Blugirl: femminilità eclettica e sensualità sussurrata a Milano

Fresca e meravigliosa come un giardino fiorito, la collezione autunno/inverno 16-17 firmata da Anna Molinari e presentata oggi durante la Milano Fashion Week, è l’elogio al romanticismo e alla purezza.

Blugirl è ormai da tempo il binomio perfetto fra fanciullezza e sussurrata sensualità; non a caso gli abiti  proposti in passerella mostrano il dualismo femme fatale/ironia adolescenziale in modo assoluto.

Il colletto in stile vittoriano, amabilmente si sposa con gli abiti eterei e leggerissimi come sottane sensuali e piccanti, abbinate con culottes della nonna che rendono florida, una stuzzicante e veemente  immaginazione.

Una femminilità eclettica, potenziata da maxi dress fiorati e sottogonne in primo piano. La collezione sfrutta la sovrapposizione dei capi e l’abbinamento tra impalpabilità della seta e la durezza della pelle di pitone, per elargire la gradevolezza della donna.

I ricami decorano e movimentano tessuti fluidi e nascondo velatamente le generosità della donna.

Effetti sparkling total black su un long dress quasi lotta visivamente con l’abito da sera in pizzo e tulle tempestato da micro pois.

La palette di colori è variopinta ma predomina il nero, seguito dal rosa e dal bianco.

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

 

Copertina fonte Getty Images

Beatrice b. e Filippa Lagerbäck assieme per ridare la vista a trecento mamme africane

Morena Bragagnolo, designer del brand Beatrice.b e Filippa Lagerbäck, insieme al Lions Club International e CBM Italia Onlus a sostegno di trecento mamme africane non vedenti.

La limted edition composta da cinquecento t-shirt e presentata nella storica villa Contarini di Piazzola sul Brenta (PD), ha permesso di raccogliere fondi che verranno utilizzati per coprire interamente il costo delle operazioni che permetteranno il recupero della vista a trecento mamme cieche del continente africano.

In questa intervista esclusiva, Morena Bragagnolo ci svela l’importanza del progetto e i suoi obiettivi.

 

12661795_1004619152928250_8705965575889424766_n

 

 

Questo nobile iniziativa ha visto anche la partecipazione di Filippa Lagerbäck: quanto è stato importante il suo contributo?

Filippa Lagerbäck è stata di vitale importanza durante tutto il periodo di organizzazione dell’evento. Fin da subito ha partecipato attivamente alla ideazione delle t-shirt, cercando di creare un prodotto che non fosse semplicemente una t-shirt basica, ma un prodotto che parlasse veramente dell’Africa. Filippa crede in questa causa, ha visto con i suoi occhi i benefici che CBM Onlus sta portando alle donne africane, per questo è così presente, così disponile e felice di mettersi in gioco e di dare tutta sé stessa per aiutare chi ne ha davvero bisogno.

 

Come potremmo muoverci in futuro per aiutare concretamente questa popolazione?

Il modo più efficace per aiutare questa popolazione è sicuramente dare supporto alle associazioni, come CBM Onlus, che combattono ogni giorno per portare una speranza e una vita dignitosa in Africa. “Insieme per fare di più”, è questo il motto di questa associazione e in effetti penso che lavorare insieme per un obiettivo comune dia molti più risultati.

 

Filippa Lagerbäck indossa una t-shirt che permetterà di ridare la vista ad una mamma africana
Filippa Lagerbäck indossa una t-shirt che permetterà di ridare la vista ad una mamma africana

 

 

 

Il Charity event è stato un grande successo, come avete accolto tanto consenso?

Abbiamo raccolto un così grande consenso grazie, innanzitutto, a tutto il lavoro di comunicazione che ha informato gli ospiti della doppia natura dell’evento: l’aiuto verso le mamme africane e la moda con la presentazione della collezione A/I 2016-17 del nostro brand Beatrice.b. Ovviamente il fashion event ha dato la possibilità di raggiungere molti consensi, grazie ai numerosi clienti del brand che hanno poi partecipato all’iniziativa di beneficienza.

 

Pensi ci possa essere in futuro un nuovo progetto a sostegno del popolo africano?

Noi come azienda saremo ben felici di promuovere, in futuro, nuove iniziative a sostegno del popolo africano. Questa esperienza ci ha insegnato che donare anche solo ciò che a noi può sembrare poco, in realtà, può servire per ridare dignità e speranza all’Africa.

 

photo courtsey Guitar press office

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Burberry reiventa l’heritage british

Una parata di stelle pronte ad applaudire la collezione autunno/inverno 16-17 di Burberry. Elisa Sednaoui, Alexa Chung, Oliva Palermo, Harley Viera Newton, Suki Waterhouse e Laura Dern sono le celebs sedute nel front-row che hanno assistito alla sfilata presentata a Londra nei giorni scorsi.

Accompagnate dalla performance del musicista Jake Bugg, le modelle sfilano in passerella vestendo capi sporty-glam e military-chic.

Fil rouge del défilé, strano a dirsi, sono le calze traforate che con destrezza sono state abbinate sia su abiti da cocktail che su capi dal mood street style.

Cappotti militari in tweed e cachemire, pantaloni dalla linea svasata, abiti patchwork che danno il nome alla sfilata “A patchwork”: nel progetto creativo di Christopher Bailey non manca alcuna contaminazione stilistica, sia chiaro.

L’heritage british rivive nel montgomery, nei parka e nell’onnipresente tartan, sigla ormai nottetempo del marchio.

La collezione presentata in passerella sarà fin da subito esposta nel negozio monomarca di 121 Regent Street a Londra per poter essere ammirata dagli estimatori della maison londinese.

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

defile-burberry-automne-hiver-2016-2017-londres-look-17
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

Pakola Papi: la femminista criticata duramente su Twitter

Chi erano Carla Lonzi  e Simone de Beauvoir? Erano note femministe che per anni si sono battute per far prevalere i diritti delle donne molto spesso, quest’ultime, discriminate dagli uomini.

La lotta per debellare qualsiasi subordinazione della donna nei confronti dell’uomo, ha radici lontanissime. Il movimento femminista, infatti, nasce nell’ottocento e si sviluppa negli anni, diventando un vero grido di battaglia per le donne emancipate o che aspiravano ad esserlo.

La rivendicazione dei diritti delle donne, ancora oggi provoca scandalo e basta uno scatto postato su Twitter per generare una serie di commenti al vetriolo.

La storia di Pakola Papi ha aperto un acceso e alquanto pericoloso dibattito internazionale. Il motivo? Una foto postata sul profilo Twitter @iranikanjari  in lingerie che mostra senza molti sotterfugi una pancia e delle gambe non depilate.

La studentessa di origini iraniane, pakistane e indiane, residente a Dallas, non pensava di sollevare un dibattito di così enorme portata. Seppur non abbia mai dato avido ai commenti con risposte a tono, la rete non smette di criticarla. Dal conto suo, ha rincarato la dose twittando temi come il razzismo di cui oggi lei è vittima, sessismo e bellezza.

Insomma, il selfie incriminato accompagnato dalla scritta “Walmart underwear vibes” racconta in realtà i limiti di un’ umanità che tarda ancora ad avanzare culturalmente e che si avvale dei social media per beffeggiare e limitare la libertà altrui.

 

La giovane femminista indiana (fonte @iranikanjari Twitter)
La giovane femminista indiana (fonte @iranikanjari Twitter)

 

 

La giovane diciottenne ha ricevuto la solidarietà delle femministe di tutto il mondo tranne che dalla sua famiglia che inizialmente ha criticato la scelta di Pakola di immortalarsi in déshabillé.

Insomma, il messaggio “Mi piaccio” che la ragazza intendeva comunicare a tutti, è stato dibattuto e ampliamente opinato.

Le critiche sono giunte da ogni dove senza limitare i confini territoriali e culturali;  a commentato la foto, erano  per la maggior parte afroamericani e, soprattutto, uomini.

Autoironia e sicurezza in sé stessi potrebbero essere le armi per espugnare almeno in parte questo fenomeno sempre crescente di messaggi provocatori e ingiuriosi lanciati in rete dai troll.

Che Pakola sia l’esempio da seguire visto il modo garbato e coinciso di rispondere ai commenti?

Volete un assaggio? Eccone servito uno: “Io non sono pelosa, mi vedo come un giardino, una foresta, la geografia della mia patria.

 

 

Mary Katrantzou: “esplosione” pop a Londra

Fascino  anni cinquanta e allure vintage reso moderno da pattern vivaci colmi di messaggi.

Il cuore, simbolo di romanticismo e la farfalla, l’unione perfetta tra libertà e bellezza. Segni grafici coloratissimi e pop.

Mary Katrantzou si diletta ad immaginare una donna in tutto il suo meraviglioso garbo ma allo stesso tempo in tutta la sua sconveniente severità. La collezione autunno/inverno 16-17 della stilista greca presentata a Londra, è un esplosione di colore e di effetti grafici sorprendenti. È casta. È pudica.

La sensualità della donna va incontrandosi nelle gonne longuette fascianti e, sorprendentemente nel foulard che le cinge il capo come in segno di rispetto prima verso sé stessa, poi negli altri.

La donna immaginata dalla stilista  ellenica, siede garbatamente  in sella su di una vespa o si lascia baciare dal vento in una cabriolet decappottata. Ecco, la libertà: una missiva importante che vede come destinataria una donna emancipata.

Pantaloni attillati, abiti longuette fascianti, spolverini eleganti, lunghe vesti in tulle leggere e sensuali. La collezione di Katrantzou è variopinta e multiforme e si compone di pelle, tulle e chiffon  e di magnifici disegnii, pois e dettagli animalier.

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

 

Londra: Il ritorno di Alexander McQueen tra esoterismo e romanticismo

 

Sorprendente il ritorno di Alexander McQueen a Londra dopo quattordici anni di trionfi a Parigi.

La collezione autunno/inverno 2016-17 è un tripudio di emozioni: cura certosina nei particolari, sovrabbondanza di capi couture, romanticismo inaspettato ma di grande veemenza. Dettagli luxury e scintillii fuorvianti sugli abiti che nascondono appena, la pelle nuda delle modelle.

Abbondanza di fantastici pattern “surrealisti” che si stagliano prepotentemente dal fondo nero dei capi: leggiadre farfalle, sinuose corolle, eleganti orologi da tasca, sexy labbra carnose e ancora unicorni, gufi e cigni.

Il lato dark della donna pensata dalla stilista Sarah Burton, direttore creativo della maison dopo la dipartita di Alexander McQueen, esplode nel chiodo: capo simbolo della maison che in questa occasione si accorcia in vita e si arricchisce di amuleti.

Glorioso romanticismo anche se appena accennato negli abiti plissettati con dettagli 3D e pizzo che lascia intravedere la lingerie.

Lunghi abiti scivolati dalla lunghezza totale, meravigliosamente luccicanti con cristalli superbi e profilati da piccoli merletti: sensuali, audaci poco inclini a lasciar spazio all’immaginazione.

Mistero ed esoterismo per una collezione che punta la sua immagine sul nero, alleggerito dall’avario, dall’oro e dall’argento e dal romantico rosa cipria.

 

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

Sorprendente il ritorno di Alexander McQueen a Londra dopo quattordici anni di trionfi a Parigi. La collezione autunno/inverno 2016-17 è un tripudio di emozioni: cura certosina nei particolari, sovrabbondanza di capi couture, romanticismo inaspettato ma di grande veemenza. Dettagli luxury e scintillii fuorvianti degli abiti che nascondono appena la pelle nuda delle modelle. Abbondanza di fantastici pattern “surrealisti” che si stagliano prepotentemente dal fondo nero dei capi: leggiadre farfalle, sinuose corolle, eleganti orologi da tasca, sexy labbra carnose e ancora unicorni, gufi e cigni. Il lato dark della donna pensata dalla stilista Sarah Burton, direttore creativo della maison dopo la dipartita di Alexander McQueen, esplode nel chiodo: capo simbolo della maison che in questa occasione si accorcia in vita e si arricchisce di amuleti. Glorioso romanticismo anche se appena accennato negli abiti plissettati con dettagli 3D e pizzo che lascia intravedere la lingerie. Lunghi abiti scivolati dalla lunghezza totale, meravigliosamente luccicanti con cristalli superbi e profilati da piccoli merletti: sensuali, audaci poco inclini a lasciar spazio all’immaginazione. Mistero ed esoterismo per una collezione che punta la sua immagine sul nero, alleggerito dall’avario, dall’oro e dall’argento e dal romantico rosa cipria. (fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

 

 

 

 

Addio, Umberto Eco

Nato ad Alessandria nel 1932 e laureatosi a Torino con una tesi sull’estetica in San Tommaso D’Aquino, Umberto Eco alla fine degli anni cinquanta inizia a lavorare in Rai.

L’interesse per la cultura medievale, lo porta a scrivere il suo primo libro nel 1956: “Il problema estetico in San Tommaso”, chiaro riferimento all’argomento trattato in sede di laurea.

Nelle opere di Eco, predominerà sempre la filosofia medievale. Nel 1980 scrive “Il nome della rosa”: un best-seller dal carattere rivoluzionario. La fusione tra il giallo e il romanzo storico. Un’opera nata dalle capacità sopraelevate di un semiologo come Umberto Eco che conosce alla perfezione gli elementi della narratologia.

Il nome della Rosa” riflette la capacità dello scrittore ad  indagare nel caos infido della ragione umana. È l’attitudine di Eco a svelare un modo tutto inedito di intrecciare la letteratura di qualità al best-seller riuscendo a coinvolgere la cultura di massa.

Il successo del capolavoro è mondiale. Tradotto in più di quaranta lingue, la consacrazione de “Il nome della rosa” arriva con la pellicola di  Jean-Jacques Annaud che vede tra i protagonisti l’inossidabile Sean Connery nei panni di Guglielmo da Baskerville.

 

Sean Connery ne "Il nome della rosa" (fonte romafictionfest)
(fonte romafictionfest)

 

 

Da qui, un susseguirsi di importanti opere letterarie : “Il pendolo di Foucault”, “L’isola del giorno prima”, “Baudolino”, “Direi Quasi la stessa cosa”, “Il cimitero di Praga”, “A passo di gambero” e “Dall’albero al labirinto” . La lista dei suoi capolavori è colma di titoli, basti annoverare anche l’ultima fatica “Numero zero”: un romanzo ambientato a Milano che tocca i temi di Mani pulite e della Mafia.

Eco non era solo un abile comunicatore, ma anche un appassionato lettore: “Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita, chi legge avrà vissuto 5000 anni.: c’era quando caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”, disse.

Il suo ingegno, la sua sopraelevata intelligenza, le sue proverbiali capacità di comunicazione, sempre vivide nei suoi progetti letterari, lo hanno visto candidato al Premio Nobel per la Letteratura, mai però aggiudicato.

Eco, resta un grande saggista, un lodevole scrittore. Un uomo sempre attento ad osservare e criticare le scelte politiche del nostro Paese e un appassionato docente universitario.

 

Umberto-Eco-è-morto-lo-scrittore-de-Il-Nome-della-Rosa-aveva-84-anni

 

 

Corteggiato da sempre da diversi quotidiani che si contendevano la sua firma per poter pubblicare le sue riflessioni, amato dal pubblico per la sua libertà di pensiero,  Umberto Eco lascia un ricordo immenso di sé, un vuoto incolmabile nel panorama culturale italiano.

Eco, infatti,  è spirato ieri sera alle 22:30 nella sua abitazione di Milano, all’età di ottantaquattro anni. L’ultimo addio allo scrittore avverrà  martedì 23 febbraio all’interno del Castello sforzesco di Milano, con una cerimonia laica.

Pape Satàn Aleppe, l’ultimo capolavoro dello scrittore, edito da La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi potrebbe essere presentato nelle librerie già nei prossimi mesi. Pape Satàn Aleppe raccoglierà “Le Bustine di Minerva”: la rubrica di Eco sull’ Espresso.

Marc Jacobs: Lady Gaga in passerella a New York

Tenebrosa e seducente, multiforme e a tratti confusionaria. Metropolitana e underground. Sicuramente gotica.  Insomma, non manca davvero nulla alla collezione autunno/inverno 16-17 di Marc Jacobs presentata a New York.

Un défilé importante quello di Jacobs che punta su una modella del tutto inaspettata per attirare l’attenzione del pubblico.  Madame Lady Gaga, infatti, incede sicura sulla passerella, con capelli biondo platino e trucco gotico. Continua dunque il sodalizio tra i due artisti visto la recente apparizione al Grammy di Lady Germanotta in abiti Marc Jacobs.

La collezione proposta è un omaggio al cinema horror, allo stile vittoriano contaminato da elementi gotici, al noir in tutte le sue declinazioni.

Ampiezze importanti, totali. Colletti e dettagli tricot. Gonne in pelle traforata. E poi maxi felpe, pois, fiocchi, piume, pellicce e mantelli daumier. Insomma, contaminazioni visive spettacolari, scenografici pattern come il coniglio, i gatti e i topi e ancora ballerine e graziosi angeli.

La palette di colori vede l’abuso del nero (vivido perfino nel make-up realizzato da François Nars) in qualche occasione accostato a colori più vivaci e comunque incupiti come il grigio e il rosa sporco.

L’unico tocco di colore, all’apparenza forzato, il rosa shocking degli stivali con chiusura a gancetti e maxi platform e le tracolle dalla misura midi.

Anna Wintour, Lizzy Plapinger, Debi Mazar, Christina Ricci, Natasha Lyonne e Juliette Lewis, sedute in prima fila, hanno goduto di uno tra i più grandiose spettacoli che la moda newyorkese sia stata in grado di proporre durante l’ormai passata settimana della moda newyorkese.

 

Lady Gaga modella per Marc Jacobs (fonte Madame Figaro)
Lady Gaga modella per Marc Jacobs (fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

defile-marc-jacobs-automne-hiver-2016-2017-new-york-look-12
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

 

Juno Calypso e Felicity Hammond vincitrici del British Journal of Photography Awards 2016

Juno Calypso e Felicity Hammond sono le vincitrice del British Journal of Photography Awards 2016, il premio di fotogiornalismo più ambito al mondo indetto dal British Journal of Photography.

La fotografa londinese Juno Calypso, già vincitrice del Catlin Art Prize nel 2013 si è aggiudicata il premio con una serie di scatti intimi, una sorta di autoritratti in cui impersona Joyce, il suo Alter-ego. Le immagini riflettono  in forma allegorica “i rituali moderni della seduzione”. Juno diventa cavia di se stessa  vivendo una sorta di luna di miele in un hotel in Pennsylvania.

 

Massage Mask, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso
Massage Mask, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso

 

Seaweed Wrap, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso
Seaweed Wrap, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso

 

Ecco che i rituali di bellezza all’interno di un bagno malconcio, vengono immortalati in tutto il loro proverbiale significato: l’ossessione di apparire, quella ricerca osannata di essere apprezzata ad ogni costo.

Juno ama esplorare la psiche umana e i sentimenti che intercorrono in essa: desiderio, delusione, solitudine e seduzione. Ne esce fuori un lavoro illusorio, colmo di messaggi intrisi di significato indirizzati soprattutto all’universo femminile.

 

Slendertone II, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso
Slendertone II, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso

 

The First Night, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso
The First Night, from the series Joyce, 2015 © Juno Calypso

 

 

Hannah Watson, direttore della TJ Boulting Gallery di lei afferma: “La fotografia di Juno ha un’identità molto originale; visivamente è surreale e seducente “.

Felicity Hammond, dal suo canto, ha conquistato la giuria del premio composta oltre che da Hannah Watson anche da Sean O’Hagan critico fotografico del “The Guardian”, Bruno Ceschel e Diane Smyth, grazie a  “Restore to Factory Settings”: uno scatto del 2014 che immortala un paesaggio urbano smembrato e le rovine di una fabbrica non lontana dal centro di Londra.

Per Felicity il blu è un colore corrotto, doppiogiochista. È una tonalità allegorica.

 

Restore to Factory Settings, 2014 © Felicity Hammond
Restore to Factory Settings, 2014 © Felicity Hammond

 

 

Laureata presso il Royal College of Art, la fotografa londinese spiega così il suo lavoro: “L’immagine esplora l’interazione tra il passato e il presente”;  motivazione incalzata da Emma Lewis che ha sostenuto: “Si tratta di un approccio completamente nuovo al tema tradizionale del paesaggio post-industriale britannico.”

I progetti artistici di Juno Calypso e Felicity Hammond saranno esposti a Londra all’interno della TJ Boulting gallery da 25 febbraio al 12 marzo 2016.

Ilaria Fiore: la nuova promessa della moda italiana

Magda: contrapposizioni e capi strutturati per una collezione dal sapore androgino, che trae ispirazione dal folklore ponendo un’attenta indagine visiva sul fenomeno del Tarantismo. Capi asimmetrici che sfruttano la netta rigidità della pelle e la fluidità della seta e del cady.

Ilaria Fiore, la giovane fashion designer di Altamura vincitrice del premio Talents 2016 indetto da Accademia di Costume e Moda con il patrocinio di Altaroma, Camera Nazionale della Moda Italiana, Regione Lazio  e Roma Capitale, racconta la collezione che le ha permesso di aggiudicarsi il premio, definendola: energica, sofisticata e sperimentale.

 

 

 

Ilaria, innanzitutto ti faccio i miei complimenti per la meritata vittoria. Facciamo un passo indietro nel tempo: quando hai iniziato ad interessarti di moda?

Il mio interesse per la moda lo definirei abbastanza recente. Fin da piccola ho sempre amato l’arte, in tutte le sue forme e quando qualcuno mi chiedeva cosa volessi fare da grande,  io rispondevo che volevo diventare un’artista. Crescendo, poi, durante gli anni del Liceo, mi sono accorta che non ci fosse nulla di più affascinante che abbinare la bellezza alla funzionalità: il design. Dopo la maturità ho scelto di studiare design di moda, perché ho sempre trovato interessante l’essere umano e i suoi mille modi di comunicare la propria personalità: attraverso l’abbigliamento, per esempio.

 

Raccontaci della collezione, da cosa hai tratto ispirazione?

Il mio punto di partenza è stato il “Tarantismo”. La mia analisi si è concentrata sull’aspetto psicologico della donna “tarantata”, afflitta da un malessere interiore che la porta ad una lotta fra perbenismo e anticonformismo, dando forma così alla rinascita di un’espressione sensoriale elegantemente femminile. Si tratta di un percorso mentale ambivalente che si traduce in capi spesso asimmetrici: costruiti e rigidi da una parte e drappeggiati e fluidi dall’altra. Materiali che vanno da pelli di vitello liscio accoppiate con neoprene a cady di seta e panni cachemire.

 

ilaria-fiore-collection-01-1000x1300

 

 

ilaria-fiore-collection-03-1000x1300

 

 

ilaria-fiore-collection-06-1000x1300

 

 

 

Qual è l’elemento principe che compone l’idea progettuale?

L’elemento principe è l’accessorio dalla forte valenza estetica e funzionale. Tutto inizia da un concetto d’abbigliamento che racconta di un donna pronta ad infrangere l’ordinarietà. Mentre elaboravo il total look, ho pensato : “Ma che genere di  borsa indosserebbe la mia donna?”

Di certo non l’avrei mai immaginata con una borsa bon ton ed è così che alcune parti rigide e costruite che avevo disegnato in contrasto con i drappeggi, diventano borse strutturate anatomicamente sul corpo. Un interessante compromesso da cui nasce uno zaino indossato come se fosse un gilet e che mantiene al tempo stesso la sua funzione, quindi sganciabile!

 

Tre aggettivi per definire la tua collezione.

Energica, sofisticata, sperimentale.

 

ilaria-fiore-collection-04-1000x1300

 

 

ilaria-fiore-collection-05

 

 

ilaria-fiore-collection-08-1000x1300

 

Sono curiosa di conoscere come hai vissuto i momenti prima della proclamazione.

Prima della proclamazione ero in balia di troppe emozioni, impossibili da scandire una per una. Mi guardavo intorno sorridente tra i miei compagni d’Accademia e pensavo: “Assurdo,  mesi e mesi di lavoro, che si esauriscono in così pochi indimenticabili minuti.”

 

Quanto contavi  di vincere?

Non mi aspettavo affatto di vincere. Suppongo sia stato abbastanza evidente, a giudicare dalla mia espressione facciale immediatamente dopo la proclamazione. Che ridere. E’ stata una sorpresa perché ero circondata da altre 14 collezioni validissime, che hanno messo in seria difficoltà tutta la giuria.

 

Ed ora, cosa speri possa accadere in futuro?

Spero tanto di continuare ad imparare. Imparare dai grandi, per poi dare del mio. Dopo più di tre anni in Accademia, il coronamento di un percorso terminatosi così splendidamente, sarebbe quello di iniziare a lavorare per i brand più importanti del settore.

 

 

Delpozo: l’arte e l’estremo Oriente seducono a New York

Esplosione di creatività e ingegno durante la New York Fashion Week con Delpozo che sbalordisce con colori fluo, dettagli luxury ed evoluzioni stilistiche.

Il marchio madrileno capeggiato dal direttore creativo Joseph Font presenta una collezione ispirata dall’arte con elementi espressionistici tedeschi e surreali, come i dettagli  desunti dall’ingegneria industriale e le illustrazioni digitali create dall’illustratrice Daria Petrilli, per l’occasione.

I volumi dettano il ritmo visivo della collezione con capi a tutta ampiezza creati grazie alla duttilità del neoprene.

La cultura giapponese detta legge nelle linee degli abiti con kimoni fascianti e straordinari origami ottenuti con maestria grazie a tagli e pieghe ricavate dal tessuto.

I colori  sono stati accostati abilmente, lasciando percepire freschezza e serenità. Il viola intenso, viene affiancato al rosa cipria e al giallo, il cammello al giallo fluorescente e a macchie di colore azzurro.

Dettagli lussuosi nei guanti ornati da fantastici corolle 3D che fioriscono come giardini di primavera. A scintillare anche i platform con effetti glitterati e gli accessori che si vestono di fantastici cristalli.

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)

 

(fonte Madame Figaro)
(fonte Madame Figaro)