In risposta al GRANDE BOH sull’arte

Poco tempo fa sono stata invitata alla press preview della mostra tenutasi a Palazzo Reale dell’artista Vanessa Beecroft, ne parlo qui, uscita poi da quelle stanze colma di dubbi sulla qualità e sul senso di quelle Polaroid, lì a raccontare cosa?!?

Il direttore di Style, il magazine di moda maschile del Corriere della Sera, Alessandro Calascibetta, leggendo la mia recensione, mi ha invitato a sfogliare il numero di Dicembre incentrato proprio sull’arte e sulla sua comprensione.
A fondo pagina “IL GRANDE BOH”, un interessante articolo di Andrea Rossi, che si interroga “E’ l’habitat che fa l’opera d’arte? No. È il mercato che fa l’opera d’arte? Si, senza dubbio“.

Ecco, se le Polaroid della Beecroft (ripeto artista che stimo e seguo da tempo) si fossero trovate non a Palazzo Reale ma al bar di zio Peppe, avrebbero avuto lo stesso valore? Io credo che, per il signore che prende il cappuccino al bar di zio Peppe, lo stesso signore che conosce le installazioni della Beecroft, UNA di quelle immagini possa avere lo stesso significato; ma zia Pina che guarda la D’Urso la domenica pomeriggio, si fermerebbe solo per esclamare un “cus a l’è quel culo infangato lì? Guarda che costuma’



E ad ogni modo anche il conoscitore dell’intera opera Beecroft, qualche domanda se l’è posta: 36 Polaroid di backstage cosa raccontano della complessità artistica 1993-2016 con dei soli primi piani di volti pittati?

Rossi sottolinea che “è il mercato a fare l’opera d’arte” e con questa affermazione è vicino al mio pensiero quindi.

Ricordiamoci che l’arte non è scienza, ma è per definizione qualcosa di “astratto” rispetto alla scienza e alla matematica. L’arte è ambigua per natura. Certo io posso dire che un’opera di Warhol è bella (cosa che negherò tutta la vita- apprezzo l’intelligenza di Warhol ma non la sua arte) e un altro invece può dire che è una cagata pazzesca. La definizione di “bello” è qualcosa che ha a che vedere col proprio gusto, bagaglio culturale, periodo storico, luogo etc…
Ogni opera d’arte viene percepita individualmente. Non ci sarebbero orde di turisti ammassati a fotografare la Gioconda, se non se ne fosse parlato tanto. Quindi è assolutamente vero che è il mercato a fare l’opera d’arte.
Lo stesso vale nella moda. Chi acquisterebbe una Fendi senza tutta quella pubblicità? Come arriverebbe al cliente, se nessuno vedesse le adv sui giornali, le campagne in TV, gli spot, alle masse arriva tramite questi mezzi, quindi più investi, più possibilità hai che la ragazzina che sfoglia Vogue possa vederla sulle pagine patinate o che la brava mogliettina durante l’ora di cena possa vederla in TV e chiederla prontamente al marito cornuto per Natale!

Anche in ARTE esiste una specie di piramide:

L’ARTISTA è spinto a creare, in genere, per una necessità, una “chiamata” interiore;

Lo scopo del MERCATO è vendere e creare quindi una serie di favolette più o meno interessanti, più o meno divertenti, più o meno scandalose o provocatorie, a mo’ di Bibbia;

E NOI, noi SPETTATORI, siamo quelli che l’arte la mangiano, con gli occhi, la vedono, col cuore, la sentono, con la testa.



(in copertina un’opera di Maurizio Cattelan, Love, 2011)

Stella Jean e il suo messaggio “popolare” – calcio e moda

STELLA JEAN COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2017

Da sempre impegnata su una moda improntata al sociale e intenta a sensibilizzare anche le masse modaiole, Stella Jean non smette di stupire col suo linguaggio “popolare”.

E per questa collezione primavera estate 2017 utilizza come tema il calcio.
Quello che si gioca per le strade di tutto il mondo, nei cortili di scuola, quello che unisce grandi e piccini in un gioco e una passione comune, quello che non ha età, cultura, razza o religione, ma che è solo fede di socializzazione.

E’ una scelta stilistica che vede in collezione un wardrobe fatto di maglie intarsiate con la fascia da capitano e polo vintage-soccer abbinate a gonne iperfemminili.

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Non solo calcio, ma arte per la stagione primavera estate 2017 Stella Jean, un rimando ai paesaggi esotici hawaiani e alla pittura di Préfete Duffaut, un decorativismo carico di colore e contemporaneità.

Look sportivi, chemisier dalle linee fluide ma anche volumi rubati ai ’40, sperimentazione di un mix & match fatto di atmosfere esotiche e costruzioni borghesi.


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Il dettaglio maschile si sposa al gusto femminile con abiti lunghi e camicie in seta, polo sportive rigate e shorts plissettati, gonne in organza e tailleur e tute in crepe de chine.
Ironiche le stampe con ricami di galli e pannocchie, senza tralasciare mai l’importanza dell’artigianalità e della qualità dei capi Stella Jean.

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Guarda qui l’intera collezione Stella Jean SS2017:



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Le favole raccontate sulle borse di Annalisa Caricato

Sembrano appositamente create per far sorridere, le borse Annalisa Caricato sono come una giornata di sole dopo un lungo inverno.

Come dei fogli bianchi, Annalisa Caricato ci racconta, attraverso i prodotti, le sue origini e i ricordi d’infanzia, le distese dei prati fioriti e la vegetazione pugliese, gli animali con cui giocava e le farfalle colorate che ammirava da bambina.

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Ciascuna bag è un libro nuovo con una nuova fiaba da guardare, dove si sprigionano i colori e tutta la vivacità della fantasia.

La designer cuce personalmente e a mano ogni patta che verrà poi applicata e rifinita nelle botteghe artigiane italiane, grazie alle ultime tecnologie.

I paesaggi popolati da gatti e animali circensi della designer, sono frutto di una sapiente ricerca qualitativa e artistica, che fa del made in Italy la sua forza.

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Non solo borse, Annalisa Caricato vuole cucire a ciascuno una personalità che emerga senza parole, ma attraverso lo stile, come un’ombra di Peter Pan; è così che collega la t-shirt alla minibag. Una maglia con stampa serigrafica curata nei minimi dettagli, che come un filo di Arianna riconduce alla storia.

Grande novità sul mercato delle borse, in continua espansione, dove ironia, qualità, ricercatezza e creatività parlano del brand tutto italiano Annalisa Caricato.

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Pinko firma una capsule collection con Coca-Cola

E’ dalle strade che gli stilisti di tutto il mondo prendono ispirazione per le loro collezioni, e Pinko si rifà proprio alle strade colorate di Cuba per la collezione primavera estate 2017.

La cultura urbana si mescola alla scena hip-hop internazionale e alle sue icone, una collezione che guarda agli anni ’80 e ’90 nei colori e nella visione di una femminilità rock, trasgressiva e alternativa.

Le palette colori è fredda e gioca sui fluo dei gialli, sugli accesi rossi, ingentilendoli con il rosa bon ton, e mixa fantasie tropicali con un richiamo a Cuba e alle notti folli e ballerine.

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La chiave dello streetstwear è mescolare capi di diverso stile e genere, ma sempre con quell’allure sexy che contraddistingue la donna Pinko. E allora l’animalier si abbina alle fantasie tropicali, l’abito romantico in voile ad un bomber colorato, la longuette classica ad una maxi felpa.

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Grande partnership con Coca-Cola per questa collezione primavera estate 2017 con cui Pinko crea una capsule collection di felpe, t-shirt e borse firmate da entrambi i pop-brand.

La cultura pop rivive sui prodotti di un brand che è voce delle masse, che rappresenta la sottocultura modaiola dei giovani, che è concetto, idea e opinione del womenswear.

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Vanessa Beecroft espone a Palazzo Reale in occasione del PhotoVogueFestival

In occasione della prima edizione del PHOTO VOGUE FESTIVAL, inaugura la mostra “Polaroids 1993.2016” di Vanessa Beecroft, esposta presso la prestigiosa sede di Palazzo Reale Milano dal 24 al 29 novembre 2016.


Cos’è il PHOTO VOGUE FESTIVAL?


Vogue Italia è un magazine di moda al passo coi tempi, da sempre indìce e si fa portavoce di mostre, talks ed eventi socio-culturali che promuovono la fotografia e l’arte dell’immagine. Quest’anno, sotto la direzione della Senior Photo Editor Alessia Glaviano e presieduta dal direttore Franca Sozzani, ha voluto dedicare un festival interamente improntato sulla fotografia di moda.

Tra i vari eventi che si svolgeranno a Milano dal 22 al 26 novembre, di grande spicco compare il nome dell’artista internazionale Vanessa Beecroft.

Chi è Vanessa Beecroft?

Vanessa Beecroft è un’artista e performer di fama internazionale, che espone le proprie opere nei musei più importanti del mondo; è stata inoltre selezionata dalla Biennale di Venezia dove ha presentato un giardino segreto di marmo: donne dalle diverse forme e fattezze posavano per l’occhio voyerista dello spettatore, in fila per spiare da una piccola fessura la nudità di corpi statuari. Ne parlo qui.

E proprio sui corpi femminili si posa lo sguardo indagatore dell’artista, nella sua multisfaccettata attività che ingloba scultura, performance e fotografia, indagando sulla visione del soggetto femminile in quanto “oggetto di desiderio”, sulla percezione che di esso hanno le masse, i mass media e ribaltando l’immagine da un punto di vista muliebre.

Data l’importanza di questa ricerca, che vede coinvolta Vanesse Beecroft dal ’93 ad oggi, e data la stima indubbia sull’artista, ci si chiede la “ragione” di questa mostra. Le polaroid esposte sono 36 in totale (ricordo il titolo Polaroid 1993.2016) e paiono rappresentare una sorta di backstage e di blows up delle varie performance che l’hanno vista coinvolta.

Il messaggio non è molto chiaro, il punctum inesistente, una lista di primi piani dai volti dorati, coperti da veli, sederi infangati come fossero statue, ma manca di contenuto. Non c’è una storia, non una sequenza logica, a parte la rilevanza di un nome come quello della Beecroft e di uno spazio come Palazzo Reale, pare si sia fatta un’improvvisazione vacua.

Il Photo Vogue Festival è anche altro e per gli interessati, segnaliamo qui una serie di appuntamenti:

THE FEMALE GAZE – mostra tutta al femminile, dedicata alle fotografe che rivoluzionano e hanno rivoluzionato il modo di rappresentare il corpo e la sessualità femminile.
Dove e quando poterla visitare? Presso BASE Milano (via Bergognone 34) dal 22 al 26 novembre.

PHOTOVOGUE/ inFASHION – esposizione dedicata ai fotografi selezionati da Vogue.it presi dalla sezione PhotoVogue, lo scouting per scovare i nuovi talenti, visitabile presso la stessa sede.

Alcune immagini dalla mostra Polaroid di Vanessa Beecroft:

Paesaggio lunare per la campagna SS 2017 di Eleventy

Il successo è composto da una serie di fattori, tutti perfettamente collegati tra loro come pezzi di un puzzle. Ogni elemento compone un team, e ciascuno di essi è portatore di un pregio, un valore, che vicino all’altro si ramifica, cresce, e vince!

E questa è la stessa filosofia adottata da Eleventy, brand di abbigliamento italiano, che punta la sua forza su una moda che non è solo estetica e bellezza, ma che parla anche di cultura, responsabilità e made in Italy.

La voce culturale per la presentazione della collezione primavera estate 2017 è quella di Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore televisivo, conosciuto al grande pubblico, intervenuto alla presentazione SS 2017 presso l’hotel Four Seasons di Milano, che sottolinea quanto sia importante, per un settore in crescita come quello della moda, valorizzare le eccellenze del nostro territorio.

A questo proposito cade la scelta per girare il video della campagna primavera estate 2017: le cave di Marmo delle Cervaiole. Una location surreale, motivo di orgoglio del nostro paese, un luogo da cui si ricava  uno dei marmi più pregiati al mondo, un marmo dalle venature grigie che, non a caso, richiama gli stessi colori tanto cari al brand Eleventy
Un panorama lunare, chiaro e pulito come lo sono le linee Eleventy, da sempre creatore di un prodotto elegante ma sportivo, originale ma comodo, un mix di dettagli che lo rendono unico e riconoscibile nell’immenso mercato della moda.


Guarda le foto della collezione Eleventy SS 2017 Donna scattate da Stefano Guindani:



La scelta di Eleventy di ambientare il servizio della collezione alle Cave di marmo delle Cervaiole è legata alla volontà di promuovere luoghi e specializzazioni appartenenti a settori tradizionali del Paese, che esprimono il valore Italia all’estero.

La nostra crescita è data dall’essere una realtà che, basata su un network di microimprese artigiane, trasmette quel saper fare italiano, che ci distingue agli occhi di altri paesi. Da qui nasce il progetto di una campagna che, ogni volta, ci vedrà uniti a eccellenze di comparti diversi, apprezzati nel mondo per storia, cultura, creatività, innovazione, nell’ottica di creare relazioni tra l’insieme dei settori che rappresentano il made in Italy“, spiegano Marco Baldassari e Paolo Zuntini, fondatori del gruppo Eleventy.


Qui il video della campagna SS 2017 Eleventy, girato alla Cava Cervaiole di Henraux:



La collezione Uomo Eleventy SS 2017 – fotografo Stefano Guindani:




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Le SEDUZIONI di INVIDEO a Milano

Quando si parla di “seduzioni” la nostra mente elabora una serie di nozioni che fanno parte dell’archivio della nostra memoria; hanno a che fare con i corpi, i gusti, i nostri interessi

Sono tante le storie della nostra vita che hanno come tema “la seduzione”: la fascinazione del genitore sul proprio figlio, la seduzione esercitata dal cinema che amiamo, dal nostro autore preferito, la pericolosa seduzione della morte, l’adrenalinico fascino che esercita la vita!

Seduzioni” è anche il tema scelto quest’anno da INVIDEO per la 26ima edizione della Mostra Internazionale di Cinema e video oltre diretta da Romano Fattorossi e Sandra Lischi e organizzata da Aiace Milano.

Un appuntamento importantissimo che sottolinea ancora quanto la città di Milano sia aperta alle attività culturali e quanto la cultura sia parte fondamentale della vita della città, dove giovani e professionisti si uniscono per raccontare realtà e sogni.

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DOVE E QUANDO SI SVOLGE SEDUZIONI DI INVIDEO

Lo Spazio Oberdan (V.le Vittorio Veneto 2) e lo IED (Istituto Europeo di Design di via Sciesa 4) ospiteranno il Festival dal 17 al 20 novembre 2016 con proiezioni e incontri con ospiti di respiro internazionale.

QUANTE LE OPERE PROPOSTE

La selezione vede la partecipazione di 38 opere in totale, metà delle quali realizzate da UNDER35, e 10 sono i titoli italiani, in aumento rispetto alle edizioni precedenti.

COSA VEDREMO

L’iniziativa è parte del “Mese della sperimentazione sull’immagine“, e in anteprima italiana potremmo vedere “Final Gathering“, nuovo lavoro di Alain Escalle e “Love is all” come prima milanese di Francesco Andreotti e Livia Giunti, un toccante ritratto di Piergiorgio Welby.

Homage to Maya” dei Karmachina è un grande omaggio al cinema indipendente e ad una delle sue più grandi protagoniste, Maya Deren, la regista di origini ucraine creatrice di “Meshes of the afternoon” una delle opere cinematografiche più influenti degli Stati Uniti. L’esempio di quanto tecnica e attrezzature contino ben poco, quando si ha una fortissima idea a monte, la pellicola infatti fu realizzata con una cinepresa Bolex 16mm.

Il progetto INVIDEO ci porta in un mondo nobile, che avvicina tutti, ma proprio tutti, all’universo del cinema, quello dove si può rappresentare la realtà per quella che è, o per come la vorremmo vedere.

IL VINCITORE

Il vincitore del Premio UNDER35 entrerà a far parte dell’archivio permanente c/o della Fabbrica del Vapore, tra i più importanti in Italia per le opere di videoarte.
Il catalogo del festival sarà disponibile su www.mostrainvideo.com

COME VEDERE LE PROIEZIONI

Tutti gli eventi e le proiezioni sono a ingresso con Tessera Aiace (euro 5) Cineteca oppure Milano Film Network.

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POLAR M600, il tuo personal coach a portata di polso!

Se siete il tipo di persona che rimanda a domani diete salutari e attività fisica, questo è il prodotto che fa per voi! Sto parlando di Polar M600, lo smartwatch multifunzione che fa da motivatore, medico, psicologo, amico, copilota!

Come funziona POLAR M600? Sembra un normale orologio, in realtà quello che indossate è un mini computer da polso che:

– rileva la frequenza cardiaca
– ha il GPS integrato
– rileva l’andamento del sonno
– registra chiamate e musica
– permette la navigazione sul web
– ed ha molti altri comandi gestibili vocalmente

Se siete degli sportivi è il prodotto a cui non potrete più rinunciare, Polar M600 rileva la vostra attività quotidiana, quindi passi effettuati, distanze percorse in bici, calorie bruciate durante una corsa; se tutto questo è azzerato durante l’arco della giornata, Polar M600 non si esime dal farvi un sonoro rimprovero, incitandovi ad alzarvi da quella sedia e fare due passi!

E se volete beffeggiare i vostri amici anti-sport, con Polar M600 potete condividere sui vostri social network tutti i risultati e i vostri progressi, che verranno tenuti in memoria attraverso le App collegate.

POLAR M600:



Polar M600 è solo uno tra i prodotti del brand, multinazionale leader nella produzione e commercializzazione di sport watch e tecnologie indossabili. Dotato di lettura ottica a 6 led, legge la vostra frequenza cardiaca direttamente dal polso, attraverso un algoritmo sviluppato e testato internamente per la massima precisione ed affidabilità.

E’ inoltre dotato di 4 Gb di memoria interna, dove poter sincronizzare la propria musica e ascoltarla durante l’attività fisica; è un prodotto altamente tecnologico attento alle mode – ha infatti un cinturino in morbido silicone intercambiabile, che è possibile sostituire a seconda dei gusti: nero, bianco e rosso – ed un display personalizzabile touchscreen a colori ad alta definizione in vetro Gorilla glass.

Il costo del vostro personal coach Polar M600 è di € 349,90 – è sempre con voi, parla solo se interpellato, vi consiglia di dormire se il vostro sonno non è stato riposante, è una enciclopedia vivente, vi porta ovunque. Cosa volete di più?!

Le foto della presentazione Polar M600 a Milano: 



(foto Antonio la Zazzera)

Antonio Marras si racconta attraverso le sue opere alla Triennale di Milano

Lo conosciamo tutti in qualità di stilista, anche se lui stesso non ama definirsi un designer di moda, bensì “uno che fa abiti, anzi stracci, pasticci“.

E’ Antonio Marras, sardo doc, che veste questa volta i panni dell’artista, esponendo alla Triennale di Milano un lavoro di 500 opere oltre a installazioni.

Un racconto fatto di disegni, ritagli, collage, stoffe, appunti, creazioni fatte a mano, dove il lavoro umano è parte fondamentale del percorso creativo.

Antonio Marras raccoglie i suoi pensieri su carta, abbattendo la timidezza forse, come lui stesso dichiara, e aprendo i cassetti delle immagini della sua vita. Un percorso meditato a lungo, a tratti sofferto, ma che ci ha permesso di sbirciare un poco nella vita di un grande stilista, che porta in passerella non solo “abiti”, come tende a sottolineare, ma idee molto forti, linguaggi che emozionano, toccano, portano spesso a riflettere. (Qui la collezione primavera-estate 2017 alla Milano Fashion Week, che ha come tema l’indipendenza degli stati africani dalla colonia francese).

Si viene accolti da un gregge di giacche e camicie appese, passaggio obbligato per poter accedere alla mostra, tutte rigorosamente uguali con un campanaccio da bovino legato al fondo. Ci si chiede se sia il desiderio di riportare un’esperienza sensoriale che ricorda la sua amata terra, la Sardegna, e i rumori degli animali che pascolano, o semplicemente ci sta dicendo che siamo tutti dei pecoroni perché vestiamo allo stesso modo senza distinguerci.

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Delle grandi figure di pezza raggiungono il soffitto, ricordano un Giacometti di stoffa; appunti e scarabocchi più volte rielaborati, sono disposti sotto campane di vetro, dove spuntano ossessive le lunghe unghie laccate di rosso, ricorrenti nelle immagini rappresentate da Marras, uomini che urlano, squali dalle fauci spalancate.

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Frequenti le immagini che raccontano la masturbazione femminile, accompagnata da una sorprendente parete ricoperta da animali in peluche. Un feticcio? Gli stessi animali che ritroviamo morti, appesi, sgozzati in un angolo della sala, un ricordo delle abitudini contadine isolane.

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Antonio Marras disegna da sempre, da sempre da’ sfogo alla sua nevrotica creatività, un caos che deve sfociare “per evitare di pagare lo psicologo“, ironizza. Un passato da dislessico, il bambino Marras si rifugiava nelle poesie e nella fotografia, sperimentando negli ultimi anni la pittura ad olio.

La sua mania? Raccogliere oggetti vecchi per ridargli una nuova vita. E’ così che lavora nel suo studio, passando attraverso 5 lunghe tavole di legno che raccolgono i più disparati elementi recuperati per caso, nei suoi lunghi e numerosi viaggi – e nel pieno della creatività li assembla, li mischia, li colora. Ed ora hanno un nome:
Nulla dies sine linea“, il titolo della mostra, “nessun giorno senza disegnare”, frase di Apelle riportata da Plinio il Vecchio.

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La donna è musa e figura inquietante nelle opere di Marras, una donna il cui corpo si mostra senza veli, spesso sanguinante durante il periodo mestruale; sono lolite, sono adolescenti, sono adulte, tutte dalle unghie laccate di rosso. Donne a tratti fragili, donne che subiscono le violenze del marito, così come ci racconta il tema sulla paura di un bambino di pezza, nell’aula sarda del baccano, la maestra dal forte dialetto che sgrida gli alunni e i loro musi animali.

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Porte chiuse, aperte, passaggi, spiragli, è come se ad ogni passo si entrasse in una fase della vita dell’artista, un nuovo mondo, e si arriva a quello maturo e consapevole del piacere sessuale, una stanza chiusa chiamata “Le relazioni pericolose“. La stanza delle provocazioni, bocche affamate, donne e uomini che ostentano il proprio sesso, Les liaison dangereuses all’ultimo stadio, più che un Laclos, un de Sade.

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Ma le manìe di Marras non finiscono, nemmeno i più profondi timori delle malattie, e della dipendenza di dipendere da qualcun altro. Come lo racconta? Incorniciando lo schizzo che fece il neurologo sulla malattia della madre e la benda di sutura sporca di sangue relativa all’operazione della moglie Patrizia.

Un tratto erotico alla Schiele, una linearità asciutta alla Giacometti, ma una mano inconfondibile che è quella dello stilista, Antonio Marras, che non smette di stupirci, che ha raccontato – lasciando parlare le sue debolezze, le sue paure, le sue ossessioni – i colori della sua infanzia, i profumi della sua terra, le relazioni umane, senza risparmiarsi.

La Triennale di Milano – dal 22 ottobre 2016 al 21 gennaio 2017
Antonio Marras – Nulla die sine linea
a cura di Francesca Alfano Miglietti

LA TRIENNALE
Viale Alemagna 6
02 724341
info@triennale.org
www.triennale.org

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I colori di Wes Anderson nella collezione Cividini SS 2017

COLLEZIONE PRIMAVERA ESTATE 2017 CIVIDINI – RIVIVONO I COLORI SEVENTIES TANTO AMATI DA WES ANDERSON 

Avete mai visto I Tenenbaum, film del 2001 di Wes Anderson? Se la risposta è no, il consiglio è una full immersion nella filmografia di questo grande regista, che ha la capacità di disegnare personaggi dai profili dettagliati e coloratissimi, figure che è impossibile dimenticare.

Le sue pellicole sono fedeli alle cromie dei ’70, quindi abbondanza di sabbia, beige, arancioni saturi, e inquadrature simmetriche che rendono ogni scena, un piccolo quadro. E’ alla stramba famiglia dei Tenenbaum che Cividini si ispira per la collezione primavera-estate 2017.

Chi è la donna Cividini? Una piccola Margot (interpretata nel film da Gwyneth Paltrow) dall’eye-liner sporcato e marcato, introversa scrittrice di drammi teatrali, veste capi iconici come la polo affilata con pantaloni gaucho in popeline di cotone o in flessuosi cady di viscosa-seta.

sx I Tenenbaum – dx Cividini SS2017


I protagonisti, nei film di Wes Anderson, sono bambini dalle infinite capacità, talentuosi e obbligati a crescere troppo in fretta a causa di assenza di figure genitoriali di riferimento. Dei superuomini in miniatura vestiti da businessman. Anche nel wardrobe Cividini, i dettagli riportano alla confusione adolescenziale, maniche lunghe a coprire le mani, mix & match coraggiosi, e la stessa fascia da tennis che indossa Ritchie, piccolo campione sportivo, fino all’età adulta.

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dettaglio fascia per capelli alla sfilata Cividini SS2017


Tra le proposte primavera estate 2017 di Cividini, la polo è protagonista, abbinata alla gonna plissé soleil,  anche i miniabiti omaggiano questo capo iconico dall’allure sportiva, i cardigan leggeri sono in seta e i pantaloni maschili cadono morbidi.

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La palette colori sorride al regista statunitense e si riempie di sabbia bagnata, petrolio, papaya, geranio, navy e bianco ottico.

Crescere è un passaggio obbligato, fortuna che con la moda si può ancora giocare!

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sx palette colori nei film di Wes Anderson – dx Cividini


Guarda qui tutta la collezione primavera estate 2017 Cividini:




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La domanda più gettonata che si pone ad uno stilista è “Da dove prendi ispirazione?” e molto spesso accade che la sua musa sia in realtà differente da quello che noi vediamo.
Lo spettatore osserva con i suoi occhi, con la sua memoria visiva, quello che nella realtà è la trasformazione di ciò che la sua reminiscenza sa.



Piccione.Piccione per la collezione primavera estate 2017 propone il suo bagaglio creativo, che prende riferimenti da movies e fotografia, ma nella varietà di colori che i suoi abiti abitano, le ispirazioni e i collegamenti sono sfaccettati e multiformi, a partire dalla delicatezza cromatica delle immagini di Tim Walker, grande fotografo rappresentante di una realtà onirica.



sx foto Tim Walker – dx Piccione.Piccione SS17




Piccione.Piccione sfila alla Milano Fashion Week un mondo incantato, immagini di una realtà illusoria, fiabesca e brillante. Pizzi, sangalli, ricami, ogni scelta materica è di una delicatezza esasperata e minuziosamente lavorata per stupire, ogni dettaglio femminile conferisce alla totalità dell’outfit una contemporaneità originale.



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sx foto Ekaterina Belinskaya – dx dettaglio Piccione.Piccione




Fluttuano nella leggerezza degli abiti, le donne Piccione.Piccione, come delle sirene tra le acque del mare; sono vestite con tocchi di menta e verde acqua, rosa e lilla come i fiori, e le stampe sono romantiche rappresentazioni sottomarine, che vanno a impreziosire gli chiffon, i rasi e le sete.



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sx dettaglio Piccione.Piccione SS17 – dx foto Ekaterina Belinskaya




Per la primavera estate 2017 il brand Piccione.Piccione propone un total look dove ogni accessorio completa la collezione: dalle borse con perline, alle collane con conchiglie, fino ai sandali con tacchi elaborati, tutto ricorda l’ambiente marino.



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Gli orecchini sono delle cascate di perline bianche o dalle tonalità pastello, sono onde oppure fiori, li si osserva con lo stupore infantile in un mondo adulto. C’è il desiderio, nella collezione SS2017 Piccione.Piccione, che aveva Peter Pan, quello di non crescere mai.



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sx foto Tim Walker – dx dettaglio Piccione.Piccione




Guarda l’intera collezione primavera estate 2017 di Piccione.Piccione:







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