natura – è ricco e florido. In natura non esistono confini. E tranne l’uomo, nessuno, in natura, danneggerebbe l’ambiente in cui vive.
In natura esiste l’evoluzione: delle specie, delle regole, degli ambienti, e quindi del pensiero. L’evoluzione è l’unica causa di estinzione, per incapacità di adeguarsi a nuove condizioni ambientali (che sia una pioggia di meteoriti o l’emissione vulcanica massiccia di iridio).


Questa è la natura, ci piaccia o meno, e piaccia o meno a quelli che ne parlano e la usano a sproposito per sostenere tesi insostenibili.
Non ci resta quindi che augurarci che ancora una volta l’evoluzione faccia la sua parte e che gli Adinolfi si estinguano. Non per cattiveria, ma semplicemente per la loro incapacità di adeguarsi a nuove condizioni ambientali, o semplicemente al mondo così com’è e non come loro vorrebbero che fosse.

Francesco Iandola; Miriam De Nicolo; Max Papeschi