Nasceva oggi Edie Sedgwick, musa di Andy Warhol

Nasceva oggi Edie Sedgwick, musa storica di Andy Warhol e incarnazione più emblematica dello stile Swinging Sixties. Una vita dai risvolti tragici, segnata da un’infanzia traumatica e dall’abuso di sostanze stupefacenti, l’ereditiera Edie Sedgwick è stata una socialite, modella e attrice statunitense, icona della Pop Art. Viso angelico e bellezza da copertina, grandi occhi da cerbiatto spaurito e fisico esile, Edie Sedgwick era per tutti la It Girl per antonomasia. Diana Vreeland, celebre direttrice di Vogue, coniò per lei il termine “Youthquaker”: e la socialite era effettivamente molto simile ad un terremoto giovanile. Il suo stile, così originale e lontano da ogni schema, ma anche la cifra della sua intera esistenza, vissuta all’insegna dell’edonismo, entrarono profondamente nell’immaginario collettivo di un’epoca.

All’anagrafe Edith Minturn Sedgwick, detta Edie, la giovane nacque a Santa Barbara il 20 aprile 1943 da una famiglia ricchissima. Settima di otto figli, suo padre era Francis Minturn Sedgwick, filantropo e scultore, e sua madre Alice Delano De Forest. Alla piccola venne dato il nome della zia del padre, Lady Edith Minturn, ritratta col marito Isaac Newton Phelps-Stokes in numerosi quadri di John Singer Sargent.

La sua famiglia vantava un impressionante albero genealogico: originari del Massachusetts, uno dei suoi avi era l’anglosassone Robert Sedgwick, primo Generale Maggiore della Massachusetts Bay Colony. Uno dei bisnonni era William Ellery, tra i firmatari della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. La madre di Edie era figlia di Henry Wheeler de Forest, Presidente del consiglio di amministrazione della Southern Pacific Railroad e diretta discendente di Jessé de Forest, della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali. Il nonno paterno di Edie era lo storico Henry Dwight Sedgwick III; sua bisnonna era Susanna Shaw, sorella di Robert Gould Shaw, colonnello della Guerra Civile Americana. Inoltre Edie era cugina prima dell’attrice Kyra Sedgwick.

Edie Sedgwick in una foto di Jerry Schatzberg, 1966
Edie Sedgwick in una foto di Jerry Schatzberg, 1966


Edie Sedgwick nel film postumo Ciao! Manhattan, diretto da John Palmer e David Weisman, 1972
Edie Sedgwick nel film postumo “Ciao! Manhattan”, diretto da John Palmer e David Weisman, 1972


Edie Sedgwick immortalata da Fred Eberstadt per Life, 1965
Edie Sedgwick immortalata da Fred Eberstadt per Life, 1965


Nonostante l’agiatezza della famiglia, i figli dei Sedgwick erano profondamente infelici. Allevati nei numerosi ranch che la famiglia possedeva in California, i ragazzi vennero istruiti privatamente e costretti a vivere sotto il rigido controllo dei genitori, isolati dal resto del mondo. La giovane Edie già durante l’adolescenza sviluppò dei disturbi del comportamento alimentare, tra anoressia e fame nervosa. All’età di 13 anni iniziò a frequentare la Branson School di San Francisco, ma ben presto fu costretta a lasciare la scuola a causa del suo disturbo alimentare. I piccoli di casa Sedgwick avevano rapporti conflittuali con la figura paterna. Il padre era un narcisista maniaco-depressivo ed era solito intrattenere numerose relazioni extraconiugali. Pare che Edie lo abbia anche colto in fragrante, trovandolo a letto con una delle sue amanti. Per tutta risposta lui le disse che doveva aver immaginato tutto e chiamò un medico affinché le somministrasse dei tranquillanti. Secondo diverse fonti la giovane venne anche molestata sessualmente dal padre, come lei stessa ammise nell’ultimo degli undici film che la vedono protagonista, l’autobiografico Ciao! Manhattan. Nel 1958 Edie si iscrisse alla St. Timothy’s School, nel Maryland, ma ben presto dovette lasciare l’istituto a causa dell’anoressia.
Nell’autunno 1962, su insistenza del padre, venne ricoverata nell’ospedale psichiatrico Silver Hill Hospital di New Canaan, Connecticut. Nonostante il ricovero, il suo peso corporeo continuava a scendere drammaticamente. Fu mandata quindi a Bloomingdale, New York, dove la sua anoressia diede finalmente segni di miglioramento. Dimessa dall’ospedale, ebbe una breve relazione con uno studente di Harvard: rimasta incinta, abortì, aiutata dalla madre, motivando il gesto con i problemi psicologici che da tempo la attanagliavano. Nell’autunno 1963 si trasferì a Cambridge, Massachusetts, per studiare scultura, insieme alla cugina, l’artista Lily Saarinen, che disse di lei: “Era molto insicura con gli uomini, sebbene tutti la amassero”. In questo periodo divenne amica di un gruppo di bohémien della scena politica di Harvard, che includeva molti gay.


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Edie conobbe presto la sofferenza, con la prematura scomparsa dei suoi due fratelli maggiori, Francis Jr., detto Minty, e Robert, detto Bobby, che morirono nel giro di 18 mesi l’uno dall’altro. Il primo, alcolizzato già a quindici anni, nel 1964 si suicidò impiccandosi mentre era ricoverato al Silver Hill Hospital. Bobby, anche lui sofferente di problemi di natura psichica, nel 1965 si schiantò contro un autobus con la sua moto, a New York. Ma secondo Edie anche in questo caso dovette trattarsi di suicidio. Poco prima della morte di Francis la ragazza si trasferì nella Grande Mela per tentare la carriera di modella. Iniziò in questo periodo ad assumere sostanze stupefacenti, tra cui LSD. Nel marzo 1965 l’incontro che segnò la sua vita, con l’artista Andy Warhol, che conobbe ad una cena nell’appartamento di Lester Persky. Warhol, rimasto affascinato dallo charme della giovane socialite, la invita nel suo studio, The Factory. In quel periodo l’artista stava girando Vinyl, basato sul romanzo Arancia Meccanica. Sebbene tutto il cast fosse maschile Warhol volle assolutamente inserirvi Edie, che fece un cameo anche in Horse. In breve la ragazza divenne musa di Wahrol e presenza fissa alla Factory e comparve in molti dei suoi film d’avanguardia, a partire da Poor Little Rich Girl, originariamente concepito come una saga di cui Edie doveva essere protagonista. Le riprese iniziarono nel marzo del 1965 nel suo appartamento. Tra le altre pellicole girate che vedevano protagonista la ragazza troviamo Kitchen, del 1965, scritto da Ronald Tavel, Beauty No.2, Outer and Inner Space, Prison, Lupe e Chelsea Girls. I film di Warhol non erano prodotti commerciali e raramente venivano proiettati fuori dalla Factory ma nonostante tutto la fama di Edie crebbe in modo esponenziale, e il suo senso innato per lo stile le permise di imporsi come una delle più grandi icone degli anni Sessanta.

Edie Sedgwick in body e calze Givenchy, foto di Gianni Penati per Vogue, 1966
Edie Sedgwick in body e calze Givenchy, foto di Gianni Penati per Vogue, 1966


1965
Edie Sedgwick nacque a Santa Barbara il 20 aprile 1943


Edie Sedgwick immortalata da Fred Eberstadt per Life, 1965
Edie Sedgwick immortalata da Fred Eberstadt per Life, 1965


Calzamaglia nera, mini abiti a righe, orecchini chandelier, pellicce animalier: questo era uno degli outfit più caratteristici della it girl. Capelli sbarazzini, il bianco e nero optical, il suo stile ha segnato un’epoca. Foto iconiche la immortalano su LIFE nel settembre 1965 e su Vogue nel marzo 1966. Divenuta la Superstar di Warhol, è la Girl of the Year nel 1965. Dal 1965 al 1967 il sodalizio artistico e l’amicizia che la lega a Warhol appaiono inossidabili. I due si assomigliano, l’affinità elettiva che li lega trascende qualsiasi confine, al punto che Warhol sembra essere la controparte maschile di Edie. Tantissime sono le foto che li ritraggono insieme: pose plastiche, tanta ironia, mise eccentriche, sguardi complici e arte allo stato puro. Ma alla fine del 1967 qualcosa si spezzò nel loro rapporto. Edie si trasferì al Chelsea Hotel, dove divenne amica di Bob Dylan. La ragazza prese una sbandata per il cantautore, convinta che si trattasse di un sentimento reciproco, e visse nell’illusione che una meravigliosa storia d’amore stesse per iniziare. Ma Dylan nel novembre 1965 sposò segretamente Sara Lownds. Secondo i rumours la povera Edie venne informata dell’accaduto da Warhol nel febbraio 1966. Per il già precario equilibrio della giovane, questo fu il colpo di grazia. Provò a consolarsi gettandosi in una relazione con Bob Neuwirth, amico di Dylan, e in questo periodo iniziò la sua dipendenza da barbiturici. All’inizio del 1967, incapace di gestire la dipendenza della ragazza, Neuwirth interruppe la relazione.

Figura controversa nel panorama artistico, amata e odiata in egual misura, l’ex stella della Factory ancora giovanissima stava già suo malgrado per avviarsi sul viale del tramonto: tanto per cominciare non riuscì mai a diventare la lead singer dei Velvet Underground, che le preferirono Nico, bellissima cantante di origine tedesca dalla voce roca. Nico spodestò Edie non solo nel mondo musicale, ma anche nel cuore di Warhol. Intanto parlavano di lei personaggi del calibro di John Cage, Truman Capote, Patti Smith, Lou Reed, Allen Ginsberg, Roy Lichtenstein, Gore Vidal.

Successivamente Edie tentò con altrettanta sfortuna la carriera di attrice, facendo dei provini anche per Norman Mailer. Nel marzo 1967 iniziò le riprese di Ciao! Manhattan, un film semi-autobiografico diretto da John Palmer e David Weisman. In questo periodo, presumibilmente in uno stato di coscienza alterato dalla droga, diede accidentalmente fuoco alla sua camera al Chelsea Hotel con una sigaretta e finì in ospedale per le ustioni riportate nel rogo. A causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche, dovuto all’abuso di sostanze stupefacenti, le riprese del film furono sospese. Dopo frequenti ricoveri per droga e disturbi psichici, tra il 1968 e il 1969, Edie fece ritorno in California per trascorrere un periodo di riposo con la sua famiglia. Nell’agosto 1969 tuttavia venne nuovamente ricoverata dopo essere stata arrestata per possesso di droga. La vita di Edie Sedgwick, così straordinariamente fuori le righe, vide allora un nuovo colpo di scena: proprio nel nosocomio la bella attrice ebbe un colpo di fulmine per un paziente, Michael Breet Post. Con lui convolerà a nozze il 24 luglio 1971.

Seguì un nuovo ricovero nell’estate del 1970. Dimessa, la giovane era tenuta sotto controllo da uno psichiatra e dalle amorevoli cure del regista John Palmer e di sua moglie Janet. Determinata a finire le riprese di Ciao! Manhattan, in cui racconta se stessa e la sua storia, Edie si spostò a Santa Barbara. Il film venne finalmente terminato all’inizio del 1971 ma non sarà distribuito fino al febbraio dell’anno seguente. Dopo le nozze con Michael Post la ragazza limitò l’abuso di alcol e di droghe. Ma nell’ottobre 1971 cadde nuovamente nella dipendenza da alcol e barbiturici. La notte del 15 novembre 1971 Edie era invitata ad una sfilata di moda al museo di Santa Barbara. Dopo la sfilata seguì un party in cui la ragazza consumò diversi alcolici. Poi telefonò al marito perché la venisse a prendere. La mattina seguente quest’ultimo la trovò senza vita. Il medico legale stabilì che la morte era dovuta a causa indeterminata/incidente/suicidio. Il certificato di morte parla di probabile intossicazione acuta da barbiturici dovuta al mix con l’alcol. La giovane venne sepolta al cimitero di Oak Hill, a Ballard, California. Sua madre Alice fu sepolta accanto a lei nel 1988.

Edie Sedgwick nel film Horse diretto da Andy Warhol, 1965
Edie Sedgwick nel film “Horse” diretto da Andy Warhol, 1965


Edie Sedgwick nel film postumo Ciao! Manhattan, diretto da John Palmer e David Weisman, 1972
Edie Sedgwick nel film postumo “Ciao! Manhattan”, diretto da John Palmer e David Weisman, 1972


Edie Sedgwick in uno scatto di Bob Adelman, 1965
Edie Sedgwick in uno scatto di Bob Adelman, 1965


Edie Sedgwick in uno scatto di Nat Finkelstein
Edie Sedgwick in uno scatto di Nat Finkelstein


Edie Sedgwick continua ad ispirare intere generazioni che in tutte le arti, dal cinema alla musica alla moda, celebrano il suo stile e la sua vita. Il film Factory Girl di George Hickenlooper del 2006 si ispira a lei: nei panni della giovane icona una bravissima Sienna Miller. La pellicola ha destato scalpore a causa delle dichiarazioni rilasciate poco prima dell’uscita del film dal fratello maggiore di Edie Sedgwick, Jonathan, il quale ha affermato che la sorella gli avrebbe confidato di aver abortito un figlio che aspettava da Dylan. Il cantautore dopo la morte della ragazza aveva smentito più volte di aver mai intrattenuto una relazione di tipo sentimentale con lei. Ma secondo i rumours proprio all’eccentrica socialite sarebbero dedicate alcune delle sue canzoni più belle, da “Like a Rolling Stone” a “Just like a woman”. I Velvet Underground scrissero in sua memoria “Femme fatale”. Edie Sedgwick si aggiunge alla lista di giovani belli e dannati, scomparsi troppo presto, da Marilyn Monroe a James Dean, da Jim Morrison a Janis Joplin. Di lei restano le numerosissime foto, che immortalano una ragazza bellissima e fragile.

(Foto cover di Jerry Schatzberg, 1966)


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