Maurizio Lombardi, l’attore camaleonte

Se fosse un oggetto sarebbe una pagina bianca, perché Maurizio Lombardi, attore, doppiatore, sceneggiatore e regista teatrale, ha quella predisposizione del liquido che cambia a seconda dell’oggetto che lo contiene. 
Con la voce, roca, grave e profonda, seduce come quella delle sveglie telefoniche della mattina che si sentono nei film di Truffaut, come in “L’homme qui aimait les femmes”, di cui il protagonista s’innamora; il volto che ricorda personaggi del passato e un corpo che parla, e balla, mezzo espressivo di interpretazione per gli infiniti ruoli che ha recitato, dal cardinale Mario Assente in “The New Pope” di Paolo Sorrentino, dove regala un iconico balletto a fine serie, al tonno nel film “ Pinocchio” di Matteo Garrone, fino al giornalista senza voce Marcello Grisanti in “L’Ora – Inchiostro contro piombo”, costretto a parlare con un laringofono. D’altronde, se Maurizio Lombardi non l’avesse, la voce, sarebbe perfetto per il cinema muto, foss’anche per la somiglianza con Buster Keaton, Oscar onorario 1960, celebre attore dall’espressione malinconica e grande talento del cinema in bianco e nero. 

Per l’intervista indossa una t-shirt che porta il nome di Billy Elliot, il ragazzino undicenne che sogna un futuro nella danza classica, saluta con una lieve cadenza fiorentina, che subito lo rende simpatico, cita grandi autori del cinema con la passione di un iniziato e la consapevolezza di un veterano; non posa, ma è palese la soddisfazione nel vestire i panni dell’attore; Maurizio Lombardi ha lo spirito del bambino che alcuni geni hanno citato, come Albert Einstein:

“Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza sono una sfera di attività nella quale è consentito rimanere bambini tutta la vita”.


Chi è Maurizio Lombardi?
Maurizio è un ragazzo che per mestiere e passione fa l’attore, e nell’arte della recitazione ha elaborato un modo di vivere e di pensare, ha trovato un’ identità, un posto nel mondo, in senso ellenico; un’entusiasta che reciterà fino all’ultimo, fino alla fine.

Reciti anche nella vita privata?
Un ballerino che passeggia si riconosce tra la folla, perché possiede una certa impostazione fisica, la stessa predisposizione l’ha anche l’attore.

In “The New Pope” di Paolo Sorrentino hai interpretato il cardinale Mario Assente, come ti sei preparato e quali sfumature hai regalato a questa figura?
Come una pagina bianca, resetto ad ogni nuovo ruolo. Nel caso del cardinale Mario Assente avevo un ottimo script perché Sorrentino, prima di essere un grande regista, è uno splendido scrittore, avevo delle bellissime cose da dire e nel recitarle dovevo tenere conto dell’abito, che da noi fa il monaco (un abito talare a 33 bottoni come gli anni di Cristo), e gli occhiali, lo zuccotto, l’altezza, l’anello, la croce d’oro, tutti i paramenti di un cardinale e tutti gli strumenti per me già sufficienti. Se Sorrentino ti sceglie, lo fa perché ha visto in te quel tratto preciso, quel colore, un guizzo, e devi assolutamente riuscire a portare fuori il suo disegno.

C’è un ruolo che ancora non hai recitato e che vorresti interpretare?
Sì, la deformazione fisica e le problematiche corporee. Sono un attore che usa e sfrutta al massimo il proprio corpo, almeno in teatro, poi al cinema vedremo; mi piacerebbe indagare perché essere prigionieri del proprio corpo è così doloroso e anche particolarmente strano.

C’è un qualche legame o esperienza particolare nella tua vita che ti porta a indagare su questa realtà?
Trovo interessante poter raccontare storie di ragazzi che nonostante le gravi difficoltà fisiche, riescono a eccellere in sport e altre arti. A teatro, con “I ragazzi di Via della Scala”, ho interpretato un ragazzino diversamente abile ed è stata una grande lezione portare quella poetica, quella dolcezza legata al dramma, in scena.

Su cosa non transigi?
Non sopporto la sciatteria, le persone che credono vestirsi “alla c****” sembri figo. Cura verso sè stessi significa anzitutto rispetto per gli altri, a meno che tu sia Dio, allora puoi far ciò che vuoi. E l’approssimazione, insomma quando anch’io sono approssimato ascolto un amico che mi spiega dove ho sbagliato o che mi insegna qualcosa che non so, e sono conquistato, perché mi piace imparare. 

Hai citato Dio, qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
Trovo più importante che esista un San Francesco, un Gesù, una Maria Maddalena e Santa Chiara, piuttosto che un Dio. I primi sono personaggi realmente esistiti, hanno una storia, sono la forza motrice del mondo, forse più di Dio stesso. Dio è un egocentrico. 

Frames tratti dalle scene dirette da Peppe Tortora

Chi è un amico?
Solo a pensare al sentimento dell’amicizia mi commuovo. L’amico è tutto, è la persona su cui puoi sempre contare, e da figlio unico potrei paragonarlo ad un fratello. L’amicizia per me è una diversa forma d’amore, tra l’altro io ne scrivo spesso nei miei spettacoli, che sono tutti incentrati su rapporto fra due persone, due bambini, nonno e nipote, etc…

Tu oltre ad essere attore, sei anche doppiatore e regista teatrale
Cerco di fare tutto quello mi permette di raccontare delle storie, e se quella storia non è venuta in mente a nessuno, la scrivo io e la interpreto come performer, o a teatro, ma sono sempre un attore tout court.

E’ appena uscita la serie “L’ora- inchiostro contro piombo” dove interpreti il ruolo di un giornalista nel quotidiano che ha scritto per primo la parola “mafia”
È stato un bellissimo lavoro diretto da Piero Messina, Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi e racconta la redazione del Giornale di Sicilia negli anni ‘50, una bella sfida perché Marcello Grisanti, il giornalista che interpretavo, non aveva le corde vocali, per cui dovevo lavorare con un finto laringofono, ma il lavoro più appagante è stato lavorare con un cast eccezionale, Claudio Santamaria, Francesco Colella, Bruno Di Chiara, Daniela Marra, e rendersi conto durante le riprese di quanto quell’atto di coraggio abbia cambiato il mondo della parola. Scrivere “mafia” ha evidenziato un prima e un dopo nel mondo del giornalismo e si è dato voce ad un tema che troppo spesso è stato taciuto. 

Per cosa vale la pena lottare?
La libertà, sempre. Se fossi chiuso dentro ad un carcere tenterei la qualunque per evadere, anche se avessi commesso un reato. 

Tema cat-calling, non pensi si stia esagerando?
Come in tutte le rivoluzioni si esagera, oggi molti giovani abbracciano tematiche sociali forti forse per moda, per sentirsi parte di un gruppo, per appartenenza, ma non sanno bene su cosa stanno puntando i piedi. E come tutte le rivoluzioni sono pericolose ma anche portatrici di energia nuova e nuovi modi di pensare; capiremo cosa succederà davvero solo quando sarà passata la tempesta. 

La tua paura più grande?
Non poter più fare ciò che amo.

Potessi scegliere di vivere in un’epoca diversa, quale sarebbe?
La mia radice è molto vintage, quindi nel futuro; vorrei essere già su Marte, immagina un campo da tennis su Marte, la migliore terra rossa, e giocarci. Non è per tutti.

Puoi portarti un solo alimento, uno da mangiare tutti i giorni, sempre lo stesso, cosa scegli?
Spaghetti al pomodoro, Parmigiano e basilico fresco.

Il tuo drink preferito
Vodka Martini, ghiacciatissimo. All’hotel Locarno di Roma lo fanno ottimo.

Maurizio Lombardi, quanto sei Snob?
Sotto certi aspetti sono molto Snob, ma non lo do a vedere perché sono anche molto accogliente, ma mi piace essere snob, far parte delle nicchie, scegliere le cose più preziose, le più belle; nelle nicchie c’è sempre una candela accesa, un pensiero brillante, ma viva anche gli spettacoli per tre persone, le folle le facciano gli altri.

Grazie Maurizio, ti faccio un grande in bocca al lupo, ti seguo sempre e spero di rivederti presto…
In una nicchia magari…

In una nicchia.

Intervista Miriam De Nicolò
Foto e frames tratti dalle scene dirette da Peppe Tortora

La video intervista a Maurizio Lombardi:


Maurizio Lombardi interpreta “L’Empatia“, un video scritto e diretto da Peppe Tortora

SNOB MEETS Settimio Benedusi

Fotografo, giornalista, performer in una delle sue ultime trovate che lo vede attraversare Milano-Imperia a piedi scambiando una fotografia con vitto e alloggio.
Ogni idea del fotografo italiano Settimio Benedusi nasce con l’obiettivo di scoprire se la fotografia ha ancora un valore. E quella traversata, a metà tra Pechino Express e Marina Abramovic, gli ha confermato che esiste e ha la forma dell’esperienza. In cambio di ritratti, Settimio Benedusi ha potuto riposare, cenare, continuare il suo cammino, una strada iniziata tempo fa con le copertine di Sport Week e donne bellissime, ed arrivata alla fotografia “per tutti“, quella che racconta la gente vera, il loro mestiere che esce dalle rughe sul volto, la loro età, la natura congenita; una fotografia che non nasconde, una fotografia schietta che non vuole la patinatura di Photoshop, che esalta i difetti perché ci contraddistinguono, ci rendono unici.

Nel suo magico studio di Imperia, una Chiesa sconsacrata, abbiamo percorso le tappe della sua carriera e siamo entrati nel vivo del processo creativo di “Ricordi Stampati“, il suo progetto omaggio alla fotografia stampata, quella che resta.

Qui la video intervista:

Regia Giovanni Piscaglia
DOP Giuseppe Campo
Intervista di Miriam De Nicolo’

No al panino al volo del milanese imbruttito, sì alla “Bun Mania” di 142 Restaurant

I numeri racchiudono sempre significati profondi, ce lo insegna la natura con la successione di Fibonacci, e lo dichiarava già nel 500 a.C. Pitagora in merito al rapporto con la musica.


142 Restaurant vuole spiegarcelo con 3 cifre:

1 spazio unico dove poter vivere
4 momenti della giornata: colazione, pranzo, aperitivo e cena, con l’accoglienza di
2 anime: la sala e la cucina.

E se lo leggiamo in lingua inglese, one-fo(u)r-two, “uno per due”, è un chiaro invito alla condivisione, all’amore che ci si regala in tavola con il cibo, un momento di unione, di ringraziamento. Questo lo spirito che il ristorante di Corso Colombo 6 a Milano e capitanato da Sandra Ciciriello, ex socia dello stellato Alice, ha deciso di esprimere come motto oltre alla scelta obbligata di eccellenze, prodotti di qualità, originalità.

Certamente il guizzo del ristorante lo da’ l‘ironia con cui vengono studiate le presentazioni dei piatti; talvolta vi capiterà di prendere delle acciughe del Cantabrico con delle pinze strappandole a una tela, come se da un dipinto si manifestassero in 3D; altre dovrete letteralmente leccare il piatto del pre-dessert, un gioco che ammettiamolo, diverte tutti, perché tornare bambini forse è la chiave di una sana leggerezza.

Ma il successo del ristorante, ottima carta vini e delizie culinarie a parte, lo fa l’accoglienza, che segna la differenza, perché da 142 Restaurant vi sentirete come a casa.
Sandra Ciciriello, anima del locale, è sempre presente in sala pronta a coccolarvi, ridere con voi, una natura schietta come non se ne vedono più.
Tornare sarà come rientrare in casa dopo una lunga vacanza lontani dai comfort, e certamente vi attenderanno delle sorprese a tavola, perché qui la fantasia fa da padrona.


Oggi ad esempio potrete provare il nuovo formatBun Mania“, lo street food di 142 Restaurant.

L’ispirazione è americana, panino dolce e al centro tante golosità, come il “Polpo all cuore”, morbido e delicato polpo arrosto al tè nero, maionese di acqua di polpo, pomodoro secco calabro e insalata.
Se preferite i sapori del sud chiederete il bis di “Bun bun polpetta”, polpette di manzo con sugo di pomodoro datterino e salsa di parmigiano; ricorda i piatti della nonna e il calore dei pranzi in famiglia.

“Bun salmone” per chi ha gusti internazionali, salmone marinato da 142, accompagnato da insalata e purea di mango, un tocco di freschezza e acidità da accompagnare magari con un calice di spumante metodo classico brut Tasca d’Almerita 2018.

Qui il triste panino al volo del milanese imbruttito si trasforma in un’esperienza unica, non vi resta che provare e darci ragione.



Dharma Mangia Woods, “se fossi un film…”

Dharma Mangia Woods, attrice, 27 anni

La prima volta che la vidi era seduta su un muretto con le gambe incrociate e un sacchetto biodegradabile della spesa, aveva acquistato un po’ di pane, verdura e della frutta per cena.
Io scendevo le scale dell’albergo di Roma insieme ad un collega, me la ricordo, il cappellino a coprirle il volto, un paio di pantaloni della tuta, top e scarpe da tennis; stava in silenzio e ci ascoltava, a due passi da lei, conversare al telefono col suo ufficio stampa.
Dharma Mangia Woods stava osservando, o meglio studiando, quelli che il giorno dopo avrebbero dovuto intervistarla e fotografarla.
Quando si è presentata ho pensato “che bellissimo viso” sotto l’ombra di quel cappellino, gli occhi timidi color ghiaccio e quella apparente semplicità delle nature complicate.

Il giorno dopo nello stesso taxi, l’una accanto all’altra a parlare di cinema francese mentre fuori dal finestrino Roma gelosa urlava tutta la sua bellezza italiana, noi a citare Truffaut, Chabrol, e Roma che gridava Fellini e Antonioni.
Ho tirato fuori dalla tasca la Nouvelle Vague perché Dharma somiglia a quella comparsa timida sempre presente nei film di Truffaut, la bibliotecaria con gli occhialini rotondi che gira silenziosa tra gli scaffali aprendo a caso le pagine di un libro, mentre scruta tutt’intorno la stanza e ha già scannerizzato ogni singolo lettore e i titoli che porta sotto braccio; quell’attrice che passa da prima inosservata perché il capello arruffato, l’abito stropicciato e l’andatura incerta, ma quando un corteggiatore si avvicina accende lo sguardo e tutti i sensi e si ritrova presto tra le sue braccia in tutta la sua bellezza, gli occhialini sul comò, gli abiti sul pavimento e diviene la nuova protagonista.

Le telecamere si accendono, dovrebbe esserci abituata penso, eppure torna la Dharma timida, la voce trema, le spalle si curvano e penso alla donna che non si concede, che ha bisogno di tempo, tanto tempo, e avrei voglia di abbracciarla.


Dharma raccontaci quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo del cinema.

La passione per la recitazione mi accompagna fin da bambina, mi raccontano i miei familiari che all’età di tre anni dicevo già di voler diventare un’attrice, anche se il primo vero provino risale ai miei sedici, data che coincide con l’inizio della mia gavetta nel mondo del cinema.

C’è un ruolo che non hai ancora interpretato, ma che vorresti assolutamente fare?

Essendo agli inizi della mia carriera direi “tutti”, mi auguro di poter rivestire quanti più ruoli possibili e di arrivare al termine del mio percorso lavorativo soddisfatta di quelle che sono state le mie interpretazioni. 

Che tipo di ruoli ti viene più semplice interpretare?

In realtà non ho preferenze di genere o di emotività, mi sono trovata sempre a mio agio nel dramma, ma non amo definirmi e focalizzarmi solo su un settore, trovo che il concetto di definizione sia un limite alla mia professione, amo il mio lavoro e tutto ciò che ne fa parte.

Il nome di un personaggio femminile che hai amato?

Tutti i ruoli femminili che fanno parte del grandissimo mare che è la Nouvelle Vague, ai quali aspiro idealmente come reference attoriale. 

I tuoi riferimenti cinematografici.

Indubbiamente il cinema francese e i suoi metodi attoriali, amo particolarmente la loro cultura cinematografica e gli interpreti sono estremamente bravi a non far percepire quello che è il confine tra finzione e realtà.

Guardo e studio con molto interesse anche il mondo del cinema inglese e americano, credo ci sia sempre da imparare da tutti.

Hai un rito scaramantico o un oggetto che ti porti prima di andare in scena?

Non ho un vero e proprio rituale, ho dei metodi per prepararmi all’entrata in scena, mi hanno fatto notare che tocco sempre i palmi delle mani, punto centrale dell’emotività, e questo probabilmente mi dà una sorta di sicurezza e mi aiuta ad allentare la tensione. 

Questa tua timidezza può essere il motivo per il quale hai deciso di fare l’attrice, per riuscire  a combatterla in un certo qual modo?

Non è stato il motivo principale della mia scelta, ma può aver contribuito, anche se le persone che mi conoscono a fondo non direbbero mai che sono una persona timida; nel privato e nelle situazioni in cui mi sento a mio agio sono una vera giocherellona.

Crescere mi ha portato poi ad essere molto selettiva nelle frequentazioni e per questo posso sembrare un po’ chiusa, in realtà amo circondarmi di quei pochi che arricchiscono le mie giornate e non mi fanno annoiare. 

Che cosa significa essere attore per te?

Essere attore vuol dire essere molto empatici, vulnerabili, ma al contempo incredibilmente determinati. Non è un lavoro banale, non è una strada semplice da percorrere, devi essere sempre pronto a cogliere le occasioni che ti capitano, è uno stato mentale che va dall’ansia di non avere ruoli all’adrenalina dell’andare in scena. 

Se fossi un film che film saresti?

“Ritratto della giovane in fiamme” di Cèline Sciamma, perchè mi ha trasmesso il concetto del riuscire a bastarsi.

Due giovani fuori dal mondo che non hanno bisogno del mondo perchè si bastano a vicenda, una sensazione di solitudine che però non risulta essere un peso. 

Ho scoperto che stare da sola mi piace, mi calma, non mi porta a dover mettere delle maschere che magari ci sono imposte da determinate circostanze, un aspetto che sto cercando di portare anche fuori da casa mia, ma che richiede tempo e, forse, un po’ più di sicurezza in sé stessi. 

Che cosa stai leggendo in questo momento?

Ho appena terminato uno stage che mi ha avvicinato moltissimo ai testi di Shakespeare, in particolare ai suoi monologhi.

Concludiamo con una domanda che facciamo a tutti i nostri ospiti 

Quanto sei SNOB? 

Il giusto SNOB, che è sempre bello, SNOB è bello. 

La video-intervista:

Intervista: Miriam De Nicolo’
Attrice: Dharma Mangia Woods
Ufficio Stampa: Lorella Di Carlo
Regia: Peppe Tortora
Location: Hotel Valadier Roma

La leggendaria New Zealand testimone per un anno della Ocean Race 22/23

The Ocean Race, il giro del mondo a vela in equipaggio, partirà nel prossimo mese di Gennaio 2023 da Alicante e arriverà per la prima volta nella storia del Mediterraneo, in Italia, a Genova.

Grazie al “The Grand Finale” la città sarà tra un anno la capitale mondiale della vela e l’arrivo della più straordinaria regata intorno al mondo sarà una grande occasione di promozione ma anche un momento di festa con tanti eventi nel villaggio che sarà allestito presso la Fiera di Genova, nel nuovo Waterfront di Levante.

Qui il passaggio di bandiera all’armatore di New Zealand, l’italiano Ezio Tavasani, che ha partecipato all’evento di inaugurazione presso la città di Genova e l’intervento di Marialinda Brizzolara, Direttore Commerciale “Genova The Grand Finale”.

Video: Peppe Tortora




New Zealand alla Bull Days Inclusive Sailing Cup, le interviste

Diva delle barche a vela, mito entrato negli annali vincendo la sesta edizione della Whitebread round The Wolrd Race 1993/1994, la New Zealand Endevour è protagonista indiscussa del grande evento Bull Days Inclusive Sailing Cup.

Rinata come una Fenice, New Zealand ha oggi sangue italiano nelle vene: l’armatore Ezio Tavasani ha infatti ridato luce e una seconda vita alla barca che per otto anni, dopo le gloriose vittorie, era rimasta chiusa a chiave, anche se mai dimenticata.

Un lungo e complesso lavoro di refitting ha permesso oggi a New Zealand di attraversare i mari e farlo con spirito nobile, perché lo fa insieme a FAI Sport, Associazione Sportiva di atleti paralimpici che ha come fondatore Giorgio Zanmarchi, impegnato da 27 anni nelle attività didattiche e culturali dei “suoi ragazzi” affetti da disabilità fisiche o intellettive.

Un’avventura pura e unica che ha sempre un grande comune denominatore, la passione.

In questa intervista esclusiva abbiamo raccolto tre grandi voci che hanno raccontato la loro presenza alla Bull Days Inclusive Sailing Cup e le loro missioni.

Regia di Peppe Tortora

Intervista Miriam De Nicolo’

Ospiti: Ezio Tavasani, armatore New Zealand
Mauro Magarotto, skipper
Giorgio Zanmarchi, Presidente FAI Sport

Guarda qui le nostre interviste:

Bull Days Montecarlo 2022, intervista al fondatore Stefano Cigana

Si è appena conclusa la Bull Days di Montecarlo 2022, l’evento del motore luxury che riunisce Lamborghini provenienti da ogni parte del mondo in una tre giorni all’insegna delle bellezze della Costa Azzurra.

Nell’esclusiva location monegasca, l’appuntamento dei proprietari Lamborghini in un viaggio che tocca tre tappe iconiche della Costa Azzurra: dal Principato a Grasse, patria della profumeria artistica, fino a Sanremo, la città dei fiori dove nel building The Mall e degli high brands della moda, si conclude questo viaggio.

Roadshow per celebrare la grande passione del motore luxury per eccellenza e condivisione di una visione che accomuna tutti i partecipanti, quello di uno stile di vita rivolto al bello e alle rarità; a questo si legano le experience esclusive tra cui l’apertura privata della profumeria Galimard, una delle prime case di profumo francesi dal 1747.

In esclusiva per noi di SNOB l’intervista di Miriam De Nicoló al fondatore Stefano Cigana.

Regia: Peppe Tortora
Intervista: Miriam De Nicolò
Ospite: Stefano Cigana
Evento: Bull Days Monte-Carlo 2022

Dal Salone del Mobile 2022, il video in esclusiva per Snob “Preciosa Lighting – Composition in Crystal”

Il video in esclusiva per Snob dell’installazione “Composition in Crystal” dell’azienda “Preciosa Lighting” durante il Salone del Mobile 2022

Preciosa Lighting, azienda ceca specializzata in illuminazione decorativa, ha presentato durante il Salone del Mobile 2022 presso Opificio31 in zona Tortona, l’installazione Composition in Crystal, nuovo concetto di esposizione che invita il pubblico all’interazione.

Non solo luce, non solo design, ma un vera e propria opera d’arte che sposa entrambe le arti rendendole accessibili anche al visitatore; così con un tocco d’uno di infiniti cristalli in cerchi concentrici, l’installazione vibra di onde sonore e di luminosità.

Progettata dai direttori creativi di Preciosa Lighting Michael Vasku e Andreas Klug, l’installazione Composition in Crystal è protagonista dello spazio per imponenza e complessità; un progetto che dà vita ad una sinfonia di cristallo, come se la musica oggi fosse così rara e preziosa da essere impercettibilmente fragile e delicata, come il cristallo.

A interpretarla nel servizio esclusivo è l’artista Marco Onofri, fotografo italiano che col suo bianco e nero carica di energia l’immagine e ne accentua i giochi di luci ed ombre; modella dello shooting Laisan, rappresentata dall’agenzia Fashion Model di Milano, che interagisce con l’installazione nel video dedicato. Con la direzione artistica dello stesso Onofri e la regia di Nicola Bianchi, il video ci trasporta in un mondo onirico fatto di incastri labirintici.
Buio e luce si alternano tra i cristalli che si muovono come tasti di un pianoforte e vi invitano a entrare.

Il progetto di Preciosa Lighting entra a far parte dei Signature Design, l’esclusivo programma di personalizzazione della luce sviluppato dal brand e dedicato ai designer per scenografare l’illuminazione negli spazi.

La luce di Crystal Spin, lo chandelier che fluttua nello spazio come una luminosa medusa in un fondale marino notturno, è attore principale del progetto, elegante messaggio di come installazione, arte, design, lighting possano insieme creare qualcosa di spettacolare, e di cui noi spettatori, finalmente, possiamo entrare a farne parte.

In esclusiva per Snob il servizio di Marco Onofri e il video Preciosa Lighting “Composition in Crystal”.

Art Direction & Photography: Marco Onofri
Film Director: Nicola Bianchi
Starring: Laisan
Agency: Fashion Model Management, Milan
Installation: Preciosa Lighting “Composition in Crystal”
Event: Salone del Mobile 2022

Nella terra del Collio, il percorso del vino alla riscoperta dei cinque sensi

Esiste una terra complessa la cui storia secolare racconta vini tra i più pregiati e più amati da zar, dogi e sovrani, il Collio.
Sole, vento, clima ma soprattutto un suolo ricco di minerali, marne e arenarie hanno dato vita nei millenni a vini divenuti eccellenze, i cui aromi sono indimenticabili.

Friulano, Ribolla Gialla, Collio Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, Malvasia, Pinot Bianco sono le varietà che il Consorzio Tutela Vini Collio ha deciso di esplorare all’insegna dei cinque sensi, un percorso olfattivo, visivo, tattile, per imparare a comprendere il vino, scoprirlo nelle varie fasi, amarlo per quello che è.

Il paesaggio fa da cornice, campi dal verde oliva al verde limone, un azzurro terso spesso attraversato da nuvolette che sembrano dipinte, che come cavalli al trotto scompaiono lentamente e una luce che taglia e scalda.
Qui la gente è come il vino che produce, ruspante, complessa, schiva, in apparenza timida ma potente nel carattere; il Collio è certamente terra di sostanza e serve del tempo per imparare a conoscerla, noi iniziamo dal vino.

A partire dall’accoglienza di Borgo Gradis’ciutta, un complesso del 1500 totalmente ristrutturato con recupero di travi a vista che si trasformano anche in originali comodini; un casale tra i vigneti proprietà della famiglia, tra i cui frutti consigliamo il Sinefinis Rebolium, spumante Metodo Classico Brut, di uve Ribolla Gialla, bollicina cremosa che accarezza l’apertura di un pranzo tra amici.

Qui si è tenuta l’inaugurazione del progetto Enjoy Collio Experience 2022, con l’artista Andrea Antoni e il sommelier Michele Paiano, rispettivamente attraverso la rappresentazione di un quadro legato ai colori dei vini e la scelta degli stessi per l’assaggio. La vista è il senso di questo primo laboratorio, dove il giallo verdolino salta al paglierino, i vini giovani passano ai più maturi che hanno riposato in botte; consigliamo Collio Gradis’ciutta Riserva 2019, un blend di tre vitigni pensati da Robert Princic, friulano, ribolla, malvasia, nato con l’intento di rispettare la tradizione dei bianchi del Collio, fermentazione in acciaio, maturazione in botti di rovere francese e di Slavonia, affinamento in bottiglia di oltre un anno; il colore è giallo intenso tendente al dorato.


La somma del concetto di “casa” e di “Paradiso” la trovate qui, al Relais Russiz Superiore, dimora di ben sei generazioni che tramandano e coltivano con passione il vino con un’agricoltura sostenibile, grandi ricerche scientifiche e processi innovativi seguiti dalla giovane portavoce in casa Russiz, Ilaria Felluga.
La cantina è un luogo carico di sacralità, più vicino ad un monastero, dove le botti sono i santi e le bottiglie la Fede.
Queste ultime, impolverate come mummie e camaleontiche con l’ambiente, sono riserve datate che risorgono dalle ceneri solo in occasioni davvero speciali, come Fenici.

Il Relais Russiz Superiore è il luogo dove si svolge il laboratorio olfattivo a cura dell’aromaterapeuta Elena Cobez in collaborazione con la sommelier Isis Brunori. Un’immersione profumatissima nel mondo delle essenze che possiamo ritrovare nel bicchiere. L’esercizio migliore per allenare il nostro olfatto è annusare tutto ciò che ci circonda, piante, foglie, fiori, il succo di un frutto, il legno degli alberi, l’aria accanto ad un ruscello, e non c’è luogo che ispiri più di questo, attraversata da lussureggianti vigneti dove l’aria è intrisa di freschi profumi.


Ma il Collio non è solo vino, per godere del panorama consigliamo anche una passeggiata a cavallo lungo il sentiero delle Vigne Alte che collega il Castello di Spessa e la località Subida, 60 minuti accompagnati dai ragazzi del Maneggio La Subida verso un gioiello naturalistico ricco di punti panoramici, macchie di bosco e vigne tra le più interessanti del Collio; un tempo prezioso per tornare in contatto con i nostri amici animali, con la natura, uno spazio che dovremmo imparare a ritagliarci spesso per “sentire” profondamente. Furia Buia è certamente il cavallo più adatto, perchè? E’ una godereccia e ama mangiare, sarà la vostra compagna ideale!

A pochi passi dal Maneggio, la Trattoria al Cacciatore La Subida, una stella Michelin dello chef Alessandro Gavagna.
Delizioso il filetto di cervo scottato alla brace, rosato, con uova di trota e aroma di pistacchio; e i cannelloni ripieni di ricotta di malga e sclopit.
Il laboratorio dedicato al gusto si svolge proprio qui, sotto la guida del ristoratore Mitja Sirk con assaggi alla cieca perchè i vini del Collio vanno amati per la loro essenza e non per l’etichetta. Per cui fate giocare le papille gustative, aizzate i sensi e dimenticatevi dei nomi, qui nel Collio tutto è sostanza.



Abbiamo mai pensato ad un collegamento tra uva e tatto? Tralasciata l’indimenticabile pigiatura del Bisbetico Domato, il Dott. Carlo Fossaluzza, Responsabile Commerciale dell’Azienda Colmello di Grotta, ha ideato un percorso tattile ricco di spunti, dove cinque tavole di legno, grezze e non lavorate, ci riportavano alle botti di affinamento, alle fibre, al colore, al profumo delle stesse.
La magnifica location di Borgo Conventi, una Tenuta in Farra D’Isonzo che sorge su un appezzamento di terra dove frati domenicani costruirono il primo monastero del luogo, è zona di produzione di raffinati vini, a partire dai 30 ettari di vigna tra Isonzo e Collio.
Fiore all’occhiello “Luna di Ponca” il nuovo vino a denominazione Collio DOC Riserva frutto di un blend tra Friulano, Chardonnay e Malvasia. Un vino dal lungo affinamento, parte di cui svolto in barrique, ottenuto dalle uve vendemmia 2019.  6096 le bottiglie da 0,75l, 230 magnum da 1,5l e 20 Jeroboam da 3l, la cui etichetta, numerata, recita così:
La Luna influisce sulla vita della Terra; la Ponca è la vita della vite. La Luna e la Ponca si riveleranno sorso dopo sorso“.


Un salto nel passato al Castello di Spessa, Capriva del Friuli, dove quel briccone di Casanova si divertiva a flirtare con le donne altrui; questo non ha impedito ai successori del castello di dedicargli statue e premi, come “Il Cavaliere di Seingalt” del 2004, (titolo di cui si fregiava Casanova), iniziativa che omaggia l’uomo per poliedricità, eleganza, cultura e arte di vivere.
Luogo prestigioso per accoglienza, con le sue suite e appartamenti nelle vigne; eventi speciali, golf club, giardini per meditative passeggiate e la produzione di vini minerali, eleganti, persistenti e di notevole freschezza.

La conclusione del laboratorio dei sensi indetto da Enjoy Collio Experience e che aprirà al pubblico nel 2023, si conclude all’azienda Venica&Venica a cura del Maestro Massimo Devitor che con l’udito ha ideato una esperienza sonoro-gustativo-olfattiva.

Vogliamo che il vino venga raccontato anche dal punto di vista delle emozioni perché il Collio stesso è un territorio che emoziona attraverso i suoi panorami spettacolari, i sapori e le tradizioni. – afferma Lavinia Zamaro, neonominata Direttrice del ConsorzioIl nostro compito è anche quello di promuovere le sensazioni che la nostra terra suscita nei visitatori, sensazioni che vengono ritrovate e percepite anche attraverso i vini”.

“È un orgoglio e un piacere, per noi del Consorzio, coinvolgere esperti del territorio in questo progetto a lungo termine che punta a valorizzare il Collio in tutto e per tutto, come terra di vini bianchi di altissimo livello e come territorio capace di elargire emozioni uniche – spiega il Presidente David BuzzinelliQuesto è un pezzo importantissimo del nostro percorso che punta a far diventare il Consorzio un punto di riferimento per l’enoturismo; un percorso su cui ci stiamo impegnando molto e da tempo”. 

L’azienda agricola Le Colture omaggia il Valdobbiadene con la mostra fotografica “A disegnar le vigne”

L’AZIENDA AGRICOLA LE COLTURE VA IN SCENA A MILANO CON LA MOSTRA FOTOGRAFICA “A DISEGNAR LE VIGNE. LE COLTURE UN RACCONTO PER IMMAGINI”

Sono immagini che raccontano la passione, la dedizione, la fatica di chi ama la terra.
Ci sono i solchi sul viso dati dal sole, i profili di una generazione nuova, le mani di chi si avvicina alla natura, ad un ramo, come suonasse un violino.

Le immagini del fotografo Lorenzo Cicconi Massi sono il racconto fotografico di una terra meravigliosa, il Valdobbiadene, raccolte in una mostra fotografica e nel libro “A disegnar le vigne. Le colture un racconto per immagini” allestita presso Still Fotografica di Milano e curata da Denis Curti.

Il generoso progetto è nato dalla volontà dell’azienda vinicola Le Colture di testimoniare il grande operato di chi al vino si dedica con amore sincero.

“La nostra è una terra meravigliosa e generosa – racconta Veronica Ruggeri, co-titolare dell’azienda Le Colture – e sentivamo il bisogno di trovare un modo per renderne omaggio. A disegnar le vigne è prima di tutto un progetto editoriale, pubblicato da Marsilio nello scorso 2021, e che oggi si fa mostra per condividere con tutti la rappresentazione di una Valdobbiadene autentica, di quei contadini che hanno creduto e ancora credono nella loro terra, è dedicato a Santo Stefano di Valdobbiadene e alla nostra azienda, come testimonianza. La libera espressione con cui Lorenzo racconta le nostre colline si traduce in una visione intima, dove la realtà risulta rarefatta all’obiettivo e che pur muovendosi senza una trama precisa arriva dritta al cuore. Ci auguriamo che tutto questo possa essere trasmesso a quanti avranno modo di visitare la mostra ed emozionarsi in questo viaggio di ombri e luci del nostro paesaggio, rendendo eterne le nostre colline, che parlano di passato, presente e futuro.”

50 sono le immagini divise in 4 tempi che sono poi le 4 stagioni, sono i ritmi della vita del vino, dalla coltura alla vendemmia, dalla mano dell’uomo al bicchiere in tavola. E protagonista è il Valdobbiadene, con le sue vigne, i suoi paesaggi che nei bianchi e neri dell’autore si fanno geometrie, luci ed ombre, giochi di contrasti, di forme astratte, di linee, di quei riccioli poetici che sono i pampini.
Dell’inverno ci arrivano immagini silenziose, poi si fanno sussurranti in primavera quando la rugiada riflette l’atmosfera e la vita che inizia a farsi sentire tutt’intorno, nel paesaggio, tra le foglie.

Ma in questo magico racconto a commuovere sono le persone, sono loro il vero Patrimonio, il loro inestimabile lavoro, sono loro a regalarci il vino, ricordiamocelo, loro a Disegnare le vigne.

Rua, il ristorante di Isola che è un viaggio nella Penisola

Rua omaggia la cucina italiana con un menu dedicato alle Regioni

Siamo nel movimentato quartiere di Isola, dove aprire un ristorante è una certezza e Francesco Zucchi Ricordi ha lanciato un nuovo concept della cucina, Rua, al 6 di Piazzale Carlo Archinto.

Alle pareti 3 secoli di storia, alcuni degli stampi di lenzuola Zucchi, dal 1635 al 1935, azienda di famiglia dove Manlio ha lavorato, il padre di Francesco con cui avrete il piacere di fare due chiacchiere tra una portata e l’altra, ascoltando i racconti di un viaggio intorno al mondo.

Alle pareti bellissimi giochi geometrici creati con i tessuti di Loro Piana e un’opera d’arte in ferro battuto di Antonio Sciortino, “Assembramenti”, gruppi di uomini che corrono o si tengono per mano, un guizzo artistico di buon auspicio creato durante la pandemia.

Tavoli scuri in porfido, divano in pelle di anguilla trattata, cucina a vista e un grande tavolo centrale il cui protagonista è l’imponente Ficus Lyrata che regala colore e un “giardino d’interno”.

Ma il grande attore qui è quello che sta nel piatto, nella sua semplicità, frutto della ricerca gastronomica di Francesco che da “I Marinati”, società di catering fondata nel 2015 al “Bech”, format del panino gourmet con cocktail aperto nel 2018, giunge alla chiusura del cerchio con Rua, la “strada” della massima espressione del gusto.

E allora dal menu consigliamo i mondeghili (tipiche polpette milanesi) con salsa verde al prezzemolo; il vitello tonnato con spuma di tonno, omaggio a Diego Rossi del ristorante Trippa di Milano; i mandilli de sea (“fazzoletti di seta” fatti in casa), un tipico formato di pasta ligure simile alle lasagne, realizzati con sfoglia al nero di seppia e guarniti con pesto ligure e crudo di gamberi rosa; i tortelli alle erbette con quell’amaro che crea dipendenza; il polpo, con olive taggiasche, biete colorate e fave di Carpino; ma anche le verdurine passate in padella avranno un sapore unico e vi sembrerà di aver fatto un viaggio su e giù per lo Stivale deliziandovi occhi e gola.

Non andatevene senza aver assaggiato il Ti’ Punch fatto col rhum agricolo, un Clairin Communal, lime e zucchero, un modo di bere il rhum tipico di Guadalupe, su cui Manlio avrà senz’altro un aneddoto da raccontarvi.

Da Rua ci si sente a casa, sarete coccolati in un ambiente informale dove l’Italia e la sua cucina sono giustamente sacri. All’arrivederci avrete già volta di tornarci.