Non basta essere ricche e aver assicurato il lato B per una cifra milionaria (un miliardo di dollari, si stima) per essere felici, nella vita. Nemmeno sei il tuo nome è Jennifer Lopez.
La bella e poliedrica JLo, ha detto addio al suo bellissimo toy boy Casper Smart dopo il susseguirsi di notizie apparse sul web che volevano la cantante e attrice pronta ai fiori d’arancio (e in dolce attesa), lasciando nello sgomento i followers della coppia.
Ma la relazione tra i due, infondo, non è stata sempre rose e fiori. Già nel 2014 Jennifer e Casper si dissero addio per poi riappacificarsi poco dopo. Una liason vissuta tra alti bassi, quella che la bella JLO ha vissuto con il ballerino conosciuto dopo la fine del matrimonio con il cantante Marc Anthony (di cui ha avuto due gemelle) durante le prove del suo concerto.
Cinque anni di amore, ora sono stati archiviati dalla Lopez (così assicurano le fonti vicine alla coppia) che ha mantenuto, ad ogni modo, un buon rapporto con il ballerino californiano.
Ancora sconosciute le reali cause della separazione.
Ha attraversato diverse generazioni accomunando svariate culture. E’ stato inserito dalla Treccani tra le novanta icone italiane che hanno determinato il folklore del Bel Paese: Jolly, lo zaino del celebre marchio italiano Invicta, quest’anno celebra la veneranda età di centodieci anni.
La storia di Invicta, va ricordata asserendo gli inizi della griffe che vide la luce nel lontano 1906, in Inghilterra; nata per produrre sacchi destinati alla marina militare, vent’anni dopo passa nelle mani di un imprenditore torinese che a sua volta decide di vendere l’azienda a Giovanni Garrino, che introduce nella produzione, accessori per alpinismo.
Il successo del marchio giunge con l’introduzione di articoli per la scuola e con il celebre zaino che diventerà un cult tra le generazioni dei più giovani.
Lo zaino Jolly, era (ed è) un passe-partout tra i banchi di scuola e un vero oggetto fashion per le strade.
In questi centodieci anni di gloriosa storia, lo zaino Jolly ha visto tramutare le sue vesti: da semplice contenitore di libri degli albori, successivamente è stato rivestito con materiali più resistenti con l’intento di renderlo durevole nel tempo. Le nuove generazioni di studenti oggi possono usufruire di una icona che si è adattata alle loro esigenze; da diversi anni è stata introdotta una tasca interna capace di contenere il personal computer.
Per festeggiare questo importantissimo traguardo, la griffe ha lanciata sul mercato una limited edition luxury (realizzata interamente in Italia) composta da soli centodieci pezzi a tiratura limitata, ora completamente sold out.
E’ il mondo dei motori ad aver ispirato il marchio Calvin Klein che ha disegnato appositamente per Mytheresa (il noto sito online di e-commerce che ospita, al suo interno, le più rinomate griffe sulla piazza), una limited edition dall’anima rock.
Calvin Klein Jeans Rebel (questo è il nome prescelto per siglare questa collaborazione) è una capsule collection composta interamente da capi dal forte impatto visivo.
Giacche biker, micro shorts, gonne mini, abiti corti (quasi inguinali) e t-shirt, sono gli elementi che inducono i clienti del noto marchio americano a rivivere il mito delle due ruote.
L’ADV, scattata dal fotografo Boo George, ha come protagonista la modella keniota Malaika Firth che ha interpretato magistralmente la visione estetica descritta da Calvin Klein.
A conclusione della campagna pubblicitaria, alcuni giovani filmaker hanno avuto la possibilità di elaborare quattro video basandosi sulle immagini d’archivio, rielaborazioni al computer e, non di meno, su un contenuto diretto da James Cowdery.
Della sua vita privata si conosce ben poco, ma il suo estro creativo ha già conquistato milioni di donne worldwide.
Julia Haart, famosa shoes designer americana spodesta da La Perla il designer Pedro Lourenço e promette di ridare uno spirito internazionale alle collezioni ready to wear della maison bolognese.
Capi basici come la camicia bianca verranno associati ad elementi più sofisticati e sensuali desunti, chiaramente, dalla collezione di lingerie della griffe.
L’idea creativa punta a disegnare una donna sexy mantenendo vivido il DNA della maison.
La collezione ready to wear di La Perla, disegnata da Julia Haart, non rinuncerà agli abiti in seta con dettagli in pizzo e a jumpsuit con struttura interna (simile al reggiseno) che permetterà di indossare il capo senza preoccuparsi nella scelta della biancheria intima da indossare.
Julia Haart ha già un’esperienza lavorativa alle spalle con la maison La Perla avendo curato per la spring/summer 2016 e per la fall/winter 2017 il reparto accessori.
Visioni istantanee. Oggetti e vita quotidiana fissati per catturare l’attimo. La pura soggettività dell’occhio.
” … Gli enormi cambiamenti sociali che si stanno verificando nella nostra era tecnologica nel campo della musica, della pittura, della letteratura e dell’architettura stanno dando un nuovo volto all’umanità. Seguire questi sviluppi e comunicare i miei relativi pensieri e immagini, è ciò che considero…”
E’ così che René Burri, il celebre fotografo svizzero noto anche per essere stato il Presidente, nel 1982, dell’Agenzia Magnum, raccontò il suo bisogno impellente di spiegare la società, attraverso l’occhio artificiale del suo obbiettivo.
Al grande maestro, la Casa dei Tre Oci di Venezia dedica la mostra “Utopia” legata contemporaneamente alla Biennale di Architettura 2016 grazie all’innegabile passione che Burri aveva nei confronti dell’architettura che lo spinse, sovente, a viaggiare in tutto il mondo alla ricerca delle grande opere di artisti come Renzo Piano, Oscar Niemeyer e Le Corbusier (solo per citarne alcuni).
Le cento immagini del fotografo, esposte nella Casa dei Tre Oci, riportano il bisogno dell’artista di raccontare anche i grandi processi di trasformazione politica, sociale e culturale che hanno interessato tutto il novecento, pure attraverso i ritratti di Pablo Picasso e Che Guevara.
La mostra, realizzata da Magnum Photos in collaborazione con Civita Tre Venezie è stata curata da Michael Koetzle.
Le forti e floride canne di bamboo che crescono abbondantemente nelle foreste pluviali delle Filippine, sono state utilizzate per costruire un modello di bicicletta unico nel suo genere.
L’idea è nata da Bryan Benitez McClelland, fondatore del marchio Bambike, che ha sfruttato la possibilità di utilizzare queste piante per creare un mezzo di trasporto eco-sostenibile.
McClelland che dal suo canto, assicura di ripopolare i lembi di terra da cui vengono prelevati le piante selvatiche, ha scelto di avvalersi di un team di lavoro (i bambuilders) proveniente da Gawad Kalinga, un’organizzazione per lo sviluppo della comunità filippina che prevede borse di studio, un programma di alimentazione settimanale per i bambini e la sovvenzione di insegnanti di scuola materna.
La bicicletta in bamboo, resistente quasi quanto un biciclo con telaio in acciaio, può raggiungere una cifra di circa 1750 dollari e supera lo standard EN 14781, il più alto della categoria.
Chi rispetta gli animali, oggi ha un motivo in più per acquistare i capi della stilista inglese Stella McCartney.
La figlia del rocker Paul McCartney, sempre attenta alle dinamiche animaliste, dopo aver bandito il vello di animale nelle sue creazioni e aver eliminato dalle sue collezioni il PVC, in queste ore ha fatto sapere che impiegherà, per il confezionamento dei capi, il Re.Verso e cioè un nuovo tessuto prodotto in Italia che nasce dalla rigenerazione del cashmere già impiegato nel tessile.
In questo modo, la designer promette di incrementare il suo impegno per una moda ecosostenibile.
La sempre più crescente richiesta di capi lussuosi e l’agguerrita concorrenza dei marchi low cost nei confronti delle maison blasonate, ha scatenato una vera bagarre per chi si “accaparra” il vello delle capre ad un prezzo minore, causando pertanto, maggiori rischi per l’ambiente; il 90% delle prateria della Mongolia, è a rischio desertificazione visto che sempre più capi di bestiame vengono lasciati pascolare.
L’obiettivo di Stella è di attestare l’impatto ambientale al 2% entro il 2016 e questo potrà avvenire grazie a Re.Verso.
L’appuntamento è fissato per il prossimo 10 ottobre2016 a Parigi quando, all’interno dell’ Hotel Drouot, verrà battuta un’asta che vede protagonisti i gioielli di Mademoiselle Coco Chanel.
Chi avrà la fortuna di accedere a questa asta, avrà la possibilità di sceglie tran ben 410 monili creati da Gabrielle Bonheur Chanel, alcuni di questi, per altro, facenti parte di una collezione privata della stilista.
La casa d’aste di Drouot, è tra le più rinomate di Parigi e si occupa prevalentemente di vintage. Quello di Chanel, peraltro, non è un debutto. In passato, infatti, ha destato clamore l’asta che metteva in vendita 653 pezzi haute couture della maison, alcuni di questi erano delle limited edition altri, creati appositamente per essere indossati dalle star sui red carpet o in particolari eventi che richiedevano opulenza e glamour.
La vendita include orecchini e parures lussuose che incarnano lo stile di Coco Chanel attraverso oltre cinquant’anni di creazioni.
Non mancheranno le perle, le camelie e le pietre preziose di cui il valore, almeno per le Chanel addicted, sarà inestimabile.
Anche Robert De Niro si è lasciato stregare dal settore alberghiero e aprirà, dopo l’ “Hotel Greenwich” di New York e il Nobu Hotel a Manila (che è stato giudicato il peggior albergo di lusso del 2015), una nuova struttura ricettiva a Covent Garden, nel cuore di Londra.
I lavori, che verranno avviati per l’inizio del 2017, permetteranno al distretto di Londra di fregiarsi di un hotel di lusso che disporrà di ben 83 camere, un centro relax, un ristorante, un club riservato ai membri e di una serie di negozi che verranno disposti, con molta probabilità, al piano terra della struttura, adiacenti alla hall.
Il Wellington Hotel (questo è il suo nome), sarà completato nel 2019, solo dopo un’attenta ristrutturazione dei siti adiacenti di notevole interesse storico. Questo hotel di lusso, è stato autorizzato, pertanto, dal Westmister City Council.
“Londra è una delle città più eccitanti e cosmopolite del mondo. Ha davvero un senso realizzare un hotel che racchiuda tutto questo nel cuore della sua città, in Covent Garden“, ha commentato l’attore hollywoodiano.
Un elisir di bellezza che aiuta la donna a sentirsi desiderata. JasonWu non poteva, dunque, che scegliere un motivo raffinato e sensuale con tratti gotici e misteriosi per vestire la sua bottiglia.
Le premesse ci sono tutte affinché l’Acqua di Bellezza di Caudalie, il noto marchio di cosmesi, possa conquistare tutte le beauty lovers.
La bottiglia minimalista, si veste di un prezioso pizzo nero. L’opera compiuta da Jason Wu, il talentuoso designer taiwanese che è stato chiamato a disegnare “Jason Wu for Caudalie Beauty Elixir“, sta già attirando molto clamore.
Ma perché proprio Jason Wu? Lo stilista, pare sia un tra i primi clienti del marchio e consiglia sempre ai suoi truccatori di utilizzare Acqua di bellezza nelle sue sfilate.
“Come un prodotto di lusso, abbiamo studiato ciascun dettaglio dell’Acqua di Bellezza con un attenzione particolare. Per il design del flacone mi sono ispirato allo stile Jason Wu per creare un oggetto raffinato e sofisticato“, ha dichiarato lo stilista.
In vero, Jason si è lasciato ispirare da un pizzo lavorato a mano che ha utilizzato per confezionare alcuni capi della collezione primavera/estate 2016.
“Jason Wu for Caudalie Beauty Elixir”, è frutto della collaborazione tra il designer e Mathilde Thomas, fondatrice del marchio nato a Bordeaux (Francia), assieme al marito Bertrand.
L’elisir di bellezza che promette di restringere i pori, fissare il maquillage e donare luminosità immediata all’incarnato, sarà disponibile a partire di settembre nelle profumerie e verrà proposto nei formati 30 ml (al costo di 11,70 euro) e 100 ml (al costo di 35,30 euro).
E’ polemica, anche se immotivata, sulla scelta di Armani di aggiungere il numero 7 alle divise degli atleti italiani che hanno gareggiato durante le ultime Olimpiadi tenutesi a Rio de Janiero.
Giorgio Armani, ha infatti vestito gli atleti nostrani durante i giochi, marchiando le divise con il logo del brand di sportwear, AE7, nato nel 2004 in collaborazione con l’ex calciatore del Milan, Andrij Shevchenko, detentore del numero 7 sulla casacca del diavolo rossonero.
Perché dunque negare la pubblicità al marchio italiano?
La controversia è stata sollevata dal “Fatto Quotidiano” che considerava le uniformi indossate dagli atleti, eccessivamente “marchiate” con il logo del marchio.
A scagliarsi contro la scelta di Giorgio Armani & Co., ci ha pensato anche la sempre critica Claudia Mori, moglie del cantante Adriano Celentano: “Finalmente qualcuno si è accorto dello scandalo di aver svenduto alle Olimpiadi di quest’anno la nazione Italia, a beneficio del solito megalomane invasivo sponsor che per un pugno di soldi e divise gratis fornite ai nostri atleti ottiene una inaudita visibilità”, ribadisce senza mezzi termini la signora Celentano. “Sul podio vinceva lo sponsor” – rincalza- non l’Italia e il suo atleta! A danno di quella che avrebbe dovuto essere la nostra identità. Questo Coni e compagnia non cambieranno mai! […] “Ennesima svendita di un sistema incapace e bugiardo. Quel 7 stampato a caratteri cubitali sopra le divise dei nostri atleti/testimonial assieme alla bandiera italiana quasi invisibile, ci rende sempre più incapaci di distinguere cosa è tollerabile da cosa non lo sia più”.
Insomma, pare che in Italia, si faccia prima a criticare che a costruire. Si, nulla di più semplice che contestare una scelta (seppur ovvia) di un marchio di pubblicizzare la propria linea, vestendo gratuitamente gli sportivi che si sono avvicendati durante i giochi olimpici.
C’è anche chi, scherzosamente, attribuisce la maglia presentata da AE7, alla nazionale nipponica di pallavolo delle Seven Fighters del cartone animato Mila e Shiro.
Insomma, gettar fango su Giorgio Armani, non aiuterà di certo “gli ultimi” a risalire dalle tenebre ma un minuto di notorietà non si nega a nessuno.