SPIRITO TEXAN RODEO PER SALAR

Spirito TEXAN RODEO  per la nuova collezione F/W 16/17 del brand italiano SALAR

Nella collezione F/W 2016/17 si riafferma la femminilità audace espressa dal brand italiano SALAR che ci sorprende ancora con il suo design innovativo ed il sapiente utilizzo dei materiali, per una collezione ricca e versatile.

Il connubio dei materiali accentua lo spirito “Texan Rodeo” della collezione che dona alle borse una vena chic-rock di estrema originalità. Pelli lisce e suede, morbidi inserti di pelliccia di volpe, dettagli in cavallino, particolari metal fringes sono solo alcune delle sfaccettature che sono presentate per il prossimo inverno.
La novità di questa stagione sono gli intarsi Marie Rose e Rodeo, speciali applicazioni che richiamano gli abiti dei cowboy in uno stile creativo ed audace. Le troviamo nelle iconiche forme della MIMI e della LOU ma anche nel nuovo romantico modello CUORE che racconta la dolcezza del Rodeo ma sempre con un’anima ribelle accentuata dalle micro borchie.

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LISCA SS’16: AUDACIA, COLORE E UN PIZZICO D’AFRICA

LISCA SS’16: AUDACIA, COLORE E UN PIZZICO D’AFRICA

Come ogni anno, Lisca, noto brand sloveno di underwear e beachwear, famoso nel mondo per la qualità e la raffinatezza della sua offerta, presenta a Milano la nuova collezione di costumi da bagno per l’estate 2016.
Come d’abitudine, la linea “Selection” offre una vasta scelta di bikini, trikini e costumi interi, con tagli audaci e trendy e strutture capaci di valorizzare e modellare le curve femminili.
Eleganza color pastello, colori multivitaminici e motivi floreali sono i protagonisti della stagione, così come il tinta unita più glamour e le stampe animalier più seducenti, come il nuovo motivo ”zebra”. Tutti i modelli sono disponibili in varie combinazioni e corredati da eleganti abiti estivi, tuniche e parei.

Selection – linea Africa 



Selection – linea Barbados



 
La linea “Fashion“, colorata ed elegante, è un omaggio a rarefatte atmosfere estive: il rosa e il verde in varie tonalità, l’azzurro cielo e il blu oltremare sono le sfumature ufficiali della collezione, oltre alla combinazione di arancio e marrone sulle stampe dai temi esotici, come palme e tramonti.
Sofisticati e, al contempo, funzionali, garantiscono perfetta vestibilità e ottimo sostegno per vestire e definire ogni fisico.
Tutta la linea è disponibile in versione mix & match – il che permette di mixare forme, colori e modelli a piacere, alla ricerca del costume perfetto per ogni donna – ed è completata da parei, tuniche trasparenti e kaftani in stile “LadyLike”.

 
Cheek by Lisca è la scelta perfetta per gli spiriti più giovani e attivi: glitter scintillanti effetto shimmering, tagli laser, geometrie etniche e fantasie bidimensionali danno un’allure maliziosa alla collezione. Il design innovativo, come nel reggiseno push-up senza ferretto o in quello con le coppe removibili, denota, inoltre, una particolare attenzione alle esigenze di chi predilige uno stile di vita active.

 

Cheek by Lisca 

Look of the day – Down with love

In “Down with love” (“Abbasso l’amore”) film diretto da Peyton Reed, una scrittrice femminista pubblica un libro sulla battaglia tra i sessi e l’avversione all’amore, fino a quando un uomo di grande fascino le farà cambiare idea.

La commedia americana è ambientata negli anni ’60 dai colori pastello e fanno da sfondo una serie di costumi di grande fattezza ed eleganza.

Qui riprendiamo quel gusto vintage che oggi torna di moda, ispirandoci al film, a partire dai turbanti che adornano il capo. Per le appassionate del genere, consigliamo la boutique vintage “Sine Modus” sita a Milano che propone capi sartoriali ed una infinita serie di turbanti creati con preziosi tessuti e personalizzabili.


(alcune foto prese da TrendForTrend)

Mia Photo Fair 2016 – in mostra la fotografia d’autore

Il MIA Photo Fair 2016, Fiera Internazionale della Fotografia d’Arte, è arrivato alla sua sesta edizione.
Conclusosi lunedì 2 maggio 2016 ha ospitato negli spazi The Mall di Milano 80 gallerie con 230 artisti provenienti da tutto il mondo.

Obiettivo del MIA, dalla sua nascita, è quello di “rivendicare la necessaria dimensione commerciale della fotografia d’arte” così come ci ricorda l’ideatore e direttore Fabio Castelli attraverso il motto
Se non c’è un prezzo da pagare, allora non ha valore” – frase di Albert Einstein scritta a caratteri cubitali tra gli stand.

In questa dimensione commerciale la politica ha sempre fatto sentire la sua presenza ingombrante, così come succede in ambito cinematografico ad esempio; la costruzione di un evento di tale portata prevede una serie di processi di scelte e selezioni e, vagabondando tra gli stand del MIA, rimane il dubbio se siano frutto di una scelta obbligata o se il valore della fotografia d’arte stia lentamente scomparendo.

In un pot-pourri di maestri della fotografia e giovani autori, andiamo a vedere alcune delle proposte del MIA:

Body Land” è la serie di Arno Rafael Minkkinen, con un chiaro rimando alle opere di Francesca Woodman.
Il fotografo, da più di quarant’anni, lavora con il proprio corpo, attraverso degli autoscatti, per comprendere il legame uomo/natura; il risultato sono fotografie in cui il senso di questa ricerca vede l’amalgamarsi tra l’essere umano con la Madre Terra.
Senza alcuna manipolazione digitale, le foto acquistano un tono surrealista, i corpi divengono alberi e ad essi si fondono, le schiene ponti su un paesaggio lacustre.

Photo & Contemporary – Torino.

"Body Land" di
“Body Land” di Arno Rafael Minkkinen


La galleria Still di Milano presenta una serie fotografica del maestro dello yachting photography, Carlo Borlenghi. Una vita passata a fotografare barche nel loro ambiente già poetico per definizione – il mare – con un’espressività personale e originale. Borlenghi ha il potere di fermare un’onda nell’attimo esatto in cui questa riempie l’obiettivo, la luce sulle increspature dell’acqua sembrano dipinte, il cielo è carico quasi sul punto di esplodere e quel punto bianco, quella barca in mezzo al mare, il pensiero di un viandante solitario.

Carlo Borlenghi


Monica Silva, fotografa di origine brasiliana, affronta il tema dei conflitti religiosi. Ispirata dall’opera di Caravaggio “Cena in Emmaus”, riunisce ad una tavola carica di simboli quattro religioni- ebraica, buddista, cattolica e musulmana – con ironia e colore; un messaggio che invita all’unione e alla fratellanza.

Galleria Bianconi, Milano

Sacro Pasto (Cena di Emmaus)
Sacro Pasto (Cena di Emmaus) – Monica Silva


ES_SENZA è la serie del fotografo italiano Settimio Benedusi che recupera dal cassetto della memoria le foto di sé bambino in compagnia del padre. Attraverso l’uso di Photoshop, il linguaggio attuale, Benedusi rimuove la figura del padre, la testimonianza di una presenza/assenza, mentre il bambino che è stato, rimane fisso nell’immagine. Una lettura profonda ci porta a riflettere sulle difficoltà che la vita ci pone, a partire dalla perdita dei cari, un destino comune a tutti e impossibile da evitare; forse il dolore più grande che, nonostante tutto, ci lascia ancora in piedi, come quel bambino nella foto, perchè la vità va avanti ed è la nostra forza.

Galleria Still – Milano

Es_senza - Settimio Benedusi
Es_senza – Settimio Benedusi


Vera scoperta di questo MIA Photo Fair è il talentuoso Marco Onofri, che presenta il progetto Followers. “Cosa succederebbe se tra le donne che posano nude sui social network e i fedeli seguaci si togliesse di mezzo il mezzo?” Tolto un computer, rimane la realtà – ed è qui che entrano in scena i soggetti che prima si nascondevano tra fake e commenti anonimi. Moralizzatori, mamme, erotomani, studenti, bambini e addirittura cani, sono i veri protagonisti dello scatto, con le loro espressioni che parlano di una verità nota a ciascuno di noi, followers a nostra volta.
Una lode per il tema scelto, di grande attualità e per essere riuscito a renderci parte dell’opera stessa.

Romberg Project Space– Latina

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Followers – Marco Onofri


Questi sono alcuni tra gli esempi pionieristici di questa edizione del MIA Photo Fair, piccola testimonianza in una fabbrica di racconti che rimarranno nell’ombra.
Il MIA Photo Fair rimane ad ogni modo la più grande Fiera fotografica di respiro internazionale in Italia, e da’ un valore aggiunto alla città di Milano, ma quanti “pezzi di storia” darà alla luce?

Sullo sfondo i grandi maestri, Bert Stern, Mario De Biasi, Herb Ritts – tutto il resto è noia.



MIA – Milan Image Art Fair 2016
The Mall – Milano Porta Nuova
P.zza Lina Bo Bardi
28 aprile – 2 maggio

Tutto il meglio sulla Milano Design Week

TUTTO IL MEGLIO DALLA MILANO DESIGN WEEK

Una Milano che non dorme mai ha aperto le porte all’evento del design più atteso dell’anno: la Milano Design Week tra Salone del Mobile e Fuorisalone.

Le grandi aziende dell’arredamento hanno esposto le novità in fatto di design e i talenti emergenti hanno mostrato le loro idee tra il pubblico curioso e quello addetto al settore.

Il Salone Internazionale del Mobile, che si è svolto nei padiglioni della Fiera di Rho è l’appuntamento fisso per produttori e addetti al settore, un luogo dove stringere rapporti commerciali e lasciarsi ispirare dalle nuove proposte.

Qui il meglio dal Salone del Mobile:

iDogi: gruppo veneziano che mette in scena la pomposità quasi barocca di chandelier in vetro di murano, vasche in bronzo, preziosi dettagli in ametista lapislazzuli e malachite.
Per chi ama le atmosfere esclusive, iDogi creano pezzi unici e personalizzati per uno stile luxury a cinque stelle.

iDogi


Armani DADA:

Design, comfort, eleganza e funzionalità sono le parole chiave della linea Armani DADA.

Ampi spazi eleganti ma soprattutto pratici, dove spessi blocchi di marmo donano non solo classe, ma un senso di pulizia e rigore alla casa, coprendo fornelli e piani cottura e trasformandosi in preziosi tavoli da lavoro.

Armani Dada


Park Avenue: il nome inganna perché il marchio è fiorentino, ma lo stile è decisamente metropolitano.

Vincente il design nella proposta “Junior Bathroom” che vede vasche da bagno a forma di cupcake e lavandini come tazze di cioccolata, un regno incantato dove coccolare i propri figli.

Per gli adulti bagni con vasche piedini di leone e docce nascoste da porte specchiate, ideali per nascondere l’amante!

Retrò il “Barber Shop” che incanta tutti con il suo stile vintage legato ai Roaring Twenties.

Junior Bathroom


la proposta Park Avenue al Salone del Mobile


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Park Avenue


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Secret Bathroom


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Barber Shop


GRAFF: 

Art of Bath Gallery è un percorso non solo legato al mondo del design ma anche a quello dell’arte – ed è presentato dall’azienda americana in collaborazione con DCube, una galleria d’arte.

Da oggi è possibile avere una Ophelia nel proprio bagno e sorprendere una Venere del Botticelli bagnata sotto la nostra doccia! Vincent Calmel ha riprodotto così le opere classiche in chiave moderna, attraverso fotografie dall’indubbia originalità.

Il gusto è moderno, le linee essenziali e libere da orpelli.

GRAFF e la foto di una Ophelia in chiave moderna


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GRAFF al Salone del Mobile


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opere classiche reinterpretate in chiave moderna – nelle stanze da bagno GRAFF


GRAFF


 

Al Fuorisalone il brand Quattrocento presenta degli occhiali dalla linea innovativa e dalla realizzazione 100% italiana. Prendono il nome infatti dal florido periodo storico del ‘400, in cui gli artigiani rappresentavano una fetta dei nobili mestieri e gli artisti venivano osannati.

Qui storia e passione si portano sul viso, a incorniciare gli occhi !

Forza e Coraggio per LIQ magazine, che approda a Milano direttamente dalla Calabria per promuovere gli artisti del proprio territorio. Un progetto a chilometro zero trainato dall’amore e della passione per l’arte. Autarchici!

Gusto e ricercatezza per Antonella Galasso e la sua visione femminile di accessori, dagli orecchini ai bracciali, fino alle custodie per accendini. I prodotti sono lavorati a mano da esperti e artisti della gioielleria e mantengono alta la bandiera del made in Italy.

GIACOMINI DESIGN è sinonimo di lusso ed eccellenza. Le sculture d’acqua in titanio e acciaio ne sono l’esempio, disegnate da Massimo Marzorati e presentate in teche olografiche dello Studio Tangram.

All’evento di presentazione, la sinergia ha visto altre due eccellenze: Hodara, leader dell’arredamento e Bougeotte, con le preziose borse dal design accattivante.

Giacomini Design

 

Philosophy di Lorenzo Serafini – la forza del romanticismo

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI – COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 16/17


Un tocco romantico che lo contraddistingue e quella venatura rock che lo rende moderno: Philosophy by Lorenzo Serafini sfila alla Milano Moda Donna F/W 16/17 con una collezione che non si fa dimenticare.

Dettagli dell’aristocrazia femminile e maschile del XVII secolo, come la gorgiera su camicie ed abiti in pizzo a incorniciare il volto, e perle a impreziosire cinture e polsini – le perle che nel periodo elisabettiano significavano verginità, purezza e venivano utilizzate su spille, collane e anche tra i capelli.

sx gorgiera 1620 - dx Philosophy F/W 16/17
sx gorgiera 1620 – dx Philosophy F/W 16/17


La donna Philosophy è al passo coi tempi ma rimane ancorata ad un passato nostalgico, dove eleganza, grazia, storia e ambizione sono ingredienti preponderanti.

Gracious come una “virgin suicide” e sicura di sé come una donna ritratta da Henri de Toulouse-Lautrec, la protagonista Philosophy indossa pizzi e candidi merletti, ma anche tessuti damascati e velluti importanti. Alterna tra rettitudine e passione, sottovesti di mussola leggera ad abiti strizzati con corsetti per segnare il punto vita, colletti inamidati e rigidi.

Le ruches sono la firma ridondante, vezzo di vanità, nei colori pastello o in total black per le mercoledine. Tra bottines in pelle nera con fiocchi e fibbie e stivali alti e morbidi, il tocco rock Philosophy urla il suo carattere e la sua forza.

Philosophy 16/17 - scene dal film "The Virgin Suicides"
Philosophy 16/17 – scene dal film “The Virgin Suicides”


al centro un dipinto di Henri de Toulouse-Lautrec – ai lati sfilata Philosophy


Day and Night si mescolano nella collezione autunno/inverno 16/17 Philosophy dando vita a chemisier femminili con dettagli in pizzo chantilly.

Fiocchi, plissettature, volumi, piume di cigno si alternano al velluto, allo shearling, alla nappa laccata, al cady, in un gioco di contrasti e opposti che si attraggono, come una Colette âgée ma ancora bellissima che cade in amore per Chéri.

Philophy – dx una scena tratta dal film Chéri


Credo che oggi il coraggio di essere romantici sia davvero un punto di forza. Ho pensato alla volontà che bisogna avere per mantenere un approccio dolce alla vita. Partendo da questo ho esplorato diverse sfumature della spirito romantico che mi appartiene scoprendo una femminilità più forte con una più consapevole innocenza seduttiva” – così racconta Lorenzo Serafini il suo viaggio nella collezione Philosophy F/W 16/17. 

E’ questa la visione della donna del direttore creativo, una donna che sa amare e sa ancora dimostrarlo, una donna forte ma dall’animo gentile e garbato, capace di emozionarsi e recuperare la forza delle tradizioni.

dal film "Legends of the fall" - dx Philosophy
dal film “Legends of the fall” – dx Philosophy


Guarda qui tutta la collezione Philosophy di Lorenzo Serafini:



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Alberta Ferretti, il matrimonio tra arte e moda

ALBERTA FERRETTI COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 2016/17

 

Arte e Moda vivono da sempre un legame indissolubile; ed è all’arte che la collezione moda donna di Alberta Ferretti Autunno/Inverno 16/17 si ispira.

Dai ruscelli del pittore John Everett Millais, dove si svolge il dramma della povera Ophelia, ai romantici paesaggi della pittura nipponica, dove fiori e uccelli creano una perfetta armonia di colori e forme.

 – C’è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa. – 
(Amleto, Atto IV, scena VII)

sx Alberta Ferretti – dx Ophelia 1851 di John Everett Millais


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Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Chiave di lettura di questa collezione sono il romanticismo e la sensibilità, presentate da indumenti riassunti con tessuti leggeri, che non stringono e non costringono la donna nei movimenti quotidiani.
Gli abiti in crêpe-satin sono modellati dal taglio a sbieco e impreziositi da pizzi, così come i completi in casacca-pantalone.

Gli chemisier in chiffon stampato a fiori sovrapposti da ricami tridimensionali, le jumpsuits in satin bordate con piping a contrasto, gli abiti bustier di lana o cashmere con ricami, creano una moda di carattere, sensuale, che racconta una donna e il suo background creativo.

E’ la libertà di indossare giacche maschili e tailleur, mischiando diverse lunghezze e tessuti e dimenticando in quale ora del giorno ci si trova, come presi da un incantesimo, non riconoscendo più il giorno e la notte. La donna Alberta Ferretti è sicura nel suo prezioso completo pijama, così come negli abiti sottoveste in pizzo.

nature giapponesi – abito bustier Alberta Ferretti con pelliccia


gli abiti di Alberta Ferretti rimandano alle nature nipponiche


Velluti, pizzi e crêpe-satin tra i tessuti della collezione Alberta Ferretti F/W 16/17


Dalle atmosfere preraffaellite al purismo, la collezione F/W 16/17 di Alberta Ferretti dipinge una donna boldiniana, avvolta in abiti in velluto e satin e in cappotti in tweed bouclé lavorato con inserti di pelliccia. Scevra da ogni strutturazione e libera di stupire, con quel tocco di magia, sfilando su mules e stivaletti di velluto, liscio o ricamato, o con totale nonchalance sul tacco a spillo.

sx Alberta Ferretti – dx dipinto di Giovanni Boldini, La dame de Biarritz, 1912


quadro di Giovanni Boldini, Ritratto di Betty Wertheimer – dx Alberta Ferretti


Con uno sfondo in movimento che richiama una natura incontaminata e ovattata, la collezione Alberta Ferretti Autunno/Inverno 2016/17 sfila trionfante alla Milano Moda Donna.
E’ un défilé dove si incontrano i grandi autori della pittura, da Dante Gabriel RossettiJohn Everett Millais, il sigillo di quanto cultura e arte  siano fondamentali per scrivere nel dizionario della moda il nome, in eterno, di una grande rappresentante del genere: Alberta Ferretti.

sx Alberta Ferretti – dx Venus Verticordia di Dante Gabriel Rossetti 1864-8


Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Guarda qui tutta la collezione Autunno/Inverno 16/17 Alberta Ferretti: 

 

 



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Il ramen più buono di Milano? Da Casa Ramen !

Dove mangiare il ramen più buono di Milano?

A Casa Ramen, in zona isola. Lo chef Luca Catalfamo ci racconta la sua storia.  

Le dichiarazioni d’amore hanno forme e sapori differenti. Il cinema, la settima arte, dichiara per gli occhi attraverso le immagini, la cucina lo fa per soddisfare tutti e cinque i sensi. E’ con la vista che apprezziamo d’impatto un piatto, la sua composizione; con l’olfatto ne possiamo valutare gli odori, che ci riportano magari a lontani ricordi; con il tatto ne confrontiamo le forme, la ruvidezza o le viscosità; con l’udito stimiamo la croccantezza del cibo, lo sfrigolìo dell’olio bollente e infine con il gusto ne stimiamo i sapori.

Luca Catalfamo, chef del ristorante Casa Ramen – che si trova nel centro di Milano in zona Isola – ha fatto la sua dichiarazione d’amore, con un atto di fedeltà …per il ramen!

Casa Ramen è ormai l’indiscusso luogo dove mangiare il ramen più buono di Milano.
In una location che conta 20 coperti totale, arredamento ridotto ai minimi termini, si trova il piatto tipico dello street food giapponese, a base di “tagliatelle stirate a mano” dentro un brodo di carne o pesce insaporito. Ogni località ha la sua ricetta, così che Luca Catalfamo ha deciso di crearne una propria: ha personalizzato il ramen cucinandolo con prodotti italiani, rendendone più delicato il sapore e tenendo alta la bandiera del made in Italy.

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Casa Ramen


Il personale è gentile e preparato e descrive ogni piatto con cura certosina, bandite le prenotazioni che obbligano ad una lunga attesa poi ampiamente ricompensata dalla qualità del cibo e dalle specialità inserite in menu dallo chef – è ora il periodo dei panini al vapore ripieni di kakuni, cipolla in agro, arachidi tostate.

Ogni piatto raggiunge un equilibrio gustativo fatto di contrasti, contrapposizioni dove, poche volte, alcune sensazioni prevaricano su altre – è il caso del Miso on Fire costituito da brodo tonkotsu 100% maiale, mais, cavolo cinese, chashu, bamboo, cipollotto e naruto. Se non avete il palato di una roccia non osate!

I sapori sono sempre decisi e confortevoli, con punte di diamante – è il caso del tiramithe, un dolcetto delizioso al tè verde matcha con lamponi e sesamo nero.

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Miso on Fire


Se per le strade giapponesi si sorseggia il brodo caldo tra una corsa e l’altra al lavoro, qui a Casa Ramen potrete sedervi comodamente sul lungo tavolo al lato della sala e fare conversazione con gli ospiti – non è raro trovare una forte percentuale di asiatici, sostenitori del ristorante.

Come in Tampopo, pellicola cinematografica di Jûzô Itami, Luca Catalfamo fa rifiorire un locale che era ormai in disuso da oltre un anno, trovato quasi per caso in zona Isola – e anche qui la protagonista è la squisita “minestra di spaghetti” – il ramen. Ci racconta la sua storia:

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Casa Ramen si trova in via Luigi Porro Lambertenghi, 25 a Milano- zona Isola


Quando è stata la prima volta in cui hai assaggiato il ramen?

Sette anni fa, prima di allora non sapevo dell’esistenza del ramen.
Mi trovavo a New York, dove lavoravo, ero stanco e solo, camminando vidi una lunga fila fuori da Ippudo, un famoso e riconsociuto ristorante di ramen della Grande Mela. Dopo mezz’ora di attesa avevo di fronte la mia minestra calda di spaghetti, l’odore di uova, la consistenza della carne … e mi sono subito sentito a casa. Da allora è iniziata la mia ricerca ossessiva sulla ricetta del ramen.
Sono arrivato ad assaggiarne anche cinque al giorno, viaggiando tra Londra, Sidney e Giappone. Ma è a Londra che ho avuto i primi contatti con le tecniche e i segreti del piatto, perchè i proprietari del ristorante dove lavoravo erano giapponesi.

La sintesi del tuo ramen?

E’ l’insieme delle varianti assaggiate in tutto il mondo.
Tonkotsu è il brodo che più mi soddisfaceva (brodo fatto con ossa e carne di maiale cotte a lungo, servito con zenzero sotto aceto) e ho cercato di replicarlo, ma dal primo giorno di apertura ad oggi, il gusto è cambiato, tra fallimenti e sperimentazioni.

Direi grandi soddisfazioni, visto che hai aperto un ristorante anche in Giappone.

Grandi soddisfazioni, nel maggio dell’anno scorso sono stato invitato dal Museo del Ramen di Shin-Yokohama ad aprire un nuovo ristorante. E’ sempre stimolante poter parlare con dei maestri del ramen!

Quando nasce la passione per la cucina?

Ho i genitori siciliani, quindi per tradizione la domenica è sempre stata la giornata delle grandi abbuffate. Le preparazioni dei piatti richiedevano tempo, ricordo quand’ero piccolo aiutavo mia madre o mia nonna in piccole faccende, girare la besciamella, tagliare la pasta, sbattere le uova …sono gesti tornati alla memoria solo ora, perchè li vivo quotidianamente.

Il piatto della tua infanzia?

La pasta con le melanzane.

Da cliente, qual è il tuo ristorante tipo?

Un posto non troppo formale, mi piace sentirmi a mio agio, ritrovare il gusto e la semplicità nel piatto, evitando il minimalismo. L’educazione in sala è fondamentale ma senza pressione. Mi piace l’atmosfera di respiro internazionale, piatti originali, eclettici e la sensazione di stare a casa.

Progetti futuri?

Una nuova sfida personale: l’apertura di un ristorante a Milano legato alla cucina asiatica, rimanendo fedeli alla zona ma più spazioso, dove  poter ampliare il menu; ovviamente il ramen, il mio primo amore, non mancherà!

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Ramen


Casa Ramen oggi vanta una clientela internazionale, con un picco di 60% asiatica nella stagione estiva, persone abituate a mangiare zuppe calde anche a temperature alte – le varianti estive proposte dalla casa sono senza brodo.

Nella grande affluenza di pubblico, tra l’impiegato milanese e la ragazza alla moda, sempre più spesso curiosi e addetti al settore si fiondano nella ciotola alla ricerca del tanto decantato ramen. Tra questi, un ipotetico Anton Ego – il cinico critico gastronomico di Ratatouille – potrebbe arrivare con l’intento di rovinare la piazza, ma sono sicura, anzi ne sono certa – che ritroverà quei sapori e quegli odori in grado di regalargli ricordi sopìti, quelli della dimenticata e innocente infanzia.
Casa Ramen conquista proprio tutti !

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Luca Catalfamo, lo chef di Casa Ramen


(testo e foto di Miriam De Nicolo’)

Tutto sulla vita di Alex Belli, uno degli uomini più belli d’Italia

Conosciuto al grande pubblico come protagonista di Cento Vetrine, naufrago all’Isola dei famosi e ballerino a Ballando con le stelle, non tutti conoscono la vera storia di Alex Belli.

Di Alex Belli si ha quel tipo di ritratto dei personaggi di una soap opera: bello e impossibile.

A vederlo non fa una piega, è bello da irritare, gentile, ma il lato dominante è la voce: baritonale, voluminosa, chiara, disinvolta – una di quelle voci che vorresti ti svegliasse al mattino.

Nell’ appartamento milanese, la sua casa/studio, mi offre un caffè come farebbe sul palco di un teatro – è interessante questo spirito shakespeariano, portamento di marmo da uomo consunto e con la faccia acqua e sapone.

Bevo il mio caffè già zuccherato (è premuroso e veggente) mentre Alex, lasciando cascare la gravità di quella voce tremendamente sexy a terra, si accompagna leggero al pianoforte suonando Satie. Con disinvoltura, facendo trotterellare le dita sui tasti, prima bianchi poi neri, una passione musicale che arriva dal Conservatorio, dove ha studiato per 5 anni.

Satie, tra i miei compositori preferiti, nella stanza del personaggio più gossippato degli ultimi tempi.

Alex Belli indossa un completo smoking con trama damascata Corneliani


Quando la televisione, il mezzo di comunicazione più potente, ti affibbia un ruolo, te lo appiccica talmente bene addosso che è difficile staccarsene, ne rimangono la colla, gli angoli. E allora ti presenti davanti al signor Tal dei Tali e ti aspetti un bel ragazzo, possibilmente stupido e non un uomo dai mille interessi e dalle infinite capacità. Perchè si sa un modello deve essere assolutamente bello ma non è necessario che sappia esprimersi – ci si aspetta che la velina sposi il calciatore e così via. E invece Alex spiazza tutti ! Durante la carriera di modello ( e ricordiamolo ha sfilato per Giorgio Armani e per le più importanti case di moda) non tralascia il suo amore per la musica – si specializza all’Accademia Lirica del Teatro Regio di Parma e si applica su chitarra, batteria, basso.

Completo kimono dal richiamo marino La Perla – Camicia in popeline nera Corneliani


E coltiva l’interesse per la fotografia, prima facendo da assistente ai maestri che lo hanno ritratto, poi in maniera attiva da autodidatta – scatta nel suo studio, gli amici, i colleghi e non ultima Katarina Raniakova, sua moglie. Perchè a differenza di Francesca Woodman – che si lamentava di non avere sempre modelli a disposizione nei momenti di massima ispirazione, – Alex Belli ce l’ha in casa, e condivide con Katarina anche i momenti di lavoro.

Alex Belli indossa un completo smoking bicolor Canali


La loro è una storia pubblica che ha “allungato il brodo” a molti giornali, pettegolezzi che niente hanno di diverso dalle normali vicende matrimoniali – discussioni, tradimenti, riappacificazioni. Lontani dalle telecamere sono complici, flirtano come adolescenti (Katarina è appena tornata da un lungo viaggio) mentre li fotografo per il servizio di moda.

A sx Completo kimono dal richiamo marino La Perla, camicia in popeline nera Corneliani – dx completo smoking con trama damascata Corneliani


Katarina scruta gli ospiti con gelosia felina, in silenzio, affilandosi le unghie – e si dimostra essere un’ottima padrona di casa, cordiale, socievole, allegra. E’ lei a raccontarsi più volentieri, con naturalezza, la passione per la cucina, le cene infinite a casa Belli, l’impossibilità di immaginare una vita senza di lui. Credo sia lei la roccia tra i due Belli.

A sx completo smoking con trama damascata Corneliani – dx Completo kimono dal richiamo marino La Perla, camicia in popeline nera Corneliani


In letteratura, in musica, in storia, quello che mi ha sempre colpito è il “dietro le quinte” – chi era Mozart quando ha composto il Requiem ? Che donna era la regina Vittoria quando regnò nel periodo più florido d’Inghilterra?

Una bella scoperta Alex Belli, contraria alla follia apparente e rumorosa delle masse.

A sx Occhiale da sole tondo con lente a specchio Rayban – dx Giacca da camera in seta e pantaloni in cupro La Perla


Photographer: Miriam De Nicolo’ 

Styling:  Alessia Caliendo

Make up: Paolo Sfarra 

Styling assistant: Caterina Ceciliani / Rebecca Zola

Location: AXB Studio

Cividini sposa l’imperfezione – Milano Fashion Week 2016

SFILATA CIVIDINI ALLA MILANO FASHION WEEK 2016 

COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO 16/17 

 

Uno dei cantautori più famosi della storia cita: “C’è una crepa in ogni cosa. E’ da lì che entra la luce.
Si tratta di Leonard Cohen, che esalta l’imperfezione come forma di bellezza.

Imperfetta anche la collezione Cividini F/W 2016/17, che calca il concetto con un mood minimale, scarno, ma non privo di dettagli.

In un periodo storico dove il prototipo di bellezza non vuole più modelle magre ma curvy, anche la moda stravolge i suoi canoni: niente più abiti fascianti, no a sexy trasparenze, via libera alla comodità, alla morbidezza, all’antico scopo del vestirsi, che è quello di coprirsi.

Copertura a strati per la collezione Cividini Autunno Inverno 2016/17, sovrapposizioni di capi e tessuti diversi, il maschile si mescola al femminile, gli accessori si riducono ai minimi termini e diventano indispensabili.

Le frivolezze sono bandite, rimane l’essenza!

Guarda qui la collezione Autunno Inverno 16/17 di Cividini: 



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