I luoghi del film Il racconto dei racconti di Garrone – le foto

Il film “Il racconto dei racconti” presentato al Festival del Cinema di Cannes, è stato girato interamente in Italia.

Ispirato all’opera “Lo cunto de li cunti“, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana di Giambattista Basile, il film percorre i luoghi più suggestivi d’Italia, a partire dalle Gole dell’Alcantara in Sicilia, dove sono state girate le scene in cui il re combatte con il drago marino. Nella stessa fiaba, “La regina“, una delle tre scelte da Garrone, il momento in cui la madre rincorre il figlio avviene nel magico labirinto del Castello di Donnafugata, in Sicilia: alte mura a secco tipiche del ragusano.

Il re de “La pulce” vive invece a Castel del Monte, in Puglia; mentre la scena dell’inseguimento tra la principessa e l’orco è stata girata nelle Vie Cave di Sovana, Grosseto: una suggestiva rete viaria di origine etrusca.

Qui l’elenco dei luoghi scelti per il film di Garrone “Il racconto dei racconti”:

Italia, Puglia, Andria, Castel del Monte

Italia, Toscana, Firenze, Piazza della Signoria

Grosseto, Vie Cave di Sovana: una suggestiva rete viaria di origine etrusca

La gravina di Petruscio e le Grotte di Dio, Mottola, Puglia

Italia, Sicilia, Gole dell’Alcantara

Castello di Roccascalegna, Chieti, Abruzzo

Italia, Sicilia, Ragusa, Castello di Donnafugata

Civita di Bagnoregio, Viterbo, Lazio

Castello di Sammezzano di Reggello, Firenze

 

Per sapere tutto su “Il racconto dei racconti”.

 

Italy, Apulia, Andria, Castel del Monte
Italia, Puglia, Andria, Castel del Monte
Castello di Roccascalegna, Chieti, Abruzzo
Castello di Roccascalegna, Chieti, Abruzzo
Italy, Sicily, Ragusa, Donnafugata castle
Italia, Sicilia, Ragusa, Castello di Donnafugata
Italy, Sicily, Ragusa, Donnafugata castle
Italia, Sicilia, Ragusa, Donnafugata
Il labirinto del Castello di Donnafugata, in Sicilia, realizzato con la tipica mratura a secco del ragusano e costruito nel parco di 8 ettari dell'edifici © Utente Flickr Irene Grassi
Il labirinto del Castello di Donnafugata, in Sicilia, realizzato con la tipica muratura a secco del ragusano
Castello di Sammezzano di Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano di Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano di Reggello - Sale dei Gigli, Firenze
Castello di Sammezzano di Reggello – Sale dei Gigli, Firenze
Civita di Bagnoregio, Viterbo, Lazio
Civita di Bagnoregio, Viterbo, Lazio
Italy, Sicily, Gole dell'Alcantara
Italia, Sicilia, Gole dell’Alcantara
Gole dell'Alcantara, Sicilia2
Italia, Sicilia, Gole dell’Alcantara
Italy, Sicily, Gole dell'Alcantara, geometric lava fields around the river
Italia, Sicilia, Gole dell’Alcantara
Royal Palace, Naples
Palazzo Reale, Napoli
Italy, Campania, Naples,Royal Palace
Campania, Palazzo Reale, Napoli
La gravina di Petruscio e le Grotte di Dio, Mottola, Puglia
La gravina di Petruscio e le Grotte di Dio, Mottola, Puglia
Vie Cave di Sovana: le Vie Cave sono una suggestiva rete viaria di origine ertusca. Nell'immagine le Cave nei pressi di Sovana, in provincia di Grosseto © Utente Flickr Sbrinz81
Grosseto, Vie Cave di Sovana: una suggestiva rete viaria di origine etrusca
Italy, Tuscany, Florence, Piazza della Signoria, statue of Grand Duke Cosimo I background Palazzo Vecchio.
Italia, Toscana, Firenze, Piazza della Signoria

IL BRAND SALAR LANCIA LA NUOVA COLLEZIONE FW2015/2016

L’America Anni ’70, i motel malandati della Route 66, Coachella e le icone Pop, sono l’ispirazione del duo creativo SALAR, per questa collezione F/W2015-2016.

E’ proprio su queste strade che prendono vita le nuove MIMI, minibag pratiche e impreziosite da chiusure a stella e lunghe frange laterali, i nuovi secchielli TALA, che per la stagione invernale si ricoprono di pelliccia sintetica e di camoscio ricamato con delle stelle, a richiamare lo spirito Pop americano.

Sulla scia dello streetstyle mood della collezione precedente, gli SKATE si ricoprono di glitter, stelle e strisce a riprendere la celebre “stars&stripes” mentre le TALA SMALL variano dal total black più rock-chic al glitter, dal pitone alla pelliccia, al pink più sfacciato, per le più esigenti.

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Torna a grande richiesta la XAGUARA, la testa di giaguaro must have dello scorso inverno, rivisitato glitter, dall’oro al pink, dal silver all’azzurro.

Long seller e perfetta rappresentazione del brand, l’intreccio JUNI, che per il prossimo inverno si declina nei toni più caldi e autunnali del bordeaux e del marrone, dallo scamosciato grigio polvere al vitello lucido borchiato.

Le MENAGE A TROIS mantengono un’indole rock e si articolano in pelliccia sintetica, vitello e glitter, continuando il trend della scorsa stagione, di una minibag all’occorrenza sempre nuova.

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PAGE1 PRESENTA LA PRIMA COLLEZIONE AUTUNNO INVERNO 15/16

Page1 è un mix di stile contemporaneo e qualità garantita da una produzione Made in Italy.

Il brand nasce attraverso una piattaforma online che aggrega stilisti emergenti provenienti da tutto il mondo.

La piattaforma Maison Academia, ideata da Mary Palomba e Maurizio Palumbo, è alimentata dalla creatività e dalla professionalità di stilisti che creano di volta in volta le collezioni del brand. La sperimentazione individuale diventa materia unica per la creazione delle collezioni di Page 1 il cui coordinamento stilistico è affidato a Santo Costanzo, fashion designer dalla pluriennale esperienza, già stilista per il brand BRAGIA, finalista al concorso Who is On Next di Vogue Italia, e responsabile stile per Romeo Gigli.

La collezione Autunno – Inverno 15/16 di PAGE1 ha un’ allure contemporanea e sofisticata al tempo stesso.

Una sovrapposizione di linee e tessuti che traducono la voglia di sperimentare e combinare.

Uno stile espresso attraverso gli abiti polifunzionali per una donna che fa del viaggio la forza motrice della sua vita, una continua ricerca al design e alla femminilità, interpreti della curiosità e della determinazione di una viaggiatrice contemporanea, cosmopolita ma non per questo meno sognatrice.

Giacche a scatola dalle spalle tonde e dalla forma destrutturata in tessuto jacquard agugliata al matelassé o in mohair effetto fur come gli overcoat effetto camouflage, camice dai “colli a punta” tipiche degli anni ‘70 in twill di seta, leggere ed evanescenti, gonne ampie e fluide con stampe acquatiche impalpabili, un libero richiamo alle opere del preraffaellita John William Waterhouse. Le frange sono l’elemento ricorrente e caratterizzante la collezione, un tocco eccentrico ma estremamente elegante.

La palette va dal blu al nero, dal rosso al petrolio, con tocchi di nude e pearl ad alleggerire i colori intensi e brillanti della collezione.

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“That’s Pitticolor!”, Il FASHION FILM di Pitti Uomo 88 firmato da Luca Finotti

Torna dal 16 al 19 giugno 2015 a Firenze, l’evento internazionale della moda maschile: Pitti Immagine Uomo 88.

Una manifestazione volta a captare i nuovi scenari in tema di moda e stile, un luogo business oriented dove si incontrano i negozi e department store più importanti del mondo, tra personalità dandy e gli occhi attenti della stampa.

Una grande novità di Pitti Immagine è la collaborazione con una serie di talentuosi registi che hanno realizzato dei progetti di digital art ispirati ai temi dei saloni.

Qui, Luca Finotti interpreta “That’s Pitticolor!” con la sua riconoscibile ironia.

Il video è stato realizzato in collaborazione con Ministero dello Sviluppo Economico e Agenzia ICE.

Credits:

Director: Luca Finotti @AtomoManagement
Art director: Stefano Roncato
Models: André Bona @Elite – Bianka @Women
Hair : Gabriele Trezzi @closeup milano
Make-up: Giorgia Pambianchi @AtomoManagement
Stylist: Agnes Schulz @AtomoManagement

Ecco il video:

Chiara Biasi indossa “Junkfood”, la nuova capsule collection Bikini Lovers

In anteprima, la nuova capsule collection Bikini Lovers, qui indossata dalla testimonial d’eccezione Chiara Biasi, volto e “corpo” del brand di costumi più divertente del momento.

Bikini Lovers ci regala, con quel tocco di magica ironia, costumi dalle stampe food: pizze, cioccolato, marshmallows, ciambelle, ce n’è per tutti i gusti.

Dalle splendide spiagge di Ibiza, Chiara Biasi posta le foto in anteprima. La collezione sarà disponibile online dal 10 giugno.

Stay tuned!

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Guarda la gallery:

Angelica Kenova, la ragazza Barbie

Una vita fatta di diete, vestiti rosa confetto, palestra, obblighi e divieti, quella di Angelica Kenova, la ragazza-Barbie.

Angelica vive ancora con i genitori, che controllano ogni minimo movimento della figlia, a partire da una dieta segretissima grazie a cui ha raggiunto i 38 chili di peso e i 50 centimetri di girovita. Nega di aver mai subito interventi di chirurgia estetica, ma le forme così prosperose del seno lasciano molti dubbi a riguardo.

Oltre al lavoro di modella, dove posa per servizi fotografici in tema con la sua immagine, Angelica si dedica alla danza classica e al lavoro: è una psicologa infantile. Una psicologa con una quinta di reggiseno, controllata a vista dai genitori – che le scelgono anche gli abiti ridicoli da indossare – che non può uscire con un ragazzo se non dopo l’approvazione del capofamiglia e rigorosamente accompagnata dalla madre!

Forse è il caso che cambi mestiere!

Sandali per l’estate FABIO RUSCONI

Un’estate all’insegna del colore, dei bagliori del laminato e del fashion comfort che ci regalano i nuovi sandali platform.

La collezione spring/summer 2015 di FABIO RUSCONI è un concentrato esplosivo dei nuovi trend di stagione rieditati in sandali e zeppe.

Ormai must have di ogni guardaroba estivo le zeppe oggi guadagnano i primi posti nel podio dei best della stagione. Il segreto del successo è nella loro declinazione in diversi mood, dai modelli più hippy anni ‘70, con fondo sughero, agli sporty con pelli mat e platform esagerate, a quelli da gheisha, anche in versione meta.

Suola massiccia e attitude decisamente sportiva, i sandali più cool della primavera/estate hanno alti fondi in gomma e si abbinano con pelli dagli effetti laminati, glitter o dettagli borchiati.

Guarda qui tutta la collezione:

Dior lancia il fashion short movie Secret Garden IV – Versailles con protagonista Rihanna

Dopo una lunga attesa, Dior lancia finalmente la versione estesa del fashion short movie con una protagonista d’eccezione: Rihanna.

Lo spot della campagna Secret Garden IV – Versailles ha tutte le carte in regola per vincere: abiti merveilleux, luxueux location, il volto di una star – ma manca il fondamento – una trama!

Sotto le note della sua nuova hit Only If For A Night e al chiarore di Luna, Rihanna sfila tra i lunghi corridoi del Château di Versailles, su tacchi vertiginosi e con l’andatura di una sexy killer; nasconde una clutch Diorama dietro la schiena come fosse un’arma, imponenti statue fanno capolino nella grandi sale del palazzo.



Ad ogni scena, un cambio d’abito, capi della collezione Esprit Dior presentata a Tokyo lo scorso dicembre; la cantante si muove felina in un cat-walk tra lo scintillìo dei preziosi lampadari, inondati dal riverbero violaceo e dorato. Nell’abito rosso la cantante scappa, come sdoppiata, da lei stessa. E’ un’inseguimento, una lotta alla sopravvivenza, ma queste sono solo supposizioni fantastiche costrette da un video che lascia molto all’immaginazione.

Dai giardini, appare un’altra versione di Rihanna, quella maschile con bastone, ma in abiti femminile – obviously – che, sicura, incede lenta verso la reggia. Le luci si spengono come in un romanzo di Allan Poe, c’è chi scappa, si sente ansimare, i tessuti bianchi volteggiano come piccole luci nella notte. And that’s it!

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“Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone

Diamo a Cesare quel che è di Cesare – Con “Tale of tales” Garrone va sicuramente premiato per il coraggio. Mettere in trasposizione una favola è compito assai arduo e molto ambizioso, e forse Garrone qualche punto lo ha segnato.

Dall’opera secentesca di Giambattista BasileLo cunto de li cunti”- una raccolta di 50 fiabe popolari in lingua napoletana rielaborate dall’autore,- Garrone ne estrapola 3: castelli, labirinti, draghi marini, incantesimi e maledizioni, foreste incantate, re e regine sono lo scenario di un fantasy-noir.

Una regina bellissima e sterile (interpretata da Salma Hayek) è posseduta dal desiderio di avere un figlio a tutti i costi, tanto da non accorgersi di quale sacrificio compie il suo amato, morendo per lei. Il re sarà costretto a lottare con un enorme drago marino, per portare il cuore alla regina che, mangiandolo, rimarrà incinta all’istante. Il cuore verrà cucinato da una vergine, in attesa, per incantesimo, di un figlio sosia dell’erede al trono; un povero contadino che frequenterà di nascosto il futuro re, il figlio tanto voluto ed ora soffocato dall’amore di una madre ossessiva e autoritaria.

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Garrone in questo episodio riporta l’egoismo femminile di chi desidera la maternità costi quel che costi, con una freddezza e una cupidigia rivelata nella scena in cui il corpo del re morto per amore della moglie, viene totalmente ignorato e sorpassato.

Sono ambientazioni fiabesche di luoghi reali, quelle scelte da Garrone per “Tale of Tales” – come le Gole dell’Alcantara che si trovano in Sicilia o il Labirinto del Castello di Donna Fugata a Ragusa. Scenografie e fotografia vincenti, pennellate di colori che a volte si trasformano in quadri rinascimentali, con citazioni a Vermeer o Cristofaro Allori e la sua “Giuditta con il capo di Oloferne“.

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L’apice dell’immaginario fiabesco e della poesia fatta a immagine si raggiunge con l’episodio di un re erotomane innamorato della voce di una fanciulla, che si scoprirà essere una vecchina dalla pelle rugosa e segnata dal tempo, una vecchina che lo ingannerà incollandosi letteralmente la pelle da farla risultare liscia e giovane. Il re si accorgerà dell’inganno, dopo una notte passata con l’intrusa – e la farà gettare dalla finestra, rifiutando la vecchiaia, la bruttezza, l’orrore di un corpo vizzo e molle. E’ a quel punto che l’anziana donna si accorge di non voler accettare i suoi anni, la giovinezza passata. Dopo aver succhiato il seno di una misteriosa donna in un bosco incantato, la vecchia si trasformerà in una bellissima donna dalla pelle bianca come il latte e dai capelli rossi come il fuoco.
La ricerca dell’eterna giovinezza cambia colori, secoli e costumi, ma rimane sempre una terribile malattia.

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Nella terza fiaba reinterpretata da Garrone incontriamo un re – Toby Jones quale attore – ottima interpretazione, d’altronde con un viso così non poteva essere più adatto a rappresentare la manìa, le stranezze, il possesso umano – il re nutre una zecca con bistecche e carne a volontà, tanto da farla crescere e assumere dimensioni umane – quando perderà il suo animaletto custodito da occhi indiscreti, non si accorgerà di aver abbandonato la figlia nelle mani di un orco, la cui testa tornerà tra le sue mani, insanguinate, come una Giuditta che si salva da un terribile Oloferne.

Paesaggi suggestivi, la voglia di girare l’Italia tra i luoghi magnifici e paesaggi naturalistici, un Garrone beethoviano nell’intento, ma forse uno scheletro fatto di sontuosi drappeggi, rossi velluti, barocche ambientazioni.

Qui il trailer in italiano:

Il labirinto più grande del mondo è di Franco Maria Ricci, in Italia

Dedalo ed Icaro, secondo la mitologia greca, ne uscirono volando; all’interno venne rinchiuso il mostruoso Minotauro che si cibava di carne umana – stiamo parlando del labirinto, il luogo magico che rende facile l’entrata e difficile l’uscita.
Era nei sogni di Franco Maria Ricci da 20 anni ed ora è diventato realtà. L’editore e designer parmigiano ha realizzato l’opera a Fontanellato, nella pianura padana parmense, sette ettari di terra trasformati nel labirinto più grande del mondo. Un luogo incantato, in cui favola e mito si mescolano, oggi sarà percorribile dal 29 maggio 2015, tra fitte siepi e canne di bambù e tra gli spazi culturali che ospiteranno la collezione d’arte del realizzatore: 500 opere tra pitture e sculture dal 500 al 900, volumi di Giambattista Bodoni, l’intera produzione di Alberto Tallone e quella di Franco Maria Ricci.

Oltre all’imponente parco, sale da concerto e da cerimonie e una cappella – ça va sans dire – a forma di piramide.

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“Da sempre i labirinti mi affascinano” – ha spiegato Ricci – “Sognai per la prima volta di costruire un labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che oggi presento”.

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A differenza di Minosse, Franco Maria Ricci sogna un luogo dove tutti possono perdersi per poi ritrovarsi, un luogo non pericoloso, un giardino dove poter chiacchierare immersi in un’atmosfera fiabesca. Un labirinto dove le cose accadono e nessuno può fermarle, dove nascono coppie, nuovi amori, racconti, dove l’imprevedibilità fa da padrona.

L’inaugurazione delle sale espositive è prevista per il 28 maggio insieme alla mostra “Arte e Follia” curata da Vittorio Sgarbi, dedicata ai pittori padani Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi.

Non la si può perdere se ci si vuole perdere in un labirinto.

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Youth, La giovinezza di Paolo Sorrentino – una giovinezza perduta.

Il teatro dove si svolge l’opera di Sorrentino è un lussuoso albergo tra le montagne svizzere, Schatzalp Hotel di Davos, lo stesso che fu caro a Thomas Mann in “La montagna incantata”.

Un direttore d’orchestra in pensione, le macchie scure sotto gli occhi, lo sguardo malinconico, l’abito demodè dal tessuto troppo pesante, un uomo che fa i conti con il passato: il protagonista intorno a cui ruotano altre storie di altri esseri umani.

Le chiacchiere con l’amico anziano, regista di successo ormai scevro d’ispirazione, girano intorno a domande amletiche “Quante volte hai pisciato oggi?” e risposte kafkiane “Quattro gocce, per due volte” – battute che in sala destano allegria tra le coetanee 70enni (forse arrendevoli al loro imminente destino) e tristezza nei più “young”.

Sorrentino vuole stupire con effetti speciali, vuole sbalordire, far sognare e sceglie, vincendo, la direzione alla fotografia di Bigazzi, ma questo non basta, nonostante le cantanti che allietano gli ospiti dell’albergo con deliziose melodie nella notte, volteggiando come dei carillon, nonostante le sfumature delle bolle di sapone, la cui vita dura un soffio, nonostante i primi piani soffocanti, a sottolineare le rughe, il tempo che passa…
Sorrentino fa della poeticità una popolare smorfia, pare che stia prendendo la strada giusta, ma poi manca di concretezza, mancano i dialoghi che sfociano in banalità da “bacio Perugina”, manca il senso della realtà – a partire da un prosaico Maradona appesantito nel fisico, fino all’interpretazione hitleriana di un attore alla ricerca di sé.

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La rappresentazione dei cliché che vengono scardinati – come una “Miss Universo” interpretata da Madalina Ghenea, la bella che dovrebbe essere per forza stupida e invece si rivela intelligente e pensante – è debole. Un’apparizione che forse ricorderemo solo nel suo lato B come mamma l’ha fatto.

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Interessanti ma senza forza le scene oniriche di una Venezia inondata che lascia spazio alla sola passerella dove Miss Universo sfila con tanto di corona in testa; di uno scenario da video-clip in cui la “pop-star” – il lavoro più osceno del mondo ansima una canzoncina trasformandosi in un prodotto astratto e sulfureo. La presenza di questa pop-star (la donna brava a letto) per lo meno viene giustificata da accenti di ironia padre-figlia:

“perché mi ha lasciato mio marito? cos’ha lei che io non ho?”
“Non posso dirlo, non ricordo, forse lo ha detto, ma accennato”
“Se non me lo dici mi metto a urlare, sei mio padre, devi dirmelo”
“Ok, è brava a letto”
“Beh, potevi anche non dirmelo!”


Stiamo parlando ancora di tanti ingredienti che insieme non riescono a comporre un piatto equilibrato, anche se forzatamente creativo. Sorrentino tenta il surrealismo di Fellini (negli accenni onirici) e un’estremismo jodorowskiano (nella scelta forte dei colori e dei personaggi/comparse) ma manca qualcosa, è un non-sense senza “sense”.

Purtroppo la retorica prende il sopravvento, o forse la vita è essa stessa retorica, tutte le vite si somigliano, per tutti la “leggerezza è perversione ed irresistibile tentazione“, tutti sono “vulnerabili come le monarchie – basta eliminare una persona e tutto cambia, come nei matrimoni“. Dialoghi con frasi a effetto ma vacui, vuoti, come la sensazione del regista perso quando si suicida buttandosi dal teatro dell’albergo. Banale, non sei la Woolf.

Caine e Keitel due vecchietti da cui fuoriesce più tenerezza che stima, uno apatico al punto da rifiutare di suonare per la Regina Elisabetta, l’altro narciso al punto che al primo rifiuto della sua attrice-musa di partecipare al suo film/testamento decide di togliersi la vita.

Sorrentino ci lascia con un’altra frase “La vita va avanti anche senza questa stronzata del cinema!” – e a me spiace dirlo ma credo che anch’io andrò avanti anche senza questa finta-giovinezza! Peccato.