Quattromani: il rituale dell’Argia domina la collezione del duo di stilisti

Ancora folklore sardo nella collezione autunno/inverno 2016-17 proposta dal marchio Quattromani e presentata nell’ambito dell’evento “New designer at Coin Excelsior” il 28 gennaio scorso.

Ecco che rituale dell’Argia, definito dall’antropologo Ernesto de Martino il “Tarantismo di Sardegna”, riprende vita attraverso i print disegnati da Massimo Noli e Nicola Frau per omaggiare tale tradizione. Il ragno, un insetto simile ad una grande formica scivola con le sue lunghe zampe su gonne a ruota, blousons, trousers e parka.

La collezione punta sul sapore neo-artigianale e su forme neo-seventies. Ciò trova conferma nella scelta dei tessuti, come la maglia a tubolari, la garza stampata e l’eco pelliccia.

Pencil skirts, pantaloni in panno, lunghi dress fluttuanti e impreziositi da un maxi fiocco sul collo, gonne-pantaloni in gabardine full print, bastano per incorniciare il défilé in una silhouette fasciante.

L’argia domina anche la scelta della palette di colori che non dissimula il vello del ragno: in una variegata scelta di tonalità come cammello, il blu, il rosa caramella, il bianco e l’azzurro, vincono il mostarda, il rosso e il nero per definire l’accordo cromatico della collezione.

 

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Pitti Uomo: Kinloch presenta la collezione “Salotto inglese”

Kinloch è il neonato brand di lusso Made in Italy, dedicato sia a lei che a lui, che mescola un design originale al gusto retro. Il marchio, seppur fondato di recente ha già conquistato i mercati internazionali, soprattutto quelli giapponesi.

L’esperienza e l’entusiasmo del team formato dalla milanese SUM Ventures di Davide Mongelli (Presidente del brand n.d.r.) prosegue la corsa senza mai arrestarsi, ottenendo i favori di una sempre crescente clientela che ama lo sfarzo e il glam.

 

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Kinloch presenta a Pitti Uomo 89 la collezione Salotto inglese
Kinloch presenta a Pitti Uomo 89 la collezione Salotto inglese

 

 

Kinloch è savoir-farire, lusso, tradizione. È cura nei dettagli e scelta di materiali di assoluto pregio.

La nuova collezione autunno/inverno 16-17 presentata durante la scorsa edizione di Pitti Uomo è il racconto di un viaggio ricco e sorprendente che per la prima volta in assoluto approda nella “snobbish” inglese lasciandosi alle spalle le mete esotiche esplorate in passato.

Cravatte, sciarpe, pochettes e foulards vengono decorati con patterns superlativi che disegnano preziosi vasi cinesi sulla seta, ispirati dalle residenze aristocratiche della “Old England”.

Una narrazione che tocca picchi importanti attraverso le “English Tales” nella quale simpatiche api, cani, lattughe, gatti e conigli sono i protagonisti assoluti di un dettaglio che conta.

 

Per saperne di più www.kinloch.it

Mattel rilancia la Barbie che somiglia alle donne vere

Era il lontano 9 marzo 1959 quando Mattel commercializza per la prima volta la Barbie: la bellissima icona plastificata, vestiva all’epoca un costume a righe e portava gli occhiali da sole modello butterfly indossati su una folta chioma raccolta in una lunga coda. Sono trascorsi ben 57 anni di successi spesso però oscurati dalle tante critiche mosse nei confronti dell’azienda perché commercializzava modelli di bellezza che non rappresentava totalmente la realtà.

 

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Sta di fatto che la Barbie è stata per molti anni considerata esempio da seguire per le ragazzine di tutto il mondo. In lei, oltre la chioma bionda e lucente, si apprezzava anche il fisico statuario e il suo status symbol. Il castello in cui abitava, la maggiolino che guidava e infine i suoi abiti, sempre di tendenza.

La notizia che oggi ha davvero del sorprendente e che siamo sicuri, farà felice tutte le donne del pianeta, è che Barbie non sarà più un modello irraggiungibile; quell’esempio che ha spinto molte adolescenti ad avere un rapporto malato con il proprio corpo spingendole nel tunnel buio dell’anoressia.

 

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Sette tonalità di carnagione, ventidue toni di occhi diversi, ventiquattro hairstyles proposti e quattro tipologie di corpi differenti.

La gamma meno stereotipata di bambole oggi presente sul mercato, rilancia il modello curvy e small per accontentare le bellezze latine e tall per aggraziare quella fetta di mercato sempre più crescente di donne altissime.

Evelyn Mazzocco, vice presidente e global manager di Barbie ha così commentato la scelta di incrementare la gamma di bambole: “Siamo convinti di avere la responsabilità nei confronti di ragazze e genitori di riflettere una visione più ampia della bellezza.

 

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Ispirazione bizantina per l’Alta Moda firmata Valentino

Le dee di Valentino incedono sicure e a piedi nudi, leggiadre e su petali di rosa e ranuncoli, su una passerella che racconta un passato fastoso e mai dimenticato.

Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri si lasciano suggestionare dalle danzatrici predilette dallo stilista Mariano Fortuny y Mazadro (noto come Mariano Fortuny, figlio del celebre pittore catalano Mariano Fortuny y Marsal) per celebrare una donna che prende le sembianze di una straordinaria divinità greca. Dello stilista recuperano non solo l’estetica, ma anche le fogge di alcune eterei vestiti adorati dallo stilista spagnolo. Rivive così l’abito Delphos disegnato per la prima volta da Fortuny: leggero, dalla lunghezza totale e, soprattutto, plissettato.

La ricchezza dei ricami, una firma ormai certa nelle collezioni di Valentino, crea un ponte creativo tra l’Occidente moderno e l’Oriente bizantino; ed ecco come mirabili tuniche si fregiano di trame d’oro rivedendo in chiave odierna sfarzosi pannelli desunti, presumibilmente, dalla pittura parietale di “Teodora e il suo seguito” presenti all’interno della chiesa di San Vitale, a Ravenna.

Il broccato, recuperato dall’archivio Fortuny e lavorato sapientemente dalle mani abili degli artigiani in atelier, viene esaltato attraverso l’applicazione di effetti in 3D ottenuti da farfalle in volo e fiori sbocciati, che esaltano a loro volta la tramatura originale del tessuto.

Il fluttuare di abiti che librano nell’aria, trame di fili orditi con dovizia che appesantiscono i broccati delle tuniche, eleganti velluti che costruiscono affascinanti abiti peplo e i pavoni (simbolo di vita eterna nell’arte bizantina), conferiscono alla collezione un viaggio intrinseco di arte, sapere e lusso.

E mentre propizianti serpenti scivolano sui capi delle modelle, lussuosi calzari ci ricordano che l’Oriente e il suo folklore non sono mai stati così vicini come nella collezione Haute Couture primavera/estate 2016 di Chiuri e Piccioli per Valentino.

 

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Armani Privé: l’Haute Couture di Giorgio Armani si tinge di malva

Ho sempre amato vestire le persone con un solo colore [..] Ieri era il caso del grigio, del blu, del greige. Oggi è la volta del malva. È un tono idilliaco, dolce, che sta bene quasi a tutte. Ha un’aria rassicurante e allo stesso tempo molto ricercata”, riferisce re Giorgio Armani per commentare la nuova tonalità presentata durante la sfilata Haute Couture esibita presso Palais De Tokyo a Parigi.

La collezione Armani Privé Haute Couture primavera/estate 2016, dedicata alle brunediventa un tributo al color malva e a tutte le sue sfumature.

La semplicità delle linee essenziali si arricchisce di sfarzosi ma delicati ricami. Perline, baguette e paillette conferisco ai capi una texture di esclusiva meraviglia. Top, blouson, abiti e perfino semplici dettagli appaiono come un complesso di micro specchi studiato accuratamente per catturare la luce e rifletterla dappertutto.

Le onde delle macro ruches, si adagiano delicatamente su giacche e shorts dalla linea midi, creando un movimento sinuoso e gradevole.

Gli abiti da sera regalano tutto l’eleganza che solo il savoir-faire di Giorgio Armani può realizzare. Possiedono una delicata linea ad A impalpabile, quasi vaporosa e in forte contrasto con i corpetti, rigidi o duttili, senza spalline o con scollatura profonda.

Sotto gli occhi di Charlotte Rampling, Isabelle Huppert, del sindaco di Milano Giuliano Pisapia e Juliette Binoche, scorre lentamente la leggerezza: qualità sempre apprezzata dallo stilista che ama vestire il corpo delle donne con tessuti leggeri come la seta e lo chiffon, da sempre sinonimo di eleganza femminile per Giorgio Armani.

 

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Giambattista Valli incanta l’Alta Moda parigina

Applicazioni di ruches, fiori che si animano, abiti principeschi che ci invitano a sognare ancora, perché non è mai troppo tardi per farlo.

Giambattista Valli deve tanto a Parigi e a questa città dedica la collezione Haute Couture primavera/estate 2016. Risveglia la sua creatività come i fiori dei favolosi giardini de La Ville Lumière, in primavera. Si lascia guidare dai suoi germogli colorati e turgidi e noi quasi ne percepiamo i loro profumi.

Così occorre lasciarsi avvolgere dall’aurea romantica e misteriosa dei  giardini di Bagatelle, Palais Royal, Luxemburg e Tuileries  per “raccontare quelle fioriture impressioniste che hanno ispirato tanta arte”, spiega il designer.

Valli è il virtuoso dell’Haute Couture. È generoso nel donare agli altri, attimi di pura magia. Le sue creazioni sono teatrali, imponenti ma leggere come nuvole al contempo. Metri e metri di organza imbastita e cucita sapientemente, cristalli lucenti che riflettono la preziosità delle sue creazioni.

Mantelle con chiusura gioiello, pizzi generosi, maniche sbuffo impreziosite da mughetti, peonie e margherite. Abiti cocktails con rose che scivolano a tutta altezza e reti fantasiose che imprigionano i boccioli. Lo stile impero rivive nell’abito in seta e organza rivestito completamente da corolle da mille colori.

L’abilità creativa del designer romano esplode negli abiti da ballo in organza che disegnano una naturale  linea ad A e che riflettono l’incontrovertibile bellezza di questa collezione.

Tanto di cappello, “Giaba”.

 

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Dior Haute Couture: il modernismo post Raf Simons

La prima sfilata di Dior senza Raf Simons mostra il volto di una maison forte, che apparentemente non risente del fulmineo abbandono del direttore creativo belga.

Si, solo in apparenza, perché sembra chiaro come il team creativo capeggiato da Lucie Meier e Serge Ruffieux si sia ispirato all’ultima collezione presentata dal designer, riproponendo le sovrapposizioni asimmetriche dei capi e, in linea generale, alla linea stessa degli abiti.

Avendo avuto abbastanza tempo per ricompattare il gruppo di lavoro, la collezione Haute Couture estate 2016 Christian Dior appare dunque un continuum del progetto di Simons, rielaborata in chiave più moderna  e audace. L’atteso cambio di rotta stilistico non è stato concretizzato, forse rimandato.

Il défilé, presentato al centro del Musée Rodin in una scenografia composta da giochi di specchi è giovane e porta il peso di una tradizione stilistica davvero onerosa.

La collezione è dedicata alla donna parigina dei nostri giorni, elegantemente naturale, sicura di sé, moderna.

Si parte dalla classica giacca Bar rivisitata nei volumi, rendendola attuale; portata chiusa o aperta, color cammello o semplicemente nera. Si veste di mughetti in3D. Ha una fisionomia couture, ma può essere indossata anche abbinata ad un semplice jeans. È la trasformazione della maison Dior, sempre più vicina al prêt-à-porter.

La superstizione di Monsieur Dior aleggia sui charm indossati su collane o molto semplicemente ricamati sugli abiti e, l’animalier tema tanto caro al couturier, viene dosato in piccole dosi come per omaggiare il ricordo del fondatore della maison.

Una spallina “scivolata” rende audace un abito dai volumi over con sexy scollo oblò sul dietro.

Le reti metalliche (già viste nella passata collezione autunno/inverno 15-16) vestono i seni nudi delle modelle e le ruches movimentano linee affusolate. Infine, Un vedo non vedo osé ci regala una diva anni venti esageratamente hot.

 

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Buon compleanno, Paul Newman

Avrebbe compiuto gli anni oggi, l’indimenticabile Paul Leonard Newman da tutti conosciuto come Paul Newman. L’attore hollywoodiano  figlio di una donna slovacca e padre commerciante di articoli sportivi, nacque  infatti a Shaker Heights, il 26 gennaio 1925.

Strappato dalla vita militare a causa del suo daltonismo, il giovane Paul riuscì comunque a partecipare all’azione bellica sopra i cieli del Pacifico meridionale durante la seconda guerra mondiale. I suoi magnifici occhi blu furono testimoni di uno degli accadimenti più gravi che la storia mondiale abbia mai dovuto raccontare: il terribile fungo atomico sprigionato dalla bomba nucleare sganciata su Hiroshima.

È nel secondo dopoguerra che Paul Newman inizia a muovere i primi passi nel cinema dopo essersi iscritto all’Actor’s Studio di New York  e aver sposato nel 1949 la moglie Jacqueline E. Witte dalla quale ebbe tre figli: Scott Allan (morto a 28 anni per overdose), Susan Kendall e Stephanie.

 

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La sua prima interpretazione nel film “Il calice d’argento” fu ritenuta dalla critica un vero fiasco. Il The New Yorker giudicò con queste parole la sua performance: “Recita la sua parte con il fervore emotivo di un autista di autobus che annuncia le fermate locali.

Fu in quell’occasione che l’attore si espose con consapevolezza  e con una devastante umiltà chiedendo scusa pubblicamente per la deludente prestazione .

Archiviato il matrimonio con Jacqueline, il 29 gennaio 1958, a Las Vegas, convola in seconde nozze con l’attrice e produttrice televisiva e cinematografica  Joanne Woodward. Dalla protagonista di “La donna dei tre volti” ebbe a sua volta tre figlie: Elinor “Nell” Teresa, Melissa “Lissy” Stewart e Claire “Clea” Olivia.

 

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I due siglarono anche un’importante sodalizio lavorativo. Assieme interpretarono “Dalla terrazza”, “Paris Blues”, “Il mio amore con Samantha”, ”Un uomo oggi” (solo per citarne alcuni).

Ma è con pellicole come “La gatta sul tetto che scotta”, “Intrigo a Stoccolma”, “L’inferno di cristallo”, “ La stangata” e “Lo spaccone” che Paul Newman viene consacrato come “Leggenda del cinema.”

Dopo molteplici fatiche, negli anni ottanta giungono i primi riconoscimenti. Nel 1986 vinse il primo Oscar alla carriera e l’anno successivo, con “Il colore dei soldi”, fu premiato come migliore attore protagonista.

Insieme allo scrittore Aaron Edward Hotchner, nel 1982 fonda la “Newman’s Own”: un’azienda eretta per produrre beni alimentari biologici il cui ricavato viene tutt’ora devoluto per scopi umanitari ed educativi.

Sei anni più tardi fonda l’Associazione “Hole in The Wall Camps”. Il progetto che realizza programmi di terapia ricreativa per bambini gravemente malati, oltrepassa i confini americani fino ad approdare in Europa e in Africa. Un impegno umanitario talmente sentito che lo porta a ricevere il suo terzo ed ultimo Oscar con il premio umanitario Jean Hersholt.

 

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Paul Newman era un uomo diviso fra due grandi passioni: le donne e le automobili.

Infatti, divenuto un discreto pilota dopo aver interpretato “Indianapolis pista infernale”, disputò le prime gare nel 1972 nel Campionato organizzato dallo Sport Car Club of America . Il gentleman delle corse riuscì perfino a trionfare in diverse competizioni.

Dopo alcuni anni di assenza, nel 1994 torna sulle scene cinematografiche con “Mister Hula Hoop” dei fratelli Coen. L’anno successivo, nel 1995, viene premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’Argento per il film “La vita a modo mio” di Robert Benton.

Il 25 maggio del 2007 annunciò il suo ritiro dalle scene perché “troppo vecchio per recitare”.

Morirà all’età di 83 anni, il 26 settembre del 2008, dopo una breve ma dolorosa battaglia contro un tumore ai polmoni.

 

 

Dior Homme: a Parigi Kris Van Assche dà lezioni di stile

E se fosse un delicato fiocco ad essere il filo conduttore della collezione autunno/inverno 16-17 di Dior Homme, presentata il 23 gennaio all’interno della suggestiva cornice del Tennis Club de Paris?

Kris Van Assche, direttore creativo della linea uomo di Dior, risponde con sobrietà alle recenti proposte moda uomo che per certi versi sono apparse esageratamente sopra le righe.

L’uomo Dior non ha bisogno di colorite presentazioni per essere descritto: è l’eleganza  dei suoi capi a far parlare di sé.

L’alta sartorialità degli smoking, la loro linea affusolata, questo stile estremo in parte “beffato” da pesanti anfibi con lacci in contrasto, delineano la fisionomia di una maison che non si lascia incantare dai trend imposti ma piuttosto ne inventa di altri. Si, perché moderazione e accenni rockeggianti a volte possono essere il binomio perfetto per creare una collezione dagli esiti sorprendenti. I guanti recisi, mostrano le unghie laccate di nero,  i pinstripe trousers sono sdrammatizzati da coulisse in vita tenuti  da cordini rossi e blu intenso (le due tonalità sono state elette, peraltro, firma per la prossima stagione fredda).

L’uomo Dior non ama gli eccessi. L’uomo Dior è un esteta. L’uomo Dior è un elegante generale contemporaneo, come un tempo lo era Napoleone Bonaparte.

Over coats profilati di rosso, trench affiancati, pantaloni e cappotti abbelliti con fili di cotone che creano zig zag astratti e l’ inossidabile montgomery: Il progetto di Van Assche non è altro che una coraggiosa contaminazione di stili.

Vince il print: tartan, scacchi, motivi norvegesi e l’indimenticabile rosa: la corolla, simbolo della maison e tanto cara a monsieur Christian Dior, in questa collezione si presenta large, medium e small.

Molte le celebrità presenti al défilé e che hanno indossato in anteprima i capi della collezione presentata.

Tra i nomi celebri: Christian Slater, Asap Rocky, Rami Malek e Noomi Rapace.

 

Dior Homme Fall Winter 2016 Fashion show in Paris

 

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Pitti Immagine: Vittorio Branchizio racconta “Materia”

 

Dopo il grande successo di “Materia”, la collezione autunno/inverno 2016-17 presentata durante la passata edizione di Pitti Immagine, Vittorio Branchizio si racconta in questa intervista esclusiva.

 

Vittorio, innanzitutto vorrei complimentarmi con te per la presentazione della collezione durante Pitti Immagine Uomo. Parliamo di “Materia”: da cosa ti sei lasciato ispirare?

 

Ti ringrazio e sono molto contento di aver avuto la possibilità di esprimerti il mio lavoro .

“Materica” perché l’ispirazione nasce dall’interno delle pietre dell’Arno, dalle sezioni nelle quali la natura  si esprime in una perfezione dell’astratto. Ispirato da questi disegni che possono essere paragonati a quadri di estrema creatività ho voluto interpretare  le sensazioni che ho provato utilizzando effetti ottenuti con trasformazioni chimiche sulle fibre utilizzati.

 

 

Quale messaggio intendi inviare con “Materia?

 

Il messaggio che ho voluto trasmettere è un’ interpretazione dell’astrattismo naturale applicato su trasformazioni di fibre quindi applicato alla “ Materia “.

 

 

A quale uomo è dedicata?

 

Non è dedicata a un tipo di uomo predefinito  ma a un modo di essere, che riesce a cogliere certe sensibilità.

 

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Una stretta collaborazione con l’artista Sergio Perrero che ti ha consentito di trasformare le fibre e, di conseguenza, manipolare il capo finito. Puoi raccontare a noi di D-art.it in cosa consiste il contributo di Perrero?

 

Il contributo con Sergio è un continuo ragionare, confrontarsi, elaborare concetti estetici e studiare tecniche con le quali intervenire sulle fibre, trovando la giusta espressione della nostra idea di ispirazione.

 

 

Una seconda collaborazione ti vede affiancato dall’artista Uros Mihic per i capi “origami”. Da quale concetto nascono questi indumenti?

 

Con il designer Uros ci sono studio e ricerca per applicare la sua arte origami all’estetica dell’abbigliamento.

 

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Il tuo brand è 100% Made in Italy. Spiegaci come si sviluppa all’interno del tuo brand, tale concetto.

 

Esatto, totalmente Made in Italy, dalla materia prima a tutte le fasi di creazione e trasformazioni. Tengo molto alla sapiente mano italiana che con la sua storia nel campo della maglieria e non solo, riesce ad avere i più esperti collaboratori nelle aziende dal settore.

 

 

Un sogno nel cassetto.

 

Riuscire a costruire un collettivo di professionisti di diversi radici per creare un concetto estetico visto da una nuova prospettiva

 

 

Un sogno già avverato?

 

L’arrivo di mio figlio Samuele.

 

 

Vittorio e il futuro: cosa ti aspetti?

 

Mi aspetto una forte voglia di creare e proseguire nella costruzione del mio progetto.

 

 

Per conoscere dettagliatamente la collezione, clicca qui

Gisele Bündchen: per Forbes è lei la modella più pagata al mondo

Forbes, la prestigiosa rivista statunitense di economia e finanza, ha reso noto i nomi delle modelle più pagate al mondo.

A chi spetta lo scettro di regina delle passerelle? Anche quest’anno e per la nona volta consecutiva, Gisele Bündchen risulta l’indossatrice più retribuita al mondo con 47 milioni di dollari percepiti durante tutto il 2015 (386 milioni di dollari da quando ha intrapreso la carriera da modella nel 2001).

Seppur la top model abbia abbandonato le sfilate ormai da tempo, i compensi economici ricevuti per le campagne pubblicitarie (Chanel, Stuart Weitzman e Vivara Jewelry solo per citarne alcune) hanno contribuito a far lievitare la sua fortuna incrementata oggigiorno da Gisele Bündchen Intimates: la linea di intimo di cui è fondatrice.

La bella brasiliana che secondo la temutissima Anna Wintour “Ha fatto rivivere il concetto di top-model degli anni Novanta” conta anche sull’appoggio dei suoi followers che solo su Instagram si calcola siano 7,6 milioni.

Il segreto del suo successo è ormai noto a tutti: bellezza disarmante, incredibile spontaneità e fascino innato.

 

Adriana Lima
Adriana Lima

 

Alessandra Ambrosio
Alessandra Ambrosio

 

Candice Swanepoel
Candice Swanepoel

 

Cara Delevingne
Cara Delevingne

 

 

La Bündchen divide il podio con le colleghe Cara Delevingne e Adriana Lima con un profitto comunque considerevole visto 9 milioni di dollari fatturati nell’arco di un anno solare.

A seguire, la splendida Doutzen Kroes. Il volto noto di L’Oréal, Calvin Klein e Tiffany&Co. nonché ex angelo di Victoria’s Secret chiude l’anno con un introito pari a 7,5 milioni di dollari. La russa Natalia Vodianova che si accontenta (consentiteci il termine) di 7 milioni di dollari ha affermato che devolverà parte dei suoi guadagni in beneficenza.

 

Doutzen Kroes
Doutzen Kroes

 

Lara Stone
Lara Stone

 

Joan Smalls
Joan Smalls

 

Miranda Kerr
Miranda Kerr

 

Natalia Vodianova
Natalia Vodianova

 

 

Sesto posto per l’australiana Miranda Kerr con 5,5 milioni di dollari incassati. Joan Smalls, la modella portoricana volto di Marc Jacobs, Estée Lauder e H&M oltre che protagonista del calendario Pirelli, si posiziona meritatamente al settimo posto.

Fortunato anche il 2015 per Lara Stone che grazie alla campagna pubblicitaria con Kate Moss per Balenciaga e agli scatti bollenti con Justin Bieber per Calvin Klein, si aggiudica l’ottavo posto con 5 milioni di dollari.

Chiudono la classifica, la brasiliana Alessandra Ambrosio con 5 milioni di euro e la modella sudafricana Candice Swanepoel con soli (si fa per dire) 3 milioni di euro.