Michael è un ragazzo timido, riservato e di buone maniere. Ha 15 anni.
Hanna è una donna mascolina, all’apparenza severa, ligia al dovere, lavora come controllore sulle linee tramviarie di Neustadt. Ha 36 anni
Michael sceso dall’autobus durante una giornata fredda e piovosa sta male a causa di un attacco di scarlattina e Hanna lo aiuta a riprendersi per poi riaccompagnarlo a casa. Il ragazzo tornerà a ringraziare la signora, dietro consiglio della madre, con in dono un mazzo di fiori, per poi ritornare una seconda volta ed essere iniziato alla sessualità da Hanna. La prima parte del film si concentra sullo strano equilibrio del loro rapporto: Michael, prima di poter fare l’amore con Hanna, deve leggerle delle pagine di romanzo, da “La signora con il cagnolino” di Anton Checov fino a “L’Odissea”, il poema di Omero, libri che “il ragazzo” (così lei ama chiamarlo) studia tra i banchi di scuola.
Michael, attraverso la sessualità condivisa, diventa uomo, acquisisce la sicurezza che gli mancava, scopre in quella donna un’anima fragile, capace di commuoversi ascoltando il canto muliebre di un coro in una chiesa o per il sottile piacere della letteratura. In cambio la misteriosa donna, che lascia al suo nuovo compagno la scelta delle portate così come le pagine di un libro, gli chiede di accontentare la sua sete di sapere, ma con il suono della sua voce.
La sensualità della prima parte del film, che può sembrare uno stralcio de “Il laureato” ma in ambientazione povera (siamo nella Germania Ovest del 1958) in realtà si trasforma in dramma, perchè il tema centrale diventa l’Olocausto.
Hanna scompare senza lasciare tracce né lettere né spiegazioni, lasciando Michael addolorato, nel momento in cui aveva intuito d’amarla. Sette anni dopo Michael, che studia legge, si trova a osservare un processo per crimini di guerra nazisti e rimane sconvolto nel constatare che tra gli imputati c’è Hanna, accusata di aver lasciato bruciare vive 300 donne ebree chiuse in una chiesa, lì per proteggersi da un bombardamento, e così destinata a trascorrere il resto della sua vita in carcere. Questa è una lettura che Michael non avrebbe mai voluto sentire e che soprattutto mette in discussione, per lo spettatore, la figura amorevole e caritatevole di Hanna.
Ma Hanna non è l’unica responsabile; le altre imputate l’accusano invece di essere la sola ad aver redatto il documento-rapporto per i suoi superiori; menzogna che stona con una realtà cui solo ora Michael si accorge: Hanna è analfabeta! E per la vergogna, quando il giudice le chiede di scrivere qualcosa su un foglio per decifrare la calligrafia, si dichiara colpevole.
A questo punto il ragazzo potrebbe impiegare la sua testimonianza per salvarla, invece tace, assecondando il volere della donna che si è condannata a morte. Perchè sceglie il silenzio? Per rispetto? Per evitarle l’umiliazione e la vergogna? La stessa che l’aveva costretta a rifiutare la promozione a impiegata d’ufficio per poi arruolarsi come sorvegliante nelle SS. O per consevare il ruolo sociale che in questi anni si è cucito su misura?
Durante gli anni di prigionia, l’uomo le invia delle cassette dove registra la lettura di innumerevoli volumi, grazie ai quali Hanna imparerà a leggere da autodidatta. Quando una responsabile del carcere contatterà l’uomo per avvisare che la donna è prossima all’uscita, Michael incontrerà Hanna per la prima volta dopo lungo tempo e le chiederà se ha avuto modo di riflettere sul suo passato e che cosa ha imparato.
“Ho imparato a leggere” risponderà con durezza la donna, senza peraltro provare compassione o dispiacere per i crimini commessi come carceriera nel periodo nazista. Questo atteggiamento allontanerà Michael, addolorato e incredulo che, solo una settimana dopo, pronto per aiutare Hanna alla nuova vita, viene informato del suo suicidio. E cosa significa questo suicidio? Senso di colpa o vergogna?
The Reader – A voce alta – è un film del 2008 diretto da Stephen Daldry, adattamento cinematografico del romanzo di Bernhard Schlink del 1995