I cinquant’anni del design della gioia: Cleto Munari in vetrina all’Officina Bernardi
L’officina Bernardi ospita per il cinquantesimo anniversario di carriera di Cleto Munari, le opere più celebri. Durante il suo percorso artistico il designer ha lavorato a numerosi asset realizzando gioielli, ceramiche, orologi, mobili, stilografiche.
Dopo Palermo, Roma e Bologna, Milano è la quarta tappa di un tour celebrativo iniziato nell’ottobre 2023 che si concluderà in Italia, a Torino, e nel dicembre 2025 con le mete internazionali Dubai, Parigi, New York e Seoul.
Il progetto, che inaugura il percorso artistico di Munari, risale al 1973 e consiste in un set di posate dal design unico esibito in 82 musei tra i più importanti al mondo. Gli ultimi invece, realizzati a 92 anni, sono i vasi veronesi e il variopinto set di occhiali che testimoniano la sua poetica di “design della gioia”.
I vasi veronesi sono artefatti che riprendono la forma cinquecentesca nata a Murano, reinterpretati su modello di Munari da celebri artisti come Scarpa, Palladino, Meier.
Il felice connubio tra le collezioni dell’Officina Bernardi e le opere del designer è testimoniato dal ruolo dei Locletoys, statuette di ceramica realizzate da Munari con il ceramista Leonardo Zanovello.
Queste ricreano, attraverso forme e colori, le fattezze caratteristiche di personaggi immaginari, come la statuetta Afro che, sormontata da un pezzo di ceramica nero curviforme, riproduce l’ iconica capigliatura. Le silhouettes sinuose e le tonalità sgargianti di queste sculture si uniscono in maniera armoniosa con la brillante luminosità e il carattere esuberante delle collezioni di gioielli Senzatempo, Damasco, Mimosa che popolano lo spazio diafano dell’Officina Bernardi.
“Il mare dove non si tocca”, lo spazio espositivo di Antonio Marras per il Salone del Mobile
“Il mare, io non riesco a guardare a lungo il mare. Sennò tutto quello che succede a terra non mi interessa più”. È da una forte attrazione che nasce la mostra “Il mare dove non si tocca” nella quale Antonio Marras sembra aver voluto rivestire di un alone marittimo la realtà. Perché se come pronuncia Monica Vitti in Deserto Rosso, dopo aver visto il mare, il quotidiano appare meno interessante, il rimedio migliore sembra rivestirlo di mistero.
La collezione resort 2024 dello stilista sardo è ispirata in particolare all’isola di Caprera e, gli abiti che la costituiscono, sono inseriti in un contesto che ne riprende i colori e la semantica. Le tonalità dominanti sono il blu oltremare e il bordeaux, riprese nelle stampe degli interni, con le quali Marras ha rivestito gli arredi della collezione Eva di Nodo Italia. La scenografia è popolata da manichini marinareschi e libri colorati di celeste, un clima balneare dalle sfumature oniriche. Al mare si ispirano anche le ceramiche che coprono le pareti dello spazio, una collaborazione con i leccesi Fratelli Colì, opere che ricordano le tipiche incrostazioni degli oggetti rinvenuti dopo molto tempo dai fondali.
Lo spazio Marras, allestito come un labirinto che ricorda il relitto di una nave, espone abiti bianchi realizzati con materiali di scarto grazie all’aiuto di duecento studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Su questi capi, delle simil meduse, sono state ricamate frasi connesse al folklore e alla scaramanzia partenopei. Al centro, il Tesoro di Atlantide, una struttura in ceramica realizzata dai due brand raffigurante la leggendaria terra sommersa, la Sardegna stessa?
Per l’occasione, un ristorante gestito da Giovanni Rana, con sedute realizzate da Nodo Italia e piatti di ceramica firmati Marras, il cui set impiega finti coralli, modellini di navi d’antiquariato dell’800, quadri vintage raffiguranti vedute balneari in perfetta assonanza con l’atmosfera di tutte le aree della mostra.
Blooming Visions, il connubio uomo e natura in una villa razionalista del 1936
Un panorama inaspettato nel tessuto urbano di Milano, è offerto da via Randaccio dove una villa del 1936 attribuita a Gio Ponti, si erge in tutta la sua calma solennità razionalista. All’interno di questa antica struttura, ribattezzata Ted Suite, l’interior designer Ilaria Ferrario ospita una mostra che ha l’obiettivo di immergere l’ospite in un ambiente in cui la natura ha preso il sopravvento sul costruito.
Questa immersione è stata realizzata da Marina Malguzzi di Imagiflora e dalla fragrance designer Nuria du Chene de Vere attraverso un percorso floreale e olfattivo che richiama nei profumi la luminosità, le forme e i colori dello spazio; a inebriare gli ospiti dall’ingresso, un’essenza boschiva base di mirto.
Come contraltare agli elementi che richiamano la natura, ci sono poi le sculture in alluminio battuto a mano di Filippo Salerni e le ceramiche dello storico brand veneziano Geminiano Cozzi. Gli arredi d’epoca di Vintage Domus degli interni alternano forme sinuose ad altre più razionaliste e si armonizzano in un insolito accordo con gli esterni della terrazza. Realizzati dal brand di outdoor Jwana Hamdan, hanno unito estetica e matericità come per il tavolo Alì , struttura in alluminio e piano in pietra lavica; le sedie Aliya rivestite con le stampe floreali dell’americana Tricia Paoluccio.
Al piano inferiore un dittongo uomo-natura; quattro opere realizzate dall’artista Irene Coccoli, anime di poltrone Vintage Domus ricreano habitat autonomi; l’artista utilizza materiali di recupero per interpretare i 4 elementi naturali.
Gli scheletri delle sedie nude del novecento, in opposizione all’opulenza artistica, sottolineano il valore dell’intervento umano sulla materia.
E’ mostrato su maxi schermo un video realizzato da Martina Rella dove le foto delle poltrone vengono impiegate dall’AI nel generare pattern per la creazione di immagini con mobili inediti, veri oggetti di arte digitale.
Da Ted Suite, la stanza circolare, ex sala da pranzo della villa, ha mura rivestite da una carta da parati dorata che si illumina riflettendo la luce da una grande finestra. Per fermarsi a cogliere la bellezza dell’ambiente e godersi i raggi di luce ci si può accomodare sul divano circolare firmato Vintage Domus e respirare il profumo evocativo di Blooming Visions, un’essenza creata da Nuria du Chene de Vere mixando 42 diverse essenze.