Un giovane di talento e grandi speranze, un progetto realizzato con un piccolo budget e tanta passione e una storia coinvolgente e dal forte impatto: gli ingredienti per una favola moderna ci sono tutti. Peccato che il sogno di Eugene Mehrer, studente della Filmacademy Baden-Wuerttemberg, non sia diventato realtà. O forse sì. Perché in questa storia dello spot girato dal giovane creativo tedesco e rifiutato da Adidas non tutto è come sembra.
Partiamo dall’antefatto: Eugene studia per diventare regista, ha un gran talento e una rara sensibilità. Un suo lontano parente, un anziano maratoneta dallo spirito giovane scomparso lo scorso anno, gli fornisce l’ispirazione per girare un video. In un minuto e 39 secondi, il giovane racconta una storia commovente, delicata e a tratti dolorosa. Ci troviamo in una casa di riposo, dove uno degli ospiti è un ex maratoneta. La vita scorre lenta, scandita da ritmi sempre uguali, silenzio e solitudine. Osservando un ragazzo che corre sotto la sua finestra, l’uomo ritrova la sua passione per la corsa, ma viene ostacolato dagli infermieri che lo rimettono a letto. Finché la passione, la determinazione e la voglia di vivere non hanno la meglio, su di lui e su tutti gli altri ospiti: incitato dagli amici della casa di riposo, l’uomo indossa ancora le sue scarpe Adidas e corre verso la vita, lontano dalla morte esistenziale dell’ospizio. Alla fine, la scritta break free chiude la parabola emozionale del video. Liberarsi. Ecco cosa significa correre e fare sport per Eugene Mehrer, come racconta in un’intervista ad AdWeek. Sembrerebbe un concetto perfettamente in linea con la comunicazione Adidas eppure, quando lo studente invia il suo lavoro al colosso dello sportswear, riceve in risposta una mail standard. Riceviamo troppe proposte, abbiamo già la nostra agenzia pubblicitaria, non ci interessa grazie.
È la fine di un sogno? No, perché nel mondo della comunicazione virtuale, storie forti e lievi come questa rispondono al nostro bisogno di emozioni reali. Il video, pubblicato su YouTube a metà dicembre, sfiora già i dieci milioni di visualizzazioni. Forse Eugene non ha centrato il target o le esigenze di Adidas, ma ha toccato molti cuori e nel suo orizzonte sembra esserci il futuro da regista che ha sempre sognato.