“La moda deve essere più consapevole, per questo non posso rimanere indifferente al disagio e alle sofferenze subite dai nostri connazionali […] Un gesto che unito alla generosità e sensibilità che stanno confluendo da ogni parte del mondo, contribuisce ad aiutare i nostri connazionali colpiti da questa immane tragedia“.
E’ con queste parole che Sara Cavazza Facchini, direttore creativo di Genny, dichiara la decisione della griffe di sostenere le popolazioni colpite di recente dal terremoto nelle regioni del Lazio e dell’Abruzzo.
Il marchio, sempre attento alle cause umanitarie, ha deciso di devolvere il 20% degli incassi del mese di settembre provenienti dal negozio romano di via Bocca di Leone 84 e dallo shop online, per destinarli alle popolazioni del Centro Italia colpite da questa catastrofe naturale e che attualmente hanno necessità di essere aiutati anche economicamente per poter superare questo buio momento e ricostruire non solo le loro abitazioni ma anche per mettere insieme i “cocci” della loro vita.
Seguite l’iniziativa del marchio attraverso l’hashtag #GENNY4ITALY.
“Franca: Chaos and Creation” è un documentario che porta la sigla del fotografo e regista Francesco Carrozzini che racconta la vita della zarina della moda Italia, Franca Sozzani.
Carrozzini , durante la 73° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, racconta un volto inedito del direttore di Vogue Italia. Uno spaccato della sua vita privata resa pubblica attraverso l’occhio critico del figlio.
Nel documentario, un’intervista inedita tra la coltre di neve del Central Park di New York. Una madre che si racconta ad un figlio. Non una madre qualunque, ma una tra le donne più influenti al mondo per quanto riguarda il settore patinato della moda.
“Volevo capire come potevo ‘possedere’ in qualche modo almeno un genitore, perché in realtà entrambi sono stati abbastanza sfuggevoli, assenti, anche se mia madre, per carità, è sempre stata super presente e a modo suo ha vissuto la mia infanzia” racconta Carrozzini.
“Franca:Chaos and Creation” racconta, oltremodo, la forza che ha avuto Sozzani di sovvertire le regole estetiche della moda a partire dai servizi fotografici ritenuti osceni ed oltraggiosi ma che ponevano come focus della scenografia la donna, spesso maltrattata e sottovalutata.
La pellicola dimostra l’attaccamento di Franca nei confronti del figlio e della sua famiglia. ” Se io nonesistessi” chiede il figlio alla madre e lei risponde sibillina “La mia vita sarebbe stata diversa, io non posso pensare…“; la frase termina in questo modo lasciando che l’immaginazione prenda il sopravvento.
Franca adolescente. Franca al mare con il padre. Franca abbracciata amorevolmente alla madre: fotogramma dopo fotogramma, la donna che temeva di essere licenziata e che negli anni è riuscita a coprire il ruolo di direttore responsabile per tutte le riviste con marchio Vogue, mostra un’anima profonda che si nasconde dietro l’algida corazza che si è costruita negli anni.
Ribelle (nella sua vita non ha mai accettato di seguire i consigli ricevuti) e indipendente, Franca Sozzani si lascia raccontare in modo impavido da suo figlio.
Non mancano nemmeno i contributi dei suoi amici più cari (Valentino, Donatella Versace, Giancarlo Giammetti, Karl Lagerfeld, Bruce Weber e Baz Luhrmann solo per citarne alcuni) che si sono uniti alla fatica di Carrozzini per raccontare intimamente, una Franca Sozzani inaspettata.
“Quando mio padre è morto– racconta il regista- mi sono reso conto che mia madre era tutto quello che mi restava. Volendo instaurare una connessione più profonda, ho girato la telecamera su di lei e l’ho usata come mezzo per esplorare il nostro rapporto, in un modo nuovo e per dare voce alle domande che non avevo mai fatto prima“.
Nasce così “Franca: Chaos and Creation” la storia (intima e profonda) di una donna che ha tentato di cambiare il mondo della moda.
Un “terremoto” mediatico sta colpendo nelle ultime ore la redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo.
Agli italiani, non è piaciuta l’intromissione a suon di vignette critiche (ma vere) sul terremoto che ha coinvolto l’area centrale della penisola italiana causando morte e distruzione nell’area di Amatrice e Accumoli.
Le vignette incriminate sarebbero due e rappresenterebbero in modo “maccheronico” uno spaccato della società italiana di cui c’è poco da esserne fieri.
“Sisma all’italiana. Penne al sugo, penne gratinate e lasagne”, raccontava la prima vignetta seguita da un’altra che pareva come una spiegazione alla prima: “Italiani, non è Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è la mafia“.
Qual è il limite della satira? E’ cinismo oppure un modo sottile per ricordare a noi italiani che la colpa di quasi 300 morti è in parte imputabile al sisma e in parte alla mala?
Si può nel 2016 costruire delle abitazioni senza alcun criterio antisismico in una zona designata come una tra le più soggette a queste catastrofi naturali?
Agli italiani non è piaciuta, inoltre, la battuta (sprezzante) che accompagnava la prima illustrazione: “Non si sa se il terremoto abbia urlato Allah U Akbar prima di colpire“.
Il riferimento all’Islam non manca. Qualsiasi accadimento luttuoso tocchi il mondo, Charlie Hebdo non risparmia di attaccare gli islamici. Hanno continuato a farlo anche dopo l’attacco terroristico subìto il 7 gennaio 2015 quando, alcuni individui mascherati si sono addentrati nella redazione e in nome di Allah hanno ucciso Stéphane Charbonnier (direttore del giornale ) e si suoi collaboratori.
Tutto il mondo, in quella occasione, si era dimostrato solidale nei confronti dei francesi, anche gli italiani.
Nelle ore concitate in cui Parigi era tenuta sotto scacco dai terroristi, sul web veniva lanciato l’hashtag #JESUISCHARLIE: iniziativa supportata anche dagli internauti nostrani che oggi si dicono indignati e schifati dalle vignette disegnate e pubblicate sul giornale.
Gli italiani non sono più Charlie. Gli italiani, toccati nel profondo del loro dolore (e forse anche del loro orgoglio) dopo queste vignette fanno un passo indietro e rinnegano la loro brama di unirsi alla comunità.
Enrico Mentana, giornalista e direttore del TG LA7 è intervenuto sulla sua pagina Facebook, dichiarando: “Scusate, ma Charlie Hebdo è questo! Quando dicevate “Je suis Charlie” solidarizzavate con chi ha sempre fatto simili vignette, dissacrando tutto e tutti. Le vignette su Maometto anzi facevano alla gran parte degli islamici lo stesso effetto che ha suscitato in tutti noi questa sul terremoto. Fu Wolinski, una delle vittime dell’attacco terrorista del gennaio 2015, a far capire ai colleghi italiani quarant’anni fa che la satira poteva essere brutta sporca e cattiva. Vogliamo rompere le relazioni con la Francia dopo aver marciato in loro difesa? Basta più laicamente dire che una vignetta ci fa schifo“.
Alla sua prima collaborazione esterna con un designer, United Colors Of Benetton sceglie di affidarsi all’estro creativo di Stella Jean.
La stilista romana di origini haitiane è stata chiamata a disegnare una capsule collection di maglieria rispettando lo stile del marchio italiano.
Stella dovrà interpretare il knitwear Benetton osando tutto l’estro creativo che l’accompagna in ogni sua collezione. Colori accesi, stampe che rimandano ai segni del suo paese d’origine, Haiti: questa collezione dedicata all’universo femminile sarà accompagnata anche da accessori e come prevedibile rispetterà la tradizione tessile dei suoi avi, segno imprescindibile nelle collezioni dell’omonimo brand della stilista.
Questa collaborazione è legata al Women Empowerment program un programma di sostenibilità del gruppo Benetton che strizza l’occhio ai paesi in via di sviluppo che supporta l’emancipazione delle donne in tutto il mondo.
La collezione autunno/inverno 16-17 sarà venduta negli stores monomarca e sull’e-commerce ufficiale del marchio dal prossimo dicembre 2016.
Per chi non lo sapesse, era la più grande fonte di ispirazione dello stilista Alexander McQueen!
La Blow era tra le fashion editor più apprezzate dall’editoria di moda e grande talent scout. Se tutti noi abbiamo conosciuto e apprezzato il talento di McQueen è a lei che dovremmo dire grazie.
Isabella era molto legata ad Alexander. Lo conobbe per la prima volta nel 1992, durante la presentazione della primissima collezione dello stilista esibita in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico della Saint Martin School of Art.
Al termine dell’evento, la Blow acquistò tutta la collezione del giovane ed ancora inesperto stilista, spendendo 5.000 sterline. Nacque così, un legame lavorativo ed umano forte e impenetrabile.
La loro unione spezzata dal suicidio di Isabella avvenuto il 7 maggio a Gloucester, oggi è oggetto di un film/documentario (che avrà come titolo The Ripper) che racconterà la loro unione, un’amicizia legata anche dalla stessa dannata sorte (Alexander McQueen si tolse la vita nel 2010).
La sceneggiatura è curata da Gesha-Marie Bland ed a sviluppare la pellicola ci penserà la Maven Pictures.
Per il momento sono ancora sconosciuti i nomi degli interpreti e la data di uscita nella sale cinematografiche.
Chi potrà più arrestare la brama di successo di Chiara Ferragni?
La giovane e talentuosa fashion blogger diventata ormai da qualche anno anche una fashion designer, lancerà il prossimo 6 settembre 2016 una nuova piattaforma che darà la possibilità a tutte le sue seguaci di poter acquistare le sue collezioni direttamente online (sull’e-commerce del blog è già possibile comprare i suoi prodotti).
Il sito chiaramente è ancora offline.
Inoltre, le amanti del vintage potranno comperare capi datati scelti direttamente dai mercati vintage sparsi worldwide dalla stessa fashion blogger. Un occasione unica e certamente imperdibile.
Non di certo di minor importanza, il sito shop.theblondsalad.com metterà in vetrina tutte le collezioni di Chiara siglate con marchi blasonati come N°21 di Alessandro Dell’Acqua, Giuseppe Zanotti, MSGM e Delfina Delletrez e con brand emergenti.
La sua ascesa nella moda è irrefrenabile e tutto il successo ottenuto (di recente è diventa anche una Barbie) è chiaramente frutto di un’estrema adorazione per il fashion biz e di una forte inclinazione imprenditoriale.
“Un piccolo alveare strapieno: questa era la mia Maison quando presentai la mia prima collezione“. Christian Dior affermò tale pensiero nelle sue memorie.
E le api, delicati insetti regolatori dell’ecosistema e produttrici di un nettare miracoloso, sono state una fonte d’ispirazione per uno dei più grandi couturier che la moda abbia mai conosciuto. Ed è proprio a loro che maison Dior dedica una collezione delicata, la Lucky Dior con un anello sigillo in onice.
A farle compagnia, il quadrifoglio. Dior ne teneva sempre uno nel taschino. Era tra i suoi amuleti preferiti, simbolo di fortuna. In questa collezione lo ritroviamo trasfigurato in un anello in amazzonite.
Il mughetto, simbolo di felicità, veniva cucito dentro l’orlo dei suoi abiti. Christian Dior era un uomo molto superstizioso. Spesso il mughetto è stato reinterpretato nelle sue collezioni e in Lucky Dior lo ritroviamo su un anello sigillo di quarzo rosa.
A proposito di superstizioni, la stella è l’elemento a cui Dior era più legato. Inciampò su una di queste nell’attimo in cui decise di fondare la sua omonima azienda di moda. Per questa collezione, la stella riflette su uno sfondo di occhio di tigre.
La rosa, il fiore che lo stilista coltivò con tanta passione e che lo legò al suo giardino d’infanzia, nella dimora di Granville. Simbolo di saggezza, in Lucky Dior la ritroviamo accostata ad un delicato lapislazzuli blu navy.
Infine l’ovale, simbolo di protezione e armonia è stato l’oggetto di eleganza di monsieur Dior che rivela tutta la passione che il couturier provava per il XVII secolo.
Che Philipp Plein fosse “drogato” di sport l’avevano compreso in molti ma la notizia lanciata dallo stesso designer su Instagram ne è la conferma: il bello e talentuoso stilista sta per lanciare sul mercato una linea di sportwear che non conosce simili.
“Saràil primo brand active sportswear di lussonel mercato” ha dichiarato Plein, attirando la curiosità dei suoi followers che, in novemila, hanno cliccato like sulla notizia.
Come espresso dallo stesso designer, Plein Sport avrà una distribuzione estremamente limitata ( solo 500 negozi al mondo distribuiranno la griffe) e a settembre ci saranno le prime inaugurazioni degli stores monomarca a Milano, Parigi ed Amsterdam.
Nei prossimi giorni per accattivare la clientela verrà lanciata la prima campagna pubblicitaria del neonato brand con al seguito l’hashtag #UnleashTheBeast che servirà per tenere aggiornati i followers sull’evoluzione della griffe.
Da quando è al timone di Yves Saint Laurent, il fashion designer Anthony Vaccarello non ha altri pensieri che mantenere alti gli standard della griffe.
Questo nuovo e difficile incarico ha spinto Vaccarello a congelare (almeno momentaneamente) il suo omonimo brand al fine di concentrarsi su YSL.
Una scelta assai sofferta ma chiaramente comprensibile. Lo stilista belga di origine italiane, fondò il suo marchio nel 2008 dopo una laurea con il massimo dei voti e una menzione speciale alla scuola LaCambre, nella capitale belga e dopo aver conseguito studi in scultura.
Il successo di Vaccarello non conosce ostacoli. Nello stesso anno, infatti, vince il prestigioso premio Hyères International Festival of Fashion and Photography per la sua collezione di moda ispirata alla pornostar Cicciolina. Tanta bravura non passò inosservata al Kaiser della moda, Karl Lagerfeld, che lo volle in casa Fendi; la consacrazione dello stilista arriva poi con il marchio Versus di Versace della quale diventa il direttore creativo mantenendo la sua posizione fino alla chiamata di YSL.
La notizia che a settembre il marchio Anthony Vaccarello non sfilerà a Parigi è stata diramata dallo stesso stilista che ha dichiarato: “Questa avventura è stata meravigliosa ma oggi sento il bisogno di concentrarmi del tutto sui miei nuovi obiettivi“.
E’ l’insalata più celebre del mondo. Nel 2015 la rivista Forbes l’ha inserita tra gli under 30 più influenti del globo con un guadagno pari o maggiore a 10 milioni di euro.
Chiara Ferragni, la più influente fashion blogger di tutti i tempi (con un seguito di oltre 6,5 milioni di seguaci solo su Instagram) oggi è diventata una splendida Barbie (caso strano visto che la Mattel, almeno inizialmente, non vide di buon occhio la celebre bambola capeggiare sulla cover del blog “The Blond Salad” n.d.r.).
“Il mio sogno di bambina diventa realtà: hanno creato una Barbie come me“, ha dichiarato la Ferragni postando un’immagine di lei “Barbie” sul suo profilo Instagram. La bella bambola Ferragni è stata riprodotta rispettando lo stile della celebre influencer: giubbino di pelle, top crop, denim strappati e l’immancabile tracolla Chanel.
Giudicata ” favolosa, una fonte d’ispirazione ed unica nel suo genere” dalla stessa Mattel, Chiara Ferragni si riconferma un’icona di stile anche in formato bambola.
Fresca di separazione dal suo toy boy Casper Smart, la bellissima Jennifer Lopez pare abbia ritrovato la serenità accanto al sue ex marito Marc Anthony.
Gli ex coniugi Anthony si sono esibiti il 30 agosto scorso sul palco del Radio City Music Hall di New York, intonando la hit “No Me Ames” e mostrando un feeling coinvolgente che non è passato inosservato ai partecipanti.
La coppia si era separata il 16 luglio 2011 dopo una relazione durata sette anni e dalla quale sono nati i gemelli Maximilian David e Emme Maribel.
Alla luce dei fatti sembra che l’avvicinamento tra i due sia del tutto amichevole visto che Marc Anthony sarebbe ancora molto vicino a sua moglie, la modella venezuelana Shannon de Lima, al suo fianco al termine dello spettacolo.
Oltre ad averla “fregiata” del titolo di regina non appena la performances tra i due è terminata, rientrato in hotel non ha perso tempo a postare una foto su Facebook che lo ritrae accanto alla moglie, a Jennifer e ai loro due figli, come una felice famiglia allargata.
I fans della bella Jennifer per il momento possono solo sperare in un riavvicinamento tra i due come coppia, ma ad oggi oltre alla prole, l’unica cosa che gli accomuna è il brano “No me Ames”.