Photo credit immagine di copertina: Eleonora Cerri Pecorella
Photo credit e testo: Giorgia Basili
Dal 17 al 20 novembre 2022 è tornata Roma Arte in Nuvola che nei propositi dell’ideatore, Alessandro Nicosia (Catania, 1953, ha gestito per oltre 20 anni le popolari esposizioni del Vittoriano), sarebbe dovuta essere riconfermata per almeno altri tre anni. Siamo quindi alla seconda edizione curata da Adriana Polveroni e, nonostante siamo ancora lontani dalle fiere italiane più in voga, si è avvertito un miglioramento rispetto all’anno precedente. Sopratutto la selezione delle gallerie è stata più oculata con l’entrata in scena della rinomata Richard Saltoun (Londra, Roma) che porta avanti un lavoro di ricerca sulle artiste che sono state sottovalutate nella storia passata. In totale espongono 140 gallerie, l’esposizione si distribuisce su tre livelli della Nuvola di Fuksas e lo spazio, altamente suggestivo supporta la riuscita della fiera. Ciò che manca più di tutto, ancora una volta sono le proposte internazionali. Vediamo tuttavia cosa ha funzionato e quali sono state le gallerie che si sono distinte in questo caldo novembre romano.
Le proposte extra mercato
15 sono gli special projects: la decostruzione catastrofica di Giovanni Termini – che risulta purtroppo sacrificata tra uno stand e l’altro -; l’atelier del pittore orchestrato da Manfredi Beninati, con il titolo Ai Leoni, che si può scrutare solo dall’esterno attraverso il vetro appannato di una porticina. Ancora gli stendardi in seta del Tramonto onirico di Ludovica Gioscia, l’intervento ControNatura, a cura di Valentina Ciarallo, che ha visto l’artista Giacomo Cossio dipingere in rosa shocking una piccola giungla di piante da vaso. Il senso dell’operazione? Nonostante il sovrapporsi della vernice irradiata (non dannosa per l’ambiente) il paesaggio vegetale espellerà presto la mano antropica, ritornando a manifestare il suo colore naturale.
Gli interventi performativi al femminile
Nell’arco delle 4 giornate di fiera si sono alternate le performance di altrettante valide artiste: Elena Bellantoni, Romina De Novellis, Loredana Longo, Marcella Vanzo.
La performance di Romina De Novellis, curata da Valentina Ciarallo, ha avuto luogo venerdì 19 novembre. Attraverso la cardatura della lana, l’artista ha inteso “rievocare lo scioglimento da catene mentali, che suggestionano al punto tale da sembrare impenetrabili”.
Durante l’ultima giornata è stata la volta dell’azione performativa orchestrata da Elena Bellantoni. PENSATE DOMANI È LA FINE DEL MONDO il titolo cita un frammento del film Nostalghia di Andreij Tarkovskij del 1983. 29 donne hanno occupato La Nuvola, marciando sulle scale mobili, disperdendosi nello spazio fino a radunarsi in ordine marziale sulla scale prospicienti l’ingresso. Hanno lanciato un monito, anticipato da un gesto sonoro ripetuto: sbattendo le braccia lungo i fianchi, come a voler spiccare il volo, hanno cercato di attivare una trasformazione architettonica ma anche sociale. Le corvesse non si limitano a essere messaggere ma vogliono in prima persona “incidere una nuova ritmica” all’attualità di “un tempo scandito dalla meccanica del capitale” (dalle parole dell’artista). Un tempo forse fuori dal cardine, fuor di sesto (Time out of joint) per citare il romanzo di Philip K. Dick e l’operazione di riallestimento della Galleria Nazionale di Roma ad opera della direttrice Cristiana Collu (dal 10 ottobre 2016).
Le gallerie storiche
Da Tornabuoni Arte spiccano un dipinto di Guttuso, gli occhi di plastica nel quadro surrealista di Carol Rama, i quadri astratti e coloratissimi di Piero D’Orazio, uno scatto da una performance di Vanessa Beecroft. Interessante anche il dipinto Concertino di Carlo Socrate e la Composizione (Autoritratto nello studio con due modelle) (1930) di Bernardino Palazzi, proposti dalla Galleria Berardi. Da Laocoonte la Venere latina di Achille Funi e il bozzetto per il Manifesto de Le Euripidi di Eschilo (Siracusa, 1943) di Dulio Cambellotti.
Richard Saltoun
Assolutamente d’effetto ed esteticamente accattivantigli specchi di cera e spine di Silvia Giambrone. Cattura l’attenzione la fotografia di Eleanor Antin The Empire of signs (da Roman Allegories) 2004. Eleanor Antin sfoggia, o meglio mette in scena, un “ampio cast di alter ego di epoca storica e contemporanea, che esplorano questioni di età, razza, sesso e classe” e, utilizzando costumi e fogge del passato, problematizza e pone in questione il presente. Grazie all’impersonificazione riesce a mettere in luce alcuni dilemmi identitari complessi, come riescono a fare altre artiste femministe celebri degli anni Settanta, quali Cindy Sherman e Rose English (sempre rappresentata dalla galleria). Tra le serie dell’artista anche “The King and His Subject”, “The Last Days of Pompeii”, “Helen’s Odyssey”. Nel 1972 in Carving: A Traditional Sculpture documenta nell’arco di 5 settimane il cambiamento del suo stesso corpo sottoposto a un piano dietetico proposto da una nota rivista americana. Le foto sono scattate frontalmente, di schiena, a destra e a sinistra; i contorni del corpo si trasformano perdendo progressivamente 12 chili. Quali sono gli standard di bellezza in una società che oggettivizza la donna? Quanto può influire uno stereotipo condizionando il benessere psico-fisico della persona?
Andrea Festa
Davide Quartucci, Jade Van Der Mark, Yann Leto. La Home Gallery della capitale, nonostante il giovane gallerista Andrea Festa sia originario di Torino, porta in fiera pittura figurativa raffinata. Le tele dello spagnolo Yann Leto si notano per il carattere sovversivo dei soggetti di natura socio-politica e per una pittura densa, fluida e portentosa. Il giovane Davide Quartucci porta tre dipinti dall’atmosfera luminosa e grottesca, protagonista un marinaio strampalato e naive. Jade van der Mark, caratterizzata da una pennellata abbondantemente materica, sceglie invece come soggetto i cosmetici e i prodotti della società metropolitana consumistica.
IPERCUBO
Ipercubo decide di puntare tutto su un solo show, lo stand infatti è completamente in mano alla pittrice 26enne bosniaca Adelisa Selimbašić, le cui tele ad olio di grande formato si fanno notare grazie a tonalità pastello manipolate in compatte e ampie campiture. Il corpo femminile viene reso senza voyeurismo, le gambe sono nude o coperte da calze a tinta unita. Si respira allegria, nonchalance ed emancipazione in uno spazio simbiotico e irriverente, senza pregiudizi, costruito secondo scenari ludici, di distensione e relax.
Galleria 1/9
Lo stand della galleria romana, in Via degli Specchi, gioca sullo stretto dialogo di due artisti: Fabio Giorgi Alberti e la giovanissima Verdiana Bove, componente dello spazio indipendente di Torre Angela Condotto48. Gli specchi del primo giocano tra la porzione riflettente e le macchie di colore che creano occhi e bocche in negativo, mostruose o buffe creature, o particolari increspature – come quando viene lanciato un sasso per creare i cerchi sulla superficie di un lago montano -. I dipinti di Bove partono invece da un repertorio di fotografie familiari: le relazioni domestiche, i sorrisi e l’intimità, l’infanzia con i suoi umori trapelano dalle sagome immerse in soluzioni pittoriche evanescenti. Il titolo della serie è Canto alla durata, ripreso da una raccolta di poesie di Peter Handke.
SpazioManca
La galleria diretta da Chiara Manca, (ex direttrice dell’archivio Maria Lai) si trova davanti al Mann di Nuoro. Propone artisti emergenti dai prezzi concorrenziali, infatti riesce a vendere moltissime delle opere in fiera. Interessanti gli specchietti rivestiti di tessuto ad opera di Nadia Piras (su instagram Nadia Petit).
Niccoli Arte Moderna (Parma)
Espone la personale Boyfriend di Jessica Wilson curata da Massimo Belli: una serie di opere, disposte in sequenza e in piccolo formato. Il colore pastello e il tratto minimale del segno, che sembrare orchestrare un nuovo alfabeto visivo, risultano accattivanti.
S.t. foto libreria galleria allo stand H 27
Colpisce una serie di polaroid ad opera di Mario Schifano in cui l’artista prende come soggetto lo schermo della televisione (alcuni nudi e il frame che immortala il programma l'”Ora esatta”), ancora un piccolo scatto che ritrae Alighiero Boetti a Basilea di Fausto Giaccone, una serie di ritratti della poetessa Patrizia Cavalli ad opera di Paola Agosti , Isabell Ducrot e Dino Ignani.
Beatrice Burati Anderson e Galleria Gallerati
Nello stand della veneziana e da poco romana galleria capitanata da Beatrice Burati Anderson spicca una scultura in vetro di Judi Harvest e le installazioni luminose a parete di Shay Frisch, mentre Galleria Gallerati punta sulla fotografia di Claudio Orlandi – con i suoi scatti ai ghiacciai del Passo dello Stelvio – di Angelo Cricchi e Nicola Bertellotti.
NM Contemporary (Principato di Monaco)
La NM Contemporary si è aggiudicata il Premio Rock come miglior allestimento ma ha vinto facile grazie agli artisti di talento coinvolti: Leonardo Petrucci, Vincenzo Marsiglia, Giovanni De Cataldo, Matteo Basilè.
Magazzino
La romana Magazzino (in via dei Prefetti) presenta opere di Alessandro Piangiamore – il ciclo dell’Ikebana -, Mircea Cantor, Francesca Leone – la serie delle carte -, Namsal Siedlecki – opere scultoree – e il duo Vedovamazzei – Early Works.
Materia e Gilda Lavia
Entrambe le gallerie sono romane e basate nel quartiere di San Lorenzo.Nello stand di Materia, che solitamente punta molto sulla fotografia, risultanointeressanti le due installazioni di Bekhbaatar Enkhtur dal titolo “Uccello”, grazie al loro minimalismo, all’apparenza asciutto ma in realtà ricco di sporcature – quella leggiadra piuma di pavone sembra appoggiata quasi per incanto sulla superficie -. Gilda Lavia fa forza invece su due degli artisti più notevoli della sua scuderia: Pamela Diamante e Leonardo Petrucci.
Accademia di Belle Arti di Frosinone
In ultimo non si può tralasciare lo stand dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, tra gli insegnanti figura Iginio De Luca, l’artista dei Blitz che ha studio a Roma in zona Marconi, Gioacchino Pontrelli, Gino Sabatini Odoardi e Donatella Spaziani. Tra gli studenti spiccano Giulia Apice (1997) e Veronica Neri. Mentre Apice – che ha già esposto in occasione di Bagni Misteriosi nello stabilimento Sporting Beach di Ostia ad autunno – porta delle opere che, partendo dai tipici specchietti da make-up, usano l’idea della lente di ingrandimento per restituire un’immagine pittorica distorta del volto e della carne, Veronica Neri compone delle astrazioni poetiche usando scarti organici e un piccolo cubo in plexiglass, aprendo una breccia nella superficie, un portale mnemonico.