75^ MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA
Siamo in metropolitana, una ragazza cerca l’uscita, in lontananza si legge una fermata:”Suspiria“. Quanti sguardi attenti lo hanno notato?!
Fuori l’aspetta una Berlino in pieno autunno tedesco, con la città scossa dalle azioni terroristiche della banda Baader-Meinhof. Siamo nel 1977 e Susie Bannon (Dakota Johnson) sogna di diventare una grande ballerina, diventa quindi una componente della scuola di danza di Madame Blanc (Tilda Swinton).
Chi di voi ha visto il “Suspiria” di Dario Argento, può facilmente concludere che la versione di Luca Guadagnino è molto lontana dall’originale, e ci tiene a sottolinearlo anche il re dell’horror, che ha rifiutato all’ultimo minuto l’invito al Festival del Cinema da parte del regista.
Suspance e brivido che l’immaginario collettivo ricorda nella versione di Dario Argento, in Guadagnino semplicemente non esistono.
La scuola di danza di Madame Blanc è un covo misterioso e conserva antiche e oscure presenze, ma se in Argento si riempie di citazioni (come le immagini ispirate a Escher sulle pareti), in Guadagnino si fanno estetizzanti, minimaliste come gli abiti indossati da Tilda Swinton, lontana dalla matrigna super accessoriata che fu Joan Bennett.
L’espressione artistica delle insegnanti (che si riveleranno essere delle streghe), cela la loro crudeltà, sono le “madri non buone” della teoria di Donald Winnicott, psicanalista britannico, quelle che portano alla creazione del “falso sé“, ex bambine vittime ma mai del tutto vittime.
Dakota Johnson, che era già poco convincente nei panni della verginella in “Cinquanta sfumature di grigio“, qui mostra forza attoriale solo nelle scene del ballo. La danza, che in Guadagnino assume un ruolo fondamentale, diventa rito magico, richiamo di entità oscure e profonde; ipnotiche le coreografie di Volk, balletto ideato da madame Blanc, accompagnate dalla musica di Thom Yorke dei Radiohead, in esclusiva per il film.
Più che un horror “Suspiria” di Luca Guadagnino sembra un dramma psicologico.
“Una madre può prendere il posto di chiunque altro, ma nessuno può prendere il posto di una madre” è la scritta che troviamo nella casa natale di Susie. Le madri di Luca Guadagnino sono generatrici di vita e di morte, ci accolgono in un nuovo mondo ma ci umiliano, ci regalano il potere dell’arte ma ci nascondono il nostro triste destino, ci amano e ci odiano e parafrasando da una scena: “hanno bisogno della colpa e della vergogna“.
«Il film parla della madre terribile», ha spiegato Guadagnino. «È un film sul terribile che segna i rapporti umani, così come la Storia».
Difficile rievocare la magia, le superstizioni, la paura, la fotografia del primo Dario Argento, ma il remake (e guai a chiamarlo “remake”) è da premiare anche per il solo coraggio di mettere mano a un’opera già perfetta com’era, anche se in verità si è voluto raccontare la storia in un altro modo: pensiamo a quante versioni ha avuto l’Odissea di Omero!
Omaggi alla fotografia di Francesca Woodman nel film di Guadagnino e citazioni simboliche come la falce utilizzata dalle streghe per uccidere e la presenza parallela di una figura che risuona come la nostra coscienza: il dottor Jozef Klemperer, psicologo a cui una ragazza della scuola si era rivolta in cerca di aiuto.
Un cast tutto al femminile, soffocante, materno ma senza vere madri, che rivelerà la natura dell’essere femminino, ma anche in questo caso Lars Von Trier rimane imbattuto con Antichrist.
L’uscita americana è prevista per il 2 novembre, distribuito da Amazon Studios.
Guarda il trailer ufficiale:
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