Il giallo Tarantino di Fendi

Il giallo Tarantino di Fendi

Di Enrico Maria Albamonte

Un’estate assolata e bucolica dove fiori profumati sbocciano nei prati sullo sfondo di una natura radiosa illuminata da un sole caldo, abbagliante, che si tinge di quel giallo brillante tanto caro al regista Quentin Tarantino che ne ha fatto la cifra distintiva del suo ultimo capolavoro ‘C’era una volta…a Hollywood’. Baciata dal sole, la donna di Fendi tratteggiata da Silvia Venturini Fendi, al suo debutto come direttore creativo del ready-to-wear femminile della maison di LVMH( la designer figlia di Anna Fendi si occupava già degli accessori anche prima della scomparsa di Karl Lagerfeld e ora è il direttore artistico di Fendi) è più realistica ma anche più libera e un po’ più audace che in passato, come ha precisato la stilista romana nel backstage. Nel parterre, oltre al gotha della stampa internazionale, spiccano Katie Holmes, Sabrina Carpenter, Tommy Dorfman, Diplo, Matilda Lutz e altri ricchi, belli e famosi, tutti a Milano per scoprire le nuove proposte della griffe. Nello spazio Fendi di via Solari 35, su una lunga passerella dorata, sfilano le star del catwalk internazionale che rifanno il verso alla bellissima e sventurata Sharon Tate, icona tarantiniana (interpretat nell’ultimo film dalla splendida ed elegante Margot Robbie) amante del giallo canarino e delle pelli preziose, esibendo i nuovi feticci dell’estate 2020 targati dalla doppia ‘F’ (che significa Fun Fur ed è stato creato da Lagerfeld negli anni’60): la baguette e la peekaboo subiscono una metamorfosi realizzate con materiali sontuosi e insieme capricciosi come la rafia, pelle intrecciata e tela logata, ma anche fiori di visone intarsiati sulle baguette più desiderabili. Lavorazioni superbe impreziosiscono i talismani del lusso made in Fendi: le fantasie botaniche che celebrano una natura botticelliana appaiono shiny nella innovativa versione vetrificata e sono traslate sulle minibag da caveau e nella fodera del caban di castoro estivo, il camoscio traforato con patchwork geometrici è declinato in giacche fittate e lunghi spolverini molto seventies, la giacca boxy di nylon dal print tropical è completamente perforata al laser, il blouson di visone estivo biondo si porta con lo chemisier check dalla superficie cerata, l’accappatoio di spugna è stampato in versione quadri verdi e neri, striscioline di pellicce fresate e stampate a fiori multicolori sono disposte sui lievi soprabiti trasparenti, trame crochet si alternano a pattern matelassé peso piuma in bianco gesso e tinte pastello, come il rosa marshmallow. I volumi over e le costruzioni sartoriali che citano l’archivio anni’80 della maison non lasciano spazio ad anodine leziosità. Paillettes trasparenti drappeggiate e maglie sottilissime rimandano alle dimensioni scultoree di lavorazioni trapuntate e cloqué. Un caleidoscopio di texture e tonalità unisce la tradizione FENDI ad una vena di fronda estiva. La palette alterna i colori naturali al giallo, fino al rosa cipria e bib bubble fino al verde clorofilla. Tutto è molto fluido ed esprime il punto di vista femminile di Silvia Fendi sulla moda. Deliziosi maxi-gambaletti si abbinano a mocassini slingback con tacco largo e sandali peep-toe floreali.


L’opulenza sostenibile di Versace

L’opulenza sostenibile di Versace

Di Enrico Maria Albamonte

Incede imperiosa sulla lunga passerella rasoterra issata su vertiginosi tacchi a stiletto, sfidando le insidie della giungla metropolitana sulle note di un sound martellante e ipnotico, molto rock. La password della moda primavera-estate 2020 è giungla. La musa di Donatella Versace è sempre stata self conscious, assertiva e indipendente e oggi guarda con attenzione e preoccupazione alla questione cruciale della salvaguardia del pianeta. La foresta amazzonica, polmone globale, è in fiamme? Donatella Versace non ci sta. E con la sua collezione per la prossima stagione calda abbraccia la causa ecologica rieditando un abito che dopo 20 anni è ancora attualissimo: il jungle dress, sfoggiato da Jennifer Lopez nel 2000 in occasione dei Grammy Awards dove si presentò a braccetto di Puff Daddy per ritirare un premio ambito al suo talento canoro, consegnatole da David Duchovny. In quell’occasione, come racconta la bionda stilista della griffe della medusa, Google lanciò Google images, un autentico serbatoio iconografico volto a sopperire alla carenza di immagini del mitico abito, portato in passerella nel 2000 a Milano da già Amber Valletta che chiude la pedana di Versace con un lungo abito scollato in cady di seta nero con uno spacco vertiginoso, un modello di archivio di atelier rivisitato.

Jennifer Lopez
Jennifer Lopez in Versace


Il tropical glamorama di Versace è allestito sotto una cupola ricreata ad hoc in memoria del retaggio neoclassico della maison e fulcro dell’ariosa scenografia, ed esplode affrescando la lunga parete che scorre attorno alla passerella. Sensuale e sinuosa, la sirena di Versace è definita innanzitutto da una silhouette boyconscious a T, scultorea e conturbante, che acquista carattere grazie alle spalle imbottite (forgiate da Gianni Versace negli anni’70 dopo aver visto Star Wars) e dal busto triangolare per poi valorizzare seno, vita e fianchi enfatizzati da corsetti scollati a cuore e a quadrifoglio e dalle forme ad anfora.



La lussureggiante foresta tropicale ammalia in verde e blu ma anche, nella versione più lisergica e flamboyant, in fucsia e arancio, traducendosi in look eleganti e grintosi che riesumano il total look anni’80. Il gusto dei coordinati perfettamente abbinati si coglie nei completi in nappa dipinta a mano in nero e verde alga, come pure nei tailleur pantaloni in principe di Galles volutamente ‘sporcato’ dalla tecnica tie-die, nel denim fantasia jungle in cui le maxi bag e gli spolverini-trench in pvc trasparente, come pure le calze e i collant, assecondano il mood eco-glamour delle sgargianti fantasie del fashion show. Il colore prima di tutto, che è poi la poesia dell’anima. La blusa in seta laccata dalle spalle ad arco e dalle maniche importanti percorse da arricciature arancio, è abbinata alla gonna nera a matita longuette e si porta con gli occhiali a maschera (un’altra autocitazione anni’80 dell’archivio) in tinta sia con il parka in plastica laccata sia con l’elegante dress in jersey che scivola sul corpo. L’oro, epitome dell’opulenza medusa style, impera come un tocco di Mida in tutta la collezione: nei dettagli delle spille da balia e dei bottoni, sulle aste degli occhialoni scuri e coloratissimi, nelle catene delle borsette da sera, nei portasigarette in metal mesh che si portano come un collier, nei braccialetti che ornano le caviglie delle modelle. Oro a profusione anche nei bijoux ricchissimi dalle forme floreali anni’40 che non fanno rimpiangere l’alta gioielleria. Dopo la parata dei modelli in nero assolutamente vamp, dalla giacca in pelle doppiopetto all’abito con le spalle drappeggiate, dal minidress punteggiato da fiori di paillettes anch’esse nere alla princesse con lo scollo sagomato in crepe di seta, arriva la gran sera.



Era forse il cast più favoloso quello delle super top che sfilano in pedana da Versace: Iman Amman, Gigi Hadid, Irina Shayk, kaia Gerber, Kendall Jenner, Amber Valletta e le più strepitose modelle ebony che calcano le più prestigiose passerelle della moda. Femminilità senza compromessi e seduzione esplosiva negli abiti da gran sera, spesso longuette o mini: sono in maglia metallica stampata jungle, ricamata di fiori 3D in plexi e petali di pelle e cristalli con frange di pvc multicolori, oppure sono tempestati da un diluvio di paillettes. L’estetica eco-glam culmina nell’uscita finale dello show che è anche il fashion moment più cliccato e fotografato della fashion week di Milano: volteggia provocante orgogliosa dei suoi 50 anni Jennifer Lopez, attrice e cantante portoricana, avvolta nel jungle dress verde e blu e con la gonna che si solleva altezza inguine, aprendosi sul pube tempestato di cristalli, sulla falsariga della spettacolarizzazione della malia femminile della gonna plissé dell’abito sexy e immacolato di Marylin nel film ‘Quando la moglie è in vacanza’. La diva, che a 50 anni compiuti sfoggia un fisico flessuoso e invidiabile modellato dalla pole dance, è la protagonista del film ‘Hustlers’ che sta per uscire sui nostri schermi e racconta la storia di un gruppo di spogliarelliste che si improvvisano rapinatrici. Un nuovo capitolo arguto e ironico sull’empowerment femminile, vangelo di Donatella Versace che tuttora le donne più belle del mondo.



Laura Biagiotti e l’abito dell’anima

Laura Biagiotti e l’abito dell’anima

Di Enrico Maria Albamonte

Oggi le donne hanno bisogno di abiti che le rappresentino e le accompagnino con discrezione e complicità nella vita quotidiana senza rinunciare a romanticismo e femminilità: questa è una collezione timeless, senza età e senza tempo, come lo stile Biagiotti che, quando guarda al passato, è già proiettato nel futuro”.

Con queste parole e con la grinta leonina che da sempre la caratterizza, Lavinia Biagiotti Cigna ha espresso in maniera efficace lo spirito della collezione primavera-estate 2020, in continuità con lezione della madre Laura, fondatrice di una delle griffe più longeve del gotha dell’italian style, la stessa griffe con la quale ha varcato i confini del celeste impero nel 1988 in tempi non sospetti, precorrendo la strada imboccata in seguito da tanti altri marchi del lusso. L’incipit e la conclusione dello show, ambientato come sempre al Piccolo Teatro studio, è affidato al talento performativo della bellissima Anna Cleveland, che dalla iconica madre Pat, la super top anni’70 e’80 amatissima da tutti i più grandi creatori di moda della scena mondiale per la sua autoironia e per l’allure leggera e solare con la quale calcava le passerelle più prestigiose danzando, ha ereditato l’eleganza innata e la capacità di saper interpretare magistralmente e con grazia l’abito che porta.



Americana, ma cresciuta in Italia, Anna Cleveland, che è anche il nuovo volto della campagna pubblicitaria di Laura Biagiotti per l’autunno-inverno alle porte, ha sfilato per la prima volta a 6 anni sulla scalinata di Trinità dei Monti per il brand Biagiotti Doll pensato per vestire le più piccine. In pedana si dipana un racconto fatto di capi saggi e colti, che in una palette che alterna il bianco, cifra dello stile Biagiotti, al ciclamino, al deep blu e al giallo granturco, reinventano il settecento attraverso le garbate stampa floreali un po’ Marie Antoinette e con le bluse in tessuti croccanti che si arricchiscono di qualche balza qua e là per stemperare il nitore formale dei capi della griffe. Il cachemire estivo più immacolato è proposto in versione fishnet mentre il denim domina il daywear attraverso volumi generosi e pantaloni cinquetasche che non strizzano mai le forme. Per la sera un diluvio di lustrini sulle tute e gli abiti sognanti, mentre sulle note di dolci musiche in stile revival anni’80 compare lo stesso abito bambola in taffetas color panna che è diventato il passepartout delle donne contemporanee che amano stare comode ma anche sognare un po’. Nel parterre applaudono Carla Fracci, Natasha Stefanenko, Tiziana Rocca, Serena Rossi e non ultima, Laura Chiatti, avvolta in un tuxedo di pizzo dorato e musa del nuovo profumo della maison romana che si chiama appunto ‘forever’, perché lo chic è inossidabile e il profumo è un po’ l’abito dell’anima. ‘La moda passa ma lo stile resta’ diceva Coco Chanel che di eleganza se ne intendeva eccome. E in un momento in cui la moda si appella al buon senso spezzando una lancia affilata a favore della normalità e del buongusto, Laura Biagiotti che ha sempre disegnato una moda ‘umana’ per donne che non amano strafare, è sicuramente nel suo elemento.

La archetipica semplificazione di Prada – SS2020

La archetipica semplificazione di Prada

Di Enrico Maria Albamonte

Come scriveva Paul Valéry ‘la semplicità è un’arte’. E di questa nuova ricercata semplicità, che poi se guardiamo con attenzione è tutto fuorché semplice, Miuccia Prada sembra essere una maestra indiscussa. Con la sua visione dadaista della moda e della società la stilista milanese, espressione di un’intellighenzia anticonformista e antiborghese, ha saputo catturare il senso della contemporaneità, rileggendola nel prisma di idee audaci e di combinazioni insolite, alla luce delle contaminazioni sempre più appariscenti e smart con le arti visive e con le altre arti applicate. Amante della sperimentazione e protettrice di artisti e cineasti, la stilista sensibile e poliedrica, affranca la preziosità da ogni sussiego lasciando parlare le sue creazioni che sembrano citare lo ‘chic senza fronzoli’ con cui Vogue nel 1929 descrisse l’avvento del modernismo. Le geometrie e i verticalismi netti e formalistici degli scatti di Edward Steichen (il primo fotografo di moda a sperimentare il colore) e lo spirito disinvolto e noncurante della sua musa, la modella Marion Morehouse, allergica ai cliché della moda, ebbene tutto questo sembra rivivere in una collezione molto riuscita che inneggia a un nuovo modernismo, come sempre consapevole e colto. Anche se, come tiene a precisare la signora della moda, questa collezione non intende essere né minimale né tantomeno citazionista.

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E’ venuto il momento di fare il punto” -ha spiegato la stilista pochi minuti prima della sfilata- “c’è troppo di tutto e si punta spesso a torto sul sensazionalismo e sul coté bling, in fondo è anche una questione etica che dobbiamo porci, ma questo non vuol dire smettere di inventare, perché c’è una via di mezzo fra lo strafare e il non fare nulla. E poi penso che la moda debba concentrarsi sulla personalità delle donne che sono poi le destinatarie finali di ciò che realizziamo. Il focus deve rimanere sull’individualità perché chi recepisce il nostro messaggio deve appropriarsi di ciò che facciamo in modo originale e ragionato”.

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L’impressione è quella di una riduzione all’essenza come antidoto al caos dilagante e ipertrofico che ci attanaglia, alla ricerca di un nuovo classico che si sottragga agli estetismi posticci e che bandisca gli eccessi di un compiacimento retrospettivo e anodino, in nome dello stile che nell’intento della fashion designer deve prevalere sulla volatilità della moda. Il flair che percorre la collezione, non a caso presentata quasi en plein air, con la luce del giorno che sembra inondare la scenografia della grande sala di via Lorenzini, è un nuovo naturalismo frutto di un elaborato processo di realizzazione artigianale. Un processo che affida il compito di definire una nuova accezione del lusso ‘quotidiano’ al carattere apparentemente rustico e naif di certi materiali e lavorazioni. Facciano alcuni esempi: la rafia intrecciata, le conchiglie utilizzate per divertenti collane, le borse shopping fatte di una ‘cage’ di perline di legno, o la nappa che per le gonne a portafoglio asimmetriche è stata tagliata a vivo, trattata come seta e cosparsa di piume stilizzate come in un’illustrazione di Erté (ma riprodotte con un ricamo certosino di microperline).

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Ogni dettaglio è studiato con meticolosità: dai cappelli di morbida pelle che simulano una cloche e sono chiusi da nastri, ai bavaglini di velluto sfumato che completano gli abiti lineari dalla silhouette geometrica, fino alla modulazione sartoriale dei completi animati da stampe foulard, dei soprabiti in punto stoffa caratterizzati da tessuti compatti jacquard a disegni stilizzati o monocromatici e in tinte squillanti come l’arancio e il verde petrolio.

Non mancano, per assemblare un guardaroba oculato ma sempre elegante, i tailleur da mattino dalle nuove calibrate proporzioni virati in antracite o fumo di Londra con la giacca dagli ampi revers sagomati; una mise perfetta per un consiglio di amministrazione come anche per un appuntamento galante. Le borse hanno forme tondeggianti e diventano secchielli oppure si tingono di un rosa acceso quasi pop, e un filo civettuolo, o sono perforate. I sandali sono in pelle intrecciata in turchese, bianco e nero, il tacco è abolito salvo poi a fare capolino (ma si tratta di una struttura decisamente più funzionale) come base solida su cui poggiare i mocassini in spazzolato fumé. E’ già un must il verde lime della tunica sharp longuette di velluto di cotone a coste.

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Sembrano un omaggio ai pepli di Antigone e Medea gli abiti in garza di seta tagliati a fazzoletto o a semicerchio, e ricamati di perline da assortire a scarpe flat ma appuntite o ai sandali laminati d’oro ornati da volute come nella saga di Giasone, mente gli occhiali sono decorati da riccioli neobarocchi. Per la sera tocchi d’oro e outfit in broccato.

Applaudono in prima fila Nicole Kidman avvolta in un abito dalla stampa astratta su fondo bianco, e Wes Anderson, il talentuoso regista visionario dalla vena surreale che ha inaugurato con un grande evento durante la fashion week di Milano Moda Donna la sua nuova mostra, resa possibile grazie al prezioso contributo dell’illustratrice Juman Malouf e intitolata ‘il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori’, un omaggio al collezionismo e alla curiosità che investiamo nella ricerca.

L’esposizione è aperta presso gli spazi della Fondazione Prada in Largo Isarco fino al 13 gennaio 2020, in un complesso museale evoluto e polifunzionale, un autentico tributo alla capitale della moda italiana oltre che centro propulsore di una nuova vitalità creativa da cui parte il rilancio del capoluogo lombardo a livello internazionale.

NOMINATION, IL NUOVO CORSO DEL BRACCIALE COMPOSABLE VALORIZZA LA REALE CONDIVISIONE E I LINK INTERGENERAZIONALI

NOMINATION, IL NUOVO CORSO DEL BRACCIALE COMPOSABLE VALORIZZA LA REALE CONDIVISIONE E I LINK INTERGENERAZIONALI

La società fiorentina leader mondiale nel mercato della gioielleria in acciaio e oro veicola un moderno messaggio tramite l’iconico bracciale componibile, grazie alle nuove maglie-link. A supporto del progetto un’importante campagna pubblicitaria firmata dallo studio newyorkese GB65 e incentrata sul nuovo corso del Composable. Al centro del racconto il messaggio “Uno a me, uno a te” in un monito contro l’individualismo.

Un invito a entrare in contatto con gli altri. A creare link intergenerazionali per relazioni vere, speciali e sincere. Ma anche un monito forte contro l’individualismo moderno, grazie a una generosa condivisione.

Nomination alza il volume del suo messaggio grazie al prodotto più iconico: il Composable, facendo allo stesso tempo vivere al suo gioiello universalmente più famoso un nuovo e affascinante corso. Ideato nel 1987 dall’azienda fiorentina nata dall’idea di Paolo Gensini e oggi leader mondiale nel mercato della gioielleria in acciaio e oro, è considerato universalmente come il primo bracciale componibile e modulare a essere stato inventato. Un connubio di materiali della migliore qualità, interamente Made in Italy, vincente fin da subito e oggi presente a livello worldwide grazie a una rete capillare di oltre cento negozi monomarca Nomination nelle capitali del fashion e cinquemila retailer indipendenti.

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La forza del bracciale Composable è proprio quella di essere stato precursore del concetto di link, centrale nell’era di Internet, prima della diffusione di massa della Rete. Grazie alle maglie interscambiabili, unite da un meccanismo a molla, che permettono infinite combinazioni di forme e colori, Composable è un gioiello adatto a uomini e donne di ogni età e status. Un messaggio potente che permette di esprimere la propria personalità, accostando lettere e simboli che parlano di sé, diventando così un cult intergenerazionale.
La nuova strategia di Nomination per il celebre bracciale si identifica così nel messaggio Uno a me, uno a te, in un continuo scambio di link che, oltre a essere piccoli gioielli della migliore tradizione orafa fiorentina, sono anche simboli, dediche, parole d’amore che celebrano i legami e arricchiscono di significati ogni creazione. Così, le maglie-link del nuovo corso rimandano al concetto di condivisione non virtuale, ma da toccare con mano, grazie a specifici messaggi legati all’amicizia, all’amore, agli affetti familiari, o ai ricordi preziosi.

Del resto, preziosa come un gioiello è la storia di Nomination. I valori portanti dell’azienda fiorentina incarnano l’eccellenza della qualità italiana, data da un rigoroso Made in Firenze, supportata da qualità artigianale, design, innovazione e ricerca e spinta da un modello manageriale innovativo, che integra le sinergie e i valori familiari.
Un importante cambio di passo nel posizionamento del Composable, unito a una capillare campagna promozionale, che l’azienda ha affidato allo studio newyorkese GB65, specializzato in luxury brand. Il direttore creativo Giovanni Bianco è anche il regista dei nuovi spot della Composable Collection di Nomination. Per l’azienda fiorentina ha realizzato un commercial per la TV che ha il ritmo e il trasporto di un moderno video-clip dal target giovane, con protagonista una ragazza e il mondo di relazioni che fanno parte della sua vita: gli amici, i genitori, i figli, la famiglia. Perché vivere è condividere.

Nomination uno a me uno a te

Tante sfaccettature come le oltre duemila oggi possibili con la collezione Composable. La base del bracciale, prezioso ma democratico, è sempre in acciaio, mentre le decorazioni spaziano dall’oro 18K, all’oro rosa 9K, all’argento 925. I temi di ogni singola maglia-link si adattano allo stile di chi li indossa. Da piccoli simboli alle iniziali del nome, fino a vivaci pietre semi- preziose, smalti colorati, cubic zirconia e diamanti naturali.

“Da tempo conosciamo e apprezziamo il lavoro creativo di Giovanni Bianco, che oltre ad avere un respiro internazionale parla alle stesse frequenze delle giovani generazioni, a cui è rivolto il nostro nuovo messaggio, oggetto di una capillare campagna promozionale. Un progetto così importante per un nuovo posizionamento del nostro prodotto ” iconico ” non poteva avere un partner migliore. L’incontro con Giovanni Bianco ha risposto a due grandi obiettivi dell’azienda; in primis trovare un linguaggio iconico ed originale che parlasse alle giovani generazioni che adesso definiamo “Generazione Nomination” e al contempo comunicare i nostri valori ed il nostro DNA, che hanno origine in questo prodotto cosi rivoluzionario nel mondo della gioielleria. Giovanni Bianco, grazie alla sua creatività e professionalità, da me sempre riconosciuta e ammirata, è riuscito in pieno nell’intento esaudendo questo importante “sogno” per me e la mia famiglia.” spiega Alessandro Gensini, direttore marketing e comunicazione di Nomination.

Shenzhen Garment Industry Association Presenta Fashion Shenzhen

Shenzhen Garment Industry Association Presenta Fashion Shenzhen

Fashion Shenzhen, un evento sfilata durante Milano Moda Donna metterà in scena il meglio della creatività del distretto cinese di Shenzhen.

Situata vicino a Hong Kong, la regione di Shenzhen è la prima zona economica speciale della Cina. Dopo 40 anni di sviluppo, Shenzen si è trasformata da piccolo villaggio di pescatori in una moderna, prosperosa e vibrante città.
Nel 2018 il PIL di Shenzen ha raggiunto 310,5 miliardi di euro, con una crescita del 7,5%, mentre il PIL pro-capite ha superato i 24.000 euro e il volume totale di commercio estero ha raggiunto 384,6 miliardi di euro. E’ la regione economicamente più dinamica e tecnologicamente sviluppata della Cina. Nel 2008 la città di Shenzhen ha vinto il premio “Città del Design” insignito dall’UNESCO.
Shenzen è una delle città in cui l’industria del fashion è la più sviluppata in Cina. Assume la posizione di leader a livello nazionale per la ricerca, il design e lo sviluppo nel segmento della moda e si posiziona al primo posto tra le città di medie e grandi dimensioni in Cina per l’aggregato economico della sua industria legata alla moda.
Shenzhen ospita attualmente più di 2.000 realtà economiche nel settore della moda, oltre il 95% delle quali sono marchi propri in cui operano 300.000 dipendenti e oltre 20.000 designer. Nel 2018 Shenzen ha ottenuto un totale di vendite di 30,7 bilioni di euro e un totale di esportazioni di 8,6 bilioni di euro.
In particolare, il settore della moda femminile di Shenzhen sta acquisendo grande rilievo in Cina, con una quota di mercato superiore al 60% nei grandi centri commerciali situati nelle città di primo livello della nazione. E’ considerata la zona più dinamica da un punto di vista commerciale e tecnologico, con un’industria della moda tanto sviluppata da organizzare già dal 2015 una Fashion Week con oltre 200 brand e designer.
Dal 2015 Shenzen ha condotto una settimana della moda ogni anno. Posizionata su una “piattaforma internazionale che promuove design originale, commercializzazione e moda di massa”, la settimana della moda di Shenzen si integra con le principali risorse e sistemi delle settimane della moda internazionali e incorpora attivamente sistemi operativi internazionali di rilancio della moda di alto livello.
L’ultima Shenzen Fashion Week ha attirato un totale di oltre 200 brand e designer provenienti da una dozzina di paesi e regioni per partecipare ad 80 sfilate di moda, creando così una piattaforma per la comunicazione e lo scambio tra la moda cinese e quella globale.


1Ellassay

Shenzen ha inaugurato la China International Fashion Brand Fair-Shenzen, che si tiene ogni luglio., che è una delle più grandi ed influenti fiere di moda specializzate nella regione Asia- Pacifico.
Contando sullo sviluppo del settore moda, Shenzhen ha inaugurato la Cina International Fashion Brand Fair-Shenzhen (FashionSZshow), che si tiene ogni anno a luglio. Ad oggi sono state organizzate con successo 19 edizioni della fiera che verrà aggiornata con altri due appuntamenti a Marzo e Ottobre 2020. Si tratta di una delle più grandi e più influenti fiere di moda specializzata nella regione Asia-Pacifico.
Costituita nel 1988, la Shenzhen Garment Industry Association (SGIA) è un’organizzazione no-profit gestita dalle aziende che operano nel settore della moda, nell’industria tessile e nell’abbigliamento a Shenzhen. Comprende oltre 700 aziende, tra cui numerosi brand cinesi di medio e alto livello. L’Associazione funge da collegamento per incoraggiare attivamente le aziende ad innovarsi implementando strategie di branding e promuovendo la trasformazione e la formazione professionale. SGIA promuove inoltre le creazioni degli stilisti di Shenzhen durante le Fashion Week di Londra, New York e Milano, mostrando la grande potenzialità della Cina nei principali scenari internazionali della moda.
Proprio in questa direzione, per la presentazione delle collezioni SS20 di Milano Moda Donna, SGIA organizza un grande evento sfilata che racchiude il meglio della creatività del distretto: una presentazione di 20 giovani designers molto promettenti e una grande sfilata che vedrà due grandi protagonisti: il gruppo Yinger Fashion Group con i suoi 4 brand Insun, Psalter, Song of Song e Yinger e una seconda sfilata del brand Ellassay per raccontare e celebrare il meglio della creatività cinese.
Milano e Shenzhen hanno molto in comune: c’è un vastissimo margine di cooperazione tra queste due città, dato che i vantaggi e gli obiettivi a livello di mercato, ricerca, sviluppo, design e altri aspetti mostrano una forte affinità.


1Insun

La signora Shen Yongfang, Presidente di SGIA, ritiene che oltre a mettere in mostra le ultime creazioni di moda e design provenienti da Shenzhen, il viaggio a Milano servirà a rafforzare ulteriormente le risorse complementari di Shenzhen e del settore della moda di Milano.
Le due città collaboreranno per favorire lo sviluppo delle aziende di Shenzhen in Italia e in Europa nonché per incentivare la promozione commerciale delle società italiane in Cina.
L’Associazione SGIA ha ricevuto numerosi premi da autorità nazionali e internazionali come il “National Advanced Non-governmental Organization” e “Provincial Advanced Non-governmental Organization”. Si è inoltre aggiudicata il “China Fashion Brand Promotion Award” e altri premi prestigiosi, tra cui la prima posizione in “Shenzhen 5A–grade Social Organization” e “Shenzhen Top Ten Social Organizations with Outstanding Contributions Awards” a riprova del suo costante sforzo e contributo nella promozione della moda cinese a livello internazionale.


1Psalter

Young Designers selezionati da SGIA

Ogni stilista presenta un look chiave più rappresentativo del suo stile e della sua creatività.
Rosew, Mascot, Guyan, Denghao, Zhijiansha, Fishing, Muse Marry, Odbo, Ellasay, Iro Paris, JPK, Laurel, VT, Yiner, Insun, PSalter, Song of Song, Obligato, XII Basket, Distin Kidny.
Gruppo Ellassay
Azienda fondata nel 1996, Shenzhen Ellassay Fashion Co., Ltd. è stata costantemente e progressivamente impegnata in attività di allocazione internazionale e integrazione delle risorse volte a espandere il suo “territorio” e a diventare un gruppo cinese di alta moda. Attualmente, il gruppo Ellassay possiede 6 marchi, tra cui il marchio cinese di alta moda Ellassay, il marchio tedesco di abbigliamento femminile di alta gamma Laurèl, il marchio americano di moda di lusso Ed Hardy, il marchio francese di lusso IRO Paris, il marchio americano Vivienne Tam e il marchio belga Jean Paul Knott. Dalla sua fondazione, il marchio Ellassay segue uno stile di design elegante e alla moda. Ellassay si rivolge a donne della classe media, che vivono nelle aree urbane, di età compresa tra i 25 e i 40 anni, con un reddito elevato, senso della moda e buon gusto. Il brand è impegnato a creare un’immagine elegante che unisce l’essenza tradizionale e moderna per donne urbane sicure, indipendenti e intelligenti.


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Yinger Group


Dalla sua fondazione nel 1996, Yinger Fashion Group ha creato sei marchi – Yiner, Insun, Psalter, Son of Song of Song, Obbligato e XII Basket diventando così un’impresa ampia e diversificata che integra investimenti, R&D, creatività, marketing e servizi. Yinger Fashion Group conta oggi 14 filiali, oltre 1400 negozi a livello nazionale. Nel 1996, YINER ha presentato la sua prima linea femminile dedicata alla donna urbana marchiando il suo ingresso nel mercato. oggi. Nel 2004, Yinger ha lanciato il secondo marchio, INSUN, ispirato alla semplicità e “arte di vivere” raggiungendo un tale successo da aggiungere nel 2005 un terzo brand, PSALTER, con il suo British Academy style per donne di carattere e forte personalità.
Ma la crescita del gruppo non si fera, nel 2008, Yinger lancia un marchio di abbigliamento di lusso – SONG OF SONG che attinge bellezza e cultura dal meglio della belle époque rancese e compone un capitolo dedicato al lusso e all’eleganza senza tempo.
I quattro brand sfileranno durante l’evento Fashion from Shenzhen di Milano.
Il gruppo Yinger vanta anche un quinto brand OBBLIGATO, un vero inno alla gioia della gioventù e l’ultimo arrivato XII BASKET.

Cinecult: C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino

di Enrico Maria Albamonte

Arriva finalmente sugli schermi italiani, dopo il successo clamoroso riscosso al botteghino in America, l’attesissimo kolossal di Quentin Tarantino, l’ultima, imperdibile fatica del profeta della pulp generation nato a Knoxville nel Tennessee nel 1963 e definito da Peter Bogdanovich ‘il regista più influente della sua generazione’: ‘C’era una volta… a Hollywood’. E speriamo anche questa volta in qualche oscar (Tarantino ne ha già vinti due in passato), perché questo film li merita davvero!

Un’autentica gara di bravura fra due titani della mecca del cinema a stelle e strisce: Leonardo DiCaprio (premio oscar nel 2016 per ‘The revenant’) e Brad Pitt (che con la sua società Plan B Entertainment si è aggiudicato la dorata statuetta per ’12 anni schiavo’ di Steve Mc Queen). Da notare che il biondo divo americano, sex symbol inossidabile, ha definito ‘maturo e lirico’ questo epico film.

 

Quentin Tarantino, Leonardo DiCaprio and Brad Pitt on the set of ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.
Quentin Tarantino, Leonardo DiCaprio and Brad Pitt on the set of ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

 

Qui DiCaprio è Rick Dalton, attore della vecchia guardia di Hollywood che dopo i successi di una serie TV western anni’50, cerca di rimanere a galla nonostante il contesto avverso e super competitivo e gli effimeri ingranaggi dell’ambiente del cinema. Brad Pitt interpreta Cliff Booth, controfigura storica di Rick e suo grande amico, mai visto così in forma, anche dal punto di vista fisico. Le sue fan ne vedranno delle belle. Insieme i due giganti del cinema, che recitano forse per la prima volta fianco a fianco, formano una vera e propria famiglia.

Sullo sfondo della storia che conta un cast stellare (uno per tutti Al Pacino in un ruolo molto efficace) si innesta la figura di Sharon Tate, la splendida e sventurata moglie di Roman Polansky, tratteggiata abilmente già nello script del film e ricostruita grazie anche al talento drammatico di Margot Robbie (se l’avete amata in ‘Tonya’ di Craig Gillespie, qui la venererete). La bella attrice australiana dai grandi occhi penetranti che è attualmente anche produttrice di film oltre a essere brand ambassador di Chanel, incarna l’anima euforica e spensierata di una Hollywood che sta per essere offuscata dalle menti scellerate degli adepti di sette deliranti.

 

Margot Robbie stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.
Margot Robbie stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

 

Fu questa la degenerazione di quel movimento hippy che, come Tarantino ha ribadito in molte delle interviste rilasciate sul film, ha poi trainato la transizione verso la nuova Hollywood dopo il 1969 l’anno in cui il film è ambientato. La Hollywood per intenderci dei Peter Fonda e dei Michael Douglas, i ragazzi ‘spettinati’ destinati a scardinare il cliché dell’attore duro e macho, impersonato nel film quasi a volte con tratti parodistici da DiCaprio.

Questo che vedrete sul grande schermo è il film in assoluto più personale di Tarantino. Da cinefilo accanito qual è, Tarantino ci riporta indietro nella golden age del cinema americano con la sua straordinaria macchina del tempo per rivivere da vicino un anno decisivo nella storia della settima d’arte ma anche della cultura e del costume: il 1969 è l’anno di ‘Easy rider’, di ‘Hello dolly’, di ‘Un uomo da marciapiede’ e di cantanti di rottura come Marvin Gaye, i Doors, Diana Rosse molti altri. Geniale a questo proposito la colonna sonora del film che somma tutti i grandi amori del regista, cresciuto con la radio e il cinema nel quartiere Alhambra di Los Angeles.

 

Brad Pitt and Leonardo DiCaprio star in Columbia Pictures “Once Upon a Time in Hollywood"
Brad Pitt and Leonardo DiCaprio star in Columbia Pictures “Once Upon a Time in Hollywood”

 

Il tam tam mediatico che ha accompagnato l’uscita del film distribuito da Sony Pictures Italia e che fa parte di una trilogia comprendente ‘Django unchained’ e ‘Bastardi senza gloria’, prevede che questa sia la penultima fatica cinematografica-ma noi auspichiamo che non sia così-per il grande regista affermatosi nello star system mondiale grazie a film come ‘Le iene’ e a ‘Pulp Fiction’, il film manifesto degli anni’90 con il quale il cineasta ha conseguito la palma d’oro a Cannes.

Difficile da dimenticare quest’ultima pellicola che è un atto d’amore nei confronti di una Hollywood che non c’è più, narrata anche nel libro ‘Pictures of a revolution’ di Mark Harris. Tarantino si è imposto nell’olimpo hollywoodiano grazie a un film che ha fatto breccia nei cuori dei fan del cinema indipendente, dedicato ai palati più esigenti e oggi non più così di nicchia. Quello stesso movimento che ha iniziato a esistere a Hollywood proprio nel 1969, si direbbe dal film un’ottima annata.

Preceduto da un’attesa quasi messianica, il film più glamour dell’anno è stato concepito in 5 anni di appassionata gestazione, con una sceneggiatura trattata e gestita artisticamente alla stregua di un vero e proprio romanzo. Il titolo è un omaggio a Sergio Leone, inventore di un filone di grande successo, ma nel film si cita con una punta di nostalgia e grande ammirazione anche l’opera e la filmografia di Sergio Corbucci, regista di ‘Western spaghetti’, un genere che nel 1969 si affacciava ancora in sordina sulla scena mondiale. E siamo grati a Tarantino anche per questo tributo.

 

Leonardo DiCaprio stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.
Leonardo DiCaprio stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

 

Oltretutto anche se gli effetti speciali ci sono, Tarantino ha deciso di rinunciare alla ripresa in digitale optando per il 35 mm. per dare magari una patina più preziosa e vintage al suo ultimo capolavoro. Interessante la scelta cromatica del film che si tinge di giallo, il colore del mistero (Tarantino è un grande fan di Dario Argento), e insieme il colore dell’era hippy (let the sunshine in è la canzone hippy per eccellenza) e della ‘golden hour’ di Los Angeles secondo il super fotografo Herb Ritts. Come giallo era l’abito di Dries Van Noten che Margot Robbie ha sfoggiato alla première a Roma del film, già presentato a Cannes.

A questo proposito vorremmo spendere qualche parola per elogiare la costumista Arianne Phillips che oltretutto ha anche un curriculum con il pedigree. La stylist, stilista e costumista amica di Alessandro Michele direttore creativo di Gucci, con il quale ha lavorato su un esclusivo progetto editoriale, ha collaborato con Madonna per i costumi e il guardaroba dei suoi ultimi 6 tour mondiali, ha curato i costumi dei due film di Tom Ford, e ha anche collaborato per alcuni progetti creativi con maison del calibro di Cartier, Valentino, Van Cleef & Arpels e altre. Un ulteriore fattore di successo per questo grande film.

ZHAO HUIZHOU, LA SIGNORA DELLA MODA E DELLA CULTURA

ZHAO HUIZHOU, LA SIGNORA DELLA MODA E DELLA CULTURA

Curatrice del Centennial Fashion Museum e fondatrice dell’HUI Foundation
Zhao Huizhou protegge e promuove il patrimonio culturale delle minoranze etniche, le tecniche artigiane e ancestrali della cultura cinese.


Un equilibrio perfetto tra tradizione e modernità, tra innovazione e qualità. Zhao Huizhou, stilista cinese con un master conseguito al Politecnico di Milano dove ha appreso lo charme della moda italiana, riesce alla perfezione a tenere insieme la bellezza classica orientale e l’eleganza senza tempo mixate con l’avanguardia della contemporaneità.
L’identità del brand prende spunto dalle straordinarie attitudini asiatiche ai ritagli che si mescolano con il rigore del design pulito e minimale, un mood che nasce dalla passione di Miss Zaho per l’arte e la contaminazione con la moda capace di unire più linguaggi. Un credo che ha portato a dare vita al CENTENNIAL FASHION MUSEUM. Con lo spirito delle arti e per la continua ripetizione innovativa del dna del marchio, Miss Zhao Huizhou è stata fortemente interessata a collezionare tutti i tipi di opere d’arte dal proprio paese e all’estero. La sua costante ricerca della moda, della cultura tradizionale e del valore artistico le ha dato un’idea unica per presentare al pubblico il processo di evoluzione della cultura e della moda immateriali e per creare un museo della cultura e della storia della moda.

Hui Zhou Zhao (1)

Grazie alla HUI FOUNDATION, il museo mette in mostra con successo i disegni di costumi d’epoca che vanno dalla dinastia Qing, al ricamo del patrimonio culturale immateriale delle minoranze etniche, al palcoscenico della Repubblica della Cina, all’istituzione della Repubblica popolare cinese, ai tempi di riforma e apertura, e infine all’era moderna. Ciò riflette perfettamente l’evoluzione storica della cultura della moda contemporanea cinese. Il museo si impegna a diffondere l’arte e la cultura cinese nel mondo, guidando i valori estetici delle persone e i concetti di design in Cina e per accrescere la consapevolezza pubblica del patrimonio culturale. L’idea di ereditare e innovare arte e cultura, dotando il valore estetico della moda moderna attraverso il design, si riflette direttamente nella collezione di moda Hui.

‘Hui è più di un semplice marchio, dal 2016 è anche una fondazione basata sulla protezione e promozione delle tecniche artigiane e ancestrali della cultura cinese e ha come obiettivo, attraverso l’arte e il design, quello di studiare progetti di benessere pubblico incentrati sulla riduzione della povertà e, in particolare, per migliorare la qualità della vita di donne e bambini’, afferma la designer.

La Fondazione Hui, incentiva donazioni e organizza dei tour culturali per gli studenti, accompagnandoli nell’interland di Guizhou, andando nei villaggi fuori dalle mete turistiche, per entrare in contatto con la gente del luogo e vivere una vera e propria esperienza culturale. L’obiettivo è quello di creare delle relazioni: tra gli studenti che si arricchiscono spiritualmente della cultura dei luoghi visitati e gli abitanti di questi villaggi. Grazie a questi aiuti le donne locali hanno la possibilità di continuare a lavorare per non disperdere lo straordinario patrimonio di artigianalità e manualità che le rende uniche.

SALVATORE FERRAGAMO PRESENTA LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DEDICATA AL NUOVO PROFUMO SIGNORINA RIBELLE

SALVATORE FERRAGAMO PRESENTA LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA DEDICATA AL NUOVO PROFUMO SIGNORINA RIBELLE

L’esperienza olfattiva di Salvatore Ferragamo scopre la nuova fragranza femminile SIGNORINA RIBELLE, protagonista di un’esclusiva campagna pubblicitaria che celebra lo spirito ribelle delle donne contemporanee e la loro voglia di esprimere sempre se stesse scegliendo la libertà, la gioia e l’amicizia.

Ideata dal Direttore Creativo Paul Andrew, la nuova campagna globale traduce l’ispirazione Patchwork of Characters presentando tre bellissime amiche che trascorrono insieme una giornata di sole tra i piaceri tipici dell’Italian lifestyle e i momenti di allegria vissuti con un pizzico di follia.

Il regista e fotografo Gordon Von Steiner ritrae la modella americana Cara Taylor come interprete dell’ultima ‘Signorina’ creata da Salvatore Ferragamo: un’eroina del tempo presente, giovane e decisa, fiera ed elegante, indipendente e appassionata, che vive la sua vita al massimo valorizzando le proprie qualità, accettando i propri difetti e lasciando il segno ovunque si trovi.

Positiva e inclusiva, la musa di Salvatore Ferragamo non dimentica mai le sue amiche e compagne di vita – interpretate dalle modelle Soo Joo Park e Hiandra Martinez -, perché per lei sostenere le altre donne significa poter godere insieme della bellezza del mondo e incoraggiarsi a vicenda nell’espressione della propria individualità.

Ferragamo Parfums_Signorina Ribelle_50ml

Nelle nuove immagini e nel video, il carattere audace e ribelle della nuova ‘Signorina’ trasforma tutto ciò che è ordinario in qualcosa di extra-ordinario da affrontare con attitudine libera e spontanea. Ogni volta che entra in scena, gesti semplici come guidare una Vespa, sorseggiare un caffè o ballare su un prato diventano esperienze memorabili e ricche di significato da condividere felicemente con le sue amiche e i suoi follower.

In questa storia emozionante, ogni personaggio rappresenta una fragranza distintiva che arricchisce il raffinato viaggio sensoriale ispirato alle diverse personalità delle donne Salvatore Ferragamo. L’immagine finale del video porta in primo piano tre profumi speciali della collezione Signorina, che accanto al nuovo SIGNORINA RIBELLE includono SIGNORINA EAU DE PERFUME dal sapore romantico e SIGNORINA MISTERIOSA dal twist magnetico.

La nuova campagna pubblicitaria SIGNORINA RIBELLE sarà trasmessa da Settembre 2019 su tutti i canali media di Salvatore Ferragamo e sulle principali piattaforme social & digital a livello mondiale.

American Vintage tributo alla Tee-Shirt Blanc

Già protagonista della campagna adv primavera-estate 2019, questo it piece torna in primo piano nella stagione autunno inverno 2020 per continuare ad amplificare il suo ruolo di must have. Omaggio al capo presente fin dalla creazione di American Vintage nel 2005: la maglietta bianca è un pezzo emblematico dello stile senza tempo del brand, dal carattere unisex e iconico che si afferma ancora oggi enfatizzando la sua silhouette sempre contemporanea.

Realizzata in misto cotone o in puro lino, possiede l’aplomb di una texture spessa oppure esalta la fluidità di un tessuto arioso, dall’effetto fiammato o graffiato, con maniche corte oppure lunghe, a girocollo o con scollatura a V… Chiave di lettura dell’allure di American Vintage, la mitica Tee-Shirt Blanc è intrecciata, sovrapposta, si indossa e si reindossa all’infinito.

Abbinata al denim grezzo, sottolinea la personalità di chi la porta senza modificarla; accompagnata a pezzi forti e a colori più intensi, mette in evidenza le inclinazioni stilistiche più audaci. Possiede il carattere completo tipico dei pezzi indispensabili del guardaroba. La sua semplicità non tollera nessuna approssimazione in quanto a tagli o a scelta dei materiali; le sue linee definite compongono una silhouette che resiste alle tendenze e dura nel tempo.

DEBUTTA LA CAPSULE COLLECTION “GAZÈL AIRLINES”

DEBUTTA LA CAPSULE COLLECTION “GAZÈL AIRLINES”
Pieces of Art: una limited edition in collaborazione con l’artista Giacomo Piussi
Spring-Summer 2020

Punta in alto Gazèl e sotto la direzione artistica di Alessandra Verona, Founder e Creative Director, presenta Gazèl Airlines: la capsule collection che nasce dall’incontro – umano e artistico – con il pittore Giacomo Piussi. Una mini-collection – già disponibile in limited edition sul sito www.gazel.it – dedicata alle donne che amano mettersi in gioco, lasciare lo statement per la fantasia e indossare abiti come fossero accessori.


Gazel Airlines Capsule Collection_SS20(3)

Più di una collezione, si tratta di un punto di vista sul mondo, in cui l’arte è protagonista con le sue sfumature di colori e l’infinita creatività che trova nuova espressione attraverso tessuti e stampe rielaborate secondo una identità forte e unica, lontana dagli stereotipi e dalla omologazione. Un invito a osare, accostamenti e contrasti, a mixare le idee come le forme, a rimanere fedeli a se stessi e ai propri sogni. L’ispirazione pop-rock si fonde con la femminilità, i quadri originali dell’artista Giacomo Piussi diventano stampe esclusive e inedite. Il linguaggio figurativo, elementare e fiabesco, evoca contrasti e sovrapposizioni, che creano uno stile contemporaneo e dinamico.


Gazel Airlines Capsule Collection_SS20(1)

Una flash preview di tre t-shirt in serie limitata è già disponibile all’acquisto sul sito www.gazel.it mentre la capsule collection completa sarà presentata al prossimo White Milano (dal 19 al 22 settembre) e sarà distribuita in boutique selezionate oltre che sul sito e nei negozi monomarca Gazèl.

Gazèl nasce da un’idea di Alessandra Verona e dal suo impegno nel creare, rinnovare e contribuire a rivisitare l’eterno femminile in un concetto sempre originale. Ha sede a Udine, piccola cittadina nel Nord Italia, lontana dai circuiti della moda mainstream e per questo cornice ideale per creazioni autentiche, dall’identità forte, espresse con cura artigiana attraverso una produzione interamente made-in-Italy.
Giacomo Piussi, friulano di nascita e fiorentino di adozione, ha al suo attivo mostre a Siena, Forlì, Firenze, Bari, Milano, Roma e Parigi e ha collaborato a numerose collettive alla Biennale di Venezia, Lisbona e Amsterdam. L’artista si esprime, a livello pittorico, attraverso un linguaggio figurativo fatto di forme elementari. Si dedica inoltre ad altre tecniche e materiali, dalla scultura su bronzo ai bassorilievi in pietra e terracotta, ai murales.


Gazel Airlines Capsule Collection_SS20(2)