Prosegue fino al 10 settembre 2023 la sesta edizione di SMACH: il percorso tra arte e natura della Biennale di Arte Pubblica delle Dolomiti che festeggia il suo primo decennale.
Un percorso a tappe – dislocato tra 10 siti paesaggistici delle Dolomiti Patrimonio UNESCO – porta alla scoperta delle dieci opere di arte contemporanea vincitrici della Biennale SMACH 2023.
È partita l’8 luglio la VI edizione di SMACH, la Biennale di Arte Pubblica delle Dolomiti, che festeggia il primo decennale della manifestazione avviata nel 2013. Le dieci opere d’arte, in dialogo con altrettanti siti paesaggistici saranno visitabili con accesso gratuito fino al 10 settembre 2023, anche con la possibilità di usufruire del tour di trekking della durata di 4 giorni organizzato da Holimites. Tutto l’anno è poi sempre aperto il parco SMACH Val dl’Ert a San Martino in Badia, anch’esso con ingresso gratuito.
I 10 progetti vincitori di SMACH 2023
Tra i Parchi Nazionali Puez-Odle e Fanes-Senes-Braies e in vari siti di Natura 2000, sono dislocate le opere dei 10 progetti vincitori di SMACH 2023: Stefano Caimi (Italia),Fairy Ring, località Armentara; Egeon (Italia), Explosion, località Pederü; Delilah Friedman (Germania), Nexus, località Pra de Pütia; Kg Augenstern (Germania) – composto da: Christiane Prehn e Wolfgang Meyer – The Flying Herd, località Ju de Sant’Antone; Anthony Ko (Hong Kong), Disintegration, località La Crusc; Collettivo LIDRIIS (Italia) – formato da: Luigina Gressani, Giuseppe Iob, Paolo Muzzi e Carlo Vidoni – Anelli di crescita, località Forcela de Furcia; LOCI (Svizzera) – di: Wolfgang Gruber, Herwig Pichler, Allegra Stucki, Jaco Trebo – Head in the clouds, località Fanes; megx (Italia) – alias Margherita Burcini – Il popolo della corteccia, località Chi Jus; Michela Longone (Italia), I think, Val Valacia; Anuar Portugal (Messico), An Ark, Lago di Rina.
Il visitatore può scegliere autonomamente le opere da visitare o affidarsi al programma suggerito dal trekking organizzato da Holimites e suddiviso in 4 giorni.
Un percorso tra arte e natura, immerso negli scenari meravigliosi delle Dolomiti
La scoperta di SMACH può iniziare accedendo al percorso ad anello da uno qualunque dei siti che lo compongono, la piantina è scaricabile qui: https://www.smach.it/trekking
Iniziando la visita dal paesino di Rina, la prima opera in cui ci si imbatte è I Think di Michela Longone. L’opera è collocata nella località Runch – Val Valacia e ha tutta l’apparenza di un prato fiorito, in realtà si tratta di un’installazione realizzata con resina naturale. La frase I think è annotata nel diario in cui Darwin disegnò l’albero della vita: tale consapevolezza tolse l’umanità dal centro della natura. Nel corso dei secoli, l’uomo si è però riappropriato di questo primato: costruendo, sfruttando, inquinando. L’opera denuncia il fatto che l’uomo è l’unico animale che inquina e distrugge il proprio habitat.
Procedendo verso il Monte Muro si incontra Il popolo della corteccia di megx. Fino agli anni ’70 del Novecento, i prati di Chi Jus hanno fornito, grazie all’agricoltura e all’allevamento, le principali fonti di sostentamento della popolazione ladina. Le figure antropomorfe del “popolo della corteccia” emergono dagli alberi come altorilievi: ispirandosi alle leggende locali, l’opera immagina un’umanità in simbiosi con la natura.
Raggiungendo i prati di Putia ci si imbatte in Nexus di Delilah Friedman: una ragnatela di fili intrecciati ad uncinetto, pratica tipica della tradizione badiota, che riporta all’ecosistema di piante, funghi, batteri, insetti e animali, intrecciati tra loro in rapporto di co-dipendenza. L’opera allude anche alle sinapsi neuronali e alla “rete” del world wide web, che ormai connette globalmente gli uomini e le società della terra.
Sotto il Monte Putia è installata Anelli di crescita del collettivo LIDRISS, di cui è membro Giuseppe, paraplegico dal 2019 a causa di un incidente in montagna. La serie di anelli che nell’opera si susseguono in ordine crescente rimanda sia agli anelli della colonna vertebrale di Giuseppe – che conserva traccia del trauma subito – sia agli anelli di crescita degli alberi: entrambi esempio di resilienza e rinascita.
Nelle zone quasi lunari dell’altopiano della Gardenaccia, si scorge sul Lago di Rina An Ark di Anuar Portugal. La barca richiama l’Arca di Noè e contiene le piante della vegetazione circostante: un piccolo habitat, in viaggio verso il futuro, posizionato nel luogo di incontro tra la Valle Isarco, la Val Pusteria e la Val Badia, metaforico confine geografico tra ladino e tedesco, ma anche punto di incontro tra le diversità da cui può germinare positivamente il nuovo ed il futuro.
Proseguendo fino ai piedi del Sas dla Crusc, si trova l’opera di Anthony Ko. Per Disintegration l’artista trae ispirazione dai tablà, i capanni dove venivano conservati fieno e attrezzi. Oggi inutilizzati, l’artista restituisce valore a queste strutture della tradizione, che sono state fondamentali per la vita e la sussistenza montana.
Il percorso porta poi ai prati dell’Armentara, dove troviamo un cerchio composto da sfere riflettenti: è Fairy ring di Stefano Caimi. Questa zona è ricca di anemoni alpine chiamate in ladino stria, che vuol dire “strega”. L’opera prende spunto dal fenomeno naturale di fruttificazione di alcuni funghi il cui apparato sotterraneo, progredendo circolarmente, veniva confuso con l’andamento delle danze rituali delle streghe. Il territorio viene raccontato sia attraverso i suoi elementi naturali che tramite le credenze secolari e le leggende in esso diffuse.
Da qui si arriva al Passo di Sant’Antonio, zona in cui si trova The Flying Herd del collettivo KG Augestern: il suono delle campanelle dell’opera si confonde con quello in lontananza delle mucche al pascolo. Il Passo è il punto di passaggio della transumanza, tradizione inclusa nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Le ultime due opere si trovano all’interno del Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies. Nell’incantevole località Fanes, si viene attirati da lontano dalla formazione di una nuvola, troppo bassa e piccola per essere “vera”: si tratta infatti di Head in the Clouds, del collettivo LOCI. L’opera nebulizza l’acqua della centrale idroelettrica del Rifugio Lavarella e gioca con il doppio senso di “avere la testa fra le nuvole” sia nel suo significato positivo, di avere la capacità di sognare ad occhi aperti, che in quello negativo riferito alla sbadataggine e all’incapacità di porre la giusta attenzione alla crisi climatica e al corretto utilizzo delle risorse, in questo caso all’uso dell’acqua. Scendendo a valle, infine, l’opera Explosion di Egeon dialoga con la località Pederu facendo riferimento al suo passato bellico: era qui presente, difatti, un villaggio militare. Il cerchio di pietre è ora uno scoppio pacifico che allude anche all’impronta delle spore dell’amanita muscaria.
SMACH. San Martin, art, culture & history in the Dolomites è la Biennale internazionale di arte pubblica ideata nel 2012 da Michael Moling, coadiuvato da Gustav Willeit e, dal 2022, da Stefano Riba. Per ogni edizione vengono selezionate, da una giuria di professionisti di settore, 10 opere tramite un concorso internazionale. La mostra open air di arte contemporanea si svolge in Val Badia, nel contesto paesaggistico e culturale delle Dolomiti, patrimonio Unesco dal 2009. L’edizione 2021 ha registrato un passaggio stimato, durante il periodo di apertura, di 2000 visite in media al giorno.
Dal 2018 SMACH è anche un’omonima associazione culturale che, in sinergia con attori locali ed istituzionali, lavora per la promozione dell’arte, del territorio e della cultura, in chiave di turismo culturale, ed attiva un canale di incontro tra amanti dell’arte, appassionati di natura, turisti e professionisti di settore.
Lo scorso 14 marzo 2023 il progetto SMACH è stato insignito con una delle 10 menzioni d’onore del Premio Nazionale del Paesaggio 2022-2023 organizzato dal Ministero della Cultura.
SMACH. Val dl’Ert (www.smach.it/art-park) è la collezione permanente della Biennale SMACH, composta attualmente da 23 opere acquisite dalle passate edizioni che si arricchisce per ogni edizione della biennale di nuove opere provenienti dai progetti vincitori. Il parco, di 25 ettari, è situato in una valle incontaminata nella località di San Martino in Badia, in provincia di Bolzano. Il suo accesso è a 150 m dal Museum Ladin e crea con esso un interessante polo di attrazione turistico-culturale per tutta la Val Badia.
Tutti i dettagli della manifestazione, delle opere e dei siti, del tour, del programma dell’inaugurazione e delle passate edizioni sono sul sito SMACH