Quando si parla di moda e stile, la si venera come una dea. La baronessa Pauline de Rothschild è stata una delle più longeve ed influenti icone di eleganza. Uno stile a trecentosessanta gradi, che comprendeva diversi settori dell’arte e della cultura, dal momento che la celebre icona è stata anche scrittrice, fashion designer e traduttrice di diverse opere, dalla poesia elisabettiana ai testi teatrali di Cristopher Fry.
Pauline Fairfax Potter Leser nacque il 31 dicembre del 1908 nel quartiere parigino di Passy da due americani espatriati, originari di Baltimora e successivamente stabilitisi a Parigi. La madre di Pauline è Gwendolen Playford Cary, una pronipote di Thomas Jefferson nonché lontana cugina dei Lord britannici Falkland e Cary, mentre suo padre è Francis Hunter Potter, un playboy nipote di Alonzo Potter, vescovo della Chiesa Episcopale di Pennsylvania. Nipote di Francis Scott Key e diretta discendente di Pocahontas, la celebre principessa indiana protagonista di svariate leggende e film, Pauline Potter era esponente di una delle famiglie più antiche degli Stati Americani del Sud, che vantavano una lunga discendenza a partire dal XVII secolo.
Il padre abbandona lei e la madre, e quest’ultima diviene in breve tempo preda dell’alcolismo. La piccola Pauline viene quindi spedita da alcuni cugini a Baltimora: elegante ed ambiziosa, la ragazza è un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente. “I want to have a more interesting life”, “voglio avere una vita più interessante”, dichiara ancora giovanissima. Pauline si colora le unghie, compra mobili in stile bohémien e coltiva una propria eleganza, assolutamente inadeguata a quel contesto provinciale. Bella ma non in modo convenzionale, una pelle imperfetta, una statura smisurata per l’epoca e lineamenti che sfuggivano ai canoni estetici classici, la giovane ha una voce che incanta e una grande cultura. La sua ambizione è quella di sposare un uomo provvisto di titolo nobiliare, ed è disposta a grandi sacrifici pur di ottenere il suo scopo.
Ancora giovanissima, paga lo scotto di uscire dall’angusta realtà di Baltimora sposando Fulton Leser, un giovane di buona famiglia: ma il matrimonio naufraga in fretta a causa delle scarse doti amatorie del giovane. Enigmatica come Greta Garbo, la sua attrice preferita, grandissimi occhi su un viso severo e capelli biondi, chi pensa che Pauline debba tutto al suo matrimonio con il barone Philippe de Rothschild, celebratosi nel 1954, ha molto da studiare: l’icona di stile era già un’eminente firma del Baltimore, svolgeva già brillantemente la professione di personal shopper ante litteram a New York, dirigeva negozi a Palma de Mallorca, lavorava negli stores di Elsa Schiaparelli a Londra e Parigi ed era una fashion designer di successo, capo del dipartimento ordini presso l’impero di Hattie Carnegie, nel cuore di Manhattan. Quest’ultima, al secolo Henrietta Kanengeiser, riconobbe immediatamente il talento della giovane Pauline, che lavorò lì dal 1945 al 1953 e si stima che fu una delle donne più pagate dell’epoca, negli Stati Uniti. Una self-made woman in piena regola, insomma, per la quale il matrimonio con un uomo del calibro di Rothschild era forse l’unica unione possibile, in un connubio di eleganza e cultura.
Socialite amata e venerata, fu ritratta, tra gli altri, da Cecil Beaton e Horst P. Horst. Il suo stile fu sdoganato ufficialmente a seguito delle sue nozze, quando fu immortalata da Vogue, Harper’s Bazaar, Towm & Country e Women’s Wear Daily. Vero e proprio idolo della moda, la sua figura divenne celebre e fu accostata a nomi come Jacqueline Kennedy Onassis, Diana Vreeland, Coco Chanel e la Duchessa di Windsor.
Ossessionata dai capi Balenciaga, Courrèges e Yves Saint Laurent, Pauline era anche una fine intellettuale, nonostante il tempo speso nei camerini a provare i capi più lussuosi delle maison dell’epoca. Il suo stile tuttavia si esprime anche nella sua incredibile capacità di arredare gli interni delle sue sontuose abitazioni: celebre è diventata la camera da letto del suo appartamento di Parigi, piena di uccelli variopinti stilizzati alle pareti. Le sue sale da pranzo erano decorate con letti di muschio, sul modello dei dipinti giapponesi del Diciassettesimo secolo. Il suo appartamento londinese era pieno di tappeti di taffettà, e la baronessa era solita svegliarsi ogni mattina in mezza dozzina di camelie in fiore, su ispirazione dei palazzi di San Pietroburgo immersi nel paesaggio invernale. Porte multicolore direttamente importate dalla Spagna, letti di rose e giochi cromatici blu e oro che monopolizzavano l’attenzione. La sua lontana cugina Diana Vreeland mantenne intatte quelle pareti nel salotto dell’appartamento newyorchese dei Rothschild.
“L’ultima esteta”, la definì il decoratore Russell Bush, capace di organizzare la sua sfera privata in modo artistico e sublime. Incarnazione dello stile, Pauline de Rothschild aveva un’attenzione certosina per i dettagli. Certo, il tempo e il denaro per soddisfare le proprie fantasie, anche le più ardite, non mancavano di certo a casa Rothschild. Ma l’estro non è qualcosa che si può acquistare col denaro, d’altronde. E se è vero che l’eleganza è innata, la baronessa scrittrice dalla lunga cosa di cavallo intrecciata su una spalla, e dall’amore per le stampe indiane e l’interior design, di eleganza ne aveva da vendere. Scomparsa nel 1976, la sua eredità stilistica è ancora oggi mirabile esempio di un’intramontabile eleganza e il suo ricordo è vivo più che mai.
Potrebbe interessarti anche:
Adele: quando la bellezza è curvy