Tra i designer che regalano forza e imponenza alla donna, un nome che spicca è senz’altro quello di Lucio Vanotti.
Una collezione, la spring summer 2018, che ricorda la donna samurai, la onna-bugeisha, poco conosciuta, ma molto potente.
E’ il corrispettivo femminile del guerriero, le donne onna-bugeisha impugnano spade e difendono la famiglia in assenza degli uomini.
La brillantezza bronzea dei tessuti utilizzati, ricordano le antiche armature; le corde riportano al legame con la terra; la donna Lucio Vanotti porta in vita o al collo, sacche in pelle al posto delle troppo glamourous pochette da mano.
Nulla è vanitoso in lei, piuttosto troviamo del rigore e della compostezza tipici della cultura orientale. I volumi invece sono scomposti e sovrapposti, invertiti e scultorei. Lucio Vanotti esplora con libertà il movimento della libertà stessa, attraverso l’uso della materia: tela grezza, cotone, sete fluide e lascia legno e cuoio per le calzature, che si annodano alla caviglia tramite lacci alla maniera greco-romana.
Le vite sono alte e segnate da cinture e corde, le gonne aperte e i pantaloni a fuso, le camicie lunghe da diventare abiti; oro e rame le tinte protagoniste, tocchi di ruggine, cuoio, ocra, verde acqua, e note di bianco e nero.
Sfoglia la collezione Lucio Vanotti Spring Summer 2018:
Il film si apre con fiamme che bruciano oggetti, tra cui dei disegni. E’ questa l’immagine che riassume la personalità e la vita del massimo esponente dell’espressionismo austriaco, Egon Schiele, che nelle fiamme vide dissolversi tutti gli averi di famiglia, gettati dalle mani del padre malato di nervi.
Tratto dal romanzo Tod und Mädchen: Egon Schiele und die Frauen di Hilde Berger, il film “Egon Schiele” riprende i passi dell’artista, sotto la direzione alla regia di Dieter Berner, precedente marito della scrittrice. Quei pochi passi geniali di un ossesso del corpo femminile, che si spense a soli 28 anni, come altri sregolati maledetti dopo di lui.
Egon Schiele viene affidato allo zio all’età di 15 anni, dopo la morte per sifilide del padre Adolf, sarà il suo tutore ad accorgersi del talento innato nell’arte del disegno, sarà lui ad iscriverlo all’Accademia della Belle Arti di Vienna. Ma la vita ordinaria dell’istruzione sta stretta a Schiele, che preferisce seguire il suo particolare tratto e lo stile che per sempre ricorderemo come il più erotico e drammatico tra i pittori del xx secolo.
Nei segni che formano i corpi di donne déshabillé, c’è tutta la tensione artistica di Schiele, c’è la rabbia di vivere in una società bigotta e censuratrice, c’è l’ossessione verso il mondo infinito della sessualità, quella che lui stesso cerca nella moltitudine, anche se la sua arte rimarrà fedele a due donne in particolare: la sorella Gerti e l’amante e modella Wally.
Il rapporto tra Gerti ed Egon è sempre stato letto come molto ambiguo, l’artista ritrae la sorella nuda e i loro giochi sono spesso troppo complici, intramezzati da scenate di gelosia da parte di entrambi. Sarà Gerti la donna devota che lo appoggerà e assisterà fino alla sua morte.
Wally rappresenterà invece quella fase della vita dedicata alla passione: la donna dai capelli rossi immortalata nel famoso dipinto “La morte e la fanciulla“, la diciassettenne disinibita che amerà anche in sua assenza e che perderà la vita come crocerossina durante la guerra. Sarà la moglie Edith Harms a sostituirla, la donna che gli chiederà esclusività, obbligandolo a chiudere ogni tipo di rapporto con Wally. Sarà Edith la sua musa, il volto agonizzante che dipingerà nelle ultime ore della loro esistenza quando, incinta di sei mesi, perderà la vita a causa della febbre spagnola.
La vita di Egon Schiele è stata un susseguirsi di provocazioni, umiliazioni e limitazioni. I suoi dipinti destarono scandalo e si urlo’ alla “pornografia“, si vedrà così trascinato in tribunale nel 1912 con l’accusa di abuso su una minore, Tatiana, figlia di un militare. Schiele passerà un mese di segregazione in carcere, gli verranno confiscati centoventicinque disegni, rischierà una condanna a lunghi anni di prigione, ma al termine del processo le accuse più gravi cadranno. Il tormento e la cupidigia del pittore invece torneranno a galla, segnandolo per sempre; sarà il suo mentore e grande estimatore Gustav Klimt a ridargli vita, acquistando i suoi disegni, presentandolo ai maggiori collezionisti lungimiranti.
Ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale minaccerà fortemente la sua ricerca e libertà artistica, e tutto il dolore e il disagio si riverseranno in quelle opere, trecentoquaranta dipinti e duemilaottocento tra acquerelli e disegni, in quei tratti riconoscibili, tesi e nervosi che saranno la firma della sua cifra stilistica, consacrandolo a maggiore esperto dell’Espressionismo.
Se il disegno per Schiele era tutta la sua vita, la vita stessa di Schiele era per le sue amanti la loro stessa vita.
Seduttore, affascinante, carismatico, Egon Schiele sapeva ottenere tutto ciò di cui aveva bisogno, anche di denaro, nei momenti più grigi della sua esistenza, il denaro che tanto odiava e per cui non è mai sceso a patti o compromessi.
L’unica realtà a cui faceva riferimento era la propria, quella che vedeva con i suoi occhi, quelli dipinti infinite volte negli autoritratti, nudi spesse volte, in strane posizioni, dove le combinazioni del corpo formavano quasi dei rami, delle intersezioni di carni, dei burattini in balìa degli eventi, della storia, la storia che lo stavo distruggendo.
Ma chi è Egon Schiele l’uomo? Noi tutti conosciamo l’artista, e non l’animo umano e debole di chi ha subìto delle gravi perdite, di chi ha dovuto assistere alla follia del padre; non conosciamo l’abile seduttore, possiamo solo immaginarlo attraverso le sue opere. Sono loro che ci raccontano qualcosa del suo carattere, della sua indole perversa e maniacale, è il calco di quella matita, deciso, sicuro, che ci parla dell’uomo, delle sue riflessioni sulla morte e la decadenza; sono quelle pose sensuali che ci permettono di spiare attraverso una piccola fessura, sulla stanza della sua vita, le calze arrotolate e i capelli arruffati di quelle donne ritratte, sono gli sguardi ammiccanti di quelle fanciulle appena adolescenti.
L’accanito lettore di Freud, l’instancabile amante, l’erotomane, ce lo lasciano sognare i libri…
Il film Egon Schiele di Dieter Berner è stato presentato da Draka Distribuito di Corrado Azzollini, in collaborazione con Twelve Entertainment, presso le sale dello Spazio Oberdan
“Delizia del disordine / desta nell’abito la giocosità / Un telo leggero gettato / con elegante distrazione / Un lembo di tessuto vagante, che qua e là / asservisce a pettorina / Un polsino noncurante, e lì vicino, / nastri che ricadano confusi / Un’onda vittoriosa, che attira l’attenzione/ alla gonnella tempestosa / Un laccetto trascurato, nel cui fiocco/ intravedo un garbo selvaggio / Mi ammagliano di più, che quando il tocco/ è troppo esatto, in ogni sua parte”.
E’ Robert Herrick (1591-1674), il poeta inglese che nel periodo della Restaurazione descrive l’imperfetta mise di una donna. E’ quel suo modo distratto che lo attrae, quelle stoffe indossate alla rinfusa, frettolosamente e senza il consenso dello specchio; è l’innato garbo selvaggio che lo attrae più della perfezione.
E in una collezione dove la donna si sente libera sotto le vesti, Albino Teodoro mescola sapientemente questi ingredienti, asimmetria ed eleganza. Ne nasce così uno strano equilibrio di silhouette dove la natura è musa ispiratrice.
La collezione Primavera Estate 2018 Albino Teodoro è un gioco di strutture, masse e volumi; la donna non indossa mai la taglia che l’avvolge, ma resta comoda coprendo l’identità delle proporzioni.
Astratti i disegni dei capi, spesso geometrici, ma dove si riconoscono paesaggi lunari e distese di marmi.
Oriente e Occidente si incontrano nella collezione Spring Summer 2018 di Albino Teodoro, troviamo i simboli cari al paese del Sol Levante: la carpa koi, che viene addomesticata per colorare e ravvivare i laghetti da giardino. Brillano con effetti tridimensionali sui tessuti materici, sono disegni in lurex dorati, così come dorate sono le paillettes che impreziosiscono i trench e le giacche, per un effetto naturale che ricorda il luccichìo delle pepite d’oro nelle acque scure.
Le tinte sono tutte derivate da pigmenti naturali: lapislazzuli, granato, beige, avorio e carbone con tocchi di rosa pallido oro e argento. I pezzi chiave della collezione sono il trench, la giacca blazer, la camicia, la tuta da lavoro, l’abito teatrale. I tessuti utilizzati: jacquard dai motivi asiatici, douchesse rigate, grisaglie maschili, stuoie dark o con disegni lurex argento.
L’asimmetria, il volume così accentuato da sembrare quasi scolpito nella pietra riecheggia il peplo romano o le linee semplici e morbide dei costumi orientali.
Guarda la collezione Primavera Estate 2018 Albino Teodoro:
Tropical Love – Collezione Delfrance Primavera Estate 2018
Nasce dai paradisi esotici la donna Delfrance, che indossa i colori vitaminici sfumati di arancio, giallo, verde e fucsia.
E’ una Primavera Estate 2018 dove la leggerezza fa da padrona: rasi e sete, preziosi tulle inseriti come ricami, formano dei simil-petali, impreziosiscono le paillettes e i nastri tono su tono. I top con le ruches ricordano delle caramelle da scartare, i materiali vengono mixati con giochi di contrasto.
Sempre più scoperte le gambe, velate solo da calze a rete versione dark, o da sinuose forme nude di tulle che scoprono anche e seni; via libera a minigonne in pelle e shorts, e alle giacche/vestito, abbinate ad ankle boots silver o décolleté borchiati.
Provocanti gli abiti da sera, con scollature sulla schiena, balze e volant, ma sdrammatizzati attraverso l’uso di accessori come chocker o maxi collari dorati.
La collezione Spring Summer 2018 Delfrance racconta una donna audace, individualista, senza rinunciare alla sartorialità e all’unicità del capo.
DESIGNER PROFILE
Delfrance studia fashion design presso l’Istituto Marangoni di Milano prima di trasferirsi a Londra, dove ha l’opportunità di lavorare con Vivienne Westwood.
Pochi mesi dopo comincia a lavorare come assistente di Andreas Kronthaler, coniuge di Vivienne, con il quale si reca a Parigi.
Rientrato in Italia, nel 2005 consegue un master triennale presso l’Istituto Carlo Secoli.
Nel 2008, a seguito degli studi all’École de La Chambre Syndicale de la Couture Parisienne, debutta con la sua prima collezione prêt-à-porter.
Sfoglia la collezione Delfrance Spring Summer 2018:
La vita scorre lenta, il paesaggio è deserto e sembra uscire da una favola incantata, la collezione Cividini Primavera Estate 2018 ha le note profumate del mare.
Abiti che scivolano semplici, tono su tono, morbidi sul corpo, dalle nuances delicate che ricordano la sabbia, la terra, i fiori esotici.
E dalla lontana Harbour Island, l’isola lunga tre miglia nell’arcipelago delle Bahamas, l’ispirazione per l’abito che porta lo stesso colore scenico della sua sabbia finissima: un incantevole rosa che, perdendosi tra il verde dell’acqua e l’azzurro del mare, ricorda gli amati toni pastello di Tiepolo.
Movimento e trasformismo nella collezione Cividini SS2018, che stupisce per la scelta di materiali reali quali il pitone, marsupi unisex che avvolgono la vita, decorazioni e intarsi che creano un effetto 3D su top e camicie.
Le maglie vengono impreziosite dai volumi e dalle sovrapposizioni di capi, tessuti e stampe, come fossero collage.
L’outfit diventa un foglio bianco su cui disegnare i propri sogni, colmi solo di luoghi esotici e colori caldi.
I ricami vengono realizzati con mano moderna ma attenta alla tradizione; i petali di taffetta’ di poliestere sono tagliati al laser e applicati a mano, ulteriore interpretazione del decoro floreale.
Nella collezione SS2018 CIVIDINI, la camicia bianca è in pizzo. Fiori anche sulle shopper di maglia in punto Milano di cotone crepe, ma li troviamo anche in versione uomo. Dove? Sulle cravatte!
Sfoglia la collezione Primavere Estate 2018 Cividini:
Scomporre e ricomporre è il fil rouge della collezione Atsushi NakashimaPrimavera Estate 2018.
Tagliare e ricucire, customizzare il capo e differenziarlo con chiusure lampo; trench coat, parka, giacche in denim, felpe, tute, un tetris di colori per la stagione del sole.
Giochi di geometrie, di costruzione, di accostamenti diversi per colori, tessuti, pattern, la Primavera Estate 2018 di Atsushi Nakashima mixa con coraggio, ma con estremo equilibrio.
Per i dettagli sabot con calzini alla caviglia, cinture morbide e orecchini dello stesso colore, o vere e proprie cerniere lampo.
E’ una donna androgina quella di Atsushi Nakashima, alternativa, illuminata dalle luci metalliche e silver per le notti più buie.
Guarda la collezione Atsushi Nakashima Spring Summer 2018:
Un ritorno “suprematista” quello di Anteprima, come la corrente che seguiva Kazimir Malevich, il pittore russo che la fondo’.
Era il 1913 quando dipinse “Quadrato nero su fondo bianco“, il primo totalmente astratto, una forma geometrica che si sovrappone ad un’altra forma geometrica, il contrasto del bianco e nero, così come lo vede Anteprima, alternato allo stesso modo sul corpo.
La Primavera Estate 2018 Anteprima si arricchisce delle gradazioni cromatiche dei colori primari, nei tagli geometrici malevichiani, creando quell’illusione di profondità e al tempo stesso di purezza a cui il pittore aspirava.
Leggerezza e luce per i tessuti scelti, che creano movimento, ma pulizia: le silhouette sono morbide , le texture mischiate e i pannelli irregolari.
La stagione del sole 2018 di Anteprima è essenziale e confortevole.
Guarda qui la collezione Spring Summer 2018 Anteprima:
Sfilano i fiori, dei maestosi gigli bianchi, ninfee che galleggiano e la compattezza dei tulipani; non è un cartone animato, ma il visionario défilé di Moschino.
E’, oltre alle ballerine biker, la collezione Moschino Spring Summer 2018.
Immaginate l’immenso panorama colorato che la natura ci regala, quello dei fiori, della loro innata grazia, e la varietà delle specie, di infinite sfumature, dello slancio ereditario che li porta verso il cielo, a ergersi verso qualcosa di superiore.
Ci viene insegnato, per non sbagliare accostamenti di colore, a guardare alla natura, a prenderne esempio, perché la natura non sbaglia, i candidi bianchi dei gigli e gli accesi arancio dei pistilli, l’armonia dei toni e delle forme dei fiori, le striature venate che ricordano lo scorrere dei fiumi, ogni soggetto è un quadro dentro un quadro, un piccolo miracolo. E l’anima rock del designer Jeremy Scott si addolcisce per questa Primavera Estate 2018 e ci regala un tripudio di nuances.
Grande attesa per l’uscita in passerella di Anna Cleveland, che con la sua personalità cattura tutti, qui in versione ninfea, distribuiva petali agli spettatori, denudandosi di tanta bellezza. Un atto di generosità.
Le tinte delle ballerine Moschino sono caramellate, gommose, coreografie da étoile dal retrogusto rock.
Una danza femminile mixata sulle delicate musiche floreali e sulle note acute del rock, la donna Moschino sboccia come un fiore e poi spicca il volo come una danseuse; il paesaggio è il suo sipario di scena, il mutamento il fil rouge della sua esistenza.
I fiori sono gli accessori che indossa, esse stesse sono dei mazzi di rose rosse, dei cadeaux impacchettati e infiocchettati ed hanno il nome di Gigi Hadid e Bella Hadid. Chi non le vorrebbe ricevere?!
Guarda qui la collezione Moschino Spring Summer 2018:
Gitana e ancorata alle tradizioni, la donna Les Copains per la Primavera Estate 2018 sfoggia un’estetica folk contaminata dallo urban.
Bohémien nelle strade messicane, la donna Les Copains veste con semplicità abiti che rievocano la tradizione, nell’iperdecorativismo ricercato, nell’uso di accessori e di colori della terra mescolati ai più accesi quali i fucsia e i rossi.
Lo scenario è quello urbano ma intellettuale di Louis Barragan, famoso architetto messicano, che con l’uso di tinte molto intense e di geometrie nette, tagliate, ha lasciato traccia di numerose opere di ambientazione surreale.
La città come Barragan la immagina e la compone, si fa strada sul corpo della donna, che diviene un tutt’uno con l’ambiente. Il cielo è la maglia che indossa, i muri taglienti le gonne e le striature delle strade, gli stivali che le percorrono.
Scaramantiche, ça va sans dire, portano al collo monili di nobili artigiani, pietre e metalli ed amuleti, scivolano poi le organze di seta, volteggiano le pieghe in chiffon, le bande bicolor vengono ricamate a punto croce, le tuniche in mussole seta-cotone ci ricordano la freschezza della stagione.
E’ una femminilità non banalizzata né idealizzata quella di Les Copains SS2018, ma attenta al dettaglio, con delicati tocchi di eccentricità personale, che si fanno spazio nella libertà delle scelte e in quella che gli abiti regalano.
Non teme l’uso degli orpelli muliebri né di quelli maschili, via libera quindi a fiocchi e cappelli, ma anche agli stivali da cow-boy. I contrasti diventano il nuovo linguaggio.
Sfoglia la collezione Les Copains Spring Summer 2018:
Oriente, rigore, compostezza – le parole chiave della nuova collezione Primavera Estate 2018 Byblos.
Dall’arte antica dell’ikebana, la disposizione dei fiori recisi, un tempo offerti agli déi poi divenuta vera e propria vocazione artistica, trova terreno ispirativo il brand Byblos.
La forza della bellezza e la caducità del fiore strappato, la consapevolezza della donna samurai e l’arrendevolezza della geisha, il rigore e la passione, sono i contrasti i veri protagonisti della collezione Spring Summer 2018.
Un orient ride che incontra l’iperfemminilità japan e la comodità occidentale, antipodi che si sposano intrecciando stili e tessuti, trame e intrecci. Spalle in vista e fiocchi di seta, cinture che incastonano scollature e avvolgono il corpo segnando il punto vita; dolci i plissé e più vibranti i cromatismi degli abiti, tracce di colore grafico.
Morbidi gli abiti longuette, trasparenti, volumi vaporosi che lasciano libero il corpo, giacche di ispirazione militare, ampie e con maniche a cerchio.
Del Sol Levante ci sono gli equilibri: non potevano mancare i bianchi e neri, simmetrie, microgeometrie, cerchi e righe, delicati fiori impreziosiscono fianchi e spalle, i tocchi leggeri di verde ricordano quei gambi che si alzano dai vasi, ergendosi verso lo spazio.
Dai pantaloni diritti spuntano i divertenti inseriti in vinile sui fianchi, la palette colori è luminosa nei verdi tendenti al lime, caldi negli amaranto e fucsia, con rilassanti toni naturali che vanno dal cipria cosmetic al nude.
E’ dalla natura che emergono le donne Alberto Zambelli SS 2018, esattamente dai profondi abissi marini.
Un incontro tra i due elementi acqua e terra, fatto di forme e consistenze diverse, di materiali palpabili e impalpabili, una ricerca di masse e linee, un viaggio per mare, tra immersioni e respiri a pelo d’acqua.
La Primavera Estate 2018 di Alberro Zambelli si sveste di veli, di tessuti trasparenti e pregiati, sottili come la pelle di un pesce, invisibili come meduse, luminosi come pesci abissali.
I bianchi sale illuminano sufi-tuniques in popeline e gli abiti dai generosi drappeggi sul retro, i ricami dai fili dorati di conchiglie, regalano l’aria regale anche nelle notti più scure, jacquard moire’ tramati ottoman e organze disegnano macro rouffle e balze oversize.
Flessibili come delle spugne, gli abiti Alberto Zambelli incantano per la loro elegante leggerezza, i plissé avvolgono e dialogano con il corpo della donna, che si muove soave come una sirena.
Le fasce multiple scandiscono capi a scatola in crepe aurei accoppiati e laserati al vivo. Check aristocratici incontrano i pizzi deco’ in capispalla e tuniche minimali, ampissimi colli diventano carrè appoggiandosi sulla spalla in stampe damier.
E’ un aprirsi e chiudersi, un abbracciare e ritrarsi, il movimento continuo delle spugne che si dissetano per poi pietrificarsi fuori dal loro habit, la collezione Alberto Zambelli Spring Summer 2018.
I colori: ematite, bianco aurea, bianco sale, carta da lucido, blu laguna, nude cosmetico, arancio tonico.
Guarda qui la collezione Alberto Zambelli Primavera Estate 2018:
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