La diciottesima edizione della Vienna Art Week, Challenging orders

Testo Giorgia Basili

Una Vienna che regala sorprese e pugni allo stomaco, tra meraviglie da far girare la testa come la Saliera di Benvenuto Cellini del Kuntistoriches e contenuti esplosivi per la loro attualità come la mostra del Mumok “Mixed up with others before we even begin”, vista in anteprima la guida del curatore Franz Thalmair

Dal 18 al 25 novembre nell’ex capitale dell’Impero Austro-Ungarico, città di leccornie come la Sacher torte, del Valzer, della passione teatrale, della musica di Mozart, Haydn, Beethoven, Schubert, Mahler e moltissimi altri, che ha ospitato il padre della psicanalisi Sigmund Freud, arriva un ricco programma ad animare i luoghi d’arte della città. È la Vienna Art Week che festeggia la sua diciottesima edizione, quest’anno con l’ambizioso titolo Challenging orders. Ben 140 eventi distribuiti in istituzioni, spazi indipendenti o espositivi più canonici e gallerie private hanno coinvolto cittadini e turisti. Oltre alla sede scelta per la mostra principale, House of Challenging orders, meeting point d’obbligo il Museums Quartier che, al confine col centro storico e inaugurato nel 2001, con la sua superficie che vanta 60.000 metri quadri è una delle aree culturali più vaste al mondo.

Quali sono stati gli appuntamenti più interessanti? Cosa vi consigliamo di andare a vedere a Vienna per Natale oltre i suoi amati addobbi e mercatini?

La visita al Mumok
Nel corso della nostra permanenza a Vienna abbiamo avuto il piacere di visitare in anteprima, accompagnati dal curatore Franz Thalmair, Mixed up with others before we even begin. La mostra sarà visitabile fino al 10.04.2023, perché merita di essere vista? Innanzitutto alcuni pezzi della collezione mumok vengono accostati a oggetti del Museo di Storia Naturale di Vienna, scelti per aprire un dialogo vivo con l’arte contemporanea e i suoi linguaggi eterogenei. Si parla infatti di ibridazione, non solo in ambito creativo ma anche sociologico e politico, di creolizzazione. Le opere intendono aprire “prospettive alle storie postcoloniali della diversità, alla traslitterazione satirica, al folklore queer e ai rituali femministi collettivi, ai confini molecolari del corpo umano e ai suoi legami con la scienza e la tecnologia”. Gli artisti coinvolti sono Leilah Babirye, Mariana Castillo Deball, Anetta Mona Chişa & Lucia Tkáčová, Nilbar Güreş, Nicolás Lamas, Slavs and Tatars.

House of Challenging orders
Un edificio d’uffici convertito in spazio espositivo per una settimana, fra l’altro in via di demolizione, è stato scelto come sede per la House of Challenging Orders il cuore di questa edizione dell’Art Week viennese. 1000 metri quadri distribuiti su 3 livelli ospitano artisti e performer di 40 diverse nazionalità. Qui, il co-fondatore e direttore della Vienna Art Week, Robert Punkenhofer, si è affidato alla co-curatela di Julia Hartmann. Ad inizio del loro testo critico si legge: “Ogni volta che un “ismo” dominante è stato percepito come troppo incrostato e statico, i concetti e le pratiche di lunga data sono stati smantellati”. L’introduzione della prospettiva e la tridimensionalità spaziale di Giotto, la prospettiva aerea di Leonardo Da Vinci, il marmo come carne viva di Bernini, il Salon des Refusés con in testa Manet, le rivoluzioni copernicane dell’arte contemporanea nel corso del Novecento attraverso i due colossi Duchamp con il ready-made, Andy Warhol con il processo di riproduzione tecnica dell’immagine: tutti questi artisti ebbero il merito di comprendere il tempo che vivevano. Ne lessero la fibrillazione sotterranea, respirarono a pieni polmoni l’aria di cambiamento, infierendo un colpo basso i nostalgici dell’ordine congelato.

Capofila come Pipilotti Rist e le Guerrilla Girls vengono affiancati da artisti emergenti o già affermati. Si fanno notare l’installazione cruda e spirituale di Roberta Lima, i neon femministi di Mai-Thu Perret, il lavoro corrosivo dei The Yes Man, un video dell’artista-attivista dell’ambiente Oliver Ressler, i lavori di Manu Luksch e Regina José Galindo, le pitture fuori fuoco di Christiane Peschek, il video Dehumanisation di Maria Scheider.

IL Q21
l Q21 ospita l’Artists-in-Residence programme. Vengono ospitati artisti da ogni parte del mondo, diversi per etnia, cultura e background sociale. Attualmente troviamo in residenza: Neil Mendoza che combina scultura, elettronica e software, Koloah (Dmytro Avksentiev) uno degli artisti chiave della scena musicale elettronica ucraina, Jennifer Loeber fotografa concettuale di base a New York City che investiga il nuovo concetto di donna-strega nell’attualità, Aleksandra Kononchenko fotografa e artista visiva che porta un interessante video sulla detenzione e violenza in Bielorussia, poi Anna Kove, Juraj Mydla, TJ Cuthand, Rebecca Chesney & Lubaina Himid, Anatoly Belov.

body –  video Aleksandra Kononchenko

Il palazzo della Secessione
L’opera di Jean-Frédéric Schnyder è esposta fino al 05.02.2023 nel Palazzo della Secessione, il tempio della vertiginosa rivoluzione dello Jugendstil opera dell’architetto Olbrich con la sua cupola traforata da fiori dorati come fosse un incantevole ricamo e i fregi di Gustav Klimt dedicati a Beethoven. Jean-Frédéric Schnyder (1945) ha collaborato con curatori di elevato calibro (partecipò alla celebre When attitudes become form di Harald Szeemann), porta avanti una ricerca pittorica di quasi quarant’anni. 

In giro per la città
In città non mancano spazi indipendenti e sperimentali da visitare. Das Weisse Haus è ad esempio una piattaforma collaborativa che offre residenze per artisti locali e internazionali, curatori/teorici e critici, punta sull’intersezione di professionisti di diverse nazionalità e sulla multidisciplinarietà. Vuole favorire un ambiente in cui le idee possano fluire e incontrarsi, costruendo una rete cosmopolita. Ospita alcuni studi d’artista, attualmente in residenza  Ryts Monet nome d’arte per Enricomaria De Napoli (Bari, 1982) che attualmente sta lavorando sulla lingua artificiale dell’Esperanto, Julia Gaisbacher, Lavinia Lanner, Willem de Haan, Hyeji Nam. 

Ma soprattutto da non perdere l’occasione di visitare una delle gemme dell’Art Cluster viennese: non c’è che l’imbarazzo della scelta! L’Academy of Fine Arts Vienna, l’Albertina con dipinti di Gustav Klimt, Egon Schiele, con le opere d’arte applicata di Koloman Moser e Josef Hoffmann, l’Albertina modern, Il Belvedere & il Belvedere 21, il Leopold Museum (che conserva opere di Schiele e dei maggiori maestri espressionisti, tra i quali Kirchner e Kokoschka). Imperdibile il Kunsthistorisches Museum Wien dove fra l’altro fino all’8 gennaio potete trovare l’esposizione Idols & Rivals che si focalizza sulla competizione tra artisti, dall’antichità ellenica attraversando Rinascimento e Barocco. Un esempio di queste sfide tra fuoriclasse? Brunelleschi e Ghiberti, Leonardo e Michelangelo, Michelangelo e Rubens, Rubens e Van Dyck, Lavinia Fontana e Sofonisba Anguissola… non perdete l’occasione di scoprire le splendide opere di pittura ivi conservato o di soffermarvi qualche minuto di fronte a uno dei capolavori dell’arte applicata di tutti i tempi…la saliera di Benvenuto Cellini.

https://www.khm.at

Le gallerie d’arte contemporanea 
11 rinomate gallerie che animano il panorama contemporaneo viennese: Galerie Layr, Galerie Krinzinger, Galerie Crone Wien, König Wien, Galerie Elisabeth und Klaus Thoman, Lukas Feichtner Galerie, Galerie Ernst Hilger, Projektraum Viktor Bucher, Rauminhalt Harald Bichler, Suppan e Galerie nächst St. Stephan – Rosemarie Schwarzwälder. 

Nella Galerie Layr ci imbattiamo nella mostra di Niklas Lichti “Meds & Miracles” che sarà aperta fino al prossimo 22 dicembre.

Image Credits: House of CHALLENGING ORDERS. VIENNA ART WEEK 2022 © Rainer Fehringer