Se avete bisogno di una maschera leggera, non troppo aggressiva e che non secca la pelle, Imperial Tea Miracle Face Mask è quella adatta a voi.
La sua formula è delicatissima e ha come base l’utilizzo del tè bianco.
Tea Infusion TechnologyTM è una tecnologia brevettata che prevede l’infusione a caldo delle foglie di tè grazie alla quale si mantengono inalterate le proprietà antiossidanti dei polifenoli radicali liberi; come risultato il cosmetico risultata molto efficace perché ricco di sostanze attive.
Tra gli ingredienti, in questa maschera si utilizza la Camelia Sinensis, una pianta sempreverde che cresce ad alte altitudini in ambienti caldi e umidi, ha effetto purificante e proprietà antiossidanti; l’acido ialuronico, che nutre la pelle in profondità e stimola il rinnovamento cellulare cutaneo; l’olio di jojoba che rivitalizza e lenisce la pelle irritata.
Teaology è l’unica linea skincare che utilizza questo genere di prodotto, l’infuso del tè e per le sue preziose virtù rende efficace il trattamento al 100%, inoltre i suoi prodotti sono ricchi di vitamine, estratti e olii essenziali.
Imperial Tea Miracle Face Mask è formulata con l’infusione di foglie di tè bianco per rendere ancora più efficace l’azione antiossidante dei polifenoli. Le foglie vengono immerse in un mix purificante di caolino e acido ialuronico idratante e ridensificante. Inoltre gli estratti di primula e margherita esalta l’incarnato ed hanno un effetto schiarente, eliminano i segni del tempo rendendo la pelle luminosa e subito più giovane.
Bastano solo 10 minuti per l’applicazione, su viso e collo asciutti e ben puliti, evitando sempre il contorno occhi. Si risciacqua e si ripete per due volte a settimana.
La cura della pelle passa anche attraverso la routine, non dimentichiamocelo; prendere l’abitudine di fare impacchi e maschere, abitua la pelle ad assorbire meglio i prodotti, perché li riconosce.
A rendere speciale un look, si sa, è sempre la scarpa! Per questo motivo gli uomini, che dalla loro hanno un guardaroba meno provvisto di accessori a differenza di noi donne, fanno molta attenzione al dettaglio. E la scarpa è certamente il primo acquisto importante nella loro carriera di esperti di stile.
Una bella scarpa fa la differenza! Un sandalo gioiello può rendere elegante anche un outfit dove compare un jeans e una t-shirt di cotone. Ma quanti ad oggi avevano pensato di impreziosire una sneakers? Ebbene, il brand Stokton, da’ sfoggio di creatività su una scarpa che è per definizione comoda e per tutti i giorni.
E così che la collezione Primavera Estate 2018 di Stokton si rivolge a tutte le donne, si intende che accontenta ogni gusto, perché dall’Oriente alle più attuali mode, la sneakers Stokton di questa stagione sono in infinite ed in varianti mai viste prima.
Dai preziosi tessuti di raso, e di raso anche i lacci, la scarpa Stokton ricorda le raffinate tappezzerie cinesi, quelle che oggi ritroviamo anche sulle mura di casa, tornate in voga, per i gusti più raffinati e per coloro che da sempre rimangono affascinati dal mistero del paese del Sol Levante.
In pelle da risultare comode, le scarpe Stokton restano basiche nella forma ma si impreziosiscono di dettagli: maxi perle, glitter, laminati come i grattacieli specchiati, in jeans per le più giovani e con stampe fiorate per le romantiche.
Inoltre Stokton, che conosce i capricci muliebri, ci da’ la possibilità di inserire e togliere gli eccentrici dettagli: così le rose di stoffa possono comparire, alternandosi nei colori, in nero o rosa antico, o scomparire a nostro piacimento. Le maxi rose fatte in denim, possono abbinarsi all’effetto used della sneakers o lasciare liberi i lacci, in intrecci fantasiosi che avvolgono la caviglia.
Stokton ha pensato di fare innamorare tutte le donne, lo dice anche Kenneth Cole:
“Le donne si innamorano sette volte in un anno, sei di queste sono per le scarpe.”
Sfoglia tutti i pezzi della collezione Stokton Spring Summer 2018:
(Credits per le due foto campagna Stokton compresa copertina – Photo/Styling Miriam De Nicolo’, Model Shelly Chinaglia, Make up/Hair Antonia Deffenu, Assistants Clara Fayer, Michele Tumbarello)
Venice Secrets: Crime and Justice Anteprima Mondiale sul crimine, la giustizia e la pena di morte
Oggi le chiameremmo “erboriste” o “crocerossine”, quelle che un tempo si riunivano nei boschi a cogliere erbe medicinali e che distribuivano in unguenti ai malati, tacciate di stregoneria, arse al rogo e umiliate.
Le torture che le “streghe”, quelle povere donne, a volte bellissime, altre piuttosto intelligenti, subirono, sono tra le più truci che un essere umano possa immaginare: impalate vive e lasciate agonizzare in mezzo alle piazze, marchiate a fuoco, seviziate con l’uso di topi vivi cuciti negli organi genitali.
L’Inquisizione fece numerosi morti, tra cui personaggi illustri come Giordano Bruno, filosofo processato per eresia e condannato al rogo il 17 febbraio 1600, il Conte di Carmagnola, e condanno’ i famosi adulteri Veronica Franco e Giacomo Casanova.
Venezia, a Palazzo Zaguri, dimora storica che ospitò Casanova, dedica una mostra in anteprima mondiale, al crimine, alla giustizia e alla pena di morte: “Venice Secrets: Crime and Justice“, un percorso espositivo che fa luce sui metodi di tortura utilizzati durante il buio periodo della Repubblica Serenissima. Atti giudiziari originali mostrati per la prima volta al pubblico, reperti, autentici strumenti di morte, raccontano in che modo venisse applicata la giustizia in un periodo ancora barbaro e primitivo.
Il periodo storico va dal XIII al XVIII secolo, quando la berlina (detta anche gogna) veniva utilizzata per tagliare teste ad adulteri e bestemmiatori e la “Strappata” veniva impiegata nella “Sala del tormento” a Venezia, una sofferenza prolungata per tre giorni in cui il condannato veniva legato con le mani dietro la schiena, poi tirato su con delle corde, nella prima seduta si faceva precipitare il corpo a terra ad altezza uomo e con i secondi la caduta si interrompeva a due braccia da terra, con risultato la torsione e la slogatura delle spalle. Per aumentare gli effetti si aggiungevano pesi o si bruciavano le piante dei piedi.
Venice Secrets è una mostra unica nel suo genere e soprattutto solo per stomaci forti, perché oltre alle macchine di morte, rivivono nelle stanze del palazzo cadaveri plastinati e numerosi organi umani veri, testimonianze dei condannati che venivano usati quotidianamente per gli studi di anatomia tra Padova e Venezia.
Migliaia di persone mutilate, marchiate a fuoco, processate per sodomia, bruciate vive, annegate e uccise sul patibolo, rivivranno in queste stanze con il solo scopo di far conoscere la loro storia al visitatore, a ricordo di quanto la crudeltà umana non abbia limiti, né la creatività nel procurare sofferenze altrui.
Una creazione cruenta fu la “fallbret”, una sorta di ghigliottina ante litteram con l’impiego di una mazza per lo schiacciamento meccanico della lama da decapitazione utilizzata fino al 1500, oppure lo strumento per la tortura del fuoco utilizzata fino al 1700 che consisteva nel legare il condannato su una sedia posizionando delle braci sotto i suoi piedi cosparsi di grasso con solo una tavoletta a proteggerli dai carboni accesi. Ad ogni domanda a cui non rispondeva si toglieva la tavoletta. Il torturato era lasciato a digiuno per dieci ore prima della tortura, questo per aumentarne gli effetti sul fisico debilitato.
Ma nella folla di assassini, ladri e bestemmiatori, vi erano anche i malcapitati e trovarsi in campo inquisitorio era cosa assai facile, come avvenne per Veronica Franco nel 1580. E quando a metterci all’erta ci sono i proverbi che recitano: “cerca il tuo nemico tra i tuoi amici“, non sono da prenderli sotto gamba, perché alla povera Veronica, la denuncia arrivo’ proprio dalle sue mura domestiche. Per l’esattezza fu il precettore di uno dei figli ad accusarla di praticare arti magiche e sortilegi, oltre ad altri capi di imputazione tra cui c’era il gioco d’ azzardo, il mangiare grasso nei giorni consacrati al digiuno, la non osservanza dei sacramenti e…signore e signori: il patto con il diavolo!
Il visitatore viene accompagnato attraverso sequenze sceniche soffuse e raccolte, tra i versi della Divina Commedia e atmosfere inquietanti. Fedele l’allestimento composto da sedute vuote della stanza adibita alla magistratura del Consiglio dei Dieci, la ricostruzione della cella del Casanova e delle carceri di Narni.
Il percorso espositivo non ha una fine, ma bensì vuole creare un’inizio: l’innesco di domande, la discussione dell’esperienza vissuta, il generare contenuti, l’esame di coscienza.
www.venicesecrets.net
Venice Secrets Crime & Justice
Palazzo Zaguri
Campo San Maurizio, Venezia
mostra visitabile fino al 30 settembre 2018
Grande interprete della sofisticata e ricca borghesia di fine Ottocento, Vittorio Matteo Corcos è stato un pittore livornese noto soprattutto per i suoi ritratti.
E’ la vita mondana a cui si interessa, e alle donne in particolar modo, alla loro gestualità, agli abiti che indossano e alla maniera elegante in cui li vestono. Sono regine, dame della nobiltà, clientela assolutamente esclusiva e piuttosto esigente, in un periodo in cui lo status era un biglietto da visita e autocelebrarlo era un modo come un altro per farsi pubblicità. Tutto era reale, nulla a che vedere con le vite fasulle che si sfoggiano oggi sui social, tra abiti da sogno mai indossati e voli intercontinentali, quando si è raffreddati e sdraiati sul divano di casa.
L’opera di Vittorio Matteo Corcos mette in mostra vizi e virtù, lo fa attraverso lo sguardo di queste donne, dalle giovinette in vezzose vesti di seta, alle più mature peccatrici in abito da sera. E’ un gioco tra l’innocenza ed il peccato, un’atmosfera che si respira anche guardando la collezione Aniye by che sfila a Milano, nella splendida location di Carlo e Camilla in segheria, anticipando anche una mini collection bridal.
Una collezione femminile e zuccherosa, come i colori degli abiti in voile dall’azzurro myosotis al carta da zucchero.
Le sete lasciano libero il movimento e regalano fluidità e leggerezza, i pizzi giocano con il “vedo/non vedo”, le paillettes catturano la luce, il lurex e le perline regalano luminosità all’abito.
Moderna e per una donna anticovenzionale la mini collection bridal, lancio ufficiale del brand Aniye by, emblematico esempio dell’aspetto pratico e fugace che ha preso l’evento matrimonio, un poco sospeso tra il sogno dorato e l’imminente arrivo del tragico lunedì.
Se pensavate di accontentarvi del gelato al gusto di tè, per quelle a cui al tè non sanno rinunciare, sbagliavate. Oggi, per le vere addicted, esiste una linea che sfrutta le proprietà di questa pianta per renderci più belle: è la TEAOLOGY tea infusion skincare.
Una linea completa per i trattamenti di bellezza viso e corpo, che ha creato una crema mani specifica con l’uso del tè blu.
Da questa miracolosa pianta, chiamata esattamente Camellia Sinensis, si ottengono più di 5000 differenti tipi di tè. E’ una sempreverde che cresce ad altissime altitudini, in ambienti caldi e umidi. Il Blue Tea è un tè semi-fermentato che contiene molti minerali e agisce come antiossidante.
La crema mani e unghie – FLORAL TEA HAND AND NAIL CREAM – è nello specifico un trattamento riparatore, idratante e antietà.
Ha un delicato e fresco profumo di tè che persiste tutto il giorno, non unge e si assorbe velocemente lasciando le mani piacevolmente vellutate. La crema si massaggia su mani e unghie, insistendo anche sulla zona delle pellicine per ammorbidirle; inoltre il pratico tubetto in plastica è possibile portarlo sempre con sé in borsa.
Sartorial Monk Spring Summer 2019 Collezione “KOKORO”
Quando cuore, mente e spirito si abbracciano, otteniamo quell’insieme di elementi che costituiscono il saggio: saggezza per l’appunto, purezza, profondità, bontà, elevazione dell’animo, umanità, empatia, conoscenza, apertura. Per riassumere queste caratteristiche, un popolo che possiede il dono della sintesi, il Giappone, ha trovato una parola che significa “lo sguardo che coglie il cuore delle cose“, questa parola è KOKORO.
Partendo da questo concetto, il designer di Sartorial Monk, Sabàto Russo, ha elaborato una collezione specchio di questi temi. Una collezione primavera estate 2019lontana dal tempo, dal caos occidentale, dalle mode e dalle tendenze. Si è concentrato sull’essenzialità, sulla purezza, sulla leggerezza, temi cari al misterioso mondo del Sol Levante.
Dalle letture di Sabàto negli scritti fine ‘800 dell’autore Lafcadio Hearn, il designer ritrova il percorso dei suoi viaggi, la ricerca costante della più profonda espressione di sé e scopre, attraverso questa parola, la sintesi di un vissuto. Nasce così una collezione “libera”, nei tessuti, nella scelte delle forme, lino, seta, lana sottile, dévoré, ogni capo è armonico e regala una sensazione di benessere e di pace.
Scopri la collezione Primavera Estate 2019 di Sartorial Monk:
“Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco“, così recitava Josef Koudelka, fotografo ceco amico di Henri Cartier-Bresson.
Ogni viaggio è l’inizio di una scoperta verso qualcosa di ignoto e questo Frankie Morello lo sa bene, che porta in giro per l’Universo ogni collezione, anche questa della primavera estate 2019.
E’ la necessità di evoluzione che spinge Frankie Morello a cercare l'”altrove”, altrove; è un viaggio che inizia da molto lontano, da Nazareth, dove tutto nacque.
Il bagaglio di cultura, riti, costumi, lo porta con sé nella navicella che ha come direzione lo Spazio.
Le icone sacre a cui siamo abituati cambiano forma e verbo, la Madonna si presenta a noi come una moderna pop star, le preghiere della gente verranno esaudite dalla luce della spaceship che distribuirà, non più pane e pesci, ma iPhone, iPad e oggetti di ultima generazione. E’ un Dio visibile quello che crediamo compiacere, è l’ossessione compulsiva della #technologydevotion.
Se credete che Frankie Morello accarezzi questo tema, vi sbagliate.
Lo specchio che ci mette di fronte è esattamente quello che la Strega di Biancaneve non vorrebbe vedere…e siamo noi, nessuno escluso, con le nostre brutture, il nostro attaccamento morboso ai cellulari, al dio web che risponde ad ogni nostra domanda, mai sazi, coltivatori di solitudine e chat vuote. Nicholas Poggioli, art director del brand, ci regala questo viaggio ultraterreno con lo scopo di riportarci sulla terra, per recuperare quel calore e quell’umanità che stiamo perdendo.
Ci accompagna in una collezione uomo donna tra figure mitologiche e ambigui putti, le donne conservano quell’alluce sexy tipica di F.M., indossano tute in latex silver, come le divise da astronauta dell’uomo, cangianti in pvc e in blu elettrico con paillettess. Le strutture sono over sopra, mentre si stringono i volumi nella parte inferiore come delle guaine.
Gli occhi degli esseri che si imbarcano in questa specie di Arca di Noè, sono bianchi, hanno perso identità e consistenza, riprendono profondità solo dopo la “riscoperta”, come nei dipinti di Amedeo Modigliani, sguardi vuoti che prendono colore dopo aver trovato il suo unico amore: Jeanne.
Un brasiliano che si trasferisce in Francia, lascia a letto il costume e si agghinda con foulard al collo tanto parisienne, borsa alla mano e completi stampati, questo è l’uomo che vien fuori dalla fotografia della collezione primavera estate 2019 di Miguel Vieira.
Dai completi total red ai gessati doppio petto, l’uomo Miguel Vieira è trendy ma con un piede nel passato; legato al gusto classico, porta in valigia le camicie, che abbina a foulard colorati, comode bag tinta unita e buste maxi, bermuda per la città e comode sneakers.
I colori della collezione vanno dal blu navy al rosso alba, dal giallo zafferano al nero caviale.
Cotone egiziano, fresco lana, seta e jacquard sono i tessuti utilizzati; il taglio laser, la sublimazione e il termo-accoppiamento, le nuove tecniche di stampa.
Dalla purezza del marmo nascono le ispirazioni Isabel Benenato per la primavera estate 2019.
I contrasti netti del bianco e del nero vestono l’uomo e la donna Isabel Benenato a strati, senza una regola precisa, con tagli netti e linee definite, le forme sono geometriche e i materiali si sovrappongono, senza un ordine, gli chiffon sopra i cotoni e i voile a scoprire il petto.
I capi must sono le maglie a rete, declinate anche in giallo, unico colore della collezione, i copricapo e le sciarpe da portare lunghe intorno al collo, i completi con chiusura asimmetrica e sovrapposizione di capi cuciti tra loro.
Guarda la collezione Isabel Benenato Primavera Estate 2019:
999 COLLEZIONE AALTO SPRING SUMMER 2019 – MILANO FASHION WEEK
Fare sport è diventata una moda, così come i selfie in palestra e i video “lista della spesa degli esercizi”. Il trend è questo, lo si voglia seguire oppure no, ma è la fotografia dell’attualità, la statistica dei social network, l’affollamento delle palestre, e anche i brand di moda lo sanno bene, soprattutto coloro i quali vogliono dare voce a queste tendenze, attraverso le proprie collezioni. Uno su tutti AALTO, che ha deciso, con grande effetto virale, di non far sfilare le modelle, ma di farle marciare.
Alla Milano Fashion Week si è quindi assistito ad una maratona, pochi e rapidi secondi (che avranno fatto impazzire i fotografi) per presentare gli outfit e le donne a cui Tuomas Merikoski, designer di Aalto, si ispira.
Siamo noi, impegnate, diverse e concentrate sulla nostra fisicità, chi meditando con lo yoga, chi optando per una corsa mattutina prima di un breakfast con avocado, come nella routine di Tuomas Merikoski.
Donne di corsa che trovano il tempo per ritrovarsi, per scaricare tensioni, per piacersi, donne il cui “connubio forza e bellezza rappresenta la loro qualità eccezionale, la loro unicità” – queste le parole del designer.
Il titolo della collezione è 999, l’esatto opposto rovesciato del diabolico 666 ( che è inscrivibile nel carattere della donna per definizione, dalla sua nascita, ma questa è un’altra storia). Il numero 999 è anche la targa del pettorale che indossa la vincitrice immaginata da Aalto, sopra i costumi e sotto gli occhiali da sole della collezione.
Le linee sono essenziali per permetterle il movimento e sentirsi comoda, le forme sono cubiche, semplificate all’estremo; i tessuti sono increspati, per poterli indossare appena tirati fuori dalla valigia.
La donna Aalto è pratica e soprattutto sintonizzata all’oggi, come il dna che non mente del finlandese Tuomas Merikoski.
La natura grida il suo aiuto, i ghiacciai si sciolgono, le specie protette diminuiscono, in primavera nevica e in inverno splende il sole, e anche la moda, secondo settore al mondo per livello di inquinamento, sta prendendo provvedimenti.
Svolge questo tema il brand M1992 che, con la collezione primavera estate 2019, racconta di un surfista che si ritrova vittima delle cattive azioni dei suoi simili: petrolio che galleggia nei mari, squali incattiviti, scene da film horror alla Dario Argento, che M1992 cita nelle sue t-shirt “splatter”.
Il surfista di M1992 si tuffa in un mare inquinato uscendone “sporco”, “contaminato”, quel che trova tra le onde, lo indossa come una condanna, le materie sono plastiche, come la spazzatura che torna a riva con la risacca, gli oggetti metallici, come i punti luce delle lattine abbandonate sulla spiaggia, le macchie si fanno largo come simboli sulle t-shirt, la vischiosità del petrolio parte dai capelli e annerisce il look.
L’uomo viene rappresentato come il diavolo, carnefice del disastro ambientale, portatore sano di polluzione.
Il surfista è la figura redentrice, la consapevolezza dell’uomo di un bisogno di purezza persa.
“Sea pollution” è il titolo della collezione, che ha una forte impronta gotica, new metal e hardcore.
M1992 sfila alla Milano fashion week con le collezioni uomo e donna, dove presenta un robe manteau, pezzo iconico della woman, e un cocco oro, destinato al man.
I jeans sono stati re- alizzati in collaborazione con ISKO*, un marchio leader nella produzione di denim di qualità. L’innovazione responsabile fa parte del DNA di ISKO. Due dei tessuti denim della collezione utilizzano la tecnologia stretch Reform TM brevettata da ISKO. Reform TM aiuta i jeans a mantenere la loro forma originale senza bisogno di essere lavati, il che significa meno lavaggi e di conseguenza un impatto ambientale inferiore.
Sfoglia qui l’intera collezione M1992 Primavera Estate 2019: