Milano Design Week: tutto pronto per la 4a edizione di Zona Santambrogio

Il Fuorisalone, l’evento più urban di cui Milano possa vantarsi, è alle porte e con esso anche la Milano Design Week 2016 che presenterà all’interno delle tre zone principali (Brera Design District, Ventura Lambrate e Tortona Design Week), un agglomerato artistico per gli amanti del design.

La Zona Santambrogio Design District, presenterà, per l’occasione, una serie di esposizioni, shop ed eventi che coinvolgeranno i migliori designer emergenti.

 

Milano Design Week edizione 2015 (fonte zonasantambrogio.com)
Milano Design Week edizione 2015 (fonte zonasantambrogio.com)

 

DOUTDEsign edizione 2015 (zonasantambrogio.com)
DOUTDEsign edizione 2015 (zonasantambrogio.com)

 

 

DOUTDESign, nell’ ex convento di Via San Vittore 49 (quartier generale di Sant’Ambrogio), ospiterà dal 12 al 17 aprile 2016, l’esposizione Next Design Innovation promossa da Regione Lombardia e Politecnico di Milano che evidenzierà 21 prototpi di giovani designer under 35 valorizzandone l’operato.

I progetti che si intercalano in svariate tematiche, sono suddivisi in: “Smart vehicles for smart mobility”, “Wearable and fashion”, “News tools and devices for smart cites” e “Interactve furniture and lightng”, ponendo una particolare attenzione al rapporto tra nuove tecnologie e design.

I prototipi realizzati grazie all’apporto del POLIfactory (il makerspace del Politecnico di Milano) saranno valorizzati dall’allestimento curato da Re.rurban Studio.

Occorre ricordare che, 6 dei 21 modelli selezionati dal bando Next Design Innovation, provengono dalla Scuola Elisava di Barcellona apportando, al progetto, una visione internazionale del design.

Secondo Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, “Questo bando ha permesso di valorizzare i giovani talenti che escono dalle nostre scuole e di sperimentare le grandi potenzialità che possono derivare dalla contaminazione tra design e innovazione.”

 

 

Fonte cover milanoartexpo.com

Holly Brockwell ottiene il diritto alla sterilizzazione

La notizia arriva dall’America e ha già prodotto innumerevoli critiche: la trentenne Holly Brockwell (questo è il nome della protagonista) ha chiesto ed ottenuto dopo anni di rigetto, di poter essere sterilizzata perché non propensa a procreare eredi.

La stessa Brockwell ha così spiegato tale decisione: “Non odio i bambini; semplicemente non li voglio. Avete presente quando incontrate un meraviglioso cane di qualcuno ma non pensereste mai di prenderlo con voi? È la stessa sensazione”.

La giornalista, sembra sicura della sua conclusione e si dice fiera per aver ottenuto il nulla osta da parte del sistema sanitario americano per questo intervento che le permetterà di avere una vita sessuale attiva senza correre il rischio di andare incontro ad una gravidanza indesiderata e di conseguenza, ad un aborto.

La notizia non è passata inosservata sul web e le critiche feroci le sono cadute addosso come chiodi dal cielo. Nel XXI secolo, la società non legittima la scelta di una donna che decide sul proprio futuro, ma giustifica la decisione di un uomo che ricorre alla vasectomia: “Se fossi stata un uomo, probabilmente avrei fatto la vasectomia anni fa. Gli uomini non sono oggetto di commenti presuntuosi, occhiate compassionevoli e domande inopportune. Per la società è più facile pensare che un uomo non voglia diventare papà piuttosto che accettare l’idea che una donna non voglia essere mamma”, ha spiegato la giovane donna.

Notizie di questo genere, peraltro, collassano definitivamente la solidarietà tra donne perché, come sostiene Holly, le critiche più feroci sono giunte proprio da loro.

In Italia, come si legge sul sito del Ministero della Salute, “La sua regolamentazione giuridica non è ancora definitiva” , ciò non significa che questo metodo contraccettivo di cui la reversibilità non è garantita, non possa essere applicato su richiesta dalle donne, all’interno dei presidi ospedalieri. Ad oggi, tale intervento viene applicato nei maggiori dei casi, per preservare la vita delle pazienti.

 

 

 

Warloom: l’esaltazione del lusso Made in Italy

Cura nei dettagli e scelta di pellami di assoluto pregio. L’esplorazione magica di un mondo effimero e prodigioso come il circo, è il progetto creativo del marchio milanese Warloom che presenta una collezione di borse e cinture lavorate interamente a mano in Italia e confezionate con pitone e coccodrillo indonesiani.

 

Beaskope Bag nata dalla collaborazione con la boutique "La Tenda"
Modello Diana nata dalla collaborazione con la boutique “La Tenda”

 

 

Bauletto Diana
Bauletto Diana

 

 

Modello Margot della linea Circus
Modello Margot della linea Circus

 

 

La passione per gli accessori si desume dalla raffinatezza dei foulard, dalla scelta di coniugare un’immagine forte e di mixare scrupolosamente funzionalità e volumi comodi.

Accessori  luxury che esaltano la femminilità della donna: tracolle, secchielli e maxi shopper si prestano per essere indossati durante tutto il giorno donando quel quid in più anche agli outfits più usuali.

Di recente, il brand ha stretto una solida collaborazione con la boutique “La Tenda”, creando per l’ occasione, una BeSpoke “Warloom per La Tenda” presentata durante un evento tenutosi il 24 febbraio scorso nello storico negozio milanese nato nel 1965.

 

Secchiello modello Clown della linea Circus
Secchiello modello Clown della linea Circus

 

 

Tracolla Moira collezione Circus
Tracolla Moira collezione Circus

 

 

 

Per conoscere il marchio Warloom vista il sito www.warloom.com

 

 

Photo courtesy Press Office

Giù di morale o stressate? Ecco la stanza ideata per piangere a dirotto

Se vi sentite tristi per la rottura di una relazione che ritenevate importante o se la vita quotidiana vi asfissia tanto da sentire un nodo alla gola, ecco che in Giappone, qualcuno ha pensato bene di alleviare le vostre sofferenze aiutandovi a liberare tutte le frustrazioni che non vi lasciano scampo.

L’Hotel Mitsui Garden Yotsuya a Tokyo, promette alle sue clienti un soggiorno all’insegna del libero sfogo, mettendo a disposizione quelle che sono state definite “camere del pianto” ad un prezzo di 10.000 yen, l’equivalente di circa 70 euro.

La cura pensata dal noto hotel del Sol Levante, prevede una full immersion tra le migliori pellicole strappalacrime che il mondo del cinema internazionale abbia mai prodotto; con un click sul telecomando, infatti, potrete rivedere tra le svariate proposte: “Forrest Gump”,” Insonnia d’amore” e “Gli intoccabili”.

Soffici fazzoletti di tessuto, maschere lenitive per il viso e latte detergente per la beauty routine, renderanno più confortevole il soggiorno.

La crying room è un potente antidoto contro lo stress ed è apprezzatissima dalle donne che ne hanno ricavato reali benefici  sia fisici che psichici.

Se state pianificando un viaggio a Tokyo, non dimenticate di annotare sulla vostra Moleskine il nome di Mitsui Garden Yotsuya Hotel, che farà da cornice perfetta alle mirabili attrazioni che la città offre ai suoi viandanti.

 

 

 

Fonte Cover dailymail.co.uk

Addio, Paolo Poli

Istrionico. Artista complesso e versatile. L’Italia s’inchina dinanzi a Paolo Poli, l’attore fiorentino che avrebbe compiuto 87 anni il prossimo 23 maggio, spirato a Roma dopo una malattia che non gli ha permesso di vivere ancora.

Ha riempito le platee, entusiasmando con la sua comicità disarmante. Era omosessuale e non ebbe remore  ad annunciare la sua inclinazione sessuale. Si diceva favorevole al matrimonio tra gay ma contrario al proprio contratto matrimoniale.

Acuto e diretto nell’esprimere la sua opinione, perfino quando toccava tematiche come la cristianità: “Se Gesù anziché finire in croce veniva impalato, adesso ai santi dove comparivano le stigmate?

Figlio di un carabiniere e di una maestra, dopo la laurea in Letteratura francese con una tesi su Henry Beque, esordisce in un teatro di Genova con <<La borsa di Arlecchino>>.

 

L'attore Paolo Poli in un suo travestimento in "I Sillabari"
L’attore Paolo Poli in un suo travestimento in “I Sillabari”

 

 

Un inizio che prelude il futuro artistico di Paolo Poli che negli anni sessanta lavora in RAI leggendo favole per bambini estrapolate da Esopo.

Diventa sceneggiatore per la RAI lavorando allo sceneggiato “I tre moschettieri “ assieme alla sorella Lucia Poli, Milena Vukotic e Marco Messeri.

Rifiuta una parte in di Federico Fellini e intraprende una carriera trasversale come cantante, pubblicando anche diversi album.

Superbo appare il suo approccio artistico e le sue interpretazioni sempre convincenti, hanno fatto vivere mondi paralleli ai suoi spettatori. Non possiamo esimerci dal ricordare le sue performances “Il mondo d’acqua” di Aldo Nicolaj e “I Sillabari” tratto dall’opera di Goffredo Parise, per il teatro.

Per il cinema, interpretò svariate pellicole come” La piazza vuota” di Beppe Recchia e “Le due orfanelle” di Giacomo Gentilomo.

 

«In fondo dobbiamo alla Chiesa anche Dante, che pure era antipapista. Se la Chiesa non avesse inventato il Purgatorio giusto qualche anno prima, non avremmo avuto la cantica più bella. Non amo l’Inferno: una scopiazzatura di Guinizzelli. Preferisco il Paradiso: la poesia d’amore applicata al tomismo; e la donna amata personifica la religione.>> Paolo Poli.

 

 

Fonte Cover giacomobaldoni.altervista.com

 

 

V°73: Elisabetta Armellin alla conquista del mondo

Elisabetta Armellin ha il dono di trasmettere felicità. Sarà questo il segreto del successo di V°73?

Il suo marchio è apprezzatissimo in tutto il mondo, con ben 450 stores disseminati per il globo (New York e Parigi, le città che hanno adottato le sue creazioni con fervore).

Ironia, savoir-farir, eclettismo: V°73 è un ciclone  di creatività ed estetismo, con un occhio che strizza alla cura dei dettagli e materie prime di assoluto pregio.

Il 18 marzo scorso, la designer ha inaugurato il suo monomarca nella sua città, Treviso.

 

Elisabetta Armellin
Elisabetta Armellin designer del marchio V°73

 

 

Chi è Elisabetta Armellin?

Sono nata nell’entroterra veneziano, dove la bellezza della natura emerge in tutte le sue sfumature. Ho studiato subito arte perché è sempre stata la mia grande passione, una volta laureata all’Accademia di Belle Arti di Venezia ho fatto parecchi anni di “gavetta” in aziende del settore moda, quando mi sono sentita professionalmente pronta ho aperto uno studio di Design che tutt’ora fa consulenze per grossi fashion brand e poi l’idea improvvisa/fulminea di fondare un marchio, nasce così V73.

 

Quando ebbe inizio la tua avventura nel fashion system?

A 20 anni quando mi “buttarono” dentro un azienda di moda per uno stage, fu amore a prima vista!

 

Modello Venezia Bamboo Butter collezione SS16
Modello Venezia Bamboo Butter collezione SS16

 

Modello Stella in cuoio e dettagli sparkling collezione SS16
Modello Stella in cuoio e dettagli sparkling collezione SS16

 

 

 

Cosa rappresenta, per te, V°73?

La mia vita, il riassunto di un grande lavoro, fatto di passione e sacrifici.

 

 

La tua fonte d’ispirazione.

Venezia, la mia terra, quello che mi circonda tutti i giorni. La natura stessa.  Amo la vita e sono una “sana curiosa”.

 

 

Un viaggio che ti ha cambiato la vita.

il volo Venezia -Parigi di 4 anni fa. Fu in quel momento che tirai fuori il mio piccolo Book e schizzai la prima V73, fu l’inizio di una nuova avventura.

 

Modello Frida in suede collezione SS 16
Modello Frida in suede collezione SS 16

 

 

 

Un oggetto che costudisci gelosamente.

La mia scatola dei colori, ogni volta che la apro mi batte forte il cuore.

 

 

Un ricordo che non vorresti mai dimenticare.

Il primo articolo uscito su Vanity Fair che parlava di me:  non ne sapevo niente, mi ha chiamò un’ amica per dirmelo. Quanta emozione!

 

Modello Aurora Owl in ecopelle ricamata
Modello Aurora Cat in ecopelle ricamata collezione SS16

 

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Un libro che più ti rappresenta.

È un vecchio libro non conosciuto ” Il sillabario” di Goffredo Parise: piccoli racconti di vita quotidiana molto romantici e profondi.

 

 

Il tuo presente.

Molto impegnativo ma pieno di soddisfazioni.

 

 

Il tuo futuro.

Vedere mio figlio diventare uomo.

 

 

Photo courtesy Press Office

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Massimiliano Giornetti lascia la direzione creativa di Salvatore Ferragamo

Notizie di questo genere sono oramai all’ordine del giorno.

Nel mondo della moda, infatti, pare che la parola d’ordine sia “fuga”.

Solo di recente, vi abbiamo informato dell’addio di Ennio e Carlo Capasa al marchio Costume National ma, durante gli scorsi mesi, abbiamo assistito all’addio di Alber Elbaz da Lanvin, di Raf Simons da Dior, di Stefano Pilati da Zegna e di Frida Giannini da Gucci.

Questa volta la clamorosa dipartita lavorativa tocca la maison Salvatore Ferragamo che, attraverso un comunicato stampa, annuncia l’abbandono della direzione creativa di Massimiliano Giornetti: “Cogliamo questa opportunità per rivisitare il nostro approccio alla creatività. Negli anni l’azienda ha scoperto e sostenuto tanti giovani talenti ed oggi può contare su un eccellente team creativo interno”, ha dichiarato Michele Norsa, CEO del Gruppo.

 

Backstage collezione A/I 16-17 Salvatore Ferragamo
Backstage collezione A/I 16-17 Salvatore Ferragamo disegnata da Massimiliano Giornetti

 

 

Giornetti, era entrato nel gruppo Ferragamo nel 2000, curando nel 2004 il progetto creativo della linea uomo e solo nel 2010 ricoprendo il ruolo di creative director per tutte le collezioni della maison fiorentina.

Certi che, l’abbandono degli stilisti non sia legato a questioni economiche, occorre dunque indagare sul motivo per cui sempre più creativi decidono di abbandonare troni “luccicanti”. Non può che attanagliarci il dubbio della fuga di creatività che sta colpendo il fashion system. Voglia di cambiamenti? Ricerca di una propria identità? Pausa di riflessione?

Sarà difficile ricevere risposta immediata a queste domande e forse saremo ancora qui, a scrivere di un nuovo abbandono, a breve.

Massimiliano Giornetti  lascia Ferragamo dopo il grande successo della collezione autunno/inverno 16-17 presentata a Milano lo scorso 28 febbraio. Si attende, dunque, di conoscere il nome del nuovo direttore creativo di Salvatore Ferragamo.

 

 

 

Fonte Cover Elle.de

Giancarlo Petriglia: l’eclettico designer artefice di meraviglie

Talento e creatività, un binomio imprescindibile per Giancarlo Petriglia: l’eclettico designer milanese che, attraverso un raffinato gusto estetico, è riuscito a creare la sua omonima collezione di borse realizzate come veri cimeli artistici.

Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Milano e stringe un’intensa e duratura collaborazione con maison Trussardi. Altre importantissime collaborazioni professionali coinvolgono Giancarlo e Nicolas Ghesquière, Vincent Darré  e Mariuccia Casadio.

Come racconta a noi di D-Art.it, la sua creatività è il riflesso del suo spirito e della sua mente.

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Giancarlo, come descriveresti la tua creatività?

La mia creatività è il riflesso del mio spirito e della mia mente. Uno spirito leggero e versatile, una mente eclettica ed innovatrice.

 

E le tue creazioni?

Le mie borse nascono come nuovi giocattoli per una donna che non teme il proprio lato ironico ed anticonformista. Una donna colta, elegante, che sappia apprezzare l’arte in tutte le sue forme e declinazioni.

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Quale icona o donna del tuo presente ispira il tuo progetto creativo?

Tre donne dell’arte e della cultura del secolo scorso, Vanessa Beecroft, Peggy Guggenheim e Paloma Picasso, diventano ispirazione per le tre nuove linee della collezione P/E16 : sono le “Lady P.”, saggio di altissima pelletteria con lavorazioni esclusive e preziose

 

Raccontaci la collezione primavera/estate 16: cosa ha stimolato il tuo estro creativo?

Con la collezione p/e 2016 ho voluto affermare in modo inequivocabile che le mie creazioni sono sinonimo di arte, modernità e lusso. Un lusso sempre ironico e colto, un lusso diverso. Come nei disegni di René Gruau che in maniera antesignana è riuscito a rappresentare uno sfarzo sarcastico, moderno e colorato.

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Se tu non fossi diventato un designer quale mestiere avresti intrapreso?

Sin da piccolo ammiravo mia madre realizzare dei meravigliosi abiti sartoriali e a 5 anni la mia icona era Gianni Versace, quindi non riesco ad immaginarmi lontano dal mondo lavorativo a cui appartengo oggi, molto probabilmente avrei canalizzato la mia creatività nell’ambito sartoriale.

 

Oltre alla borsa, cosa non deve mancare assolutamente nel guardaroba di una donna?

L’eleganza e l’ironia (tutto ciò che rappresenti lo stile,  l’anima e la cultura di una donna).

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186 RCV

 

La bellezza è…

Manifestazione dell’arte.

 

Ti disgusta?

La menzogna e tutto ciò che violenta l’autenticità.

180 E VAR 2 OCCHI

 

Progetti futuri?

Da marchio, al momento accolto come accessorio di lusso e ricercato, a Brand che mantenga le stesse caratteristiche di esclusività e lusso ma che si completi con il mondo della calzatura e dell’alta sartoria.

 

per saperne di più, clicca qui

 

 

Photo courtsey Press office

 

Per la cover Hungertv

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Justin O’Shea: da fashion director di Mytheresa a stilista per Brioni

Chi lo ha detto che il talento è un dono innato in ognuno di noi?

Esiste una prova provata che attesta il contrario e porta il nome di Justin O’Shea che fino a poco tempo fa, forse nemmeno conosceva i dettami base della moda e che adesso può aggiungere al suo Curriculum Vitae la voce “direttore creativo”.

A Justin O’Shea, è stata affidata la direzione artistica di Brioni, l’azienda romana del gruppo francese Kering  fondata nel 1945. Da come si apprende da una nota resa pubblica dal CEO del brand Gianluca Flore: “Justin ha dimostrato un’accurata comprensione del DNA dell’azienda e delle sue radici storiche nonché un approccio costruttivo su come esaltare questi valori per il marchio oggi”.

 

Street style per Justin O'Shea (fonte letsrestycle.com)
Street style per Justin O’Shea (fonte letsrestycle.com)

 

 

Gran stile, fiuto per la moda ed un forte sex appeal: l’ex camionista nativo di un paese sperduto della lontana Australia, è conosciuto dai tanti perché buyer attento alle tendenze e per aver ricoperto il ruolo di  fashion director per Mytheresa: il portale della moda di lusso, online dal 2006 ma da oltre 25 anni presente a Monaco di Baviera.

La storia di Justin, famoso anche sul web per la sua passione per la moda e per i suoi outfits sempre impeccabili e postati sui social networks, dimostra come le leggi all’interno del fashion system stiano cambiando di giorno in giorno, prediligendo la visibilità di un “presunto” stilista, agli studi accademici.

 

Justin O'Seha immortalato in compagnia della fidanzata Veronika Heilbrunner (fonte shotbygio.com)
Justin O’Shea immortalato in compagnia della fidanzata Veronika Heilbrunner (fonte shotbygio.com)

 

 

Un insegnamento che suona come uno schiaffo in faccia agli studenti delle diverse scuole di moda disseminate nel mondo, che vedono il loro talento frapposto al cliché sempre più vivido dei like sui social.

Di Justin potremmo giudicare, ad oggi, solo il fisico scultoreo, i suoi tatuaggi e la passione per l’estetica senza trascurare il lavoro certosino che ha compiuto per il colosso dell’e-commerce online tedesco.

Per poter apprezzare il lavoro di O’Shea dovremmo attendere la collezione uomo Brioni A/I 17-18.

 

 

Cover letsrestycle.com

 

 

 

 

Alessandro Michele miglior designer internazionale secondo il Cfda

È l’artefice di una rivoluzione estetica all’interno di una maison storica. Ha sovvertito ogni regola della creatività e si è dimostrato vicino ai suoi clienti e alle loro esigenze.

La sua premiazione, dunque, era attesa da molti ed ora è ufficiale: Alessandro Michele, direttore artistico di Gucci, sarà premiato nell’ambito del Council of Fashion Designers of America come miglior designer internazionale, riconoscimento che l’anno scorso è stato portato a casa dal duo di couturiers Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli e che negli anni passati ha fregiato Riccardo Tisci nel 2013 e Miuccia Prada nel 2004.

 

La prima collezione Gucci A/I 15-16 disegnata da Alessandro Michele (fonte Madame Figaro)
La prima collezione Gucci A/I 15-16 disegnata da Alessandro Michele (fonte Madame Figaro)

 

 

 

Alessandro Michele, designer della maison fiorentina dal 2015, ha un passato ben florido nel campo della moda. Dopo gli studi presso l’Accademia di Costume e di Moda di Roma, inizia la sua carriera in Fendi.

 

 

Gucci collezione primavera/estate 2016 (fonte Madame Figaro)
Gucci collezione primavera/estate 2016

 

 

 

Successivamente ricopre il ruolo di direttore creativo in Richard Ginori e nel 2011 fiancheggia Frida Giannini in Gucci.

Il suo stile è unico, ancorato negli anni settanta rinvigorito da un tocco di personalità che regala alle collezioni un’impronta unica.

 

 

Outfit collezione Gucci Autunno/inverno 16-17 (fonte Madame Figaro)
Outfit collezione Gucci Autunno/inverno 16-17 (fonte Madame Figaro)

 

 

Durante l’evento che si terrà il prossimo 6 giugno, concorreranno per la categoria womenswear: Marc Jacobs, Altuzarra, The Row, Rodarte e Proenza Schouler.

A contendersi il premio per la categoria menswear saranno, invece: Public School, Thom Browne, Rag & Bone, Todd Snyder e Tim Coppens.

Un marchio tra Mansur Gavriel, Altuzarra, Irene Neuwirth, Proenza Schouler e The Row potrà vincere il premio per la categoria gioielli.

 

 

Per la copertina fonte i-d.vice.com

 

 

Svolta in Armani: Re Giorgio dice no alle pellicce

Sono lieto di annunciare il concreto impegno del Gruppo Armani alla totale abolizione dell’uso di pellicce animali nelle proprie collezioni. Il progresso tecnologico raggiunto in questi anni ci permette di avere a disposizione valide alternative che rendono inutile il ricorso a pratiche crudeli nei confronti degli animali. Proseguendo il processo virtuoso intrapreso da tempo, la mia azienda compie quindi oggi un passo importante a testimonianza della particolare attenzione verso le delicate problematiche relative alla salvaguardia e al rispetto dell’ambiente e del mondo animale”.

Con questo comunicato, Giorgio Armani dichiara al mondo la decisione di abolire all’interno delle sue collezioni, l’uso della pelliccia.

Una scelta storica, quella presa della maison italiana, che si affianca ad una lista di aziende che cresce esponenzialmente di anno in anno e che da tempo combattono contro l’uso di vello di animali nei capi d’abbigliamento: Elisabetta Franchi, Stella McCartney, Calvin Klein, Hugo Boss e Tommy Hilfiger, difatti, hanno abolito ormai da tempo l’uso della pelliccia a favore della faux fur.

Una decisione etica, quella di Re Giorgio, siglata in accordo con Fur Free Alliance e The Humane Society of the United States, che si impegna ad utilizzare fur free a partire dalla collezione autunno/inverno 16-17.

L’addio all’utilizzo della fur è stata accolta con favore dalla LAV (Lega Anti Vivisezione n.d.r.).

Dalle parole di Simone Pavesi, Responsabile LAV Moda Animal Free,  possiamo dedurre l’entusiasmo della lega nei riguardi della scelta di Giorgio Armani: “Una decisione che fa onore alla Maison Armani e rafforza una strada già tracciata e consolidata dalla LAV in anni di campagne antipellicce in tutto il mondo, in favore della moda etica, responsabile e sostenibile, e dunque senza utilizzo di animali. Gli estimatori dello stile Armani saranno entusiasti: una scelta di vero stile per il “Re” della moda, amato e apprezzato in tutto il mondo. Un segnale inequivocabile per il settore, da tempo sollecitato a convertirsi verso una produzione non cruenta, considerando che in tutto il mondo ogni anno vengono uccisi circa 95 milioni di visoni e volpi e altri animali per la loro pelliccia, con Europa e Cina che sono i maggiori produttori di pelliccia a livello mondiale.”

La LAV ha recentemente lanciato il progetto Animal Free Fashion che ha l’obiettivo di attribuire una valutazione etica alle aziende virtuose che si sono prodigate ad utilizzare materiale di origine animale all’interno delle loro collezioni.

 

Per saperne di più sul progetto: www.animalfree.info

 

 

Immagine copertina luxuo.com