Tutti sappiamo quanto Pablo Picasso sia stato il più grande sperimentatore della Storia dell’Arte del Novecento e quanti stili pittorici abbia affrontato nelle sue opere, ma il rapporto del genio di Malaga con l’antico è un nuovo elemento d’indagine.
Proprio questo è il tema della mostra milanese dedicata a Picasso, nelle sale di Palazzo Reale. Dal 18 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019, l’esposizione ha l’obiettivo di sviluppare l’analisi sul rapporto tra la sua Arte e la mitologia classica, con la curatela di Pascale Picard. La mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano e MondoMostre Skira ed è la tappa milanese di un progetto, promosso dal Museo Picasso di Parigi, che prevede il prestito di circa duecento tra opere del maestro andaluso e oggetti di Arte antica provenienti dalle più svariate istituzioni espositive d’Europa. La mostra, inoltre, è l’ultimo omaggio di Milano a Pablo Picasso, dopo l’esposizione di Guernica nel 1953, nella Sala delle Cariatidi, e le monografiche del 2001 e del 2012.
Chi si aspetta una mostra interamente dedicata a Picasso rimarrà dubbioso, perché questa esposizione, intitolata Picasso. Metamorfosi non è una mostra in toto sul pittore di Malaga, ma un’indagine, un percorso, all’interno del suo rapporto con l’antico e il mito, in particolare con quello classico, greco, ellenistico e romano. Picasso è, a tutti gli effetti, un genio, nel senso etimologico del termine, colui che crea pensando e plasma a immagine e somiglianza dell’uomo, e una tale figura di artista non può che gettare radici nella classicità, nella filosofia di Platone e nel taumaturgo da lui teorizzato, una mente creatrice universale. Picasso ha sempre visto l’antico come fonte, non solo come semplice riferimento stilistico, per tutta la sua carriera, senza limitarsi a quel periodo di ritorno all’’ordine che contraddistinse tanti artisti del ‘900. L’antichità, quindi, diventa punto di partenza per un’indagine, antropologica e, per certi versi, psicoanalitica, sull’opera del maestro andaluso, che ci fa capire quanto i cambiamenti dell’Arte picassiana, le Metamorfosi del titolo (con riferimento a Ovidio), siano stati dettati dal recupero filologico di queste fonti.
La mostra si sviluppa attraverso sei sezioni, che illustrano il magma creativo di Pablo Picasso in relazione a sculture, mosaici, pitture murali e vasellame antico, per lo più proveniente da Roma, da Pompei o dalle città attiche e custodito tra Parigi, l’Urbe e Napoli. La prima sezione, dedicata al tema romantico del bacio, presenta due meravigliose tele di Picasso, Il bacio e L’abbraccio, affiancate a una scultura di Auguste Rodin, dedicata allo stesso tema, e a un dipinto di Ingres, Paolo e Francesca. Picasso ha sempre sperimentato formule creative dedicate al bacio, attingendo a un repertorio mitologico antico, caricato, però, di pulsione erotica e di passione per l’universo femminile, elementi tipici della sua produzione artistica, e ottenuto con la scomposizione della forma tipica del Cubismo, con l’obiettivo di aumentare la sensualità nelle sue opere.
La seconda sezione è dedicata al rapporto del pittore spagnolo con figure come Arianna e Minotauro. Punti di partenza sono le sculture ellenistiche come l’Arianna addormentata dei Musei Vaticani e il busto del Minotauro. Picasso fu sempre affascinato dalle figure ibride, metà uomo e metà animale, in quanto elementi che si collocavano a cavallo tra bene e male, tra vita e morte: fauni e Minotauro ne sono la perfetta espressione. I primi, sempre ebbri nei cortei dionisiaci, rappresentano l’atteggiamento tipico di Picasso, ubriaco di vita e di passione umana (incarnata dalla donna e dal suo corpo), come ben rappresentato dalle opere Fauno, cavallo e uccello (1936) e Testa di uomo barbuto (1938), ma anche nell’elemento del Minotauro c’è dell’autobiografico, con rimandi alle origini dell’artista (il toro inteso come simbolo della Spagna), ma anche all’elemento sensuale e sessuale tipicamente picassiano. In tale direzione, si colloca la figura di Arianna, simbolo di bellezza femminile ma anche della potenza primigenia della donna: le odalische ritratte da Picasso sono palesemente ispirate alla posa dell’Arianna del Vaticano. Arianna è figura erotica, un trionfo di carica sessuale esaltata dalla sua bellezza, alternativa al modello etereo di Afrodite, e, per tale motivo, intorno a essa, il genio di Malaga sviluppa raffigurazioni come il Minotauro, i fauni e altri esseri ibridi che rimandano all’amore (nel senso dell’Eros), alla guerra e alla passione, elementi tipici della sfera maschile mitologica, viste le molteplici opere raffiguranti Ares e Afrodite. Questi esseri, per Picasso, sono sempre visti come simbolo, oltre che della perpetua ebbrezza per la vita, anche delle pulsioni sessuali, mentre Arianna incarna più sfaccettature della passione amorosa e dell’emozione erotica, fino alle fantasie sul rapimento descritte anche dal mito.
Le due sezioni successive sono dedicate al rapporto che Picasso ebbe con il grande museo che, nella sua vita, frequentò maggiormente: il Louvre e, in particolare, le sue collezioni di Arte greca e romana. Picasso, sin da giovane, iniziò ad appassionarsi di Arte classica, approfondendola nel 1917, quando viaggiò tra Roma e Napoli alla scoperta dei tesori archeologici laziali e campani. La sua esperienza cubista fu mitigata dall’ispirazione classica anche grazie alle frequenti visite al grande museo di Parigi, dove trasse spunto per opere come il Piatto spagnolo decorato con donne e tori, palesemente frutto del modello del vasellame arcaico greco, ma anche per alcune figure sedute trattate con la scomposizione cubista che squarcia la canonicità dell’archetipo ellenistico. Picasso non si ferma al modello greco, ma va più indietro, alla ricerca delle origini figurative dell’Arte classica: al Louvre scopre gli etruschi, con le sculture filiformi in legno esposte in mostra, e recupera il repertorio degli Iberi, i primi abitanti della Spagna e del Portogallo, come provano le opere in bronzo ispirate agli antichi ex-voto di questi popoli.
La parte successiva è dedicata alla ceramica, che Picasso riscopre e che trasforma da oggetto d’uso a opera d’Arte. Il modello è sempre quello arcaico greco, ma anche il vasellame pompeiano attrae Picasso: il risultato sono splendide decorazioni vascolari, quasi neo-greche, ottenute su frammenti di contenitori da cucina o su terrecotte che riprendono i modelli antichi.
La logica conclusione della mostra è la raffigurazione delle Metamorfosi di Ovidio illustrate da Picasso nel 1931 per il volume edito da Albert Skira, accompagnata dalla scultura in ferro La donna in giardino (1932). La presentazione delle lastre incise ad acquaforte da Picasso mette ben in evidenza la prassi di creazione del libro d’artista ma anche di un’incisione che crea effetti autonomi rispetto al disegno, ma comunque sempre ispirati al vasellame antico. Sono esposti anche alcuni fogli della Suite Vollard, in cui l’artista è raffigurato nello studio con la modella, come un novello Pigmalione: le scene erotiche ricordano molto gli episodi legati al mito di Arianna e dei fauni, con un ritorno ciclico all’origine del percorso della mostra, al bacio e alla pulsione amorosa.
Picasso. Metamorfosi
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Orari: Lunedì 14.30 – 19.30 (dalle 9.00 alle 14.00 riservato alle Scuole), martedì, mercoledì venerdì e domenica 9.30 – 19.30, giovedì e sabato 9.30 – 22.30
Biglietti: Intero 14,00 €, ridotto 12,00 €
Info: http://www.mostrapicassomilano.it/