Veronica Fernandez – I’ll Never Close My Eyes Again

Galleria Poggiali è lieta di presentare nella sua sede di Milano, in Foro Bonaparte 52, I’ll Never Close my Eyes Again, la prima mostra personale in Europa dell’artista statunitense Veronica Fernandez. In mostra un corpus di opere inedite che, come suggerisce anche il titolo, si addentrano nel limbo tra memoria cosciente e subconscio. I dipinti, le sculture e le poesie di Veronica Fernandez in I’ll Never Close my Eyes Again evocano immagini oniriche di soggetti che rivendicano il loro spazio di fronte alle trasformazioni fisiche e mentali causate dal loro ambiente. Questo nuovo corpus di opere, creato negli ultimi mesi del 2022, rappresenta un audace passo avanti nella composizione e nella materia alla fine di un anno prolifico nella sua pratica artistica, anno nel quale ha presentato mostre personali, collettive ed ha partecipato a fiere d’arte, eventi che l’hanno consolidata – a soli 24 anni – come una giovane pittrice il cui lavoro è fondato su idee di empatia e narrazione.

Questo nuovo corpus di lavori materializza lo specifico momento in cui, chiudendo gli occhi nella solitudine del silenzio o dell’oscurità, siamo vulnerabili e costretti a fare i conti con entrambe queste dimensioni della nostra mente e con le cicatrici che si ripercuotono sulla nostra personalità come individui, così come nella nostra successiva percezione di relazioni ed emozioni. Nonostante siano originate da storie personali, le scene di Veronica sono impregnate di un particolare senso di incompiutezza e irrealtà, che permette a tali narrazioni emotive di rimanere aperte allo spettatore, il quale può così identificarsi e dare il proprio senso alle immagini, a livello universale. Tutti noi abbiamo vissuto traumi più o meno rilevanti durante il periodo della nostra crescita, ed affrontare, perdonare e riconciliarsi con questi e con le vicissitudini nella relazione con i nostri genitori fa parte di un necessario processo di costruzione della propria identità di adulti.

Opere come “I’ll Never Close My Eyes Again”, ritraggono momenti di ribellione giovanile in cui le figure si ergono salde nel dipinto stringendo cinture di cuoio, strumenti di disciplina infantile in alcune culture. Nel dipinto le figure sono pronte a ribellarsi agli adulti che in precedenza hanno utilizzato contro di loro questi accessori come forme di punizione. Fernandez usa il colore e un acuto senso della composizione per aumentare la consapevolezza dello spettatore, poiché ogni figura incarna un diverso livello delle fasi della ribellione verso i genitori. La scultura centrale della mostra “The Dryer” porta questa idea sul piano fisico: con un sapiente uso del ready-made, l’opera è una scultura monumentale di tessuto cucita a mano ed agisce come una sorta di totem che riporta alla luce i ricordi della sua adolescenza.

“In tutta la mostra, le figure che bruciano di rosso sono combattive o conflittuali, consumate da un’energiache le spinge ad agire” dichiara Veronica Fernandez. “Ci sono poi anche figure che indossano quel colorema che suggeriscono una resistenza più remissiva nei confronti dell’ambiente circostante, perché sonoesauste di portarne la pesantezza. Ci sono alcune opere in cui dipingo insieme sfumature di colori simili per creare un effetto mimetico o per accennare leggermente a dettagli che voglio che lo spettatore cerchi. Queste idee su come usare il colore nascono a livello emotivo, perché quando la scena inizia a comporsi si capisce meglio che tipo di energia nello spazio possa invitare gli spettatori a farne parte”conclude l’artista.

I nuovi dipinti in mostra sono radicati in un familiare senso di nostalgia, con composizioni che richiamano fotografie o ricordi come il lavoro passato dell’artista, gli abusi e i cambiamenti fisici e mentali che segnano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Le figure sono spesso presentate in stati di tumulto interiore ma in ogni quadro l’azione assume un sottofondo quasi metafisico e poetico.

I lavori di Veronica Fernandez sono stati in mostra lo scorso novembre presso il Museo K11 di Hong Kong per la mostra collettiva HOT CONCRETE: LA TO HK. Il prossimo febbraio Fernandez presenterà un nuovo progetto in collaborazione con Sow&Taylor in occasione di Frieze Los Angeles (16-19 febbraio 2023).

COLLEZIONE HARMONT & BLAINE F/W 23

Colore, comfort, creatività: i principi cardine dello stile Harmont & Blaine guidano la nuova collezione Autunno/Inverno accompagnando il passaggio tra le diverse stagioni e tra i diversi scenari del contemporary living. Dal concetto di funzionalità elevata all’amore per l’arte pittorica, fino ai look influenzati dalle atmosfere après-ski, il brand continua ad approfondire la ricerca sulle silhouette, sui materiali e sulle infinità possibilità cromatiche nel suo mix costante di ispirazione e invenzione. Anche in questa collezione, la sostenibilità è un valore chiave che continua a guidare il percorso di Harmont & Blaine tracciando un connubio costante tra la creatività del brand e il suo impegno per la tutela del pianeta e delle sue preziose risorse. Eccellenza e innovazione guardano nella direzione della circolarità donando una seconda vita alle fibre di scarto grazie a un processo di riciclo.

ELEVATED UTILITY
Il ritorno in città dopo le vacanze estive ruota intorno alla leggerezza e alla comodità. La palette di toni chiari e vivaci produce contrasti brillanti sulle forme rilassate e sui volumi ampi. Le righe e i color block lasciano spazio a un originale motivo pied-de-poule effetto fluo. Le polo, le felpe e la maglieria nei tessuti cotonieri dominano un guardaroba estremamente pratico e versatile, completo di capispalla soft-shell e imbottiti new basic all’insegna della sostenibilità. I nuovi capispalla bicolore infatti, sono caratterizzati da trapuntature termosaldate prive di cuciture e imbottititi con il Fellex, una fibra sostenibile e performante con elevate proprietà di protezione e resistenza agli agenti atmosferici.

ART ACADEMY
Il colore, tratto distintivo di Harmont & Blaine, raggiunge la sua massima espressione attraverso un approccio artistico e sperimentale che ricorda la tavolozza di un pittore all’opera. Toni caldi e freddi si fondono nelle rese cromatiche della maglieria jacquard, del denim lavato e delle camicie a righe spruzzate con macchie irregolari. Disegni astratti arricchiscono le lavorazioni più sofisticate accanto ai particolari ricami agugliati realizzati con fiocchi di lana. Le maglie in eco-cashmere mouliné sono interpretate in versione bicolore mentre i giubbotti tecnici svelano fodere personalizzate con fantasie multicolor. Continua il successo del cotone organico, utilizzato per diversi modelli di camicie, proveniente da coltivazioni biologiche con un’origine tracciata e certificata.

SKI LOUNGE 
Dalla città alle vette più alte, sulla scia delle atmosfere di montagna degli anni ’70. I look per l’inverno inoltrato sono scanditi da una palette concreta e al tempo stesso giocosa, con toni di nero, bianco e grigio intervallati da accenti verdi e azzurri. Tra evocazioni retro après-ski retro e linee iper-moderne, il guardaroba presenta silhouette protettive e avvolgenti decorate con grafiche geometriche all-over sulla lana e gradazioni ombré sul piumino in nylon con imbottitura in piuma.

In occasione del lancio della nuova collezione, Harmont & Blaine ha intrapreso una collaborazione con tre artisti italiani – Chiara Riva, Luca Font e Linea d’Aria – che attraverso live performance impreziosiranno alcune borse in ecopelle, rendendo ogni esemplare unico, come una vera e propria opera d’arte.

Pierre Louis Mascia, Philocalie

Collezione Autunno Inverno 2023/24

L’ispirazione creativa di Pierre-Louis Mascia per la collezione Autunno/Inverno 2023-24 trae origine dal termine greco Φιλοκαλία: letteralmente, amore per ciò che è bello.
Una bellezza che va oltre i canoni estetici e che – rispecchiandosi nei concetti di vero, buono e
giusto – vuole rappresentare un valore anche spirituale.
Il designer francese parte da quello che siamo stati, dalle civiltà antiche scomparse dopo aver
raggiunto l’apogeo dello splendore: un emozionante percorso iconografico che attraverso forme e colori definisce le diverse espressioni della bellezza, celebrando la grandezza dell’essere umano e allo stesso tempo ricordandone la natura fragile e transitoria.

Nei capi di collezione si riverberano così influenze e suggestioni di grande bellezza, che ritornano come riferimento assoluto: dall’arte dei mosaici bizantini, al tratto austero – ma con ampie concessioni al colore – del simbolismo medievale, fino al potere immaginifico delle poesie di Arthur Rimbaud.
Uno dei temi più ricorrenti di collezione è l’elemento naturale, che viene rievocato da Pierre-Louis Mascia attraverso applicazioni, decori e piazzamenti di grafismi ed elementi floreali che dialogano con il monogramma del nuovo logo.
Preziosi velluti stampati caratterizzano mantelli dalle linee essenziali ma avvolgenti, che creano una sensazione di protezione e riaffermano una visione di lusso non ostentato, mentre la palette colori trova il proprio focus nelle tonalità calde Pamplemousse, Rose Ancien e Vermillion.

Philocalie vuole rappresentare un’antologia di natura, cultura, arte e moda, che trova espressione sui tessuti realizzati da Achille Pinto; l’azienda proprio nel 2023 celebrerà i quindici anni di partnership con il brand.
In occasione dell’evento in cui verrà presentata la collezione Autunno Inverno 2023/24, gli ospiti avranno la possibilità di assistere a un’installazione esperienziale all’interno di un luogo straordinario e intimo come Palazzo Antinori.
Il percorso è pensato per stupire e coinvolgere gli ospiti nella ricerca di una bellezza naturale, libera da ogni tipo di artificio, tutta da scoprire e da vivere.
Per rendere ancora più suggestiva l’esperienza a livello sensoriale, Pierre-Louis Mascia ha pensato a una colonna sonora di particolare effetto, realizzata per l’occasione da SFK, giovane compositore e direttore artistico di Tolosa in collaborazione con il rapper Wisley: la melodia del film India Song di Marguerite Duras – composta da Carlos D’Alessio – viene plasmata da SFK e scandita dal timbro unico di Wisley, che per i testi ha ripreso le parole di Jeanne Moreau in India Song e i versi delle poesie scritte da Charles Baudelaire in Les Fleurs Du Mal.

Vis-à-vis Magister, il divano firmato Ludovica Mascheroni

Vis-à-vis Magister è il divano firmato Ludovica Mascheroni perfetto per San Valentino. Con doppia seduta, una frontale all’altra, questo elegante divano permette alla coppia di sedersi vis-à-vis.
Vis-à-vis Magister ha un rivestimento in pelle e una struttura in noce canaletto sbiancato. I braccioli in legno presentano la parte centrale rivestita in pelle con cucitura e bordo tinto. Legno a vista solo negli angoli. Il risultato: un design in cui la tradizione delle lavorazioni artigianali incontra l’estetica contemporanea caratterizzata da linee sinuose ed essenziali.
Un bellissimo complemento d’arredo, realizzato a mano dagli artigiani dell’azienda, con il quale dichiarare alla dolce metà amore e attenzione. Una vera e propria promessa: guardarsi negli occhi non solo nel giorno degli innamorati ma anche tutti i giorni a venire.
Ludovica Mascheroni propone l’essenza del vero metodo artigianale che consente di percepire l’arte del saper fare in ogni sua creazione e nei materiali selezionati. La produzione di Ludovica Mascheroni, infatti, è completamente affidata alle esperte mani artigiane dell’azienda, i materiali scelti sono di grande pregio e il design rappresenta un percorso fatto di passioni e saperi finemente coordinati in ogni piccolo dettaglio.
Nulla è lasciato al caso negli arredi di Ludovica Mascheroni. Elementi dal design elegante, studiati in ogni dettaglio e realizzati in Italia con materiali e rifiniture di pregio.

Husky Original lancia il knitwear a Pitti Uomo

Il brand di Alessandra e Saverio Moschillo porta la sua prima proposta di maglieria al salone fiorentino, debuttando anche nel mondo delle scarpe da running.

Husky Original torna a Pitti uomo per svelare numerose novità dedicate all’autunno-inverno 2023/24. Il brand di Alessandra e Saverio Moschillo, in licenza all’azienda 30gradi/Mirko Burressiniani, amplia la proposta d’abbigliamento con la sua prima collezione di knitwear Made in Italy in pregiata Lana Merinos extrafine. 

Viene poi rivisitata l’iconica giacca trapuntata Husky Original per una maggiore performance, grazie all’imbottitura in Thermore e il nylon-cotone per l’interno, a fantasia check; calore, leggerezza e contemporaneità sono i concetti chiave da cui è nata la Special Capsule New Iconic City, relizzata con materiali Pure Husky Green, che garantiscono un prodotto del tutto innovativo, ancora più leggero e confortevole.
La cura nei dettagli si legge nel collo, nei bordi delle tasche in velluto 500 mila righe, nei bottoni e nelle zip logati, rigorosamente in oro per la donna e canna di fucine per l’uomo: un mix esclusivo di funzionalità ed estetica che rendono omaggio alle origini del brand.



La linea accessori cresce inoltre con nuovi items. L’azienda debutta nel mondo del running presentando le prime scarpe tecniche per la corsa firmate Husky Original. Completano il look sportivo anche le borse e gli zaini in nylon e pelle trapuntata, per un inverno cool e all’insegna del movimento.

McLaren Automotive e APL il marchio di sneaker di lusso aprono il nuovo anno con tre nuove colorazioni

Il produttore di supercar di lusso McLaren Automotive e APL, il marchio di calzature sportive ad alte prestazioni, hanno lanciato la seconda serie di APL McLaren HySpeed™ in tre nuove esclusive colorazioni.  

Questa è la seconda collezzione della gamma di sneaker di lusso APL McLaren HySpeed™ ispirate alle iconiche supercar e hypercar di McLaren a seguito dell’annuncio a livello globale avvenuto lo scorso agosto e conferma la collaborazione tra le due società che si incontrano sui temi di qualità, innovazione e prestazioni.

APL e McLaren Automotive, entrambe leader nelle rispettive categorie di prodotto, abbinano la ricerca delle prestazioni con altissima qualità e materiali di lusso; l’estetica e i parallelismi del design rappresentano l’apice del lusso e delle prestazioni.

Con una evidente condivisione della filosofia da parte dei due dei brands,  la collaborazione è progredita nella sua naturale direzione guidata dai pilastri del design di McLaren e APL, dando così vita ad una collezione davvero speciale.  Questo ha portato allo sviluppo di una nuova gamma di calzature che eleva ulteriormente il design, le prestazioni, la tecnologia e la costruzione nella categoria delle calzature di lusso.

“Dopo la accoglienza estremamente positiva del primo lancio delle sneaker APL McLaren HySpeed™, abbiamo collaborato con APL per introdurre nuove entusiasmanti colorazioni nella collezione ispirate alla vivacità, alla dinamica e all’energia delle nostre supercar. Sia McLaren che APL sono leader nei loro campi e si impegnano a spingere i confini del design e della tecnologia per migliorare le prestazioni, cosa che rende questa collaborazione così perfetta”.
George Biggs, Chief Sales and Marketing Officer, McLaren Automotive

“Ampliamo con grande entusiasmo la nostra collaborazione con McLaren Automotive con il lancio dei tre nuovi colori dell’HySpeed   che dimostrano l’importanza e versatilità di questa collaborazione, in particolare con una colorazione speciale Pristine/Magenta, ombré fade.

Noi di APL ci siamo ispirati ai “Maghi di Woking” e, come omaggio abbiamo creato e applicato miscele uniche di fibre e colori dell’HySpeed perle nuove realizzazioni.”
Adam Goldston and Ryan Goldston, APL Co-Founders

La APL McLaren HySpeed™ 2023 è ora disponibili in 3 gamme colore: 

  • L’intenso magenta descrive le prestazioni dinamiche e le caratteristiche di guida mescolate perfettamente con le tonalità del giallo come un inno allo stile di vita elegante di APL e McLaren
  • Pristine/Tan/Midnight è una colorazione ispirata allo stile di vita che prende spunto dagli interni McLaren e dalla Costa Azzurra
  • Black/White una nuova versione rivista e fresca della colorazione storica più venduta di APL 

A PITTI UOMO DEBUTTA LO SPECIAL PROJECT DI IXOS X PER LA FALL WINTER 23-24

Continua il progetto del brand che fa capo al Gruppo Malloni con il secondo lancio
della capsule collection di sneakers.

Gennaio 2023. Dati gli ottimi risultati ottenuti nella precedente stagione, lo special project
IXOS X presenta la nuova collezione invernale: le sneakers XD, ispirate alla scena
streetwear di una Los Angeles anni ‘90/’00 e all’urban culture.
La griffe si propone di allargare i propri orizzonti creativi puntando ai gusti delle nuove
generazioni, grazie non solo al suo spirito contemporaneo, ma anche al logo che fa
riferimento alla pop-art.
Design classico e al contempo vivace e divertente: dalle High Top stringate con inserti in
maglia alle running dai fondi evoluti fino ai modelli bassi ispirati al mondo del basket con
fondi a che donano contestualmente struttura e identità, risultato di una creatività non
convenzionale.
“Lo spirito del progetto IXOS X è un continuo work in progress, così come le calzature:
innovative, contemporanee e assolutamente fashion. Oggi la sneaker è un accessorio
immancabile nel guardaroba di tutti per creare un’infinità di look: per questo crediamo
fortemente che debba avere un carattere distintivo. Il nostro punto di forza è creare
sneakers fatte bene, in grado di determinare la personalità e lo stile di chi le indossa”
conclude Fabio Malloni, Direttore Creativo IXOS X.

PITTI UOMO 103: TOMBOLINI INCONTRA 4 CALCIANTI, “DUE ROSSI E DUE AZZURRI”

UN BINOMIO VINCENTE CHE RINNOVA IL FORTE LEGAME DEL BRAND CON IL MONDO E I VALORI DELLO SPORT.

Gennaio 2023.Tradizione, innovazione, dinamicità e resilienza: questi i valori che da sempre contraddistinguono la Maison e che trovano nel calcio in costume un rappresentante prestigioso e riconosciuto in tutto il mondo. I Calcianti, moderni gladiatori, da sempre portano avanti una tradizione unica nel suo genere, con un forte elemento identitario per i cittadini fiorentini. Si riconferma così il legame indissolubile tra Tombolini e lo sport, che nel passato ha vestito anche la Roma. Per l’occasione i Calcianti di parte Rossa e Azzurra, protagonisti dell’ultimo torneo, indosseranno la linea TMB Running nata dalla necessità di reinventare i codici dell’abbigliamento formale per una più contemporanea modalità di vivere il quotidiano. 

“La passione per lo sport fa da sempre parte della nostra storia, il nostro fondatore, mio nonno Eugenio, era anche un bravo tennista e calciatore, e mai come oggi ci troviamo a condividere gli stessi valori e una nuova visione sull’evoluzione del ‘formalwear’’.  
Silvio Calvigioni Tombolini, direttore marketing, comunicazione e commerciale.

Ospiti allo stand Tombolini i calcianti: Pietro Cappelli e Athos Rigucci degli AZZURRI Santa Croce e Riccardo Lo Bue e Marco Casamassima dei Rossi di Santa Maria Novella.

Per l’occasione, un digital show presenterà in anteprima la nuova collezione FW 2023 Tombolini e le capsule collection Zero Gravity

Tombolini torna a Pitti Uomo tra stile contemporary e sostenibilità

Il brand marchigiano Made in Italy unisce tradizione sartoriale, comfort e sperimentazione nella collezione autunno-inverno 2023/24, in esposizione alla prossima edizione del Pitti uomo a Firenze, con un focus sulla ricerca in Zero Gravity tra capispalla e maglieria, e sullo sport e tessuti super leggeri nella TMB Running. 

La capsule Zero Impact guarda all’ambiente grazie a capi in fibre naturali e organiche.

Tombolini torna in scena al Pitti Uomo puntando come sempre sull’innovazione e la ricerca. portando in primo piano i capi essenziali del guardaroba maschile, ovvero l’abito e la giacca, per rivisitarli con un deciso appeal attuale. Una proposta fondata su comodità, leggerezza e dinamismo.

Nel formalwear il cappotto viene interpretato con una grande attenzione sartoriale. Si passa per diverse vestibilità: i capispalla presentano spalle costruite, decostruite o con silhouette più slim. I modelli lunghi e con dettagli martingala sono realizzati in tessuti morbidi, caldi e preziosi come la lana e il cashmere, mentre per la parte casual Jacket, in primo piano c’è il progetto Dream con giacche active o nella versione abito. A integrare lo sportswear anche i bomber dai tessuti pregiati, la maglieria e gli accessori. Infine, la tavolozza colori abbraccia nuance intense. Il tema Deep night riunisce i blu, tagliati da marroni e testa di moro o ravvivati da qualche tocco di giallo, Sound of gray raccoglie i grigi e i bianchi dall’anima contemporary. Colonial charm i natural beige, i bianchi caldi e i castagna.

Zero Gravity: the lightest suit in the world

Dall’unione tra la ricerca e la manifattura sartoriale è nata Zero Gravity, focalizzata su una continua sperimentazione di prodotti e materiali. La linea è la massima espressione della leggerezza dei tessuti, un perfetto mix di lane stretch, cashmere, seta e cotoni. Per questa collezione i capi si allargano sopra e sotto in virtù di una nuova energia in movimento. I capispalla e la maglieria rimangono dritti senza segnare la vita, in modo che il tessuto cada in modo fluido e naturale. I pantaloni presentano punti vita più alti e ampi e pinces più profonde. Tra i pezzi immancabili del guardaroba c’è l’abito Sahariana e quello Camicia. Tra i nuovi modelli, la giacca Zero Gravity Over ha una vestibilità ampia e 3 bottoni realizzati in lana & cashmere. Completano il total look i cappotti, i bomber, la maglieria full zip e i gilet in tessuto e maglia. La ricchezza dei materiali parte dalla flanella leggera e stretch che sposa gli abiti da giorno, passando per la gabardine compatta con pesi più invernali, ai tessuti bouclé e alle fantasie tinte in pezza o sovratinte per le giacche dall’accennato gusto vintage. Non mancano i cotoni e i velluti per gli abiti, i pantaloni  e le giacche più sportive.

Ecosostenibilità in primo piano con la capsule Zero Impact

La salvaguardia del pianeta rimane uno dei principi chiave per Tombolini. Con il progetto capsule Zero Impact l’azienda ha messo in primo piano l’attenzione all’ambiente e una produzione verde, con uno sguardo rivolto al futuro, lavorando su un prodotto ad alta tecnologia completamente biodegradabile ed ecosostenibile.  L’utilizzo di fibre naturali e organiche si associa a tecniche produttive a basso impatto, che limitano i consumi di acqua e CO2. Tra i protagonisti, l’abito biodegradabile e quello washable fatto con materiali lavabili in lavatrice e antibatterici. In versione green anche le grucce e le etichette.

TMB Running: contemporary e sport project

La collezione TMB Running nasce dal connubio unico tra sport ed eleganza. Uno stile contemporaneo che guarda ai trend urbani con una comodità da indossare fatta di dettagli sartoriali declinati in capi tecnici, qualità questa che ha saputo conquistare numerosi sportivi che collaborano ormai da molto tempo col brand. La proposta prende vita dai tessuti superleggeri e confortevoli e dai molteplici usi. Come l’Ryc, il jersey, le tecno-lane tra cui la flanella stretch, oltre al tessuto running, ultima novità di casa che rinnova la scelta dei colori, dal verde army all’aubergine. Il T-way è perfetto abbinato al pantalone con coulisse ed elastico nel fondo o sotto le giacche. Lo affiancano le felpe, le t-shirt e gli accessori. Per i colori, accanto al classico nero, anche il beige, il bianco, il grigio ghiaccio e il blu elettrico.

Imprenditore ad Arte

INTERVIEW: MIRIAM DE NICOLÒ
PHOTO: MARCO ONOFRI

Massimo Giacomini, l’imprenditore visionario che ha scelto SNOB come progetto fortemente identitario, unico sul mercato, dallo spirito critico e dalla natura controcorrente.

Prova a raccontare a un bambino qual è il tuo mestiere
Prendi i LEGO e gioca.

E come definiresti le varie attività della tua società? Immobiliare, finance, green…
Allora prendiamo i mattoncini di LEGO e prendiamo un LEGO verde e lo mettiamo nel Green, prendiamo un LEGO rosso e lo mettiamo nella Finanza dove si rischia, prendiamo un LEGO giallo per le attività che mi divertono e prendiamo un LEGO grigio per le attività che devono essere fatte ma non mi piacciono.

Massimo Giacomini nella vita lavorativa e in quella privata, c’è distinzione?
In ambito lavorativo posso giocare, nella vita privata no.
La vita privata può essere croce o delizia, fantasia o noia, ma è necessario essere sempre ponderati, cristallini, credibili.

Tendenzialmente è il contrario, perché non rischiare?
Perché l’aspettativa da parte delle persone che ti stanno accanto è sempre altissima, si aspettano il padre di famiglia, il compagno, il marito, l’amico, ed è sempre tutto molto monotono.

Ma non è forse che chi vive nella tranquillità economica rischia di più perché ha le spalle coperte?
Non è assolutamente così perché nella mia vita lavorativa sono arrivato più volte alla bancarotta, possono testimoniarlo tutti. La creatività a volte paga a volte no; la vita privata è un qualcosa di fisso, di immobile, l’unica valutazione da fare è quella di non mettere mai a rischio la vita privata con quello che fai nella vita lavorativa.

In che modo può succedere?
Facendo semplicemente il passo più lungo della gamba. Una volta che la famiglia e i figli sono al sicuro, il resto è un surplus; il concetto è che il denaro è solo uno strumento e non il fine. 

Cosa ti diverte più fare?
Fare cose nuove. Non riesco ad annoiarmi, se mi annoio sono un uomo morto. Quest’anno compio 60 anni e qualcuno potrebbe pensare sia arrivato il momento di stare un po’ tranquilli, ma quanto è bello circondarsi di persone creative, avere stimoli dall’esterno, persone che ti pungolano, ti spingono a fare, ah che figata! Ma si può dire in un’intervista “che figata”? Non lo so, ma io lo dico lo stesso, che figata!

Qual è la caratteristica che stimi di più nelle persone di cui ti circondi in ambito lavorativo?
Molti potrebbero rispondere l’onestà, la sincerità, la trasparenza e l’integrità. No, io cerco il genio, quella marcia in più, cerco persone stimolanti, propositive, fresche, che abbiano voglia di crescere e soprattutto veloci, perché non posso permettermi di fare programmi per i prossimi 15 anni. 

Perchè tra cinque anni vuoi andare in pensione?
Assolutamente no, non andrò mai in pensione, però la demenza senile esiste, il Parkinson esiste.
Vivi oggi come se fosse l’ultimo giorno.

Possiamo usarlo come motto della tua vita?
Il mio è “Vivi come fosse il penultimo”.

L’esperienza si fa sul campo, quali sono state le tue prime esperienze lavorative?
Ho iniziato a 21 anni nell’azienda di mio padre Gianni Giacomini che faceva valvole per riscaldamento, nell’ ‘83 facevamo 40 miliardi di fatturato; quando sono uscito nel 2005 facevamo 250 milioni di fatturato. Quelli erano veri imprenditori, uomini che al centro di qualsiasi cosa mettevano il dipendente, perché la ricchezza di un’azienda era il dipendente. Mi ricordo sempre il primo giorno di lavoro nel lontano ‘80, mio padre mi disse “Senti hai finito la terza liceo, non vorrai mica buttar via tutta l’estate?”. Mi diedero un poster di un metro per un metro e ottanta e c’erano delle valvole disegnate, ho passato un’estate a fare 5 poster colorando la parte dell’acqua calda in rosa e la parte dell’acqua fredda in azzurro. Consumai 60 pennarelli, avevo i calli alle mani e alla fine dell’estate il direttore dell’ufficio tecnico mi disse “Vediamo se hai capito qualcosa” e mi diede un disegno in 3D da fare in china, io avendo fatto il liceo scientifico la sapevo usare, poi disse “Hai fatto un bel lavoro, ho buttato via un mese e mezzo della tua esperienza”. 
Ma v*********.

E che cosa ti ha insegnato questo?
Umiltà. L’essere figlio di papà in un’azienda significa dover dimostrare più degli altri, essere sempre il più bravo, il migliore, quello che ne sa più di tutti, altrimenti ti massacrano. Ah, dopo i pennarelli, dall’ ‘84 all’ ‘88, lavoravo in officina e tornavo a casa con l’olio fino ai gomiti!

Che cosa facevi in officina?
Imparavo, imparavo, imparavo, le basi sono tutto in ogni genere di azienda, da quella di produzione a quella di servizi.

C’è ancora tempo di imparare?
Mah, io ho 60 anni, penso di avere 20 anni di tempo non di più.

Che cosa stai imparando adesso?
Sto imparando dalla persona che mi sta intervistando ad analizzare me stesso, si impara sempre, da un cameriere, da un dipendente, si impara sempre e bisogna farne tesoro. Non sono un tuttologo quindi alcune informazioni non le saprò mai se non c’è qualcuno a insegnarmele.

Cosa non tolleri negli altri?
Io non sono né particolarmente intelligente né particolarmente furbo, ma se mi sento preso per il c*** (lo so che non potrai scriverlo), vado fuori di senno, quando sento che stai cercando di raccontarmela con profitto.

E come lo percepisci?
Siamo animali, fatti di istinti, molto spesso la prima impressione è quella giusta, tutto il resto è fantasia. 

La tua idea di felicità
Guardare negli occhi una persona e vederla felice. 

Per cui è un atto di generosità?
No, è un atto di egoismo. Felicità chiama felicità interiore; esserne partecipi è grande motivo di gioia. 

La felicità non è solo il risultato di un dono che ha valore economico, si può donare in altri modi
La felicità non è denaro, quella economica è una felicità transitoria. Tu ad esempio dai felicità alle persone con cui interloquisci, e la gioia che ne ricavano, quella emotiva, ti assicuro che è 100 volte meglio.
Ma la fonte più grande di contentezza sta nella condivisione.

Tuo figlio Emanuele oggi ha aperto una galleria d’arte ad Orta, filo che lo collega a te, grande appassionato collezionista. Cosa ti auguri per il suo futuro?
Che sia felice. Ricco, povero, non mi interessa, io farò di tutto per garantirgli una sicurezza, anche economica certo, ma soprattutto vorrei guardare l’orizzonte insieme a lui e capire qual è la sua strada, cosa davvero lo farebbe sentire un uomo realizzato. Il futuro è suo, non sta al genitore ribaltare le proprie aspirazioni sui figli. 

Vizi e virtù
Il fumo è compreso? I vizi fisici? Ognuno ha i suoi. Il mio è un’autocritica feroce, costante, spietata. Virtù? La stessa. 

E cosa ti dici?
Non va mai bene, non hai preso la decisione giusta, hai sbagliato.

Sono voci che arrivano da dove?
Ovviamente dall’inconscio, un uomo che non si pone cento domande al minuto non è un uomo, è un automa; dall’ipercritica nasce la voglia di cambiare. Le voci sono presenti sera e mattina in antitesi. La sera è una sofferenza perché penso a ciò che avrei potuto fare meglio; la mattina è un risveglio perché vedo che ho davanti una giornata intera e posso mangiarmi il mondo. 


Cosa ti spaventa di più nella vita?
Essere considerato un fallito, non dagli estranei ma dalla propria famiglia.

Sei un grande collezionista di arte contemporanea, pezzi che esponi non solo nel tuo ambiente privato ma anche nei tuoi uffici, che sono delle piccole gallerie. Quanto ti influenza l’arte?
L’arte è fondamentale, non solo per un collezionista ma nel percorso di vita. Regala emozioni, aumenta la creatività, aiuta a “guardare oltre”. Dal figurativo mi sono interessato alla fotografia, da Canaletto a un’immagine di Venezia, da Boldini che racconta l’eleganza e l’irraggiungibilità di una donna, all’intensità di Rembrandt. Ma nella tela che scelgo, io cerco una storia, che non sempre ha a che fare con l’intenzione dell’artista, forse ha più a che vedere con le mie sensazioni. Che cambiano, perché da Balla (che adoro) passo al nulla, perché può essere arte e nel nulla si esprime più che in altre tecniche. 

Il nulla può essere una tela bianca?
Ne ho di tele bianche, una nera in alcantara nel mio ufficio.Ti estranei e ti immergi nella tela nera. Quante cose ci trovi? Infinite. 

Sei il visionario di questo nuovo progetto editoriale, SNOB, un magazine che va totalmente controcorrente, che parla di esclusività in un momento in cui tutti urlano all’inclusività, che sceglie la stampa in un periodo in cui tutti credono l’editoria sia morta. Cos’hai visto in SNOB?
La differenza di essere unici.

Quanto sei Snob?
Molto.

MARZI Firenze: Proposte cappelli SS 23

MARZI, storica maison fiorentina che crea cappelli femminili con passione dalla prima metà del ‘900, presenta la nuova collezione dedicata alla spring/summer 23 intrecciando il savoir faire della tradizione made in Italy a creatività e innovazione per creare veri e propri modelli preziosi sempre attuali con le tendenze.

L’esperienza centenaria di MARZI concentra la propria evoluzione stilistica su un’impronta assolutamente contemporanea nella scelta delle proposte colore e nelle lavorazioni innovative mantenendo però intatto l’approccio artigianale handmade e la ricerca di materiali di alta qualità che da sempre contraddistingue il brand. In un panorama di riferimento volto a trend passeggeri e qualità inadeguata, MARZI sceglie di continuare a tramandare la propria sapienza artigianale pensando una collezione di modelli femminili, eleganti e ricercati da indossare nelle occasioni speciali caratterizzata da linee classiche, lavorazioni importanti di modisteria con dettagli ed applicazioni gioiello tutte da scoprire.

Il gioiello è infatti il leitmotiv della collezione MARZI SS 23, accessorio selezionato per impreziosire modelli già di per sé creati per essere preziosi grazie alle elaborate lavorazioni applicate e alla scelta di materiali ricercati e di altissima qualità. Per le occasioni quotidiane più eleganti, MARZI propone forme importanti che non passano inosservate come cloche, canotto e modelli a tesa larga in fibra di foglie di agave con sottotesa in colore a contrasto, elegante dettaglio nascosto tutto da scoprire: il nero viene abbinato al fucsia o al verde acqua, il blu navy al giallo e il paglia naturale al verde acqua, tutti contraddistinti dal fiocco gioiello applicato lateralmente.

Per indimenticabili giornate in campagna che strizzano l’occhio ad una raffinata femminilità che ben si adatta ad outfit country chic, MARZI propone baseball, canotto e pillbox con nido in treccia di crino e paglia naturale abbinata alle due varianti colore nero e nude, tutte caratterizzate dall’applicazione di un maxi gioiello con pietre. Per completare raffinati look da cocktail e cerimonia, il brand toscano si ispira al più squisito gusto anglosassone per proporre pagoda, disco e pillbox con l’immancabile dettaglio prezioso in versione bicolor in treccia e sisal, una raffinata lavorazione che dona una trama trasparente che slancia la figura di chi li indossa.

Per chi possiede il coraggio di osare, MARZI da libero sfogo alla creatività dei propri artigiani permettendo loro di dare prova della loro maestria presentando due modelli innovativi: cloche e pagoda con apertura sulla testa e fascia laterale. La tesa colorata in corallo o mostarda presenta l’applicazione di piume dalla leggera venatura argentea. Grande espressione di artigianalità ed estro anche per i cappelli proposti in sisal caratterizzati dall’applicazione di una speciale rete di brillantini con catena oro. Cerchietto, tesa larga a testa maschile, cloche e pillbox nelle varianti colore nude, paglia naturale, verde e nero presentano un’alternativa grintosa ed inusuale per cerimonie e occasioni cocktail.

MARZI ha a cuore anche l’utilizzo di lavorazioni classiche di modisteria per riproporre modelli attuali e riconoscibili. L’iconica manifattura in treccia meccanica viene scelta per essere proposta in nero abbinata ad applicazione gioiello e catena su pillbox e cerchietto o per creare giochi di colore in combinazioni uniche come nero/fucsia/rosa, nero/viola/lilla e nero/blu/azzurro/bianco su pagoda, tesa larga a testa maschile e pillbox.

E’ proprio la pillbox che trasmette al primo sguardo tutta la maestria degli artigiani MARZI nell’utilizzo di questa lavorazione che unisce non solo più colori, ma anche più pannelli in treccia meccanica per formare un solo ed unico splendido modello. Una lettura in chiave più sportiva, ma sempre sofisticata, viene proposta con i modelli baseball e fascia, sempre realizzati in treccia meccanica tramite lo speciale assemblaggio di tesa colorata e testa monocolore nera: un’importante prova di artigianato di qualità. La lavorazione a treccia è invece la protagonista di cloche, fascia e pillbox in paglia naturale con nastro nero a contrasto e applicazione di veletta con bijoux che rimanda al mondo equestre, perfetta combinazione per cerimonie ed occasioni cocktail in ambito campestre. Treccia in paglia in versione nero con applicazione di charmes e veletta ton sur ton invece per baseball e basco.

MARZI pensa anche ad una versione da giorno per le assolate giornate in campagna. Pensando a raffinate colazioni nel verde il brand propone una serie di modelli a tesa larga create con la combinazione di paglia e treccia meccanica e ricercati dettagli colorati, nero, rosso o blu, in pendant allo charme equestre applicato.

MARZI inserisce in collezione anche una serie di modelli unici nel loro genere. Protagonista sempre la paglia naturale contrastata dall’abbinamento di pelle in colore nero riproposta nella maxi camelia applicata e nella fettuccia cucita sul bordo del cappello. Una rivisitazione della cerimonia in chiave attuale e romantica riproposta su diversi modelli adatti a tutte le fisicità, dalla tesa larghissima, al canotto sino a due tipologie di cloche, testa tonda e testa piatta. Le più romantiche non rimarranno scontente grazie all’ampia selezione di modelli a tesa larghissima: la versione contemporanea del classico senza tempo in leggerissimo crino declinato in delicate tonalità come il rosa salmone o il panna oppure i modelli a righe bicolor in crino proposto negli abbinamenti colore nero/beige, giallo/bianco, navy blu/bianco e corallo/bianco. L’abbinamento di lavorazione e materiale rende questi modelli molto leggeri e portabili, nonostante il carattere importante della tesa che li contraddistingue.

Immancabile elemento all’interno della prestigiosa proposta MARZI SS 23 il modello panama. Il brand fiorentino sceglie ancora una volta di differenziarsi dalla abituale proposta di mercato concentrandosi sulla realizzazione di un prezioso e fine grado 8. La famosa lavorazione della fibra di palma vede infatti il suo valore aumentare esponenzialmente maggiore è il grado associato. Il colore naturale e le forme classiche sono in questo caso abbinate ad una sottile fascia in pelle color oro argento. Una seconda versione più casual viene invece proposta con abbinamento di fascia in pelle color cuoio logata MARZI e applicata al cappello tramite punto sella, mantenendo sempre la pregiata lavorazione in grado 8.

Grazie al lavoro e alla perseveranza di tre generazioni, oggi MARZI è un brand conosciuto nel mercato internazionale e può vantarsi di comparire nelle vetrine più ricercate del mondo.

“Il Natale nell’arte, l’arte del Natale”

Testo di Giorgia Basili

Mentre The Art Gorgeous – gruppo mediatico che offre una prospettiva fresca e divertente sul mondo dell’arte globale – crea una lista di possibili addobbi natalizi e scade nel mainstream segnalando la versione di Cody Foster and Co delle Campbells Soup Cans di Andy Warhol o il pendente che ritrae il volto di Jean-Michel Basquiat “da At Rockett St George al prezzo di 18 sterline” o una figurina di Yayoi Kusama “in vendita da Etsy per  £20.41”, la redazione di SNOB cerca di scaldare e scaldarsi, ravvivando il fuoco del caminetto con lo spirito del Natale.
Questa ricorrenza diventa sempre più una mera opportunità capitalistica… o forse siamo noi che, maturando, ci sentiamo sempre più disillusi, abbacchiati dal cibo, poco entusiasti delle re-union familiari, meno sorpresi dallo scarto dei presenti sotto l’albero? È anche vero, tuttavia, che piccoli gesti, a prima vista banali, possono suscitare sensazioni positive, risvegliare ricordi o crearne dei nuovi. Le tradizioni sono avvolte o no da un tocco magico e segreto? Lo stesso effetto possono averlo gli odori e le immagini… ci accomodiamo così sul sofà e ve ne regaliamo alcune. 

Intanto, prima che Instagram venga nuovamente invaso da una singolare fotografia, la anticipiamo. Christmas Swim è uno scatto di Slim Aarons, ritrae una bella donna in bikini che si rilassa su un materassino nella piscina di una villa, accanto a ornamenti natalizi metallici. La donna è nientedimeno che la moglie del fotografo, Rita Aarons. Dietro di lei, tre bambini mettono a mollo le mani per afferrare e giovare con le sfere sfavillanti, galleggianti sulla superficie. Spicca su tutto un elemento di sontuosa frivolezza: un albero di Natale si erge dall’acqua, addobbato con ghirlande color alluminio, fiocchi rossi e bianchi. L’albero è ancorato al fondo della piscina e in cima una stella bianca si accende di riflessi argentati, restituendo il calore del sole californiano. Palme e, In lontananza, la scritta “Hollywood”, non a caso ci troviamo proprio a Los Angeles, nel 1954.

Ma qual è l’origine dell’occorrenza che ci accingiamo a festeggiare? La Natività di Cristo – concepito dallo Spirito Santo e originato dal grembo della Vergine Maria – è proprio tra le scene più rappresentate in pittura. Vogliamo recuperarne alcune tra le più celebri e suggestive.

Se volete approfondire la tematica, il libro Il Natale nell’arte di François Boespflug e Emanuela Fogliadini (Ediz. a color, Jaca Book, 2020) presenta una selezione di cinquanta opere d’arte. La più antica Natività risale al IV secolo e la più recente è del 2018.

Partiamo da Giotto. La Natività di Gesù fa parte del ciclo di affreschi “Storie di Gesù”, conservati nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Notiamo Giuseppe in disparte e addormentato, scelta che vuole sottolineare il suo ruolo non attivo nella procreazione.
Giotto fu inoltre il primo a inserire una stella cometa nella rappresentazione, nonostante nel Vangelo di Matteo si parli di una stella. Perché lo fece? Nel 1301 assistette a un evento che colpì molto la sua immaginazione, era passata una cometa la cui scia rimase in cielo per giorni, di notte e con il sole. Da qui l’usanza – tutta italiana – di introdurre nei presepi una stella cometa.

L’Adorazione dei Magi (del 1423) di Gentile da Fabriano, era in origine nella Chiesa di Santa Trinita a Firenze nella cappella degli Strozzi. Venne commissionata per 150 fiorini d’oro. Gentile da Fabriano èinterprete di quello che viene definito Gotico Internazionale. Il polittico è un profluvio di oro cesellato, motivi ornamentali. L’adorazione dei Magi è desunta dal Vangelo di Matteo, oro, incenso e mirra vengono portati in dono a Betlemme fino alla grotta-capanna dove si trova Gesù bambino. Il più anziano dei re è prostrato a terra, senza corona, in atto di baciare i piedi dell’infante. Il secondo, uomo di mezza età, è rappresentato in procinto di inginocchiarsi; il più giovane, appena sceso da cavallo si avvicina con reverenza, mentre un servo lo aiuta a togliersi gli speroni, spicca la calzamaglia rosso vivo, in contrasto con l’oro che trapunta la sua veste. I tre rappresentano sia le età dell’uomo sia i continenti allora conosciuti Asia, Africa (al centro con la pelle più scura) ed Europa. Alle loro spalle, falcone sul braccio e testa cinta da un turbante striato blu e oro, il committente Palla Strozzi. 

Realizzati per decorare le stanze del convento di San Marco a Firenze, su incarico di Cosimo de’ Medici, il complesso ciclo di affreschi di Beato Angelico furono eseguiti prima della sua partenza per Roma tra il 1438 e il 1445 includendo anche l’episodio dell’Adorazione del Bambino. Il neonato è rappresentato al centro, quasi lievitante su una polvere di pagliericcio, buco e con l’aureola mentre 4 figure sono disposte a semicerchio attorno a lui: la Vergine, Giuseppe, San Pietro Martire e Santa Caterina d’Alessandria. La particolarità del dipinto è costituita dallo sfondo da cui si affacciano il bue e l’asinello, l’artista ha creato una sorta di quinta scenica attraverso due parallelepipedi grigio antracite attraversati da un pattern curvilineo.

La Natività di Piero della Francesca (1470-1475, olio su tavola, 124,4×122,6 cm) è al centro delle discussioni proprio in seguito al suo restauro. Dopo tre anni, la National Gallery di Londra ha esposto i frutti del lavoro capitanato da Jill Dunkerton, restauratrice senior del museo. I critici hanno affermato che le parti più gravemente danneggiate (il dipinto presentava spaccature nel pannello) sono state recuperate in maniera pasticciata. Jonathan Jones, critico del Guardian, ha affermato che la National Gallery ha “rovinato il Natale” con il suo restauro “maldestro e lento, se non addirittura comico”. Speriamo non sia così! I pastori sullo sfondo ad esempio, che risultavano quasi cancellati da rovinose puliture precedenti, hanno dovuto essere quasi completamente ridipinti. Viene da chiedersi perché non si affidino a restauratori di Scuola Italiana. La particolarità del dipinto, insieme all’ambientazione, sono i cinque angeli cantori, quelli in posizione preminente intenti a pizzicare le corde dei liuti. Sono disposti a tre diverse lontananze ma le loro teste sono tutte sulla stessa linea, terminando alla stessa altezza (isocefalia). Sullo sfondo a sinistra il paesaggio si delinea lungo il corso serpentina di un fiume mentre a destra compaiono i tetti, torri e campanili di un paesino toscano, forse Borgo San Sepolcro, città natale di Piero della Francesca. Sul tetto della capanna spicca una gazza, rappresenta la follia umana e presagisce la crocifissione. L’ipotesi di Paolo Tofanelli è che la superficie esterna della tettoia funzioni come uno spartito musicale con indicate delle note (le macchie di muschio alternate ai vuoti).

Uno degli ultimi dipinti di Sandro Botticelli è la Natività Mistica del 1501 (tempera su tela, 108,5×75 cm, National Gallery, Londra). Alcuni critici affermano sia stato l’ultimo prima di abbandonare per sempre l’arte per abbracciare la povertà. Il dipinto è attraversato in pieno dalle nuove temperie spirituali che attraversavano l’animo del grande pittore fiorentino dopo l’avvento di Savonarola (1494) e l’incontro con il suo pensiero sovversivo. La sua pittura cambia radicalmente e si afferma Botticelli si trasformi in un “pittore mistico” (o anche fanatico) rispetto alla sua prima carriera artistica, promotrice degli ideali rinascimentali e contraddistinta dalla relazione con i Medici.

Nell’opera sono contenuti molti riferimenti alle Sacre Scritture che vogliono collegare la nascita di Cristo al Giudizio Universale – che prevede la riconciliazione degli esseri umani con Dio. In basso, degli angeli accolgono tra le loro braccia gli uomini virtuosi, dal capo coronato di alloro, auspicio della pace universale, che si diffonderа sulla terra dopo la venuta del Salvatore. Sopra la tettoia di paia della capanna-grotta, tre angeli intonano un canto – le vesti sono tinte dei colori delle tre Virtù teologali: bianco per la Fede, rosso per la Carità e verde per la Speranza. All’estremità superiore, dodici angeli volteggiando dandosi la mano e passandosi rami di ulivo in un girotondo ritmato. Ingaggiano la danza della vita, simbolo della rigenerazione spirituale. Una profezia vergata in greco, sopra le loro teste, enfatizza la speranza nell’avvento di tempi migliori. La composizione del dipinto non segue uno schema prospettico ma gerarchico, per questo motivo la Vergine presenta una grandezza maggiore, proprio per sottolineare la sua prominenza simbolica.

Se i misteri (l’iconologia simbolica), la gamma cromatica e i lirici paesaggi del pittore de La tempesta, Giorgione, solleticano il vostro appetito non perdete l’occasione di ammirare la sua  Adorazione dei pastori o Natività Allendale, (1500-1505 circa, olio su tavola, 90,8×110,5 cm; National Gallery, Washington).

Passiamo ora ad ammirare la fotografia dell’opera de La Natività del Caravaggio per l’Oratorio di San Lorenzo di Palermo purtroppo trafugata nel 1969 o addirittura bruciata dalla mafia. Per ricordale tale drammatica perdita, a mezzanotte del 24 dicembre verrà presentata un’opera d’arte contemporanea, firmata Vanessa Beecroft, la troverete allestita nell’anti-oratorio fino al 17 Ottobre 2023, anniversario del furto del Caravaggio. Colpiscono la verità delle figure del pittore, uomini in carne e ossa rappresentati senza orpelli, nella loro nobile umiltà. La madonna è addormentata come nella celebre Maddalena penitente conservata a Roma, nella splendida Galleria Doria Pamphilj.

Non dimentichiamo di aggiungere al novero una natività fiamminga, quella di Gerrit Van Honthorst, noto come Gherardo delle Notti, conservata agli Uffizi. Probabilmente dipinta nel 1620, quest’Adorazione del bambino è immersa in un’atmosfera ovattata. Centro nevralgico il neonato, adagiato in una mangiatoia, è circondato dai volti di Maria, Giuseppe e di due angeli in estatica contemplazione.

Se non vogliamo focalizzarci solo sulle numerosissime natività realizzate nei secoli possiamo lasciarci coccolare dalla storia natalizia per eccellenza, Lo Schiaccianoci. La favola venne interpretata da Pëtr Ilič Čajkovskij che ideò la partitura musicale traendo ispirazione dal racconto “Schiaccianoci e il re dei topi” di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, poi peraltro reinterpretato da Alexandre Dumas. Interessante anche osservare il quadro A Christmas Carol (1867) del preraffaellita Dante Gabriel Rossetti.

Ma qual è la prima cosa che ci viene in mente pensando a questo giorno di festa?

Nelle sue varie rappresentazioni, Babbo Natale! Circondato da elfi che lo aiutano a fabbricare doni o in compagnia delle nove renne, che guidano la slitta la notte del 24 dicembre. Il gruppo di cervi volanti fu introdotto nell’immaginario natalizio dal poeta C. Moore che nel 1822 le descrisse in una delle sue poesie, Twas the Night Before Christmas

Alle pubblicità della Coca-Cola – colosso che ha strettamente influenzato la cultura americana – viene spesso attribuito il merito di aver plasmato l’immaginario moderno che ruota intorno al Natale e all’iconica figura del suo Babbo: uomo anziano dalla folta barba neve, vestito di velluto rosso e bianco. Il motivo era in verità comune da tempo, sebbene l’azienda abbia iniziato a utilizzare prestissimo il personaggio del Babbo Natale in veste rosso-bianca (strategicamente gli stessi colori del marchio). Compare infatti già negli anni ’30, nelle campagne pubblicitarie invernali illustrate da Haddon Sundblom. Prima di Babbo Natale, il brand promuoveva la sua fama grazie alle immagini di giovani modelle elegantemente vestite. La Coca-Cola non è stata neppure la prima azienda produttrice di bevande analcoliche a utilizzare l’immagine moderna di Babbo Natale nelle sue pubblicità: White Rock Beverages la utilizzò infatti nel 1923 per lanciare il suo ginger ale, dopo averla usata addirittura nel 1915 per vendere acqua minerale.

In ogni caso, forse il maggior responsabile dietro al trionfo della versione emblematica del Signor Natale alla quale siamo ormai assuefatti, è stato l’illustratore newyorkese Norman Rockwell, ispirato dall’intuizione pubblicitaria della Coca-Cola Company. In ben 321 dei suoi quadri realisti, Santa Claus indossa pantaloni rossi abbinati ad una calda camiciola dello stesso brillante colore, punteggiata da bottoni dorati. Inoltre, completano l’outfit un paio di stivali, neri come la cintura con fibbia dorata, e un morbido berretto rosso bordato di candida pelliccia. Gli occhiali, dalla montatura sottilissima e dalle lenti rotonde, sono inforcati sul naso per decifrare miliardi di calligrafie (o disgrafie) e messaggi contenuti nelle letterine spedite dai bambini di tutto il globo. Se volete recuperare altre raffigurazioni di Babbo Natale potete cercare il San Nicola di Robert Walter Weir (1837, Smithsonian American Art Museum), Santa Claus di Thomas Nast (1881), osservare il Primo manifesto natalizio della Coca-Cola (1931) firmato da Haddon Hubbard Sundblom ricalcato l’anno successivo nelle fattezze del caro vecchietto nella versione Disneyana (Il laboratorio di Babbo Natale, 1932). È del 1939 la copertina del Saturday Evening Post ad opera di Norman Rockwell Babbo Natale segna litinerario dei bambini buoni, mentre Salvador Dalì nel 1948 crea una particolare cartolina natalizia in cui Papà Natale – il corpo immerso nella neve – tiene in braccio una cassettiera. Al suo interno, si riconoscono gli orologi squagliati tipici dell’artista e un coniglio bianco (magari un riferimento ad Alice in Wonderland).

Nel Manifesto natalizio dell’anno 1953, nuovamente firmato da Haddon Hubbard Sundblom, Babbo Natale sfoggia un sorriso smagliante (e senza denti). Ha martello e metro nella mano sinistra e la bottiglia di Coca-Cola stappata nella destra, pronto a brindare mentre i suoi elfi si occupano degli ultimi ritocchi artistici a bambole e cavalli a dondolo.

In And to all a good night (1954) di Norman Rockwell, Babbo Natale sembra essere agli sgoccioli, esausto per la nottata dedicata alla consegna dei regali. È abbandonato senza forze, finalmente in panciolle, su una sedia a dondolo. Ha appena staccato la pagina del 24 dicembre dal calendario: tiene ancora il pezzo di carta in mano, il braccio penzoloni, mentre dalle dita della destra quasi scivola una pipa. Gli occhi sono sbarrati per la mancanza di sonno.

Ci sono opere d’arte più contemporanee che possiamo ricordare? Innanzitutto il ciclo di dieci stampe, Myths, datate 1981 e create dal mito della Pop art, Andy Warhol.

Christmas 95 (1995) di uno dei più importati artisti italiani dell’attualità.
Maurizio Cattelan, in quest’opera dissacrante, parte dalla stella delle Brigate rosse alla quale aggiunge una coda, come fosse la scia di una stella cometa. Con queste parole commenta l’operazione: “Nel dopoguerra, in Italia, funzionava così. O si era comunisti o cattolici. La mia famiglia era molto cristiana, ho fatto anche il chierichetto per vari anni, più che altro per racimolare qualche soldo per il cinema. Non ho mai creduto in un Dio vero e proprio ma trovo molto valida leducazione cattolica nel quale sono cresciuto. La mia città, Padova, era molto attiva a sinistra, con il movimento Autonomia operaia che si avvicinava a quelli delle Brigate Rosse”.

Chiudiamo il cerchio con l’opera di Banksy, La cicatrice di Betlemme (2019).
L’artista dall’identità tanto discussa propone infatti una Natività atipica per la capitale del Governatorato d Betlemme nella giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese. Il gruppo della Sacra Famiglia si staglia su uno sfondo allegorico: un muro di cemento perforato da un colpo di mortaio, la breccia aperta dall’artiglieria assume la forma di una stella. Questo presepe che richiama la guerra è collocato a Betlemme, dinanzi l’entrata dell’Hotel Walled off. La struttura è stata progettata da Banksy stesso, proprio a ridosso del muro che separa Betlemme da Gerusalemme est (a soli 10 km di distanza). Se andiamo sul sito e clicchiamo sull’area “Questions” le prime righe che leggiamo sono le seguenti: “È uno scherzo? No, è un vero e proprio art hotel con servizi igienici perfettamente funzionanti. È sicuro? Sì. L’hotel si trova in una zona vivace e aperta ai turisti di tutto il mondo. Ci sono tutti i ristoranti, i bar e i taxi che ci si aspetta. Siamo a 500 metri dal checkpoint per Gerusalemme e a un chilometro dal centro di Betlemme”