78 Festival del Cinema di Venezia – i film da non perdere

Freaks out 

Mirabolante! “Freaks out” di Gabriele Mainetti è una storia delicatissima di “diversi che senza circo sono solo dei mostri”, come afferma uno dei fantastici 4 personaggi dotati di superpoteri. C’è tanto della poesia de “La forma dell’acqua” nella rappresentazione dell’amore e della tenerezza verso il mostro, tanto dei personaggi strambi amati da Diane Arbus, la fotografa morta suicida la cui storia é stata interpretata da una Nicole Kidman che si innamora dell’uomo lupo. 2 anni di post-produzione per una pellicola che tiene incollati allo schermo, azione, storia, ironia, colpi di scena, fotografia ed effetti speciali. Anche qui il Festival del Cinema avvicina al crudele tema della guerra, durante il periodo fascista, e il cinema è il mezzo forse più veloce e potente per aprire cuori e menti.

Qui rido io 

Qui Rido io di Mario Martone è la storia vera di Eduardo Scarpetta, il più grande commediografo e attore comico del ‘900 italiano. Un uomo generoso con il pubblico e severo con la famiglia, a tratti egoista, un dongiovanni che coabitava con mogli ed amanti e rispettivi figli, quelli riconosciuti e quelli che lo chiamavano “zio”, Titina, Peppino ed Eduardo De Filippo, che presero poi il cognome della madre. 
Per Scarpetta teatro e vita vera si mescolavano, la sua esistenza sfarzosa in palazzi imperiali lo portavano ad un atteggiamento imperioso che obbligava la sua cerchia ad una sudditanza “naturale”. Fino a quando l’episodio dannunziano, la messa in scena della parodia della “Figlia di Iorio”, l’opera di Gabriele D’Annunzio, lo vede accusato di plagio; sarà Benedetto Croce l’unico a sostenerlo, testimone di una malinconia che prende il sopravvento, di un mondo che muore e della nascita di un teatro nuovo. 
Toni Servillo ha letteralmente divorato il palcoscenico. 

Ezio Bosso. Le cose che restano 

Per Ezio Bosso, interprete, direttore d’orchestra e compositore, esiste una “Teoria delle 12 stanze in movimento”, l’ultima delle quali tornerà a noi come prima nel momento in cui impareremo a riconoscerci, per poter essere liberi, per sempre. 
Il docufilm di Gabriele Salvatores che in Ezio Bosso vedeva l’artista musicale che lui non è mai stato, è una finestra sul giardino dei mille volti che hanno avuto la fortuna di incontrare un grande comunicatore. Con la sete di sapere e la fame di musica che ha dall’età di quattro anni, Ezio Bosso è riuscito nell’intento di avvicinare “il popolo” alla musica classica, di portare la gente comune nei teatri; un film dalle infinite citazioni e dalla colonna sonora che Bosso ha regalato all’Italia intera, la direzione dei Carmina Burana all’Arena di Verona, le tre ore e mezza di musica e spettacolo nel Teatro Verdi di Busseto, in provincia di Parma, andato poi in onda su Rai3 in cui spiega Beethoven.
Una lunga storia d’amore e di dolore, quello che lo ha fermato e allontanato dalla musica, la malattia degenerativa che aveva da 2011. 
Le sue esibizioni non sempre erano perfette, lo ha dichiarato anche il suo ufficio stampa, ma non è forse l’imperfezione a renderci unici?!

Captain Volkonogov Escaped

Captain Volkonogov Escaped di Natasha Merkulova e Aleksey Chupov è la storia di una redenzione.
Fedor Volionogov è il capitano del servizio di sicurezza nazionale russo, il suo compito è quello di catturare i “nemici dello Stato”, per lo più vittime innocenti che vengono seviziate e uccise per accuse inesistenti.
Uno spirito notturno, una spiritualità che si era sopita, lo avverte dell’Inferno imminente dandogli la speranza di un Paradiso eterno solo nel caso in cui almeno uno dei famigliari delle vittime da lui uccise, gli avesse concesso il perdono. 
Incontrerà un padre che aveva ripudiato il proprio figlio credendolo un traditor di patria; una moglie impazzita per aver perso il marito per sempre; una figlia che credeva il padre ancora vivo; un bambino che brucia gli oggetti del padre perchè “un traditore non può chiamarsi padre” e una figlia chiusa in soffitta, sull’orlo di morire, sarà lei il limbo per poter accedere all’alto oppure in basso…

Imaculat

Volutamente claustrofobico, volutamente lento, volutamente irritante, volutamente silenzioso, il film sceneggiato da Monica Stan racconta la sua dolorosa e reale storia, le vicende di una tossicodipendente in un centro di riabilitazione tra giochi di potere taciti e non.

Di Monica Stan e George Chiper

Versatile e preziosa la icon bag Paola Bonacina, must have dell’estate

La icon bag Paola Bonacina interpretata dalla talent Matilde Righi

E’ sulle sponde dell’Arno, in un elegante resort 5 stelle, che risalta la icon bag Paola Bonacina indossata da Matilde Righi, talent dal gusto raffinato, parisienne, e dall’allure romantica. 

Nell’Hotel Ville sull’Arno, antica dimora ottocentesca, cenacolo dei Macchiaioli e luogo di intellettuali dell’epoca, Matilde Righi interpreta la Xi Wallet – Turquoise Python, la pochette firmata Paola Bonacina divenuta bag iconica per la sua versatilità

Porta cellulare, maxi portafoglio, comoda pochette, la Xi Wallet si porta a mano o a tracolla grazie alla pratica e sottile catenella a croce in ottone finitura oro chiaro. 

L’influencer Matilde Righi sceglie di abbinarla ad un classico abito stile greco-romano, dello stesso tono turchese della pochette, perfettamente ambientata nella calda ed accogliente atmosfera dell’antica residenza. 

Gli ambienti, i toni, gli arredi, si sposano con la fantasia dell’icon bag Paola Bonacina, iridescente per colore e pregiata nella scelta dei materiali. 

Il brand si contraddistingue da sempre per l’attenzione dei particolari: la chiusura in metallo presenta il logo del marchio, gli interni sono in pelle e ogni prodotto possiede il suo certificato di garanzia e autenticità; Paola Bonacina è totalmente Made in Italye rappresenta a pieno il savoir-faire del nostro amato territorio. 

Eclettica, la icon bag Paola Bonacina è per tutte le donne e tutti gli stili che le rappresentano!
Di giorno con una giacca over e denim, la sera con un long dress, la Xi Wallet in pelle di pitone è il nuovo must have di questa stagione. 

Per necessità o per capriccio, non riuscirete più a farne a meno, rende ogni look più grintoso e regala un tocco di luce e colore grazie alla sua lavorazione iridescente. 

Paola Bonacina, fondatrice e creatrice dell’omonimo brand, è da sempre impegnata in collaborazioni nazionali ed internazionali e per questa stagione si vede protagonista del Super Trofeo Lamborghini Europe come Pink Partners del pilota italo-svizzero Kevin Gilardoni

Con i colori dell’Oregon Team, si è scelta la mini bag O-Clock Grace Paola Bonacina per il round del campionato previsto al Circuit Paul Ricard dal 28 al 30 maggio 2021. 

Tutti gli aggiornamenti delle nuove avventure Paola Bonacina sui suoi profili ufficiali: 
Paola Bonacina Instagram 

MYTHERESA PARTNER DEL CENTER POMPIDOU: WOMEN IN ABSTRACTION EXHIBITION





MYTHERESA PARTNER DEL CENTER POMPIDOU: WOMEN IN ABSTRACTION EXHIBITION
19 MAGGIO - 23 AGOSTO 2021
Il rivenditore online di moda di lusso Mytheresa è sponsor della mostra “Women in Abstraction”, nata per sostenere e dare riconoscimento alle artiste di tutto il mondo.
La mostra “Women in Abstraction”, che dovrebbe essere presentata al Centre Pompidou dal 19 maggio al 23 agosto 2021, offre una nuova visione della storia dell'astrazione - dalle sue origini agli anni '80 - e raccoglie i contributi di circa centodieci “artiste”.

“Gli amici del Centre Pompidou esprimono i loro più calorosi ringraziamenti a Mytheresa e al suo CEO, Michael Kliger, per il loro sostegno così generoso e l'impegno positivo per la mostra cardine Women in Abstraction, che si apre a maggio al Centre Pompidou ”, hanno commentato Floriane de Saint Pierre, presidente del consiglio di amministrazione e Serge Lasvignes, presidente del Centre Pompidou. 
“Siamo molto orgogliosi ed entusiasti di sponsorizzare questa straordinaria mostra, nel museo di fama mondiale come Le Centre Pompidou. Dare potere alle donne è una missione che sta a cuore a Mytheresa e questa mostra rivela l'importanza e l'impatto del lavoro artistico delle donne e dà loro il riconoscimento che meritano all'interno del movimento astratto su scala globale ", afferma Michael Kliger, CEO di Mytheresa. 

Christine Macel, curatrice capo, e Karolina Lewandowska, curatrice per la fotografia, rivisitano questa storia e mettono in luce i processi che hanno reso invisibili queste “artiste” attraverso un'indagine cronologica che combina belle arti, danza, fotografia, cinema e arti decorative. Facendo eco al titolo della mostra francese ("Elles font l'abstraction", ovvero, "They / She make (s) abstraction"), gli artisti sono presentati come attori e co-creatori del modernismo e delle sue conseguenze nella loro propria ragione. “Women in abstraction è una mostra che mira a mostrare come le artiste donne siano state importanti attori e co-creatrici della modernità e delle sue conseguenze, quanto abbiano contribuito alla multidisciplinarietà dell'astrazione e rompendo così il mantello dell'invisibilità che ancora copre molti dei loro contributi chiave ", ha commentato Christine Macel, capo curatore.

American artist Lynda Benglis works on a commissioned project for the University of Rhode Island, Kingston, Rhode Island, 1969. The work involves poured latex paint for an installation at the university. (Photo by Henry Groskinsky/The LIFE Picture Collection via Getty Images)
La mostra racconta le svolte decisive che hanno segnato la storia dell'Astrazione e ne esprime i canoni estetici senza ridefinirne uno nuovo. Va anche oltre l'idea di una storia dell'arte concepita come una successione di pratiche puramente pionieristiche. Dando alle "donne artiste" un nuovo posto in questa storia, la mostra ne sottolinea la complessità e la diversità.
Innanzitutto, fa un'incursione senza precedenti nell'Ottocento con la riscoperta dell'opera di Georgiana Houghton degli anni Sessanta dell'Ottocento, minando le origini cronologiche dell'astrazione riconducendola alle sue radici spiritualiste. Mette quindi in risalto le figure chiave attraverso mini monografie che mettono in luce artisti che sono stati poco mostrati in Europa o ingiustamente eclissati. Si concentra in particolare sui contesti educativi, sociali e istituzionali specifici che hanno circondato e incoraggiato o, al contrario, ostacolato il riconoscimento delle “artiste”. La mostra rivela perché molte "artiste" non hanno necessariamente cercato il riconoscimento. Considera le posizioni degli artisti stessi, con tutte le loro complessità e paradossi. Alcuni, come Sonia Delaunay-Terk, hanno adottato una posizione non di genere mentre altri, come Judy Chicago, hanno rivendicato un'arte femminile.

Questa versione femminile della storia sfida la limitazione dello studio dell'astrazione alla sola pittura, che è uno dei motivi per cui molte donne sono state escluse, poiché l'approccio modernista specifico rifiutava le dimensioni spiritualiste, ornamentali e performative dell'astrazione. La prospettiva è anche globale che include le modernità dell'America Latina, del Medio Oriente e dell'Asia, per non parlare degli artisti afroamericani le cui molteplici voci hanno beneficiato di una certa visibilità solo dai primi anni '70 in poi per raccontare la loro storia. La scenografia comprende spazi documentari dedicati alla fondazione di mostre, donne protagoniste dell'astrazione e critiche celebri, in particolare nell'ambito delle lotte femministe degli anni '70 e della loro interpretazione postmoderna. Anche la mostra “Women in Abstraction” solleva diversi interrogativi. La prima riguarda il termine stesso del soggetto: cos'è esattamente l'astrazione? Un altro affronta le cause dei processi specifici che hanno reso le donne invisibili nella storia dell'astrazione. Possiamo continuare a isolare "donne artiste" in una storia separata quando vorremmo che questa storia fosse polivocale e non di genere? Infine, la mostra stabilisce i contributi specifici degli artisti, pionieri o meno, ma in tutti i casi attori di questa storia particolare, originale e unica. La mostra “Women in Abstraction” sarà presentata al Guggenheim Museum di Bilbao, in Spagna, dal 22 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 con la collaborazione del curatore Lekha Hileman Waitoller. Basata sulle collezioni del Musée National d’Art Moderne, un'altra versione aprirà nell'aprile 2022 al Centre Pompi-dou x West Bund Museum di Shanghai, in Cina.

Odi et Amo Spring Summer 2021

Odi et Amo, brand di abbigliamento e accessori dedicato alla donna contemporanea, lancia la collezione Spring Summer 2021 con capi sporty chic che osannano il Made in Italy.

L’azzurro della nostra bandiera, lo stemma dell’Italia, la qualità dei tessuti e il saper fare bene, tutto risalta la collezione Odi et Amo che è 100% Made in Italy. Ricami e lavorazioni sono prodotti dalle più avanzate tecniche che rendono il capo unico, riconoscibile e attuale.



Fiori, pois, stampe, per la primavera estate 2021 Odi et Amo gioca su un mix and match che sposa sapientemente capi apparentemente diversi.

Fashion-rock gli elementi borchie, pelle, il lettering, applicati su abiti, giacche o sulle gonne che regalano grande personalità a chi l’indossa e versatilità dei capi.

Urban jungle la sezione di tendenza animalier, per le più libere ed estrose con stampe leopardate e maculate in maxi dress, minigonne, per uno stile dalla femminilità esotica.


Romantica e trendy la donna Odi et Amo con gli abiti in pizzo, con maxi ruches dai toni pastello, dalle varianti del pink soft al pink fluo.

Primaverili chemisier damascati e spalline dagli eleganti fiocchetti, t-shirt elaborate ad abito con voluminosi volants, lo stile Odi et Amo è al contempo dolce e determinato.


Potete acquistare i capi Odi et Amo qui:

https://www.odietamoshop.com

Hot & Vintage, sogni che diventano realtà

Albert Einstein diceva che in mezzo alle difficoltà si nascondono le opportunità. Noemi Dimasi è la persona che conferma questa teoria: fondatrice di Hot & Vintage, ha creato il brand durante la prima pandemia nel marzo 2020!

Un lavoro perso, molti dubbi, le prime inquietudini di un grave momento per il mondo intero, tanto tempo a disposizione per riflettere sul proprio percorso e ritrovare la voglia di farcela. 
Nasce così Hot & Vintage, il brand di candele luxury e non solo, che rappresenta miti greci, armoniche figure corporee, eleganti conchiglie, ricercati elementi d’arredo.

Ma l’infinita creatività di Noemi non si ferma qui e, la sua grande passione per il vintage, la porta tra i mercatini d’antiquariato a recuperare coppe di champagne, contenitori in vetro dalle lavorazioni raffinate che si trasformano in contenitori per candele profumate, pronti ad arredare gli angoli della vostra casa. 

Sono lavorazioni uniche ed originali, pensate da Noemi e rifinite dalle mani esperte del fratello che l’aiuta in questa nuova avventura, complice di una clausura obbligata. 

Must have della collezione è “Lady Afrodite“, la bellissima candela che rappresenta la dea greca, simbolo di bellezza, amore e generazione, orgoglio della fondatrice e che sottolinea l’unicità del prodotto, oggi che la vendita di candele quali suppellettili è diventata una tendenza. 

A completare la collezione, sculture Art Deco’, set di candele a forma di nuvola o classiche a cubo; Hot & Vintage è la soluzione moderna per arredare un angolo di casa con un tocco femminile e per creare atmosfera con autenticità e singolarità. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con Noemi che ci ha raccontato la sua bellissima storia, esempio di chi crede ancora nei propri sogni!


Com’è nato il brand “Hot & Vintage”?
 
Durante il primo lockdown sono rimasta a casa dal lavoro (ero assistente alle vendite in una boutique a Milano) e mi sono ritrovata a pensare al mio percorso di vita, al mio futuro, a cosa desiderassi profondamente. E ho pensato alla mia grande passione, il vintage, agli infiniti viaggi tra i mercatini d’antiquariato alla scoperta dei pezzi più inediti, più originali. Come potevo trasformarli? Li ho riempiti di cera di soia e ci ho fatto delle candele da collezione! 

Chi lavora al progetto appena nato “Hot & Vintage”?  
Io sono la fondatrice e l’ideatrice del progetto, è il mio gioiellino, ma devo ringraziare moltissimo la mia famiglia che mi supporta nelle questioni logistiche e mio fratello che rifinisce le candele a mano e mi aiuta a creare gli stampi in silicone, indispensabili per le lavorazioni. 
I contenuti del sito, le immagini e il customer service sono gestiti da me in prima persona: mi ci dedico anima e corpo. 

Da dove trai ispirazione per le figure delle candele?  
E’ la natura illuminata dal sole a ispirarmi, la luce del tramonto, i paesaggi floreali e la mitologia greca, che mi ha influenzato nella creazione di “Lady Afrodite“, l’oggetto a cui sono più emotivamente legata. 

Quali saranno le prossime creazioni “Hot & Vintage”? Puoi anticiparcele? 
Stiamo cercando di differenziarci oggi che l’uso delle candele come oggetti d’arredo è diventata una tendenza. 
Un anno fa la concorrenza su questo genere di figure era inferiore, per questo motivo vorrei offrire a chi sceglie “Hot & Vintage” sempre pezzi unici, piccole opere d’arte. 

E’ nata per questa ragione una collaborazione con un designer di modelli 3D che risponde a disegni ed idee realizzati interamente da me. 

In quali ambienti immagini gli oggetti “Hot & Vintage”? 
Adoro i colori tenui, neutri, le tonalità beige e crema, e credo il mood perfetto sia un ambiente semplice ma allo stesso tempo elegante, molto femminile e poetico. 
La luce è sempre molto importante, in una stanza, per far risaltare gli oggetti; l’atmosfera può crearla una finestra semi aperta, la luce calda di un tramonto, e perchè no, una dolce melodia come colonna sonora. 


Dove acquistare i prodotti “Hot & Vintage”? 
Sul nostro sito: www.hotandvintage.com o scrivendoci alla nostra pagina social IG


Perchè scegliere “Hot & Vintage” ?
Perché significa sostenere il Made in italy e supportare un piccolo business. 
Sono tutti pezzi unici, creati a mano con amore, con passione e con particolare cura per l’ambiente. 
Ora come non mai, credo sia molto importante scegliere e prestare attenzione a ció che compriamo e soprattutto ai valori e alla filosofia del brand. 
Tutte le nostre candele sono realizzate in cera di soia che é atossica quando viene inalata, completamente biodegradabile e vegana; vengono spedite in packaging in cartone 100% riciclabile e composto da 70% di materiali di recupero. 
Siamo una realtà piccola, nata da un sogno grand. In un momento di grande difficoltà, che purtroppo ricorderemo con grande dolore, noi siamo l’esempio di chi ci ha creduto e ce l’ha fatta! 

Gingegneria applicata” – tutto quello che c’è da sapere sui GIN italiani

Gingegneria applicata” – tutto quello che c’è da sapere sui GIN italiani 

Il giro d’Italia in 100 gin, raccontati dal gingegnere 

In un libro il viaggio da Nord a Sud a recuperare botaniche e imbottigliarle nel distillato più amato del momento, il gin 

Forse non tutti sanno che la nascita del gin è di casa nostra: già nel lontano 1555 un testo alchemico di Alessio Piemontese riportava ricette del noto distillato; e nell’ XI secolo i monaci italiani, uomini colti e dediti alla ricerca, distillavano insieme vino e bacche di ginepro aggiungendovi botaniche raccolte nei boschi e nelle campagne, realizzando così una bevanda dalle proprietà toniche e terapeutiche sorprendenti (testi tratti dal Compendium Salernitanum). E’ così che sono nati diversi distillati, che da curativi si sono trasformati in drink di piacere. 

Nella nostra bella Italia non dobbiamo dimenticare di avere ricchissime terre dove nasce e cresce il ginepro, come la Toscana e l’Umbria, e che i nostri paesaggi marini e montani sono floridi di erbe, fiori, frutti e piante da utilizzare quali botaniche per impreziosire i nostri gin. 

Se un tempo il gin veniva letto come drink da battaglia, oggi gli esperti, gli amateur e gli appassionati si fanno sentire, a partire dalla nascita delle Gintonerie o GinTonicherie. 

Ma come nasce il Gin Tonic? 

Il signor Franciscus de le Boe Sylvus, dottore olandese creatore del primo “Jenever”, l’antico gin bevanda curativa, aveva scoperto per l’appunto che il Chinino (contenuto nell’acqua tonica) era l’unico rimedio per la cura della malaria, ma essendo troppo amaro necessitava di essere diluito e si pensò al gin. Et voilà il primo gin tonic che curava tutti i mali. Non sarà certo il rimedio medico per eccellenza, ma possiamo confermare che un ottimo gin tonic può tirarci su il morale!



E’ un bel viaggio indietro sulla macchina del tempo insieme a Lorenzo Borgianni quello di “Gingegneria applicata” il libro che vi racconterà tutti i trucchetti del mestiere, quello del barman e tutte le chicche sui gin più deliziosi e introvabili che potrete assaggiare, perchè avrete nomi, indirizzi, link utili, terre da visitare. Tra i consigliati vi svela la storia di 25K Gin, un gin dalla ricerca circolare perchè completa, nata dalla passione di Simone e Riccardo per i viaggi, la cucina e i sapori. Rosmarino italiano, lavanda di provenza, cardamomo verde, anice stellato della Grecia, coriandolo e semi di finocchietto dell’Egitto, pepe nero del Marocco e i grandi e succosi limoni d’Amalfi! E la nota perfetta trovata in Calabria, la liquirizia, l’oro di Tropea!

Con una introduzione di Federico S. Bellanca (specialista in Marketing settore beverage, conduttore su Wine Tv in “Chiacchiere da bar” e organizzatore della Florence Cocktail Week), la collaborazione di Giacomo Iacobellis (giornalista enogastronomico e sportivo, autore de “Il Decocktailone), e le illustrazioni di Alfredo Del Bene in arte “TheAnimismus”, “Gingegneria applicata” vi lascerà con l’acquolina in bocca e tanta, tanta, tanta voglia di bere! 

Il Premio Eccellenti Pittori – Brazzale 2020 va a Mauro Reggio e al suo “Colosseo”

Grandi uomini fanno grandi cose, e quando si parla di diffusione della cultura, nelle forme più disparate di arte, siamo tutti d’accordo.
E’ quello che succede per il “Premio Eccellenti Pittori – Brazzale” un concorso ideato da Camillo Langone, curatore del sito e del progetto Eccellenti Pittori, con il sostegno del Gruppo caseario Brazzale, storica azienda casearia fondata nel 1784, con forte sensibilità green e una grande passione per l’arte.

Il Premio prevede la valutazione del miglior quadro pittorico italiano; caratteristica del concorso è invece l’impronta democratica, perchè in questo caso la giuria non è formata da esperti pittori, ma da imprenditori amanti del bello, da amateur dell’arte.

La giuria della settima edizione del Premio Eccellenti Pittori-Brazzale è composta, oltre che dai fondatori Camillo Langone e Roberto Brazzale, da quattordici illustri esponenti dell’industria e dell’impresa italiana d’eccellenza, attivi nei più diversi settori, dall’abbigliamento all’acciaio, dall’alimentare all’energia: Maurizio Amenduni Gresele (Acciaierie Valbruna), Luciano Barbetta (Barbetta Industria Abbigliamento), Giovanni
Baroni (X3 Energy), Marco Bartolomei (8a+ Investimenti), Corrado Beldì (Laterlite), Mario Carraro (Carraro), Roberta Casagrande (Casagrande), Giovanni Gregoletto (Cantine Gregoletto), Angelo Inglese (G. Inglese Sartoria), Silvano Merlatti (Fila Sport Australia), Savino Muraglia (Frantoio Muraglia), Massimo Piombo (MP Massimo Piombo), Fabio Spinosa Pingue (Pingue Group), Andrea Tovo (Mut Meccanica Tovo).

Vincitore della settimana edizione del Premio Eccellenti Pittori -Brazzale è Mauro Reggio con l’opera “Colosseo” (olio su tela, 120×180 cm, 2020), una tela luminosa che ridefinisce un monumento di così prestigiosa importanza per il nostro paese, un’architettura perfetta dove la tradizione esalta la bellezza del simbolo che rimane nel tempo, un concetto di permanenza, solidità, eternità.


Mauro Reggio, vincitore del Premio Eccellenti Pittori- Brazzale 2020.
Le sue vedute di Roma sono in luoghi privati e pubblici di massimo prestigio, dai negozi Bulgari di tutto il mondo fino a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. Gli abbiamo posto alcune domande.


Ha creato il dipinto in fase di lockdown?


Si, ho iniziato il dipinto a fine febbraio, quando le limitazioni interessavano solo i comuni dei primi focolai. Poi c’è stato il primo DPCM del 9 marzo che riguardava tutta l’Italia, a metà aprile l’ho terminato.

Come cambia il lavoro artistico in un momento così difficile e delicato?

Se per lavoro artistico intendiamo una produzione che crea reddito, di solito attraverso le esposizioni in gallerie, fiere d’arte e musei, considerate le forti restrizioni che queste strutture stanno subendo per contrastare la pandemia, è indubbio che il cambiamento sarà radicale. Il forte incremento nell’utilizzo dei vari canali social sicuramente sta aiutando nel continuare ad avere una certa visibilità anche se virtuale ma non può sostituire appieno il “vedere dal vero”.

Cosa l’ha ispirata?

Traggo sempre ispirazione dalla luce del sole, soprattutto da quella radente dell’alba o del tardo pomeriggio, quando i raggi proiettano le ombre lunghe e disegnano le loro geometrie che si vanno a sovrapporre a quelle delle architetture degli edifici, delle piazze o delle vie. Da oltre venti anni dipingo quasi esclusivamente paesaggi urbani sempre con lo stesso intento: invece di riportare su tela ogni singolo elemento elimino quello che potrebbe alterare la mia idea di armonia. Il risultato così ottenuto sembra una veduta ma in realtà è più una visione.

Perché ha scelto il Colosseo di Roma?

Il Colosseo con i suoi quasi duemila anni di storia è uno dei soggetti col quale periodicamente mi confronto ma che in questa variante ho tentato di rendere attuale dipingendo la luce del sole che torna ad illuminare e scaldare dopo il temporale, come se fosse di buon auspicio.



Abbiamo posto alcune domande all’ avvocato Roberto Brazzale.

Da quale esigenza nasce il Premio Eccellenti Pittori Brazzale? 

E’ nato da un’idea avuta assieme a Camilo Langone, del quale ci aveva colpito lo straordinario lavoro di selezione e pubblicazione della pittura italiana vivente attraverso il suo sito “Eccellenti Pittori”. Anche nell’organizzazione di Asiagofestival abbiamo invitato un compositore in residence perché riteniamo fondamentale esplorare e godere l’arte che si realizza oggi, nel momento, oltre a quella straordinaria realizzata in passato. Istituire un premio ci è sembrato un modo per alimentare l’attenzione del pubblico sulla pittura contemporanea e per vivere più intensamente la bellezza di questo mondo. in aggiunta, ci sembrava doveroso trovare il  modo di gratificare i molti artisti di grandissimo valore i quali, tuttavia, non godono sempre della meritata considerazione e notorietà presso il publico. Il pubblico, a sua volta, attraverso il premio avrà occasione di meglio conoscere esperienze artistiche di grande caratura, vive: una volta tanto, pittura di viventi, non solo lunghe code per le belle opere di artisti molto grandi ma anche molto trapassati. 

L’avvocato Roberto Brazzale

Perchè la scelta di una giuria non artistica e in base a quale criterio sono stati scelti i giurati?

Abbiamo voluto affidare il giudizio a degli amanti del bello la cui sensibilità estetica non sia deformata dalla professione o distorta da pregiudizi accademici o ideologici. Negli anni la giuria è stata spesso cambiata, anche nei criteri di scelta dei profili individuali. Quella che ha lavorato per il premio 2020 è composta da imprenditori di cui conosciamo l’attenzione per la bellezza.  

Si effettuerà l’inaugurazione in presenza il 31 luglio 2021? 

Comunque sì. Il Museo Le Carceri di Asiago dispone di spazio sufficiente a distanziare un plotone di fanteria, dunque, effettueremo un’inaugurazione a tutto tondo, incluso un rinfresco di formaggi e vini a coronamento della festa. Speriamo che per allora ci si sia lasciati alle spalle in modo pieno la pandemia. 

Progetti e temi futuri? 

La Mostra “Veneto Felice” in programma ad Asiago per la prossima estate sta assorbendo i nostri entusiasmi ed il nostro impegno organizzativo. Quanto ai progetti futuri, come sempre lasciamo aperta la porta alla Provvidenza, al caso ed alla fantasia e le idee verranno da sole e naturali come fioriture.

Andrea Crews + Claudie Pierlot per una capsule collection primaverile

Embargo fino al 28 febbraio 2020

Andrea Crews + Claudie Pierlot per una capsule collection primaverile.

L’alta moda streetwear incontra l’eleganza parigina. Maroussia Rebecq, attivista pioniera del riciclo, incontra Vanessa Pierrat, direttore artistico di Claudie Pierlot, brand preppy ed informale.

È l’incontro tra due universi opposti che si completano a vicenda per produrre una capsule collection unica ed esclusiva. La visione dirompente di Andrea Crews reinterpreta il forte simbolismo di Claudie Pierlot.
Jeans destrutturati, ricami inglesi e popeline sono rivisitati in sei pezzi iconici che si traducono in tre look inconfondibili, completati con un marsupio argento metallizzato.

Spinti da un approccio eco-responsabile, tutti i materiali provengono da tessuti ecologici: cotone organico, jeans riciclati eco-wash e pelle di ananas sono i componenti principali della capsule.

La collezione ad edizione molto limitata sarà presentata il 28 febbraio durante la fashion week di Parigi e sarà disponibile in una selezione di punti vendita e sull’e-shop di Claudie Pierlot dall’11 Marzo 2020.

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“Dancer in the dark” di Lars von Trier fa luce sul materno

Sacrificio. E’ una parola che collego al materno, a quella forma immensa di amore, di totale dedizione, di oblatività. Come spiega egregiamente Massimo Recalcati in “Le mani della madre”, noi tutti siamo figli di donne che si sono distinte in “madri sacrificali” e “madri egoiche”, quelle che hanno annullato la propria parte femminile per godere dell’onnipotenza materna, e le seconde che invece hanno vissuto il figlio come un ostacolo alla propria libertà personale. Lar von Trier ha messo in scena la categoria del primo tipo, l’esempio del sacrificio per antonomasia; con “Dancer in the dark”, pellicola del 2000 con protagonista la cantante Björk, il regista vince la Palma d’Oro al 53mo Festival di Cannes

Selma è emigrata dalla Cecoslovacchia in America perchè in questa terra ha trovato un ottimo medico che curerà la malattia del figlio, la stessa che l’affligge e che poco per volta la sta portando alla cecità. Per pagare la parcella del medico Selma arrotonda il suo stipendio da operaia in fabbrica con un lavoretto part-time, che consiste nell’inserire delle forcine per capelli su un pezzo di cartoncino. Lo fa la sera, dopo i turni estenuanti alla fabbrica, ma con la gioia di una madre che non sente la fatica perchè vede un futuro luminoso per il proprio figlio. Il suo non lo è, luminoso; il titolo del film ce lo ricorda, “Dancer in the dark” ci porta mano nella mano, con l’angosciante disillusione della vita tipica di von Trier, nel mondo crudele dell’essere umano. La vita di Selma è un ponte tra un’ingiustizia e l’altra, l’ingiustizia della malattia, l’ingiustizia di essere derubata dei risparmi di una vita, l’ingiustizia del tradimento di un amico
Bill (interpretato da David Morse), suo locatore, vicino di casa, amico, nonché poliziotto in bancarotta a causa dei capricci della moglie, approfittando della cecità di Selma, scopre dove nasconde i soldi e la deruba. Selma disperata chiede indietro il denaro ma accidentalmente nello scontro parte un colpo di pistola e Bill, nella scena più terribile del filmdove le vittime per cui proviamo compassione vengono colpite e pugnalate, bastonate senza pietà come afroamericani emarginati senza colpa alcuna, prega Selma di finirlo, di ucciderlo, unico modo per riavere indietro i suoi soldi e di nascondere il terribile segreto alla moglie. 

Tra le riprese traballanti della camera a mano e la fotografia desaturata di Robby Muller, von Trier si differenzia ancora una volta per coraggio e farcisce il melodramma con il musical, grande passione di Selma che l’aiuta a sognare ad occhi aperti, a viaggiare e ballare, è il mezzo più semplice per allontanarsi dai dolori della vita, esattamente come lo legge lo spettatore, come per Elisa, la protagonista de “La forma dell’acqua”, il canto improvviso su passi di danza che inneggia alle cose belle della vita. Che qui non ci sono. E qui von Trier ci tira un altro sonoro schiaffone. Ci riporta alla realtà, alla crudeltà dell’esistenza. 

Se il critico le chiama “trappole melodrammatiche”, significa che non sa ascoltare con il cuore, che legge solo la teoria, si fossilizza sui tecnicismivero che Von Trier è l’eccesso per eccellenza, altrettanto vero è che si mette sullo schermo ciò che si sa, e io non posso fare a meno di pensare che le lacrime a me strappate, sono le sue realmente sentite. 


Esule, diversa, dissonanteBjörk calza a pennello i panni della protagonista, con quel suo volto angelico e fanciullesco di chi vede solo bontà, di chi vive i rapporti con la genuinità dell’ingenuita’come un Cristo che accetta di essere messo in croce ma prega per l’umanità interachiede al Padre di salvarci tutti, così Selma ascolta il suo cuore e mantiene la promessa di quell’uomo crudele che l’ha tradita e derubata della sua unica ragione di vita, la salvezza del figlio da una vita cieca. Finisce in prigione mentre l’amica (Catherine Deneuve) tenta a tutti i costi di salvarla, usando i soldi che erano destinati all’operazione del il figlio per pagare l’avvocato. Non contento di averci torturato, qui von Trier rincara la dose e ci pugnala a ferita aperta; il dolore dell’ingiustizia si addiziona allo strazio della madre che vede il figlio senza un futuro felice; accettera’ alla fine di essere giustiziata per impiccagione, a patto che i soldi da lei risparmiati vengano impiegati per salvare la vista del figlio allo scoccare dei suoi tredici anni, prima che sia troppo tardi. 

141 minuti di sacrifici umani, il regista non ci risparmia niente, riprende un’operazione a cuore aperto, e quando giriamo il volto per non guardare, ci prende di forza e ci butta la faccia nel sangue, perchè è solo sporcandosi che si arriva alla comprensione. 
Ma il genio di Lar von Trier non finisce qui, e fa un giochetto ancora più cattivo verso il finale quando l’amico di Selma, di lei innamorato, le chiede “Perchè lo hai voluto questo bambino, se eri a conoscenza del fatto che sarebbe nato con la tua stessa tara?” “Perchè volevo un figlio mio, volevo tenerlo in braccio”. E qui ci ribalta la visione della madre sacrificale in madre egoicatorna la donna che sceglie di mettere al mondo un malato per soddisfare il suo desiderio, nonostante tutto. Torna la donna egotica di “Antichrist” che vede il figlio cadere dal balcone ma non lo ferma perchè presa dal godimento sessuale, torna il von Trier misogino, torna il von Trier che rimescola tra le mani il giudizio finale. 

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Simone Guidarelli sbarca nel mondo dell’Arcade e lancia il suo primo videogame

Simone Guidarelli sbarca nel mondo dell’Arcade e lancia il suo primo videogame

Simone Guidarelli torna con una nuova avventura, dopo aver lanciato le linee di Walldesign dedicate alla casa, all’abbigliamento e all’accessorio, stavolta sbarca nel mondo dell’Arcade lanciando il suo primo videogioco. 

Nel game, King of the Roses, Simone Guidarelli in versione pixel art esplora la realtà digitale a 8-bit del pixel artist Manolo Saviantoni aka The_Oluk e dello sviluppatore di videogames Samuele Sciacca. Famosi per “Esa Space Quest”, il videogioco ufficiale dell’Agenzia Spaziale Europea, e dei più contemporanei “Albano VS Dinos” e “Capramento”, nati in seguito a due recenti episodi di cronaca di costume italiana, sono riusciti a catapultarci nell’immaginazione creativa di Simone Guidarelli. 

La versione 2.0 di Simone Guidarelli salta tra le piattaforme, scavalcando gorilla, da sempre suo animale simbolo, struzzi ed elefanti, e guadagna punti catturando quanti più cuori possibili; la grafica pop e vivace, richiama perfettamente l’universo immaginato dal creativo nelle sue esperienze precedenti, tra le carte da parati della Safari Collection e della Oriental Express Collection, in atmosfere che richiamano i famosi giochi vintage anni ‘80. 

Simone Guidarelli invita tutta la sua Family, e non solo, a riscoprire il proprio retrogaming mettendosi in “gioco”, il videogame è un ulteriore strumento di inclusione per entrare a far parte della sua community. L’Arcade di Simone Guidarelli è disponibile al seguente link www.simoneguidarellihome.com/game, fai lo screenshot dei tuoi punteggi e condividili sui social con il tag @simoneguidarellli e con l’hashtag #guidarelligame.

ABOUT SIMONE GUIDARELLI

Espressione unica di energia e vitalità, Simone Guidarelli è un creativo visionario e dalle incredibili sfaccettature. Mondi diversi si fondono e confondono, in un susseguirsi di immagini, storie, vite. A partire dalla prima vissuta a Cagli, un piccolo paese al centro delle Marche, dove Simone cresce curioso e costantemente alla ricerca del bello. Ogni straordinaria capacità va coltivata: come in una pièce teatrale, la persona e il personaggio si evolvono con il trasferimento a Milano. Su quel palcoscenico Simone assume il ruolo di fashion editor, direttore artistico, consulente d’immagine e stylist, firmando più di settanta copertine tra Vanity Fair e Glamour Italia. Riesce a leggere attraverso i corpi e interpreta i desideri di grandi nomi della fotografia, quali David Bailey, Patrick Demarchelier, Giovanni Gastel e Douglas Kirkland. Un sarto dalla fervida immaginazione: cuce con la sua esclusiva audacia la sua dimensione della realtà, capace di osare e rompere gli schemi con leggerezza e ironia. 

www.simoneguidarelli.com  – www.simoneguidarellihome.com 

I gift dall’alto tasso alcolico per affrontare il 2021

I gift dall’alto tasso alcolico per affrontare il 2021

Una buona bottiglia di questi tempi torna sempre utile, ci fa compagnia nei lunghi momenti di meditazione post dinner, ci unisce a un amico lontano che possiamo vedere solo in video chiamata, davanti a un buon drink, ci ispira e ci rilassa. E’ il regalo giusto per un amico dal palato esigente e il pensiero gentile per un invito a cena, con una buona bottiglia insomma non si sbaglia mai!
Qui un’accurata selezione delle più prestigiose che in questo ultimo mese dell’anno possono essere donate come simbolo di buon auspicio per un felice 2021. 


VECCHIA ROMAGNA ETICHETTA NERA 

Festeggia ben 200 anni sul podioVecchia Romagna Etichetta Nera, il brandy numero 1 al mondo per processo produttivo, una sapiente combinazione di passaggi perfetti: due tecniche di distillazione e un doppio invecchiamento. 
Per questo evento speciale Vecchia Romagna Etichetta Nera indossa un nuovo pack, elegante e calzante per l’inconfondibile bottiglia triangolare di un arancio brillante e le due date storiche 1820 – 2020 in rilievo che ricordano il successo del brandy più bevuto dai palati esigenti. E’ proprio nel 1820 che Jean Buton, maestro distillatore francese e fornitore ufficiale della Casa Imperiale di Napoleone I, si trasferisce in Italia per affinare la nobile arte della distillazione. Ne nasce il “Metodo Vecchia Romagna”: distillazione continua e discontinua per esaltare i profumi e gli aromi originari dei vini, invecchiamento in barrique e botti di rovere e blending, l’unione di pregiati brandy. 

Sulla scatola è presente un QR code che, una volta inquadrato ci accompagnerà nell’Universo di Vecchia Romagna attraverso contenuti video esclusivi e qualche piccolo segreto

Vecchia Romagna Etichetta Nera si può gustare liscia per assaporare al meglio tutte le sue note complesse e persistenti, ma può anche trasformarsi nell’ingrediente insostituibile dei cocktail più classici o di twist on classic come il Black Collins o il Vecchia Romagna Coffee. Le ricette al sito https://vecchiaromagna.it/

AMARO MONTENEGRO

Non tutti sanno che Amaro Montenegro nasce nel 1885 a Bologna dal genio ribelle del giovane e appassionato erborista Stanislao Cobianchi, che intitolò la sua creazione alla principessa del Montenegro, Elena, futura regina d’Italia. 

A renderlo amabile a tutti sono le  40 erbe aromatiche, provenienti da 4 continenti, sapientemente selezionate, estratte e miscelate, ma la ricetta di Amaro Montenegro, anche oggi fedele all’ originale, è tuttora segreta e viene gelosamente tramandata.

Un amaro unico grazie alle sue 7 note. Dalla bollitura, macerazione e distillazione, svolte rispettando un metodo artigianale, si ottengono 6 note aromatiche alle quali si aggiunge “il premio”: la settima nota che suggella la perfetta sinfonia degli aromi. Il colore ambrato, il suo aroma complesso e il gusto piacevolmente equilibrato tra note dolci e amare, rendono Amaro Montenegro così versatile da essere apprezzato dopo i pasti, liscio o con ghiaccio, o come ingrediente ideale per rivisitare cocktail classici e proporre mix innovativi.  

Per celebrare le festività Amaro Montenegro ha scelto di dedicare ai suoi estimatori la nuova confezione regalo realizzata in esclusiva per il periodo natalizio, un astuccio elegante che consentirà di vivere un’esperienza unica attraverso la realtà aumentatainquadrando con lo smartphone il QR code che ci farà scoprire tutte le infinite erbe lo compongono, video emozionali dedicati, video esplicativi dove prender nota delle ricette di deliziosi cocktail. 

SELECT

Era il 1920 quando i giovani Fratelli Pilla, grazie alla loro esperienza liquoristica, diedero vita all’aperitivo Select nel Sestiere di Castello, cuore storico della città di Venezia. Una scelta non casuale perché la Serenissima rappresentava una porta aperta verso l’Oriente, centro di scambio delle erbe aromatiche e delle spezie che ancora oggi rendono il Select l’ingrediente insostituibile per l’autentico Spritz Veneziano. Proprio quest’anno ricorre il Centenario: 100 anni di storia che si legano alla città lagunare in un connubio perfetto tra tradizione e passione.  

Select è il frutto di un  attento  e  complesso  processo  produttivo  della durata di ben nove mesi, che segue rigorosamente i passaggi della ricetta originale per garantirne l’eccellenza qualitativa. ​​ 

​Il processo di produzione prevede tre fasi principali attentamente monitorate: ​ 

  • la lenta macerazione dei botanicals in una miscella finissima di acqua e alcool​; ​ 
  • la bollitura a caldo per ottenere l’estratto delle erbe aromatiche​; ​ 
  • la distillazione in purezza per estrarre la parte più aromatica delle erbe​. ​ 

IL CUORE DI SELECT sono gli  otto estratti  di erbe  aromatiche che conferiscono al bitter la sua tipica nota speziata, balsamica e dolce; le  bacche di ginepro  rappresentano la peculiarità di questo bitter dalle note fresche e resinose e persistenti. Pianta erbacea dalle origini antichissime proveniente dall’Estremo Oriente, nella ricetta di Select viene impiegato unicamente il rizoma, la  parte della pianta più ricca di componenti aromatiche che con una  miscela di alcol finissimo e acqua cristallina, da’ vita all’unicità di Select. 

LA RICETTA AUTENTICA 

Select, grazie al raffinato profilo aromatico e all’equilibrato gusto dolce-amaro, è l’ingrediente insostituibile per l’autentico Spritz Veneziano che, come vuole la tradizionale ricetta, si completa con un’oliva verde grande.

  • 7,5cl Prosecco 
  • 5cl Select 
  • 2,5cl Soda/Seltz 
  • 1 Oliva Verde 

 

FOSS MARAI DOSAGGIO ZERO

E’ lo spumante più dietetico sul mercatoFoss Marai Tilio Dosaggio Zero, uno spumante extra brut senza aggiunta di zuccheri! Frutto della tecnica Charmat affinata dall’esperienza ultratrentennale dell’azienda Foss Marai in continua evoluzione , lo spumante Tilio Dosaggio Zero ha una fermentazione lenta e naturale, le selezionate uve Chardonnay si uniscono a quelle pregiate Bombino Bianco, varietà anche utilizzata nella produzione di noti champenois. 

Grazie al connubio di uve di così forte identità, alla totale assenza di zuccheri e alla selezione del lievito Foss Marai, Tilio offre un perlage sottilissimo e una delicatezza uniche. 

Promosso dal Club dei Saggi Foss Marai, Tilio Dosaggio Zero è uno spumante di altissima qualità che riuscirà a soddisfare anche i palati più esigenti e raffinati. 

MALFY GIN 

Si racconta che il gin nasce nel 1055 quando alcuni monaci creano l’antesignano del moderno gin per motivi medici, usato contro crampi e dolori di stomaco, immergendo le bacche del ginepro nell’alcol.
Oggi il gin gode di quella leggerezza che si unisce ai momenti di convivialità, unione, spensieratezza, che lo fa un distillato da miscelazione per cocktail. Speciale per gusto e colori, il gin Malfy è un tributo alla Costiera Amalfitana, terra di mare e di colorati paesaggi, di profumi e aromi che si sprigionano nell’aria, Malfy è quindi uno stimolo a vivere la vita in maniera vibrante e a godersi un drink con un gin che è anche eccellenza italiana perchè, declinato in quattro versioni, Malfy si può gustare, oltre alla versione originale, con note di limone, con arancia rossa di Sicilia e con pompelmo rosa siciliano. 

Inoltre, per vivere a pieno lo spirito vivace e spensierato della Costiera Amalfitana, Malfy ti porta in un viaggio con la realtà virtuale a 360°, la MALFY VIRTUAL EXPERIENCE: con l’acquisto di una bottiglia avrete in omaggio un visore VR in cartotecnica per immergervi in limonaie sospese tra cielo e mare, curiosare nelle botteghe artigiane, fare un giro in auto lungo la costa, godersi un tramonto mozzafiato da una terrazza panoramica e imparare a creare il Malfy&Tonic perfetto.