Emergono nuovi particolari sull’omicidio di Jo Cox, la deputata inglese anti Brexit

Ad uccidere la deputata laburista inglese Jo Cox sarebbe stato un sostenitore di associazioni neonaziste. Thomas Mair l’avrebbe raggiunta a Bristall, alle porte di Leeds, ieri nel primo pomeriggio davanti a una biblioteca in cui la donna avrebbe dovuto incontrare gli elettori. Qui il 52enne avrebbe inferto diverse coltellate sul corpo della deputata, per poi finirla con tre colpi di pistola. Secondo i testimoni, l’agguato è stato preceduto dal grido “Britain First” (cioè “prima la Grand Bretagna”). Joe Cox era una 42enne madre di due figli piccoli, attivista di organizzazioni umanitarie come Oxfam e Save the Children e deputata emergente del partito laburista. Per la sua posizione anti Brexit e l’impegno per i diritti dei migranti, riceveva minacce da circa tre mesi. Nonostante le denunce e l’arresto di un uomo, la polizia inglese stava ancora valutando eventuali misure a protezione della donna. Immediatamente dopo l’arresto, la polizia ha rivisto le misure di sicurezza per i deputati che in questi giorni incontrano gli elettori in vista del referendum del 23 giugno sulla Brexit.

Emergono intanto dettagli inquietanti sul killer Thomas Mair. L’urlo “Britain First” ha fatto subito pensare all’omonimo movimento parafascista, islamofobo e anti-immigrazione, che ha però preso le distanze dall’accaduto. Mair è tra i sostenitori di National Alliance, un movimento statunitense razzista e antisemita che risulta aver cessato le attività nel 2013. Il Southern Poverty Law Centre, un’associazione per i diritti civili, ha ricostruito i legami dell’uomo con diverse associazioni neonaziste. Oltre alla National Alliance, l‘assassino di Jo Cox era iscritto da dieci anni al gruppo razzista inglese dello Springbok Club che difende la storia dell’apartheid in Sudafrica. L’ultimo numero della rivista del club è interamente dedicato alla Brexit, in favore dell’uscita dallEuropa, e sembra che l’omicidio di Jo Cox sia legato proprio alla sua propaganda in senso contrario. L’assassinio potrebbe aver effettivamente scoraggiato il fronte anti Brexit favorendo la vittoria del polo opposto. Intanto tutti i lavori per il referendum sono stati interrotti da entrambi i fronti, e molti colleghi e avversari politici hanno assistito a veglie spontanee per la donna.

Da tutto il mondo arrivano in Gran Bretagna messaggi di cordoglio e di sdegno per l’efferato omicidio. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha scritto in un messaggio per Elisabetta II: “Quest’ennesima azione, di inaudita ferocia, ci rafforzerà nella comune lotta contro ogni forma di odio e di violenza affinché il dibattito politico possa rimanere sempre libero e aperto“. Anche il presidente del Senato Piero Grasso ha espresso la sua indignazione, mentre la presidentessa della Camera Laura Boldrini ammonisce tutti sulla necessità di abbassare i toni e non favorire l’esasperazione del dibattito politico.

Bloomsday, oggi si festeggia l’Ulisse di Joyce

Oggi, 16 giugno, in diverse parti del mondo si festeggia il Bloomsday: il giorno in cui si svolgono le vicende dell’Ulisse di Joyce. Il romanzo, pietra miliare della letteratura del Novecento, narra una giornata nella vita del protagonista Leopold Bloom, appunto il 16 giugno 1904. Il Bloomsday si festeggia a Dublino ogni anno con letture pubbliche, spettacoli, rappresentazioni teatrali. Gli appassionati indossano abiti dell’epoca e per un giorno si immergono nella vita dei primi del ‘900 e fanno colazione “alla Joyce”, cioè con salsicce, pudding e pancetta. Ma i festeggiamenti si sono presto diffusi in tante altre città del mondo: a Trieste, città che Joyce definì la sua seconda patria, ogni anno si sceglie un capitolo dell’Ulisse a cui dedicare la giornata. Il Bloomsday 2016 si concentra sull’episodio delle “sirene”, cioè due giovani bariste.


La storia di Leopold Bloom, della moglie Molly e del giovane Stephen Dedalus si snoda tra le vie della città di Dublino, città natale di James Joyce, e nel giorno in cui l’autore incontrò la sua futura moglie Nora Barnacle. Il romanzo fu pubblicato il 2 febbraio 1922 a Parigi, dopo che alcuni brani erano stati pubblicati sulla rivista letteraria americana The Little Review. Per diversi anni l’Ulisse di Joyce fu vietato nel Regno Unito e negli Stati Uniti, ma oggi è considerato un vero capolavoro, non solo per i complessi parallelismi con l’Odissea di Omero. Si tratta infatti di uno dei migliori romanzi scritti con la tecnica dello stream of conciousness o flusso di coscienza. Le vicende non sono narrate oggettivamente, ma attraverso i pensieri che esse provocano nei protagonisti, pensieri che si intrecciano, si confondono, si interrompono. La lettura dell’Ulisse di Joyce è estremamente complessa, e lo stesso autore dovette disegnare degli schemi destinati agli amici Carlo Linati e Stuart Gilbert per facilitarli nella lettura. Commentando il suo capolavoro, lo scrittore disse di aver «inserito nella trama così tanti enigmi e puzzle che avrebbero tenuto gli studiosi impegnati per secoli a discutere su quello che volevo dire». E chissà cosa penserebbe se sapesse che, dopo quasi un secolo dalla sua pubblicazione, ancora il 16 maggio viene ricordato dagli appassionati di letteratura come il giorno di Leopold Bloom.

Euro 2016, ancora scontri fra tifosi russi, inglesi e gallesi

Euro 2016 sembra non essere iniziato sotto una buona stella: dopo i disordini del giorno di apertura e gli scontri fra tifosi russi e tifosi inglesi di sabato, continuano le risse tra hooligans che paralizzano le città francesi. Ieri è stata la volta di Lille, nel nord della Francia, dove alcuni tifosi russi hanno attaccato gruppi di inglesi e gallesi in un bar. I russi avrebbero provocato gli altri e la serata sarebbe finita in una rissa a colpi di sedie, tavoli, bottiglie. L’allerta hooligans era già molto alta, vista la vicinanza delle prossime partite Russia – Slovacchia (oggi a Lille) e Inghilterra – Galles (domani a Lens). I russi, che indossavano maglie con la scritta “Fuck Euro 2016” sono entrati nel locale, vicino alla stazione centrale di Lille, e avrebbero attaccato.


A niente sembra essere servito l’appello del ct Roy Hodgson e del capitano Wayne Rooney, che lunedì hanno diffuso in video in cui invitavano i tifosi inglesi a “restare fuori dai guai” e non rispondere a nessuna provocazione. Né pare aver fatto effetto la minaccia della Uefa di espellere la nazionale russa da Euro 2016 se gli hooligans russi avessero provocato altri disordini. I principali rimproveri, però, toccano in queste ore al servizio di sicurezza francese che sembrerebbe impreparato a contenere gli scontri fra tifosi. Il procuratore distrettuale della città di Marsiglia, messa a ferro e fuoco sabato 11 giugno poco prima della partita Inghilterra – Russia, difende le forze dell’ordine parlando di hooligans particolarmente feroci. “Ci sono 150 tifosi russi che in realtà sono hooligan. Queste persone sono ben preparate ad azioni ultra-rapide e ultra-violente. Sono persone estremamente ben addestrate” ha dichiarato il procuratore Brice Robin. Dalla città portuale sono stati già espulsi due tifosi russi, mentre sei cittadini inglesi, un australiano e un francese sono stati ascoltati da un giudice. Tutti sono accusati da foto e video di aver preso parte agli scontri di sabato sera, terminati con 35 hooligan rimasti feriti e un tifoso inglese cinquantenne in gravissime condizioni, ricoverato all’ospedale di Marsiglia per lesioni cerebrali. In seguito ai numerosi scontri e alla morte di un tifoso nord-irlandese precipitato da un parapetto sotto effetti dell’alcool, il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha chiesto ai prefetti misure di prevenzione stringenti nelle “aree altamente sensibili”. A Lione, per esempio, in occasione della partita Belgio – Italia di lunedì sera, il prefetto Michel Delpuech ha vietato la vendita di alcoolici da asporto. Rimane l’attesa per le due partite “calde” di Euro 2016, tra oggi e domani. 

Strage di Orlando, si indaga sul killer Omar Mateen

Cinquanta persone tra i 20 e i 50 anni sono morte nella strage di Orlando, la peggiore strage d’America compiuta a colpi di arma da fuoco. Si sospetta però che il numero delle vittime sia destinato a salire, perché dei 53 feriti molti sono in ospedale in condizioni gravi. Sul killer Omar Mateen, ucciso dalla polizia dopo aver scatenato il terrore all’interno del gay club Pulse, e sulla sua famiglia si concentrano in questo momento le indagini. Non è chiaro infatti se il 30 fosse uno squilibrato omofobo o un terrorista al servizio del Califfato. Poche ore dopo la sparatoria a Orlando, l’Isis ha rivendicato la strage tramite un comunicato del’agenzia online Amaq, confermato oggi da un bollettino radio. Omar Mateen pregava in moschea tre o quattro volte a settimana, portando con sé anche il figlio piccolo. “Finita la preghiera – afferma l’imam – se ne andava, non socializzava con nessuno. Non è mai sembrato un violento“. Eppure l’ex moglie lo dipinge diversamente: “Non era una persona stabile. Era bipolare. Mi picchiava e lo faceva anche solo perché il bucato non era pronto e cose del genere“. Il padre del killer di Orlando, Mir Seddique Mateen, sostiene che Omar avesse come unico movente l’omofobia: “Il movente religioso non c’entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato“. Ma secondo il Washington Post lo stesso Mir Seddique è stato, almeno in passato, un sostenitore dei talebani. Dei video di una trasmissione da lui condotta, in cui esprime questi pensieri, sono stati rintracciati su YouTube.


Quel che è certo è che  l’Fbi lo aveva interrogato due volte – nel 2013 e nel 2014 – come sospetto simpatizzante dell’Isis. Non appare chiaro, quindi, come l’uomo abbia potuto procurarsi legalmente le armi da fuoco usate per compiere la strage a Orlando. “Stabilimmo che il contatto era minimo e che non costituiva una relazione importante o una minaccia in quel momento“, ha spiegato l’agente Ron Hopper, ma il pensiero che l’intelligence americana non sia abbastanza efficace si diffonde sui media. E mentre si indaga parallelamente sulla pista del terrorismo islamico e su quella del fanatismo omofobo, un’altra notizia colpisce l’America: James Howell, 20 anni, è stato arrestato a Santa Monica in California in possesso di diverse ami, fucili e sostanze chimiche per la creazione di ordigni rudimentali. Era diretto al Gay Pride di Los Angeles, ma le prime indiscrezioni non fanno pensare a un collegamento con la strage di Orlando. Qualunque sia il movente, sono almeno 50 le vite spezzate in questa orribile notte di terrore in cui l’America si è sentita ancora una volta vulnerabile, anche grazie alla facilità con cui qualsiasi civile può acquistare un’arma. “Nessun atto di terrore o di odio cambierà chi siamo come americani – ha dichiarato il presidente Barack Obama – Il massacro mostra come è facile per gli americani essere uccisi a scuola, in chiesa, nei cinema o nei nightclub. Questa strage è un ulteriore richiamo a come sia facile per qualcuno entrare in possesso di un’arma. Dobbiamo decidere se questo è il tipo di Paese che vogliamo essere“.

Silvio Berlusconi ricoverato al San Raffaele: “Mi affido ai medici”

Silvio Berlusconi, ricoverato al San Raffaele di Milano da martedì, ha rischiato la vita per un problema al cuore. Si tratterebbe di una patologia della valvola aortica e il presidente del Milan dovrà essere operato entro metà della prossima settimana. Lo ha rivelato il suo medico personale Alberto Zangrillo durante una conferenza stampa. “Berlusconi ha rischiato la vita, ha rischiato di morire – ha dichiarato il medico – Era in condizioni preoccupanti e lui ne era consapevole. Sarà operato al cuore“. L’insufficienza aortica sarebbe di grado severo e si sarebbe presentata già la sera tra sabato e domenica, ma sembra che l’ex premier abbia deciso di farsi ricoverare solo dopo aver votato per le elezioni amministrative della sua città. “Berlusconi sarà sottoposto a un intervento di sostituzione della valvola aortica – ha spiegato il medico – verosimilmente entro metà della settimana prossima. La sostituzione della valvola è un intervento di cardiochirurgia convenzionale che comporta la circolazione extracorporea e la visione diretta del cuore“. L’intervento sarà effettuato dal primario di cardiochirurgia del San Raffaele, Ottavio Alfieri.


Oggi Silvio Berlusconi ha fatto delle dichiarazioni in prima persona, diffuse tramite l’ufficio stampa di Forza Italia. “Sono sereno, e affronto questo passaggio delicato affidandomi a Dio e alla straordinaria professionalità dei medici e del personale del San Raffaele” si legge nel comunicato di Berlusconi. Il leader di Forza Italia ha parlato anche di politica, assicurando che il suo partito sarà operativo e perfettamente in grado di affrontare il secondo turno delle elezioni amministrative anche in sua assenza. “Seguo da qui le vicende politiche in vista dei ballottaggi, e chiedo a tutte le donne e gli uomini di Forza Italia il massimo impegno per far prevalere i candidati del centro-destra ovunque siano in campo” aggiunge. In merito ai progetti dopo l’operazione di Ottavio Alfieri, al dottor Zangrillo è stato chiesto se è il caso che Silvio Berlusconi torni attivamente in politica “Io lo sconsiglio – ha detto il professore – ma lui tra un mese può fare quello che vuole. All’inizio, quando ha saputo la notizia dell’intervento, non ci voleva credere e in effetti è un incidente di percorso abbastanza sgradevole. Poi però l’ha presa con grande coraggio e determinazione. Dopo la fase in cui ha dovuto metabolizzare il problema, non ha avuto il minimo dubbio e si è affidato completamente alla nostra responsabilità“.

Elezioni Usa, Hillary Clinton è la prima donna in corsa per la Casa Bianca

Con l’inattesa vittoria alle primarie Usa in California, lo stato più popoloso e influente, Hillary Clinton conquista la “nomination” per la corsa alla Casa Bianca, la prima di una donna nei 240 anni della storia degli Stati Uniti. Ieri si è aggiudicata la vittoria in California, New Jersey, New Mexico e South Dakota contro l’avversario di partito Bernie Sanders e avendo superato la soglia di 2.383 delegati è ormai la candidata del Partito Democratico per le elezioni presidenziali di novembre. «Grazie a tutti, abbiamo raggiunto una pietra miliare, e’ la prima volta nella storia della nostra nazione che una donna sara’ la candidata di un partito importante – ha dichiarato alla folla riunita al Brooklyn Navy Yard di New York per festeggiare – Questa vittoria non riguarda una persona. Appartiene a generazioni di donne e uomini che hanno combattuto, si sono sacrificate, e hanno reso questo momento possibile».


Hillary Clinton ha fatto pacate congratulazioni «per la straordinaria campagna che ha condotto» a Bernie Sanders, che pure dichiara di non arrendersi e di sperare ancora che la convention di luglio possa ribaltare il risultato delle primarie Usa. L’attuale Presidente Barack Obama ha già chiamato ieri sera i due candidati del partito democratico, invitandoli ad unire le forze per battere il repubblicano Donald Trump, e a questo scopo vedrà Sanders domani pomeriggio per convincerlo ad appoggiare Hillary. Dal canto suo, anche il magnate ha festeggiato ieri un importante traguardo, cioè un numero record di votanti alle primarie repubblicane. Festeggiamenti che si sono dimostrati l’ennesima occasione per lanciarsi a testa bassa in una serie di invettive contro Obama e i Clinton, accusati di fallimenti ed errori di varia natura e di aver «trasformato la politica dell’arricchimento personale in una forma d’arte per se stessi». Nonostante gli apparenti successi, il suo stesso partito fatica a perdonare il discorso decisamente razzista di lunedì in cui Trump ha messo in dubbio l’attendibilità dei giudici ispanici.


Le spaccature che attraversano sia il partito democratico che quello repubblicano rendono quindi sempre più incerto l’esito delle elezioni Usa del prossimo novembre. La maggioranza degli uomini bianchi dichiara di votare Donald Trump, ma Hillary ha dalla sua sicuramente le minoranze e molti dei cittadini americani più giovani sono stati avvicinati all’ala democratica da Sanders. C’è da dire che la Clinton, considerata per 20 anni consecutivi la donna più ammirata d’America (secondo i sondaggi Gallupp) oggi non gode in toto delle simpatie femminili. Nonostante la portata storica della sua candidatura alle elezioni presidenziali, è infatti accusata di essere “un prodotto della cultura maschilista” e di essersi fatta strada nel mondo della politica grazie alle influenze del marito Bill.

Loro Piana, anche il lusso made in Italy sente la crisi

C’è una cosa della quale l’Italia può andare fiera: il know-how e l’esperienza nel creare beni di lusso nel settore della moda e della pelletteria. Il made in Italy rimane un’icona di buongusto e ottima qualità, grazie alle tante aziende italiane che ne hanno fatto un vanto per il nostro Paese. Ma cosa succede quando anche il settore del lusso comincia a sentire la crisi? Sarà possibile mediare tra il desiderio di mantenere intatta la qualità e quello di assecondare le logiche di mercato? È un dilemma che Loro Piana, l’azienda piemontese specializzata nella lavorazione del cashmere, sta afforontando. La famiglia Loro Piana commercia tessuti e filati dall’inizio del XIX secolo e nel 1924 fonda l’omonima azienda. In Valsesia, provincia di Vercelli, l’azienda lavora la lana di capre cashmere, pecore merino e vigogne delle Ande, preziosa materia prima si trasforma in soffici completi, maglioncini e mantelli. Dal 2013 Loro Piana appartiene al gruppo del lusso LVMH ed è una rarità nel mondo della moda. Controlla infatti ogni fase della produzione a partire dall’allevamento delle vigogne in una riserva naturale in Perù fino ad arrivare al prodotto finito, che sfiora cifre da capogiro. Se un maglioncino semplice di cashmere costa circa 800 euro, i completi su misura si aggirano intorno a decine di migliaia di euro. Ma cosa succede quando la crisi economica, la paura per gli attentati, la sempre crescente insicurezza colpiscono anche i clienti del lusso?


Bisogna studiare da capo la segmentazione del mercato, proporre nuove strategie di comunicazione e di rapporto con il cliente. Mai abbassare la qualità per abbassare i prezzi, però. «La qualità salverà la nostra azienda», ha detto Pier Luigi Loro Piana, che nella riorganizzazione dei vertici da parte di LVMH è rimasto come vice presidente. «Il vero obiettivo dev’essere questo». La Deutsche Bank assicura che il 2016 sarà il più incerto degli ultimi 10 anni per il mercato dell’abbigliamento e dei beni di lusso. Non a caso, Loro Piana ha già chiuso due negozi, uno in Italia e uno in Corea del Sud, e altre aziende del made in Italy stanno riprogrammando prezzi e prodotti per far fronte alla crisi del settore. Un’eccellenza dell’abbigliamento di lusso, icona storica dell’artigianalità italiana, non può e non deve rinunciare alla qualità unica dei propri prodotti per adattarsi al mercato: così dichiara l’amministratore delegato di Loro Piana Matthieu Brisset: Bernard Arnault, presidente e amministratore delegato di LVMH, non ha intenzione di cambiare i metodi di lavorazione e produzione del cashmere. Loro Piana «porta il meglio che la natura ha da offrire per il proprio stile di vita in termini di lusso» ha dichiarato Brisset, che sta per lasciare l’incarico e e da settembre sarà sostituito da Fabio d’Angelantonio, attualmente in Luxottica.

Morto Gianluca Buonanno, sindaco ed europarlamentare della Lega

Io amo tutti: alcuni amo averli attorno. Altri amo evitarli. Qualcuno amerei prenderlo a calci nel culo. Praticamente vivo di amore“. Questo è stato l’ultimo messaggio su facebook di  Gianluca Buonanno, paladino della Lega Nord e sindaco di Borgosesia (Novara), che si è spento ieri in un incidente d’auto nel Varesotto. Irriverente come è sempre stato. Da sindaco e da deputato della Lega (dal 2008 al 2014) era infatti noto per le sue provocazioni a Montecitorio o in tv, sempre in grado di suscitare polemiche. Secondo le ricostruzioni dell’incidente, intorno alle 17 la macchina su cui viaggiavano Buonanno e la moglie avrebbe tamponato un’altra vettura all’altezza di Gorla Maggiore (Varese). Il sindaco ed europarlamentare sarebbe morto in seguito a gravi ferite riportate nell’impatto, mentre gli altri passeggeri delle due auto sono feriti ma fuori pericolo.


Subito sui social si è scatenato un tamtam di battute sulla morte di Buonanno, un politico dalle provocazioni sempre politicamente scorrette. Impossibile dimenticare la sua invettiva contro la gestione della crisi dei migranti nel 2014, brandendo una spigola in aula o le proteste con tanto di manette a Montecitorio. L’ultima provocazione di Buonanno, con una pistola in mano durante un’intervista in tv per parlare di legittima difesa aveva provocato indignazione anche tra i suoi compagni di partito. Ma accuse e sberleffi dopo la sua scomparsa sono comunque un insulto che valica il doveroso rispetto per i morti, e vanno strenuamente condannati. Di tutt’altro tenore sono stati i messaggi di cordoglio sui social dei suoi colleghi. “Una preghiera. Buon viaggio a una persona leale, coraggiosa, concreta, onesta, generosa, sempre fra la sua gente da Sindaco e parlamentare – ha scritto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini dopo aver annunciato la morte di BuonannoUn pensiero ai suoi famigliari e alla gente della sua valle. Un impegno: non molleremo mai, anche per Te. Ciao Gianluca, mancherai“. Il Senatore del Carroccio Roberto Calderoli, lo ricorda come un “sindaco di cuore, un sindaco innamorato della sua gente, del suo comune, dell’incarico che i cittadini gli avevano affidato. Ma anche un sindaco ‘di testa’, che lavorava bene per davvero. Era un leghista verace, uno che le pensava, che le diceva e le faceva, uno che sapeva ascoltare la gente e soprattutto che sapeva lavorare per la gente, anche se a volte questo gli provocava critiche ingiuste“.

Morto Muhammad Alì, addio al campione di pugilato

Vola come una farfalla, pungi come un’ape” è una delle frasi di Muhammad Alì che si rincorrono sui social da questa mattina. Questa mattina che è stata sconvolta dall’annuncio della scomparsa del campione. Nato Cassius Clay, la leggenda del pugilato Muhammad Alì è morto stanotte all’età di 74 anni in un ospedale di Phoenix in Arizona, dove era stato ricoverato giovedì 2 giugno. Le sue condizioni di salute non sembravano così gravi, ma l’età del campione unita al morbo di Parkinson che lo affliggeva da trent’anni hanno fatto sì che la situazione degenerasse.


Campione del mondo di pesi massimi, oro olimpico a Roma nel 1960, Alì non era solo un grande sportivo ma anche un simbolo del movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti. Nel 1964, dopo la conversione all’Islam, ha cambiato il proprio nome dicendo “Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me“. Da allora si è sempre battuto, dentro e fuori dal ring, sfidando anche il governo americano quando ha rifiutato l’arruolamento nell’esercito per motivi religiosi. Un lottatore su tutti i fronti, che ha combattuto strenuamente anche la battaglia contro la sua malattia. La sua mano tremante nell’accendere la torcia olimpica nel 1996 ha reso noto al mondo che soffrisse del morbo di Parkinson, ma per molti anni ha continuato a mostrarsi in pubblico per combattere le sue battaglie. Solo negli ultimi anni Muhammad Alì si era ritirato a vita privata, e nelle rare apparizioni pubbliche sembrava sempre più debole e sofferente. A ricordarlo con affetto la sua famiglia (è stato sposato quattro volte e ha nove figli). La figlia Laila gli ha dedicato un commovente ultimo saluto su twitter, pubblicando una foto del campione con la nipotina e scrivendo “Adoro questa foto di mio padre e mia figlia Sidney da piccola! Grazie per tutto il tuo amore e tutte le tue attenzioni. Sento il tuo amore e lo apprezzo“. Seguita a ruota da celebrities e giornalisti, fan e avversari storici che hanno espresso il loro cordoglio per la morte di Muhammad Alì.

Femminicidio: un drappo rosso per Sara e ancora casi di violenza sulle donne

Non si è ancora placato il dolore per la sorte di Sara di Pietrantonio, la ragazza di 22 anni bruciata dall’ex fidanzato a Roma sabato scorso, e già si affacciano alla cronaca nuovi casi di violenza sulle donne. Martedì a Bologna una donna incinta ha subito un tentativo di avvelenamento da parte del fidanzato. 34 anni, incinta al settimo mese, si sarebbe sentita male dopo aver ingerito un sorso di una bibita gassata che conteneva soda caustica. Dopo le iniziali ipotesi di incidente, il fidanzato ha ammesso di aver versato nella bottiglia una sostanza irritante che ha provocato alla compagna lesioni all’esofago e allo stomaco. Non si conosce ancora il movente, ma l’ipotesi più plausibile sembra quella di aver voluto provocare un aborto. Risale anch’esso a martedì il caso di un sospetto suicidio a Milano. Carlotta Benusiglio, 37 anni, è stata trovata all’alba impiccata a un albero tramite una sciarpa. La famiglia però non crede all’ipotesi del suicidio in Piazza Napoli. Carlotta era una donna felice, che stava realizzando il sogno di lavorare come stilista, era circondata da amici che ha visto anche poche ore prima di morire. “Mia sorella stava bene, era serena – ha dichiarato la sorella della vittima – l‘ultima che l’ha sentita è stata mia madre, il lunedì alle 11 di sera. Si sarebbero dovute vedere insieme per mangiare a pranzo proprio martedì. E una madre sente se la figlia sta bene o no“. La famiglia pensa a un ennesimo caso di femminicidio, poiché Carlotta era stata più volte al pronto soccorso negli ultimi mesi a causa di litigi con il fidanzato, che aveva denunciato per lesioni.


Casi di violenza sulle donne (accertata o sospettata) che dividono in due l’opinione pubblica. Il caso di Sara, bruciata dall’ex fidanzato dopo averla strangolata, ha provocato un’indignazione generale anche per la decisione del gip Paola Della Monica di escludere la premeditazione, pur convalidando il fermo a Vincenzo Paduano e le accuse di omicidio volontario e stalking. Ma se da un lato l’omicidio di Sara a Roma è stato un episodio di violenza inaudita che ha provocato reazioni di sdegno e iniziative come quella del drappo rosso contro il femminicidio, c’è ancora chi critica l’uso di questo termine. “Un omicidio è un omicidio, non importa il sesso della vittima” si legge sui social. Ma frasi come questa, seppur applicabili a determinati casi, sono fuorvianti verso quello che è un problema sociale e culturale che sta sfuggendo di mano. Viviamo in una società che ancora, nonostante le parole spese al vento per la libertà e l’emancipazione, sbeffeggia una donna che dice NO. Che dice NO all’uomo che vuole tornare con lei, all’uomo che vorrebbe farla abortire, all’uomo che vuole avere un rapporto sessuale qui e ora. La donna non ha ancora, in una cultura che si definisce moderna e civile, il diritto di scegliere per sé. Perché se sceglie di lavorare o di non lavorare, di avere più partner sessuali o solo uno per tutta la vita, se sceglie di vestirsi come vuole, se sceglie di avere figli o di non averne, di dedicarsi alla carriera o alla famiglia, sarà sempre criticata. Il minimo che possa augurarsi è di essere chiamata una poco di buono. E se poi una donna incinta viene avvelenata, una ragazza bruciata viva, una donna impiccata in circostanze sospette, sicuramente si troverà un modo per pensare che sia stata colpa sua.

Referendum costituzionale 2016: 8 punti cardine della riforma

A ottobre gli italiani saranno chiamati a votare il referendum costituzionale, ma per cosa si vota esattamente? Cosa cambierebbe con la riforma costituzionale proposta dal ministro Maria Elena Boschi? Ruolo e organizzazione del Senato, superamento del bicameralismo e nuova suddivisione delle competenze Stato/Regioni: ecco gli 8 punti principali della riforma che voteremo al referendum di ottobre.


1. La fine del bicameralismo perfetto. Se la riforma costituzionale diventasse realtà, l’approvazione delle leggi e la fiducia al Governo spetterebbero solo alla Camera dei Deputati. Questa diventa l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto, e assume la responsabilità unica di approvare le leggi ordinarie e di bilancio e di accordare la fiducia al Governo.


2. La riforma del Senato. Che ruolo assume allora il Senato? Si chiamerà Senato delle Regioni e sarà un organo rappresentativo delle autonomie regionali, composto da 100 senatori (rispetto agli attuali 315) e potrà esprimere pareri e proporre modifiche ai progetti di legge approvati dalla Camera. La suddetta, però, potrà rifiutare di applicarli. La funzione principale del Senato sarà quella di fare da punto di incontro tra lo Stato, le Regioni e i Comuni. Scomparirà anche la figura dei Senatori a vita: Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Carlo Rubbia, Renzo Piano ed Elena Cattaneo resteranno in carica ma non saranno poi sostituiti.


3. Elezione del Presidente della Repubblica. Altra modifica della Costituzione riguarda l’elezione della massima carica dello Stato. Se al referendum costituzionale dovesse vincere il , non parteciperebbero più i delegati regionali ma solo le Camere. Per l’elezione sarebbe necessaria la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi quattro scrutini, i tre quinti fino al sesto scrutinio e la maggioranza dei tre quinti dei votanti a partire dal settimo.


4. Soppressione del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro. La riforma costituzionale del ministro Boschi prevede l’abolizione dell’organo, che ha una funzione consultiva in merito alle leggi sull’economia e sul lavoro ed è formato da 64 consiglieri. Abolirlo è un’abrogazione totale dell’articolo 99 della Costituzione.


5. Competenze Stato/Regioni. Il referendum di ottobre tratterà anche il ritorno di alcune materie di competenza dello Stato, come trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni, giusto per citarne alcune.


6. Referendum abrogativi e leggi d’iniziativa popolare. Cambiano i numeri necessari ai cittadini per proporre l’abrogazione di una legge o la creazione di una nuova. Se i cittadini che propongono il referendum sono più di 800mila, basterà che vada a votare il 50% più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche (quindi non più il 50% degli aventi diritto). Per proporre una legge di iniziativa popolare serviranno 150mila firme, il triplo di quelle previste in questo momento.


7. La nomina dei Giudici della Consulta. I cinque giudici della Consulta non saranno più eletti dal Parlamento riunito a Camere congiunte, ma dalle singole Camere separatamente. Alla Camera dei Deputati ne spetteranno tre, al Senato gli altri due.


8. L’equilibrio nella rappresentanza. Nel testo della riforma costituzionale si legge: “Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”.