Onirica e trasgressiva la sfilata di Christian Dada, che ha avuto luogo nell’ambito della settimana della moda uomo parigina. Masanori Morikawa, direttore creativo del brand, ha scelto di ispirarsi per la collezione AI2017-18 ai giovani problematici: a calcare la passerella è un enfant terrible che non lesina in droghe ed eccessi di ogni sorta. Ribelle ed anticonformista, il giovane che calca la passerella sfoggia uno stile iconico, in bilico tra eleganza sartoriale e suggestioni streetwear. Morikawa aggiunge anche una nota orientale, che completa il quadro di una collezione altamente sperimentale e ricca di ispirazioni eterogenee. Il gessato assume ora una nuova dimensione, lontana dagli stereotipi che tendono ad associarlo prevalentemente alla quotidianità e a note workwear. Largo ora a pelle e virtuosismi stilistici inusitati, che conferiscono all’intera collezione uno charme unico. “Non mi piacciono le droghe, sono io che piaccio alle droghe”, questo potrebbe essere il leitmotiv dell’autunno/inverno 2017-18 di Christian Dada, che si rivolge ad un giovane paranoico, preda di visioni oniriche. “Il punto focale è un conflitto e la frustrazione”, così Morikawa ha commentato il mood della sfilata. Numerosi i riferimenti alle sostanze stupefacenti, sebbene declinati in chiave ironica: su un maglione rosso spicca la scritta “Eroina”, in una sorta di logo che richiama quello di Coca Cola. Morikawa gioca sui contrasti e sulle sovrapposizioni, tra urban e sartorialità. Ma è un melting pot anche culturale quello che lo stilista punta ad ottenere, come nella riuscita rivisitazione di capi tradizionalmente associati all’Occidente, come i blazer, le giacche di pelle e i cappotti, che vengono sapientemente decostruiti fino ad assumere i tratti orientali che li rendono più simili a kimono. Un’estetica vincente, che si trova perfettamente in bilico tra culture diverse riuscendo nell’arduo compito di coniugare elementi tratti da ognuna di esse.
Autore: Chiara Caputo
L’intramontabile charme di Cerruti 1881
Ha sfilato alla Paris Fashion Week la collezione Autunno/Inverno 2017-2018 di Cerruti 1881. Nel 50esimo anniversario dalla nascita del brand, sfila un gentiluomo che omaggia lo stile più classico. Largo ad un revival di pezzi intramontabili, da sempre passepartout del guardaroba maschile: in un tripudio di dandismo in chiave contemporanea, sfila lo stile italiano per eccellenza. Nino Cerruti, storico fondatore del brand, diviene icona di riferimento, grazie al suo stile iconico, che lo ha reso uno degli uomini meglio vestiti al mondo. Correva l’anno 1967 quando Cerruti fondava l’omonimo brand, rendendo omaggio alla fabbrica del nonno, il pregiato Lanificio Fratelli Cerruti, fondato a Biella nel lontano 1881. La sfilata celebra lo stile iconico della maison, nel 50esimo anniversario dalla sua fondazione. Il direttore creativo Jason Basmajian porta sulla passerella parigina 50 look dall’allure evergreen: sofisticato e ricercato l’uomo Cerruti guarda al passato, in un riuscito mix di tailoring e sportswear, molto in linea con lo spirito di Nino Cerruti e non solo: “il modo in cui l’uomo moderno si veste”, così Basmajian ha commentato il mood della collezione. E proprio la voce di Cerruti in persona ha fatto da colonna sonora al défilé, attraverso le registrazioni di interviste in cui il celebre fondatore del brand parlava dell’importanza dei tessuti e della sartorialità. Cerruti, seppur assente fisicamente al fashion show, ne è stato indiscusso protagonista, insieme al Lanificio Fratelli Cerruti, che ispira molti dei capispalla che si alternano sulla passerella. Largo ad eleganza intramontabile nei cappotti con maniche a kimono o nel trench classico. Le silhouette prevedono spalle morbide e pantaloni a vita alta. Non mancano tocchi sportswear, come nei cappotti sartoriali in denim, nei parka e cabans. Una magistrale interpretazione di una delle maison più antiche.
Il nomadismo bohémien di Berluti
Aggressivo e ribelle l’uomo Berluti: la collezione AI2017-18, che ha sfilato durante la settimana della moda uomo parigina, sdogana un’estetica nuova, pregna di risvolti esotici e stile bohémien. I modelli suonano la chitarra e indossano zaini, in linea con lo spirito nomade che caratterizza l’intera collezione. Largo a borse in colori pastello che si alternano a valigette nere. La prima collezione di Berluti disegnata da Haider Ackermann si distingue per un carattere forte e per i colori audaci, come per la poesia e il romanticismo di un nomade in chiave luxury che calca la passerella. Il brand facente capo al gruppo Lvmh porta in passerella capi per lui e per lei dall’aspetto vissuto: le silhouette sono morbide e fluide, l’eleganza è bohémien e disimpegnata. Dopo l’addio di Alessandro Sartori, Ackermann debutta alla direzione creativa del brand conferendogli un’aura androgina e uno charm parisien. Incisivo e graffiante l’uomo Berluti sfoggia capi sartoriali che ricordano l’abbigliamento di un nomade: largo a cappotti morbidi e pantaloni al polpaccio da indossare con stivali in lucertola e backpack d’ordinanza. Un homeless in chiave luxury, che porta con sé la chitarra in ognuna delle sue infinite peregrinazioni. Nel front row della sfilata nomi illustri, da Tilda Swinton, musa dello stilista, a Bernard Arnault. Romantico e struggente l’uomo Berluti sfila in giacche declinate in colori accesi, tra giallo canarino e viola cardinalizio. Largo a note sartoriali e potenti suggestioni boho-chic, per una collezione ricca di ispirazioni eterogenee: “Oggi tutti noi ci scambiamo i vestiti”, ha affermato Ackermann nel backstage della sfilata, che ha avuto luogo nella mirabile cornice del Grand Palais. “Il nomade è sempre dentro di me”, ha commentato lo stilista. La collezione non lesina in tocchi rock’n’roll, per uno stile androgino e ricco di colori e nuance. Astrakan e lana dominano accanto a capi sartoriali. “Indosserei tutto”, ha commentato Marisa Berenson, presente alla sfilata. Chapeau.
L’estetica glam di Sean Suen
Ha sfilato durante la settimana della moda uomo parigina la collezione AI2017-18 di Sean Suen. Un uomo grintoso ed aggressivo calca la passerella, tra tocchi gold e pelle all over: il mood è dark e non mancano note grunge, a partire dai pellicciotti oversize e dagli stivali in pelliccia, che ricordano gli UGG. Il gessato è protagonista assoluto, reinterpretato però in chiave contemporanea, accanto a note Eighties ed ironia. Lo stilista gioca con i tagli boxy e le silhouette decostruite: le spalle dei cappotti e dei blazer sono oversize e i dettagli colpiscono. Tra capi dall’allure minimal ecco inediti coup de theatre come i blouson in pelliccia e i cappotti metalizzati. Sfila un uomo che si atteggia a dandy contemporaneo, sfoggiando capi dall’appeal femminile: per la sua seconda sfilata nella cornice parigina, il designer cinese Sean Suen gioca ancora con i volumi arditi, tra blazer e trench caratterizzati da pelle e principe di Galles. Classico e moderno si incontrano in un mix inedito, che colpisce l’occhio. La palette cromatica gioca sui toni del black & White optical, tra tocchi gold e dettagli rosa. Largo a pantaloni di pelle e pelliccia, tra bomber e tocchi sartoriali. Sperimentazione e teatralità si alternano sul défilé, tra suggestioni Eighties e tocchi glam sfila un uomo versatile e sicuro di sé, dalla personalità spumeggiante. Istrionico e ricco di sfaccettature, lo stile di Sean Suen non lesina in virtuosismi arditi e teatralità, per una moda che strizza l’occhio alla contemporaneità senza perdere di vista il passato. Considerato giovane sitlista di punta della nuova generazione, Sean Suen è nato a Chongqing ed ha vissuto a Shenzhen, Shanghai and Beijing; dopo essersi formato come pittore ed aver avuto esperienze come graphic designer, il giovane è passato alla moda, fondando nel 2012 il brand che porta il suo nome.
Il divo contemporaneo di Jeffrey Rudes
Una collezione di capispalla e sofisticata sartorialità pregna di citazioni rock’n’roll, quella presentata da Jeffrey Rüdes alla settimana della moda uomo parigina. Lo stilista sembra davvero riflettere sulle inclinazioni dell’uomo a cui si rivolge, cercando di studiarne il gusto per poi trasfigurarlo nelle sue collezioni. Per l’autunno/inverno 2017-2018 Rüdes immagina un bohémien californiano, in bilico tra sontuosa eleganza anni hollywoodiana e grunge anni Novanta: la vita di Los Angeles e i fasti di Hollywood divengono location ideale di una collezione che si rivolge ad un divo contemporaneo. La quarta collezione disegnata dallo stilista è stata presentata in un appartamento privato in cui ha vissuto anche mademoiselle Coco Chanel durante gli anni Venti: caminetti in marmo, pavimenti preziosi e dipinti antichi divengono il set ideale per una collezione all’insegna dello stile. Il designer, che ha scelto di trasferire la sua collezione da New York a Parigi, nel tentativo di ampliare i contatti con buyer e stampa europea, ha ammesso di amare l’eleganza dell’appartamento scelto come location della presentazione della sua collezione, e non disdegna l’ipotesi di farne il suo showroom in futuro. La camicia in seta, pezzo forte del suo repertorio, diviene anche qui protagonista assoluta: la ritroviamo declinata in gessati inediti o in stampe artistiche dal piglio rétro. Non mancano inoltre trench classici, per un omaggio allo stile parisien, o cappotti dalle costruzioni ardite. Largo anche a maglioni dipinti a mano con alberi di palme, motivo iconico del brand, che si arricchisce qui di spunti inediti che omaggiano la California, patria spirituale dell’uomo immaginato da Rüdes per la prossima stagione invernale. Un gentleman contemporaneo che non lesina in smoking e suggestioni pop, tra tocchi sporty ed eleganza effortlessy-chic. “Quasi formale”, ha commentato lo stilista, che disegna fianco a fianco con il direttore creativo Lorenzo Marchese. Una collezione caratterizzata da grande portabilità dei capi, dai cappotti alle giacche biker, dai blazer doppiopetto alle camicie in crepe de chine caratterizzate da stampe astratte.
“Chi non vorrebbe assomigliare a Keith Richards?”, ha commentato lo stilista, mostrando una camicia in seta porpora da indossare con un paio di skinny jeans scuri. Non mancano infine i capi pensati per la sera, a partire da una giacca in seta nera e un’altra in lamé e velluto. Per divi contemporanei.
Il fascino noir di Yang Li
Suggestiva e pregna di risvolti onirici la collezione AI2017-18 di Yang Li, presentata a Parigi durante la settimana dedicata alla moda uomo. Ricorda un po’ Freddy Krueger l’uomo immaginato dallo stilista, che trae ispirazione dalla sua passione per i film horror underground e per la musica di Peter Murphy e dei Coil. Il designer cinese residente a Londra getta le fondamenta di un’estetica gotica, in bilico tra note dark e punk e suggestioni Eighties. I tagli netti e le cuciture a vista, da sempre cifra stilistica del brand, si declinano ora in una collezione in cui i capispalla sono gli assoluti protagonisti: largo a bomber in lana e cappotti lunghi, tra tripudio di knitwear e capi sartoriali. Il nero all over domina la palette cromatica, tra tocchi di rosso vermiglio, porpora e arancio. Yang Li mixa materiali come tweed e lana, creando un’estetica nuova, per un lusso sovversivo: irriverente ed inquietante, l’uomo che indossa i capi della sua collezione rifugge le regole precostituite e si impone all’attenzione del pubblico per un fascino noir, che lo rende simile al protagonista di un film horror. Inquietante ed onirica, la collezione riporta alla luce l’Unheimlich di freudiana memoria, che si arricchisce qui di spunti Eighties e citazioni da B-movie: e proprio i poster di alcuni B-movies compaiono ora su stampe patchwork che impreziosiscono alcuni outfit, accanto ai testi di alcune canzoni. I pantaloni in pelle vengono invece impreziositi da stampe raffiguranti scheletri, quasi un omaggio ad Halloween. Yang Li presenta una collezione che non passa certo inosservata per l’ispirazione predominante e per un retrogusto dark che si distingue dalle altre collezioni presentate alla settimana della moda parigina. Un perfetto mix tra portabilità e charme dei capi presentati, la collezione AI2017-18 dello stilista cinese cattura gli occhi e la mente, sdoganando un nuovo concetto di lusso che punta a sconvolgere.
Il fascino rétro di Paul & Joe
Suggestioni underground e note Eighties caratterizzano la collezione AI2017-18 di Paul & Joe, presentata durante la Paris Fashion Week. Sophie Mechaly rielabora alcuni dei pezzi d’archivio del brand di camicie appartenente ai suoi genitori: Le Garage, brand cult negli anni Ottanta, diviene ora ispirazione privilegiata per una collezione dall’animo rock’n’roll, caratterizzata da stampe audaci e note underground. Largo a maglioni in lana bouclé caratterizzati da stampe multicolor che impreziosiscono anche sciarpe en pendant: il mood è grunge e l’aria è disimpegnata e versatile. Sperimentazione ed estro nelle camicie a stampa floreale, dalle suggestioni vintage, da indossare sopra dolcevita a collo alto dal piglio esistenzialista. Rombi e pantere impreziosiscono le altre maglie, insieme a rose multicolor. Le proporzioni delle spalle sono morbide: i tagli accompagnano gentilmente le spalle, arcuandone i volumi, per un’eleganza rétro in linea con il fil rouge della collezione. Largo a bomber e giacche cropped anch’esse comode e fluide. Pois e righe caratterizzano invece i vestiti dal taglio sartoriale. Sophie Mechaly, classe 1967, è nata a Parigi da Uvan e Nicole Haggiag, fondatori del brand Le Garage. Dopo gli studi alla Sorbona, Sophie frequenta l’Institut Français de la Mode e nel 1983 viene assunta da Azzedine Alaia. Nel 1995 la talentuosa designer fonda Paul & Joe, linea di menswear a cui si aggiunge l’anno dopo anche la linea dedicata al womenswear. La prima sfilata risale al 1996, nella cornice di New York. Grazie al suo stile iconico e ad un’eleganza un po’ rétro, il brand si è imposto come uno dei nomi più amati nel panorama del fashion system.
Il minimalismo alternativo di 13 Bonaparte
Pulizia, linee essenziali e proporzioni squadrate caratterizzano la collezione AI2017-18 di 13 Bonaparte, presentata nell’ambito della settimana della moda uomo parigina. David Sarfati si distingue nel panorama contemporaneo per il suo stile, fortemente caratterizzato da suggestioni workwear. Il suo brand, 13 Bonaparte, si basa su costruzioni ardite, linee oversize e tessuti techno, per creare un guardaroba evergreen, che rifugge dalla mera stagionalità a favore di uno stile senza tempo. Ora il brand si appresta a divenire presenza fissa all’interno di store come Printemps ed Isatena: inoltre sarà a breve inaugurato un pop-up store a New York City, che resterà aperto per due settimane. Nello stesso mese di aprile è previsto anche il lancio della prima linea dedicata al womenswear. La collezione AI2017-18 disegnata da Sanfati vde un uso massiccio di camicie senza collo, che profumano di Oriente: l’intera collezione si basa su suggestioni workwear che strizzano l’occhio all’Asia. Largo a pantaloni con elastico in vita, che costituiscono il leitmotiv della collezione. La palette cromatica vede l’utilizzo di rosso, grigio, blu e kaki. Per la prima volta viene realizzato un vestito intero, caratterizzato da un doppiopetto. Non mancano inoltre pantaloni ampi dal mood casual, da abbinare a maglie asimmetriche senza collo. 13 Bonaparte è un brand dall’allure fortemente contemporanea e dallo spirito in continua evoluzione: chic e minimalista l’estetica del brand, che trova espressione nelle collezioni. Funzionalità e semplicità costituiscono il fil rouge di ogni collezione del brand. Versatili e fluide le silhouette, che non lesinano in sapienti suggestioni streetwear. Il brand, che si appresta a sbarcare oltreoceano, si rivolge ad un’ampia fetta di mercato. “I clienti americani costituiscono una grande parte dei nostri affati anche a Parigi”, ha commentato Maxwell Anderson, direttore della linea sussidiaria che vedrà il prossimo aprile l’apertura di un pop-up store nella Grande Mela.
La tradizione alpina di Essius
Essius, giovane brand svizzero, ha presentato alla Paris Fashion Week dedicata al menswear la collezione AI2017-18. La Svizzera, con la sua cultura e il suo heritage, diviene ispirazione prevalente di una collezione discreta e delicata. Non solo suggestioni urban ma ad ispirare Youn Chong Bak, co-fondatore e direttore artistico del brand, sono anche i paesaggi svizzeri, in particolare i boschi e le pinete. “Le pinete erano l’ispirazione originaria dietro la collezione, ma ci siamo allargati per non applicarla troppo alla lettera”, ha commentato Adel Najah, CEO di Essius. “Lo spirito è lì ma resta astratto, permettendo ad Essius di mantenere un elemento di classicismo pur nell’originalità della collezione”, ha continuato Najah. Ecco quindi che la natura più selvaggia si sposa magistralmente a linee geometriche e costruzioni schematiche. Bak sfoggia il suo talento sartoriale a cui unisce un occhio attento che non lesina nell’uso di tessuti ricchi e pregiati, come feltro di lana, cashmere, tweed e dettagli in morbida pelliccia. Largo a vestiti sartoriali, cappotti, maglioni, camicie, bomber e sciarpe in seta, assieme a capi formali da sfoggiare la sera. La palette cromatica si snoda attraverso nero, mostarda, verde, blu e le stampe sono ispirate dalle conifere. Sofisticati e raffinati i capi che compongono la collezione, dal fascino discreto. Youn Chong Bak ha dato vita ad un’estetica che rielabora i tradizionali codici associati al lusso attraverso un’ottica nuova ed inedita, che trae ispirazione dall’amore per la Svizzera, patria del brand. I paesaggi alpini divengono leitmotiv di una collezione ricca di un fascino particolare, che indugia in outdoor e atmosfere di montagna, pur non perdendo l’amore per la sartorialità. Come molte altre collezioni presentate a Parigi e Milano, anche Essius si concentra sui capispalla: largo a cappotti e montoni, parka e giacche in lana pesante. La palette cromatica omaggia il verde delle montagne accanto a motivi geometrici che raffigurano i pini: essi fanno capolino su stampe astratte che impreziosiscono giacche dal piglio sporty. Ad impreziosire alcuni modelli anche righe militari e suggestioni tailor.
Lo stile di Leandra Medine
A volte l’ironia può diventare lasciapassare per la celebrità: è il caso di Leandra Medine, fashion blogger ed icona di stile contemporanea, che deve il successo internazionale ad una geniale intuizione. Il suo blog, Man Repeller, si distingue per la vena ironica con cui l’irriverente Leandra teorizza una verità universalmente nota ma che nessuno prima aveva avuto il coraggio di sintetizzare: ecco spiegato nero su bianco come mai certi capi amatissimi dalle donne risultino invece alquanto sgraditi agli occhi maschili. “La buona moda si basa sul soddisfare le donne, non gli uomini, per cui avviene che i trend che più amiamo sono odiati dagli uomini. E questo è fantastico”, così commentava la giovane blogger, che ha cavalcato l’onda del successo, affermandosi come una trendsetter nota a livello internazionale.
Nata e cresciuta a New York, Leandra è la figlia di Mois e Lyora Medine e vanta ascendenze turche ed iraniane. La giovane ha tre fratelli, Haim, Henry e Mark. Dopo aver frequentato la Ramaz School sull’Upper East Side, Leandra Medine nel maggio 2011 ha conseguito la laurea in giornalismo. Il primo approccio al mondo dei blog risale al 2009, quando Leandra fonda Boogers + Bagels, blog satirico, seguito nel 2010 da Man Repeller. L’idea venne durante una visita da Topshop con l’amica Rachel Strugatz, oggi firma di Women’s Wear Daily. “Ridevamo pensando a come tutto fosse repellente agli occhi di un ragazzo”. Dopo appena tre giorni dal lancio, il blog era già virale. Il pubblico che segue Leandra Medine conta oggi circa 394mila followers solo su Instagram, mentre l’account di Man Repeller è seguito da oltre un milione di persone.
Nel 2012 la blogger è stata inclusa da Forbes nella classifica dei Top 30 under 30, mentre il suo blog è stato inserito dal Time come uno dei 25 blog migliori del 2012 e ha ricevuto il Bloglovin’t Awards nello stesso anno. Nel settembre 2013 il blog si è trasformato in un libro, intitolato Man Repeller: Seeking Love. Finding Overalls, edito da Grand Central Publishing. Tante le collaborazioni nel fashion biz per la giovane Leandra: da Gryphon al brand di calzature Del Toro, da Superga a PJK, fino a Micheal Kors, Stuart Weitzman e Saks Fifth Avenue: considerata guru dello stile contemporaneo, Leandra Medine nel 2012 si è sposata con Abie Cohen.
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Secondo lei tra i capi più odiati dagli uomini vi sarebbero i pantaloni larghi, i cosiddetti harem pants, o anche i jeans boyfriend, le salopette, le tute intere e gli accessori esagerati. Dries van Noten, Stella McCartney, Ellery, Prabal Gurung, Christopher Kane tra i suoi designer prediletti. I suoi look iconici prediligono uno stile bon ton ma sempre intriso di ironia. Largo a capi funzionali e virtuosismi stilistici, per una moda vissuta principalmente come mezzo di espressione. Amante di capi minimali, Leandra Medine conquista per la sua personalità spumeggiante e per uno stile fortemente personale. Per lei per attirare l’attenzione di un uomo una donna deve sentirsi bene con ciò che indossa. L’influencer si è detta preoccupata per il futuro dei fashion blog: quel che prima appariva come un fenomeno di nicchia, che vedeva i blog come mezzo di espressione, appare oggi ai suoi occhi come svuotato di ogni senso, in un mondo che punta invece sempre più sull’apparenza.
L’arte povera di Mackintosh 0001
Kiko Kostadinov ha presentato la sua prima collezione di Mackintosh 0001: una linea che coniuga riferimenti sportswear al minimalismo di capispalla dal mood urban. Correva l’anno 1823 quando a Glasgow veniva fondato Mackintosh, brand che dal 2007 fa parte dei gruppo giapponese Yagi Tsusho, che possiede anche Barbour. Parallelamente alla linea principale, il marchio ha presentato all’ultima settimana della moda maschile di Parigi una nuova linea per l’autunno/inverno 2017-2018, affidata al designer Kiko Kostadinov. Origine bulgara, Kostadinov si è formato presso la prestigiosa Central Saint Martins, e ha successivamente fondato il suo brand eponimo. Mackintosh 0001 è il titolo scelto per la nuova collezione del label scozzese, che si snoda in 10 look unisex in total black. Largo a materiali waterproof, declinati su impermeabili e capi che uniscono il mood urban a suggestioni sporty. Una moda formale e tradizionale, che però apre contemporaneamente alla contemporaneità: largo a pregiato knitwear monocromatico, declinato su cappotti e capispalla. Kostadinov si ispira allo stile dell’Arte Povera, un movimento artistico sorto in Italia nella seconda metà degli anni sessanta del secolo scorso al quale aderirono autori di ambito preminentemente torinese. Tra i materiali predominanti il caucciù, che impreziosisce capispalla e cinture. Inoltre lo stilista reinterpreta alcuni pezzi d’archivio del brand, come il blouson e i pantaloni oversize, il tutto realizzato in materiali pregiati, come lana, nylon e cashmere, in un inedito mix con elementi tecnologici. Il brand scozzese sotto la direzione creativa di Kostadinov assume un’identità nuova, che si esprime in capi dall’appeal fortemente moderno: è una moda apparentemente povera, quella che lo stilista bulgaro presenta alla Paris Fashion Week. Tra materiali grezzi e citazioni artistiche si delinea un nuovo concetto di luxury, che non ha bisogno di orpelli e di fasti ma si nutre delle proprie ispirazioni. Andrea Austoni, global commercial director di Mackintosh, salutava l’avvento dello stilista alla direzione creativa del brand, pochi mesi fa, con queste parole: “Kiko ha la capacità mi mischiare la sua visione moderna con le tradizioni del lusso Mackintosh. Siamo stati indirizzati verso il suo lavoro dal suo taglio innovativo e dalle sue costruzioni intricate e non vediamo l’ora di vedere la nuova direzione che darà al nostro brand”.