“Quello che so di lei” la vita e la morte nel film di Provost con Catherine Deneuve

Se siete facilmente impressionabili non è il film adatto a voi! Perché la cosa davvero impressionante è che la scena d’apertura, la nascita di un neonato in sala parto, è del tutto reale! Martin Provost, sceneggiatore e regista del film “Quello che so di lei“, ha deciso di rendere ancora più reale il reale, filmando in Belgio (dove la legge lo consente) le nascite dei bambini, una rappresentazione che è l’essenza dell’amore e c’è chi, probabilmente, a tutto questo amore non è abituato.

Ebbene la protagonista è un’ostetrica, Claire, una donna che dedica la sua vita al servizio degli altri, salda di principi, nel momento in cui le verrà chiesto di abbandonare il piccolo reparto maternità dove lavora per approdare in una struttura che fa del rendimento il proprio scopo, rifiuterà. I soldi non sono la sua priorità, la logica del profitto le fa ribrezzo e la cosa a cui tiene di più è l’umanità che il suo lavoro porta con sé per definizione.

Claire ha un figlio che ha appena lasciato casa e un padre che ha lasciato questa terra molti anni prima, con un atto di suicidio. Un colpo di pistola al cuore. Ovviamente per amore.
La diabolique, la donna che ha lasciato il vuoto nel cuore di quell’uomo non poteva che essere interpretata da Catherine Deneuve. Béatrice, nome che ricorda più un angelo che la ribelle interpretata, è la cicala di quella favola dove la saggia formica stipava mentre lei sperperava. Non possiede alcun reddito nonostante sia sempre impeccabile nei suoi abiti alla moda, è una giocatrice d’azzardo, beve come un uomo, è di un sarcasmo cinico e leggero, vive la vita giorno per giorno, è generosa e allo stesso tempo egoista. La sua vita dissoluta, quasi al limite della sregolatezza, un bel giorno le da’ il conto da pagare: Béatrice scopre di avere il cancro.

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E’ in quel momento che ferma la giostra su cui gira da ragazzina, per riflettere su cosa di veramente importante la aspetta a terra, per quel poco che le rimane da vivere. E le torna in mente quell’uomo, che ora cerca disperatamente. Trova solo Claire, la figlia irreprensibile che le da’ la brutta notizia. Nasce allora un riavvicinamento tra le due donne: una pronta ad accogliere e perdonare, l’altra bisognosa di cure e dell’amore che si è sempre negata.

E’ un film che racconta della solidarietà tra donne, le predilette di Provost e sull’amore tra donne, un amore materno, l’amore che porta con sé il dono dell’amicizia, della vicinanza, dell’abbandono.

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Due personalità così diverse si compenseranno e Béatrice regalerà a Claire quella leggerezza vanitosa di donna che le mancava, che sopiva da tempo, si specchierà con piacere, colorandosi la bocca di rosso e conoscerà un uomo a cui aprirà la porta di casa, la sua intimità.



Catherine Deneuve
è perfetta nei panni di Claire, la sua ironia è pungente e seria, divertente e amara, ricorda la mangiauomini interpretata da Fanny Ardant in “8 donne e un mistero” di Francois Ozon, quando cantava:


A quoi sert de vivre libre
Quand on vit
Sans amour?


E alla fine, quando Claire l’avrà accolta nella sua casa, dopo averla perdonata, dopo essersi presa cura di lei, dopo essersi concessa delle piccole pazzie giocando a “Thelma e Louise“, Béatrice sparirà di nuovo.
Provost commenta così: “E’ un gesto d’altruismo, Béatrice sa quando uscire di scena e lascia il tempo e lo spazio a Claire, di vivere una nuova storia d’amore“.
Io ci ho letto un suicido.


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Le donne samurai di Atsushi Nakashima – collezione autunno inverno 17/18

ATSUSHI NAKASHIMA COLLEZIONE AUTUNNO INVERNO 2017/18

Direttamente dalle foreste dei pugnali volanti di Zhang Yimou, la collezione autunno inverno 2017/18 di Atsushi Nakashima.

Il rosso onnipresente, percepibile anche nel più piccolo dettaglio, ricorda i colori della bandiera giapponese; le donne Atsushi Nakashima sono dei samurai armati delle loro divise, dei toni camaleontici del verde o degli aranci accesi delle foglie in autunno.

Gli outfit sono sovrapposizioni di capi dai motivi a origami, la tradizione del designer ex assistente di Jean Paul Gaultier è intelligibile in ogni sua collezione.

Gli articoli sono fatti di tessuto in pile, eco-pellicce, plaid e jacquard; i colori spaziano dal pink al rosso vivo, azzurro e blu cobalto, arancio e viola acceso.

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Guarda la collezione FALL WINTER 17/18 ATSUSHI NAKASHIMA:




 

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Petra Von Kant rivive nella collezione Alberto Zambelli FW 17/18

COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO 2017/18 ALBERTO ZAMBELLI

Ispirata al capolavoro di Fassbinder “Le lacrime amare di Petra Von Kant“, la collezione autunno-inverno 2017/18 di Alberto Zambelli disegna una donna austera, dalla pelle diafana, la cui estetica è un mix di bizzarrie e raffinatezze.

Petra è una stilista che si infatua di una modella dalle umili origini, che vorrebbe farsi strada nel mondo della moda, è colpita dalla sua bellezza e sfrontatezza, dall’assenza di pudore; vive con una segretaria tuttofare innamorata di lei, un rapporto sado-masochistico che si spezzerà nel finale.

Tutte le scene del film sono permeate da una magnifica fotografia e, centro delle immagini, sono i costumi che Petra e le sue donne indossano. Alberto Zambelli ha voluto rendere omaggio a queste donne, dai tratti diversi e originali, in una serie di outfit che presentano una Petra tra Fassbinder e il futuro. Silver per corpetti e dettagli, pvc e chiffon mixati, camicie in popeline bianco, neoprene e collari multicolor in pelliccia, cuissard alti al ginocchio che ricordano la dialettica servo/padrone, argomento centrale della pellicola.

E poi il trionfo del nude, dall’abito da camera alla maglia over size, velluto per le scarpe e stampe di polaroid con collage su trench e cappotti, lo smistamento multifacce delle personalità VonKantiane.

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Guarda qui l’intera collezione Alberto Zambelli FALL WINTER 17/18:



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Le borse di Paola Bonacina, una collezione di segreti e tanta passione!

Per l’uomo l’accessorio di riconoscimento è la scarpa, per la donna resterà sempre la borsa!

Mary Poppins, dalla sua in Gobelin oversize, aveva la capacità di tirarne fuori specchi dalle cornici dorate, piante e attaccapanni, lampadari e scarpe e il metro da sarta che misurava la personalità dei bambini esterrefatti da tanta magia.

Mago Merlino, nel cartone animato della Walt Disney, prima di un lungo viaggio, riponeva nella sua borsa tutti i mobili della sua casetta, partendo dai libri e finendo con la dimora del buffo gufo Anacleto, sulle note di una filastrocca cantata.

Da sempre la borsa può custodire tutto quello che ci serve, segreti compresi; nell’800 le signore ci nascondevano piccole pistole dai manici in avorio, un oggetto di difesa per sentirsi più sicure mentre passeggiavano sole per le stradine buie nella notte; altre riponevano delle scatolette contenenti alcune pillole recuperate da un amico medico. Sonniferi o veleno?

Hermès dedicò la sua Kelly, una borsa capiente dai manici rigidi, alla Principessa Grace che la “sfruttava” per coprire la gravidanza, l’attesa della primogenita Carolina. Insomma ogni donna ne possiede una, a cui ci si lega come ad un oggetto portafortuna, come ad una compagna di avventure, perché senza di lei non potremmo avere rossetto per ritocchi, specchietto per incipriarci il naso, telefono cellulare, agenda, mini spazzola, cioccolatini per i cali di pressione, codino per cambio look, crema mani, fazzoletti di carta, libro per ingannare le lunghe attese in posta.

Paola Bonacina ha pensato alle donne, ai loro gusti, alla loro età, al loro umore, ed ha creato delle collezioni in grado di soddisfarle tutte. Paola Bonacina è la designer dell’omonimo brand che ha fatto della borsa, uno stile di vita!

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Quando è nata la tua passione per la moda?


I miei zii erano del settore, ricordo che da bambina passeggiavo tra loro mentre stavano al lavoro, sento ancora l’odore del cuoio, il rumore dei martelli sulle pelli, vedo le loro mani trasformare dei pezzi di stoffa in oggetti unici e pieni di vita. Avevo compreso che un giorno, avrei creato anch’io.

Perché hai scelto di trattare l’accessorio borsa?

Perché rappresenta la femminilità. La borsa ci identifica, racconta qualcosa di noi, viene prima del biglietto da visita, prima del nostro nome, e non servono parole di presentazione.

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Cosa contiene la tua borsa?

I miei effetti personali, i portafortuna da cui non mi separo mai, chiavi, scontrini, post it,
altri contenitori e beauty case, ecco la borsa è come una scatola cinese, non trovi mai quello che cerchi al primo colpo!

Quanta importanza ha il materiale con cui vengono create?

È fondamentale, essendo un accessorio nato per durare nel tempo dovranno essere utilizzate ottime pelli; le mie borse sono totalmente made in Italy, la produzione viene fatta in un laboratorio artigianale e interamente a mano.

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Da cosa trai ispirazione?

Dalle donne che incontro per caso sul mio cammino, dalle donne della mia vita: madre e figlie…
dalle grandi donne della storia, dalle donne che mi regalano emozioni grazie alle loro canzoni, ecco ad esempio la collezione primavera estate 2017 è dedicata alle cantanti, tra cui compaiono Sade, Kylie, Liza

Come non deve assolutamente essere una borsa?

Anonima. Deve saper trasmettere un messaggio: “Io esisto”.




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Tutto il meglio dal Fuorisalone – Milano Design Week

E’ un ritorno all’innocenza quello che vuole annunciarci la Milano Design Week? Perché con il bianco ci riporta alla purezza delle cose, dai mobili che arredano la nostra casa, la nostra alcova, alle pareti che sono la nostra culla, fino agli oggetti, e all’abbigliamento che diventa design.

Il bianco nelle sue infinite sfumature è il protagonista assoluto, il foglio sopra cui poter scrivere le pagine della nostra vita, i nostri diari, i nostri appunti, i nostri duties e pure i nostri sogni, da tirar fuori dal cassetto.

Durante la manifestazione “White in the city“, nella prestigiosa sala della Passione della Pinacoteca di Brera, l’installazione di Marco Piva in partnership con Marieclaire Maison.

In esposizione presso la sala, tra affreschi e colonne in stile troviamo le novità Samsung, Fuda, Corà…e Giacomini Design, il brand italiano del luxury interior design.

Le sculture d’acqua di Giacomini Design sono pensate appositamente per l’ambiente relax della casa, l’oasi dove il tempo si dimentica e ci si dedica totalmente alla cura e al benessere del proprio corpo.

Le sculture d’acqua rimandano ad elementi della natura, dalla maestosità delle rocce alla sinuosità del serpente, fino all’eleganza del cavallo. Ogni prodotto è personalizzabile, nei materiali (acciaio e titanio), nei comandi (manopole doppie, singole e di varie fogge) e nella forma stessa, per raccontare nel dettaglio la personalità della propria casa.

Giacomini Design è un brand made in Italy che approda anche a Londra, dopo il successo espositivo alla Triennale di Milano e con un’impronta internazionale per  una clientela esigente e desiderosa di customizzare la propria dimora, per chi vuol lasciare la parola all’heimat.

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Nella tonalità più luminosa, quella che regala più luce, cattura anche il progetto Playa Living firmato Laghetto.

Playa Living è la stravagante mini piscina che trasforma la zona giorno in un momento di relax conviviale, che ci permette di condividere un aperitivo con amici, una piscina componibile e funzionale che si riempie in due ore.

Chi non desidererebbe passare dal letto ad un tuffo in piscina, in acque riscaldate, lasciandosi massaggiare dolcemente? Playa Living è l’ideale per chi ama viziarsi.
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Moralità, incorruttibilità, virtu’, vengono declinati nei più svariati campi artistici attraverso il bianco.

E’ la spinta che influisce sull’estro creativo, il motore di slancio, come racconta il progetto Social White dell’architetto Emanuele Svetti. Un’installazione stratificata di bianchi diversi, dalle pareti ai soffitti, fino alla social island, fatta di divani e sedie dove poter lavorare e co-creare in simbiosi.

La social wall – una parete di texture e nuances OIKOS, è l’immensa tela dove poter lasciare la propria firma, pensieri, parole, disegni, trame. Tutto è pensato per essere condiviso, “perché la felicità non è reale se non è condivisa” diceva Chris McCandless. Anche la postazione hi-tech è pensata per lo sharing: un grande schermo a specchio dove fotografarsi e pubblicare immediatamente il selfie su Facebook, Instagram e Twitter.

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Gli abiti scultura Calcaterra – collezione autunno inverno 17/18

COLLEZIONE CALCATERRA FALL WINTER 2017/18

Sono forme, strutture, cubi, spirali, gli abiti della collezione Calcaterra per la stagione autunno/inverno 2017/18.

Troviamo il rigore nelle linee e negli angoli retti, la musicalità nelle onde dei tessuti e nelle ruches, il senso dello spazio sulle superfici scomposte e sovrapposte.

Calcaterra si ispira per la collezione FW 17/18 alle opere di Richard Serra, artista statunitense in cui il prodotto materico diventa di fondamentale importanze nelle sue opere.



Sono cappotti over come pezzi di cemento, blazer come metalli lavorati, maxi martingale come acciai ossidati.

Daniele Calcaterra, designer della maison, firma una collezione geometrica, dove i crêpe si fanno pesanti e fluidi, gli accoppiati giapponesi rivisitano il fresco di lana creando nuove sonorità materiche e voluttuose. I mikado, in seta pesante e cruda, si dettagliano di nuovi ricami in angora e mohair tracciando proporzioni nuove tra forma e ricerca materica, che da sempre caratterizza il personale codice interpretativo CALCATERRA.




Grandi i contrasti, dalla giacche maschili voluminose e le vite strizzate, dalla delicatezza delle palette sabbia al blu scurissimo fino al bordeaux che ricorda i “muri” tanto criticati di Serra.



Guarda la collezione Calcaterra FW 17/18:



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Il ritorno al classico di Lucio Vanotti – collezione fall winter 17/18

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E’ un ritorno al classicismo quello di Lucio Vanotti, rappresentato nella collezione autunno/inverno 2017/18.
Una ricerca estetica pulita, essenziale, dove il rigore e la semplicità si mescolano, nessuna sovrastruttura, nessun orpello, solo l’indispensabile, il drappo che i greci usavano per coprire il corpo e non per “agghindarsi”.

Comodità è la parola chiave della collezione Lucio Vanotti FW 17/18, una donna talmente a proprio agio “nei suoi panni” da permettersi di uscire di casa esattamente com’era nel suo letto. Nuda? Lucio Vanotti la veste di trasparenze, di veli, di reti, che tutto lasciano intravedere. Le borse sono in realtà dei cuscini, i cappotti sono delle calde coperte, i blazer avvolgono come accappatoi. L’intimità non è più di casa, si sfoggia, ci si lascia scoprire, è l’epoca in cui la vita privata diventa pubblica anche per il “non famoso”.

Le donne camminano scalze, sono delle statute di immutevole bellezza, tutto nel loro outfit è ricerca di equilibrio ed armonia; le donne Lucio Vanotti non si lasciano intaccare né contagiare dai caotici colori delle strade, sono fredde come i grandi pensatori.

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GUARDA LA COLLEZIONE FALL WINTER 2017/18 DI LUCIO VANOTTI:


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Erano gli anni ’80 quando la disco music prendeva il sopravvento, le ragazze uscivano tutte le sere avvolte da tute di paillettes e abiti multicolor, le luci stroboscopiche creavano effetti psichedelici che le trasportavano in un altro mondo.

E sopra le paillettes? La pelliccia! Il capo must have della stagione autunno/inverno 2017/18 di Simonetta Ravizza.

La pelliccia si reinventa, si presta a donne dai diversi stili, moderna sui jeans, classica su di un long dress.

Simonetta Ravizza, brand dell’eccellenza della pellicceria, rende il capo un elemento pop, lo colora di rosa shocking, giallo acceso, verde bosco, blu indaco e albicocca. Lo mixa al maculato e ai velluti liquidi, lo esalta con voluminosi colli, onnipresenti anche sui cappotti maschili in Principe di Galles.

La collezione Simonetta Ravizza FW 17/18 propone giacche oversize in mongolia, maxi gilet di patchwork di visone colorato, attillati cappottini di visone cacao con inserti albicocca o rosa chewing-gum.

Senza tralasciare l’importanza dell’accessorio, anche la borsa diventa fur. Furrissima più precisamente, la bag icon Simonetta Ravizza, una divertente shopper in visone, capiente, comoda, colorata e alla moda.

Guarda qui la collezione Simonetta Ravizza FW 17/18:



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PHELLEM COLLECTION di ALCAROL

Se pensiamo che il legno, con le sue infinite sfumature e i suoipoliformi strati e venature siano interessanti, non abbiamo mai guardato da vicino una corteccia.

Phellem è esattamente lo strato più esterno della corteccia di un albero; un’infinita gamma di colori, texture nuove e forme impensabili, concave, profonde, zigrinate. Viene poi ricoperta da una particolare e innovativa resina trasparente di origine biologica che, a differenza delle altre resine, non si ingiallisce nel tempo, ma conserva la sua brillantezza; in questo modo possiamo apprezzare la varietà botanica intatta della materia organica, “congelata” come appare nel suo habitat originale. Un’idea davvero poetica.

www.alcarol.com

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Alcarol-Phellem Console


EO Acoustic di AOTTA 

Il vostro film preferito è “Into the wild“? Vorreste vivere nel bel mezzo di una foresta ma il mutuo, la casa, moglie e bambini non ve lo permettono? Con questi pannelli acustici vi sembrerà di vivere in un bosco, potrete tappezzare le pareti di casa e lasciare tutto il mondo fuori, il caos, il traffico della città e godervi addirittura il profumo che questi oggetti sprigionano. Sono dei panetti fonoassorbenti fatti di pino, larice, aghi di abete rosso, aghi di conifere, sono biodegradabili e rispettano l’ambiente.

www.aotta.com

Aotta


LIGHT STUDIO – Arte Architettura Scenotecnica 

Sir Francis Bacon diceva che la prima creatura di Dio fu la luce, non a torto visto che senza luce non ci sarebbe “ombra di vita”.
Alla luce, c’è ancora chi dedica il proprio amore: Light Studio, che dal 1994 approfondisce la scienza dell’illuminotecnica per dare ancora più risalto ed importanza ad oggetti, opere d’arte, luoghi di culto. Non solo un quadro, una scultura, uno spazio espositivo viene studiato nei minimi dettagli per acuirne forme e preziosità, ma anche il privato, nel suo angolo di casa poco illuminato, può dare luce a giochi di colore e chiaro scuri che altrimenti vedrebbe abbandonato.

www.lightstudio.it

Mostra “Hiroshima. Il maestro della natura” – Museo di Roma


Music Lamp – Didj-Star

Da sempre le arti posseggono una calamita che le attrae vicendevolmente; design e musica si sposano in questo progetto che ha come figlio una “lampada musicale“. Conoscete lo strumento Didgeridoo? Si pensa possa avere addirittura quindicimila anni e veniva suonato dagli aborigeni australiani, a fiato, pronunciando anche parole, suoni rumori o alternando piccole percussioni sullo strumento con boomerang o clap stick. Produce suoni affascinanti e profondi, dalle infinite sfumature; Marcello Ballardini, da questa sua grande passione, ne ha ricavato un oggetto unico e originalissimo: la music lamp, una lampada che potete suonare; si illumina con un telecomando touch per cambiare colori e intensità della luce a seconda la preferiate calda o fredda e le diverse forme dello strumento regalano melodie differenti, ce n’è per tutti i gusti. Buon divertimento!

www.aboriginaltrip.com

Music Lamp – Didj-Star


Eccentric Garden di JIWONXKIM

Al tatto sono morbidi come dei peluches, alla vista sono licheni, muschi, funghi e fiori del deserto; le creazioni di JIWONXKIM sembrano uscire da una foresta incantata.

La designer nata a Busan, in Corea del Sud, studia a Parigi per poi trasferirsi in Corea, utilizza principalmente materiali tessili e colori sgargianti per rappresentare oggetti che in natura sembrano poco interessanti, come i licheni che diventano sgabelli e funghi morbidissimi su cui sentir parlare il Brucaliffo di “Alice nel paese delle meraviglie”.

www.jiwonxkim.com

LICHENS in lana vergine


The subtract collection di Federico Pellegrini

Federico Pellegrini, architetto argentino, ha come obiettivo principale del suo lavoro quello di inventare e innovare riducendo al minimo lo spazio.
Sempre più frequenti sono le costruzioni di abitazioni di piccole dimensioni, nasce quindi l’esigenza di ridurre ai minimi termini l’utilizzo di “accessori” quali mobili, tavoli, sedie. Pellegrini crea pezzi semplici e funzionali che, piegati, limitano a zero lo spazio. Utile.

www.tenmuebles.com

Sedute pieghevoli di Federico Pellegrini


BE FAIR whazzupp – Design Customs

Customizzare casa? Oggi si può. Con Design Customs puoi “wrappare” la tua vecchia sedia, il banale tavolo in legno, tappezzare le pareti di casa e passare addirittura alla tua auto.

Cos’è il design wrapping? Una tecnica applicativa di altissima complessità che permette di cambiare pelle a differenti complementi d’arredo. La resa di stampa è perfetta, il foglio su cui viene riportata deve semplicemente essere “incollato” all’oggetto; questo procedimento ovviamente richiede capacità tecniche ed esperienza, garantita da GR Group, a cui poter chiedere supporto.

www.silvacoronel.it

Design Customs


Home Jungle di Massimo Cappella 

Ci siamo mai fermati a pensare ai “miracoli” della natura? Quante volte per strada camminiamo e vediamo spuntare quel ciuffetto verde dal cemento? Contro ogni agevolazione di ambiente e terreno, la natura fa il suo corso, più forte, con una voce più potente della mano dell’uomo che cementifica tutto; quel fiorellino, quell’erbetta innocente esce e ci regala un sorriso. Massimo Cappella ha riflettuto su questo “regalo” di Madre Terra e ha trasformato il “miracolo” in un oggetto di design: un vaso di marmo di Carrara, sopra cui viene intagliata la crepa da cui spunta il fiore. Una bella poesia.

www.massimocappella.com

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Home Jungle – Massimo Cappella


Where Athena lives di Olivia Lee

Sempre più narcise, sempre più indipendenti e allo stesso tempo dipendenti dalla tecnologia, la donna moderna necessita di giusti attrezzi per la propria bellezza.
Ispirato alla dea greca della conoscenza e della guerra, Athena, la collezione di Olivia Lee è un altare dove farsi belle con una perfetta illuminazione, utile anche per un photoshoot, perché no, un selfie, una video chiamata – tutti gli accessori sono creati per agevolare i passaggi social che oramai fanno parte del nostro quotidiano. E se siete delle vere nostalgiche e volete fare due chiacchiere reali con la vostra amica, c’è anche un utile tavolino dove prendere un tè.

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Tri(ciclo), questo il filo conduttore che unisce ogni capo della collezione autunno/inverno 2017/18 di Daniela Gregis.
Tre volte il ciclo della vita di un oggetto, gira tutto intorno al numero Tre, il numero dello spirito, il numero completo che porta con sé l’Uno e il Due.
La caratteristica del numero Tre è la creatività, la stessa che spinge da sempre il concetto che sta alla base della filosofia “Daniela Gregis”, la predisposizione all’arte – che è da sempre unita alla collezione, nella tavolozza colori, nel gusto e nell’espressività dei suoi lavori.

Da sempre fedele alla semplicità e alla comoda vestibilità, Daniela Gregis propone long dress stropicciati come fogli di carta bianchi scarabocchiati, giacche over size come fossero tele astratte, colli super colorati lavorati a mano come le cinture e i cappelli in lana.

Con l’accento sui colori primari del giallo, blu e rosso, sfila una collezione che richiama i toni della terra, tra i sabbia e i beige con abbinate cloche nere, guanti e i riconoscibili cesti lavorati a mano usati come maxi bag.

Guarda qui la collezione Autunno/Inverno 2017/18 di Daniela Gregis



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E allora dalla strada arrivano i maglioni finto-usurati, le t-shirt da indossare alle manifestazioni sulle libertà sessuali, le maxi platform in poliuretano stratificato, i giochi di sovrapposizioni che vedono il maxi cardigan sotto il vestito e la lingerie-pijama come dress code serale. E’ questo il trend per l’autunno-inverno 2017/18 di Cristiano Burani.



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Effetto tridimensionale per la maglieria che diventa protagonista, declinata in total look di alpaca, dal dolcevita al pantalone a zampa; il gessato maschile viene abbinato al pizzo valencienne, il velluto a macro coste nei toni della terra, del cammello, e i plissé bronzati, silver e laminati.

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LE DONNE ONIRICHE DI ANGELO MARANI – COLLEZIONE FW 2017/18

WUNDERKIND AUTUNNO/INVERNO 2017/18