Lecce e storia, dal Chiostro dei Domenicani

Fu un tempo luogo di preghiera, tra le spesse mura che portano 500 anni di storia, il Chiostro dei Domenicani, appena fuori dal centro di Lecce, oggi rivive in una struttura di hospitality unica nel suo genere. Le arcate a stella del cortile interno regalano imponenza a questo palazzo dove il silenzio sopravvive nei secoli. Nelle celle dove riposavano gli uomini di Chiesa, oggi vi sono le stanze degli ospiti, 18 in totale, alcune con affaccio sul giardino e le colonne, che i giochi di luce ed ombra trasformano in un dipinto hopperiano. 

Soggiornare al Chiostro dei Domenicani è un’esperienza ricca, nell’accezione del termine forse perduto che riguarda la sostanza delle cose. Qui è possibile dedicarsi alla pratica meditativa dello yoga, e regalarsi un’ora di benessere ed uno spazio tutto per sè; oppure partecipare ad una lezione di grafia, tornando all’importanza del tempo, alla bellezza della pratica e dello scambio di pensieri che, scritti a mano, assumono un significato profondo e personale, una full immersion insieme a Marta Lagna, esperta calligrafa e decoratrice d’interni.

Per grandi eventi e momenti speciali, come il giorno del proprio matrimonio, il Chiostro dei Domenicani, vero gioiello architettonico, possiede tutti gli spazi da trasformare nel luogo dei sogni, a partire dai grandi saloni affrescati, fino alla cappella privata, che testi storici narrano quale luogo di pellegrinaggio.

È negli alberghi che si è consumata la travagliata ed appassionante storia di Zelda e Francis Scott Fitzgerald, nelle notti di fuoco dei ruggenti ’30, quando l’alcol scorreva a fiumi nonostante il proibizionismo. Una coppia amata invidiata eppur dal finale triste, che ci ha portato “Tenera è la notte” come opera letteraria tre le più intense del XX secolo. Lei bella talentuosa e tormentata, lui follemente innamorato della sua pazzia, che si trasformerà poi in una diagnosi di schizofrenia. Tutto questo è possibile riviverlo nelle sale del palazzo al Chiostro dei Domenicani, messo in scena da una compagnia teatrale, capace di rendere la drammaticità dei personaggi in uno spettacolo passivo eppure così travolgente. Chiostro dei Domenicani vi stupirà con le innumerevoli attrattive culturali, adatte anche al pubblico colto ed appassionato di letteratura.

Gimmi è il ristorante guidato dall’executive chef Donato Episcopo, un altro gioiello incastonato all’interno delle spesse mura di Chiostro dei Domenicani.
Qui è possibile veder arrivare un’elegante coppia inglese, lui in completo tweed e cravatta Oxford, lei in un lucente raso, in una conversazione sommessa, dopo aver assaggiato i cocktail di Ilaria De Filippis, barlady e sommelier, che rende giocoso e non solo gioioso il momento dell’aperitivo.

Il benvenuto a tavola è un tamburello fatto di pane, al cui interno si scoprono taralli e altri lievitati locali, come la focaccia al pomodoro fresco. A seguire una millefoglie di Shiso, sedano, tapioca croccante e riso venere, pallotta di gambero rosso accompagnato da estratto di oliva nera “Cellina”.

A riprova che in cucina lo chef omaggia le sue radici, il polpo lardato accompagnato da fagioli bianchi di Zollino, con funghi porcini e tartufo nero.
La cucina di Donato Episcopo, chef salentino in passato al fianco di Heinz Beck a “La Pergola” di Roma; Chef Executive presso “Marennà”, dell’azienda Feudi di San Gregorio; “Casa del Nonno 13” a Sant’Eustachio (Sa), “Hotel Risorgimento”*****L a Lecce e Ristorante “La corte” a Follina (TV)* Michelin, racchiude un’identità forte con una salda matrice del territorio, ma ricca di contaminazione.

Padrone di casa del Chiostro dei Domenicani, Giovanni Fedele, imprenditore salentino, dal 2018 nel settore dell’accoglienza, ha oggi preso le redini di una struttura prestigiosa e complessa, con l’intento di valorizzare, tutelare e promuoverne la storia facendone un polo attrattivo per ospitalità, grandi eventi e ristorazione.

Vivere una città così barocca significa anche conoscerne le magnificienze. Quale luogo più suggestivo della Basilica di Santa Croce per immergersi nella preghiera? Potrete avere il privilegio di percorrerla totalmente al buio, seguendo solo le luci che illuminano gli angoli più rappresentativi, accolti dalla voce di Artwork, anima promotrice del territorio leccese e dei luoghi più sacri. Dal dipinto incastonato sul soffitto a cassettoni all’altare, sino al rosone della Chiesa, il più grande d’Italia, al centro di due santi e della porticina che apre al Paradiso, si potrà ammirare Lecce dall’alto e farsi trasportare dal vero senso di spiritualità.

Ma Lecce è anche territorio, buon cibo e buon vino, e la famiglia Guarini, quarta generazione dei duchi Guarini, porta, nelle figure di Roberto e Carlo, rispettivamente agronomo ed enologo, e commerciale, il progetto Castello Frisari, con creatività e coraggio. Azienda vitivinicola dove la coltivazione del Negramaro fa del vitigno il protagonista assoluto; nel cuore, il grande sogno di nobilitarlo testando le sue peculiarità in diversi terreni, per poter meglio esprimere le particolarità, nelle differenze. 
Oggi il Castello, un tempo fortezza amministrativa del feudo, lascia il posto ad una cantina dal fascino antico, dove tenere degustazioni, verticali ed eventi legati al mondo del vino. L’aranceto, con i suoi profumi ottobrini che ancora portano con sé il calore dell’estate appena passata, è perfetto per un aperitivo salentino, così come il giardino segreto, dove pranzare con piatti tipici fatti di olive nere di loro produzione, parmigiana di melanzane, patè di olive, verdure e salvia fritte, cime di rapa e fagioli, e Negramaro vinificato in bianco.

Altra eccellenza gastronomica leccese, Primo Restaurant, una stella Michelin; la chef Solaika Marrocco propone una cucina regionale che esalta le materie prime, una cucina di gusto carica di sapori. 
Per iniziare una rivisitazione di riso patate e cozze; servito su una pietra, carpaccio di podolica (bovino dal manto grigio tipico dell’alta Puglia), aromatizzato con caffè arabica e rosmarino; pan di caciocavallo con miele di acacia; bignè salato con ripieno purea di fave e cicorie; tartelletta con crema di melanzana affumicata e menta;
gel di pomodoro, sfrisa sbrisolata e cappero caramellato; gazpacho con perle di melone; orecchietta soffiata con marmellata di pomodoro.
Piatto iconico di Primo, la parmigiana di melanzane, una melanzana leggermente tostata, servita con besciamella al grano arso tostato, olio aromatizzato al basilico, coperta da un velo di pomodoro 100% datterino.
Contrasto caldo freddo con l’animella e il gambero crudo; serviti con un Negramaro rosa, i ravioli fatti in casa e alici, grigliate precedentemente, e finiti con afferano e aceto; per chiudere in bellezza un tiramisu con cialda di biscotto croccante, mousse di mascarpone, crema di caffè, disco di meringa al cacao, accompagnato da un Primitivo di Manduria D.o.c.g. La Dolce Vita.