24 ore tra Venezia e Mestre
Il 21 Novembre Venezia si anima per un’occasione molto sentita dalla comunità, quasi come quella del Redentore. La festa della Madonna della Salute celebra la liberazione dalla pestilenza del 1631. In tale speciale giornata si crea un ponte provvisorio di barche che va a connettere simbolicamente la Basilica della Madonna della Salute con Punta della Dogana e Santa Maria del Giglio. Il 21 Novembre per i veneziani è tipico mangiare la castratina, piatto che viene preparato sin dal Seicento proprio per questa speciale ricorrenza. La carne di castrato – il piatto è a base di cosciotto di montone, dal quale si prepara una zuppa molto saporita – veniva, in passato, importata dall’Albania e dalla Dalmazia, dove era anche salata, affumicata ed essiccata al sole.
Per chi non ama la carne, proponiamo un’alternativa a base di pesce.
Prima di arrivare a destinazione, nel cuore di Castello, passiamo accanto a un edificio che sembra una chiesa. Si tratta, in verità, dell’Ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia, già Scuola Grande di San Marco: un edificio rinascimentale dalla bellezza sconvolgente. Le “Scuole Grandi” erano associazioni laiche per il mutuo soccorso, gestite dai cittadini che assicuravano ai confratelli assistenza in caso di malattia o di rovesci finanziari. Per chi non è di Venezia stupirà sicuramente vedere le idroambulanze gialle.
HOSTARIA CASTELLO
Nel sestiere più autenticamente veneziano, legato alla festività della Madonna della Salute ma soprattutto – per gli amanti dell’arte, dell’architettura e del cinema contemporanei – a due passi dall’Arsenale e dai Giardini della Biennale, è nata nel 2021 Hostaria Castello. Vladimir Grigoriev è l’imprenditore di origini moldave ma d’adozione veneziana che ha voluto aggiungere questo locale agli altri già di sua proprietà: Bakarò in Campo Santa Margherita e Hostaria Sant’Aponal.
Si può raggiungere dal punto di imbarco del vaporetto di San Zaccaria, vicino Piazza San Marco.
Si trova all’interno dell’ex ufficio di un’agenzia che proponeva viaggi a bordo dell’Orient Express, il treno d’epoca, blu e oro, che collega la città lagunare con Istanbul attraversando l’Europa. Il locale cerca di suggerire l’atmosfera intima dei viaggi di lusso su rotaie grazie a luci calde e soffuse, dalla tonalità ambrata, e ai divanetti capitonné in velluto liscio, color ottanio. E ancora, il luogo è caratterizzato da tavolini con abat-jour, un pavimento di maioliche anticate, dal bancone decorato con arabeschi dal gusto bizantino. Le due piccole sale si ispirano inoltre ai café ottomani del Novecento.
Con appena 18 coperti che si vogliono ridurre ulteriormente a 16, il ristorante è aperto solo di sera durante la settimana, anche a pranzo il venerdì e il sabato. Il servizio è ben calibrato, accogliente ma non invadente.
L’interior design è a cura di Michela Amadio e Claudette Navarro che hanno voluto rievocare l’ambiente dei bacari veneziani. Il simbolo di Hostaria Castello è una finta porta blu – non di passaggio ma con funzione unicamente decorativa – in legno e ferro battuto che imita una porta (amata da turisti e influencer) localizzata in Calle de Mezo, vicino a Ruga Giuffa. Nella stessa sala, le lampade possono essere regolate grazie all’aggancio magnetico che permette di spostarle a piacimento.
Da Hostaria Castello potete trovare piatti tradizionali come il fegato veneziano, le sarde in saor, i bigoli con ragù d’anatra. Noi abbiamo optato per una degustazione a base di solo pesce, che lo chef seleziona dai banchi del Mercato di Rialto. Per chi è vegetariano suggeriamo di provare la parmigiana di melanzane, molto gustosa. È lo chef stellato Luca Veritti a prendersi cura del palato dei suoi ospiti. Partendo da un entrée con polpo scottato con spuma di patate e polvere di olive taggiasche accostato a un calice di Franciacorta La Montina Brut, extra secco con note di miele di acacia o cioccolato al palato. Come antipasto un delizioso millefoglie, i cui piani sono costituiti da tonno crudo, carasau e guacamole, mentre bagniamo le labbra con un Soave quasi incolore della cantina Corte Adami (Veneto)
Proviamo poi i famosi spaghetti con scampi alla bùsara e,in abbinamento, il Pecorino La Valentina 2022 (cantina abruzzese).
Il Filetto di branzino, servito con salsa di basilico e melanzana ripiena, lo accostiamo a un calice di un Blanc de noria dal nome evocativo: Come d’incanto di Cantine Carpentiere. È un bianco che nasce in vinificazione da un vitigno autoctono pugliese a bacca nera, il “Nero di Troia” del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Rimane 4 mesi su acciaio piccolo, un processo che ne enfatizza i profumi agrumati e il sentore di mora selvatica.
Da provare, in alternativa, il filetto di branzino accompagnato da una caponata di verdure e crema di sedano con mela verde e i calamari saltati con crema di finocchi aromatizzata alla vaniglia di Bourbon e mandorle tostate.
Per finire, un tortino morbido al cioccolato con il cuore di salsa al passion fruit è servito per dolce insieme al Moscato di Pantelleria Lago di Venere.
Appuntamento con Arte contemporanea e Spritz
Ma cosa si può fare a Venezia oltre a passeggiare per le calli con occhi a cuoricino e bere uno Spritz rigorosamente con il Select? Visitare i suoi meravigliosi palazzi come Museo Fortuny casa museo dello stilista Mariano Fortuny y Madrazo, la collezione Peggy Guggenheim con la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia (fino al 18 marzo 2024), il Museo Correr a Piazza San Marco. Potreste inoltre visitare la neonata Fondazione Le Stanze della Fotografia costituita il 18 settembre 2023 da Marsilio Arte sull’Isola di San Giorgio: trovate le mostre Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi e Pino Settani. I tarocchi fino al 7 gennaio 2024.
Personalmente, ho preso una scelta forse un po’ controcorrente e mi sono spostata sulla terraferma a Mestre per andare a fare uno studio visit da giovani artisti. Si tratta di Kadabra, un artist run space alias uno spazio espositivo gestito da artisti che lì hanno anche il loro atelier. Si trova appunto a Mestre, in via Giuseppe Verdi 57. Conta di 10 membri attivi, validissimi pittori e pittrici come Silvia Giordani. L’artista parte da una pittura di diverse stratificazioni in cui forme misteriose – rilievi montuosi, pietre preziose, lagune dalle acque impenetrabili – si stagliano su sfondi dall’allure digitale, per farci poi approdare in mondi fantascientifici che potrebbero essere stati immaginati da autori quali Philipp Dick o Stanisław Lem.