I rapporti tra Arte contemporanea e le sue origini sono sempre stati oggetto delle mostre del MUDEC.
Dopo la mostra dedicata a Kandinskij e al suo repertorio folklorico russo, argomento della nuova esposizione di Via Tortona sono le origini della Pittura di un altro grande dell’Arte del ‘900, Paul Klee.
La grande mostra dedicata al pittore svizzero, curata da Michele Datini e Raffaella Resch, dal 31 ottobre 2018 al 3 marzo 2019, intende essere un percorso filologico all’interno della Pittura di Klee, una specie di parallelismo con l’esposizione di Palazzo Reale dedicata a Picasso e alle sue fonti antiche. Sì, perché di fonti si tratta, visto che la mostra intende farci scoprire le radici dell’Arte di Klee, anche attraverso la sua, meno nota, produzione figurativa e il suo rapporto con il Rinascimento tedesco e svizzero. Klee fu un grande conoscitore dell’Arte antica, tanto da recarsi in viaggio a Roma tra il 1901 e il 1902, dove ebbe modo di scoprire la grandiosità delle basiliche paleocristiane ma anche le grandi decorazioni rinascimentali. Klee guardò anche al modello dell’Arte dei popoli preistorici ed extraeuropei, ma il suo primitivismo non fu mai evasione dalla quotidianità, come lo visse Gauguin, per esempio, bensì riscoperta delle origini, tanto che Klee si interessò anche alle manifestazioni artistiche degli antichi Elvezi, i primi abitanti della sua amata Svizzera.
La mostra, promossa da Comune di Milano e 24Ore Cultura, intende essere un percorso “a rebours”, a ritroso, partendo dall’opera compiuta per risalire alle fonti dell’Arte di Paul Klee. Tracciare una biografia di Paul Klee sarebbe superfluo, perché distrarrebbe il visitatore dall’attenzione sulla traccia filologica dell’esposizione. In mostra il visitatore si sente come un pesce che risale il fiume del turbinio creativo di Klee partendo dalla foce, l’opera compiuta, fino alla sorgente, la fonte antica o primitiva. Nelle sale di Via Tortona sono ospitate un centinaio di opere, per lo più provenienti dal Zentrum Klee di Berna, la città vicino cui Paul nacque nel 1879, accanto ad altre di Arte antica e primitiva delle collezioni del Comune di Milano. Klee fu sempre ostile a qualsiasi scuola e a qualsiasi movimento. La critica lo ha sempre considerato un astrattista, visto anche il suo legame umano con Kandinskij, ma la sua Arte è sempre andata oltre, è sempre stata ricerca delle origini. I Surrealisti lo acclamarono a Parigi, i suoi studenti al Bauhaus lo considerarono un maestro, ma Klee non fu mai un capocorrente, bensì un genio creativo libero da qualsiasi vincolo. Le Origini, per lui, furono le testimonianze artistiche dell’Alto Medioevo e del Rinascimento, ma anche le Culture africane e precolombiane, ma tali fonti non vennero mai mescolate, evitando, quindi, di cadere nel rischio revivalistico ed eclettico, tanto in voga negli anni in cui Paul operò.
La mostra si presenta suddivisa in cinque sezioni tematiche, ognuna legata alle fonti cui traggono ispirazione. La prima è dedicata alla più originale e recondita della produzione di Klee, quella delle caricature che realizzò nei suoi anni giovanili e anche in quelli di permanenza a Monaco, dove conobbe Kandinskij, Macke e Marc, e a Weimar, con il Bauhaus. La sua radice è ancora simbolista, come evidente dai tratti grafici dedotti dall’Arte di Stück, ma con intento totalmente irrisorio. Lo stile è mediato dall’Arte rinascimentale tedesca e mitteleuropea: basti confrontare la Vergine e L’Eroe con l’ala, entrambi del 1903-4, con le incisioni di Dürer, come la Melancolia della Raccolta Bertarelli, per capire come la fonte privilegiata siano proprio gli artisti della Scuola di Norimberga, Altdorfer o l’alsaziano Schongauer. Le sue caricature, che lui chiamava Inventionen, sono esercizio stilistico, basato su forme grottesche ispirate allo Jugendstil viennese, e pura ironia sul suo tempo, senza mai cadere nella mera cronaca o nella militanza ideologica, nonostante la sua ferma opposizione al nascente regime nazista che, giunto al potere, lo allontanò dall’insegnamento al Bauhaus, costringendolo al ritorno in Svizzera, dove sarebbe morto nel 1940.
La seconda sezione è dedicata prevalentemente agli anni a ridosso della Grande Guerra, quando Klee, al fronte con l’esercito tedesco, visti gli orrori bellici e perso l’amico Marc, decise di allontanarsi dall’illustrazione satirica per dedicarsi a un tipo di Arte eremitica e solitaria. Divenne, quindi, nella sua fase espressionista, “Illustratore cosmico”, con disegni e acquerelli pensosi, trasognati e spesso onirici, influenzati nella sfera tematica dalla Pittura di un altro grande svizzero come Heinrich Fuessli e frutto di una volontà di spiegare, in immagini già astratte, le leggi universali del Cosmo e dell’Universo. Per ottenere tali risultati, a Monaco, Klee si ispirò ad antichi Evangeliari miniati e ai mosaici bizantini: con formati piccolissimi, spesso lavorati con penne e matite, ottenne risultati che prefiguravano il misticismo del Blaue Reiter, come prova il Piccolo Mondo del 1924.
La terza sezione è imperniata sulla sua costante passione per gli alfabeti antichi, da quelli mesopotamici ai geroglifici egizi, alle grafie islamiche e alle rune celtiche. Klee si esercitò costantemente su queste testimonianze di scrittura in quanto segno, più che mai tangibile, delle Origini dell’Uomo. Furono più che altro i geroglifici egizi ad attrarlo, in quanto ideogrammi che contenevano, insieme, un seme di parola ma anche una raffigurazione oggettuale del suo significato, e ciò compare in varie sue opere, in cui pseudo-grafemi prendono vita, divenendo elemento umano, zoomorfo o fitomorfo. Più o meno lo stesso intento che animava l’Arte applicata agli inizi del ‘900 e che diede vita al fenomeno Art Nouveau, ma in direzione opposta, visto che Klee, anche grazie al contatto con l’amico Kandinskij e ai suoi scritti, si diede all’astratto, come provano alcune delle opere della sezione, come il bellissimo Angelo in divenire del 1934 o l’ironico Artico immobiliato del 1935, così come la tavola Turbato, del 1935, elabora uno stile personale, frutto dell’essenzialità creativa infantile unita alla grande passione per i geroglifici egizi, e anche il formato su tavola è frutto di un’elaborata analisi delle fonti antiche, dagli stessi egizi ai lavori dei maestri medievali attivi nelle chiese bavaresi e svizzere.
La quarta sezione mette in rapporto gli oggetti di Arte africana e precolombiana del MUDEC con il ritorno all’infanzia di Klee. La sua semplicità formale si abbinò a un notevole interesse per le silhouette ovali delle maschere africane, ma, soprattutto, a un rinnovato interesse, frutto anche di un lavoro psicanalitico, per l’infanzia e per i suoi segni creativi. Il frutto migliore di questa fase è il Teatro delle Marionette, capolavoro di Klee, realizzato tra il 1916 e il 1925 per realizzare un desiderio del figlio Felix: si tratta di una cinquantina di pupazzi, realizzati con i più disparati materiali che trovò nella sua abitazione, secondo la tradizione del teatro popolare del Nord Europa, in cui ritrasse, satiricamente, amici e colleghi o personaggi del suo tempo.
L’ultima sezione è dedicata al risultato finale della sua Arte, l’Astrazione, che, attraverso tutte le fonti esaminate, si manifesta in tutta la sua potenza, in quello che, per Klee, era uno stile di vita, un comportamento, frutto di un volersi allontanare dalla realtà seguendo un’esperienza metafisica e trascendente, ma non in senso religioso, in quanto il suo vero credo era l’Arte, la Pittura in particolare. Successivamente, negli anni del Bauhaus, Klee aderì a un tipo di Arte più formale, con geometrie semplici e dirette, più adatte a esigenze didattiche, come provano la bellissima Chiocciola, del 1924 o il Paesaggio urbano rosso-verde del 1923. In questo periodo, Klee arricchì le sue geometrie di colori sgargianti: fu lui stesso a cominciare a parlare di “policromie”, ispirate ad artisti svizzeri di nascita o di adozione, dell’800 o contemporanei, da Segantini a Hodler, da Itten a Giacometti. Sono nati in questo modo corpus di opere, degli anni ’30, in cui l’astrazione si accompagnò a un ricordo, quasi ossimoro, naturalistico, per poi volgersi a rappresentazioni più architettoniche, inserite in disegni geometrici semplici, ma che, come un ciclo che si chiude, ritornano alle origini della sua Pittura, alla verve ironica delle sue caricature e al misticismo cosmico della sua fase intorno alla Grande Guerra.
Paul Klee. Alle origini dell’Arte
MUDEC, Via Tortona 56, Milano
Orari: Lun 14.30 ‐19.30 | Mar, Mer, Ven, Dom 09.30 ‐ 19.30 | Gio, Sab 9.30‐22.30
Biglietti: Intero € 14,00 | Ridotto € 12,00
Info: www.ticket24ore.it | Tel. +39 0254917