Nasce nelle Marche, il nuovo e rivoluzionario marchio di borse WEOO, fondato da Andrea Calvani, designer che conta una decennale esperienza nel campo della moda.
Colori frizzanti, praticità e comfort sono le note descrittive della collezione che si compone di due modelli: WECONA (modello oversize) e WEGIRL (modello compatto).
La peculiarità di WEOO risiede nella scocca realizzata in EVA (Etilene Vinile Acetato): materiale leggero, che attutisce i colpi, altamente resistente nel tempo.
La pochette interna, si compone di svariati materiali e colori, da scegliere a seconda dei gusti e dall’accostamento con l’outfit: jeans, lana, nylon e rete di altissima qualità per una borsa da giorno componibile e versatile.
Le borse WEOO sono interamente Made in Italy e sono create unendo le tecniche di lavorazione utilizzate dagli artigiani marchigiani con le moderne tecnologie di produzione.
Per conoscere dettagliatamente la collezione SS16 clicca qui
Censurare un video perché ritenuto indecente. Oscurare una campagna di sensibilizzazione perché potrebbe urtare l’emotività di qualcuno.
I limiti di bigottismo raggiungono vertici davvero inesplorati, soprattutto quando ad essere giudicata è l’estetica della donna.
Se in Francia, le modelle sono obbligate a presentare un certificato di salute che attesti la compatibilità dell’esercizio della professione con l’indice di massa corporea, negli Stati Uniti, patria dello street food e dei sandwich, i principali networks Nbc e Abc hanno detto no allo spot This Body di Lane Bryant, che immortala corpi morbi, sinuosi ed ovviamente giunonici.
Protagoniste dello spot sono le modelle plus-size più richieste del momento: Tara Lynn, Georgia Pratt, Precious Lee, Ashley Graham e Denise Bidot.
L’obiettivo del cortometraggio che vede l’operato del fotografo Cass Bird è spronare le donne a prendere consapevolezza del proprio corpo a prescindere della taglia e del colore della pelle.
Lane Bryant lanciando l’hashtag #Thisbody, prosegue le sue campagne a favore della donna curvy, scontrandosi con una mentalità poco disposta ad accettare qualche centimetro in più sul punta vita, favorendo, con non poche insidie, il culto del corpo perfetto.
Chi mai, in questo mondo, potrebbe dimenticare la sensibilità acuta di una donna che è riuscita a far vibrare le corde più intime del nostro intimo?
A rispolverare in noi, la voglia di navigare verso rotte inesplorate di sentimenti assopiti?
Ho acceso un falò
Ho acceso un falò
nelle mie notti di luna
per richiamare gli ospiti
come fanno le prostitute
ai bordi di certe strade,
ma nessuno si è fermato a guardare
e il mio falò si è spento.
(tratto da La Terra Santa)
Alda Merini, avrebbe compiuto quest’oggi, 21 marzo 2016, ottantacinque anni. E il mondo letterario piange ancora la sua assenza.
Tormentata ed abile ad alimentare con una costante ricerca interiore, la sua intelligenza superba ed acuta.
La “Poetessa dei Navigli” era un universo spietato e martoriato di sentimenti contrastanti, di parole sussurrate a venti di bora.
Alla domanda della scrittrice Tina Cosmai: “Signora Merini, da dove nasce la sua ispirazione e dunque la sua poesia?”, la poetessa rispose: “Dalla vita… E la vita può nascere da una poesia. La poesia è un terreno su cui può fiorire la vita, la speranza. Un piccolo spermatozoo da solo riesce a fecondare, e così da un’idea semplice può nascere un poema. Che cosa apre il terreno alla poesia? Spesso il dolore, ma anche la gioia. Sono le emozioni il terreno fertile su cui nasce la poesia.”
Il dolore che dovette vivere sulla sua pelle. Rinchiusa in un manicomio, lontana dalle sue due figlie. Quel senso di impotenza che non le permetteva di combattere come avrebbe voluto.
Un esaurimento incompreso perfino da chi la conosceva bene come il marito che contribuì, seppur involontariamente, ad accrescere il suo malessere.
La ribellione e l’abbandono. Il coraggio di reagire e di tramutare il tormento in poemi proverbiali.
La sua vita, un cimelio da proteggere e da tramandare ai posteri. La sua assenza colmata dalle sue prose: una culla calda e rassicurante per chi ancora, a distanza di anni, sente il bisogno di ritrovarsi attraverso le sue parole.
Le voci si rincorrevano già da qualche mese ed ora sembra ufficiale: Jonathan Saunders, lo stilista britannico nato a Glasgow nel 1977, potrebbe essere il nuovo direttore creativo di maison Dior.
Il giovane studente del Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, laureatosi con una collezione di caftani in chiffon ispirati dalla copertina dell’album “Yellow Submarine” dei Beatles, sembra sia il couturier adatto per riportare il marchio di lusso parigino sulla rotta che era abituato a sorvolare.
Tra le esperienze lavorative accumulate durante la sua attività di designer, sono degne di nota le collaborazioni intraprese con Alexander McQueen di cui disegna le fantasie della collezione McQueen 2003 e con Pucci (in quegli anni sotto la guida di Cristian Lacroix n.d.r.), Chloé e Paul Smith di cui ha curato la consulenza.
Lo spirito imprenditoriale di Jonathan gli permette di fondare, in conclusione, una casa di moda tutta sua: la Jonathan Saunders, che esordisce durante la settimana della moda londinese, per poi essere trasferita a New York (per una naturale evoluzione, dirà lo stilista) e approdando infine, nuovamente a Londra.
La Jonathan Saunders come già si era appreso negli scorsi mesi, ha chiuso i battenti con la collezione spring/summer 2016 e questa decisione è stata per molti, la prima avvisaglia di un possibile inserimento di Saunders nel team Dior.
Lo stilista britannico, aveva giustificato questa difficile e sofferta decisione dichiarando: “Non è una decisione che ho preso con leggerezza e sarò eternamente grato al mio team e alla mia partner Eiesha (Eiesha Bharti Pasricha investitrice della griffe n.d.r.) per il loro lavoro. Ringrazio gli amici che ho incontrato durante questo percorso e non vedo l’ora di lavorarecon loro su altri progetti”.
Altro tassello che lascia tremare gli ammiratori del marchio di lusso parigino è la scelta proclamata solo pochi giorni fa, di presentare la collezione cruise 2017 proprio a Londra, patria dello stilista.
Jonathan Saunders, il talentuoso designer tanto acclamato oltremanica, potrebbe dunque ricoprire un ruolo ambitissimo, conteso da diversi stilisti in cerca di occupazione e si spera possa far dimenticare le imprese artistiche dell’ormai quasi scordatoto Raf Simons.
Una primavera/estate 2016 che tocca ispirazioni africane con l’omaggio al canto popolare Bantù dove desiderio e amore diventano il cuneo della vita.
Tessuti nobili come il duchesse, il tulle e il cady , modellano linee geometriche e slim, giochi di strutture e di tagli che portano la collezione a livelli estremi di eleganza.
Sylvio Giardina, l’eclettico e sentimentalista designer italiano, conferma la sua generosa e sensibile arte attraverso la linea “sculpture dress”: pezzi unici e couture che prendono vita attraverso studi perfezionistici dei volumi e di proporzioni.
È recente, la collaborazione con l’illustratrice spagnola Elga Fernandez Lamas che con premura ed altrettanto talento, ha illustrato la collezione S-K-I-N.
Sylvio Giardina
Fashion Designer
Parigi l’origine.
Si! Sono nato a Parigi, con questa città ho un legame affettivo ma è anche luogo di ispirazioni e stimoli creativi.
Roma la continuità.
Roma è la città degli studi accademici, delle prime esperienze lavorative, dei progetti di vita. Ho un bellissimo ricordo della couturierFernanda Gattinoni, è stata un grande riferimento sia nel lavoro che nella mia vita. Lei mi ha insegnato il “mestiere”, andando a toccare tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione di una collezione Haute Couture.
Un ricordo lontano.
Mia madre acquistò una rivista di moda per scegliere nuovi capi da cucire per lei. Ho rubato la rivista, Elga Fernandez Lamas tagliato i figurini e mi sono divertito a modificarli secondo il mio gusto. Tutto iniziò da lì, ed è stato un percorso naturale.
L’ispirazione:
L’Arte. Ogni forma d’arte, dalla pittura all’architettura, passando per la scultura e la fotografia: queste materie sono le mie principali fonti d’ispirazioni. Sono stimoli per la mia ricerca stilistica per creare nuove forme attraverso le quali posso tradurre le mie emozioni.
La moda è…
Un processo di cambiamento e di evoluzione del sistema, continuo. Il mio lavoro subisce una forte influenza che arriva dall’arte e quindi non è solo un’esigenza legata alla creazione di un prodotto ma bensì l’espressione di un concetto.
La moda può a volte…
Cambiare la percezione del mondo esprimendo ideologie e rivoluzioni culturali, segnando la nostra esistenza.
Di cosa si arricchisce il tuo progetto?
Si arricchisce di una linea di gioielli. Tutto è iniziato lo scorso anno, avevo voglia di realizzare grandi orecchini da poter usare per le foto della collezione ready-to-wear, da lì sono arrivate diverse richieste per editoriali e a queste si sono aggiunte le richieste di acquisto.
Sei un…
Sono un perfezionista. Sì! E’ necessario. Sono un perfezionista ossessivo, ma solo se parliamo del mio lavoro… L’amore è…
Un sorriso che non ti aspetti.
Se potessi…
Riporterei in vita la mia famiglia, mio padre, mia madre, mio fratello. Il vuoto è senza fine.
I miei sogni…
Non ricordo mai quello che sogno, mi capita spesso di sognare ad occhi aperti.
Il baricentro della moda sembra si stia spostando sempre più a nord del nostro Paese o, se non altro, nell’ambito dello shopping d’élite.
Nei prossimi mesi, infatti, nascerà a Torino e più precisamente in via Lagrange 12, il multistore di lusso che ospiterà le maison di moda più griffate al mondo e che promette una concorrenza spietata ai magazzini dello shopping più visitati al mondo come La Rinascente di Milano, Harrods di Londra e la Galeries Lafayette di Parigi.
Lagrange12 (questo è il nome dello store che aprirà i battenti all’interno di un palazzo storico del ‘600), si estenderà per ben 1200 metri quadri ed ospiterà maison di lusso come : Dior, Stella McCartney, Givenchy, BottegaVeneta, Balmain, Saint Laurent, Fendi, Alexander McQueen, Balenciaga, Chloé, Celine, Loewe, Burberry, Salvatore Ferragamo, René Caovilla, Bulgari ed altri.
La shopping experience continueranno, in seguito, all’interno degli appartamenti (nove in totale) arredati in stile neoclassico che sorgeranno sopra la boutique per un totale di 3500 mq di struttura occupata.
Il progetto, che porta la firma di due gruppi leader nel settore, Building e Pininfarina , si aggiunge alle già presenti meraviglie del capoluogo piemontese e si prefigge l’ obiettivo ambizioso di far confluire più visitatori nei meandri della città.
Piero Boffa, amministratore delegato del gruppo Building, ha così commentato il progetto: “In questo intervento abbiamo voluto valorizzare la capacità tutta torinese di trattare il contemporaneo, che crea meravigliose fusioni tra parti storiche e moderne, rispettando la natura di pregio dei luoghi e arricchendola con incursioni artistiche innovative.”
Orgoglio nelle parole di Paolo Pininfarina, Presidente del Gruppo Pininfarina, che così ha presentato il progetto alla stampa: “Le nostre radici torinesi e il forte legame con il territorio ci hanno guidato a entrare nella squadra che realizzerà questo progetto straordinario. Lagrange12, grazie alla combinazione unica di un’elegante architettura storica e di un interior design raffinato e innovativo, si candida a diventare un nuovo emblema della Torino di domani, affiancandosi ad altre icone del design create da Pininfarina per la città, come la Torcia Olimpica di Torino 2006, il Braciere Olimpico innalzato accanto allo Stadio Olimpico e gli interni dello Juventus Stadium.”
Per conoscere l’evoluzione del progetto, visitate il sito www.lagrange12.it
Bucobianco è il frutto della mente di Barbara Branciforti e Giacomo Nee.
Segni grafici e colori pop, delineano un brand che emana sogni irreali e suggestivi.
Formiche, occhi, pesci, elementi geometrici e fiori di agave, sono i protagonisti assoluti della linea che si compone di capi basi, accessori e beachwear.
Cosa vi ha spinto a creare il marchio?
L’impossibilità di trovare il posto fisso nella vita, ci ha portato a realizzare quello che abbiamo scoperto desiderare.
Perché Bucobianco?
Seduti su un grande divano bianco, riflettevamo sul nome del nostro progetto. È’ stata un’ associazione di idee, lo spazio che avevamo preso, il nostro laboratorio artistico; un piccolo spazio bianco che emanasse nello spazio energia e materia, proprio come avviene con un buco bianco nell’universo.
Easy ed estremamente pop: cosa intendente raccontare attraverso il vostro brand?
Le immagini oniriche ci permettono di descrivere situazioni della realtà senza filtri, in modo nitido e colorato. Non è poi così easy Bucobianco; attraverso la libertà del sogno vuole rivoluzionare ciò che l’uomo vive, creando nuove situazioni in cui gli individui possano esprimersi. Per farlo siamo partiti da ciò che l’uomo usa per proteggersi e nascondersi.
A quale target di riferimento si rivolge Bucobianco?
Agli individui che dimenticano l’importanza di sognare e a quelli che vivono già in un costante Bucobianco.
Qual è il “racconto” a cui siete più affezionati?
Quello che li racchiude tutti.
Quali obiettivi vi siete imposti per il futuro?
Sostenere l’uomo nella creazione di una nuova cultura.
È ancora lei, l’italiana Chiara Ferragni, la più influente fashion blogger del mondo.
A confermarlo, anche quest’anno, è stato il sito Fashionista.com che ha redatto la lista rispettando alcuni criteri fondamentali. Per raggiungere il podio, infatti, occorre avere un esercito di seguaci sui social network e toccare livelli di presenze sul sito, veramente considerevoli.
Dato da non trascurare è il rapporto che la blogger instaura con i suoi seguaci e, soprattutto, le collaborazioni che quest’ultima riesce a siglare con brand blasonati.
L’ ”insalata bionda” della moda (il successo di Chiara nasce grazie al blog theblondesalad.com n.d.r.) ha raggiunto tassi di popolarità (meritevolmente) alti.
Grazie anche ad un team affiatato e più che preparato, Chiara è riuscita a tramutare la sua passione per la moda, in business, lanciando la sua omonima linea di accessori e calzature dalla vena pop, che sta riscontrando i favori del pubblico.
L’ambasciatrice di bellezza Pantene che conta oltre 5,6 milioni di followers su Instagram e 1,2 milioni di seguaci su Facebook è seguita da Aimee Song di Song of style e da Kristina Bazan fashion blogger di KAYTURE. L’unico uomo presente nella lista è l’eclettico Bryan Grey Yambao di Bryanboy.
Di seguito, l’ elenco completo dei venti fashion bloggers più influenti del pianeta:
Federica Tosi nasce a Roma nel 1978. Precedentemente al suo lavoro nell’ambito della moda, studia Lingue e accumula esperienze in ambito commerciale.
Nel 2013 lancia il suo omonimo brand, l’evoluzione del marchio Luxury Fashion fondato nel 2007.
Federica Tosi è un brand dalla visione innovativa e contemporanea. Minimalismo e carattere sono gli elementi base della collezione, arricchita da elementi Swarovski per effetti sparkling sorprendenti.
Un viaggio negli States si rivela un’importante svolta nella tua vita: raccontaci di questa straordinaria esperienza che ti ha cambiato la vita.
Era il 2006 e camminando per le vie di Miami ho notato una certa calca attorno alla bancarella di una ragazza che customizzava cellulari con pietre e piccoli dipinti. Osservandola, ho pensato che il segreto di tanto successo derivasse dalla scelta di un oggetto di uso comune e quotidiano. Così, una volta tornata in Italia, ho provato a replicare il fenomeno, utilizzando però pietre più preziose come gli Swarovski. In seguito al passaparola, le mie creazioni sono state notate da Eleonora Sermoneta, titolare di una celebre boutique romana. E’ stata lei la prima persona a vedere del potenziale in me: mi ha spinta a trasformare quello che era un hobby in un lavoro. Ho così iniziato a personalizzare moltissimi oggetti secondo il gusto e le richieste delle clienti, inclusi alcuni bijoux. Di lì a poco ho fondato una vera e propria società con un’amica, che in breve tempo ha catturato l’attenzione degli addetti del settore e non.
Il tuo omonimo brand è in realtà l’evoluzione di Luxury Fashion, progetto sartoriale nato nel 2007. Cosa ti ha spinta in questo cambio di rotta?
Il cambio di rotta è avvenuto nel 2013 in seguito alla proposta da parte di una nota azienda di produzione di realizzare una capsule di abbigliamento in licenza. E’ scaturita, da qui, l’idea di affiancare alla bigiotteria anche alcune proposte ready to wear. Nel 2015 ho deciso poi di intraprendere più concretamente questa strada che mi appassiona, abbandonando l’identità societaria in favore di un progetto più personale.
Da cosa trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda: dalla mia città (Roma) e dai tutti i luoghi che ho la fortuna di visitare grazie al mio lavoro, ma anche e soprattutto dalle donne: amiche, clienti o sconosciute incrociate per strada. Penso che lo stile sia oltre la passerella e che gli spunti più stimolanti arrivino dal vivere quotidiano.
Il brand prevede anche una selezione di gioielli creati da te: parlaci di questo progetto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i gioielli costituiscono il vero fulcro di ogni collezione. Ogni pezzo è caratterizzato da un design minimale ed è realizzato con l’ausilio di materiali preziosi – quali oro e argento – e cristalli Swarovski. Questa scelta stilistica è dettata proprio dalla volontà di “fondere” il gioiello con ciascun capo di abbigliamento in un unicum sofisticato e non convenzionale.
Qual è il momento della tua giornata in cui ti senti più creativa?
Sicuramente la sera, dopo cena. E’ il momento della giornata in cui posso rilassarmi e dar sfogo a tutta la mia creatività.
Se tu non fossi diventata una fashion designer, cosa saresti oggi?
Se non avessi intrapreso questa strada, mi sarei sicuramente accostata all’ambito commerciale. Ho sempre avuto un certo spirito imprenditoriale. In realtà faccio già un altro lavoro al quale dedico tutte le mie energie: sono madre di tre figli.
Chi è la donna che indossa le tue creazioni?
E’ una donna alla ricerca del nuovo, degli ultimi trend. Una donna che può avere trenta, ma anche cinquant’anni, e che ama vestire con stile.
Guardiamo al futuro: come ti vedi da qui a cinque anni?
Mi vedo super impegnata con il mio brand. Spero davvero che diventi una realtà di riferimento nel fashion system!
È giunta primavera per il brutto anatroccolo Lourdes Maria Ciccone che, assottigliato le sue folte sopracciglia e prendendo sembianze di una vera donna, in questi giorni sta conquistando tutti grazie alle immagini della campagna pubblicitaria per il profumo POP di Stella McCartney.
La little lady Ciccone, nata dalla relazione tra Madonna e il personal trainer Carlos Leon, il 14 ottobre del 1996 nella città degli angeli, pare abbia un dono speciale che l’accomuna alla celeberrima madre: il carisma.
La giovane diciannovenne, come dimostrano gli scatti, sembra proprio aver assorbito tutto il savoir-faire di Madonna e lancia, con modestia, il messaggio che Stella McCartney intende far conoscere al mondo che ha come tema principale l’indipendenza della donna.
La stessa designer ha così spiegato la scelta di elargire Lola come volto della maison: “Sono davvero felice di avere Lola nel team di Pop. Lola, che conosco da quando è nata, è all’inizio della sua carriera di artista. E’ una giovane donna indipendente e dallo spirito libero. Nonostante sia nata sotto i riflettori, ha mantenuto ipiedi ben piantati a terra.”
Nulla da eccepire nelle parole della figlia di Paul McCartney, visto la predisposizione di Lourdes a tenere lontana dai riflettori la sua vita privata, scelta mantenuta ad oggi con un profilo Instagram segreto ma che potrebbe cambiare con l’evolversi della sua vita professionale.
Il profumo “Pop” sarà in vendita nei negozi Sephora e sul sito di Stella McCartney a partire dal prossimo 24 marzo.
Ennio e Carlo Capasa hanno deciso di lasciare il marchio Costume National di cui erano rispettivamente fashion designer e amministratore delegato.
La maison fondata nel 1986, deve il suo nome al titolo di un vecchio libro francese sulle divise militari, regalato dall’attuale Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana al fratello Ennio.
L’abbandono repentino dei fondatori del brand ha lasciato perplessi gli addetti ai lavori ed è stato giustificato con una nota che spiega tale decisione: “È giunto il momento di accogliere nuove sfide” è stato chiarito.
Il gruppo nippo-cinese Sequedge, partner di Costume National dal 2009, lascerài due fratelli salentini “liberi di perseguire sin da subito nuove collaborazioni in un vasto ambito internazionale.”
“È con emozioni contrastanti che concludiamo lo straordinario ciclo creativo di questa maison unica, con l’augurio che il futuro possa riservare al brand altrettanti successi. Quanto a noi continueremo a seguire la nostra passione in nuove iniziative creative”, concludono Ennio e Carlo.
È chiaro, dunque, che il padre dello “street couture” affronterà nuove avventure lavorative che, ad oggi, non sono state rivelate.