Flavio & Frank rappresentano il connubio perfetto tra arte, musica e fotografia. Le loro immagini sono costruite attentamente a partire dall’equilibrio cromatico.
“Livography” è il nome dell’evento che avete presentato a Lecce, Milano e infine a Bari. DI cosa si tratta?
Liveography è il format che abbiamo immaginato pensando all’idea di un live della fotografia proprio come succede nella musica. Il nostro lavoro ci porta a passare intere giornate in studio, tant’è vero che lo consideriamo come fosse il nostro ambiente domestico; da qui l’idea di aprire le porte di casa ai nostri amici e conoscenti. Tra di loro ne individuiamo alcuni, ai quali scattiamo un ritratto che nell’arco della serata-evento viene stampato incorniciato ed appeso. I nostri ospiti prendono parte attiva ad una mostra che li vede allo stesso tempo attori e spettatori; l’ambiente è informale, fatto di divani, birre, vinili e mestiere. La prima data che ha avuto luogo a Lecce nel nostro quartier generale, ha generato un forte interesse. Ciò ci ha dato la possibilità’ di riproporre il nostro Livography a Bari e Milano. Nuove tappe sono in programma.
La vostra ricerca fotografica, così come i vostri lavori, riguardano soprattutto il ritratto. Come vi ponete nei confronti del soggetto da ritrarre?
Instauriamo da subito un rapporto sul set con il soggetto, cercando di raggiungere l’intesa attraverso il dialogo che ci porta ad avere quelle informazioni fondamentali che ne definiscono i tratti essenziali della sua personalità. Crediamo profondamente che il mestiere del ritrattista non possa prescindere dal raggiungere prima di tutto la giusta complicità’ con il soggetto da fotografare, e quando questo accade, fa la differenza e ne andiamo fieri.
Come nasce il vostro interesse per la fotografia? Raccontateci un aneddoto.
Non c’è stato un vero e proprio momento in cui è nato l’interesse verso questo mestiere, tutto si è evoluto in maniera naturale, siamo fratelli e figli di un fotografo, per noi era “normale” respirare fotografia sin da piccoli. Forse l’interesse vero e proprio è sorto quando terminati gli studi abbiamo affinato i nostri gusti estetici, trovato i nostri punti in comune e resi conto di avere chiare le idee sul nostro futuro lavorativo di coppia.
Come conciliate il lavoro in due?
Con la stessa naturalezza con la quale 10 anni fa abbiamo iniziato a lavorare insieme. Sul set non facciamo differenza di chi sta dietro l’obbiettivo e il lavoro finale è sempre il frutto di una simbiosi perfetta. Siamo diversi ma complementari. Le nostre visioni ed approcci diversi, le differenze caratteriali convergono in una direzione comune, arricchiscono e danno al nostro risultato un valore aggiunto.
Musica e fotografia. In che modo questi due mondi si incontrano e trovano un punto di convergenza nella vostra fotografia?
La musica ha sempre accompagnato le nostre scelte e contaminato il nostro lavoro. Continuiamo a respirare musica e fotografia insieme. Molti dei nostri amici erano e sono tuttora musicisti e abbiamo mosso i nostri primi passi da ritrattisti fotografandoli. Ad oggi, quel percorso si è evoluto a tal punto da averci permesso di fotografare quasi tutti i musicisti del panorama italiano che continuano ad affidarsi al nostro occhio.
Social e fotografia. In che cosa la fotografia è stata influenzata dall’avvento dei social?
Sicuramente i social hanno contribuito ad un processo positivo che ha portato ad una sorta di democratizzazione fotografica. Noi stessi li adoperiamo quotidianamente nella fase di ricerca e “promozione”. Tuttavia, è innegabile che abbiano anche contribuito ad una sovrapproduzione di materiale visivo, con la conseguente perdita di valore intrinseco che la fotografia porta con sè sin dalla sua nascita.
Ci sono dei fotografi a cui vi ispirate o che hanno segnato il vostro cammino fotografico?
Rankin, senza dubbio ha lasciato un segno nel nostro quotidiano sin da quando abbiamo avuto l’opportunità di fare palestra sui suoi set. Eugenio Recuenco per gli stessi motivi. Guardiamo anche a chi ha fatto la storia: da David Bailey a Irving Penn, dalla Leibovitz ad Avedon, a Diane Arbus.
Bianco e nero. Che spazio occupa nelle vostre scelte fotografiche?
Abbiamo da sempre cercato di ottenere il giusto equilibrio cromatico, quindi il colore è alla base della nostra produzione fotografica. Negli ultimi tempi il bianco nero sta iniziando ad avere un ruolo significativo e tendiamo ad utilizzarlo sempre di più nel ritratto: lo stesso approccio che riserviamo al colore lo riproponiamo nelle sfumature di grigio del bianconero. Per quanto concerne il bilanciamento di luce e ombra, sia nel colore che nel bianconero adottiamo lo stesso modus operandi.
Se doveste utilizzare una sola parola o immagine per definire la vostra fotografia, quale preferireste?
Poprock.
Ultima domanda. In che direzione intendete proseguire?
Ci definiamo attenti osservatori della realtà che innegabilmente ci influenza quotidianamente. Ne seguiamo attivamente il flusso cavalcandone l’onda cercando di mantenere integra per quanto possibile la nostra identità. Siamo anche noi curiosi di scoprire dove quest’onda ci porterà.
La fotografia di Flavio & Frank è capace di tradurre attentamente in immagini la musica dei soggetti fotografati, dimostrando una peculiare attenzione verso il mood degli artisti ritratti. Attraverso la loro sensibilità fotografica e l’intesa che giorno dopo giorno hanno raggiunto, sono stati in grado di elaborare un linguaggio del tutto proprio. Non resta, quindi, che augurarli una carriera ricca di nuove sfide ed altri stimolanti traguardi.
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