Due adolescenti, lei, Alice, avrebbe dovuto chiamarsi Eva, manipolatrice, avida, curiosa con tendenze sadiche, lui è il fidanzatino, accomodante, insicuro, devoto, impotente, almeno all’inizio del film, quando i due si ritrovano a fare giochetti sessuali su iniziativa della ragazza.
Alice spinge Luc ad ammazzare un loro compagno, solo perché ha mostrato un interesse sessuale nei suoi confronti. Luc trova la forza di un gesto così macabro dopo aver guardato i due in intimità, spinto forse dalla rabbia, dalla frustrazione, dall’impossibilita’ di far godere la propria amante, a differenza dell’aitante compagno di scuola, un giovane bello e virile.
I due fuggitivi si ritrovano nel bosco dove vengono rapiti da un orco, un passaggio da un inizio alla “Natural born killers” fino alla storia di “Hansel e Gretel”, con uno svolgimento nettamente diverso: è con il suo giustiziere, l’orco, che finalmente Luc prova piacere. Amplessi omosessuali rubati, a cui il ragazzino non si vieta e dove forse nasce una specie di sentimento-riconoscenza. Tutto questo tra scene morbose e voyeristiche, con un finale inaspettato: può la VITTIMA amare il proprio CARNEFICE?
Quando c’è di mezzo il SESSO, può.
(Gli amanti criminali, 1999 di Francois Ozon)