Venezia 2015- In Laguna sbarca il glamour

E’ iniziata la 72esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’evento più glamour della Laguna ospita divi di Hollywood ed attori italiani. Grande successo per la madrina scelta per la kermesse di quest’anno, la top model e attrice italo-egiziana Elisa Sednaoui, che ha brillato durante il red carpet avvolta in un sontuoso abito Armani Privé e gioielli Buccellati.

La sfilata sul fatidico tappeto rosso non ha deluso le aspettative dei curiosi in fatto di look. Tripudio di Valentino, che si conferma la maison più richiesta dalle dive: hanno scelto di vestire Valentino Kasia Smutniak e Franca Sozzani. Giochi di balze in voile e romantiche fantasie floreali miste ad arabeschi per la Smutniak, che appariva quasi eterea in uno dei look più raffinati tra quelli che hanno sfilato sul red carpet. Dieci e lode.

Franca Sozzani ha scelto invece un lungo abito Valentino con stampe di suggestione azteca: mood boho-chic con accenni etnici per la direttrice di Vogue Italia, che anche stavolta non sbaglia un colpo.

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Elisa Sednaoui in Giorgio Armani Privé e gioielli Buccellati
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Kasia Smutniak in Valentino

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Anche Franca Sozzani sceglie Valentino


Principesca la mise adottata da Diane Kruger, firmata Prada: l’attrice ha calcato il red carpet in un candido abito con strascico impreziosito da decorazioni gioiello, da vera diva.

Grande successo anche per Philosophy di Lorenzo Serafini, brand scelto dalla bellissima top model brasiliana nonché angelo di Victoria’s Secret Alessandra Ambrosio e dalla cantante italo-marocchina Malika Ayane.

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Diane Kruger in Prada
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Alessandra Ambrosio in Philosophy by Alberto Serafini e gioielli Pasquale Bruni

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Malika Ayane in Philosophy by Lorenzo Serafini


La Ambrosio ha scelto un lungo abito bianco per evidenziare l’abbronzatura carioca. Pizzo bianco e cut-out ad esaltare il fisico tonico, per un look romantico. Hanno completato l’outfit i gioielli firmati Pasquale Bruni. Più aggressiva Malika Ayane: se la scollatura castigata conferiva un tocco romantico al lungo abito nero, le tasche in contrasto cromatico donano all’outfit quel tocco rock che ben si addice alla personalità della cantante.

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Fiammetta Cicogna in Alberta Ferretti
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Clotilde Courau in Alberta Ferretti
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Nastassja Kinski in Alberta Ferretti

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La giurata Elizabeth Banks in Dolce & Gabbana


Botticelliana Fiammetta Cicogna, che ha brillato in un lungo abito firmato Alberta Ferretti dalle decorazioni ispirate allo stile Liberty e all’Art Nouveau. Un capo dal grande impatto visivo e dallo stile unico, grazie al quale Fiammetta Cicogna è stata una delle più eleganti in assoluto.

Alberta Ferretti ha vestito anche Nastassja Kinski e Clotilde Coureau . La Kinski -resasi protagonista di una mini rissa con un giornalista, a cui avrebbe tirato addosso un bicchiere di vino- ha scelto un abito rosso che accentuava il suo fisico morbido. Clotilde Courau appariva invece più austera in un abito nero della collezione A/I 2015-2016.

Ha scelto invece Dolce & Gabbana l’attrice Elizabeth Banks, a Venezia in qualità di giurata. Per lei sul red carpet un lungo abito bianco profilato di pietre preziose.

Rivoluzione democratica da Givenchy

Svolta democratica in casa Givenchy: la maison più antica e prestigiosa apre al pubblico le sue prossime sfilate. In tempi in cui le tendenze partono dal basso e in cui il fenomeno dello streetstyle e il lavoro dei fashion blogger hanno reso la moda a portata di tutti, la celebre casa di moda francese ha annunciato che le sfilate per la Primavera/Estate 2016 saranno aperte al pubblico.

Una vera e propria rivoluzione a misura d’uomo, che fa riflettere non poco sul sistema del fashion: se a fare questa scelta è un brand storico ed elitario, nato dal genio del conte Hubert de Givenchy, è segno che qualcosa va cambiato: la moda non può più essere ad appannaggio di una ristretta élite.

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Givenchy ha già fatto molto parlare di sé per aver ingaggiato come testimonial Donatella Versace

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Una foto della campagna autunno/inverno 2015/2016 con Donatella Verdace come testimonial


Dopo aver infranto un altro tabù, ingaggiando come testimonial per la campagna autunno/inverno 2015-2016 la “rivale” Donatella Versace, Riccardo Tisci si dimostra ancora una volta genio del marketing con questa scelta coraggiosa.

La sfilata, che avrà luogo il prossimo 11 settembre, avrà scopo didattico, in quanto vedrà la partecipazione degli studenti delle principali scuole di moda americane. Inoltre sono stati già resi noti i siti web in cui anche la gente comune può procurarsi i biglietti.


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Lo stile di Elisa Sednaoui

Lo stile di Elisa Sednaoui

È la modella più cosmopolita ed intellettuale nonché madrina del prossimo Festival del Cinema di Venezia: Elisa Sednaoui è una delle top model più affascinanti degli ultimi tempi.

Classe 1987, un’infanzia trascorsa in Egitto, Elisa è una vera cittadina del mondo: numerosissimi i viaggi, che, dopo una breve parentesi italiana, la portano a Parigi e infine a New York. La brillante carriera nella moda inizia dopo il conseguimento del diploma di maturità: nel 2008 debutta sulle passerelle newyorkesi di Dolce & Gabbana.

Definita nel 2010 rising star della moda da vogue.it, appare nelle campagne pubblicitarie di Emilio Pucci, Diane von Fürstenberg e Moschino. Bellezza aristocratica, la top model italo-egiziana fa il pieno di cover su magazine prestigiosi quali L’Officiel e Vogue.

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Elisa Sednaoui è nata nel 1987
Fotografata da Peter Lindbergh per Vogue Italia settembre 2012
Fotografata da Peter Lindbergh per Vogue Italia settembre 2012

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La top model italo-egiziana sfoggia spesso un look bohémien


Elisa Sednaoui ha due calendari Pirelli al suo attivo: l’edizione firmata Karl Lagerfeld, nel 2011, e quella del 2013. Inoltre Elisa ha già preso parte a diversi film e ha ricevuto critiche entusiastiche anche per le sue interpretazioni da attrice.

Madre del piccolo Jack, avuto da Alexander Dellal, la modella è stata scelta come madrina della 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si terrà dal 2 al 12 settembre 2015.

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Suggestioni rock per la sfilata Chanel
Elisa Sednaoui in Chanel
Elisa Sednaoui in Chanel
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Ancora un look firmato Chanel per la top model

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La Sednaoui parla cinque lingue ed ha vissuto a lungo all’estero


Lo stile della top model rispecchia perfettamente la sua anima bohémien: lunghi abiti svolazzanti si mixano ad un tocco rock per uno stile moderno e giovane. Coroncine sui capelli, lunghe gonnellone gipsy e ankle boots, la top model sfoggia spesso un look boho-chic. Perfetta sulla cover di The Edit nel giugno del 2014 in un lungo caftano prezioso, Elisa Sednaoui ha lo charme delle dive di una volta. Un volto interessante come pochi e un gusto particolare nel vestire ne hanno fatta una vera icona di stile.

Elisa Sednaoui per The Edit, giugno 2014
Elisa Sednaoui per The Edit, giugno 2014
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In Egitto, dove la modella ha trascorso l’infanzia
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Sposata dal 2014 con Alexander Dellal, la modella ha avuto un figlio da quest’ultimo

L’impero di Hattie Carnegie

Ci sono nomi che sono entrati di diritto nella storia della moda, imponendosi per talento, forza di volontà o senso degli affari. Hattie Carnegie è uno di questi: e se tanti sono coloro che ne hanno sentito parlare, molti di meno sono quelli che sanno esattamente chi sia stata Hattie Carnegie e quale sia stato il suo contributo alla moda internazionale.

In anticipo di circa un secolo rispetto a Philip Treacy, i cappellini di Hattie Carnegie hanno rivoluzionato il gusto di tutto il Novecento. Self-made woman e brillante imprenditrice, i suoi negozi importavano i migliori brand di Parigi, tra cui Chanel e Dior, assai prima di Saks Fifth Avenue. Mirabile trendsetter, Hattie Carnegie è stata la prima ad aver introdotto il ready-to-wear. Ma questa è solo una delle tante rivoluzioni che si devono a lei.

Hattie Carnegie nasce a Vienna nel lontano 1880 come Henrietta Kanengeiser. Iniziata alla magia della moda dal padre, sarto di origine ebrea, quando Henrietta non ha ancora compiuto sei anni i suoi genitori partono alla volta degli Stati Uniti d’America e si stabiliscono a New York City.

Si narra che la piccola Henrietta, a bordo della nave che l’avrebbe portata oltreoceano, chiese ad uno dei passeggeri chi fosse il più ricco d’America, e sentendosi rispondere Andrew Carnegie decise di adottare quel cognome, cosa che in seguito fece tutta la sua famiglia, prassi questa assai diffusa tra gli immigrati negli USA dei primi del Novecento.

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Selene Mahri in cappello e guantini Hattie Carnegie
Suzy Parker in cappellino e abito Hattie Carnegie, Vogue, 15 settembre 1953
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Hattie Carnegie era originaria dell’Austria e si trasferì negli Stati Uniti all’età di 6 anni

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Mary Jane Russell in Hattie Carnegie, 1950, foto di Hal Phyfe


Quando Hattie è ancora poco più che un’adolescente, apre con l’amica Rose Roth un piccolo negozio dove vende cappellini alla moda, all’East Village. L’amica Rose confezionava anche dei vestiti mentre Hattie, che non sapeva cucire, si occupava della creazione dei cappelli, che selezionava con cura guardando con particolare attenzione la moda che negli stessi anni andava formandosi a Parigi. Il piccolo atelier, a cui le due amiche diedero il nome di “Carnegie-Ladies’ Hatter”, ebbe molto successo e in pochi anni gli affari andarono talmente bene che le due furono in grado di assumere dei dipendenti. Hattie non era in grado di cucire ma era addetta alle public relations e trattava con i dipendenti e coi clienti.

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Un ritratto della designer su LIFE
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Hattie Carnegie fu trendsetter e businesswoman di successo

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Celebri i cappellini Hattie Carnegie, come anche i gioielli


Qualche anno dopo, Hattie compra le quote della società dalla sua amica Rose e nasce così il nuovo negozio situato sull’Upper West Side. Hattie continua a mettersi in gioco e a studiare le tendenze della moda parigina. Compie diversi viaggi a Parigi, dove si reca spesso alle sfilate di moda. Seleziona così i modelli che poi lei stessa venderà nel suo negozio, e in un anno arriva a compiere anche sei/sette viaggi di lavoro.

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La socialite Brenda Frazier in Hattie Carnegie
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Modelle indossano tailleur Hattie Carnegie, 1951

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Cappellino con piuma Hattie Carnegie


Finalmente, nel 1923, Hattie apre la sua nuova boutique al numero 42 della celebre Quarantanovesima Strada di New York: qui, accanto alla propria linea personale, la Hattie Carnegie Couture, la brillante imprenditrice vendeva capi Chanel, Dior e Vionnet, una linea di pellicce, numerose linee di pret-à-porter, una linea di gioielli, una linea di cosmetici e persino una linea di cioccolatini.

La sua boutique si impose in breve come leader a New York, e attrasse clienti come Joan Crawford e la Duchessa di Windsor, affascinate dal gusto di Hattie, che si rivelò maestra nel capire le potenzialità dei brand in ascesa nonché ella stessa trendsetter ante litteram.

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Abito da sera Hattie Carnegie
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Campagna pubblicitaria Hattie Carnegie, 1943

 

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Un modello apparso su LIFE Magazine

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Carmen dell’Orefice in Hattie Carnegie


I negozi col marchio Hattie Carnegie arrivarono ad espandersi a macchia d’olio, e l’imprenditrice non avvertì minimamente gli effetti della Grande Depressione, arrivando ad avere un fatturato tale da contare, nel 1940, oltre mille impiegati che si occupavano dei diversi dipartimenti, dal reparto manifatturiero fino alla gioielleria, settore in cui Hattie Carnegie divenne leader. Il successo mondiale fu raggiunto nel 1950, quando le venne affidato l’incarico di progettare le uniformi del Women’s Army Corps.

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Un modello del 1939, foto di Horst P. Horst
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Foto di John Rawlings, 1946

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Barbara Mullen in Hattie Carnegie, Vogue febbraio 1952


Il nome di Hattie Carnegie divenne in breve sinonimo di eleganza e stile. Una delle sue massime più famose voleva che fosse “la donna ad indossare l’abito e non viceversa”. Senza avvertire un attimo di crisi nemmeno durante la guerra, Hattie Carnegie dagli anni Cinquanta iniziò a creare con successo anche abiti da sera.

Tra i nomi che hanno prestato servizio a vario titolo all’interno di Hattie Carnegie troviamo Norman Norell, Travis Banton, Pauline Trigère, Jean Louis e Pauline de Rothschild.

Hattie morì nel 1956 ma il suo nome è entrato di diritto tra le stelle della moda e le creazioni del suo celebre store sono state esposte, tra gli altri, al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York.


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L’arte fotografica di Louise Dahl-Wolfe

Kate Moss nuovo volto di Etro

È Kate Moss il volto scelto da Etro per la nuova campagna A/I 2015-2016.

Una collezione ricca di suggestioni orientali: stoffe pregiate, in primis broccato di seta e tessuti damascati, rendono prezioso e opulento l’inverno della maison. Un mirabile patchwork di stampe etniche e giochi di arabeschi su fantasie tapestry dal grande impatto visivo.

La collezione Autunno/Inverno 2015-2016 firmata Etro ha scelto come testimonial Kate Moss. Icona d’eleganza, amante dello stile bohémien, la modella viene immortalata come una dea gipsy per degli scatti dal sapore orientale. Quasi un bazar ton sur ton per immortalare l’anima della nuova collezione.

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Scattata a Roma da Mario Testino, la nuova campagna Etro vede il ritorno della top model che appare ancora una volta a suo agio nel mood boho-chic.

Ritorna il motivo paisley, cifra stilistica del brand fondato nel lontano 1968 da Gimmo Etro. La maison, gioiello del Made in Italy, non sbaglia un colpo.


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Trend A/I: Bohemian Rhapsody

Diciott’anni senza Lady D.

Se ne andava tragicamente il 31 agosto 1997, a causa di un incidente automobilistico avvenuto sul tunnel dell’Alma, a Parigi, Lady Diana Spencer.

La principessa triste, così come viene ricordata, è stata il simbolo di un’epoca. Bella ed infelice, è stata a lungo al centro delle cronache per il suo matrimonio con il principe del Galles. È una favola al contrario, quella di Diana. Lei, fine aristocratica, sposando giovanissima Carlo diviene futura regina di un regno che sembra non appartenerle. Dalla bellezza assai più delicata rispetto alla rivale Camilla Parker Bowles, Diana è stata un’icona di stile tra le più ammirate degli anni Novanta. Una sensualità castigata che forse quel matrimonio infelice tendeva a reprimere; ma bastava un tubino ed il suo sex appeal veniva fuori.

Amata da Versace e Valentino, Diana si è distinta anche nel sociale: numerose le sue opere di beneficenza. Struggenti le note di Elton John che hanno accompagnato la cerimonia funebre. Resteranno sempre impressi nella nostra memoria quei versi originariamente dedicati a Marilyn Monroe, altra diva tormentata e fragile, poi cambiati in onore della Rosa d’Inghilterra, prematuramente scomparsa.

Nel 1985 alla Casa Bianca, Diana ballò con John Travolta
Nel 1985 alla Casa Bianca, Diana ballò con John Travolta
Diana è stata una grande icona di stile
Diana è stata una grande icona di stile

Sensuale nel celebre Little Black Dress Valentino
Sensuale nel celebre Little Black Dress Valentino


Lo stile di Lady D. era figlio dei tempi: una principessa moderna, dalla grande personalità, e forse per questo in triste contrasto con l’etichetta imposta alla corte della rigida Elisabetta. Da film il suo ballo alla Casa Bianca con John Travolta, durante una cena ufficiale. Immortalata per Vogue da Mario Testino, la principessa è stata oggetto del gossip più sfrenato, durante gli ultimi mesi di vita, a causa della sua relazione con Dodi Al-Fayed, scomparso con lei nel medesimo incidente avvenuto a Parigi.

Nell'estate del 1997
Nell’estate del 1997
Lady Diana ritratta da Mario Testino
Lady Diana ritratta da Mario Testino
Uno scatto che ritrae Diana in jeans
Uno scatto che ritrae Diana in jeans

Diana Spencer in tailleur
Diana Spencer in tailleur


Bellissima in jeans e camicia, indimenticabile il buffo abito da sposa, in perfetto stile Eighties, sontuoso, quasi una meringa, stemperato dalla dolcezza dei lineamenti della principessa triste. Tante le mise con spalline, must-have degli anni Ottanta. Una linea perfetta che rendeva la principessa impeccabile in tailleur, nonostante la bulimia che l’attanagliava. Perfetta in LBD, come nel celebre modello Valentino. Famosa la sua predilezione per Tod’s, di cui era solita indossare il modello passato alla storia come D-Bag, e per la Lady Dior, spesso paparazzata tra le sue mani.

In tenuta sportiva con l'immancabile D Bag di Tod's
In tenuta sportiva con l’immancabile D Bag di Tod’s
Splendida in tailleur con la D Bag
Splendida in tailleur con la D Bag

A Liverpool nel 1995 con la Lady Dior sotto braccio
A Liverpool nel 1995 con la Lady Dior sotto braccio


Numerosi sono gli outfit di Diana citati dalla nuova principessa, Kate Middleton, dal 2011 sposa di William. Un’eredità pesante che forse trova il più naturale sbocco nell’affetto sincero che il popolo britannico sembra provare nei suoi confronti.

Trend A/I: Bohemian Rhapsody

La stagione A/I 2015/2016 ci riporta indietro nel tempo, fino agli indimenticabili anni Settanta. Un trend che non è mai stato così amato, tanto da divenire ora protagonista assoluto delle passerelle per la prossima stagione invernale.

Un tripudio di stampe paisley, su lunghi abiti in impalpabile chiffon dalle suggestioni boho-chic. Lo stile bohémien conquista sempre più imponendosi come trend incontrastato per l’inverno 2016. Uno stile che piace perché sta bene a tutte e perché dona uno charme particolare.

La donna proposta dagli stilisti nelle collezioni A/I è una moderna hippie chic che indossa pantaloni a zampa d’elefante, monili etnici e outfit in pieno stile festival. Largo a caftani da giorno e da sera, da indossare con gilet o giacche in montone, stivali in camoscio o sandali da schiava. Fiori intrecciati tra i capelli o foulard usati alla stregua di turbanti completano il look gipsy.

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Oggi come ieri. Pantaloni e blusa di seta Mohanjeet, colbacco in pelliccia Gelot, foto di di Peter Knapp per Elle France, 1970.
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Edita Vikeviciute posa come una gitana extra lusso per Roe Ethridge, W Magazine Giugno-Luglio 2015
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La moda A/I 2015/’16 trae spunto dagli anni Settanta
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Andreea Diaconu per Mario Sorrenti, Vogue Paris marzo 2015
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Ispirazione boho-chic per Yves Saint Laurent, nella sua Russian Collection, 1976
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Veruschka per Artisans du Liban et d’Orient, Vogue Paris Settembre 1969
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Marisa Berenson fotografata da Gian Paolo Barbieri, 1969
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Meng Zheng per Vogue Cina, maggio 2015

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Veruschka in gipsy style, Vogue aprile 1969


Trionfa su tutto il caftano, capo simbolo della cultura hippie, da indossare con gioielli antichi dal sapore etnico, frange e accessori di ispirazione folk: questo autunno dimenticatevi di essere nel 2015, la moda parla inequivocabilmente Seventies.

Armate di flower power ci aggingiamo a vivere una stagione all’insegna di suggestioni antiche ma mai dimenticate. Erano gli anni dell’amore libero, della fratellanza universale e delle maxi gonne che tutte, da bambine, abbiamo visto nel guardaroba della mamma. Una moda fresca e colorata, capace di dare vita anche al più grigio degli inverni.

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Angela e Audrey Lindvall fotografate da Mikael Jansson per Vogue Italia, Ottobre 2001
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Raquel Zimmermann in stile bohémien per Vanity Fair
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Frida Gustavsson fotografata da Magnus Magnusson per Elle Svezia novembre 2010
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Sasha Pivovarova per Mikael Jansson, Vogue US febbraio 2014

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Fashion shoot al Teatro Antico di Taormina, Sicilia, L’Officiel #567, tuta Yves Saint Laurent, P/E 1969


È una luxury hippie quella proposta da Burberry Prorsum, tra maxi poncho e dettagli shabby-chic. Pregiati velluti e broccati di seta sono stati i protagonisti assoluti della sfilata di Alberta Ferretti, in una collezione in cui notevoli sono i rimandi folk ed etnici, quasi un tributo alla famosa Russian Collection proposta da monsieur Yves Saint Laurent nel lontano 1976.

Richiami etno chic anche da Dries van Noten, in cui si respira piena atmosfera boho-chic. Valentino propone un excursus attraverso gli anni Sessanta e Settanta, spaziando dal mood optical alle suggestioni quasi fatate di abiti che ricordano la magia di Ossie Clark e Thea Porter. Note floreali da Giambattista Valli, sebbene prevalga anche qui un mood swinging che rimanda al decennio precedente.

Giambattista Valli
Giambattista Valli
Valentino
Valentino
Isa Stoppi in Valentino
Isa Stoppi e Janette Christensen in Valentino Haute Couture 1971, foto di Chris von Wangenheim
Burberry Prorsum
Burberry Prorsum
Dries Van Noten
Dries Van Noten

Mood folk da Alberta Ferretti
Mood folk da Alberta Ferretti


Protagonista delle passerelle è uno stile wild, che predilige lunghezze maxi e tessuti svolazzanti come lo chiffon di seta. Largo alle stampe, in primis cachemire e paisley, rivisitate nei toni più caldi e nei colori più accesi. E se Dsquared ripropone il mood andino di un genio della moda quale è stato Giorgio di Sant’Angelo, la donna vista da Anna Sui è una santona di lusso direttamente presa in prestito alle comuni anni Settanta.

Veruschka wearing Giorgio Di Sant' Angelo for “The Magnificent Mirage” by Franco Rubartelli, 1968.
Veruschka in Giorgio Di Sant’ Angelo per lo shoot ricordato come “The Magnificent Mirage”, foto Franco Rubartelli, 1968.
Dsquared2
Dsquared2
Natasha Poly, foto di Mert Alas & Marcus Piggott, Vogue Paris settembre 2015
Natasha Poly, foto di Mert Alas & Marcus Piggott, Vogue Paris settembre 2015
Stampe batik da Anna Sui
Caftani in stampe batik da Anna Sui

Karen Elson fotografata da Tim Walker, Vogue UK maggio 2015
Karen Elson fotografata da Tim Walker, Vogue UK maggio 2015


Il bohémien trova come sempre un valido rappresentante in Roberto Cavalli, che propone dettagli in pieno stile gipsy. Di netta ispirazione etno-chic anche Paul & Joe e Chloé, che propongono capispalla in montone, poncho patchwork e gilet portati sopra abiti svolazzanti dalle proporzioni Seventies.

Anima gipsy da Roberto Cavalli
Anima gipsy da Roberto Cavalli
Full immersion nei Seventies da Chloé
Full immersion nei Seventies da Chloé
Il boho-chic di Paul & Joe
Il boho-chic di Paul & Joe
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Isabeli Fontana fotografata da Jacques Dequeker per Vogue Brasile dicembre 2012
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Carmen Kass fotografata da Yelena Yemchuk per Vogue Giappone ottobre 2005

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Sienna Miller, grande amante del look boho-chic


Il “festival” è un trend che ha preso piede già dal 2014: sdoganato da eventi come il Coachella e il Glastonbury Festival, adorato da icone del jet set internazionale come Sienna Miller e Kate Moss, lo stile boho-chic ha rivoluzionato il guardaroba femminile. Colori accesi, rimandi ad altre culture, evidenti ad esempio nelle stampe batik, la moda anni Settanta è un crogiolo di idee e suggestioni che si mixano mirabilmente, lasciando anche spazio per fornire un’interpretazione personale del mood prevalente.

Jeans scampanati indossati sotto un cardigan a motivi aztechi e un maxi poncho, fino a completare il look con un cappello a tesa larga in feltro di lana, che conferisce un tono intellettuale, e una borsa con le frange: tutto ci parla di Seventies. Anni di piombo vissuti sempre col sorriso, anni che hanno cambiato per sempre il corso della moda e che rappresentano come poche altre tendenze un vero e proprio evergreen dello stile.

Stampe floreali da Gucci
Stampe floreali da Gucci
Patchwork visto da Etro
Patchwork visto da Etro
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Kate Moss per Etro A/I 2015/2016

Stella Jean
Stella Jean


Stampe patchwork e ancora montoni visti da Stella Jean. Delicate e romantiche le stampe floreali proposte invece da Gucci, mentre il patchwork è protagonista della collezione Etro, che fa sfilare abiti in tessuti preziosi che sanno di Oriente, e arruola come testimonial un guru dello stile bohémien come Kate Moss.

Che dire, peace & love.


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Thea Porter: la nascita del boho-chic

Ingrid Bergman: il glamour di una diva

Nasceva cento anni fa l’attrice Ingrid Bergman. Moglie del regista Roberto Rossellini, madre di Isabella, l’attrice svedese è stata una delle più famose dive di Hollywood a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta.

Fascino svedese che ha incantato il maestro del brivido Alfred Hitchcock, che le affida il ruolo di protagonista in Notorius, l’amante perduta, sarà però l’interpretazione nel celebre film Casablanca a decretarne il successo mondiale, in una struggente love story con Humphrey Bogart sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale.

Il suo volto perfetto rigato di lacrime incorniciato da un Borsalino in quell’addio così struggente, con la promessa di rivedersi a Parigi, è divenuta immagine simbolo degli anni Quaranta.

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Ingrid Bergman in “Casablanca” di Michael Curtiz, 1942
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In “Notorius” di A. Hitchcock, 1946

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Ancora la Bergman in “Casablanca”, il film con cui divenne celebre in tutto il mondo


Vincitrice di tre premi Oscar, al centro delle cronache rosa per il triangolo con Roberto Rossellini e Anna Magnani, Ingrid Bergman aveva la bellezza algida del Nord e lo charme tipico degli anni Quaranta.

Elegantissima in Gattinoni nel film Europa ’51, splendida in Notorius-L’amante perduta al fianco di Cary Grant, con i costumi della celebre Edith Head, Ingrid Bergman è stata nominata nel 1999 dall’American Film Institute la quarta attrice più grande della storia del cinema. Una bellezza ingombrante che però non mise mai in secondo piano il suo talento, la Bergman aveva quella forza e quella modernità tipica dello stile Forties. Perfetta in Casablanca, con i costumi del mitico OrryKelly, il film che ne decretò la fama mondiale, rendendola una diva.

Timidissima per sua stessa ammissione, da bambina restò incantata di fronte al mestiere dell’attore, che decise di intraprendere, studiando con dedizione e con una buona dose di stakanovismo.

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Sigaretta in bocca e basco, in perfetto stile anni Quaranta
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In “Casablanca” con i costumi di Orry-Kelly

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In “Notorius”, con i costumi di Edith Head


Un volto espressivo come pochi davanti alla macchina da presa, un’eleganza innata e una grande intelligenza. “Il segreto della felicità è avere buona salute e cattiva memoria” è una sua massima storica.

Incarnazione della bellezza nordica, perfetta per interpretare l’eroina tormentata, la sua sensualità era un sapiente mix di algido e torrido che fece perdere la testa a Roberto Rossellini, da cui l’attrice ebbe tre figli, le gemelle Isabella e Isotta e Roberto Jr.

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Ingrid Bergman in un abito da sera in seta: perfetta incarnazione dello stile anni Quaranta
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Sul set di “Stromboli, terra di Dio”, 1949
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Ingrid Bergman nacque a Stoccolma il 29 agosto 1915
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Immortalata da Richard Avedon, New York 1961
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La Bergman fu al centro del gossip per il triangolo amoroso con Rossellini e Anna Magnani

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L’attrice svedese con la figlia Isabella


Dopo una lunga battaglia contro un cancro al seno, l’attrice si spense nel 1982, proprio nel giorno del suo compleanno. L’edizione di quest’anno del Festival del Cinema di Cannes le ha reso omaggio. Il carisma- come dichiarava la stessa diva- era il suo tratto distintivo, insieme all’indipendenza, che ne fece una donna moderna. Il fascino senza tempo di una vera diva.

Thea Porter: la nascita del boho-chic

Il fascino dell’Oriente lo aveva nel DNA, essendo nata a Gerusalemme e cresciuta tra Siria e Libano. Una visione unica della moda, vissuta come uno dei più autentici piaceri della vita, unita ad un’esistenza trascorsa all’insegna del cosmopolitismo, Thea Porter è stata colei che ha introdotto lo stile boho-chic nell’Inghilterra degli anni Sessanta.

Dorothea Noelle Naomi Seale nasce il 24 dicembre 1927 a Gerusalemme, in una famiglia di missionari cristiani. Il padre Morris S. Seale è un teologo e la madre una missionaria franco-tunisina.

Cresciuta a Damasco, la giovane Thea sviluppa una predilezione per i tessuti preziosi, che costituiranno la cifra stilistica delle sue creazioni. È in buona parte a lei che dobbiamo le suggestioni orientali sfoggiate nella moda dell’Inghilterra degli anni Sessanta.

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Thea Porter su Harper’s Bazaar Aprile 1969, foto di Barry Lategan
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Ann Schaufuss in Thea Porter, Vogue UK dicembre 1970

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Ann Schaufuss in Thea Porter


Mentre lavora nella biblioteca dell’ambasciata britannica a Beirut conosce Robert Porter, il suo futuro marito. I numerosi viaggi della coppia, tra Giordania, Iran, Italia e Francia, arricchiscono ulteriormente il patrimonio visivo e culturale della giovane Thea, che vive pienamente la rivoluzione di quegli anni, trascorrendo le sue serate nei night club e collezionando stuoli di abiti, come lei stessa ha dichiarato.

Amante della pittura e dell’interior design, dopo la separazione dal marito si trasferisce a Londra, nel maggio del 1964. Qui lavora come interior designer per Elizabeth Eaton e due anni più tardi, nel 1966, inaugura a Soho il suo primo negozio il Thea Porter Decorations Ltd., al numero 8 di Greek Street, indirizzo divenuto celebre grazie a lei.

Thea nel suo negozio vende decorazioni esotiche, monili antichi, tappeti e mobili in stile etnico, rivisitati dal suo gusto e avvolti in stoffe pregiate.

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Vogue UK 1969
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Il fascino dell’Oriente nei broccati e nelle stoffe pregiate
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Vogue UK 1969

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Maudie James in Thea Porter, Vogue UK luglio 1969, foto di Norman Parkinson


Sono i favolosi Swinging Sixties e Londra, da sempre capitale del melting pot, sviluppa un particolare gusto per l’esotico. Il piccolo negozio di Thea appare quasi come un bazar delle meraviglie e diviene in breve meta prediletta di hippie, musicisti famosi, attori e curiosi di ogni genere.

Ben presto si impone la richiesta da parte della clientela femminile di poter vestire di quelle stoffe così raffinate e particolari, ed è così che Thea diviene designer. I tessuti damascati importati dall’Oriente, i broccati di seta, i velluti di tradizione ottomana, il gusto particolare nel confezionare i capi fanno di Thea Porter l’iniziatrice del boho-chic.

Il capo principe che la rende famosissima in appena un anno è il caftano. La particolare veste, di origine orientale, era stata sdoganata in Inghilterra da Elizabeth Taylor, che aveva indossato un abito di Gina Fratini simile a un caftano per il suo secondo matrimonio con Richard Burton.

Ma nelle creazioni di Thea Porter le suggestioni orientali si mixano ad un modo nuovo di concepire la moda: le stampe indiane, i materiali antichi che sanno di Mediterraneo, il mood gipsy sono elementi che affascinano la Swinging London, che ama vestire esotico e respirare un’aria internazionale. Già nel 1967 la sua attività cresce in modo esponenziale e arriva all’estero, fino alla Grande Mela, grazie all’opera di Diana Vreeland, celebre fashion editor di Harper’s Bazaar, che si innamora perdutamente delle sue creazioni e le dedica copertine e servizi di moda.

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Ann Schaufuss in Thea Porter
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Maudie James in Thea Porter, Vogue UK ottobre 1969, foto di Guy Bourdin

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Vogue UK luglio 1973, foto di Norman Parkinson


Tra i suoi clienti più affezionati ci sono esponenti del jet set internazionale e dell’intellighenzia, come anche teste coronate: da Talitha Getty, che adorava i suoi caftani, a Lauren Bacall, da Bianca Jagger e Mick Jagger a Cat Stevens e Pete Townshend, da Liz Taylor e Barbra Streisand a Baby Jane Holzer e Jutta Laing, da Lady Amanda Harlech alla scrittrice Edna O’Brien, da Veronique Peck alla Principessa Margaret fino alla principessa Inaara Aga Khan.

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Maudie James in Thea Porter, foto di Patrick Hunt, 1970
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Lo stile boho-chic di Thea Porter
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Abito gipsy Thea Porter, 1969

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Il mitico atelier di Thea Porter, al numero 8 di Greek Street, in una foto del 1976


Thea Porter veste i Beatles e i Pink Floyd e ottiene centinaia di migliaia di cover e di servizi, da Vogue ad Harper’s Bazaar, fino alla conquista di Hollywood.

Il successo è tale che nel 1971 il marchio Thea Porter apre uno store a New York, grazie ai finanziamenti di Michael Butler, il produttore del musical di Broadway “Hair”, e nel 1977 apre un secondo negozio a Parigi.

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Ann Schaufuss in Thea Porter, Vogue UK ottobre 1971
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Sfilata Thea Porter

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Un’altra immagine tratta da un défilé Thea Porter


Anche dopo la chiusura dello store londinese la designer continua ad ottenere consensi, e nel 1986 inizia un’attività con la principessa Dina di Giordania in un negozio più piccolo di nome Arabesque. Da lì in poi si perdono le sue tracce, non senza grande dispiacere da parte di coloro che ne avevano amato lo stile. La stilista muore a Londra il 24 luglio 2000 dopo aver combattuto a lungo con l’Ahlzeimer.

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Caftani stampati e mood bohémien
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Joan Collins in Thea Porter, foto di Terry Fincher
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Vogue UK giugno 1971, foto di Barry Lategan

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Capi suggestivi e moderni


Riconosciuta antesignana della moda hippie chic, venerata post-mortem per le sue creazioni bohémien, che includevano caftano, turbanti, pantaloni a zampa, i capi di Thea Porter costituiscono oggi un’importante fetta di mercato di moda vintage e sono tra i più ambiti dai collezionisti. Capi dal sapore antico e dalle suggestioni folk, amati da celebrities ed icone di stile, come Kate Moss, che ha indossato spesso creazioni vintage di Thea Porter.

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Londra dicembre 1973
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Vogue UK dicembre 1972, foto di Norman Parkinson
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Vogue UK settembre 1961

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Un modello Thea Porter, anni Settanta


Particolarmente costosi, anche in virtù della qualità pregiata dei materiali di fabbricazione, i capi di Thea Porter sono tra i più venduti nelle boutique specializzate in vintage. Inoltre il genio della designer è stato recentemente celebrato a Londra, con una mostra presso il Fashion and Textile Museum che si è conclusa lo scorso maggio.

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Sharon Tate in Thea Porter
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L’Officiel 1976
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Moyra Swann in Thea Porter, Vogue UK novembre 1971, Turchia, foto di Barry Lategan
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Caftano prezioso Thea Porter
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Le creazioni di Thea Porter sono ricercatissime dai collezionisti di moda vintage
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Nicole Richie in Thea Porter
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Ispirazione folk per il Thea Porter vintage scelto da Kate Moss

Lo stile di Charlotte Casiraghi

Nasino alla francese e bocca a cuore, grande fotogenia e personalità ribelle: Charlotte Casiraghi si è imposta sempre più come un’icona di stile tra le più ammirate.

La bellezza della mamma Carolina e il fascino senza tempo della mitica nonna Grace Kelly si incontrano in lei in modo mirabile. Ventinove anni compiuti lo scorso 3 agosto, una laurea in Filosofia alla Sorbona, Charlotte Marie Pomeline Casiraghi è la secondogenita della principessa Carolina di Monaco.

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Charlotte Marie Pomeline Casiraghi è nata a Monaco il 3 agosto 1986

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La principessina è stata il volto di Gucci


Blasonata it girl dallo stile copiatissimo, la principessina appena sedicenne è stata inclusa dalla rivista Vanity Fair nella Lista delle donne meglio vestite al mondo.

Seguitissima dai giornali di gossip per le sue vicende sentimentali, provetta amazzone e mamma di Raphaël, avuto dall’attore Gad Elmaleh, il viso pulito e la bellezza acqua e sapone hanno fatto della principessina un’icona di bellezza. Il suo stile piace e affascina, a partire dalle uscite ufficiali della giovane, che ammette che, sebbene ami cambiare spesso d’abito, non ne ha mai fatto un’ossessione.

La principessa sfoggia nella vita di tutti i giorni uno stile fresco e giovane. Suggestioni grunge in certe mise sfoggiate dalla Casiraghi in giro per Parigi si alternano a linee pulite ed essenziali. Uno stile sofisticato ed una grande femminilità messa in risalto dai tacchi vertiginosi e dai lunghi abiti da sera indossati nelle occasioni ufficiali, come il Ballo della Rosa, che la vede da anni protagonista indiscussa.

Tanti i look bon ton sfoggiati da Charlotte, che veste spesso Chanel: indimenticabile è la mise rosa baby con veletta nera sfoggiata al matrimonio di Alberto di Monaco e Charlene Wittstock.

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Veletta nera su abito rosa Chanel, al matrimonio dello zio Alberto con Charlene
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Allure da diva in Giambattista Valli

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Versione amazzone per Gucci


Mood sporty chic in Gucci, che ha reso omaggio all’equitazione, la passione preferita di Charlotte, amazzone a livello agonistico. Bella anche senza un filo di trucco addosso, la gravidanza non ha cambiato il suo fisico atletico, messo in evidenza anche in un outfit semplice come jeans e camicia.

Un volto dai tratti fanciulleschi e dalla sensualità appena accennata che Gucci ha saputo mirabilmente mettere in evidenza, volendola a tutti i costi come testimonial.

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Labbra carnose e viso pulito
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Vogue Paris, Aprile 2015
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Charlotte in Missoni
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Laureata in Filosofia alla Sorbona, Charlotte ha una passione per l’editoria e il giornalismo

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Grande passione per l’equazione, Charlotte è una provetta amazzone


Apparsa più volte sulla cover di Vogue, fotografata -tra gli altri- da Mario Testino e Peter Lindbergh, Charlotte è camaleontica e versatile: quasi una diva per l’obiettivo di Testino, che ne immortala lo charme blasonato, intellettuale e sofisticata nelle foto che la ritraggono per Vogue UK di luglio 2013.

Una preferenza per i look bohémien, come il lungo abito Zara sfoggiato recentemente alle isole Borromee, location scelta dal fratello Pierre per il suo matrimonio con Beatrice Borromeo, la Casiraghi ha gusto e personalità da vendere. Eclettica e glamour in Missoni, sempre per il matrimonio del fratello, ha incantato tutti indossando per il ricevimento un lungo abito floreale. Uno stile da copiare.

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Vogue Paris, settembre 2011, foto di Mario Testino
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Vogue UK luglio 2013, foto di Alasdair McLellan
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Acqua e sapone ancora per Vogue UK luglio 2013
In Zara all'arrivo alle isole Borromee, per il matrimonio del fratello Pierre
In Zara all’arrivo alle isole Borromee, per il matrimonio del fratello Pierre
Total look in denim
Total look in denim e neanche un filo di make up

Gloria Guinness: la donna più elegante del mondo

Nasceva il 27 agosto Gloria Guinness, icona di stile mai dimenticata. Il buon gusto innato e la vita alquanto avventurosa ne fecero un mito che ancora oggi non smette di affascinare.

Socialite, icona d’eleganza e contributing editor di Harper’s Bazaar dal 1963 al 1971, Gloria Rubio Alatorre nacque a Veracruz, Messico, il 27 agosto 1912.

Un’aura di mistero avvolge molte fasi della sua vita: si dice che da giovanissima lavorò in un night club, prima di sposarsi, per ben quattro volte.

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Gloria Guinness nel 1970
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La Guinness fotografata da Cecil Beaton per Harper’s Bazaar, 1966
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Gloria Rubio Alatorre nacque il 27 agosto 1912 a Veracruz

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La Guinness fu socialite, icona di stile ed editor di Harper’s Bazaar


Affascinanti i suoi matrimoni, rigorosamente blasonati: dal conte Franz-Egon von Fürstenberg-Herdringen nacque la figlia Dolores; successivamente convolò a nozze col principe Ahmed Abdel-Fettouh Fakhry e in quarte nozze con il capitano Thomas Loel Guinness, magnate dell’omonima birra ed appartenente ad una ricchissima famiglia di origine irlandese. Tra i suoi amanti vi furono l’ammiraglio David Beatty e il politico britannico Duff Cooper, che la descrisse come una donna dalla passionalità indomabile.

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Gloria Guinness a Palm Beach, 1972
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Gloria Guinness ritratta nella sua villa sulla spiaggia di Acapulco, Messico, febbraio 1975
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Secondo Eleanor Lambert, Gloria Guinness era la donna più elegante al mondo
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Gloria Guinness apparve nella International Best Dressed List dal 1959 al 1963

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Una vita avventurosa, quattro matrimoni e uno stile unico


Definita da Eleanor Lambert la donna più elegante al mondo, dal 1959 al 1963 Gloria Guinness fu presenza fissa nella International Best Dressed List, ideata dalla Lambert nel 1940. E dal 1964 conquistò il podio, superando, in fatto di stile, teste coronate e stelle del cinema.

Predilesse abiti Balenciaga, Elsa Schiaparelli, Yves Saint Laurent, Hubert de Givenchy, Chanel, Christian Dior, Valentino Garavani, Antonio del Castillo, Halston e Roger Vivier per le scarpe. Fu tra le prime ad indossare i pantaloni capri proposti da Emilio Pucci e poi sdoganati da Jackie Kennedy. Apparve in riviste come Vogue e Harper’s Bazaar, di cui fu editor; posò per Cecil Beaton, Richard Avedon, Horst P. Horst, John Rawlings, Toni Frissell, Henry Clarke e fu ritratta da artisti del calibro di René Bouché, Kenneth Paul Block e Alejo Vidal-Quadras.

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Gloria Guinness ritratta con la figlia Dolores
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Contributing editor per Harper’s Bazaar, numerose sono le donazioni fatte da Gloria Guinness a vari musei

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Secondo diversi rumours, Gloria Guinness fu una spia durante la Seconda Guerra Mondiale


Numerose le sue donazioni al Victoria & Albert Museum, che comprendono diversi abiti da sera: capi di Cristóbal Balenciaga, Jeanne Lafaurie, Marcelle Chaumont, Antonio del Castillo, Hubert de Givenchy, Yves Saint Laurent, André Courrèges, Christian Dior. Altri capi di Balenciaga ed Elsa Schiaparelli vennero invece donati al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York.

Brillante editor per Harper’s Bazaar, celebre è un suo aforisma apparso nel numero di luglio 1963 del celebre magazine, in cui afferma che “l’eleganza risiede nel cervello, nel corpo e nell’anima. Gesù Cristo è l’unico esempio che abbiamo di un uomo che le possedeva tutte e tre nello stesso tempo”.

Gloria Guinness si spense nella sua casa in Svizzera nel 1980, all’età di 68 anni. Ma il suo stile rimarrà per sempre come un mirabile esempio di eleganza.