Articolo di Ambra Lo Faro
Ci ha lasciato uno dei timbri più riconoscibili a livello mondiale, Tina Turner. Una vita complessa quella di questa ragazza del Tennessee, che la racconta con una firma sempre struggente e spontanea all’interno di una discografia che tocca dal soul, al pop anni 80, al rock bluesy.
Sebbene Spotify le riconosca come brano più streammato “What’s love got to do with it”, io trovo che l’album più forte e riconoscibile di Tina Turner sia senza ombra di dubbio “Foreign Affair”. Un elegante bluesy rock style, con un groove sempre presente, ed un cantato non invasivo. Ci sono infatti tanti momenti in cui la voce di Tina lascia spazio ai musicisti. E’ il classico atteggiamento di chi sa di non dover strafare, perché consapevole di un immenso talento e del famoso “Less is more”. Una frase detta da Tina Turner la riconosci sempre, anche se corta, se non prolungata. Ma se è il momento di un lungo acuto, lo sa fare. Solo lo fa nel momento giusto, non vuole stufarti, ha quel che di femminilità anche nel modo di interpretare i suoi brani, che la rende una vera donna rock. Ha tutto, ma non ti dà tutto subito.
Una componente della sua produzione veramente forte è il Live. Concerti trasformati in veri spettacoli, dove l’entertainment è al primo posto. La band è al primo posto, le sequenze non hanno mai modo di far parte di questo grande spettacolo, dove sono i musicisti a farlo, le loro frequenze vibranti nelle dita sono percepibili da chiunque, anche da chi di musica sa poco perché lo può sentire nei propri istinti primordiali. Lunghe intro di groove, accompagnano il rock duro di una donna che ce l’ha fatta, ebbene sì, nonostante tutto.
Quella ragazza del Tennesse si legge nella spontaneità di un vibrato sempre presente, ma mai invasivo, che fa la firma della sua graffiante aggressività gentile che vuole dire: puoi farcela anche tu. Ci rimarrà questo di Tina Turner: il prendere la vita di petto, la sua riconoscibile voglia di prendersi il palco, mangiarselo durante il live, e fare gruppo con le altre donne in una solidarietà femminile scenica che fa capire quanto tante donne insieme possano essere forti. Si circondava di ballerine bellissime, mai incapace di prendersela quella scena, dimostrando che il carisma vocale e fisico, può essere protagonista al di là di qualunque canone di bellezza.
Ci rimarrà l’orgogliosa Mary, quella Proud Mary che dimostra a tutti che una cover no, non può essere solo una cover se interpretata da chi di quel pezzo ne fa una biografia di vita.
Ciao Tina.