Sfila a Londra la speculazione filosofica di Chalayan

Ritorno a Londra per Hussein Chalayan, che sceglie la London Fashion Week per presentare la collezione autunno/inverno 2017-2018: lo stilista sceglie il consueto mood concettuale per una sfilata impegnata politicamente. La location scelta per il défilé è un cinema, con tanto di stampa e fotografi in platea: lo stilista dà vita ad una performance concettuale che pine l’accento sulla società contemporanea e sulle infinite contraddizioni che la caratterizzano. Tra le ispirazioni predominanti la cultura greca del periodo balcanico, in un tripudio di silhouette fluide e dettagli tailoring. Individualista ed isolato rispetto ad un mondo sempre più alienato anche a causa dell’avvento della tecnologia, che anziché unire sembra aver allontanato sempre più il singolo dalla collettività, la donna Chalayan sfila sfoggiando ampi maglioni in lana merino e dettagli in mohair decorati con un simbolismo arcaico che inneggia alla contemporaneità. Il minimalismo d’ordinanza, da sempre cifra stilistica del brand, si arricchisce qui di spunti inediti che trovano riscontro in una attenzione certosina per il dettaglio: la palette cromatica indugia nei toni scuri, tra black all over, terra e blu. Dopo sedici anni di sfilate parigine, Chalayan torna a Londra con una sfilata che esplora i nuovi individui isolati nella contemporaneità. Pannelli in cartone fanno capolino da ampi maglioni e da knitwear pregiato ma anche da abiti lunghi, in un inatteso turbillon di foglie e decorazioni preziose. Non mancano dettagli folk che si ispirano alla cultura greca ma anche all’arte classica ed in particolar modo alle sculture dell’Antica Grecia. Tornano come di consuete le silhouette scultoree da sempre prerogativa dell’estetica dello stilista, che assumono questa volta un’aura austera, grazie anche agli elementi sartoriali che uniscono lunghi abiti a giacche ricamate come corsetti o pantaloni da indossare con la più classica delle camicie bianche. Chalayan si cimenta nella veste di filosofo, tracciando un excursus che pone al centro della sua riflessione ontologica l’individuo, sempre più solo nella società attuale. Una riuscita prova per lo stilista, che sforna una collezione altamente portabile costellata da affascinanti riferimenti storici.



(Foto: Dezeen)

L’epopea in stile cartoon firmata Mary Katrantzou

Chi non ricorda Fantasia, il celebre film di animazione della Disney del 1940? Mary Katrantizou si ispira proprio alla celebre pellicola animata per la sua collezione autunno/inverno 2017-2018, che ha sfilato nell’ambito della fashion week londinese. In un tripudio di colori accesi e paillettes, la designer greca tratteggia il suo regno onirico, popolato da personaggi immaginari e costellato da ispirazioni multiformi. In un turbillon di stampe declinate in chiave multicolor sfila nella cornice della Tate Modern una collezione ricca di charme, con un’orchestra liva che suona Time, la ballata di Hans Zimmer, utilizzata come colonna sonora del film Inception di Christopher Nolan. “Piango sempre quando la sento”, ha dichiarato la stilista, che con la collezione sembra voler lanciare un monito a sognare, prendendo come spunto il magico mondo della Disney. Fantasia intesa come libertà, capacità di improvvisazione ed energia creativa, per una eroina dall’anima bifronte: i toni zuccherosi da cartoon vengono infatti sapientemente smussati da linee sartoriali e suggestioni noir che ricordano le eroine dei film di Hitchcock, in un tripudio di note Forties. Largo a stampe ricche e sorprendenti, decorazioni preziose e tessuti pregiati, tra tuniche da indossare con pantaloni, pigiami palazzo in stampe jacquard e cappotti decorati con cigni metallizzati. Non mancano decorazioni floreali, tulle, tocchi di pelliccia e sapiente artigianalità declinata in chiave couture più che ready-to-wear. Diverse le linee e le proporzioni, che spaziano da maxi dress da grab soirée ad abitini in velluto, in un melting pot ispirazionale che attinge alle fiabe, al mood esotico ed ai paesaggi medio-orientali. Numerose le decorazioni, tra cristalli e broccati floreali ad impreziosire capispalla, come giacche in satin di seta ed effetti 3D realizzati con un uso magistrale delle paillettes. I lunghi abiti da sera sono impreziositi da decorazioni che raffigurano creature mitologiche ed alberi, ma anche cieli stellati e cristalli. In un front row esclusivo in cui spiccano nomi del calibro di Caroline Vreeland, la designer greca riesce ad incantare con una sorta di poema epico declinato in chiave cartoon: in passerella sfila una sorta di ninfa epica, che non lesina in capi principeschi e suggestioni gotiche.

La favola di Molly Goddard incanta Londra

Nuvole di tulle, strati di balze ed audaci t-shirt a righe: è uno stile all’insegna dei contrasti quello sdoganato da Molly Goddard, affermata stilista della nuova generazione, che ha incantato all’ultima settimana della moda londinese. La nuova collezione della designer sfila tra tavole imbandite, candelabri e bicchieri di vino, in una convivialità accogliente, che diviene filrouge dell’intera sfilata: quasi come un party tra adolescenti, la donna immaginata da Molly Goddard strizza l’occhio agli anni più spensierati, da vivere tra Coca-Cola, frutta fresca e note kitsch.

In passerella tripudio di tulle, tra rouches infantili e nostalgici revival di una puerilità che non è mai fine a se stessa. La stilista rielabora i codici estetici del suo stile, in bilico tra suggestioni Eighties e romantica femminilità. Le modelle indossano calzemaglia laminate e ballerine.

Largo anche a fiocchi di velluto, maniche a sbuffo e linee a trapezio, che culminano in gonne a ruota impreziosite da balze in soffice tulle: come una ballerina, la donna Molly Goddard indugia su un filone neoromantico tanto caro agli anni Ottanta. Non mancano i contrasti, anche arditi, che la vedono indossare le maxi gonne a balze con la più iconica t-shirt a righe declinata in nuance vitaminiche. Dimenticatevi dolcezza ed ingenuità, la ragazza sa il fatto suo e sfodera all’occorrenza grinta da vendere.



Per realizzare alcune delle creazioni che si alternano sulla passerella, sono stati necessari metri e metri di tulle finemente lavorato ed impreziosito da decorazioni: fantasia, sogno e delicatezza negli abiti da ballo e nelle proporzioni che ricordano i baby-doll, in una palette cromatica che indugia sui toni del rosa baby, del verde acqua e del corallo.

Nella tavola di ispirazione georgiana tante sono le generazioni a confronto: “Volevo guardare a tutte le generazioni, a come indossano gli abiti e a come si evolvono- anziane signore, bambine, donne di mezza età”, ha dichiarato la stilista, voce autorevole dei designer di nuova generazione. Non mancano leggings in Lycra, top a trapezio, decorazioni floreali, in uno stile divenuto iconico, che rende Molly Goddard the next big thing della moda britannica.

In passerella da Marc Jacobs tornano gli Swinging Sixties

Note rétro attraversano la passerella di Marc Jacobs: proporzioni a trapezio ed elmetti irriverenti che ricordano un po’ le creazioni di Andrè Courrèges e Paco Rabanne si alternano sul défilé della collezione autunno/onverno 2017-2018 presentata nell’ambito della fashion week newyorkese. Una sfilata iconica che unisce note sporty al glamour degli Swinging Sixties. Largo a linee a trapezio, per abitini e capispalla: trionfo di principe di Galles e stampe check, tra colli di pelliccia e cappelli ad elmetto. Non manca il denim rivisitato in chiave vintage, impreziosito da decorazioni a contrasto: sopra minidress laminati le modelle sfoggiano montoni e capi che sembrano usciti fuori dall’armadio della mamma, tra citazioni anni Sessanta e virtuosismi stilistici che attingono alla storia del costume. Una collezione ricca di sprint, che non lesina in dettagli hip-hop e tocchi Seventies: tripudio di losanghe e stampe iconiche, mentre ai piedi delle mannequin si alternano stivali flat e zeppe, in un sincretismo che unisce Youth culture e vintage. Nella cornice di Park Avenue Armory sfila una parata di cadetti in chiave luxury, sulle note di alcune hit celebri, tra cui Respect di Aretha Franklin: sull’improvvista passerella si alternano 40 uscite in cui dominano suggestioni streetstyle. Dimenticate coup de theatre ed entrate ad effetto, qui il fil rouge sembra essere la vita quotidiana, reinterpretata però in chiave ultra chic. Non mancano pizzi e merletti, accanto a pellicce e stampe patchwork. I cappelli ad elmo, firmati Stephen Jones, impreziosiscono ogni uscita, insieme alle catene in oro firmate dall’artista Urs Fischer. Le mannequin dalla magrezza sofferta costituiscono l’unica note stonata di un défilé perfetto.

L’eleganza minimale di Narciso Rodriguez

Stile vincente non si cambia: questo il leitmotiv della collezione autunno/inverno 2017-2018 di Narciso Rodríguez, che ha sfilato nell’ambito della New York fashion week. Anche lo stilista riflette sullo scenario politico attuale, posteriore all’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti d’America: il risultato è una sfilata impegnata, che interpreta un mood riflessivo e minimale, in pieno stile con l’estetica del brand. Tripudio di seta e pelle per una palette cromatica che abbraccia i toni della terra. A conferire un’aura di sensualità gli strategici cut out e un oblò nel petto a rivelare inediti tocchi di femminilità in una collezione prettamente sporty-chic. Sotto, il reggiseno nero regala ombre geometriche e virtuosismi cromatici tra effetti nude look ad alto tasso erotico. Non mancano paillettes e mirabolanti giochi cromatici a spezzare un filone che punta all’introspezione: Rogriduez si rivela contemplativo e sobrio, in un momento culturale da lui stesso definito come “una sfida per la vita di ogni creativo d’America”. Il momento politico funge allo stilista anche come riflessione generale sulla situazione attuale in cui versa il fashion system: “C’è così tanta moda. C’è troppa moda e troppo rumore e non penso che oggi sia appropriato”, ha aggiunto Rodríguez. La prossima stagione invernale vista da suoi occhi è intrisa di dettagli che omaggiano una femminilità nuova, più decisa e consapevole rispetto al passato, che non lesina tuttavia in dettagli tailoring, tra capospalla dalle proporzioni oversize e linee pulite. Largo a pregiato twill e crepe di seta, lana grigio mélange. Fluidità nelle silhouette e discreta eleganza, tra inusitati sprint cromatici che vertono sui temi dell’arancio, ma è bandita ogni decorazione: la palette cromatica abbraccia i toni neutrali, con tocchi di giallo ed azzurro.

Ashley Graham: la rivincita delle modelle curvy

Sguardo ammaliante, volto perfetto e curve atomiche, Ashley Graham è la regina delle modelle curvy: protagonista indiscussa dell’ultima fashion week di New York, la top model statunitense è apparsa in forma smagliante alla sfilata di Michael Kors, aprendo la strada alle sue colleghe curvy. Non è la prima volta che la splendida Ashley Graham sdogana le curve: la modella, nata in Nebraska il 30 ottobre 1987, è stata la prima modella plus size a finire sulla cover di Maxim e Sports Illustrated. Inoltre, forte della sua self-confidence, la bellissima Ashley poco tempo fa ha immortalato fieramente la propria cellulite in alcuni scatti pubblicati sul suo profilo Instagram, come monito per tutte le donne ad accettare i propri difetti.

Occhi a mandorla e labbra carnose per un metro e settantasette centimetri di altezza, Ashley Graham è nata a cresciuta a Lincoln, Nebraska, insieme ai genitori e alle due sorelle minori. Grande fotogenia e curve da capogiro, la ragazza viene notata da un agente della I & I Agency nel 2000 mentre fa la spesa all’Oak View Mall di Omaha, Nebraska.

Già l’anno seguente firma un contratto per la Wilhelmina Models; nel 2003 entra nella scuderia delle modelle della celebre Ford Models. Appena agli inizi della carriera, la bella Ashley appare su Vogue e su Glamour. Tanti sono i brand che se la contendono, da Levi’s a Marina Rinaldi. Nel 2013 la modella disegna una linea di lingerie per Addition Elle, mentre nel 2014 ottiene le cover di Harper’s Bazaar ed Elle Québec.

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Ashley Graham in passerella per Michael Kors


Il 2015 è l’anno della consacrazione: diviene infatti testimonial della campagna #CurvesInBikins promossa dalla celebre testata Sports Illustrated, che si apre grazie a lei alla bellezza curvy. Nel 2016 Ashley ottiene la cover della rivista. Divenuta ambasciatrice di una bellezza che esuli dalle taglie, la top model ha preso parte a numerosi dibattiti nelle scuole riguardanti l’accettazione di sé. Inoltre ha partecipato anche a missioni umanitarie in Sudafrica, con la Fondazione Themba.

La modella nel 2010 è convolata a nozze con Justin Ervin. Ora Ashley Graham mette a segno un altro successo sfilando sulla passerella di Michael Kors: è la prima volta infatti che un brand così famoso sul mercato americano ed internazionale decide di proporre un modello di bellezza curvy. Una rivoluzione che vede la Graham capostipite di una nuova filosofia, che esula finalmente dal concetto di taglia e punta invece alla riscoperta di una bellezza autentica.


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Suggestioni esotiche in passerella da Ralph Lauren

Fresca e leggiadra la collezione Ralph Lauren primavera/estate 2017: la location scelta per la sfilata è una sorta di giardino intriso di suggestioni quasi fiabesche. Qui lo stilista statunitense si erge a cantastorie, dando vita ad un défilé affascinante dai risvolti onirici. In passerella una parata di abiti in raso di seta, tra femminilità all over e citazioni fairytale: la location scelta per il défilé è il flagship di Madison Avenue. I primi due piani dello store sono stati trasformati per l’occasione in un mondo incantato interamente ricoperto di fiori: le pareti sono state interamente inondate da una pioggia di orchidee, circa 100.000 o poco più, secondo le stime, accanto a muschio, agavi e piante di vario tipo. Una natura lussureggiante accoglie le modelle, tra suggestioni esotiche e paesaggi silvestri rubati alla mitologia. Romanticismo e delicatezza dominano in una collezione che abbraccia ancora una volta la filosofia del see-now buy-now: già 48 ore dopo il défilé i capi sono già stati messi in vendita online e in alcuni store selezionati in tutto il mondo. La palette cromatica indugia sui toni sabbia, tra beige, gold all over e bianco. Sensualità nelle spalle nude e comfort nelle giacche e nei pantaloni, che strizzano l’occhio ad uno stile casual intriso di note sporty-chic. Silhouette fluide e tessuti preziosi si alternano tra pelle, suede, sete delicate e dettagli in micro paillettes, tra tessuti laminati che esaltano le linee dei capi e si adattano sia al giorno che alla sera. Come una dea la donna Ralph Lauren sfoggia lunghi abiti da sera in raso di seta dorato, con gonne a forma di petalo e giacche biker: trionfo di porpora e violetto si alterna alla palette di toni caldi che omaggiano le dune del deserto. In passerella sfila una nomade in chiave luxury, tra note animalier e tripudio di eleganza declinata in chiave esotica.

Hubert de Givenchy: il genio della moda compie 90 anni

Il suo nome è sinonimo di un’eleganza insuperabile e di uno stile entrato nella storia: spegne oggi 90 candeline monsieur Hubert de Givenchy, blasonato protagonista della moda del Novecento, celebre ideatore del little black dress e sublime arbier elegantiae. Chi non ricorda i suoi costumi per pellicole celebri, da Sabrina a Colazione da Tiffany? Portatore di una rivoluzione nella moda, Givenchy è stato precursore degli anni Sessanta e sublime interprete di un glamour che ha fatto sognare intere generazioni.

Il conte Hubert James Marcel Taffin de Givenchy è nato a Beauvais il 21 febbraio 1927 dal marchese Lucien Taffin de Givenchy e da Beatrice Badin, detta Sissi. La famiglia vanta una lunga discendenza nobiliare che trova le sue radici in Italia, precisamente a Venezia (il cognome originario era infatti Taffini): correva l’anno 1713 quando alla famiglia venne conferito il titolo di marchesi. Il giovane Hubert ha un fratello maggiore, Jean-Claude, che erediterà il titolo di marchese e successivamente diverrà presidente della linea dei profumi della maison. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1930 per le conseguenze di un’influenza, il piccolo Hubert, che all’epoca ha appena tre anni, viene cresciuto dalla madre e dalla nonna materna, Marguerite Dieterle Badin, vedova di Jules Badin. A diciassette anni, andando contro il volere della famiglia, Hubert si trasferisce a Parigi, dove studia presso l’École des Beaux-Arts.

La sua carriera inizia da Jacques Fath nel 1945. Successivamente Hubert diviene apprendista per Robert Piguet e Lucien Lelong, lavorando accanto a Pierre Balmain e Christian Dior. Dal 1947 al 1951 lavora anche per Elsa Schiaparelli. Nel 1952 lo stilista fonda la casa di moda che porta il suo nome: il successo è immediato, a partire dalla prima collezione, che vede come capo iconico la celebre blusa Bettina, dedicata alla mannequin Bettina Graziani. Lo stile Givenchy si impone subito per i suoi tratti fortemente innovatori, rispetto al più conservatore Dior.

Hubert de Givenchy in uno scatto di Frédéric Huijbregts, 1985
Hubert de Givenchy in uno scatto di Frédéric Huijbregts, 1985


Audrey Hepburn in Givenchy, foto di Cecil Beaton, 1964
Audrey Hepburn in Givenchy, foto di Cecil Beaton, 1964


Capucine in Givenchy, foto di Genevieve Naylor, 1954
Capucine in Givenchy, foto di Genevieve Naylor, 1954


A 25 anni Hubert è lo stilista più giovane sulla scena parigina: acclamato dalla stampa e amatissimo dalle dive, in primis Audrey Hepburn, che incarnerà alla perfezione il suo stile. Il primo incontro tra il couturier e l’attrice avviene nel 1953 durante le riprese di Sabrina: lui in realtà attende nel suo atelier Katherine Hepburn e non l’allora semi sconosciuta Audrey. Fu subito amore a prima vista: per lei Hubert crea capi entrati di diritto nella storia del costume. Il sodalizio continua nel 1961, nella pellicola che forse più di qualunque altra ha contribuito a rendere lo stile Givenchy iconico: per Holly Golightly, celebre protagonista di Colazione da Tiffany interpretata ancora una volta da Audrey Hepburn, lo stilista crea il famoso LBD. Il resto è storia.

Tra le clienti più affezionate del couturier figurano nomi di spicco del jet-set internazionale, attrici, socialite e teste coronate: la lista è davvero impressionante ed annovera figure del calibro di Marella Agnelli, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Marlene Dietrich, Mona von Bismarck, Cristiana Brandolini d’Adda, Sunny von Bülow, Maria Callas, Capucine, Daisy Fellowes, Greta Garbo, Gloria Guinness, Dolores Guinness, Grace Kelly, Jeanne Moreau, Jacqueline Kennedy Onassis, Babe Paley, Lee Radziwill, Jacqueline de Ribes, Pauline de Rothschild, Diana Vreeland e la duchessa di Windsor, solo per citarne alcune.


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Nel 1953 lo stilista lancia l’abito a sacco, nel 1958 il mantello con collo avvolgente, nel ’59 l’abito a palloncino e l’abito a bustino. Nel 1954 nasce la prima collezione di prêt-à-porter. Nel 1969 arriva anche la linea uomo. Intanto lo stilista incontra il suo idolo, Cristobal Balenciaga: quando questi decide di ritirarsi dalla moda, nel 1968, Givenchy eredita la sua clientela.

Hubert de Givenchy si distingue per il suo stile moderno: lo stilista sdogana l’uso di materiali come il satung, misto di satin e shantung, la flanella, l’organza, il lino. Ben presto il marchio si estende a scarpe, asciugamani, ombrelli, accessori, bijoux, profumi, fino alla celebre Lincoln Continental, l’automobile di Ford firmata dallo stilista. Seguono le fragranze, come L’Interdit e Le de Givenchy: il volto della campagna pubblicitaria è ancora una volta quello di Audrey Hepburn, musa amatissima dallo stilista ed amica per la vita. Sarà proprio l’amato Hubert a mandarle un jet privato quando l’attrice, già malata di cancro, si troverà costretta a lasciare improvvisamente l’Africa per fare ritorno in Svizzera e ricevere le cure necessarie. L’affezionato Hubert riempirà di fiori la cabina che vedrà l’ultimo viaggio della diva.

Suzy Parker in Givenchy, foto di Georges Dambier, Elle 1954
Suzy Parker in Givenchy, foto di Georges Dambier, Elle 1954


Foto di Irving Penn, 1967
L’iconico stile Givenchy immortalato da Irving Penn, 1967


Sofisticato come pochi, Givenchy nel 1970 viene incluso nella Hall of Fame dell’International Best Dressed List, creata nel 1940 da Eleanor Lambert. Nel 1995 lo stilista decide di ritirarsi dalla scene: il suo successore fu John Galliano, seguito da Alexander McQueen, che restò alla direzione creativa della maison per cinque anni; dal 2001 al 2004 fu la volta di Julien Macdonald ed infine, dal 2005, di Riccardo Tisci, che ha da poco detto addio alla maison dopo dodici anni.

La diva globetrotter di Chiara Boni La Petite Robe incanta New York

Una diva contemporanea dall’anima globetrotter è la donna immaginata da Chiara Boni: la stilista italiana, da anni protagonista acclamata della fashion week newyorkese, per la collezione autunno/inverno 2017-2018 di La Petite Robe si ispira ad una viaggiatrice di lusso che non rinuncia alla femminilità. Sofisticata interprete del jet-set internazionale, la protagonista della sfilata è una diva capricciosa che gira per il mondo con uno stuolo di valigie al seguito, un po’ come era solita fare Millicent Rogers, eccentrica icona americana che non si separava mai dalle sue trentacinque valigie. Fieramente sopra le righe, la donna Chiara Boni La Petite Robe sfoggia un’eleganza evergreen, tra turbanti preziosi e LBD d’ordinanza, capo simbolo del brand. La collezione, intitolata Grand Hotel, evoca le atmosfere lussuose di un hotel: tanti sono i valletti al servizio della dama, che non lesina in suggestioni luxury per le sue peregrinazioni, scegliendo rigorosamente hotel di lusso. Perfettamente àplomb in ogni contesto, la donna che calca la passerella sfoggia bodycon dress ed indossa copricapi che ricordano il glamour della vecchia Hollywood: in un caleidoscopico vortice di note metallizzate torna l’iconico jersey, immancabile cifra stilistica di ogni collezione Chiara Boni La Petite Robe. Tra tubini con finte zip decoro ed inserti in pelle ad accentuare la silhouette femminile, spiccano cinture che enfatizzano il punto vita e cuciture strategiche. Non mancano tocchi aggressivi come i leggings effetto seconda pelle, mentre le giacche sono in velluto stretch e i capispalla asimmetrici. Sul finale parata di capi da gran soirée, impreziositi da dettagli metallici sulle maniche o sui fianchi. Una collezione pensata per la donna che non vuole rinunciare al lusso né alla femminilità: tra tocchi lady like sfila un’eleganza intrisa di note rétro sapientemente spezzate da un forte legame con la contemporaneità. Dinamica ed iperfemminile, la donna Chiara Boni sfoggia abiti lunghi profilati con inserti brillanti; esplosione di romantici tulle e rouches, tra velluti preziosi e texture metallizzate; tripudio di curve nelle gonne a matita; note bon ton nei cappottini a ruota, mentre micro cristalli decorano gli abiti a sirena. Una prova magistrale per la stilista, amatissima dal mercato americano.

Note rétro in passerella da Anna Sui

Il glamour del passato ispira ad Anna Sui la collezione autunno/inverno 2017-2018: la figura della celebre interior designer Elsie de Wolfe, creatrice di dimore principesche, funge da ispirazione predominante di una sfilata dal fascino bohémien. Lo stile del brand, intriso da sempre di note folk e stampe patchwork di ispirazione gipsy, si arricchisce per questa stagione di un tocco rètro, che strizza l’occhio ai fasti del passato: figura ribelle e rivoluzionaria, Elsie de Wolfe firmò il decor di dimore principesche, annoverando tra i suoi clienti figure di spicco del jet set internazionale, come la Contessa Dorothy di Frasso. Una collezione che evoca atmosfere cameratesche e feste da sogno, come l’indimenticabile Circus Ball, che la designer organizzò nel 1938 a Villa Trianon, Versailles, dove conviveva con la sua compagna Elisabeth Marbury, per celebrare la collezione di Elsa Schiaparelli dedicata al mondo circense. “Ci sono tracce di quelle donne nella collezione ma anche elementi di decor”, ha dichiarato Anna Sui. Tra atmosfere decadenti e bohémien, sfilano tessuti preziosi, in una parata di velluti e broccati di seta, tra stampe jacquard impreziosite da chinoiserie e tocchi di pelliccia, note folk nelle frange e nel pizzo. Apre il défilé una splendida Gigi Hadid e si alternano sulla passerella Bella Hadid, Taylor Hill e quasi tutte le top model del momento, strizzate in capi dal retrogusto gotico, tra tocchi vittoriani e pizzo elisabettiano: non manca una sana dose di humour, tra spille raffiguranti gattini e coniglietti realizzate da Erickson Beamon. Coerente alla sua estetica, Anna Sui propone un inedito tema per una collezione ricca di charme timeless.

La valchiria metropolitana di Michael Kors

Sensualità e grinta sono stati gli ingredienti della sfilata Michael Kors, come sempre protagonista indiscusso della fashion week newyorkese. Una collezione autunno/inverno 2017-2018 che sdogana il potere femminile, attraverso capi evergreen e note irriverenti: lo stilista prende parte alla querelle che ha visto schierati politicamente numerosi designer contro l’amministrazione Trump. La paura del diverso, la chiusura delle frontiere e un senso crescente di estraneità rispetto al mondo trovano espressione sulla passerella di Kors, divenendo i temi cardine della sfilata, che ha visto tra le tante top la presenza della top model curvy Ashley Graham: una rivoluzione estetica di portata storica, che apre ufficialmente il prêt-à-porter alle modelle curvilinee, sdoganandone la bellezza. Grintosa e appariscente, la donna Michael Kors sfoggia capispalla in pelliccia e charme da vendere: sicura di sé calca la passerella con falcate da valchiria metropolitana. “Sono cresciuto con molte donne forti e volevo che l’intera collezione riguardasse un mix di forza e sensualità”, ha dichiarato lo stilista. Così il glamour che da sempre contraddistingue il brand accentua lo spirito urban, cifra stilistica di Kors, proponendo una parata di top model storiche accanto a volti giovani che incarnano il nuovo sogno americano, come Bella Hadid e Kendall Jenner: ecco sfilare Carolyn Murphy, Amber Valletta ed Isabeli Fontana accanto alla splendida Ashley Graham, simbolo dell’apertura al nuovo. Tra richiami Eighties e sinuosa femminilità sfilano capi classici dal piglio sartoriale, tra cappotti ed abiti blouson a stampa animale. Esplosione di pelliccia, per capi che esaltano le curve della silhouette. In passerella anche qualche uscita maschile: anche qui il classico domina, tra capispalla dalle suggestioni tailoring e parka oversize.

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