Basta una collezione funny di Moschino per punzecchiare la sensibilità dell’opinione pubblica?
A quanto pare si.
L’azienda è finita ancora una volta nell’occhio del ciclone. D’altronde la griffe italiana ha sempre puntato su messaggi ambigui per catalizzare su di sé l’attenzione.
La griffe è stata accusata da Randy Anderson, ex tossico dipendente di Minneapolis ora consulente del settore moda di Eden House Recovery Services di Minneapoli, di spingere la sua clientela a fare uso di sostanze stupefacenti.
Una calunnia che ha avuto seguito su internet con la petizione #JustSayNoMoschino su Change.org.
I destinatari di questa missiva sono Mark Metrick (ceo di Saks Fifth Avenue) e Marcello Tassinari di Moschino, coloro a cui spetta la decisione di bloccare la produzione dei capi oggetto di discussione, come richiesto da Randy Anderson.
Ad essere incriminata è la collezione primavera/estate 2017 presentata recentemente a Milano. Jeremy Scott designer del marchio, ha ideato una linea ispirata da “La Valle delle bambole” della scrittrice Jacqueline Susann. Per la protagonista del libro, le bambole altro non sono che le droghe assunte per trovare pace interiore.
Capi, borse e cover per smartphone: le pillole sono dappertutto.
Per il momento la maison non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Starà preparando la sua contromossa?
Non si arresta l’espansione del colosso svedese H&M che ha annunciato, per mezzo stampa, di lavorare su un progetto che vedrà l’azienda approdare con un maxi store nella centralissima Corso Buenos Aires a Milano.
La griffe che in queste ore ha reso pubblica la nuova collezione con Kenzo (potete leggere l’articolo cliccando qui) occuperà uno stabile di sei piani, al civico 8. Ciò potrà portare al declassamento o peggio ancora alla chiusura, di due store già presenti nel medesimo corso ai civici 17, 56-58.
Questo nuovo spazio sarà un vero e proprio olimpo delle fashion victim, di quelle donne che seguono le tendenze senza rimanere “vittime” di spesi folli.
Sei piani nei quali sarà possibile acquistare tutto ciò che l’azienda offre: moda uomo, donna, bambino, intimo ed accessori in una shop experience davvero travolgente.
Solo per il momento, però, le clienti di H&M dovranno accontentarsi di questa news: l’inaugurazione del nuovo flaghship store è ancora lontana; il restauro della struttura, tuttavia, è già in corso.
Dubai si riconferma officina di idea inverosimili.
L’ultima in ordine di tempo è stata partorita dalla creatività frizzante dell’architetto Janus Rostock di Atkins, padre della nuova Dubai Opera: una struttura multiforme che può, all’occorrenza, trasformarsi in un teatro come in una sala da concerto.
Ad ispirare la sua imponente struttura è il Sambuco, la tradizionale barca a vela araba in voga nel lembo di terra che interessa gli Emirati Arabi Uniti.
Il progetto omaggia gli orizzonti marittimi della città.
Un capolavoro dell’architettura odierna che consente di accogliere più di duemila spettatori in un unico evento.
La complessità di questa struttura viene amplificata da torri che ne scandiscono lo spazio e che permettono un’ottima insonorizzazione dell’audio di un’orchestra durante i concerti.
L’eccezionale contenitore artistico di Rostock vede anche la conversione del pavimento che diventa piano a seconda delle esigenze, per una mostra d’arte ad esempio o per una sfilata.
Infine, un sontuoso ristorante situato sul tetto di Dubai Opera, sovrasta la città e immerge i clienti in una atmosfera unica tra i tramonti più affascinanti del pianeta.
Sarà disponibile a partire dal prossimo novembre, l’esclusiva collezione che lo storico marchio Ermenegildo Zegna ha siglato con Maserati: la casa italiana produttrice di automobili di lusso.
S’incontrano, dunque, i due capisaldi dell’eccellenza dell’artigianato nostrano con una serie di capi ed accessori ideati per un uomo elegante, che tiene a curare la sua immagine.
Ermenegildo Zegna Exclusively for Maserati pone l’attenzione sulle materie prime utilizzate, chiaramente di primissima qualità.
La collezione si compone di capispalla in daino, trolley performante grazie alla struttura interna in memory foam per una maggiore protezione contro gli urti, calzature in pelle pregiata, sciarpa in seta, coppola in cotone spigato, polo in cotone, scarpe in pelle, giacca sartoriale in cotone chiusa da due bottoni con profilatura in leather e pantaloni grigi.
La palette di colore prescelta è stata declinata nei colori del testa di moro, grigio, marrone scuro e beige.
La linea, logata con lo stemma di Maserati, sarà venduta negli store e sullo shop online di Ermenegildo Zegna.
Per il suo settantesimo anniversario di vita, maison Dior ha voluto “regalarsi” una boutique, concepita dall’architetto Peter Marino, interamente dedicata all’alta gioielleria.
Questo spazio raffinato, al numero 34 di Avenue Montaigne, espone creazioni esclusive in edizione limitata.
La collezione proposta in questi spazi estremamente eleganti, si compone di diamanti e smeraldi. Le pietre preziose, incastonate seguendo l’idea creativa della direttrice artistica di Dior Joaillerie Victoire de Castellane, brillano nella collezione Archi Dior che si compone di gioielli recanti i nomi celebri delle creazioni di monsieur Christian Dior come l’anello Bar en Corolle in oro bianco e giallo, diamanti e smeraldi, la collana, due paia di orecchini e l’anello Milieu du Siècle in oro bianco, diamanti, smeraldi e granati tsavorite.
Pregiato è l’orologio numerato della collezione La D de Dior in cinturino in lucertola che esalta il quadrante in crisopraso, oro giallo e diamanti; altrettanto opulento è Dior VIII Grand Bal Coquette,con cassa in oro rosa lucido, diamanti incastonati, quadrante in malachite e cinturino in alligatore verde. Zaffiri, ametiste e diamanti sono posizionati sul quadrante, rievocando il volteggiare di un abito da ballo.
Era l’8 ottobre del 1946, nelle mura di un appartamento collocato nell’8° arrondissement di Parigi. Qui inizia la storia di un’azienda unica, regale, che pone la donna al centro del suo universo.
Monsieur Christian Dior, dopo aver preso accordi con il magnate del tessile Marcel Boussac, costituisce giuridicamente l’omonima maison. L’apporto del ricco industriale francese era di tipo economico, Christian Dior aveva il completo comando della casa di moda.
Il couturier, affrontò la nuova sfida con destrezza, scontrandosi con le prime difficoltà da debuttante.
Raduna a sé 85 persone (sessanta erano le operarie) e inizia a lavorare sulla collezione primavera/estate che presenterà il 12 febbraio del 1947.
Delinea la silhouette dei capi; saranno due le linee che comporranno il défilé: En 8 e Corolle.
Nell’appartamento decorato in stile neo-Luigi XVI da Victor Grandpierre, nell’avenue Montaigne, presenta la primissima collezione dinanzi ad un pubblico ristretto. A sedere sulle poltrone c’è anche Carmel Snow, capo-redattrice di Harper’s Bazaar.
L’esclamazione pronunciata da Snow: “Mio caro Christian, i suoi abiti hanno un tale New Look“, ha decretato la nascita di un nuovo stile.
Icona del New Look è l’iconico tailleur Bar, ottenuta da monsieur Dior modellando la stoffa su un manichino che lui stesso aveva martellato per ottenere la linea desiderata. Il modello “numéro un, numberoone” indossato da Marie-Thérèse, annuncia l’inizio di un successo senza fine.
Alla sua morte, avvenuta a Montecatini Terme, il 24 ottobre 1957, fu Yves Saint Laurent, a soli 24 anni, a prendere le redini della direzione creativa di Dior.
Debuttò con la primissima linea, chiamata Trapezio, nel 1958. Dopo solo due anni, chiamato al servizio militare, Yves cedette il suo incarico a Marc Bohan stilista per la maison per ben 26 anni.
Gli ultimi anni del suo comando sono imperversati da problemi economici. Occasione ghiotta per l’imprenditore francese Bernard Arnault che acquisisce il gruppo Boussac di cui fa parte. Al posto di Marc Bohan viene chiamato al comando Gianfranco Ferrè, il primo italiano alla direzione creativa di Dior. Restato in carica fino al 1997, riportò opulenza al marchio, andata perduta con Bohan.
A Ferrè fa seguito l’eclettico John Galliano. Il “Pirata della moda” per quattro anni ha esaltato la fisionomia della maison con collezioni teatrali. La sua collaborazione in Dior viene bruscamente interrotta a causa del licenziamento del designer sopravvenuto come conseguenza di insulti antisemiti che lo stilista aveva mosso contro un gruppo di ebrei.
Dal 2012 al 2015, subentra Raf Simons: uno stilista garbato che ha riportato in auge le linee En 8 e Corolle della maison, esaltando l’iconica Giacca Bar.
La sua creatività forse troppo controllata, non è stata apprezzata completamente dai vertici e dagli estimatori del marchio così nel 2015 viene allontanato da Dior.
Il 2016 segna un’importante novità in Dior. Per la prima volta, una donna prende le redini della maison. Lei è l’italiana Maria Grazia Chiuri che segna un nuovo ed importante passo nella storia dell’azienda.
La collezione primavera/estate 2017 appena presentata a Parigi (qui l’articolo) conferma la donna al centro dell’universo di Dior. E’ un ritorno alle origini in chiave moderna. Finalmente una donna veste le donne Dior.
Quando il genio incontra la creatività, l’esito non può essere che sorprendente.
Ritornano a collaborare insieme, dopo il grande successo ottenuto con il Psychedelic Cactus presentato nell’edizione di aprile 2016 del Salone del Mobile di Milano, Paul Smith e Gufram.
Il complemento d’arredo dalle tonalità psichedeliche era stato prodotto in tiratura limitata (solo 169 esemplari). L’emblematico appendiabito di Gufram ( creato nel 1972 da Drocco e Mello) era stato disegnato rispettando la creatività dei due marchi concretizzatasi, in quell’occasione, abbracciando un mood rétro, dal sapore seventies.
Questa volta, le due aziende hanno deciso di collaborare insieme su una irriverente collezione di abiti ed accessori che vede in primo piano proprio il Cactus che viene stampato o ricamato su cravatte, camicie, polo, calzini, sciarpe e pochette.
La collezione verrà commercializzata nelle prossime settimane negli stores del brand e sullo shop online ufficiale.
J.Crew e New Balance hanno siglato un accordo che vedrà impegnate le due aziende nel lancio di una linea di activewear.
Il debutto della collezione è previsto per il prossimo 11 ottobre 2016 ed i modelli (in tutto 20) sono stati presentati attraverso una campagna pubblicitaria silente.
Capi stretch e performanti dai toni vibranti come l’arancio vitaminico e il blu intenso.
Sul mercato verrà lanciata per prima la linea woman seguita da quella maschile che vedrà l’introduzione negli stores a partire della prossima primavera.
La collezione verrà venduta tramite gli shop online di J. Crew e New Balance, negli Stati Uniti (in 35 negozi selezionati) e a Londra e Toronto in soli due monomarca.
Il rodaggio della distribuzione terminerà con l’introduzione dei capi in 278 negozi J. Crew sparsi in America.
“Da quando ho lanciato il blog a oggi sono cambiate moltissime cose, ma sono felice dei traguardi che abbiamo raggiunto. La moda è stata protagonista di una vera rivoluzione. Il nostro lavoro ne è un esempio. Oggi The Blonde Salad conta un team di 25 persone e fattura circa 10 milioni di euro inclusa la collezione Chiara Ferragni” ha dichiarato l’influencer più seguita del fashion blogging.
Parla al plurale durante la conferenza Stampa tenuta per battezzare la mostra “You-The Digital FashionRevolution“: l’esposizione alla Triennale di Milano organizzata in collaborazione Silvia Grilli (direttore del settimanale femminile Grazia) e sponsorizzata da Tiffany & Co..
Aperta al pubblico fino al prossimo 13 ottobre 2016, la mostra racconta il ruolo che le fashion blogger si sono ritagliate nel fashion biz e l’importanza che gli scatti di street style hanno al fine della sponsorizzazione dei marchi.
Un’ esposizione inaugurata in un momento di crisi fra il giornalismo e il fenomeno dei fashion blogger, diatriba innescata da alcune giornaliste di Vogue America.
Chiara Ferragni ha così preso parola dichiarando che la polemica sollevata da Vogue.com, che ha definito le fashion blogger disperate, artefici della fine dello stile invitandole a cambiar mestiere, non ha ragione d’essere per ché le influencer interpretano la moda a modo loro. Un apporto lontano dal ruolo che i fashion director hanno nel sistema.
Per “You-The Digital FashionRevolution” il settimanale Grazia ha messo in copertina le influencer più seguite: Candela Novembre, Eleonora Carisi, Tina Leung, Gala González, Nicole Warne e naturalmente Chiara Ferragni.
E’ scattata la scintilla tra la regina del fashion blogging Chiara Ferragni e il rapper Fedez, paparazzati a scambiarsi tenere effusioni dalla rivista “Chi”.
Un amore diviso, solo per il momento, dalla distanza visto che la bella Ferragni fa spola tra Los Angeles (dove vive) e Milano.
Una romantica cena nella città meneghina consacra il gossip del momento: voci sulla coppia Ferragni/Fedez erano in rete oramai da settimane ma la coppia non aveva confermato in alcun modo la liaison.
Oro è giunto il momento per i due innamorati di non nascondere la loro unione vivendo la loro relazione alla luce del sole.
I “Ferraz“, così è stata battezzata la coppia Chiara e Federico, erano soliti corteggiarsi sui social; proprio l’insalata bionda del fashion biz regalò qualche giorno fa un paio di scarpe al cantante e successivamente, i due hanno postato una foto su Instagram indossando la stessa felpa “Im not a rapper“: tutti indizi che hanno fatto sussultare i fans della neo coppia.
La prima uscita ufficiale dei “Ferraz” è stata inaugurata ieri, in occasione della mostra “YOU-THE DIGITAL FASHION REVOLUTION ” promossa dal settimanale Grazia, alla Triennale.
Solo qualche ora fa, la fashion blogger ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto che ritrae una colazione per due in una suite di Palazzo Parigi di Milano mentre dal profilo Therealfedez, il rapper ha postato la prima foto ufficiale della coppia.
Non è stata una tranquilla settimana della moda parigina per Kim Kardashian, dopo l’aggressione subìta dal giornalista ucraino Vitalii Sediuk (qui la notizia). Un brutto accadimento non di certo messo in conto anche se, involontariamente, ha focalizzato l’attenzione su di lei e su tutta la crew Kardashian.
Non sono passati di certo inosservati i suoi look, sempre al limite della decenza, tremendamente trash.
“Purché se ne parli“, pare essere il motto della giunonica Kim. Una filosofia di vita che a dirla tutta le permette di vivere decorosamente attraverso lo sfoggio delle sue nudità. Senza alcun minimo sforzo, per essere più concreti.
La banda delle Kardashian seguita dall’onnipresente marito di Kim, Kanye West, ha così catalizzato l’attenzione dei fotografi.
Un perseverare diabolico di nude look che hanno fatto il giro del mondo grazie ai Social Network. Un paio di conteggi che portano a un risultato soddisfacente nella portata dei likes: maggiore visibilità, tanto cash.
L’abito tricot esibito per la sfilata di Balmain sentenzia la morte del gusto. La star di Instagram dimentica di indossare gli slip (o il perizoma) ma copre la vagina al flash dei fotografi (il paradosso).
Raccapricciante è il look total black che rivela la riluttanza della donna ad indossare l’intimo. Il bustier in stile vittoriano (come gli stivaletti) è stato abbinato ad un pantalone in pizzo di Philosophy by Lorenzo Serafini.
Accanto a queste mise esasperate passa inosservato l’abito baby doll indossato per la sfilata Givenchy dell’amico Riccardo Tisci.