Hermes, la Città AEterna tra i successi dei suoi 180 anni

Alla vigilia dei suoi 180 anni, Hermes festeggia la sua presenza nella Città AEterna da ben 50 con una nuova boutique in via Bocca di Leone.
Lo spazio già occupato in via dei Condotti, sarà adibito a eventi e mostre.


Unica apertura europea del 2016 per Hermes che ha scelto 630 metri quadri all’interno del Palazzo Arconati-Negroni-Caffarelli nel quale dar lustro alle sue linee d’abbigliamento e non solo.
Infatti, sarà presente anche una limited edition di borse iconiche e palloni da football in colori giallorossi e biancocelesti.


Non un negozio, come sostiene Francesca di Carrobio, bensì un luogo per sentirsi a casa.
Con l’apertura della nostra seconda boutique romana nel 2011 in via di Campo Marzio ci siamo accorti di quante potenzialità avesse per noi questa città — e ci siamo messi in cerca di uno spazio che ci permettesse di esprimere tutto il nostro stile. Ci sono voluti due anni soltanto per ristrutturarlo con un lavoro di collaborazione tra la maison, i Beni culturali e gli architetti dello studio parigino Rdai. Adesso, in questo luogo, non mi piace chiamarlo “negozio”, riusciremo ad accogliere le persone come in una casa: ci sono infatti tende, quadri, poltrone e anche una biblioteca dove poter leggere e riposare“.

Ma come nasce Hermes?



Nel 1837 il sellaio Thierry Hermès creò una bottega per bardature e finimenti da cavallo, bottega che si trasferì presto (nel 1870) nel quartiere in rue du Faubourg-Saint-Honoré che è ancora la sede commerciale della maison.
Nel 1920 il brand iniziò a creare capi in pelle di daino ed ebbe subito una sua successione con la creazione di gioielli dedicati al mondo equestre e con la prima collezione di moda femminile disegnata da Lola Prusac.
Solo il decennio successivo però portò alla maison i riconoscimenti dovuti, come nel caso della creazione della borsa da sella poi riadattata e ridimensionata che piacque tanto a Grace Kelly e dalla quale prese il suo nome.
Il vero e proprio giro d’affari avvenne nel 1951 con la direzione di Robert Dumas e Jean Guerrand i quali aprirono diversi punti vendita e nel 1960 con il debutto coi profumi.
L’azienda oggi ha tagliato il traguardo della quinta generazione con la direzione di Patrick Thomas ma è allo stilista di punta Jean Paul Gaultier che deve la direzione creativa e l’impegno profuso attivo dal 2003 al 2011 e al suo successore Christopher Lemaire proveniente da Lacoste.

Dreamers, Torino ’17: la moda è innovazione

La moda è un oggetto culturale, non è solo mercato e marketing.
Lo afferma “Dreamers“, l’evento moda che si tiene dal 5 al 9 ottobre al Museo Ettore Fico di Torino nel quale è possibile esplorare la moda contemporanea attraverso esperienze di moda, vendita e conoscenza.
Rinnovare la moda non è un compito semplice, i protagonisti di questo progetto sono infatti coloro che possono attuare il concetto di innovazione, ovvero maestri, giovani talenti, pensatori, imprenditori e artisti.
Dreamers prevede inoltre una pluralità di contenuti che vede l’intreccio tra moda, arte, cinema e musica.


Tema di questa edizione è l’Imaginarium, cioè “quel variegato mondo visuale, formale e materico alla base di ogni linguaggio progettuale. Moodboard, archivio personale che, attraverso il montaggio di immagini e materiali eterogenei, dà vita alla creazione di una collezione, un marchio, un’opera, un racconto. Un luogo dove l’autore mette in scena un mondo speciale“, così come cita la descrizione dell’evento.


Già dalle 11:30 della mattina del 7 ottobre Stefania Ricci, direttore del Museo Salvatore Ferragamo, della Fondazione Ferragamo e ideatrice della mostra Tra Arte e Moda in scena a Firenze, pone un dialogo sui processi creativi che portano a un progetto di moda o a un’opera d’arte.
A seguire, dalle 14:30 alle 16:30, il Workshop “Piccoli sogni di carta” a cura della paper artist Caterina Crepax, con la quale si prende in considerazione il potere di riciclo della carta. Con essa, la possibilità di realizzare un gioiello o un accessorio come una borsetta o una stola.
Dalle 17:00 alle 19:00 con Silvia Bisconti, Benedetta Bruzziches, Maria De Ambrogio, designers in dialogo con Stefano Micelli, docente di Economia e gestione delle imprese – Università Ca’ Foscari di Venezia, si tiene l’incontro “La rivoluzione della moda nella moda“, con il quale esplorare la rapidissima evoluzione del modo di pensare, scegliere e acquistare che stravolge inevitabilmente i meccanismi della produzione.
Dalle 19:00 alle 21:00 si tiene, infine, l’evento “il rock è teatro: David Bowie tra scene e costumi” con lo scrittore Luca Scarlini. Si tratta di un percorso visivo che vede i look del genio della musica.


Dal mattino dell’8, 11:00 – 13:00, è possibile partecipare al workshop “Costruire atmosfere” con Serena Campelli, consulente di immagine e ricerca tessile e ideatrice del brand Diderot Maison.
Dalle 11:30 alle 13:30, quasi contemporaneamente al primo, si tiene il workshop “Esperienze tattili di Juta” con Carlotta Sadino, ideatrice del brand Atelier Carlotta Sadino.
Dalle 15:00 alle 17:00, invece, si tiene l’evento “Comunicare la moda oggi: prodotto, social media, autocelebrazione“, con Andrea Batilla, direttore di Vix e CEO di Italiana Marchi. Il percorso vede la nascita tradizionale dei brand e il loro sviluppo e crescita attraverso l’incremento e l’utilizzo dei social media.
Dalle 15:00 alle 17:30, il workshop “Unici e inimitabili Kimono” con Miroglio S.p.A. e TheColorSoup.
Dalle 15:30 alle 17:30, il workshop “Tanto di cappello” con Adriana Delfino, stilista con gli allievi del laboratorio Fashion&Design di ArtEnfant, in collaborazione con Lo Scarabeo Edizioni.
Dalle 17:00 alle 19:00, l’evento “Anna Piaggi. Lavorare con gli abiti come i pittori con tubetti di colore” con Alina Marazzi, regista, e Claudia Botta, docente di Costume per lo spettacolo – Accademia di Belle Arti di Bologna in dialogo con Salvo Bitonti, direttore Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. L’evento esplora l’anima artistica della giornalista Anna Piaggi.
Dalle 19:00 alle 21:00, l’evento rock “L’ultima rivoluzione rock” con Luca De Gennaro, manager tv, giornalista, disc jockey.
Infine, dalle 20:30 alle 22:30, ancora una celebrazione alla giornalista Anna Piaggi con la visione del film “Anna Piaggi. Una visionaria della moda di Alina Marazzi” durante il quale intervengono la regista Alina Marazzi e Stefano Piaggi, presidente Associazione Culturale Anna Piaggi.


Il 9 ottobre si apre con il workshop “Forme possibili” con Paola Cappelletti_ MILLEMODI e Alessandra Ochetti_DUEPIGRECOERRE che si tiene dalle 11:00 alle 13:00.
Dalle 11:30 alle 12:30, l’evento “Moda è/o costume?” con Antonella Giannone, docente di Storia, teoria e sociologia della moda – Weißensee Kunsthochschule di Berlino in dialogo con Giulia Crivelli, giornalista ‘Il Sole 24 Ore’.
Dalle 15:30 alle 17:30, l’evento “La nascita di un cappello” con il designer Reinhard Plank.
Dalle 15:30 – 17:30, il workshop “Visibilidee” con Area Educativa MEF – Museo Ettore Fico nell’ambito di F@Mu – Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo.
Dalle 17:30 alle 18:30, l’evento “Lettere a Yves” con Pino Ammendola, attore, adattamento scenico Roberto Piana, che rielabora le lettere a Yves Saint Laurent di Pierre Bergé.
Infine, dalle 19:00 alle 22:00, l’evento “Zero femminile: Amy Winehouse, Lady Gaga e Beyoncè” con Carolina Di Domenico, speaker e conduttrice TV in dialogo con Annarita Masullo, manager musicale, nel quale tema decisivo è la svolta femminile in fattore musicale.

Valentino rinuncia alla Galleria, ecco chi è il nuovo arrivato

Valentino e Hugo Boss rinunciano al posto nella Galleria Vittorio Emanuele II di Milano a favore del brand spagnolo Massimo Dutti.
Il brand, facente parte del gruppo Inditex assieme a Zara, Pull&Bear, Bershka, Stradivarius, Zara Home, Oysho e Uterque, possiede già un suo posto all’interno della Galleria anche se meno prestigioso di quello che si è aggiudicato.


Il bando aperto nel 2015 aveva messo all’asta gli spazi occupati dal BarSì e dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e comprendeva, inoltre, lo spazio affidato a Mercedes, il quale però è stato già assegnato a Carlo Cracco in vista di un suo ristorante.


Gli spazi stabiliti saranno occupati da Massimo Dutti solo dopo che egli avrà lasciato quelli che possiede già, così come è stabilito dal bando, in quanto non possono essere esposte insegne già inserite in Galleria.


L’asta aveva posto una base di 977mila euro, vinta da Dutti per una somma di 100mila euro all’anno d’affitto.
Somma che comprende quasi mille metri quadri, sei livelli di sviluppo in verticale e tre vetrine con affaccio sul braccio principale della Galleria Vittorio Emanuele II.


Lo spazio dedicato a Massimo Dutti non sarà, però, solo una boutique.
Ospiterà, infatti, una sala dedicata alla “Storia del Tessuto” che comprenderà una mostra fotografica permanente e un’esposizione di alcune collezioni di capi storici ed iconici sull’evoluzione della produzione e dell’impiego dei tessuti nella storia.
Affinché la “Sala della Storia del Tessuto” non sia un progetto dedicato solo all’Italia e agli italiani, sarà anche adibita un’area dedicata alla storia del tessuto nel cinema internazionale.

fonte foto: www.museomilano.it
fonte foto: www.museomilano.it

Vivienne Westwood, stilista e attivista alla PFW

La donna dalle mille sfaccettature, Vivienne Westwood, lancia a Parigi una capsule collection ideata con suo marito, Andreas Kronthaler, di cui è sua musa ispiratrice.


Tutto ciò che so l’ho appreso dalle donne“, ammette Andreas Kronthaler.
Questa collezione la dedico a loro. Rosita che produce da anni e riesce sempre a realizzare quello che voglio. Amo il mare, amo gli italiani ed è attraverso Rosita che ho potuto fare del mondo mediterraneo la mia fonte di ispirazione. Iris mi ha aiutato a sviluppare un sistema di taglio che richiama quelli di Matisse; molto del suo lavoro si focalizza sul Mediterraneo. Abbiamo applicato le sue forme corporee alla modella e cucito insieme pezzi di tessuto per creare la forma. Poi Yasmine: abbiamo lavorato insieme sui costumi da bagno; lei è parigina e disegna lingerie. Abbiamo trascorso le vacanze al mare insieme e nessuno meglio di lei sa come indossare un bikini. Amo la luce, la semplicità e le onde. Sabina, la mia amica di sempre, mi aiuta nello styling e mi riporta all’ordine. Vivienne, la donna che ammiro e amo. Abbiamo preso centinaia di decisioni insieme e imparato l’uno dall’altro. Greenpeace le ha dato un pezzo di stoffa preso dalla prima Rainbow Warrior che affondò in battaglia contro le autorità, un tessuto di un blu talmente bello che l’ho ripreso in collezione. Infine mia mamma che mi ha sempre incoraggiato e fin da bambino ha chiesto la mia opinione su qualsiasi sua scelta“.


Il defilé si svela con l’incedere delle modelle, scoprendo ciò su cui ha fatto leva: il jersey.


Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood” non è solo un elogio alla donna, è anche attivismo e amore per l’Italia.
Infatti, l’intera collezione supporta www.weareprojectzero.org per la protezione dell’Oceano.


Il lento progredire degli abiti sulla passerella, mette in scena il barocco della moda.
Le iconiche giacche sartoriali si prensentano in jacquard floreale, gli abiti fanno luce su un’attenta ispirazione greca, linee morbide e oversize tagliano il segno ai cardigan, mini abiti in duchesse nera fanno dai contrasto ai bomber jacket.


Il ricordo di una Vivienne bambina è dato dalla senza tempo t-shirt rosa con una sua foto stampata.
Infine il tema europeo della collezione raggiunge l’apice con una maxi shopper in cotone con scritta “Destination Italy”.

KENZO a Parigi, è amarcord e diversità

La sfilata di Kenzo si presenta sin da subito con un grande salto all’indietro.
Un flashback o un ritorno al passato che affonda le sue radici nel 1977, anno in cui Kenzo Takada compone la sua sfilata allo studio 54.


È un amarcord che nasce dal desiderio di riportare in vita gli anni ’80, una rivisitazione della prima donna Kenzo che sfila sicura sulla vetta del successo.
Con una differenza, però. A vestire sono i due direttori creativi della maison Carolin Lim e Humberto Leon.


Il passato è affascinante, il primo incontro con esso è dato dalle statue e sculture de La Cité de l’architecture et du patrimoine dove si è tenuta la sfilata.
Riecheggia maestosità e imponenza, ma soprattutto diversità.
Ad accogliere il defilé è una vera e propria scultura umana composta da performer di ogni tipo: una donna rivestita delle sue grandi curve, un uomo altissimo, un uomo al quale manca un braccio, corpi sproporzionati e truccati ad arte.


Bello è esser diversi, questo il messaggio o forse la conclusione di una sfilata senza tempo.
È l’elogio della scomposizione, della deformazione, dell’anticonformismo.


L’intero corpo di capi è pensato in correlazione a Antonio Lopez, dal quale è tratta l’ispirazione, che documentò Parigi nello stesso momento in cui Kenzo sviluppava il suo brand.
La donna Kenzo è versatile e composta, a lei sono dedicati lunghi abiti lucidi, maxi t-shirt, fantasie stampate, poncho, parka, impermeabili militari e giochi di luce in una commistione pop di camouflage.
E ancora denim per affrontare il giorno, tute mimetiche per decifrare il pomeriggio e paillettes colorate per illuminare la notte.


Gli accessori, sul calar dell’evento, sono l’ennesima conferma del genio disincantato di Kenzo: tacchi a spirale su scarpe dai riflessi metallici.

Must di ottobre: giallo e rosa quarzo

La combo perfetta di Ottobre è un mix elegante e teen di giallo e rosa quarzo.
L’accoppiata cromatica produce un effetto decisamente girly e ricercato, non adatto a tutte ma a portata di tutte.
Tiriamo giù dagli armadi tutti i capi di questi colori e sbizzariamoci in un mix&match pop, fresco e insolito per contrastare la monotonia di Ottobre.


Cosa serve:


– buona volontà e ore di prova
– pazienza
– ricerca degli abbinamenti più giusti


Il livello cromatico da adottare deve essere tenue e sottile, quindi è ottimale preferire colori pastello per non creare un gioco di contrasti troppo accentuato.
Per non caricare ulteriormente l’outfit, è opportuno non aggiungere alcun accessorio.
Dite addio a collane, bracciali, orecchini, spille, e a tutto ciò che possa sembrare eccessivo.
È giunto il momento di adottare la citazione di Miss Chanel:
prima di uscire, guardati allo specchio e togli qualcosa“, perfetta per chi vuole osare con il look.


Potrebbe sembrare una tendenza adatta alla stagione primaverile, ma gli stilisti di Delpozo e Ulla Johnson gli hanno affidato un’accezione autunnale composta da cappotti e dolcevita decisamente cool.


La combo di giallo e rosa produce una commistione chiassosa ed eccentrica che rende l’autunno un po’ meno austero e freddo.
Cadono le foglie, il cielo diviene scuro, le giornate si accorciano e ci si deve coprire di più per non cedere a spifferi di vento inattesi, ma giocare con la moda non possiede stagione.
Ecco allora dolcevita giallo su morbido pantalone rosa, contornato da un cappotto di velluto cipria.
O ancora, salopette rosa su blusa gialla.


Anche le scarpe possono essere abbinate a seconda del livello cromatico indossato.
È possibile inciampare in un terribile effetto tunica, per vincerlo basterà trovare il giusto equilibrio tra toni caldi e toni freddi.
Seppur sia consigliato investire in un solo tono, lasciar viaggiare la fantasia non è peccato: mixare, quindi, i due toni in base al colore della carnagione.

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Karlie Kloss, la modella e blogger più cool del web

Karlie Kloss, la supermodella statunitense è una delle donne più ambiziose del web.
Non basta essere belle, anzi bellissime, e intelligenti affinché il mondo ti conosca e sappia apprezzarti, serve anche una buona dose di intraprendenza, un pizzico di maestria nell’usare i social e un master level di interazione coi fan.


Così nasce Klossy, il canale Youtube di Karlie che conta già 516.466 iscritti.


I modelli non posseggono una propria voce, sono l’espressione del genio degli stilisti.
Non fanno che posare per altri, che promuovere i capi attraverso il loro corpo.
Sono manichini umani capaci di restar muti per far parlare l’abito che indossano.
Ma Karlie vuole esprimersi e lo fa attraverso un modo comune e semplice che arrivi alla gente in maniera diretta: Youtube.
Così la supermodella si è ben organizzata per mostrare la sua autenticità attraverso la condivisione delle sue esperienze nel campo della moda, tra una Fashion Week e l’altra.
Ma non solo.
Il suo canale Youtube raccoglie anche tanti momenti intimi e pensieri privati che la rendono sincera e la incorniciano nella sua unicità.


Molte star e celebrità untouchable utilizzano l’escamotage delle piattaforme social per rendersi “umane”, per curarsi della loro riservatezza e far della loro vita un palcoscenico a luce accese.


5 sono gli utilizzi di Karlie del suo canale Youtube:


1. Raccontare la sua storia, tanto da sapere che è intellettualmente considerevole e che è la miglior amica di Taylor Swift.


2. Mostrarsi nelle sue vicende personali.

“Ho pensato a un modo per esprimere veramente chi sono e condividere le mie esperienze in modo tridimensionale, mostrando più di una semplice immagine e poche parole”, afferma la modella.


3. Essere al passo coi tempi che vuol dire reinventarsi.

Ecco che attraverso il suo canale Youtube, tutto il mondo può essere al corrente di quello che accade nei backstage delle sfilate o ai party più esclusivi.


4. Mostrare la sua autenticità.

“Oggi, con tutte queste piattaforme, si ha la sola visione di un personaggio virtuale – e penso che sia importante, almeno per me, che il personaggio virtuale, quello percepito guardando i contenuti che pubblico, si fondi essenzialmente con la mia vera me”, continua Karlie.


5. Possedere il controllo dei materiali pubblicati.

Essere una star non è da tutti, soprattutto se si ha a che fare con paparazzi irriverenti e foto scattate senza il proprio permesso. Karlie vuole essere padrona della sua vita e scegliere cosa mostrare al mondo e cosa tenere per sé, negli angoli del suo cuore.

Per Sempre, il corto alla moda di Paolo Genovese e Twinset

La moda incontra il cinema nel corto Per Sempre di Genovese, interpretato da Giulia Bevilacqua, Chiara Mastalli e Claudia Potenza.


La scena si apre con l’incertezza del look, la protagonista deve scegliere l’outfit adatto per incontrare “l’uomo della sua vita” e chiede ausilio al gruppo delle sue amiche.
Le tre, vestite da Twinset Simona Barbieri, propongono all’amica in difficoltà una forte riflessione, ovvero non cedere a idealizzare l’uomo con cui uscirà ancor prima del loro incontro.


Le aspettative uccidono l’amore“, spiega la protagonista in un monologo diretto alle sue interlocutrici.
Una donna sogna e sa immaginare, è così che cede ad un’idea relegandola nella sua perfezione, chiedendosi se sarà apprezzata, se sarà accettata ed amata.
Pone così tante speranze sull’altro da rimanere delusa nel caso in cui, poi, non coincida con la realtà.
Così vive nell’aspettativa che sia diverso, che cambi, che le presenti gli amici, sua madre, che la porti a cena fuori o al cinema, che le chieda di andare a vivere assieme, che le porti la colazione a letto.
Presa da quello che vorrebbe, ha difficoltà ad accettare l’altro per quello che è.
Genovese sa parlare al cuore delle donne e lo fa attraverso la moda.
Cos’è la moda se non la rappresentazione più evidente di come vorremmo che ci vedessero?
Lo stile e l’eleganza di Twinset incontra perfettamente il messaggio di Genovese in una commistione che fa del cinema italiano un vero e proprio modo di comunicare.


Colpo di scena inatteso: l’uomo dei sogni è un bambino e il vero e centrale nucleo del corto è il tema dell’affidamento.
Stringe la mano alla sua nuova mamma e assieme si incamminano verso la vita.
Il corto termina con un’immagine nera con scritte bianche ben in rilievo:
Affidamento, sostantivo maschile. Fare affidamento su qualcuno, fidarsene pienamente, contare su di lui“.


Cos’è l’amore, allora?
È prendersi cura dell’altro, accettandone pregi e difetti, contandoci, affidandosi.
È questa la vera magia del “Per Sempre“.

#StandingOnStardust, Elie Saab a Parigi

We are all made of stars“, o quasi.
L’atmosfera anni ’70 della collezione Primavera Estate ’17 di Elie Saab presentata alla Paris Fashion Week, è stellare.


La superhero chic dello stilista è un appello coinvolgente alla vita mondana compensato da tocchi di metallo sul nero che danno vita a un catwalk rock glam.


L’american dream sancito dalle stelle applicate e disegnate sui capi è protagonista assoluto.
Da cornice, invece, fanno i mantelli, le rouches, le gonne borchiate in pelle, i bomberini in b/w, le frange e le trasparenze.
Gli anni ’70 padroneggiano la scena in completi in lamè metallico, in lunghi pantaloni a zampa d’elefante e in occhiali da sole dalle lenti tonde e scure.


La sensualità, mai dimenticata, è ben definita dagli spacchi inguinali, dalle scollature profonde e da lunghi collari di raso al collo.
La silhouette è esaltata dalla luminosa grand soirée dai colori tenui come il rosa laminato e dalle calde fantasie a righe. Gli intrecci lasciano spazio a lunghi abiti rossi in stile Jesica Rabbit ben bilanciati da sportivi cappelli con visiera.


Le eroine della collezione di Elie Saab non temono la luce, il glitter glam si fa vivo e intenso su capi esibiti da volti noti come Gigi Hadid e Karlie Kloss.
Infine, la notte francese contornata da solide stelle, è in perfetta sintonia sparkling.


Non è facile dimenticare il romanticismo spassionato dello stilista che ha lasciato il segno nelle precedenti collezioni per dar vita a un nuovo volto più teen e insolente.
La rapidità del cambiamento lascia di stucco: dove sono gli abiti eleganti e principeschi che fanno sognare?


“Life in technicolor”, per stavolta.
Alle donne non basta un’esplosione di paillettes per far vibrare il cuore, neppure sotto un cielo tempestato di stelle.

Louise Delage non esiste, ecco chi è la star di Instagram

Louise Delage non esiste.


25 anni, long bob biondo, allure parigino e 22.2k follower: questo il suo identikit.
Un profilo montato ad arte che riuscirebbe ad ingannare anche il più attento degli utenti di Instagram.
Si presenta così nella sua povera bio da venticinquenne: “whatever you are, be a good one“, ovvero “qualunque cosa tu sia, sii una cosa buona”.


Louise non è una tipica ragazza francese, è una star.
Viaggia moltissimo, frequenta ambienti lussuosi, ha degli amici altrettanto IN e beve tantissimo.
In ogni sua foto non è mai da sola, eccola comparire con un bicchiere di vino, con una bottiglia di birra, con un cocktail alla mano.
Nessun dubbio da parte degli utenti di Instagram, Louise è la ragazza che sorride agli amici, che posa seduta a un tavolino retrò, amante della natura e delle gite in barca, sorriso grazioso e smorfiette ubriache, conduce una vita mondana e dissoluta, all’insegna del divertimento e dei party fino a notte.


Ma Louise non esiste.
A riverlarlo, Les Echos che ha ammesso che il suo profilo non è reale e che è stato creato ad hoc dal portale Addict Aide che combatte le dipendenze.
Costruito, quindi, appositamente per sensibilizzare il tema della dipendenza a favore di utenti teenagers e ventenni.
Infatti Louise, il cui account è stato creato il 1 Agosto, sembra perdere nel corso delle sue foto la vitalità, la gioia e il sorriso, mostrandosi cupa, triste e volubile, così come dimostra una sua ultima foto nella quale stringe un bicchiere ed è totalmente illuminata da una sinistra e buia luce rossa.
Questo punto d’arrivo caratterizza abilmente gli effetti prodotti dall’uso smisurato d’alcool.


Rimane un dubbio: perché sono meno gli utenti che criticano il suo stile di vita rispetto a quelli che desiderano seguirlo?

Zara colpisce ancora, ecco il cappotto che fa impazzire tutte

Zara sembra sfornare per ogni stagione dei capi di tendenza.
Il colosso del fast fashion non sbaglia un colpo: dopo la biker jacket gialla, si fa strada un cappotto che piace davvero a tutte, è il “that coat“.


“That coat” possiede anche un profilo Instagram che raccoglie al momento solo 200 foto, un piccolo numero, simbolico, eppure emblema della condivisione, della viralità.
Un sistema forse, e sarebbe davvero geniale, per far conoscere e far circolare il cappotto.
Ricercando attraverso l’hashtag #thatcoat, si susseguono milioni e milioni di foto da parte di utenti di tutto il mondo, con prevalenza su Londra.


L’ho visto anche io“, “ero in un supermercato e l’ho visto almeno tre volte in un’ora soltanto“, “mi chiedevo se avessi le allucinazioni, ma #thatcoat è davvero ovunque!“, questi i commenti degli utenti Instagram, tra reazioni incredule e sorprese.


Così, questo cappotto dalla trama bon ton che ricorda vagamente lo stile e l’allure di Chanel, si presenta bianco e blu, senza alcun bottone e alcuna zip.
Semplice ed elegante, ha conquistato presto il cuore delle donne.


Zara non possiede rivali, permette di indossare in maniera economica alcuni capi visti sulle ultime passerelle facendone un copia e incolla perfetto.
Copia e incolla che necessita essenzialmente di un sistema di velocità, infatti è il primo fast fashion a subire il fascino dell’immediatezza.
Negli store sono già presenti, quasi da qualche giorno dopo la loro visione, i capi più cool della stagione attuando la formula dell’imminenza, quasi come quella del “see-now-buy-now” tipica delle ultime passerelle allestite durante le Fashion Weeks.


I risultati della condivisione, riconducono inevitabilmente al fenomeno dell’omologazione.
E seppur appaia semplice nell’era dell’apparenza sentirsi e mostrarsi diversi, molto meno lo è comunicando uno stesso messaggio visivo attraverso l’estetica del vestire.
Il consenso simulato per un tale oggetto o indumento qual sia attraverso i social sites, è il primo esempio di pubblicità gratuita e favorita che arriva agli utenti come sinonimo di scelta, eppure non è scelta, è accettare la massificazione.


Vestirsi non è coprirsi e non è assomigliarsi, è unicità da esprimere, mettendo da parte l’ansiogena paura del sentirsi soli.


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fonte foto: www.zara.com
fonte foto: www.zara.com