Giovani Forchette, la proposta food Daniel Canzian per gli under 40

GIOVANI FORCHETTE: DOPO IL SUCCESSO DELLA SCORSA STAGIONE, TORNA DA DANIELCANZIAN RISTORANTE

LA PROPOSTA DEDICATA AGLI UNDER 40

Lo chef Canzian si avvicina ai giovani con un menu accessibile, che ben esprime la sua idea di cucina semplice e concreta, dove la natura domina e guida nella creazione di piatti genuini ispirati alla tradizione gastronomica nostrana

Milano, 27 settembre 2023 – Una selezione di piatti pensata per far divertire i più giovani, accompagnandoli alla scoperta della cucina di qualità. Questo è Giovani Forchette, il menu degustazione di DanielCanzian Ristorante dedicato agli under 40. La proposta, disponibile dal martedì al giovedì, è ordinabile esclusivamente allo chef table: un posto in prima fila dal quale osservare la creazione di ogni ricetta, respirare i profumi della cucina, ascoltare la brigata in fermento e scambiare due chiacchiere con lo chef Canzian, che quest’anno si appresta a festeggiare i dieci anni del suo ristorante. 

Il menu, composto da cinque portate, cambia quotidianamente secondo l’estro di Daniel e la disponibilità degli ingredienti di stagione. Oltre ai piatti più iconici del ristorante, come il Risotto al limone, sugo d’arrosto e liquirizia e la Sfera di cioccolato omaggio ad Arnaldo Pomodoro, è possibile scoprire una selezione di novità e sperimentazioni dello chef.

Giovani Forchette nasce dalla volontà di instaurare un dialogo diretto con i clienti più giovani”, afferma lo chef Canzian. “Per questo motivo ho deciso di servire lo speciale menu unicamente allo chef table, dove posso scoprire i gusti delle persone – con cui mi piace confrontarmi – e raccontare loro la mia idea di cucina solida, senza fronzoli e oltre le mode, fatta di piatti sinceri, ispirati alla tradizione gastronomica italiana. Questa proposta è per me una forma d’investimento per il futuro perché mi permette di avvicinare il cliente di domani”. 

Il menu Giovani Forchette è disponibile solo su prenotazione. 

DanielCanzian Ristorante

Via Castelfidardo angolo San Marco 20121, Milano

Orari

Dal martedì al sabato dalle ore 12.00 alle ore 15.00 e dalle ore 19:00 alle ore 23:00 – Domenica e lunedì chiuso

Info e prenotazioni

Tel. +02 63793837 

Danielcanzian.com 

@daniel_canzian

Luisa Beccaria Spring Summer 2024

Spring / Summer 2024 Graced by Nature

Forte, delicata, luminosa: Luisa Beccaria immagina una donna che come la natura fiorisce in vita e colori, gioca con pesi e texture diverse, cromie gentili e vivaci; per una primavera-estate in sintonia con la bellezza degli elementi: terra, mare, sino al cielo.

La collezione SS 2024 celebra la vitalità al femminile della natura, incarnandone la mutevole bellezza in capi che accompagnano l’alternarsi delle ore del giorno e delle occasioni della vita.
Il maxi flower quasi astratto crea effetti color-shock su abiti alla caviglia con balze discrete o per completi croptop-midiskirt informali, mentre le mille sfumature del cielo al tramonto diventano lunghi abiti che assecondano la figura. Il due pezzi giacca-pantalone si intaglia con il sangallo per un completo arancio vitaminico; il motivo a righe abbina le scintillanti paillettes ai volumi generosi dello scollo a barca di bluse strette da fusciacche a contrasto. Il fil coupé su organza goffrata disegna fiori minuti in cluster geometrici e introduce il ricamo su cotoni leggerissimi o tulle.

La camicia è elemento unificante tra il giorno e la sera. È chemisier iconico del brand con piccoli bottoncini ricoperti, ampio soprabito costruito a balze e rouches, blusa in organza trasparente per completare look monocromi serali.

Cerimonia e sera lasciano spazio a riflessi metallici su onde di paillettes full-on o come dettaglio su pizzi che ricordano l’artigianalità del tombolo; il tulle diventa rete che intrappola mille fiori ricamati e suggerisce un matrimonio carico dei colori e della grazia della natura.

Le silhouette alternano forme più donanti e avvitate — talvolta sottolineate anche da profonde scollature — a volumi ad A, leggeri e sbarazzini. Le lunghezze vanno dal mini al maxi, con giochi di tagli orizzontali. Tessuti e textures sono un inno all’impalpabilità: cotoni delicati, tulle, chiffon, organza, broccato stretch, pizzi e paillettes.

La palette cromatica associa la delicatezza di un’alba — tra pervinca, lilla, azzurri sfumati, cobalto, argento — all’intensità di un meriggio assolato, con arancio, senape, verde brillante, fucsia.

Byblos ss24 alla Milan Fashion Week

BYBLOS SS24
INNER SELF: DOES YOURSELF HAVE A SOUL?

Is Your “Self” Just an Illusion? Can Your “Self” Survive Death?

Corpo e anima. Coesistono tra loro? L’anima sopravvive al corpo? Siamo anima o è il nostro cervello? La nostra personalità è impressa dall’anima o è il risultato di codici genetici materiali, il prodotto di reazioni organiche… o è l’unione indivisibile dei due?

Questo intricato enigma ha affascinato Manuel Facchini, direttore creativo di Byblos per la collezione SS24.

Nulla è come sembra.
Le forme si dissolvono, si diluiscono, si fluidificano, solo per ritornare, nitide, scolpite, rigorose. In questa danza circolare tra anima e corpo, la collezione Byblos SS24 si evolve.

La spirale, da cui la collezione trae forma, rappresenta simbolicamente l’unione tra anima e corpo, che nella sua evoluzione tende paradossalmente a diventare fluida, fino a dissolversi, quasi vaporizzarsi.

Così, il blazer “si scioglie” in un abito, plasticità e geometrie rigorose.
La tuta e gli abiti in jersey ad alta tecnologia rappresentano una continua evoluzione di flussi che accarezzano le curve, in un dialogo di effusioni tra anima e corpo, che rivelano eppure nascondono.

A volte, si legano indissolubilmente, come le iconiche coppe Byblos, sia nella versione termoformata 3D ad alta tecnologia che nella versione in gel, con sfumature cromatiche siderali.

La spirale, simile all’anima e al corpo, subisce una graduale dissoluzione all’interno dell’evoluzione dinamica dei capi, dovuta alla forza centrifuga.
Si scioglie, liberandosi gradualmente, creando lunghe strisce di tessuto che sembrano fondersi e staccarsi dai capi stessi che adornano. Questo effetto è splendidamente esemplificato nell’interpretazione dei pantaloni cargo, disponibili sia in cotone Shibaya ecosostenibile, che nella versione tinta in capo.

Tuttavia, ci sono casi in cui gli elementi rimangono intrecciati. Come, ad esempio, gli abiti da sera leggeri e svolazzanti in jersey che abbracciano delicatamente le curve del corpo, accarezzandole delicatamente. In questi design, l’anima e il corpo sono armoniosamente uniti, creando un’aura di eleganza. Allo stesso modo, nell’abito “signature”, il corpetto si avvolge, separando simbolicamente il seno destro e sinistro, un’allegoria dell’interazione tra l’anima e il corpo, solo per dissolversi e svanire in una splendida coda asimmetrica.

Manuel Facchini mette in mostra il potere dinamico della moda, nella quale la fusione degli aspetti fisici e metafisici dell’essere si intrecciano in modi affascinanti.

Tra gli accessori, un “must-have” sono gli originali orecchini a spirale in rhodium 3D ecologico e sostenibile, placcati in nero o cromo, creati attraverso sofisticati programmi di architettura parametrica, e la borsa “Thrill” interpretata con tonalità che mescolano il bianco con il fucsia, l’arancione o il nero.

I colori della collezione Byblos sembrano riprodurre gli orizzonti celesti di galassie lontane, sfumando tra il fucsia, l’arancione di Marte e il verde Wimbledon, solo per illuminarsi con il lime.

Il concetto di fusione va oltre le sfumature cromatiche e la connessione tra corpo e anima: infatti si manifesta anche nella sublimazione tra realtà e 3D.
Il carattere innovativo e tecnologico del mondo Byblos prende vita anche attraverso la collaborazione con Style3d, attraverso cui, in un continuo divenire tra realtà e 3D, i modelli digitali si fondono e trasformano in una metamorfosi continua e inaspettata tra realtà e virtuale.

Un’induzione continua che abbraccia anche la fusione dei generi, tra i quali i confini si assottigliano e a volte si fondono e confondono. In questo messaggio di inclusività e diversità, i confini diventano indistinti, consentendo una convergenza senza soluzione di continuità che non conosce limiti. Questa fusione simboleggia una celebrazione dell’individualità e dell’accettazione, in cui la fluidità delle identità di genere permette un profondo apprezzamento per la bellezza che si trova nelle nostre differenze. È una testimonianza della natura illimitata dello spirito umano, in cui l’essenza dell’anima trascende i confini convenzionali.

Maryling collezione ss2024 alla Milan Fashion Week

MARYLING SS24
“MARYLING UNIVERSITY, ALLA RICERCA DELLA NUOVA TE”

“MARYLING University, finding the new you”: un manifesto e insieme una dichiarazione di intenti quella racchiusa nella SS24 di MARYLING che riflette i momenti di trasformazione della vita, racchiudendo le esperienze che derivano dall’avventurarsi nell’ignoto, dalla curiosità e dalla libertà di esplorare.

È proprio la personale esplorazione dell’esistenza portata avanti dagli artisti contemporanei a farsi chiave di lettura dell’ispirazione del brand, che fa leva tanto su icone pop come Britney Spears che su protagonisti del milieu artistico – Michael Landy, Tracey Emin, Magdalena Abakanowicz – capaci di rileggere le proprie vite con un filtro personale ad alto tasso di spettacolarità. E con l’ausilio, naturalmente, di scultura e pittura, fotografia e ricamo, ma anche distruzione e fermo immagine di istanti vissuti e ricreati. È qui che il percorso del singolo artista, la sua visione giocosa e nostalgica insieme, il coté emotivo mai slegato dalla pratica crea un archetipo dell’esperienza universitaria, in cui c’è posto tanto per la reinvenzione di sé che per la nostalgia del passato.

Ideale punto di partenza è Break Down, l’opera -performance che ha portato alla ribalta Michael Landy, incentrata sulla distruzione di tutti i suoi beni in un’ideale indagine sulle reali necessità di ognuno, a cui si rifanno i look chiave della proposta di MARYLING. L’audacia dell’artista è stata incanalata nell’ardimentoso collage di stampe che caratterizza la collezione, oltre a suggerire quell’idea di cura e di rispetto per sé tipica della donna MARYLING il cui guardaroba riflette la sua identità.

Sono inaspettate combinazioni di colori tra il grigio elefante, il giallo narciso e l’indaco, accesi da accenti al neon, a essere incorniciati da tonalità più scure e dal classico bianco e nero. Strisce ispirate alla cravatta sono applicate, come stampe, sugli orli mentre texture organiche di maglia caratterizzate da diamanti geek chic e chevron utilizzano cachemire, mohair e lana come base. E ancora il tocco vintage della collezione continua nella seta stampata, la georgette e il raso, dai colori vivaci che omaggiano il tempo passato e la novità stessa insita nel nuovo. Le forme sono sartoriali ed essenziali, spesso abbinate alla seta multicolor mentre gli abiti sono stratificati e danno vita a combinazioni eclettiche. C’è poi chiaro il concetto stesso di riutilizzo che allude allo straordinario processo di creazione dell’identità. Una collezione che sovverte le aspettative invitando a una giocosa reinvenzione di sé.

ETRO NOWHERE, COLLEZIONE PRIMAVERA/ESTATE 2024 ALLA MILAN FASHION WEEK

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Un posto che non c’è, che non esiste. Un posto possibile, però, almeno con l’immaginazione, nel quale per esempio colonne che ricordano i resti di un tempio sbucano non in mezzo alla foresta, ma nel cuore della città, vestigia di una misteriosa civiltà riemersa all’improvviso. Nowhere è l’altrove che diventa tangibile, e con esso il rovesciamento di ogni regola ferrea, di ogni pensiero razionale, di ogni consequenzialità logica. Nowhere, anche, come metafora della moda, luogo nel quale tutto è concesso perché le combinazioni di elementi sono virtualmente infinite. Ecco allora che i broccati e le giacche dal sapore western, che i motivi cravatteria e le righe, che il denim e la spugna si congiungono in un non luogo stilistico che è sincretico e vitale, mentre le punte di stivali texani incontrano trecce di stoffa, le larghe camicie bacchettate sfiorano i disegni di qualche isola misteriosa, e le righe si congiungono a volute voluttuose. Il tutto con leggerezza, e non poca illuminata impulsività. È un vero proliferare di motivi ed echi, contenuta in una silhouette, per contrasto, dalla precisione assoluta e irremissibile: dritta e verticale, o a sirena, aperta in un godet, ma sempre lunga, fisica, fasciante, con le giacche e i bomber che, sopra, avvolgono in volumi protettivi e abbondanti. A fare da suggello a questa fantasticheria, un antico simbolo miceneo: un polipo, segno di rinascita, augurio di buona fortuna. E, ai lobi, una dea bendata in forma di orecchino. Come dire osa e sarai premiata, che è poi un altro modo di raccontare l’atto quotidiano del vestirsi, giocando invece che pensando, usando solo l’istinto e l’immaginazione.

La colonna sonora della sfilata è una tessitura di archi arabi, percussioni africane, cori selvaggi e chitarre elettriche creata dalla band palermitana Santamarea. Il brano si intitola Acqua Bagnami, ed esce in anteprima in occasione dello show in una versione speciale e affabulante. Acqua Bagnami è parte della playlist Runway di Spotify curata da Marco De Vincenzo.

Il progetto Cuoio di Toscana protagonista delle migliori vetrine italiane

Grande successo per Step into the Green Side: il progetto che vede Cuoio di Toscana protagonista delle migliori vetrine italiane

Il Consorzio ha scelto 10 Corso Como per presentare il progetto con una speciale live performance e una serata allinsegna del Green PretàPorter.

Cuoio di Toscana inizia ufficialmente il suo tour italiano nei migliori negozi con una serie di eventi speciali che valorizzeranno le eccellenze del Bel Paese. Un percorso per il consorzio CDT reso possibile grazie alla partnership con CBI-Camera Buyer Italia rivolta a più obiettivi, primo tra tutti il garantire una conoscenza più approfondita, da parte dei compratori e del pubblico, del marchio creato nel 1985 per diffondere la cultura del cuoio da suola e basato sui principi di sostenibilità, qualità e tracciabilità.

Principi oggi fondamentali per il futuro del fashion system, che verranno veicolati attraverso storytelling e iniziative ad hoc nei top shop del territorio, mettendo in primo piano il talento dei giovani e il valore della materia prima. Il cuoio è infatti un materiale naturale, plastic free e riciclabile, oltre che ottenuto dalla trasformazione di uno scarto dell’industria alimentare, destinato altrimenti alla discarica o all’inceneritore.

Il debutto ha avuto luogo ieri, 18 settembre, in occasione dell’avvio di Milano moda donna e Lineapelle, in 10 Corso Como, storico concept store milanese, simbolo di Milano, del Made in Italy e della creatività internazionale.

Dalle 17 alle 23 la serata è stata animata da una live performance con un artigiano che ha mostrato come lavorare il cuoio, mentre una personal stylist ha spiegato agli ospiti come abbinare i capi presenti in negozio alle calzature in Cuoio di Toscana. Infine, sono stati esposti due look dei designer emergenti Marco Rambaldi SSHEENA vincitori dell’ultima edizione del Cuoio di Toscana Prize, iniziativa on going che ha come obiettivo il supporto dei giovani creativi e dei progetti ecosostenibili. La suola verde, simbolo del marchio, è realizzata seguendo la tecnica di lavorazione della concia vegetale lenta in vasca, che prevede la trasformazione delle pelli grezze in un materiale durevole, riconosciuto in tutto il mondo. A presentare la serata Lucrezia Guidone, giovane attrice e una dei protagonisti della terza stagione di Mare Fuori.

Guardando ai prossimi goal, il Consorzio presieduto da Antonio Quirici, che riunisce sette concerie dei distretti di San Miniato e Santa Croce sull’Arno (Pisa), punta a superare nel 2023 i 200 milioni di euro di fatturato grazie alle aziende virtuose del distretto, che lavorano secondo criteri ecosostenibili. Questi sono regolati da norme stringenti che passano per il benessere animale e la depurazione delle acque, per il riciclo dei residui solidi e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Una tradizione simbolo del Made in Italy che oggi vede in prima linea come clienti i mercati europei, tra cui Francia, Portogallo, Germania e Gran Bretagna, fino ad America, Cina e Giappone.

Infine, Cuoio di Toscana ha ribadito l’impegno green nel suo Sustainability Statement, un decalogo in 10 punti che fissa gli standard qualitativi dell’intera filiera italiana del cuoio verso soluzioni rigenerative naturali e la circolarità per un modello no-waste.

Veronica Iorio Primavera Estate 2024

Veronica Iorio, con la sua SS 24, racconta di una donna dal gusto deciso, forte, dalle linee rigorose e nette, tagli sartoriali, contrapposte a tessuti fluidi, impalpabili con applicazioni metalliche, preziose e luminose.
Pur riecheggiando nelle forme e nei modelli la semplice complessità del less is more degli anni ‘90, Veronica Iorio disegna la sua collezione volgendo uno sguardo, ammaliato, al trend ’70 del Safari, alle applicazioni di tasche, alle giacche impunturate, alla palette sfumata dei colori della sabbia, che raccontano, come un sogno, il mondo esotico dei safari ma in chiave elegantissima, esclusiva, fatto di lodge dalle atmosfere magiche ed ovattate, place to be per donne viaggiatrici ma mondane, che visitano il mondo e dispongono di un guardaroba quite luxury ma in una versione tutta al femminile.


I tailleur, i completi, sono perfetti per il deserto come per le città, e gli abiti si adattano al contesto senza sforzarsi di essere altro da sé, semplicemente capi che scivolano addosso, cingendo il corpo femminile senza sacrificarlo, e si possono indossare sulla sabbia, ovunque essa trovi il proprio paesaggio, tra le dune del deserto o sulla riva del mare.
La giacca ed i pantaloni continuano ad avere un ruolo fondamentale nella collezione Veronica Iorio: il tailleur seguita a comporsi, e scomporsi, di giacche over size, doppio petto o 2 bottoni e di pantaloni palazzo, a sigaretta o regular fit.
I tessuti sono tanti, spaziano dal lino al cotone, nella consistenza costruita della gabardina e del drill, del twill, fino a quella impalpabile e scivolosa del jersey o del raso; in tinta unita o rigati, con applicazioni metalliche o ricami floreali. La collezione nel suo insieme offre una palette colore naturale, con bianchi sfumati o più intensi fino al sabbia, celesti cielo per il giorno o azzurri decisi e scuri per la sera, ocra brillanti e verdi intensi.


La donna di Veronica Iorio è una donna che nella natura trova sé stessa, si lascia ispirare dalle sue atmosfere, dai suoi colori mutanti, e indossa capi che la fanno stare bene, senza orpelli o strutture, capi sartoriali e dalla qualità curata, dal lusso sussurrato e dall’estetica essenziale.

Boucheron presenta la collezione Fall Winter “Wild Within”

Per la fall-winter 2023, Boucheron amplia gli orizzonti della collezione Animaux e presenta la campagna “Wild Within”

Riccio, panda, gatto, cicala, cervo… la straordinaria collezione Animaux di Boucheron abbina l’alta gioielleria con le opere d’arte. Si tratta di una serie di animali favolosi che prendono vita: occhi intensi in zaffiri, smeraldi o rubini, pelliccia in oro o in pavé di diamanti e piume delicate. Che rappresenti la forza o la sensualità, la dolcezza o il potere, con la collezione Animaux ognuno trova un amico, liberando così la propria personalità e affermando il proprio stile.

Quali sono le novità? 

La collezione Animaux di Boucheron accoglie due nuovi animali: il panda e la cicala.

Simbolo di pace e amicizia, il panda porta tenerezza a chi lo sceglie come compagno ed è realizzato in oro bianco con pavé di diamanti, zaffiri neri, tsavoriti e tormalina verde. 

La cicala, simbolo di rinnovamento e armonia, è realizzato in oro bianco e diamanti, con pietra acquamarina.

They are coming

Photography Alice Rosati

Incubi febbrili, scrolling notturno su “Reddit”, cospirazionismo e angoscia esistenziale.

THEY ARE COMING, ultimo libro d’arte di Alice Rosati, raccoglie svariate opere prodotte nell’ultimo decennio che ruotano attorno al tema della fine del mondo. Screenshots della video installazione “anxiety triggers”, un video mashup di scene hollywoodiane di meteoriti che si scagliano sulla terra e invasioni extraterrestri, si alternano a visioni aliene dai colori pastello.

Una nuova umanità geneticamente modificata, doppelganger dell’artista, si sovrappone a minacciosi paesaggi deserti e navicelle spaziali alla conquista di un pianeta terra nell’era post atomica. Tra finzione e speculazione “They Are Coming” ci proietta ad anni luce in un futuro distopico.

From anxiety-pitched fever dreams. to late night “Reddit” reading, conspiratorial fed fear and existential angst. THEY ARE COMING collates the material produced over the course of a decade from both first and second -hand sources by Alice Rosati. The collected screenshots of ‘anxiety triggers’ introduce a reoccurring slime-like substance, the artist’s doppelgangers layer and build momentum towards ominous cinematic landscapes, geological studies, meteor craters and observatories. Situated between fiction and speculation, internal and external dialogues narrate the publication towards extraterrestrial abduction.

La Psicologia e la Psicopatologia dell’odio: la parola al Profiler

La Psicologia e la Psicopatologia dell’odio: la parola al Profiler

Di Roberta Bruzzone, Criminologa e Psicologa Forense 

Chi, come me, lavora da oltre 20 anni in campo criminologico, deve confrontarsi su base quotidiana con un sentimento che alberga nella mente della maggior parte degli esseri umani e che, in alcuni, diventa il detonatore psichico di fantasie di vendetta e distruzione difficilmente arginabili. Questa condizione ci accompagna dalla notte dei tempi ed è figlia della paura, dell’angoscia e della rabbia. Sia chiaro, esistono molti modi e gradi di odiare. E, purtroppo, oggi più ce mai, tale scenario interiore trova ampio modo di alimentarsi attraverso l’ignoranza e il clima di profonda insicurezza che caratterizza la nostra quotidianità. Questo mix letale di ingredienti porta assai velocemente e facilmente a individuare potenziali nemici ovunque. Mi riferisco all’odio in tutte le sue molteplici, e malevoli, manifestazioni. Prima ancora di coltelli, armi da fuoco, veleni, mezzi per strangolare, la mente di chi uccide è armata di odio, un sentimento che si spinge ben al di là della semplice (si fa per dire) inimicizia, disistima o antipatia. Chi odia profondamente impiega gran parte della sua energia psichica a immaginare che l’oggetto del suo odio venga umiliato, svalutato, devastato, ucciso, eliminato sotto ogni profilo. E queste fantasie sono il rifugio preferito dell’odiatore perché permette al suo Io di riorganizzarsi velocemente intorno a temi di vendetta quando sperimenta l’angoscia che gli/le deriva dall’immaginare il volto sorridente del target di tanta rabbia distruttiva. Questo meccanismo difensivo altamente disfunzionale lo vediamo soprattutto in soggetti con tratti narcisistici, paranoici e borderline. Si tratta di soggetti incapaci di elaborare la frustrazione e l’angoscia che deriva dallo sperimentare invidia (che porta con sé un profondo ed difficilmente elaborabile vissuto di inadeguatezza) e dalla percezione (reale o solo ipotizzata) di essere considerati inferiori, di essere stati umiliati o smascherati, di essere stati respinti o abbandonati. E dall’odio alla violenza agita il passo può essere davvero molto breve. La Psicologia e la Sociologia, fortunatamente, ci forniscono importanti strumenti per comprendere i meccanismi profondi che alimentano tale condizione. Secondo la cosiddetta «teoria della struttura triangolare dellodio» di Sternberg, per parlare di odio vero e proprio occorre che vi siano almeno tre fattori indispensabili: negazione dell’intimità, passione (odio espresso), impegno. In un certo senso, proprio per la presenza di questi tre elementi fondamentali (gli stessi che entrano in campo quando amiamo qualcuno profondamente) possiamo considerare l’odio l’altra faccia della medaglia dell’amore. E dell’amore l’odio condivide anche la persistenza che, molto spesso, sfocia nella vera e propria ossessione. Perché chi odia pensa costantemente al suo target e non riesce a smettere di farlo. La sua mente è dominata da una fantasia di vendetta o competizione che diviene, giorno dopo giorno, sempre più invasiva e incoercibile. 

La “negazione dell’intimità” è quella componente dell’odio che porta a tenere le distanze da chi viene ritenuto inferiore, indegno, malato, debole, disgustoso ecc.. Poi c’è la seconda caratteristica dell’odio, la passione, quella più ribollente di rabbia e/o paura, quella che attinge all’angoscia più profonda che alberga nella mente dell’odiatore e che con maggiore probabilità porta a mettere in campo condotte aggressive improvvide e imprevedibili anche verso soggetti del tutto sconosciuti (le aggressioni per liti stradali ne sono una chiara dimostrazione). Arriviamo poi alla terza ed ultima componente, quella dell’impegno, che porta l’odiatore a manifestare apertamente disprezzo verso diverse categorie di persone soprattutto quando il soggetto sperimenta invidia e deve aggredire e svalutare i risultati raggiunti dal proprio target per sedare quel vissuto di profonda inadeguatezza che gli deriva dal timore di essere percepito come inferiore. E le Neuroscienze oggi ci hanno dimostrato che quando odiamo profondamente qualcuno anche il nostro funzionamento cerebrale cambia e in maniera molto evidente. Insomma, l’odio ci trasforma e rende molto più agevole il passaggio all’atto delle nostre fantasie distruttive. In particolare, Semir Zeki e John Romaya, neurologi e ricercatori del University College of London (studio, pubblicato sulla rivista PLoS One) sono riusciti letteralmente a mappare i circuiti neurobiologici dell’odio e a renderli riconoscibili. Tale scoperta ha importanti risvolti anche sotto il profilo giudiziario e investigativo, soprattutto in sede di interrogatorio di sospettati dal momento che lo studio dimostra che quando odiamo o proviamo un forte risentimento per qualcuno ad attivarsi particolarmente sono le aree del “putamen” e dell’“insula”. E questa attivazione anomala è individuabile attraverso esami specifici, magari proprio mentre mostriamo la foto della vittima al nostro sospettato. Ma non possiamo certo perdere di vista che l’odio attinge copiosamente dalla parte più oscura e remota di noi stessi, quella che non vogliamo riconoscere e preferiamo proiettare all’esterno per non ammettere che anche noi siamo in grado di fare del male, persino di uccidere. Certo, per motivi diversi e sulla scorta degli scenari emotivi più eterogenei, ognuno di noi possiede una serie di “grilletti interiori” (i profiler li chiamano emotional triggers) pronti a scattare, quando e se si verificano le condizioni scatenanti. Ed è facile immaginarlo se si pensa per un solo istante, ipoteticamente, che cosa saremmo in grado di fare se qualcuno facesse del male deliberatamente ai nostri figli, ai nostri genitori, al nostro partner, insomma alle persone che abbiamo più care. Se entriamo in questa prospettiva, non è poi così difficile considerare la manifestazione comportamentale dell’odio come una via percorribile per alleviare il dolore che ci sta spezzando il cuore. “Occhio per occhio” è ancora, dunque, un meccanismo psichico tragicamente attuale. 

Everything is mixed, nothing is alike

Everything is mixed, nothing is alike

Two couples, a 4 year old child, and Gior gio, the cat. The chalet where they stayed for five days is owned by the Bugnon Foundation and is located near Chateau d’Oex, a few hundred meters from the former residence of the painter Balthus.

During the Easter weekend, they shared cameras, vintage clothes, painting supplies, paper, and many hours in the kitchen. They had endless and brilliant discussions. and instead of celebrating resurrection, they celebrated a great creative mass. The chalet dates back to the 1700s, the light is the difficult and raw one of the pre-Alps, the faces and bodies are unique, they do not speak of fashion, they do not act: they eat, love. say swear words.
They consumed little alcohol but a lot of smoke, that of the large fireplace that was constantly burning and that of tobacco.

The cameras pass from hand to hand, they are not placed on tripods. there is no trick. the hands do not tremble becau se words comfort even if sometimes they shake, as in any respectable friendship.
The snapshots are out of time, ultra-con-temporary and acidic, in some ways unpleasant but pictorial. They are portraits of a party. portraits of faces and words. of smells and fires. They are unwanted. hated portraits that demonstrate love.

Everything is mixed. nothing is alike.

PHOTOGRAPHY: MANUELE GEROMINI & JEAN-MARIE REYNIER

STYLING: GAËLLE BON / PETITE CORTO

MODELS: CORTO, GAÊLLE, ONDINE & GIORGIO

COURTESY: AARLO U VIGGO, ART GALLERY, SWITZERLAND

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