Un week end a Firenze tra hotel ispirati alla Divina Commedia

Un hotel ispirato alla Divina Commedia, 25Hours di Firenze 

Il 25Hours di Firenze, proprio a due passi da Santa Maria Novella, ha una linea decisamente marcata. Paola Navone ha avuto carta bianca, unica clausola? Ispirarsi ai cieli e ai gironi danteschi. Così l’ex Banco dei pegni di Firenze ora sfoggia corridoi e stanze che si dividono in Inferno e Paradiso. E c’è chi chiama precisando che vuole dormire nelle stanze rosse dei dannati e chi delle Male Bolge non vuole proprio saperne e preferisce i toni avorio e azzurro dei beati.

Il 25 Hours di Firenze è parte di una rete di hotel sparsi in Europa ove ognuno si contraddistingue per un concept Copenhagen, Francoforte, Amburgo, Monaco, Berlino, Parigi, Vienna e Zurigo.

La particolarità di questo luogo, come degli altri 25Hours, è il senso di comunità: gli ambienti comuni sono creati per accogliere persone diverse e incoraggiarle a relazionarsi.

Da pochi mesi l’hotel a Firenze ha modificato il suo menu e tutta l’offerta gastronomica invitando un nuovo chef. Lorenzo Vendali di 32 anni (classe 1992) è forte delle esperienze maturate alla Ménagère e come sous-chef di Karime Lopez allo stellato Gucci Osteria by Massimo Bottura. 

La sua proposta che non vuole definirsi fine dining propone piatti che puntano sulla qualità delle materie prime e sulla cura nell’impiattamento. Inoltre, il 25Hours mette a bando gli sprechi: non solo tutto ciò che avanza viene donato alla Caritas, ma la struttura si sta muovendo per ottenere la certificazione Green Key standard di eccellenza nato in Olanda che ha come obiettivo la sostenibilità ecologica nel campo dell’ospitalità turistica.

Design

Il 25Hours occupa ben 115.700 metri quadrati e, grazie all’apertura dell’hotel, l’area prima in stato d’abbandono è stata riqualificata.

I due corpi principali sono un edificio ristrutturato di tre piani che risale all’epoca medievale e in passato è stato un banco dei pegni gestito da sacerdoti e un nuovo annesso di tre piani che sostituisce un magazzino fatiscente nel giardino adiacente. Gli interventi architettonici sono stati portati avanti insieme allo studio fiorentino Genius Loci Architettura e vigilati dal Dipartimento delle Belle Arti del Ministero della Cultura. In totale si possono contare 171 camere distribuite tra i due padiglioni. 

Sul bancone del check-in si trova Dollaro – una lampada da tavolo d’epoca di Lapo Binazzi – e, alle sue spalle, una carta da parati che si ispira alle carte fiorentine realizzata da Vescom su concept di Studio Otto/Navone. La reception è circondata da un’installazione dell’artista Patrick Bailly. Sono dei ripiani costituiti da vecchie valige, recuperate in giro per l’Europa e verniciate color verde argento, che ospitano dei souvenir dell’Hotel. Sono oggetti, libretti, piccole opere di design curate da Studio Otto e da Paola Navone.

Nell’ambiente comune centrale, un portico al quale si accede entrando da Via Palazzuolo, troviamo il ristorante San Paolino con tavolini di vetro sorretti dalle braccia di un polipo realizzati da Breccia Marble, le lampade topini distribuiti lungo la fascia del gigante tetto in vetro dell’ambiente centrale di Seletti (dell’artista e designer Marcantonio). Nonostante la vastità di questo luogo che ricorda una piazza il suono non rimbomba e la conversazione scorre piacevolmente. Questo grazie a un’installazione di foglie verdi fonoassorbenti, realizzate con tessuti e materiali di recupero dall’artista Linda Nieuwstad.

Cene vicino al caminetto

La lunga tavola conviviale è apparecchiata in maniera semplice, senza tovaglia o runner per far spiccare la tonalità del marmo verde che ben si sposa con le brocche per l’acqua, ideate da Navona in forma di pesce. Il piano e la struttura di tutti i tavoli, in agglomerato di marmo, sono state realizzate dall’azienda Santa Margherita, su disegno di Studio Otto.

Le sedie sono sia del modello “Gravéne” – fabbricate artigianalmente, in plastica riciclata e metallo di recupero da Maximum – sia di tipo industriale, come le storiche Chaises Nicolle. Le altre sedute in materiali vari sono di recupero.
Il pavimento caratterizzato da una scacchiera di piastrelle alternate nei colori verde e grigio è realizzato dall’azienda La Pietra Compattata

Una finestra aperta sulla cucina permette, inoltre, agli ospiti di vedere lo chef e la sua brigata al lavoro. 

Il  Bar, l’Alimentari, Il Cinema

Il Companion Bar, dove è possibile sorseggiare dei cocktail, è basato sul look viennese di fine secolo, la pavimentazione è in basalto, i tavoli in ottone satinato, le tappezzerie cremisi in contrasto alle pareti color petrolio. Qui, oltre a sorseggiare cocktail come una versione italiana del Mai Tai (solitamente rum, curaçao, orzata e lime) con l’Amaretto di Saronno, potete stuzzicare cruschi, nachos alla rapa rossa direttamente dal Messico e olive di Cerignola.

I Golosi è invece un alimentari dove ci si può fermare per la pausa pranzo o per una merenda nutriente. A decorare il soffitto, come in un’insolita giostra di leccornie, alternati a stoviglie in alluminio, pendono salami e prosciutti finti, realizzati all’uncinetto ma anche in tessuto, cartapesta e gesso dipinto. 
Per accedere al cortile, che si apre sul lato interno del portico, si passa per la Lobby Bar Sfere Celesti le cui pareti sono rivestite in specchio anticato dell’artigiano Franco Failli. A illuminare l’ambiente ci pensano dei grandi lampadari Globo di Slide.Nel cortile si insedia il Giardino Aromatico con grandi vasi in terracotta color smeraldo stracolmi di erbe medicinali e odori. Il Cinema Paradiso è invece un piccolo cinema (che può ospitare 60 persone), un salottino con mattoni a vista. Alle pareti, quelle che sembrano delle semplici stampe con scene celebri tratte dai film la Dolce Vita, Vacanze Romane, Un americano a Roma, Ieri Oggi e Domani si trasformano, all’occorrenza, in superfici sulle quali servire un rinfresco.

Le stanze 

Se si dorme in una camera a tema Inferno, appena varcata la soglia, si nota immediatamente il tono rosso fuoco che caratterizza il mobilio. Il pavimento è in gres porcellanato, effetto ferro, opera di 14Ora Italiana.

Dal soffitto sopra al letto, come una sorta di lampadario, pendono una miriade di cartellini con i nomi dei peccatori dell’Inferno: la composizione è realizzata da Vox Populi. I tappeti sono realizzati da Seletti, mentre le carte da parati – stile damascato rosso – da Vescom, entrambi su grafiche concepite da Studio Otto/Paola Navone. Il tutto condito da tendaggi in finto velluto, rigorosamente rossi.

Per le camere Paradiso l’aspetto complessivo è meno aggressivo, più rilassante. Accattivante la plafoniera con elementi mobili (alla Calder) che evocano i pianeti. Il pavimento è in resina, i tappeti riproducono degli angioletti e le poltrone sono disegnate da Navone. I lavandini riproducono la forma della valva di una conchiglia.

Cosa fare se andate a Firenze nel periodo natalizio

Vi suggeriamo di fare un giro al mercato storico del quartiere San Lorenzo, vicinissimo al 25Hours. Il mercato venne costruito nel 1874 da Giuseppe Mengoni, lo stesso architetto della Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Nel Novecento viene aggiunto il piano superiore per dare spazio al mercato ortofrutticolo: qui si trova ora il Mercato Centrale – creato nel 2015 da Umberto Montani in società con famiglia Cardini – con ben 24 botteghe di ristorazione.

Prima o dopo pranzo, se siete appassionati arte contemporanea e di moda, vi suggeriamo due mostre da visitare. La prima Anish Kapoor, lirreale (unreal), a Palazzo Strozzi, è visitabile fino al 4 febbraio 2024. L’artista, nato a Mumbai nel 1954 in un Kibbutz, è uno degli artisti viventi più discussi (amato o odiato tra gli addetti al settore). Vive tra Londra e Venezia. Una delle sue opere pubbliche più celebri è Cloud Gate, soprannominata The Bean dagli abitanti di Chicago.Le sue opere giocano con gli specchi deformanti, le illusioni prospettiche, il senso di vertigine. Kapoor usa pigmenti puri, materiali come la cera, la terra, la vaselina. É famoso anche per il Vantablack, materiale formato da nanotubi di carbonio che assorbono più del 99% delle radiazioni dello spettro visivo. Le superfici dipinte con questa vernice sembrano inghiottire chi le osserva, evocando pozzi senza fondo. Nel 2016 Kapoor ha acquisito i diritti per l’uso esclusivo del Vantablack in ambito artistico. Ciò, come si può immaginare, ha scatenato un putiferio alimentando vive polemiche con i suoi colleghi.

La seconda mostra è ospitata dal Museo Ferragamo e omaggia la storia del fondatore. Salvatore Ferragamo 1898-1960 ripercorre le tappe della sua evoluzione, dall’apertura del negozio a Hollywood nel 1923 all’approdo fiorentino, dalla dedizione per gli studi anatomici (per migliorare il comfort e la vestibilità delle sue calzature) all’ispirazione creativa derivata dal contatto con l’arte contemporanea e con le culture occidentali e orientali antiche e moderne, sino al rapporto speciale con le star a cui proponeva modelli unici da sfoggiare e che lo fece soprannominare “Shoemaker to the stars”.

In giro per le botteghe di Firenze

Firenze ha sempre vissuto di artigianato non avendo risorse dal punto di vista minerario, famose sono infatti le sue botteghe sia storiche che neonate. Si passa a trovare la designer di gioielli Angela Caputi detta Giuggiu che lavora con le resine e ha aperto boutique in molte importanti località del mondo. Suggeriamo di entrare nella famosa Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, nata come Farmacia dei frati domenicani nel 1221. Qui si comprano ottimi pot pourri e proprio in questo luogo venne ideata, dal profumiere Renato Bianco, l’acqua di fragranza agrumata, la famosa Acqua della Regina che Caterina de’ Medici donò al suo sposo Enrico II di Valois. Il sinonimo di profumo è diventato poi “colonia” perché Giovanni Paolo Feminis rubò i segreti di quest’essenza a base di bergamotto iniziando a produrre delle sue repliche a Colonia. In omaggio alla città tedesca la denominò appunto Acqua di Colonia.

Infine, si passa da Pitti Mosaici dove si possono acquistare opere realizzate con la tecnica del commesso fiorentino. Il laboratorio venne aperto nel 1982 da Ilio De Filippis. La particolarità di questi manufatti è la ricerca certosina delle pietre preziose, come fossero colori disposti su una tavolozza. Ogni pietra selezionata restituisce una tonalità di colore adatta a rendere l’incarnato, il dettaglio di un vestito, i riflessi su un bicchiere, il volume della frutta su una tavola imbandita. La composizione è studiata a livello tonale per corrispondere alle sfumature pittoriche.