Liya Kebede è il nuovo volto di Amazon Fashion

Amazon Fashion sceglie il volto di Liya Kebede per la campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2017. La modella etiope, designer del brand Lemlem, è il volto che incarnerà lo stile Amazon, in una campagna pubblicitaria realizzata con gli scati di Cass Bird e lo styling di Julia Sarr-Jamois. Le foto saranno rese pubbliche il primo marzo: la promozione dell’individualismo è il tema cardine della campagna pubblicitaria, in linea con l’adv dello scorso anno, che recitava testualmente “Don’t Look Like Me, Look Like You.”

Make up acqua e sapone e capelli lasciati al naturale, così Liya Kebede è apparsa in forma smagliante nelle foto di Cass Bird: la supermodella indossa un trench bianco firmato Filippa K e alcuni capi dal mood sportswear di Marc Cain. Chiara Ferragni e Barbara Palvin erano le protagoniste delle precedenti campagne pubblicitarie di Amazon, brand in continua espansione che vanta incassi record e 350 brand affiliati solo nel 2016, tra cui Miss Selfridge, Dorothy Perkins, House of Holland, Cacharel e Lagerfeld. Uno stile che abbraccia alta moda e brand di lusso, ma anche accessori, tra cui le linee di Versus, Moschino, L.K. Bennett e Ferragamo.

“Offrire una selezione vasta, usare la tecnologia per rinnovare l’esperienza dello shopping e fornire un servizio clienti vincitore di premi sono parte della nostra visione. Siamo ancora sul mercato da pochi anni in un investimento a lungo termine”, ha dichiarato Susan Saideman, vice presidente di Amazon Fashion Europe.

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Nata ad Addis Abeba il 1º marzo 1978, Liya Kebede ha iniziato la sua carriera firmando un contratto con Tom Ford per Gucci. Correva l’anno 2000 e la splendida etiope, già finalista del concorso per supermodelle Miss World, si impose in poche stagioni come una delle modelle più richieste, sfilando sulle passerelle di New York, Milano, Londra e Parigi. La cover di maggio 2002 dell’edizione francese di Vogue le conferì la fama internazionale. Innumerevoli le copertine in cui è apparsa Liya Kebede, da Vogue, V, Flair, i-D fino al Time. Nel 2002 e nel 2003 la top model ha sfilato al Victoria’s Secret Fashion Show. Nel 2013 è stata immortalata nel Calendario Pirelli. Considerata da Forbes l’undicesima modella più pagata del mondo, Liya Kebede ha anche avuto alcuni ruoli cinematografici nei film The Good Shepherd – L’ombra del potere e Lord of War.

Beyoncé: l’album di una gravidanza da star

Beoyncé è in dolce attesa. L’annuncio della gravidanza della pop star corre via web: in tempi in cui i social media veicolano le principali notizie, l’album di una gravidanza vip riesce a mandare in tilt la rete. La bellissima cantante ha scelto Instagram per rendere pubblico il suo album personale: qui Beyoncé qualche giorno fa ha postato una preview annunciando al mondo intero il lieto evento. L’intero album della gravidanza è stato invece pubblicato sul sito ufficiale della star, beyonce.com.

Scatti dal forte impatto visivo, che immortalano l’artista come una Venere di Botticelli e una dea di Reni: non mancano suggestioni klimtiane ed omaggi a Frida Kahlo, tra fiori nei capelli e nudità neoclassiche. Beyoncé sceglie la via dei social per condividere la felicità della sua seconda gravidanza: la diva, incinta di due gemelli, ha mostrato fieramente il pancione posando in alcuni scatti anche con la primogenita Blue Ivy. La foto postata su Instagram ha totalizzato circa 6,4 milioni di like in poche ore, battendo ogni record.

La popstar, in attesa di due gemelli dal rapper Jay Z, ha posato senza veli in alcuni scatti in bianco e nero: in altre foto invece viene immortalata con un reggiseno fucsia e un paio di slip di colore azzurro. Forse una scelta ben precisa la sua, per non rivelare il sesso dei nascituri. O forse piuttosto un messaggio cifrato. La notizia della gravidanza di Beyoncé ha fatto scalpore e i maligni non hanno perso occasione per affermare che la stessa data in cui è stato fatto l’annuncio sia stata scelta appositamente per mettere in secondo piano il 40esimo compleanno della collega Shakira. Di certo Beyoncé è apparsa più bella che mai, in scatti che sono pura poesia.

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Beyoncé posa con la figlia Blue Ivy, nata nel 2012 dal matrimonio con Jay-Z.


Beyoncé, all’anagrafe Beyoncé Giselle Knowles-Carter, è nata a Houston il 4 settembre 1981. Cantante, ballerina, attrice ed imprenditrice, è stata nominata per ben sessantadue volte ai Grammy Awards. Dopo aver esordito con il gruppo femminile Destiny’s Child, nel 2003 ottiene grande successo come solista pubblicando il suo primo album Dangerously in Love. Nel 2006 pubblica il suo secondo album, B’Day, uscito alla posizione numero 1 della Billboard 200 e produttore di hit come Déjà vu, Beautiful Liar, assieme alla cantante Shakira, e Irreplaceable. Nel 2008 la cantante ha sposato il rapper Jay-Z dal quale nel gennaio 2012 ha avuto una bambina, Blue Ivy Carter.

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Roma celebra il genio di Thayaht, eccentrico futurista

Roma omaggia il genio di Ernesto Michahelles, in arte Thayaht: si intitola “Thayaht, un futurista eccentrico” la mostra organizzata dalla Galleria Russo. Un percorso espositivo che esplora la vita e le opere dell’artista, in bilico tra Art Déco e avanguardia futurista. Sculture, progetti e memorie saranno esposte al pubblico attraverso una selezione di circa 200 opere, tra sculture, disegni e dipinti risalenti al periodo compreso tra il 1913 e il 1940.

L’esposizione, curata dalla storica dell’arte Daniela Fonti, con la consulenza dell’Archivio Seeber Michahelles e con l’Associazione per il patrocinio e la promozione della figura e dell’opera di Ernesto e Ruggero Alfredo Michahelles, sarà anche arricchita da un catalogo a colori edito da Manfredi edizioni: il catalogo è corredato da testi critici scritti dalla stessa Fonti, oltre che della studiosa Carla Cerutti e della scrittrice Elisabetta Seeber. La mostra resterà aperta fino al 2 marzo.

Ernesto Michahelles, noto come Thayaht, nacque a Firenze il 21 agosto 1893. Personalità poliedrica e versatile, si cimentò con grande successo in diverse discipline come la scultura, la pittura, il disegno, l’architettura e l’oreficeria. Artista eclettico, fin da subito la sua opera di distinse per le geometrie di squisita eleganza. Marinetti, padre del Futurismo, lo arruolò nella corrente insieme al fratello Ruggero Alfredo Michahelles, in arte Ram.

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Bozzetti disegnati da Thayaht per Vionnet


Thayaht è ricordato anche per il suo apporto alla moda, disciplina a cui si avvicinò dopo il 1918, anno del primo incontro a Parigi con Madeleine Vionnet: per lei l’artista disegnò il logo del brand e lavorò come consulente e stilista dell’atelier sito in Rue de Rivoli. Per Vionnet Thayaht disegnò alcuni capi caratterizzati da arditi accostamenti cromatici e caleidoscopiche geometrie. Il suo stile, altamente innovativo per l’epoca, esercitò una notevole influenza sulle scelte stilistiche della designer. La collaborazione, che durò fino al 1925, diede vita a creazioni che rimasero impresse indelebilmente nella moda francese ed europea.

Similmente a Thayaht si devono altre invenzioni sempre legate alla moda, a partire dalla tuta, capo che inventò nel 1919 insieme al fratello Ram: concepita come capo universale ed unisex, la tuta venne lanciata dalle pagine del quotidiano La Nazione. Dopo aver ottenuto un successo internazionale a seguito di una sua mostra personale, Thayaht si recò negli Stati Uniti, dove venne invitato a tenere dei corsi ad Harvard. L’artista morì a Marina di Pietrasanta, Lucca, il 29 aprile 1959.

Adriana Lima è il nuovo volto di Sportmax

Adriana Lima è il volto scelto da Sportmax per la campagna pubblicitaria primavera/estate 2017. La splendida top model brasiliana è stata ritratta da Roe Ethridge in scatti colorati e briosi, che accolgono la stagione primaverile con lo stile iconico del brand italiano. Una campagna pubblicitaria irriverente che immortala la bruna Adriana come una sirena, immersa nelle acque trasparenti di una piscina: sorridente e spontanea, la supermodella sfoggia i capi cardine della collezione, tra colori vivaci e grafismi caleidoscopici.

La campagna pubblicitaria indugia sui dettagli: ecco quindi che, accanto alle foto che immortalano la splendida Adriana Lima, fanno capolino particolari tipicamente estivi, come pesciolini e conchiglie. E proprio il pesciolino rosso diviene simbolo dell’intera collezione, che vede un tripudio di stampe e grafismi optical: la splendida supermodella sorride sott’acqua indossando un abito bianco impreziosito da grafismi che ricordano una spina di pesce e stampe che raffigurano proprio dei pesciolini.

Abbronzatura atomica, sorriso bianco e occhi da gatta, Adriana Lima interpreta alla perfezione il mood di Sportmax per la collezione PE2017: l’acqua diviene protagonista, che sia l’oceano o una piscina in cui scintillano i raggi del sole. Eleganza timeless pervasa da ironia e fluidità dei capi caratterizzano la collezione: glamour e minimalismo si bilanciano perfettamente, in una palette cromatica che indugia nei toni del bianco, del nero e del rosso.

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Nata il 12 giugno 1981 a Salvador, Brasile, nelle vene di Adriana Lima scorre sangue portoghese, inglese, spagnolo e italiano. Mamma di due bambine, la splendida top model vanta già 20 anni di carriera alle spalle. Gli scatti di Ethridge per Sportmax la immortalano come una sirena metropolitana, mirabile interprete di una collezione che celebra la joie de vivre e lo stile italiano per eccellenza.

Punk in chiave vittoriana in passerella da Hyun Mi Nielsen

Lontana dalle ninfe silvestri di Dior e dalle piume di Chanel, la giovane griffe Hyun Mi Nielsen ha chiuso la settimana dell’haute couture parigina con le silhouette sobrie e le sue suggestioni gotiche. Minimale eppure suggestiva, la designer presenta una collezione malinconica e grintosa, in un connubio perfetto di note dark e citazioni vittoriane, che preludono ad una personalità esuberante. Largo a corsetti in mousseline di seta bianca ricoperti da tuniche trasparenti, tra veli e pizzi che danno vita a caleidoscopici ricami che tornano poi dipinti su giacche dal piglio grintoso. Quasi un fantasma la giovane donna bionda che sfoggia un abito vestaglia bianco impreziosito da rouches di veli: le ispirazioni gotiche sembrano predominare nell’intera collezione: membro invitato alla settimana della couture parigina, Hyun Mi Nielsen ha chiuso la kermesse. Dopo aver lavorato da Burberry, da Alexander McQueen e da Balenciaga e Givenchy, la designer coreana ha iniziato una carriera da solista. “Adoro creare con le mie mani, la sensazione di toccare. Amo instaurare un dialogo con il tessuto”, così ha commentato la stilista la sua attitudine per l’alta moda. Inquietante e onirica la donna che calca la passerella, tra volumi scultorei e sovrapposizioni teatrali di tulle ed organza effetto piuma. Largo anche a ricami preziosi su giacche lavorate a mano. “E’ una collezione molto personale, in cui esprimo la mia voce. Corrisponde ad un momento triste della mia vita, dopo un licenziamento, quando mi sono rimessa in discussione”, ha spiegato Christine Hyun Mi Nielsen, che ha creato il brand che porta il suo nome nel luglio del 2016, appena sei mesi prima di sfilare alla settimana dell’alta moda. La designer quarantenne di origine coreana è cresciuta a Copenhagen insieme alla famiglia adottiva. Successivamente il trasferimento a Londra, dove ha studiato moda presso il Royal College of Art and Design. Femminilità e dolcezza si uniscono ad un’allure vittoriana dalle suggestioni punk, in una collezione “ispirata a David Lynch”. Poetica e fragile, la donna Hyun Mi Nielsen incanta Parigi.

La couture sparkling di Yuima Nakazato

Giunto alla sua seconda esperienza all’interno del calendario ufficiale dell’haute couture parigina, il designer giapponese Yuima Nakazato ha presentato pochi giorni fa la collezione PE 2017. Un tuffo in una realtà virtuale, divenuta concreta grazie all’apporto delle nuove tecnologie: veniamo proiettati in un universo 3D in cui l’haute couture assume una dimensione fortemente contemporanea senza però perdere di vista il glamour più autentico. Appropriarsi delle tecnologie digitali è vissuta dal couturier nipponico come una necessità ed una scelta obbligata, dettata dalle vorticose trasformazioni che hanno rivoluzionato la società attuale. Similmente, secondo Nakazato, cambia e si trasforma anche il modo in cui la couture stessa dev’essere concepita: lo stilista parte quindi in una esplorazione delle tecnologie moderne nel tentativo di personalizzare la sua alta moda adattandola ai tempi in continuo mutamento. Proprio l’uso dell’high tech consente a Nakazato di creare un corpo di lavoro in cui ogni pezzo è realizzato senza l’aiuto di ago e filo, ma attraverso migliaia di componenti individuali che il couturier definisce “unità”: il risultato è una collezione estremamente originale che si esplica in pezzi iconici costellati di paillettes e cristalli preziosi. I materiali utilizzati sono infatti stati scelti accuratamente in virtù della loro capacità di riflettere la luce, dando vita a caleidoscopici giochi iridescenti, per una collezione dal mood sparkling e dalle note couture. Originale e giovane, la collezione è rivolta ad una clientela capace di abbracciare l’individualismo scegliendo capi che rifuggono dalla massa. Largo a caftani interamente tempestati di microcristalli, outfit perfetti per occasioni speciali. Tuttavia la collezione offre anche numerosi capi di facile portabilità. Ogni pezzo può essere indossato con facilità, adattandolo alle più svariate circostanze: è una svolta nell’haute couture tradizionalmente intesa, che con Nakazato si apre a nuovi territori inusitati pur mantenendo la sua intrinseca identità. L’intera collezione è pervasa da note vintage che strizzano l’occhio all’estetica di Paco Rabanne, talento futurista che oggi sembra rivivere nell’estetica di Nakazato.

La couture controcorrente di Antonio Ortega

Cosa accade se nel panorama dell’haute couture parigina sfila una voce fuori dal coro? La personalità non è mai un difetto ma può anche accadere che un designer si perda in ispirazioni multiformi che lo allontanano dalla sua identità originaria: è questo il caso di Antonio Ortega. Il couturier messicano sembra aver fatto un passo indietro con la sua collezione PE2017, che ha sfilato nel calendario dell’haute couture parigina. Rispetto alla collezione AI2016-17, presentata lo scorso luglio sempre a Parigi, la nuova collezione lascia l’amaro in bocca: l’estetica predominante non lascia dubbi sull’identità dello stilista. Anche stavolta abbondano i colori e i tagli sono caratterizzati da grande originalità, come anche gli inediti patchwork di tessuti e stampe. Ma l’uso di materiali grezzi e la mancanza di costruttivismo dei pezzi che sfilano sulla passerella segna un passo indietro nel percorso del couturier. I capi sembrano essere stati realizzati in un’improvvisata fucina domestica più che in un atelier: Ortega, unico designer latinoamericano presente alla settimana dell’alta moda parigina, si è sempre contraddistinto per la sua carica ribelle e per una personalità fuori dalle righe. Ambizioso e controcorrente, aveva preannunciato così la collezione che ha sfilato pochi giorni fa a Parigi: “Non ci sono dittatori nella moda”. Ortega, residente a Montreal, aveva affermato con orgoglio che la perseveranza era stata la chiave del successo che lo aveva spinto fino ad arrivare alla settimana dell’alta moda parigina. Il colore, da sempre cifra stilistica del suo brand, si unisce a suggestioni escatologiche, in una collezione che intende rappresentare il martirio della bellezza. L’icona di riferimento è Gesu Cristo, come si evince dall’acconciatura delle mannequin, che ricorda la corona di spine del martirio. Un tema particolarmente impegnativo, trattato però in chiave ottimista, tra colori vivaci e capi tagliati al laser. Tuttavia l’ispirazione primigenia avrebbe forse meritato ulteriori approfondimenti: non colpiscono i capi che coniugano inedite note sportswear accanto a rouches e balze. Non affascina la sua couture, privata di fatto di quella che è forse la caratteristica principale e la ragion d’essere dell’alta moda, ossia l’intrinseca e quantomai necessaria capacità di fare ancora sognare. Lo stilista, fervido difensore del multiculturalismo, è vissuto sempre in bilico tra tre culture, quella messicana, quella francese e quella canadese. Formatosi in Messico, nel 2001 Ortega si trasferisce a Parigi, dove studia disegno presso la scuola Chardon Savard. La sua moda politicamente impegnata, che si era contraddistinta per un’impronta di natura culturale, sembra aver subito un passo indietro con una collezione che non fa sognare. E in tempi come questi, sognare è diventata un’esigenza. Toglieteci tutto ma non la couture.

Sfila a Parigi la couture di Ziad Nakad

Se prediligete una couture che si snodi in uno stile semplice, magari intriso di suggestioni daywear, allora la sfilata di Ziad Nakad non fa decisamente al caso vostro: il couturier libanese, che ha presentato la collezione PE2017 nel calendario della haute couture parigina, ama invece abbondare in cristalli e pietre preziose, per uno stile caratterizzato da sfarzo ed opulenza quasi regali. La couture rivive con Nakad nel suo significato più autentico che trova espressione in sontuosi abiti da sera la cui realizzazione avrà reso necessarie ore ed ore di lavoro artigianale. Un’alta moda che si rivolge alle donne e che ne diviene amica, carpendone segreti e necessità, per uno stile da red carpet: in passerella sfila una parata di abiti da sogno, per una principessa contemporanea che nulla ha da invidiare alle protagoniste delle fiabe. La settimana dell’alta moda parigina da qualche anno a questa parte accoglie numerosi designer libanesi, ultimi portatori di un’allure oggi in netto declino in Europa e in Occidente. Da Elie Saab a Zuhair Murad fino a Tony Ward, lo sfarzo e il lusso sembrano prediligere il Libano, come terra elettiva nel cui DNA scorre uno stile evergreen. In un trionfo di chiffon, tulle ed organza sfilano collezioni che riportano la couture al glam originario: questa stagione occhi puntati su Ziad Nakad. Lo stilista, che sembra essere nato per la couture, porta sulle passerelle parigine un tripudio di capi da gran soirée perfetti per le amanti del lusso. Ma con lui nulla è scontato, a partire dalle silhouette, che vedono un’alternanza di gonne a ruota, proporzioni a sirena e jumpsuit interamente tempestate di cristalli ed indossate con un mantello en pendant: la collezione abbonda in materiali pregiati tra cui seta, crepe di seta, gazar, organza, tulle e pizzi. I tagli sono originali ma raramente vengono scoperte le gambe, eccezion fatta per qualche spacco. Cristalli, paillettes, piume, petali e foglie impreziosiscono i capi principeschi, con decorazioni rigorosamente handmade e preziose lavorazioni artigianali. Una couture mai banale che riesce nel talvolta arduo tentativo di offrire, accanto al lusso all over, variazioni e spunti inediti. Astenersi amanti del minimalismo.

La vestale di Antonio Grimaldi incanta l’Haute Couture parigina

Una dea, vestale di un’eleganza senza tempo calca la passerella di Antonio Grimaldi: il couturier romano, ex allievo di Fernanda Gattinoni, ha sfilato nel calendario ufficiale dell’haute couture parigina in qualità di membro invitato, patrocinato dall’ex direttore creativo di Givenchy, Riccardo Tisci. Un ingresso trionfale per Grimaldi, che porta nell’haute couture parigina il suo stile iconico, intriso di soave leggiadria e di sontuosa eleganza.

Sofisticata ed altera, la donna immaginata dal couturier si staglia sullo sfondo di un tempio, di cui diviene sacerdotessa e depositaria di formule millenarie: nella mirabile location del Salone Imperiale dell’Hotel Westin di Parigi, che un tempo accolse il genio di Yves Saint Laurent, ha avuto luogo un défilé suggestivo, il cui protagonista assoluto è stato lo stile, declinato su pepli monospalla impreziositi da intarsi e drappeggi. Pathos e poesia si alternano come fil rouge di una collezione PE2017 che omaggia il padrino di Grimaldi con un cuore cucito su un completo pantalone impreziosito da frange, outfit che apre il défilé, e sulla felpa nera che lo stesso couturier indossa a fine sfilata.

Ad ispirare Grimaldi è Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza, che trova incarnazione nelle sue donne dal fascino algido e dall’allure mistica: sobrietà ed equilibrio di ispirazione neoclassica si ergono come principi cardine dell’estetica di Antonio Grimaldi. Sfilano lunghi abiti da sera in impalpabile chiffon di seta plissettata, tra linee pulite e geometrici virtuosismi stilistici: l’ispirazione ellenistica predomina, tra lavorazioni di alta sartoria e charme pudico. L’Olimpo trova incarnazione nelle donne che si alternano sulla passerella: tra citazioni letterarie ad alto impatto scenografico e suggestioni allegoriche passiamo in rassegna il vasto corollario delle divinità, in bilico tra l’imperitura forza della giusta Atena e l’ineluttabilità di un destino di cui tessono i fili le Moire.



A metà tra un’amazzone e una cariatide, sfila la donna Grimaldi, sfoggiando trasparenze seducenti e corpetti caratterizzati da microreti ricamate rigorosamente handmade. Una carrellata di 30 uscite in cui l’estro creativo del couturier romano trova espressione nei ricami e nelle lavorazioni preziose: dal suo atelier di Largo Argentina, lo stilista si è imposto all’attenzione del jet set internazionale, vestendo teste coronate e capi di Stato. Tra i suoi clienti le principesse degli Emirati Arabi e molte celebrities italiane ed internazionali, tra cui Moran Atias, Ornella Muti, Fiorella Mannoia. Dopo la sfilata ha avuto luogo un pranzo in onore del couturier, organizzato presso l’Ambasciata Italiana di rue de Varenne da Giada Magliano di Santasilia. «È un momento di svolta per la mia maison», ha ammesso lo stilista.

Romanticismo botticelliano in passerella da Franck Sorbier

Una ventata di aria fresca irrompe nell’haute couture parigina, grazie alla collezione di Franck Sorbier: primizie e leggerezza caratterizzano una sfilata più simile ad una performance live. Suggestioni bucoliche attraversano la passerella, in un tripudio di note silvestri che profumano di primavera. Franck Sorbier non è nuovo a coup de theatre: il couturier da sempre ama sorprendere il suo pubblico, unendo alla couture suggestioni artistiche e ardita sperimentazione. Il risultato è eccellente: nella mirabile cornice del Pavillon des Champs Elysées ha avuto luogo la sfilata PE2017. Largo a silhouettes fluide e volumi aerei declinati in una palette cromatica che omaggia l’immaginario poetico dello stilista: tra note silvestri e citazioni botticelliane sfila una primavera contemporanea, in cui dominano toni marroni ed arancioni. Un’ode alla bella stagione prende forma sulla passerella, che diviene quasi palcoscenico di una rappresentazione teatrale in cui la couture è pretesto per dare forma ad un’arte superiore. Una conversazione romantica consumata al chiaro di luna di un lussureggiante giardino diviene set ideale della sfilata, che vede le mannequin alternarsi sull’erba dei prati verdi. Eterea e leggiadra la donna Sorbier incarna alla perfezione il risveglio della natura e dei sensi, in un edonismo lussureggiante. Protagoniste indiscusse del défilé sono le bambine, uno stuolo di baby modelle che conferiscono una grazia senza pari alla sfilata. Candore e poesia si pongono come fil rouge della collezione, caratterizzata da grazia infinita. Ad ispirare la collezione l’opera di artisti come Georges Zipélius, Murakami Saburo ed Adolpe Braun. Nel 19esimo secolo Zipélius dava vita a tessuti caratterizzati da mirabili stampe floreali, immortalate poi dall’arte fotografica di Braun. Oggi le stesse stampe rivivono su seta ed organza nella collezione dello stilista, tra tecniche e pregiate lavorazioni rigorosamente handmade.

Il debutto di Galia Lahav nell’haute couture parigina

E’ tempo di debutti alla Paris Fashion Week: l’haute couture parigina si arricchisce in quest’edizione di nomi nuovi, tra cui spicca quello di Galia Lahav, designer israeliana già molto apprezzata a livello internazionale. Il debutto di Galia Lahav nel calendario dell’alta moda parigina segna una data storica, dal momento che per la prima volta una casa di moda israeliana viene invitata a presenziare nel calendario ufficiale della kermesse. La maison porta il nome della sua fondatrice, che disegna gomito a gomito con la sua assistente Sharon Sever. Una griffe che vanta 30 anni di storia alle spalle: Galia Lahav trent’anni fa scopriva il suo talento per il design di alta sartoria. La sua sensibilità e il suo estro successivamente la portarono a confezionare abiti da sposa e successivamente capi di alta moda. Da Israele la couturier divenne nota e apprezzata a livello mondiale. Il resto è storia: con l’ingresso nel calendario ufficiale dell’haute couture, la sua collezione PE2017 viene finalmente presentata ad un vasto pubblico durante uno degli eventi più importanti a livello mondiale. La collezione, intitolata “Victorian Affair”, punta l’accento sul pizzo di vittoriana memoria. Proprio l’età vittoriana diviene ispirazione prevalente per Galia Lahav, che parte dalla storia inglese lasciandosi influenzare anche da suggestive note da Belle Époque. In un tripudio di maniche a sbuffo e materiali preziosi si stagliano silhouette sensuali e colli vittoriani caratterizzati da caleidoscopici giochi di pizzi sovrapposti. Largo anche a corsetti e lavorazioni pregiate in una palette cromatica che abbraccia i toni del nero, del bronzo e dell’oro, tra tocchi di porpora e rosa antico. L’età vittoriana, nota anche per l’avvento dell’industrializzazione, diviene ispirazione anche per la sperimentazione di nuove tecniche artigianali, che la couturier mette a punto in una sfilata iconica e ricca di charme. Non mancano capi a sirena che enfatizzano la sensualità femminile, tra giochi di trasparenze ardite e omaggi all’Oriente.