Versace festeggia la festa degli innamorati, con una limited edition esclusiva: la maison della Medusa crea un braccialetto, pensato per celebrare il San Valentino 2017. “All Love Is Love”, questo il nome che campeggia sull’iconico bracciale, perfetto come regalo per celebrare la ricorrenza dedicata agli innamorati. Un accessorio che intende celebrare l’amore universale: declinato in pelle ed impreziosito con ciondoli a forma di testa di Medusa, l’accessorio si preannuncia già come must have di tutti gli innamorati. Il logo del brand fa capolino dai preziosi ciondoli, insieme a due pendenti rotondi in cristallo, a forma di cuore: due sono le nuance, rosso ed oro, per un regalo prezioso che farà innamorare il vostro lui o la vostra lei. Un modo originale per festeggiare San Valentino nel segno dello stile: lìiconico braccialetto è disponibile nello store online del brand: il modello base costa 225 dollari, mentre i ciondoli con cui impreziosire l’accessorio sono disponibili alla cifra di 125 dollari ciascuno. Il bracciale in edizione limitata è realizzato in morbida pelle intrecciata regolabile grazie a nodi scorrevoli: piccoli charm decorati con la Medusa e il logo della maison fanno capolino dall’accessorio. Inoltre per impreziosire ancora di più il vostro regalo sono disponibili anche due charm con dettaglio a forma di Greca, un altro a forma di cuore e uno in cristallo. Inoltre insieme al lancio del braccialetto, Versace ha anche diffuso un video di 45 secondi in cui vengono immortalate alcune coppie che indossano l’accessorio: la location scelta è Milano. Qui o protagonisti del video danno una loro definizione dell’amore. Uguaglianza, libertà e rispetto sono il fil rouge dell’iniziativa, che intende celebrare l’amore in tutte le sue forme. Un’idea preziosa ed elegante per festeggiare degnamente la festa degli innamorati.
Autore: Chiara Caputo
L’irriverente idolatria di Jeremy Scott
Irriverente, provocatoria, a tratti dissacrante: la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Jeremy Scott è riuscita anche questa volta a monopolizzare l’attenzione della fashion week newyorkese. Lo stilista sceglie come figure di riferimento cui ispirarsi icone del calibro di Elvis, Michael Jackson e Gesù Cristo, in bilico tra glam e suggestioni escatologiche. L’enfant terrible della moda americana sceglie l’idolatria come punto di partenza della sfilata, in un crogiolo di ispirazioni e citazioni che spaziano dalla Barbie doll al glam anni Settanta, dalla femminilità Fifties alla religione: ecco l’iconografia di Gesù fare capolino da t-shirt e felpe, mentre abitini più simili a babydoll sdoganano lo slogan “l’amore puzza”. Largo a pellicce in tinte neon che profumano di Seventies, tra capelli rosa shocking e citazioni glam rock; apre la sfilata una Gigi Hadid strizzata in completi da cow girl, tra ironia all over ed idolatria. Nel front row spiccano Kylie Jenner e Sofia Richie. Sfilano note animalier e glitter all over, tra calze a rete e tocchi fur: la palette cromatica abbraccia le tonalità baby. In passerella sfila una party girl strizzata in iconici capisaplla glitterati, tra pelliccia e mini dress iconici tempestati di paillettes e pelle nera dal mood aggressive: opulenza ed overdressing negli sfarzosi capispalla con inserti di pelliccia, tra stampe leopardate e velluti preziosi. Non mancano come di consueto le stampe cartoon, cifra stilistica di Jeremy Scott, e capi che evocano innocenza giovanile, come le ciglia finte disegnate sugli occhi delle modelle. Jeremy Scott non si smentisce nemmeno stavolta, portando una ventata di aria fresca sulle passerelle della Grande Mela.
Sfila a New York il neo femminismo firmato Victoria Beckham
Una moda pensata per restituire il potere alle donne, quella firmata da Victoria Beckham, protagonista delle passerelle newyorkesi. Lontana da prendere parte alla querelle politica che sta sconvolgendo gli Stati Uniti, la designer inglese sforna una collezione Autunno/Inverno 2017-2018 dalle raffinate linee tailoring, tra comfort e stile: una celebrazione dello stile femminile, che tuttavia, scevra dal chiudersi in una torre d’avorio, sceglie di guardare il mondo circostante traendo input ispirazionali dalla contemporaneità. “Guardo a quanto sta accadendo nel mondo”, ha dichiarato la designer, che ha ammesso di avvertire un’urgenza di natura politica e sociale, nel ridare potere al sesso femminile. “Non è mai stato tanto importante dare potere alle donne”, ha commentato Victoria Beckham. In passerella si alternano colori ricchi come il blu, il rosso e l’arancio, in un’eleganza dalle suggestioni tailoring che si ripromette di rivoluzionare alcuni capi presi in prestito dal guardaroba maschile, come giacche squadrati e pantaloni: Victoria Beckham intende lanciare un messaggio subliminale per restituisce forza e vigore alle donne. Sfilano cappotti dal taglio squadrato, da indossare su pantaloni fluidi e foulard. Fluide ed armoniose le silhouette, tra abiti in impalpabile chiffon da indossare sotto blazer sartoriali e maglioni dalle maniche scultura e pantaloni con coulisse. Domina anche il jersey, per un comfort che si unisce allo stile: tripudio di stampe optical ispirate a Paul Nash in abiti in jersey. L’attenzione per il dettaglio è certosina, a partire dalle scarpe flat che si alternano agli stivali. Uno stile concepito per una donna forte e sicura di sé, che non rinuncia alla propria femminilità: largo quindi a borse a mano che ricordano trousse, con tanto di specchietto, nate dalla collaborazione con Estée Lauder. Tripudio di sartorialità inglese, tra tartan all over e citazioni colte, che strizzano l’occhio a certa eleganza British, come le uniformi. “Una collezione molto inglese con una portata globale”, così Victoria Beckham ha commentato la sua collezione per la prossima stagione invernale. Una moda per donne forti.
Il viaggio cosmico di Lacoste
Note spaziali irrompono prepotentemente sulla passerella di Lacoste: Felipe Oliveira Baptista intraprende con la collezione AI2017-2018 un viaggio cosmico, sulle orme del fondatore della maison, René Lacoste, che dopo la sua carriera nel tennis fondò la compagnia aerea Air Equipement, che portò allo sviluppo del Concorde e dell’Airbus. “Anche mio padre era un pilota quindi sono sempre stato ossessionato dagli aerei e dalla fantascienza”, ha dichiarato lo stilista. Tante sono le citazioni spaziali che fanno capolino nella collezione. “Mi piace quest’idea di guardare avanti, specie in questi tempi”, ha aggiunto poi Baptista. La passerella newyorkese viene invasa con Lacoste da atmosfere alla space oddity, tra stampe iridescenti di galassie ed universi sconfinati e tocchi grunge di ispirazione Nineties: non mancano citazioni streetwear che impreziosiscono molte delle uscite sia per lui che per lei. Largo ad abiti declinati in stampa check ma anche a cardigan oversize in mohair da indossare con minigonne in pelle. Baptista mixa sapientemente epoche e stili, unendo materiali techno a note classiche, come il trench in pelle nera decorato da toppe in lyon coloratissimo o abiti in pelle a stampa patchwork. I riferimenti streetwear pervadono anche le uscite dedicate al menswear. I modelli indossano pantaloni baggy con tasche cargo, giacche impreziosite da blocchi cromatici e parka da indossare con dolcevita d’ordinanza. Non mancano camicie in flanella double-face tra silhouette che strizzano l’occhio agli anni Novanta. “Mi piace l’idea di capi adattabili alla tua vita e che possano fare qualcosa per te”, ha commentato lo stilista, che ha anche giocato sul materiale prediletto in questo momento nel menswear, il velluto a coste, declinato sulla passerella in una giacca color crema con collo alto e baggy pants ton sur ton. Largo anche a trench in pelle color cioccolato, intervallati da citazioni Seventies, come nel bomber in pelle e nel vestito doppiopetto. Baptista dimostra ancora una volta doti camaleontiche unite all’innata capacità di creare nuovi trend pur rimanendo fedele all’heritage del brand.
La femme fatale di Cushnie et Ochs incanta New York
Sofisticata eleganza e sex appeal da vendere in passerella da Cushnie et Ochs, che ha sfilato nell’ambito della settimana della moda di New York. Carly Cushnie e Michelle Ochs tornano alle ispirazioni degli albori, dando luogo a suggestivi flashback che raccontano di un’eleganza senza fronzoli e di una magistrale capacità di esaltare al massimo la silhouette femminile. Un mood celebrativo, per il brand newyorkese, che compie 10 anni dalla nascita, celebrando l’anniversario con il lancio di una nuova handbag. I direttori creativi Cushnie ed Ochs ripartono dall’archivio del brand e dalle ispirazioni primigenie, che diedero vita alle prime collezioni: l’arte e l’architettura ispirano alle due designer una collezione caratterizzata da linee pulite ed essenziali e da capi che enfatizzano il corpo. Le sculture in vetro di Robert Smithson costituiscono ispirazione predominante di una collezione semplice eppure ad alto impatto scenografico: a monopolizzare l’attenzione è lo charme della donna che calca la passerella, una femme fatale dal piglio urban, strizzata in body-con dress in viscosa stretch tra fluidità di satin e sete preziose e charme vibrante. Lo stile americano trova nuova interpretazione in una sfilata iconica, che mixa viscosa a velluto, knitwear e pelliccia. Largo a colori tenui come il ghiaccio, il nero e il bianco. Sfilano blazer in velluto, abiti e maglie impreziositi da cut out ad alto tasso di seduzione e fur coat avvincenti. Paillettes all over dominano nel finale, in una sfilata che culmina tra le note di “The Future Is Female” di Madame Gandhi: forza e sensualità sono protagoniste assolute di un défilé affascinante, che riporta in auge una femminilità oggi forse accantonata da molti stilisti. Per valchirie metropolitane.
SANREMO 2017: I MIGLIORI LOOK
Si è appena conclusa la 67esima edizione del Festival della canzone italiana: un’annata che ha visto il glamour grande assente, rispetto alle passate edizioni. La kermesse nazional-popolare per eccellenza, che si è conclusa con la vittoria di Francesco Gabbani, già vincitore lo scorso anno nella categoria Giovani, ha visto sfilare una carrellata di preziosi abiti da sera indossati dai cantanti in gara e dagli ospiti, che hanno impreziosito il palcoscenico dell’Ariston con tocchi fashion, senza tuttavia dare luogo a coup de theatre particolarmente avvincenti.
Maria De Filippi, conduttrice della manifestazione accanto a Carlo Conti, ha scelto Riccardo Tisci per Givenchy per le sue mise, che rispecchiano pienamente la sobria austerità che da sempre caratterizza il suo stile: tanti gli abiti da sera sfoggiati, tra gonne piumate, citazioni Roarin’ Twenties e minimalismo in chiave luxury.
Uno stile che ha diviso l’opinione pubblica: la Maria nazionale ha certo il merito di essere rimasta fedele a se stessa, evitando divismi che non le appartengono, a partire dalla scelta di non scendere la scalinata. Carlo Conti sceglie invece Salvatore Ferragamo per un’eleganza evergreen.
Ad aver sfoggiato i look più riusciti delle cinque serate Marica Pellegrinelli, splendida in Atelier Versace: la statuaria modella, fidanzata di Eros Ramazzotti, ospite della quarta serata, ha scelto di indossare sontuosi abiti da gran soirée firmati dalla maison della medusa.
Sensuale e sofisticata, a lei va la palma d’oro della bellezza. Tra i cantanti in gara vince su tutti Bianca Atzei: la cantante, fidanzata di Max Biaggi, ha scelto Antonio Marras, per lunghi abiti castigati decorati con stampe floreali. Dimenticate scollature e spacchi, regna anche qui la sobrietà, per capi accollati e casti; ma il primo piano luminoso della cantante parla da solo.
Tra gli uomini la palma d’oro dello stile va senza dubbio ad Ermal Meta: il cantautore di origine albanese, da anni protagonista della scena musicale italiana, sfoggia sul palcoscenico dell’Ariston carisma e classe da vendere. Piace anche Fiorella Mannoia, stretta in lunghi abiti da sera e smoking firmati Antonio Grimaldi: la mise scelta per la serata finale, un abito in velluto rosso cardinalizio, enfatizzava il portamento elegante della cantante, voce storica della musica italiana, che si è classificata seconda.
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Ironia e nude look per Lodovica Comello, che ha scelto Vivetta Ponti per rappresentare il suo stile giovane e colorato. Elegante e sensuale anche Paola Turci, che ha sfoggiato tailleur dal piglio maschile indossati con reggiseno in vista: la cantante ha scelto il minimalismo chic di Stella McCartney. Melampo veste invece Chiara Galiazzo, mentre Elodie sceglie Etro, Wunderkind ed Emporio Armani. Bellissime Sveva Alviti in Armani Privé e Diletta Leotta in Alberta Ferretti, bocciate invece Antonella Clerici, ospite della quarta serata, e Giusy Ferreri. Promossa a pieni voti la bella Alessandra Mastronardi, ospite della serata finale del Festival: l’attrice, storica protagonista de I Cesaroni, è apparsa raggiante in un lungo abito Chanel con tanto di camelia e cerchietto.
Sfila a New York il romanticismo irriverente di Cinq à Sept
Ha sfilato nell’ambito della settimana della moda newyorkese la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Cinq à Sept. Il direttore creativo Jane Siskin trae ispirazione da certo romanticismo anni Cinquanta, tra balze, rouches ed inedita dolcezza, sapientemente mixata a note grunge prese a prestito dai Nineties: il risultato è una moda che unisce note eteree ad ironia. Nella sua sesta stagione all’interno del calendario del ready-to-wear newyorkese, Cinq à Sept si è già imposto nei maggiori retail grazie al suo stile iconico e all’estrema portabilità che caratterizza da sempre i capi di ogni collezione. Uno stile che strizza l’occhio all’eleganza wasp senza perdere di vista suggestioni squisitamente europee: “Volevamo davvero creare un’esperienza che ispirasse la gente a voler indossare i capi”, ha commentato Jane Siskin. “E’ davvero molto importante e qualcosa che a molta gente mancava”, ha commentato poi il direttore creativo del brand. Sovrapposizioni e balzi tra i secoli e gli stili: questo il leitmotiv della collezione AI2017-18: “Siamo stati ispirati dal romanticismo degli anni Cinquanta ma amiamo al contempo il grunge anni Novanta, per cui ho voluto unire le due tendenze”, ha spiegato Siskin. Largo dunque a cappotti in jacquard con maniche in pelliccia, leggings ricamati da indossare con t-shirt e pelliccia, abiti a balze da indossare sopra maglie a manica lunga e giacche da smoking impreziosite da frange, per un tuxedo alternativo. L’abito lungo da cocktail o da sera si indossa ora con calzettoni a prova di gelo, mentre il cappotto in tapestry floreale si arricchisce di maxi sleeves in morbida pelliccia, per affrontare i rigori invernali. Una collezione all’insegna della sperimentazione, tra virtuosismi stilistici e creatività: perfetta dal giorno alla sera, la donna Cinq à Sept ama essere sofisticata e al tempo stesso irriverente, sospesa tra citazioni dal piglio rétro e note streetwear.
Rosie Huntington Whiteley è in dolce attesa
Cicogna in arrivo per Rosie Huntington Whiteley: la splendida modella ha annunciato la sua prima gravidanza con uno scatto che la ritrae in riva al mare, in una spiaggia deserta, con pancione in bella vita. L’immagine, postata su Instagram, ha fatto in poche ore il giro del mondo. Fotografo d’eccezione è il compagno, Jason Statham, al suo fianco da sette anni. «Sono molto felice di poter condividere con tutti che io e Jason siamo in dolce attesa», questo il commento che accompagna la foto. L’arrivo del bebé sarebbe imminente a giudicare dal pancione della top model inglese. La coppia, insieme dal 2010, un anno fa ha annunciato il fidanzamento prima di calcare il red carpet dei Golden Globes. Classe 1987, Rosie Huntington Whiteley è stata nominata modella dell’anno nel 2015 e ha poi iniziato una carriera come imprenditrice di lingerie per Marks and Spencer. Jason Statham, ex tuffatore, è un attore di successo, considerato da molti l’erede di Bruce Willis. La scintilla è scattata sul set di Transformers 3, dove Rosie ha preso il posto di Megan Fox. «È stato come se fosse il mio primo fidanzato», ha dichiarato la modella ed attrice. Nella serata dei Golden Globes la statuaria Rosie ha sfoggiato un prezioso solitario, segno del fidanzamento ufficiale. Le nozze, attese per il 2016, sono state poi posticipate. Ma già da anni la top model aveva ammesso di volere diventare madre. «Eccome se ci penso ad avere una famiglia», dichiarava nel 2015. «Il matrimonio non è una priorità, ma avere una famiglia sì. Forse negli Stati Uniti, forse in Inghilterra. Lo scopriremo, no?». La maternità, considerata dalla modella una priorità, era il tema di numerose dichiarazioni rilasciate durante molte interviste: «Continuerò di sicuro a lavorare, ma essere mamma sarà una grande parte di me. Arriva per tutti un momento dove inizi a pensare che non sei più la priorità per te stessa».
Raf Simons debutta da Calvin Klein
È l’American Youth ad ispirare Raf Simons al suo debutto alla direzione creativa di Calvin Klein. La collezione autunno/inverno 2017-2018 è funzionale anche ad una riflessione sulla contemporaneità, in bilico tra il glorioso passato del brand, illustre esponente dell’American Style, e il futuro della moda. Tra ispirazioni eterogenee fanno capolino tocchi Art Déco, omaggi al West americano e note urban. Sulle note di “This is not America” di David Bowie sfila una collezione che si arricchisce di una inedita riflessione politicizzata: quello di Simons alla direzione creativa del brand era uno dei debutti più attesi, nel cartellone della fashion week newyorkese. L’America viene celebrata nella sua essenza, in un melting pot artistico e culturale, che vede alternarsi sulla passerella un crogiolo di suggestioni multiformi. In una sala caratterizzata da un allestimento sospeso, sfilano tante donne e tanti stili che si alternano senza sosta: spicca tra tutti gli outfit il cappotto sartoriale plastificato, che si preannuncia già must have della prossima stagione invernale. Largo a check e righe, linee pulite e colori a contrasto: spiccano fiori metallici e note wild. Sugli accessori è inciso il numero 205, civico della sede del brand, a New York. Non mancano nude look ad alto tasso erotico e pelle all over, ma anche piume che sbucano come arabeschi da tubini classici in un tripudio di denim e stampe tapestry. In un front row in cui spiccano stelle del calibro di Lauren Hutton, Brooke Shields, Julianne Moore e Gwyneth Paltrow, si consuma la rivoluzione targata Simons: lo stilista sdogana una nuova estetica per Calvin Klein, che riporta in auge certe note sexy da tempo lasciate in un oblio, a favore di un mood metropolitano che continua a coesistere come anima del brand.
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Robert De Niro è il nuovo volto di Ermenegildo Zegna
Si intitola “Defining moments” la nuova campagna spring-summer 2017 di Ermenegildo Zegna, che vede protagonista Robert De Niro. La maison italiana pochi giorni fa ha rivelato in anteprima gli scatti della campagna e il video esclusivo, realizzato da Francesco Carrozzini, che immortala il divo hollywoodiano accanto al giovane attore McCaul Lombardi. Realizzata da Carrozzini a Los Angeles, con l’art direction di Alessandro Sartori, la campagna ritrae i due attori a bordo piscina, in una villa antica e a bordo di una spider. Sartori scommette sulla risonanza che gli scatti iconici avranno, grazie alla presenza di De Niro. Il definining moments del titolo riguarda il fitto dialogo tra i due attori, che nel cortometraggio diretto da Carrozzini discorrono sulle rispettive esperienze cinematografiche. Il protagonista di pellicole come Taxi Driver, C’era una volta in America e Kramer vs. Kramer conferisce alla maison Zegna il suo charme e la sua virilità, per scatti dal fascino timeless. Ricchi di stimoli i dialoghi che i due attori si scambiano: qui De Niro racconta delle esperienze a fianco di Marlon Brando, tra i suoi mentori, dei suoi dubbi circa la possibilità di lavorare in tv, della sua passione per New York e di cosa lo spinga ad accettare o meno un ruolo. I corti, realizzati da Carrozzini, sono stati mandati in onda ieri sul sito di Ermenegildo Zegna e suoi canali social del brand. Secondo Sartori il nuovo format in cui si snoda la campagna pubblicitaria segna una tappa nuova nel modo di intendere l’advertising di moda: la patina glamour da sempre presente in ogni campagna pubblicitaria si arricchisce qui di conversazioni umane che conferiscono una nuova luce e un nuovo interesse per l’individuo. L’uomo Zegna può ora guardare a modelli come De Niro, emblema di un’eleganza e di un fascino senza tempo. “Parte della storia di Zegna è definita dalle persone che lo indossano in tutto il mondo, persone appartenenti a generazioni diverse e con esperienze diverse”, ha continuato Sartori. In un mondo in cui la domanda di mercato e il profilo del consumatore varia di continuo, la direzioen artistica di Sartori conferisce un’energia nuova e idee nuove all’estetica del brand. La nuova campagna segna l’inizio di un percorso importante per Zegna, che riporta in auge la storia e il DNA della griffe.
Auguri a Mary Quant: l’inventrice della minigonna spegne 83 candeline
Spegne oggi 83 candeline Mary Quant, celebre stilista che nei lontani anni Sessanta inventò la minigonna. Visionaria ribelle, Mary Quant -caschetto nero e sguardo vispo- amava andare controcorrente: rifuggendo i diktat allora imperanti nella moda, la designer inglese, attraverso l’invenzione della minigonna, capo considerato scandaloso per l’epoca, diede vita ad una rivoluzione di portata storica: mentre in Italia e persino in America i primi anni Sessanta vedevano ancora andare per la maggiore twin-set dal piglio bon ton e gonne a ruota, retaggio del decennio precedente, la minigonna di Mary Quant diede vita ad una rivoluzione che dalla moda si allargò fino ad influenzare gli stili di vita. Trendsetter ante litteram, autorevole esponente degli Swinging Sixties ed antesignana dell’estetica Mod, Mary Quant è entrata nel mito: la sua lunga carriera ha quasi il sapore di una favola, che ha impresso un segno indelebile nella storia del costume.
All’anagrafe Barbara Mary Quant, la stilista nacque a Blackheath, Londra, l’11 February 1934. I suoi genitori, Jack e Mary Quant, erano due insegnanti di origine gallese entrambi provenienti da famiglie di minatori. Dopo essersi laureati alla Cardiff University i due si erano trasferiti a Londra per insegnare nelle scuole. La giovane Mary, dopo aver frequentato la Blackheath High School, studia illustrazione presso il Goldsmiths College. I genitori sognano per lei un futuro di insegnante, ma si trovano ben presto a dover fare i conti con l’animo ribelle della giovane.
Dopo aver conseguito il diploma in Educazione artistica, Mary inizia un tirocinio presso Erik, modista di lusso di Mayfair. Nel 1953 avviene l’incontro della vita: Mary conosce Alexander Plunket Greene, suo futuro marito nonché futuro partner lavorativo. Il giovane appartiene ad una nobile famiglia inglese ed è nipote di Bertrand Russell. Anime gemelle, i due condividono lo stesso spirito bohémien e un’avversione per le regole vigenti nella società. Nel 1957 i due convolano a nozze: dal matrimonio nel 1970 nascerà il figlio Orlando. La loro unione durerà fino alla morte di Greene, avvenuta nel 1990. Nel novembre 1965, al compimento di ventun anni Alexander eredita un ingente patrimonio, che gli permette di finanziare l’attività della moglie: la coppia dà vita ad un felice sodalizio artistico con il fotografo ed ex avvocato Archie McNair. Dopo aver acquistato un appartamento a Chelsea, sulla celebre King’s Road, aprono un ristorante nello scantinato e riservano il primo piano alla realizzazione di un sogno. Qui viene inaugurata la prima boutique di Mary Quant, “Bazaar”, seguita due anni dopo da una succursale a Brompton Road, a Knightsbridge, il cui design sarà curato da Terence Conran.
A Mary Quant bastano pochi anni per entrare nella storia: in breve le creazioni della designer includono anche cosmetici e arredamento e il suo impero si estende in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Chelsea, location della sua boutique, Bazaar, diviene fucina di idee nuove e fulcro della moda mondiale: dalle vetrine del negozio di Mary Quant prende vita una rivoluzione destinata a sconvolgere per sempre il corso della moda. Ispirandosi alla Mini, celebre auto inglese, la stilista battezza Mini skirt il capo destinato a destare scalpore: fu Twiggy ad indossare per prima la minigonna, ma tante saranno le muse di Mary Quant, da Jean Shrimpton a Pattie Boyd. Le sue collezioni non includono solo minigonne ma anche shorts e, dagli anni Settanta, trench e gonne lunghe.
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L’estetica sdoganata da Mary Quant rappresenta una ventata di aria fresca dopo anni di costrizioni e tabù: non mera voglia di trasgressione, ma profondo desiderio di emancipazione da regole prestabilite. La moda promossa dalla stilista si ispira alla strada, alle ragazze inglesi che attraversano le vie di Londra. Rompendo drasticamente con l’austerità del passato, Mary Quant inneggia ad uno spirito giovane che possa esprimersi liberamente anche nella scelta dei capi da indossare: “La donna alla moda indossa vestiti, non sono i vestiti ad indossare lei”, diceva Mary Quant, che divenne una delle maggiori icone di stile della Swinging London ed una businesswoman di successo. Nel 1963 la stilista fonda il “Ginger Group” per esportare i suoi prodotti negli Stati Uniti; nel 1966 avviene il lancio della linea di cosmetici, seguita l’anno dopo dalla prima linea di calzature.
Definita dallo scrittore Bernard Levin “l’alta sacerdotessa della moda degli anni Sessanta”, Ernestine Carter, giornalista di moda a lei contemporanea, scriverà: “A pochi eletti è dato di nascere nel periodo giusto, nel posto giusto, accanto ai giusti talenti. Nella moda recente sono tre: Chanel, Dior e Mary Quant”. Intanto Mary Quant diviene anche autrice di libri: nel 1984 esce “Colour by Quant”, seguito, due anni più tardi, da “Quant on make up”, testo con cui la stilista si apre al mondo della cosmesi. Nel 1996 esce “Classic make up and beauty book”. Non si contano i premi e riconoscimenti di cui la designer viene insignita: nel 1966 viene nominata Cavaliere della Corona Britannica dalla Regina Elisabetta II, onorificenza ricevuta l’anno prima dai Beatles.
Sulla reale paternità della minigonna si aprirono anche intensi dibattiti: secondo la giornalista Marit Allen, curatrice della rubrica Young Ideas sull’edizione inglese di Vogue, ad inventare il capo sarebbe stato lo stilista inglese John Bates. Altri invece ritengono André Courrèges il vero inventore della minigonna: il designer francese nel 1964 rivendicò formalmente il copyright sul celebre capo, divenuto must have del guardaroba femminile.
(Foto cover: Mary Quant, circa 1965. Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)