Dall’1 al 31 maggio 2016, Imaginacafè Art Gallery , in Rio Terà Canal a Venezia, ospita l’esposizione SPIRITOURBANO/LANDSCAPES METROPOLITANI del pittore Riccardo Paternò Castello.
Vedute aeree di agglomerati urbani, disegnate con tratti spezzati. Un groviglio di palazzi e strade e ancora calle e canali, raffigurati come un reticolo di ragnatele confuse e, al contempo, chiarificatrici.
Milano e Venezia e ancora Parigi. L’asfalto e la laguna. Il romanticismo. Tre città a confronto, raccontate nella eclettica visione del pittore catanese.
Riccardo Paternò Castello, formatosi presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Firenze e Brera, in queste opere elabora tutto il suo sapere. La fotografia incontra la carta, così come la pittura, il disegno ed ancora la tela, i gessetti, le matite e gli oli. Contaminazione di un’arte pura, manipolata da conversazioni private nei meandri di città vissute.
La città si smaterializza e si carica di messaggi evocativi di cui ognuno di noi, da la sua personale interpretazione.
Poliedrico come il suo percorso artistico, Riccardo Paternò Castello, con l’esposizione in atto a Venezia, dimostra la sua vena artistica ricca di percorsi intuitivi e di contaminazioni stilistiche.
La mostra è curata da Luisa Turchi e Myriam Zerbi.
Di Anna Zullian, si percepisce una raffinata predisposizione artistica. Le sue creazioni, travolgono lo spirito e raccontano storie che solo lei riesce a modellare con la sua superba fantasia.
Il contatto con la natura e con l’arte, pizzica la sua creatività che la porta, a sua volta, a creare gioielli indefinibili con l’uso delle parole.
Le sue creazioni sono enigmatiche e mistiche. Legate da una sensazione primordiale che trascende l’opera d’arte fine a se stessa.
Chi è Anna Zullian?
Sono una designer di gioielli con una passione estrema per tutto ciò che riguarda l’atto creativo. Dopo una laurea in arte contemporanea, presso l’Università degli studi di Parma, ho capito subito che il mio percorso non poteva concludersi qui. Sentivo di dover “ampliare il mio bagaglio culturale” e di applicarlo alla mia passione estrema per la moda. Così, dopo la laurea, ho intrapreso la strada del fashion system attraverso due scuole, la prima in Italia, a Milano e l’altra a Berlino. E proprio qui, a Berlino, ho iniziato a creare e progettare gioielli. Berlino è stata, ed è ancora oggi, una città molto importante. Qui ho avuto la straordinaria opportunità di conoscere persone incredibili, che mi hanno spinta verso la sperimentazione estrema e assoluta del mio design. Ma non posso definirmi solo designer. Contemporaneamente all’esperienza berlinese ho iniziato a seguire e collaborare con diverse riviste di moda. La mia primissima pubblicazione e collaborazione è stata con Vogue Italia. Oltre alle diverse pubblicazioni avute nel magazine sia cartaceo che online ho avuto la grandissima opportunità di partecipare alla fashion week milanese come “Giornalista” per Vogue.it! L’emozione è stata ed è ancora indescrivibile. Così, contemporaneamente all’editoria, continuo con la mia attività di designer. Quest’ultima mi ha portata e mi sta portando ad ottenere importanti riconoscimenti e pubblicazioni.
Nel 2012 ho esposto un’opera, Nonna6.19.2010, presso il DesignTransfer di Berlino. Si tratta di una collana composta da tanti petali, petali visti ed elaborati attraverso gli occhi di mia nonna. E’ l’unica opera che vede come protagonista il colore. Infatti, le mie opere successive prevedono il solo uso del bianco e nero. Ora, “Nonna6.19.2010”, è in esposizione permanente presso l’accademia Abadir di Catania. Successivamente ho iniziato ad esporre le mie collezioni durante la settimana della moda di Parigi. Qui ho avuto la straordinaria opportunità di entrare in contatto con una realtà davvero molto importante per il design del gioiello contemporaneo. Diverse poi sono le pubblicazioni avute nel blog di Diane Pernet, A Shaded View Of Fashion. Considero Diane Pernet una mia grandissima icona, oltre che genio assoluto della moda. Il suo stile, la sua figura è di grandissima ispirazione per tutto il mio design.
Nel giugno del 2015 ho vinto un prestigioso concorso internazionale indetto dalla Swarovski, Swarovski Sparkling Future, presentando un anello in Corian bianco, dal titolo “Memento”. Si tratta di un’elaborazione del cristallo Swarovski in chiave contemporanea. Questa vittoria è stata illuminante. Mi ha permesso di entrare in contatto con una realtà e con un mondo davvero straordinario, iniziando così a progettare una piccola linea, utilizzando questo affascinante cristallo.
Qual è stato il momento in cui hai capito che il design era il tuo mondo?
Fin da bambina disegnavo e creavo abiti per l’iconica Barbie. Mi piaceva l’idea di creare dei veri propri outfit, e proporli poi alle mie amiche. Inoltre adoravo i gioielli di mia nonna, in modo particolare, un anello in stile barocco. Era incredibile il modo in cui quel designer lo aveva creato ma soprattutto il modo in cui aveva incastonato i diversi brillanti con una tecnica e una maestria davvero unica. Interrogavo spesso mia nonna, portandola quasi allo sfinimento chiedendole se mai sarei riuscita a creare una cosa simile. E lei, con il suo sorriso, accarezzava le mie piccole manine e mi sussurrava: “Basta crederci”. Quelle parole sono state e sono ancora oggi illuminanti.
Tu, in tre aggettivi.
Resiliente, forte e tenace.
Il tuo marchio in tre aggettivi.
Introspettivo, poetico, estremo.
Un’opera d’arte che ti rappresenta.
Domanda difficilissima. Sono davvero molte le opere d’arte che mi rappresentano ma in questo momento più di tutte, “Quadrato nero su fondo bianco” 1913-‘15 di Kasimir Malevic.
La tua ispirazione.
La natura, in modo particolare le mie Dolomiti, la roccia millenaria, l’assenza di vegetazione, il paesaggio duro con le sue forme spigolose. Tutto questo per me è sinonimo di rifugio, dove affondare e allo stesso tempo ricercare la propria pace interiore.
Altra importantissima fonte d’ispirazione per il mio lavoro, è la luce. Amo osservare e meditare sulla luce, spesso vista e letta in senso metaforico.
Altra fonte è il cielo. Sono due le fasi che più mi affascinano. Il cielo nelle primissime ore della giornata e il cielo notturno. Questa riflessione sarà alla base del mio ultimo lavoro.
Il tuo mentore.
Me stessa.
L’essenza delle tue creazioni.
Vorrei definire l’essenza del mio lavoro, delle mie creazioni, attraverso questa splendida citazione di Wassily Kandinsky: “La vera opera d’arte nasce dall’Artista: una creazione misteriosa, enigmatica e mistica.Separata da lui acquista una vita autonoma, una personalità, diventa un soggetto indipendente, animato da un respiro spirituale. Il soggetto vivente di un’esistenza reale”.
Il tuo presente.
Attualmente sto lavorando a due progetti, il primo è legato a Swarovski. Una sorta di “progetto sperimentale” che mi sta portando ad utilizzare materiali davvero differenti tra loro ma assolutamente affascinanti. Il secondo invece è un mio progetto personale, sempre legato all’uso del Corian.
Il tuo futuro.
Continuare il mio percorso creativo attraverso la sperimentazione estrema dei materiali e delle forme.
La casa di moda Salvatore Ferragamo incontra l’ecletticità della giovane designer Sara Battaglia, per una capsule collection tutta “rainbow“.
La collezione, è un’esplosione di colore, proprio come la vita del grande e stimato fondatore dell’omonimo marchio. L’iconica borsa a mano Sofia, si veste di linee verticali multicolor e si impreziosisce con una nappa che scivola dal manico, creando movimento.
Le borse da giorno presentano dettagli in seta, mentre le pochette dedicate alla sera, sono rifinite con dettagli in ottone e vernice. Il progetto artistico della bag designer si estende anche a secchielli in pelliccia di visone; servendosi di pellami pregiati come il coccodrillo, il pitone, lo struzzo e il camoscio, la giovane e talentuosa stilista di borse, rafforza l’heritage del marchio.
Fondata nel 1928, l’azienda stabilisce la volontà di creare una profonda connessione con i talenti emergenti della moda. Quello con Sara Battaglia, è in realtà il proseguimento di un progetto già iniziato nel novembre scorso con Edgardo Osorio di Aquazzura che disegnò per il marchio, alcuni modelli di scarpe.
Due sono le “sensazioni” che animano la collezione autunno/inverno 16-17 Black e White del brand 10bags Lapalombella.
Le borse di Marta Lapalombella, la giovane designer che ha dato vita ad un brand innovativo e 100% made in Italy, in realtà cambiano la loro fisionomia adattandosi alle esigenze di chi le indossa.
Un’anima gender, contemporanea e metropolitana: le sue creazioni hanno carattere da vendere e piacciono grazie al forte design che le contraddistingue.
“White” recupera alcuni pezzi già esistenti nelle collezioni precedenti, ora rivisitati nel design, mantenendo il concetto di leggerezza e di trasformazione della forma, tratto distintivo del brand. Con pochi gesti infatti la silhouette cambia, modificando il volume delle borse, rendendo possibile un adattamento ad ogni look.
La linea è in total black confezionata in pelle di vitello. Tutto è Total black: materiali, metalli e galvaniche, fodere così come le cuciture in punti selleria con filo cerato.
Il design che caratterizza la linea White è più rifinito e tutte le borse sono foderate a differenza dei pezzi della linea Black.
La linea “Black” si ispira alla Chiave di Violino; i modelli, infatti, prendono il nome dalle note del pentagramma: Do (monospalla da cui si è sviluppata tutta la linea Black), Re (zaino), Mi (shopper), Fa (clutch con tracolla e bracciale), Sol (pochette grande/porta pc), La (bustina).
Anche qui, regna il total black dei materiali, ed ogni borsa viene confezionata con filo cerato in punti selleria.
Un gioco di zip, la tasca centrale sul fronte e tre varianti di pelle (liscia, “acciaccata” e a lavorazione a scimmia), sono gli elementi che caratterizzano la linea Black.
Arrotolate e annodate con la loro stessa tracolla, le borse 10bags Lapalombella, sono leggerissime e versatili.
Issey Miyake unisce il suo estro creativo alla visione estetica del genio del design Ikko Tanaka, creando una capsule collection che dimostra la sempre più stretta connessione tra design e fashion.
Il Giappone ripercorre un viaggio a ritroso e si rivela in tutto il suo splendore, nel presente.
Tanaka e Miyake rappresentano l’anima colorata e attiva di un’isola baciata dal sole, dove l’arte è frutto di un’ immaginazione eccelsa. Quello dello stilista, appare un omaggio ad un grande artista conosciuto negli anni sessanta, nato nel 1930 e scomparso nel 2002. Ikko Tanaka, non lasciò che le influenze di varie correnti artistiche, attecchissero la sua personale visione dell’arte.
Colore, luce e sintetismo puro, nascono come conseguenza di una vita radicata nel rapporto con la natura e che si riproduce, nelle opere, in funzione a valori estetici universali.
Seguendo l’estro creativo del grande maestro, Issey Miyake crea una collezione di pezzi unici, mantenendo vivida la sua concezione artistica. Nihon Buyo (1981), The 200th anniversary of Sharaku (1995), e Variationof Bold Symbols (1992) sono le stampe di Ikko Tanaka utilizzate dal fashion designer che, con un effetto tridimensionale, prendono vita su abiti con maniche a kimono, borse, top e hakama: tipico pantalone giapponese dalla linea abbondante.
È un gran vociferare. Un tabù. Un argomento ancora troppo caldo che insinua, molto spesso, insidie e giudizi velenosi.
Il mondo transgender è sempre più spesso sotto accusa perché il “diverso”, spesso fa paura per chi è poco incline ad aprire la mente al mondo esterno.
La storia di Daniel, un bambino nato sette anni fa, a Strathspey, in Scozia, potrebbe essere da monito a tutti coloro che sono lontani dal coming out per paura di non essere compresi o, peggio ancora, giudicati ed emarginati dalla società.
Daniel, ha deciso per la sua vita. Daniel ha capito a soli tre anni, che il corpo in cui era costretto a vivere non gli apparteneva.
Appoggiato dalla madre Kerry McFadyen ha intrapreso un percorso tutto in ascesa, divenendo il primo bambinotransgender che l’opinione pubblica europea sia mai venuta a conoscenza.
Tutto ebbe inizio un giorno, in un bagno qualunque di una cittadina qualsiasi. Daniel, gioca con il suo pene, prende un paio di forbici e cerca di reciderlo. La madre, preoccupata, analizza il comportamento del figlio e comprende che il gesto è legato ad un malessere interiore.
Quando uno specialista conferma che Daniel soffre di disforia di genere, i genitori assecondano la natura del figlio ed intraprendono una serie di cure mediche, a base di ormoni e farmaci che gli permetteranno di posticipare la sua pubertà e che gli consentiranno, raggiunti i diciotto anni, di poter finalmente sottoporsi all’intervento chirurgico che lo renderà una donna.
Intanto, anche la scuola si è mobilitata in suo favore installando, nell’edificio, bagni completamente unisex per rendere il suo cambiamento, il meno traumatico possibile.
La scenografia è degna del nome di chi lo ha ispirato. Volti in tumefazione, teschi in bella vista, luce soffusa color purple e rose nere: l’ambientazione gotica di Beetle House rende totalmente omaggio al geniale maestro Tim Burton.
308 east 6th street New York, NY: questo è l’indirizzo dove potreste degustare ottimi drink e mangiare piatti squisiti in una cornice degna delle migliori pellicole del regista come: “La Fabbrica di Cioccolato” o “Beetlejuice”, fatica cinematografica che ha dato il nome al locale.
Il menu è completamente dedicato ai film di Burton con riferimento, per quanto concerne le proposte, ai titoli o alle citazioni dalle pellicole da lui create.
Un esempio? Il drink Alice’s cup of tea, si ispira al film Alice in Wonderland (2010) diretto dal regista, con protagonista Johnny Deep.
Beetlejuice, cocktail che prevede un mix di Tequila, mirtillo e lime, prende il nome dalla celeberrima pellicola del 1988 che si aggiudicò l’Oscar al miglior trucco del 1989 e che ispirò la serie televisiva animata “In che mondostai Beetlejuice?”
Dal sito, inoltre, potrete dare un’occhiata all’intero menu e prenotare il vostro tavolo.
La notizia circolava oramai da qualche giorno ed ora è ufficiale: Andrea Pompilio, direttore creativo di Canali, ha detto addio al marchio.
“Questa decisione, presa di comune accordo da Canali e dal designer, coincide con la naturale scadenza del contratto. Dopo due anni e quattro collezioni, entrambe le parti concordano che sia arrivato il momento per intraprendere una nuova fase della propria storia”, si legge in un comunicato stampa atto diramare dall’azienda, per spiegare la decisione di non proseguire la collaborazione con Pompilio.
Per il momento, la maison ha fatto sapere che, durante la prossima settimana della moda uomo a Milano, prevista per giugno 2016, sarà presentata la collezione P/E 2017 disegnata dal team interno.
Pompilio, giovane e stimato designer italiano, sedeva sulla poltrona del marchio Canali dal 2015, dopo essersi affermato come designer per le collezioni menswear da lui disegnate per il suo omonimo brand fondato nel 2010.
Nel 2013, fu chiamato da Giorgio Armani a sfilare nel suo Teatro, facendo il suo debutto nella settimana della moda milanese.
Il suo, è uno stile contemporaneo e 100% italiano, che coniuga influenze urban ai canoni estetici sartoriali.
Pareti grezze tinteggiate di rosa. Cavalli eleganti in posa naturale davanti l’obiettivo del fotografo e una vegetazione ricca sullo sfondo: bastavano questi tre ingredienti per rendere avvincente la campagna Travel di Louis Vuitton ma, invece, gli addetti ai lavori hanno voluto arricchire cotanta bellezza con il viso delicato e perfetto di Léa Seydoux rendendo tutto incantevole.
Gli scatti, siglati dal fotografo Patrick Demarchelier vedono al centro della scena la nuova musa della maison, l’attrice francese Seydoux (che per l’occasione ha indossato gli abiti della collezione Pre – Fall 2016 n.d.r.) che stringe tra le mani le borse Capucines e City Steamer declinate in diverse tonalità, meravigliose nelle variante color block.
L’iconica City Steamer, nacque nel 1901 e venne utilizzata come borsa da viaggio dalle donne dell’ alta borghesia. Oggi, rivisitata la sua veste, la City Steamer è una perfetta borsa da città, adatta ad essere abbinata a qualsiasi look.
Il modello Capucines, prende il nome dalla via parigina dove Gaston -Louis Vuitton volle aprire la sua prima boutique, nel 1854. Dal design essenziale, la borsa racconta tutta l’eleganza che il marchio coltiva da sempre.
La campagna pubblicitaria Travel di Louis Vuitton, sarà pubblicata sulle riviste di settore a partire da giugno.
L’anima di maison Louis Vuitton, aprirà le sue porte al pubblico con l’intento di far ammirare agli estimatori del marchio, tutto il savoir-faire che la casa di lusso parigina ha impiegato nel corso della sua storia.
Dal 1859 l’atelier d’Asnières, situato a qualche chilometro a nord-est di Parigi, rappresenta una leggenda per Louis Vuitton. Un luogo dove la creatività ha preso forma in magnificenze che oggi vengono apprezzate in tutto il mondo a distanza di anni dalla loro creazioni.
Le icone della casa, come il bauletto Speedy o i bauli da viaggio monogrammati, hanno transitato nei meandri di questo grande atelier, prima di avventurarsi in nuove storie.
La mostra, curata da Judith Clark, è suddivisa in gruppi tematici: relazione con i clienti, il Monogram, globalizzazione, natura, l’avanguardia etc…
L’esposizione, aprirà i battenti dal 23 aprile al 15 maggio 2016 per poi riaprire in un secondo momento dal 28 al 29 maggio 2016.
“Il cappello è come un punto alla fine di una frase “. Non potrebbe utilizzare definizione migliore, Ilaria Soncini, per definire il suo brand.
I suoi cappelli sono vere opere d’arte che toccano l’ingegno teatrale. Cuori, labbra e pon pon: il copricapo Ilariusss non conosce banalità.
100% Made in Italy, le sue creazioni sono confezionate artigianalmente da mani esperte che esaltano la naturale bellezza dei suoi cappelli.
Ilaria, cosa dovremmo sapere di te?
Sono una sognatrice romantica ed una eterna bambina. Amo sorprendermi e sorprendere. Non sopporto la noia e le cose scontate. Mi hanno detto che sono stata un pirata nella scorsa vita, vivendo senza un vero scopo. In questa vita, sento di dover dedicare tutto il mio tempo alla mia più grande passione che è creare cappelli, per poter lasciare un segno creativo concreto.
Ilariusss: come ha inizio la storia del tuo brand?
Ilariusss nasce a Berlino con la mia carissima amica Sofia, tra immaginazioni e travestimenti. Ci divertivamo a creare cappelli che potessero vestire il corpo. Ci ispiravamo al teatro di Victoria Chaplin e al mondo surreale dell’impossibile. Ilariusss è nato sognando un mondo assurdo.
Tre aggettivi per definirti.
Leale, creativa e appassionata.
Tre aggettivi per definire Ilariusss.
Ironico, elegante e surreale.
La tua fonte d’ispirazione.
Il teatro, le favole dei bambini e i miei amici.
La tua personale definizione di cappello.
“Il cappello è come un punto alla fine di una frase “.
Il tuo presente.
So finalmente chi sono e cosa voglio.
Il tuo futuro.
So esattamente cosa vorrò, me lo sono prefissata lo scorso anno a Roma grazie ad una persona speciale che mi ha aiutato a capirlo. Voglio un Atelier dove si possano realizzare cappelli per spettacolo, teatro, vetrine, moda e dove lavorino un team di persone appassionate. Sto lavorando per raggiungere questo obiettivo, so che riuscirò in un modo che non mi è ancora stato svelato, ad arrivarci.