Grafismi, linee e colore sono le keywords della collezione autunno/inverno 2017/18 di Anteprima.
Pennellate di giallo ocra, blu cobalto e rosso Ferrari, dal long dress in velluto fino all’accessorio-firma di questa collezione, il guanto, Anteprima pare ispirarsi al grande pittore olandese Piet Mondrian.
Come in Mondrian, l’inno è all’equilibrio, è la ricerca assoluta della semplicità non banalizzata, attraverso campi di colore, principalmente utilizzando i toni primari: giallo, rosso e blu, con il bianco ed il nero.
Sono le linee la vera forza della FW 17/18 di Anteprima, dal plissé delle gonne a quelle maxi dei cappotti strutturati; le spalle sono importanti, le gonne asimmetriche, il guanto colorato protagonista.
I materiali si sovrappongono e si sposano con il cashmere, il velluto, la seta; la silhouette è fluida e lascia la donna libera di muoversi, ma senza rinunciare a quel tocco moderno che la rende trendy.
Guarda qui la collezione autunno-inverno 2017/18 di Anteprima:
Ispirato alla figura di Amelia Earhart, aviatrice statunitense e prima donna ad aver attraversato l’Atlantico, l’editoriale è incentrato sulla figura dell’uomo in rapporto al mezzo di trasporto. Scattato presso l’Aeroclub di Torino con la speciale collaborazione di NITO, le moto utilizzate sono oggetti di ultima generazione, le moto-elettriche del futuro, rispettano l’ambiente e rispecchiano il gusto estetico moderno.
In che modo riconosciamo un artista? Dallo stile. Questo fenomeno oscuro che si cerca per una vita e alle volte nemmeno si trova. Ma una volta “appreso”, be’ è quello forse il passo per il successo. Joshua Fenu, designer di JF London, uno stile ce l’ha ed è più che riconoscibile, potremmo additare una sua creazione tra cento, perché i metallizzati anni ’80, la versatilità di Michael Jackson, la sontuosità dell’oro nell’Antico Egitto, sono onnipresenti nelle sue collezioni.
Per la stagione autunno/inverno 2017/18 , Joshua Fenu decide di lanciare una linea couture chiamata “By Fenu“, dedicata alla pomposità faraonica ed in particolar modo ispirata al singolo “Remember the time” di Michael Jackson, passato alla storia anche per gli effetti speciali del video musicale e per i costumi.
La linea By Fenu, è curata nei minimi dettagli e impiega materiali di altissima qualità; il sandalo CLEO è realizzato con pelle di serpente dorata su una base rosso vino che ne esalta la luminosità;
HASINA e FEMI arricchite di perline, pietre preziose e strass, ricordano le complicate acconciature di Cleopatra, regina d’Egitto, che nella cultura dei secoli ha affascinato pittori, scrittori, registi che hanno contribuito ad accrescerne la leggenda di seduttrice e ammaliatrice di uomini.
Non manca lo stampo Joshua Fenu nella collezione autunno/inverno 2017/18 JF LONDON, dove i volumi si fanno big size, le tinte sgargianti, i sandali si arricchiscono di elementi ultra femminili come i fiocchi, le paillettes, gli swarovski rossi e le eco pellicce.
La calzatura JF LONDON non è solo una scarpa, ma racconta una storia, un periodo, una cultura, i colori e le atmosfere, come una piccola opera d’arte da indossare.
Noi siamo quello che vediamo, e creiamo quello che la nostra memoria ha immagazzinato.
Succede anche senza una reale consapevolezza, perché la “stanza” della memoria è grande e onnipresente; è quello che è successo probabilmente a Manuel Facchini, designer di Byblos.
Una giornata al museo forse, uno studio sull’arte, fatto sta che l’astrattismo di Mark Rothko ha influenzato la nuova collezione autunno/inverno 2017/18 di Byblos.
L’espressionismo astratto di Rothko si fa largo sui maxi volumi dei parka, sulle pellicce in mohair, sulle gonne plissettate con grandi slanci di colore e cromie identici ai quadri del pittore. Amico e collega del pittore statunitense, Adolph Gottlieb, influenzato dalla psicologia junghiana, studia la legge dei simboli e dei miti e da’ luce a tele dove la forma circolare e serpeggiante è protagonista. La stessa tecnica la ritroviamo sugli abiti Byblos dalla grafica moderna e di grande impatto visivo, esaltati dalla trasparenza e dalla luminosità della seta con inserti in poliestere.
Geometrie e straordinari effetti ottici nella collezione autunno-inverno 2017/18 di Byblos, rimando al massimo esponente del gruppo artistico dei Color field, Kenneth Noland.
Alla continua ricerca della vibrazione ottica, il pittore compie una serie di studi combinando sapientemente colori e forme che catturano l’occhio dando l’impressione di muoversi; gli stessi cerchi sono riportati sui voile degli abiti Byblos, così come l’intersezione di linee rette e parallele le si ritrovano sui long coat dal gusto anticonformista, frizzante, decisamente originale.
Guarda qui l’intera collezione BYBLOS Fall Winter 17/18:
E’ un inno alla forza, alla tenacia, alla determinazione, all’intelligenza femminile, la sfilata Elisabetta Franchi autunno/inverno 2017/18.
Sotto le note argentine degli eleganti anni ’40 sfila la donna Elisabetta Franchi, una donna sicura di sé, impegnata nel sociale ed ambiziosa, che trae ispirazione dalla leggendaria Evita Perón filantropa, attrice, politica e sindacalista di Buenos Aires.
First Lady argentina dal ’46 al ’52 e seconda moglie del Presidente Juan Domingo Perón, Evita ha combattuto e vinto una battaglia che ha portato all’uguaglianza dei diritti politici e civili tra gli uomini e le donne. Lottare per la dignità della donna è stato il continuo impegno della sua vita, una vita che l’ha vista vittima di piccole e grandi ingiustizie sin dalla tenera età, quando alla morte del padre le figlie legittime le proibirono di vedere la salma. Allora, solo l’intervento di un parente riuscì a permettere l’ultimo saluto al “padre assente”, ma la piccola Evita, da quell’episodio scoprì «un sentimento fondamentale che mi domina completamente lo spirito e la volontà: questo sentimento è l’indignazione dinanzi all’ingiustizia».
Dei ’40 tornano anche le acconciature, i victory rolls, i dettagli preziosi dei gioielli per capelli, dei cappellini con veletta che nascondono il viso rendendo l’allure misteriosa come quella delle dive hollywoodiane.
I tailleur dal taglio maschile si abbinano alle maxi pellicce ultra femminili, la silhouette degli abiti ha il punto vita segnato e arricchito da dettagli muliebri come fiocchi in velluto; in velluto i long dress, declinati anche in oro a paillettes; le camicie sono fluide a dalle ampie maniche, e i tessuti rimandano alle fantasie del Sol Levante.
Dal sapore retrò anche i guanti, lunghi fino al gomito o al polso con ruches e volant e bracciali luminosi; la scarpe hanno plateau altissimi realizzati in raso, camoscio e velluto.
I colori sono quelli pastello dei dipinti di Tiepolo, azzurro, carta da zucchero, blu fiordaliso, acquamarina, rosa cipria, rosa antico, biscotto, albicocca, salmone, lavanda, pervinca.
C’è tutto il fascino della donna “irraggiungibile” nella collezione FW 17/18 di Elisabetta Franchi, il gusto raffinato del vintage, lo sfarzo dei locali parigini alla moda, come Chez Maxim dove si riunivano dive e miti degli anni d’oro, la raffinatezza di chi ama “coprirsi con classe” anziché svestirsi per apparire. Una sfilata durante la Milano Fashion Week 2017 che ha lasciato dentro noi quel senso di romantica nostalgia.
Guarda la collezione Elisabetta Franchi Autunno Inverno 17/18:
PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI – COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 17/18
Spesso sono i contrasti e non le consonanze a imporsi alla nostra attenzione. Da questa teoria, la maison Philosophy di Lorenzo Serafini, ha creato intere collezioni.
Il romanticismo, così lontano dal rock, qui si sposa perfettamente, la delicatezza del tulle fa sentire la sua voce sull’eccentrica vernice e se un tempo trovavamo le signore agghindate dei fifties così deliziose, oggi le reputiamo noiose nella misura in cui Philosophy ci ha viziato. Perché la sua è una moda romantica nell’accezione letterale del termine, ma è carica del carattere moderno che il fashion world richiede.
Se nelle sue “inspirations” la diva Liz Taylor nei panni de “La gatta sul tetto che scotta” veste eleganti abiti a corolla, Lorenzo Serafini li arricchisce di fiocchi in vita, li abbina a stivali in vernice nera, trasformando la “signora” in una new biker dal gusto bon ton. Una Audrey Hepburn con lo spirito di Marlon Brando.
Il gusto Philosophy di Lorenzo Serafini ricorda la spumosità delle meringhe, la forza del mare, la poesia della rugiada, raccontata attraverso tanti piccoli Swarovski a impreziosire i pizzi e i tulle degli abiti, della camicie, delle calzette.
Forse, nessuno quanto il brand Philosophy riesce a rivelare nella moda, il carattere indefinibile, ambiguo, sfuggente, ambivalente, plurimo delle donne; ma con la collezione autunno-inverno 2017/18 ce ne ha dato un piccolo assaggio.
Guarda tutta la collezione autunno/inverno 2017/18 di Philosophy:
Se esiste un uomo che ha “veduto” e contemplato le donne come esseri onirici, magici, misteriosi, inquietanti, quasi come nature mitologiche, quell’uomo è sicuramente Max Ernst.
Pittore definito il più importante della corrente surrealista, Max Ernst ha trasposto su tela il suo immaginario femminino, influenzato dalle donne della sua vita, tra cui figurano l’ereditiera Peggy Guggenheim, l’americana Dorothea Tanning, e la pittrice Leonora Carrington, l’unica che abbia veramente amato.
L’atmosfera dei suoi quadri è metafisica, fantastica, magica, con preponderanza di rossi, gialli-arancio, sabbia bruciata, viola, amaranto, ciliegia e blu-verde. Sono gli stessi colori che la maison Angelo Marani ha scelto per la stagione autunno/inverno 2017/18.
Sono donne oscure quelle di Angelo Marani, che vestono velluti bordeaux e neri, sete gialle-oro, abiti dalle stampe geometriche e animalier.
La femminilità A.Marani si fa spazio tra i drappeggi morbidi dei long dress, tra le trasparenze dei pizzi, tra i movimenti del plissé e i fruscii delle georgette di seta.
Particolare importanza agli accessori per la collezione Angelo Maraniautunno/inverno 2017/18, dove i collant sono campi di fiori o manti di leopardo; il giubbotto da biker è rivisitato e arricchito di piume, la giacca dalle spalle over in vernice è segnata al punto vita con una cintura lunga in pelle ton sur ton, il maxi cappotto è impreziosito da un mosaico di perle e ricami di paillettes, il cappotto in visone rasato presenta polsini astrakan e le maglie hanno ricamata una lettera al centro, logo del brand, un invito all’acquisto di più capi come gioco per formare una parola. Perché lo sappiamo, le parole, sono importanti.
Guarda qui tutta la collezione FALL WINTER 2017/18 ANGELO MARANI:
Tra i pittori che hanno saputo rappresentare l’eleganza, la grazia, la leggerezza, la civetteria, la vanità, la delicatezza delle donne, senza ombra di dubbio troviamo Giovanni Boldini.
Nei quadri di Boldini gli abiti si toccano con mano, riusciamo a sentire la viscosità dei tessuti, la morbidezza del velluto che, come nessun altro, cattura la luce, possiamo sfiorare quei colli sottili come colli di cigno, raggiungere, anche se per un solo istante, quegli sguardi fuggevoli di nobili signore, sguardi che celano segreti e malizia. Boldini più di ogni altro ha raccontato le mode, le tendenze, gli stili originali delle dame che hanno dettato legge in materia.
E’ a questa eleganza che Alberta Ferretti dedica la collezione autunno/inverno 2017/18.
Sono donne che passeggiano tra le calli e i ponti veneziani, su e giù sotto i cieli azzurri della città museo, fluttuano come veli al vento, rappresentano una femminilità silenziosa, che non ostenta, non esibisce, ma illumina.
Gli abiti Alberta Ferretti si colorano dei toni di Monet, delle tinte di quelle amabili ninfee che dipingeva nel suo giardino a Giverny, quando il sole vicino all’orizzonte le riscaldava.
L’impalpabilità dei voile e delle sete, ricordano una Venere di Botticelli; le stampe sono quelle di una Venezia assolata, quella dei primi ‘900 colma di artisti, di entusiasmo, di ambizioni, dove una donna di nome Peggy Guggenheim stava creando un impero artistico a cui tutti noi oggi dovremmo avvicinarci.
Sono rose, ninfee, gigli, sono giardini colorati dell’epoca preraffaelita, la donna Alberta Ferretti indossa i rossi sgargianti di Ford Madox Brown, rappresentati al meglio nella veste di Romeo in “Romeo e Giulietta” del 1870; i gialli intensi in total look o contrastati dal nero; si ammanta di mistero quando arriva la notte e si copre con grossi mantelli regali e maschere.
Guarda qui l’intera collezione autunno/inverno 2017/18 di Alberta Ferretti:
I giochi delle sovrapposizioni non sono finiti e Wunderkind per la stagione autunno/inverno 2017/18 fa il bis. Quindi vestitevi partendo dalla fine, prima il maglione e sopra l’abito/sottoveste, possibilmente lungo che dia l’idea di intimità, dell’avvicinarsi alla buona notte.
Dopodichè se volete confondere le acque e vi divertite ad essere ambigui, mixate capi maschili come le giacche strutturate, a quelli femminili, come i long dress in seta e dalle stampe floreali e romantiche, che molto andranno di moda nella prossima stagione.
Il velluto torna nei completi e abbinato al rosso metalizzato che lo illumina; Wunderkind osa anche nei mix & match di stampa fantasia a quella japan, righe e tartan, quadri e finestrati.
La donna Wunderkind mostra potere e carattere scegliendo il militare, il camouflage, cappucci in testa e mani in tasca, foulard al collo da cowboy e cavallo basso. E come accessorio? Una morningstar bag, quindi attenzione a non innervosirla!
Guarda qui l’intera collezione autunno/inverno 2017/18:
C’è bisogno di profondità, c’è bisogno di comprensione, c’è bisogno di cose belle e nobili, questo Trussardi lo ha capito e si è fatto fautore di una originale presentazione, avvenuta presso la Pinacoteca di Brera, della collezione uomoautunno inverno 2017/18.
Un luogo prestigioso storico e artistico ha fatto da cornice al “teatro modaiolo” di Trussardi, attori e modelli hanno interpretato l’uomo Trussardi recitando i personaggi dei tarocchi. Autoritari Imperatori, riflessivi Eremiti, giovani Pazzi, hanno recitato tra le sale del Palazzo una collezione che non è più solo moda.
C’è bisogno di simboli, come il fedele necessita della croce, oggi l’uomo moderno ha sete di conoscenza, e la moda non è relegata al solo abito, all’accessorio, ma narra tradizione, cultura e pensiero.
Piccolo palcoscenici si fanno spazio tra le opere antiche e quelle moderne dei maestri della pittura, è uno spettacolo suggestivo dove l’atmosfera diviene protagonista.
Il guardaroba dei diavoli di Trussardi si compone di trench imponenti con collo in pitone; i santi indossano cappotti con linea a vestaglia in lana e suede. Le silhouette sono sartoriali ma decostruite, rese più leggere e morbide.
I colori sono quelli della terra, cervo testa di moro, il fitto nero della notte e il blu Trussardi; i capi sono marchiati da una “T” sormontata da una corona in canottiglia e da stemmi araldici, stampo di una voglia di eleganza e gusto retrò.
Il video della presentazione presso la Pinacoteca di Brera:
Per quanto tempo ci è rimasta impressa nella mente l’immagine macabra del teschio della signora Bates e quanto l’espressione inquietante negli occhi di Norman, quel ghigno maligno e pieno di misteri e di allusioni che solo un malato può avere?
La risposta è in tasca a chi “Psycho” l’ha visto anche per una sola volta, perché certo è un capolavoro difficilmente dimenticabile. Il maestro del brivido Alfred Hitchcock ha lasciato un’impronta ingombrante quanto la sua persona con questa pellicola, un film che ha influenzato registi delle generazioni che lo hanno succeduto, divisi da chi tenta di emularlo, chi lo idolatra e ritiene le sue opere intoccabili e chi invece, uno su tutti, ha deciso di rendergli omaggio con una “copia dichiarata”. Il nome dell’impavido fautore è Gus Van Sant, che con “Psycho” del 1998 ha girato un film identico per trama, luoghi e dialoghi, ma con delle modifiche “studiate” che parlano con l’occhio del regista contemporaneo.
“Psycho” di Van Sant è stato oggetto di numerose polemiche, come volevasi dimostrare, certamente attese dall’autore, ha ricevuto elogi ma anche pomodori marci, non si può però non premiare il coraggio di chi ha voluto recuperare la Sacra Sindone e colorarla con tempere acriliche.
Quando lo si guarda, il remake, si è sconcertati. In primis perché davvero non ci si capacita sulla temerarietà di Van Sant, in secondo luogo perché si tenta di capire l’azione che, alla prima visione, pare disperata come il salvataggio del Titanic. Tutto quello che vediamo, i dettagli, gli attori, i colori, sprofondano nel mare dei dubbi e dei perché. Credo che per poter dare un giudizio per lo meno “lucido”, lo si debba riguardare due, tre, quattro volte, cercando di entrare nel vivo dell’intento e forse si giungerà ad impressioni diverse dai preconcetti che urlano al disastro.
Visto a distanza di tempo, Psycho di Van Sant vi sembrerà un semplice omaggio, come quello che la devota porta all’altare della chiesa, come il petit cadeau che l’alunno iniziato alle arti porta al suo maestro, saggio dei consigli appresi.
Cosa vuole aggiungere e cosa vuole togliere Gus Van Sant al Sacro Graal hitchcockiano? Niente. Esattamente niente. Pare invece voglia dire “ti idolatro e questo film avrei voluto farlo io”, una sorta di gelosia che non è invidia, ma rispetto, devozione e stima.
Van Sant ha reso tutto “moderno”. Ha girato la pellicola a colori, togliendo il fascino e il mistero e i chiaro scuri così potenti del bianco e nero, ha aggiunto un sottotesto di omosessualità in Norman, il protagonista, tenendo la camera su di lui mediante i suoi passi, i gesti, alcuni delicati movimenti, ha esplicitato alcune scene, come quella iniziale dove compaiono dei nudi e quella in cui Norman Bates spia Marion nuda, masturbandosi, mentre Hitchcock lasciava tutto elegantemente sottinsteso.
Gus Van Sant sceglie poi un attore troppo bello e troppo maschio per il personaggio di Norman, l’attore Vince Vaughn, mentre Anthony Perkins, con la sua magrezza, le spalle ricurve, riesce a interpretare meglio il profilo psicologico malato di Norman.
Ma il fatto di cronaca vera su cui si basa Psycho, relativa al serial killer Ed Gein, ha infettato anche il filmmaker Paolo Ranieri, che si è cimentato in un ancor più rocambolesco giro di fune con “Psyco Twice“.
Cos’è Psyco Twice? La sovrapposizione dell’originale alla copia, un cortometraggio di 20 minuti dove due donne simili ma di epoche differenti, subiscono e affrontano gli stessi fatti.
Ne esce un brulicare di voci, un brusio di suoni che a poco a poco diventano indistinguibili e somigliano più alla confusione mentale del personaggio Norman Bates che ad un film. A rendere ancora più inquietanti le scene, le musiche di Alberto Modignani.
Qual è l’intento di Paolo Ranieri? Creare un’opera nuova, da due già esistenti, un po’ come fanno alcune stylist cucendo due capi di guardaroba vintage differenti, realizzando un capo moderno ma dal sapore retrò.
Il profilo del serial killer Ed Gein ha ispirato molti altri film, tra cui “Non aprite quella porta“, “Il silenzio degli innocenti“, “Deranged“…, la malattia e la psicosi entrano nel nostro immaginario collettivo attraverso uno schermo, un filtro, un riparo; l’uomo che ha ucciso molte donne e ne ha conservato le pelli per tappezzare la proprio parete di casa affascina e intimorisce, i teschi appesi alle mura come trofei sono solo la diapositiva di un film, il cannibalismo una predilezione culinaria eppure…tutto questo è realmente accaduto!