Il film si apre con fiamme che bruciano oggetti, tra cui dei disegni. E’ questa l’immagine che riassume la personalità e la vita del massimo esponente dell’espressionismo austriaco, Egon Schiele, che nelle fiamme vide dissolversi tutti gli averi di famiglia, gettati dalle mani del padre malato di nervi.
Tratto dal romanzo Tod und Mädchen: Egon Schiele und die Frauen di Hilde Berger, il film “Egon Schiele” riprende i passi dell’artista, sotto la direzione alla regia di Dieter Berner, precedente marito della scrittrice. Quei pochi passi geniali di un ossesso del corpo femminile, che si spense a soli 28 anni, come altri sregolati maledetti dopo di lui.
Egon Schiele viene affidato allo zio all’età di 15 anni, dopo la morte per sifilide del padre Adolf, sarà il suo tutore ad accorgersi del talento innato nell’arte del disegno, sarà lui ad iscriverlo all’Accademia della Belle Arti di Vienna. Ma la vita ordinaria dell’istruzione sta stretta a Schiele, che preferisce seguire il suo particolare tratto e lo stile che per sempre ricorderemo come il più erotico e drammatico tra i pittori del xx secolo.
Nei segni che formano i corpi di donne déshabillé, c’è tutta la tensione artistica di Schiele, c’è la rabbia di vivere in una società bigotta e censuratrice, c’è l’ossessione verso il mondo infinito della sessualità, quella che lui stesso cerca nella moltitudine, anche se la sua arte rimarrà fedele a due donne in particolare: la sorella Gerti e l’amante e modella Wally.
Il rapporto tra Gerti ed Egon è sempre stato letto come molto ambiguo, l’artista ritrae la sorella nuda e i loro giochi sono spesso troppo complici, intramezzati da scenate di gelosia da parte di entrambi. Sarà Gerti la donna devota che lo appoggerà e assisterà fino alla sua morte.
Wally rappresenterà invece quella fase della vita dedicata alla passione: la donna dai capelli rossi immortalata nel famoso dipinto “La morte e la fanciulla“, la diciassettenne disinibita che amerà anche in sua assenza e che perderà la vita come crocerossina durante la guerra. Sarà la moglie Edith Harms a sostituirla, la donna che gli chiederà esclusività, obbligandolo a chiudere ogni tipo di rapporto con Wally. Sarà Edith la sua musa, il volto agonizzante che dipingerà nelle ultime ore della loro esistenza quando, incinta di sei mesi, perderà la vita a causa della febbre spagnola.
La vita di Egon Schiele è stata un susseguirsi di provocazioni, umiliazioni e limitazioni. I suoi dipinti destarono scandalo e si urlo’ alla “pornografia“, si vedrà così trascinato in tribunale nel 1912 con l’accusa di abuso su una minore, Tatiana, figlia di un militare. Schiele passerà un mese di segregazione in carcere, gli verranno confiscati centoventicinque disegni, rischierà una condanna a lunghi anni di prigione, ma al termine del processo le accuse più gravi cadranno. Il tormento e la cupidigia del pittore invece torneranno a galla, segnandolo per sempre; sarà il suo mentore e grande estimatore Gustav Klimt a ridargli vita, acquistando i suoi disegni, presentandolo ai maggiori collezionisti lungimiranti.
Ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale minaccerà fortemente la sua ricerca e libertà artistica, e tutto il dolore e il disagio si riverseranno in quelle opere, trecentoquaranta dipinti e duemilaottocento tra acquerelli e disegni, in quei tratti riconoscibili, tesi e nervosi che saranno la firma della sua cifra stilistica, consacrandolo a maggiore esperto dell’Espressionismo.
Se il disegno per Schiele era tutta la sua vita, la vita stessa di Schiele era per le sue amanti la loro stessa vita.
Seduttore, affascinante, carismatico, Egon Schiele sapeva ottenere tutto ciò di cui aveva bisogno, anche di denaro, nei momenti più grigi della sua esistenza, il denaro che tanto odiava e per cui non è mai sceso a patti o compromessi.
L’unica realtà a cui faceva riferimento era la propria, quella che vedeva con i suoi occhi, quelli dipinti infinite volte negli autoritratti, nudi spesse volte, in strane posizioni, dove le combinazioni del corpo formavano quasi dei rami, delle intersezioni di carni, dei burattini in balìa degli eventi, della storia, la storia che lo stavo distruggendo.
Ma chi è Egon Schiele l’uomo? Noi tutti conosciamo l’artista, e non l’animo umano e debole di chi ha subìto delle gravi perdite, di chi ha dovuto assistere alla follia del padre; non conosciamo l’abile seduttore, possiamo solo immaginarlo attraverso le sue opere. Sono loro che ci raccontano qualcosa del suo carattere, della sua indole perversa e maniacale, è il calco di quella matita, deciso, sicuro, che ci parla dell’uomo, delle sue riflessioni sulla morte e la decadenza; sono quelle pose sensuali che ci permettono di spiare attraverso una piccola fessura, sulla stanza della sua vita, le calze arrotolate e i capelli arruffati di quelle donne ritratte, sono gli sguardi ammiccanti di quelle fanciulle appena adolescenti.
L’accanito lettore di Freud, l’instancabile amante, l’erotomane, ce lo lasciano sognare i libri…
Il film Egon Schiele di Dieter Berner è stato presentato da Draka Distribuito di Corrado Azzollini, in collaborazione con Twelve Entertainment, presso le sale dello Spazio Oberdan
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