Come è fatto il cibo? Barilla presenta la pasta stampata in 3d

Il fascino della nonna col mattarello in mano, china sul tavolo a preparare i suoi ravioli, rischia di scomparire? La pasta, elemento simbolo della tradizione italiana, dell’alimentazione sana e genuina, della dieta mediterranea, incontra la tecnologia. Un’unione tra tradizione e hi-tech voluta da Barilla, uno dei marchi italiani più famosi nel mondo. Durante Cibus 2016, il salone internazionale dell’alimentazione che si terrà a Parma dal 9 al 12 maggio, il cibo raggiungerà livelli di innovazione tecnologica mai visti. Così, davanti alla stampa e ai blogger di settore, l’impero Barilla mostrerà per la prima volta la pasta “stampata” in 3d.


Il leader mondiale dei produttori di pasta, in collaborazione con il centro di Ricerca Olandese Tno (Organizzazione Olandese per la Ricerca Scientifica Applicata) lavora al progetto già da quattro anni. Alla fine del 2014, tramite il concorso di design “PrintEat! Your new idea of pasta“, Barilla ha scelto i tre formati originali da stampare. Si chiamano rose, luna e vortipa i tre vincitori. Formati unici dal design accattivante, impossibili da realizzare con le tecnologie tradizionali. Nel 2015 è stato realizzato il primo prototipo di stampante 3d, in grado di produrre pasta fresca in meno di 2 minuti con delle “cartucce” di impasto di acqua e semola di grano duro. Sembra assurdo pensare che il tocco delle mani che impastano possa essere sostituito da una tecnologia così raffinata. Eppure è semplice: «Basta caricare le cartucce di impasto nella macchina e il gioco è fatto. Tutto dura pochi minuti», spiega l‘Innovation Pasta, Ready Meals and Smart Food Manager Fabrizio Cassotta.


La presentazione avverrà il 10 maggio presso lo stand Barilla di Cibus 2016. Blogger e giornalisti potranno ammirare per la prima volta una stampante di pasta 3d all’opera, assaggiare i nuovi formati e scoprire la ricetta appositamente creata da Marcello Zaccaria, chef dell’Accademia Barilla. «La pasta 3D, oltre ad essere una pasta di ottima qualità, veloce in cottura ma nello stesso tempo al dente, si presta alla realizzazione di piatti gourmet» spiega Zaccaria, che ha pensato a un piatto di pasta su crema di piselli con calamaretti spadellati, pomodorini caramellati e pinoli tostati per esprimere al meglio la potenzialità dei nuovi formati. La presentazione della stampante di pasta 3d al pubblico è un passo importante, ma non l’ultimo di un progetto ancora in progress. Barilla sta pensando a tutti i possibili usi di questa nuova tecnologia. La possibilità di stampare formati di pasta sempre diversi, addirittura personalizzati, apre nuovi scenari di applicazione. Si pensa, per esempio, a ristoranti in cui sia possibile ordinare piatti di pasta su misura dall’ipad, o a negozi di pasta fresca dove ritirare il proprio formato personalizzato. Per gli amanti della pasta, insomma, si aprono nuovi orizzonti tutti da gustare.

Riapre la ex Fiat a Termini Imerese, oggi i primi operai rientrati in fabbrica

Dopo la celebrazione del Primo Maggio, quello di oggi è sembrato un segnale molto forte, non solo simbolico ma concreto e importante: 20 operai sono rientrati nell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese. La chiusura della fabbrica del Lingotto il 24 novembre 2011 aveva lasciato per strada 700 operai e abbandonato le loro famiglie nello sconforto. Ma c’è chi non si è mai arreso. “Contrariamente ad altri colleghi più scettici, ho sempre sperato in una riapertura della fabbrica di Termini Imerese – ha dichiarato l’operaio Giuseppe Tarantino questa mattina – Anche perché avevo la consapevolezza che un’esperienza simile non poteva finire, così con un buco nell’acqua“. Così oggi i cancelli sono stati riaperti grazie al marchio di Blutec, la società del gruppo Metec Stola che intende tornare a produrre automobili ibride ed elettriche.


Gli operai sono rientrati nell’ex Fiat dopo un periodo di spaventosa incertezza, di cassa integrazione, “di Purgatorio” come gli stessi lo hanno definito. Oggi comincia per loro una nuova avventura: prenderanno parte ad un periodo di formazione durante il quale impareranno ad usare un software per la progettazione tridimensionale e la realizzazione di componenti per auto. Il piano industriale siglato tra Blutec e Invitalia prevede il reintegro di almeno 250 operai entro la fine dell’anno, e di tutti i 700 ex operai Fiat entro il 2018. Un progetto ambizioso, che riaccende la speranza nei cuori delle famiglie che con la chiusura dello stabilimento avevano perso tutto. L’intera Termini Imerese sembra rinascere insieme allo stabilimento, tanto che stamattina alla riapertura il sindaco Salvatore Barrafato ha voluto accogliere i primi operai. “Siamo qui senza trionfalismi – ha dichiarato – senza bande musicali, con la consapevolezza che siamo davanti a un territorio disperato. Oggi comincia un’esperienza piena di incognite ma dopo cinque anni, vedere 20 lavoratori rientrare è un grande passaggio“.


Quel che è certo che è che questa riapertura ha, almeno sul piano simbolico, un valore importantissimo. Restituisce dignità a tanti lavoratori messi in ginocchio dalla crisi, nuovo respiro alla città di Termini Imerese e un segnale positivo a tutto il Paese. Il cui significato diventa ancora più forte se pensiamo che tra i clienti della componentistica Blutec ci sia proprio Fca: il cerchio si chiude.

Italian Internet Day: 30 anni fa il primo collegamento via web

Matteo Renzi lo aveva annunciato un mese fa: oggi si celebra l’Italian Internet Day, a 30 anni di distanza dal primo click italiano sul web. Era il 30 aprile 1986 e dal Centro universitario per il calcolo elettronico del Cnr di Pisa (Cnuce) partiva il segnale che avrebbe raggiunto la stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania. L’Italia fu il quarto paese al mondo a collegarsi ad internet. Chissà cosa hanno provato quegli studiosi entusiasti a sentirsi i pionieri di un nuovo mondo. Chissà come immaginavano quel futuro che in qualche modo stavano toccando con mano, e quanto è lontana la realtà di oggi da quelle fantasie.  Certo da quel giorno all’ingresso ufficiale di internet nelle case degli italiani sono passati anni. All’inizio tutto sembrava complicato: i collegamenti erano lentissimi e molto costosi. Basti pensare al fatto che bisognava scegliere se navigare o parlare al telefono, aspettare a lungo per scaricare un’immagine e ricordare di spegnere il modem per evitare bollette salate.


Oggi non si riesce a immaginare la vita in Italia senza il web. Ma la strada per una educazione digitale completa e profonda è ancora lunga. Ne ha parlato oggi il premier Matteo Renzi, in collegamento video durante i festeggiamenti dell’Italian Internet Day al Cnr di Pisa. «Trent’anni fa quel primo collegamento fu pioneristico, il quarto al mondo – ha dichiarato – Oggi dobbiamo recuperare quel posizionamento in Champions League». Parole considerate vuote da alcuni manifestanti – circa 500 – che hanno invaso la cerimonia contestando il premier. «Hanno diminuito i fondi alla ricercaaccusano i manifestanti, tra i quali si scorgono sigle e striscioni riconducibili a sindacati di base, centri sociali, collettivi e universitari e anche “vittime” del salvabanche – Le riforme che vengono fatte sono tutte contro di noi, lavoratori dipendenti e precari. Siamo qui all’esterno del Cnr per dire no alle politiche di questo governo». Alle contestazioni si è aggiunta la delusione per la promessa di Renzi sulla banda larga. Il Presidente del Consiglio aveva infatti annunciato che oggi sarebbe partita l’assegnazione dei contributi pubblici, ma la questione è ancora in sospeso. «Il bando sarà oggi al consiglio dei Ministri, anche se non c’è bisogno» ha spiegato il premier. 



In tutta Italia intanto si sono susseguiti festeggiamenti per l’Italian Internet Day. Una Vita da Social è il nome del progetto sviluppato dalla Polizia Postale e delle Telecomunicazioni insieme al Miur, presente nelle scuole di oltre 100 province con l’obiettivo di consentire agli utenti della Rete di navigare in piena sicurezza. «Oggi l´enorme portata tecnologica, storica e sociale di quell’evento appare evidente a tutti – ha spiegato Roberto Di Legami, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni in merito al primo collegamento italiano – come altrettanto lo è che le opportunità di Internet siano accompagnate da rischi anche seri. Con la diffusione della cultura della sicurezza, la Polizia Postale e delle Comunicazioni è divenuta nel tempo un punto di riferimento per tutti gli utilizzatori della Rete». Per Save The Children nell’anniversario di questo importante traguardo un pensiero va a chi è ancora “offline”. L’ong ha diffuso i dati sulla diffusione del web tra gli adolescenti: ben l’11,5% dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 17 anni non ha mai usato internet. Numeri pesanti per quella che viene definita una generazione iperconnessa. Molti di questi ragazzi provengono da famiglie economicamente disagiate. «Spesso i ragazzi disconnessi da Internet sono tagliati fuori da altre opportunità educative e culturali, che li allontanano ancora di più dai loro coetanei, in una spirale che non fa altro che aumentare la povertà educativa» commenta Raffaela Milano di Save the Children.

Federica Pellegrini portabandiera alle olimpiadi di Rio 2016

A Londra, nel 2012, la sera della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Valentina Vezzali si prepara a portare la bandiera tricolore e rappresentare gli sportivi italiani. Federica Pellegrini si sta preparando per la gara del mattino successivo, la vede di sfuggita, si chiede come ci si senta ad avere una responsabilità e un onore così grande. Lo ha raccontato la stessa Pellegrini in un’intervista, e presto lo scoprirà. Ieri l’annuncio ufficiale: è lei l’atleta azzurra che rappresenterà l’Italia come portabandiera alle Olimpiadi di Rio 2016. Un’altra donna, un’altra bionda, un’altra sportiva dalla faccia pulita e dalla determinazione incrollabile. La Pellegrini, che ha vinto due medaglie olimpiche (argento ad Atene 2004 e oro a Pechino 2008) sarà la quinta donna portabandiera della storia italiana.


Emozionatissima, Federica vive questa possibilità come un onore immenso. Che arriverà, tra l’altro, il giorno del suo compleanno: la cerimonia di apertura delle olimpiadi di Rio 2016 è prevista per il 5 agosto, quando la bionda nuotatrice compirà 28 anni. Che la scelta del portabandiera alle olimpiadi 2016 sarebbe ricaduta su di lei era nell’aria da tempo. “E’ stata una scelta a furor di popolo e mi scuso se ci siamo attardati fino all’ultimo per questa decisione ma volevo essere all’infinito sicuro che non poteva essere che lei ad avere l’onore di essere portabandiera – ha dichiarato il presidente del Coni, Giovanni Malagò – Sono molto felice perché anche se ci sono quasi 30 anni di differenza, Federica ha l’età delle mie figlie, siamo cresciuti insieme“. Lei invece in conferenza stampa ha commentato “Il mio nome è comparso tante volte fra le papabili ma per scaramanzia non ci ho mai fatto caso. Fino a ieri non ho voluto credere a niente. E’ un’emozione forte. La mia carriera è stata fatta di alti e bassi, non solo sportivi. Ho perso la strada, l’ho ritrovata, ho perso persone importanti ed altre ne ho trovate. A Rio porto la voglia di combattere sempre. Qualsiasi cosa succeda nella vita e nello sport“. Concetti ribaditi dall’atleta veneta anche sui social, che ha utilizzato come canale per festeggiare con i fan la grande notizia.

Il grande amore supera la morte: lo conferma la scienza

L’amore supera tutto, anche la morte: una di quelle frasi che si possono trovare in  un romanzo rosa, in una fiaba per bambini o nel bigliettino di un amante un po’ banale. Invece è il risultato di una ricerca scientifica appena pubblicata sulla rivista Psychological Science, condotta tra gli altri da Kyle Bourassa, ricercatrice in psicologia alla University of Arizona. Lo studio dimostra che l’influenza di un coniuge continua ad avere effetti positivi sulla vita dell’altro, anche dopo la propria morte. “Le persone che ci sono state vicino nel corso della nostra vita –  spiega Kyle Bourassa – continuano a influenzare la nostra qualità della vita anche dopo la loro morte. Abbiamo scoperto che la qualità della vita di un vedovo o di una vedova risente dell’influenza del coniuge deceduto proprio come se questi fosse ancora in vita“.


Lo studio è partito dall’osservazione dei dati forniti dallo Study of Health, Ageing, and Retirement in Europe (Share) analizzando 80 anziani di 18 Paesi europei. Ricerche precedenti avevano sottolineato come la qualità della vita di uno dei due partner influisca positivamente su quella dell’altro e sull’affinità di coppia. Il benessere fisico e psicologico di due persone che si amano sembra essere quindi interdipendente. In particolare uno studio della Routgers University pubblicato nel 2014 aveva dimostrato come il benessere della donna sia fondamentale nella vita del partner e nella stabilità della coppia, mentre non è stato dimostrato il contrario. Questa nuova analisi si è spinta più in là, scoprendo che anche dopo la morte di uno dei due il vedovo o la vedova ottiene un’influenza positiva dal grande amore del partner deceduto. I dati riguardano 546 coppie in cui uno dei partner era morto durante il periodo dello studio e 2566 coppie in cui entrambi i partner erano viventi. Il risultato è che l’affinità di coppia dopo la dipartita di uno dei due coniugi è scientificamente indistinguibile da quella tra due innamorati entrambi viventi, indipendentemente da età, stato di salute o anni di matrimonio.


Ciò che conta, a quanto pare, è solo un legame intimo, forte e indissolubile tra due persone: quello che, al di fuori delle ricerche scientifiche, chiamiamo semplicemente “amore“.

New York celebra la cucina italiana

Ci sono cose alle quali non si può rinunciare facilmente, neanche in vacanza: tra queste, al primo posto si trova la cucina italiana. Ci si adatta al letto un po’ scomodo in albergo, a uno spostamento più lungo del previsto, alla calca, al clima così diverso da casa propria, ma a un cattivo abbinamento cibo vino proprio no. E così l’italiano in vacanza all’estero, magari dopo aver provato e anche apprezzato la cucina locale, finisce inevitabilmente per entrare in un ristorante italiano. Ma come trovare quello giusto? A New York ci pensa l’Italy-America Chamber of Commerce (Iacc) che stila la lista dei migliori ristoranti italiani nella Grande Mela. I parametri da valutare sono diversi: l’uso di prodotti genuini DOP o IGP, un ottimo abbinamento cibo vino con bottiglie italiane, l’uso di olio extravergine di oliva 100% made in Italy. Infine, la cortesia e la buona conversazione con i clienti sono un ottimo lasciapassare per ottenere la prestigiosa certificazione “Ospitalità Italiana“.


Quest’anno sono 25 i ristoranti selezionati dall’Italy-America Chamber of Commerce per ottenere il marchio di qualità in una cerimonia ufficiale al Metropolitan Pavillion a Manhattan. “Gli obiettivi del progetto sono quelli di supportare e valorizzare i ristoranti italiani nel mondo, creare un network che consenta la realizzazione di eventi per valorizzare i territori di provenienza dei prodotti tipici, utilizzare la rete RIM per garantire l’autenticità dei marchi DOP e IGP, promuovendo le nostre eccellenze“, ha spiegato il segretario generale Iacc, Federico Tozzi. “Noi come Italy America Chamber of Commerce – ha aggiunto – siamo impegnati 360 giorni all’anno per monitorare e verificare che gli standard ‘Ospitalita’ Italiana’ siano rispettati“.


I ristoranti certificati “Ospitalità Italiana” negli Usa sono oltre 300, portabandiera della cucina italiana nel Paese a stelle e strisce. Come educatori del gusto, proprietari e cuochi di questi ristoranti italiani sentono una vera responsabilità verso i preziosi prodotti e le centenarie ricette che utilizzano e che reinventano in versione contemporanea, senza mai snaturarle. “L’importanza di queste sentinelle del made in Italy in territorio americano e’ notevolissima – ha sottolineato il presidente di Iacc Alberto Milani – poiché svolgono una continua educazione del consumatore Usa al cibo e vino tricolore“.

Salute femminile: da domani visite gratuite negli “ospedali in rosa”

Una giornata dedicata alla salute della donna: il 22 aprile, data di nascita di Rita Levi Montalcini, diventa un’occasione per informarsi, conoscere, prevenire le malattie e i problemi di salute delle donne. La Giornata nazionale dedicata alla salute della donna, istituita dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è promossa da Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna) e segue il motto “Chiedi, conosci e previeni“. Tantissimi ospedali in Italia, contrassegnati dal bollino rosa (l’elenco è consultabile sul sito ufficiale di Onda) offriranno visite mediche ed esami strumentali gratuiti, consulti e risposte a domande sulla salute femminile, sulla gravidanza, sulla cura dei neonati.


Le aree specialistiche coinvolte sono sono: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche dell’osso, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia e sostegno alle donne vittime di violenza. “Migliorare l’accesso delle donne al Servizio Sanitario Nazionale, promuovere l’informazione sulle diverse patologie femminili per garantire un progresso nella Medicina di genere, sono tra gli obbiettivi dei 248 ospedali con i Bollini Rosa“, spiega Francesca Merzagora, Presidente di Onda. L’iniziativa andrà avanti fino al 28 aprile, coprendo un’intera settimana detta (H)Open Week. La giornata inaugurale si aprirà con il Laboratorio Gestazionale, un evento a Roma in cui si discuteranno le azioni da realizzare nei prossimi anni per tutelare la salute delle donne. Articolato in 10 tavoli su temi diversi, il laboratorio coinvolgerà associazioni di settore, esperti del Ssn, professionisti del mondo dei media, associazioni di cittadini.


Tante le associazioni di settore che si sono schierate a favore di iniziative come questa, tra cui Federfarma che domani offrirà a tutte le donne una misurazione gratuita della pressione arteriosa e che ha inaugurato lo spazio informativo virtuale “Lo sai mamma?“. Sul sito di Federfarma si potranno infatti consultare le schede informative relative a problemi e malattie del neonato e del bambino, in collaborazione con l’Istituto Irccs di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e l’Associazione culturale pediatri. “La farmacia è molto sensibile al tema della salute femminile – afferma la presidente della federazione titolari, Annarosa Racca – perché ogni giorno vi entrano con fiducia oltre 2 milioni di donne, che cercano consigli e risposte per soddisfare le proprie esigenze di salute, ma anche e soprattutto quelle dei loro familiari. Dalla nostra esperienza quotidiana risulta infatti che sulle donne pesa la responsabilità della salute della famiglia e che le donne pensano più alla salute dei propri cari che alla loro. Ben venga, quindi, una giornata per sensibilizzare le donne sui loro diritti di cura e sui doveri di prevenzione“.

Donne e tecnologia: Microsoft incentiva la formazione con il progetto Nuvola Rosa

Si chiama Nuvola Rosa il progetto di Microsoft dedicato alle donne che vogliono lavorare nell’ambiente digitale, presentato oggi a Roma. Giunto alla quarta edizione, Nuvola Rosa si dedicherà quest’anno al sud Italia, e in particolare a tre città: Bari, Napoli e Cagliari. Nelle giornate tra il 9 e il 13 maggio, mille ragazze italiane e straniere tra i 17 e 24 anni potranno seguire dei seminari gratuiti a tema donne e tecnologia. Dai social media al personal branding, dal marketing allo storytelling, i corsi offriranno una panoramica completa delle competenze da sviluppare per poter lavorare efficacemente sul web.


Dopo Firenze, Roma e Milano, protagoniste delle passate edizioni, Nuvola Rosa si dedica quest’anno alle grandi città meridionali per permettere alle loro donne di aprirsi al mondo digitale e cercare lavoro nel web. Durante i seminari, infatti, laureande e neolaureate potranno partecipare ai colloqui con le aziende partner e ottenere concrete offerte di lavoro. In Italia la presenza femminile nelle aziende informatiche raggiunge appena il 28-30% del totale, e va peggio nelle startup. Nelle aziende di nuova creazione le donne sono solo il 13,1%. “Tra il 2013 e il 2025 – racconta l’amministratore delegato di Microsoft Italia Carlo Purassanta – la Commissione UE stima la disponibilità di 2,3 milioni di posti di lavoro nelle scienze e nell’ingegneria, eppure noi stessi troviamo grosse difficoltà a reperire risorse femminili con competenze in questi ambiti“.


Con progetti come Nuvola Rosa di Microsoft, o Crescere in Digitale di Google e Unioncamere (rivolto a partecipanti di entrambi i sessi) l’Italia si apre a nuovi mercati e sperimenta nuove opportunità di lavoro per i suoi giovani.

Libertà di stampa: l’Italia scende in classifica

L’organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere ha diramato la sua classifica annuale sulla libertà di stampa in 180 Paesi del mondo. Il rapporto giudica il World Press Freedom Index (la libertà di stampa) in base a diversi fattori: pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, ambiente in cui si opera, trasparenza, infrastrutture, leggi in materia di informazione. L’Italia continua a perdere posizioni, quattro rispetto allo scorso anno, arrivando al 77° posto. Siamo uno dei Paesi europei in cui i giornalisti incontrano più ostacoli. Cipro, la Grecia e la Bulgaria sono gli unici, nell’Unione Europea, a trovarsi in classifica al di sotto del Bel Paese.


In merito alla libertà di stampa in Italia gran parte del peso è da attribuire allo scandalo Vatileaks e alle sue pesanti conseguenze. “Nel 2015 La Repubblica ha denunciato che tra 30 e 50 giornalisti sono sotto protezione perché sono stati minacciati – si legge nel rapporto di Repoter Senza Frontiere –  Il livello di violenza contro i giornalisti (incluse violenze verbali, intimidazioni fisiche e minacce di morte) è allarmante“. L’attenzione è soprattutto sul giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi e il conduttore di La7 Gianluigi Nuzzi: entrambi rischiano fino a 8 anni di prigione per aver scritto dei libri in cui denunciano la corruzione e gli scandali in Vaticano. L’ingerenza della Santa Sede sembra essere quindi uno dei fattori che minano la libertà di stampa in Italia, insieme al conflitto di interessi di gruppi editoriali che possiedono attività anche in altri settori.


In generale l’Europa riesce a mantenere la posizione di testa tra i cinque continenti, ma non mancano casi negativi, in cui la libertà di stampa è fortemente limitata. In Polonia una legge approvata all’inizio dell’anno permette direttamente al governo di licenziare e assumere i giornalisti della radio e della tv pubblica; in Ungheria un consiglio dell’informazione controllato dal governo attua una sorta di censura per difendere la pubblica decenza; in Bulgaria (ultimo Paese dell’Unione Europea in classifica) sono i politici a controllare gran parte dell’informazione. In aumento anche le ripercussioni fisiche sui giornalisti, soprattutto in Croazia e Serbia, e le minacce in Gran Bretagna e in Italia.

Al primo posto in classifica, ormai fissa dal 2010, la Finlandia, all’ultimo l’Eritrea. Promossa in generale l’Africa che si trova al secondo posto tra i continenti (prima dell’America quindi) grazie a una società giovane che cerca di riappropriarsi dei diritti, compresa la libertà di stampa.

Dopo il bambino autistico, gita negata a un’altra ragazzina disabile

La scuola è il primo luogo di socializzazione, dove si impara il rispetto reciproco, la collaborazione, la lealtà, la vita insieme a una comunità di individui tutti diversi. Stupisce allora aver scoperto, in questi giorni, casi di gravi discriminazioni avvenute all’interno della scuola e a volte, sembra, anche giustificate dalla stessa. Pochi giorni fa la storia di Giulio ha scosso e turbato tutta Italia. Al bambino autistico la gita è stata preclusa prima ancora di parlarne: né Giulio né la sua famiglia sono stati avvisati della gita organizzata per la sua classe, una terza media di Livorno. Così il ragazzino è arrivato a scuola e ha trovato l’aula vuota. Niente compagni e niente professori: tutti in gita, tranne lui. L’amarezza dei genitori e il dispiacere di Giulio, espressi in un post su facebook, hanno fatto scoppiare un caso. Uomini, donne, ragazzi si sono fatti ritrarre con in mano il cartello “Io sono Giulio” per protestare contro l’ingiusta esclusione. L’istituto si difende, sostenendo che si sia trattato di un equivoco, «E’ stato sempre fatto tutto in accordo con la famiglia del bimbo». Ma la mamma si dice indignata. «La scuola ha deciso per me e per mio figlio ed è inammissibile – ha dichiarato – Mi hanno detto la mattina stessa che Giulio sarebbe stato da solo in classe perché i suoi compagni erano in gita».


Matteo Renzi ha espresso la sua solidarietà a Giulio e alla sua famiglia in un tweet, ma purtroppo non sembra trattarsi di un caso isolato. Sull’onda dell’indignazione, il papà di Luigi da Isernia ha raccontato la sua storia: un altro ragazzino autistico a cui è stata negata la gita. «Ieri – ha detto – mia moglie ha portato Luigi a scuola trovando in classe solo l’insegnante di sostegno. Ha chiesto spiegazioni e ha appreso che gli altri erano in gita nella vicinissima Venafro per visitare alcuni luoghi di interesse storico e che noi, la famiglia di Luigi, non eravamo stati avvisati. Questo fa molto male. Parlo da genitore, da uomo e a nome di mio figlio che, purtroppo, non può esprimere le sue emozioni. Se ho deciso di raccontarlo è perché voglio che non accada più in futuro, né a mio figlio né agli altri».


Episodio simile per certi versi quello che ha colpito una ragazzina in una scuola media di Legnano, in provincia di Milano. Disabile ma autonoma (è negli scout e partecipa regolarmente alle gite in tenda), i compagni di classe hanno deciso per lei che non avrebbe partecipato alla gita in Austria. Nessuno voleva dormire con lei. Sarebbe stata «una responsabilità troppo grande», hanno letto i genitori sul gruppo di classe di whatsapp. Disperata, la mamma della ragazzina ha parlato con gli insegnanti e, non ottenendo risposta, si è rivolta anche al Miur. «Ancora non abbiamo avuto il coraggio di dare la notizia a nostra figlia» ha dichiarato la mamma. Questi casi hanno un elemento in comune: il concetto di disabilità come ostacolo insormontabile, per il ragazzo stesso e per chi lo circonda. Così è preferibile ferirne i sentimenti che parlare con i genitori, cercare insieme una soluzione, integrare il ragazzo e permettergli di vivere un’esperienza importante ed esaltante come quella della gita con i compagni di classe. Un comportamento che non è giustificabile o accettabile dall’istituzione che dovrebbe educare gli uomini di domani.

Obiettori di coscienza e abusi in sala parto: basta tacere

Si intitola #bastatacere la campagna lanciata appena pochi giorni fa da Elena Skoko e Alessandra Battisti del network internazionale Human rights in childbirth e che sui social sta diventando virale. Sulla linea della campagna internazionale #breakthesilence, l’obiettivo è quello di portare alla luce i maltrattamenti fisici e psicologici che alcune donne sono costrette a sopportare quando danno alla luce un bambino. Skoko e Battisti hanno chiesto alle mamme d’Italia di raccontare, in forma anonima e senza fare nomi di medici e ospedali, le disavventure più o meno drammatiche che hanno vissuto in sala parto.


Tantissime donne hanno aderito alla campagna, e il risultato già dopo pochi giorni è allarmante: costrette a un parto cesareo anche quando non è necessario, a manovre dolorose e con pesanti conseguenze come l’episiotomia e la manovra di Kristeller, allontanate a forza dal bambino appena nato e dal partner. Nei messaggi anonimi c’è chi racconta di essere stata insultata, definita “incapace di partorire“, sbeffeggiata per aver chiesto di allattare o di non allattare. Anche ostetriche e infermiere raccontano abusi in sala parto e violenze fisiche e psicologiche alle quali hanno dovuto assistere. “Ho visto bambini separati senza motivo dalle loro mamme, trattati come bambolotti senza rispetto – ha scritto un’ostetrica –  Ho visto donne subire ripetute Kristeller e finire con distacchi di placenta, inversioni uterine, costole rotte. Ho visto donne subire il taglio cesareo anche quando l’anestesia non aveva ancora avuto effetto“. La campagna è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e a chiedere una legge contro il reato di violenza ostetrica.


#Bastatacere arriva in contemporanea con le accuse del Consiglio d’Europa in merito alla legge sull’aborto. Un ricorso presentato dalla Cgil ha portato l’Europa ad analizzare la situazione dell’aborto in Italia, rivelando anche in questo caso un quadro desolante. A quasi 40 anni dalla legge 194, le donne incontrano ancora notevoli difficoltà a trovare le strutture ospedaliere e il personale medico che le aiuti ad abortire. Le convinzioni morali del singolo non possono impedire il rispetto di una legge: l’altissimo numero di obiettori di coscienza e il mancato rispetto della legge sull’aborto sono, per il Consiglio d’Europa, violazioni del diritto alla salute.


Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dichiarato “Sono molto stupita perché dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso. Non c’è alcuna violazione del diritto alla salute“.