Iris van Herpen P/E 2016: la magia del 3D

Una sfilata-evento quella di Iris van Herpen, nell’ambito della settimana della moda parigina. Scenografia 3D, suggestioni cibernetiche e una performance dal vivo con l’attrice di Game of Thrones Gwendoline Christie come protagonista.

La Primavera/Estate 2016 firmata Iris van Herpen si apre nel segno della tecnologia: un connubio interessante mixa un live show di grande impatto scenografico alla moda per la prossima stagione primaverile.

Suggestiva ed altamente evocativa la passerella: su una piattaforma circolare giace in un sonno profondo la star de Il trono di Spade, mentre braccia robotiche in 3D la vestono, tessendo sul suo corpo un abito circolare dalle intricate geometrie. Il défilé è intitolato Quaquaversal: un nome altisonante, che rende onore alle stampe 3D, che si stagliano su tutte le direzioni.


Proprio come le radici degli alberi che a volte diventano dei ponti, come in India: questa, l’ispirazione alla base della sfilata. Una collezione ispirata alle piante e agli altri organismi viventi capaci di creare architetture, come le intricate trame che i capi che si alternano sulla passerella tessono sul corpo delle modelle.

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Pioniera della tecnologia, Iris van Herpen fa interpretare la sua collezione alla Brienne of Tarth di Game of Thrones: i robot che vestono in diretta la diva sono coperti da un materiale particolare e vengono mossi attraverso dei magneti ideati dal designer Jólan van der Wiel, che ha precedentemente collaborato con Iris Van Herpen nella creazione di capi e scarpe usando la medesima tecnica.

Protagonista assoluto della collezione è il pizzo, declinato in chiave 2.0. Pizzo trasparente con decorazioni di cristalli, delicato come gocce di pioggia, si erge su tuniche senza maniche con cut-out in vista, da indossare sopra gonne plissettate in un argento quasi fiabesco. Diversi tipi di pizzo sono stati usati per creare i capi: un materiale proveniente da Calais ed un tipo di pelle cosparsa da decorazioni in ceramica, firmata Swarovski.

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La palette cromatica indugia sui toni del bianco, tra cui il nude, il grigio, l’argento e i toni del nero. Un mood spaziale per suggestioni futuriste che hanno caratterizzato il défilé. Un connubio riuscito per la designer olandese, non nuova ad eventi di questo genere. Le stampe 3D vengono realizzate con l’ausilio della tecnologia, per capi in cui prevale la tecnica di taglio al laser. Capi in un pizzo argentato che ricorda il lattice e gonne che ondeggiano ad ogni gradino: infine, le scarpe, ankle boots platform realizzate in collaborazione con Finsk. Si chiamano Airborne, e danno l’illusione ottica di donne sospese nell’aria: la passerella è pervasa da un senso di mistero e magia, per un mood surreale che ci svela le meraviglie e il potenziale della tecnologia.


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Emilia Clarke: è lei la più sexy del 2015

Viso pulito, corporatura minuta e grandi occhi da cerbiatto: è Emilia Clarke la donna più sexy del 2015, secondo la rivista Esquire. L’attrice britannica, protagonista della serie Game of Thrones, è stata eletta dal magazine la donna più sensuale di quest’anno.

Classe 1986, alta appena 1,57 m, la diva ha una bellezza conturbante ed un viso angelico: attrice dal curriculum interessante, Emilia Clarke deve la sua fama mondiale all’interpretazione della principessa dei draghi Daenerys Targaryen nella serie televisiva Il Trono di Spade.

Esperienze a Broadway, dove ha interpretato il ruolo che fu di Audrey Hepburn, la celebre Holly Golightly di Colazione da Tiffany, protagonista accanto ad Arnold Schwarzenegger dell’ultimo Terminator, la bella attrice è universalmente conosciuta grazie al suo personaggio nella saga fantasy più amata.

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Emilia Clarke è nata a Londra il 26 ottobre 1986
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L’attrice è nota per l’interpretazione di Daenerys Targaryen nella serie televisiva Il Trono di Spade

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Alta appena 1,57 m, Emilia Clarke è la donna più sexy al mondo del 2015 per Esquire, che la immortala in scatti hot a cura di Vincent Peters


Zigomi alti e labbra carnose per una grande fotogenia, come dimostrano gli scatti ad alto tasso di sensualità in cui è stata ritratta da Vincent Peters per Esquire. Tanto studio alle spalle per la bella Emilia, che ha iniziato la sua carriera a soli 3 anni, con un musical. A seguire la scuola di teatro, il canto e una lunga gavetta, prima di diventare una diva. La sua bellezza viene ora celebrata in tutto il mondo. È nata una stella.


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Emilio Pucci, il principe delle stampe

Ci sono nomi che, oltre ad aver reso la moda italiana famosa in tutto il mondo, le hanno conferito una magia ed uno charme talmente unici ed irripetibili da essere ricordati in eterno. La storia di Emilio Pucci è ricca di nobiltà e di avventura, sullo sfondo di una Firenze patrizia fino alla conquista degli States e all’affermazione della maison italiana nel mondo.

Emilio Pucci, marchese di Barsento, nacque a Napoli il 20 novembre 1914 dalla nobile famiglia fiorentina dei Pucci. Provetto sciatore, nel 1934 viene selezionato dalla squadra nazionale olimpica italiana di sci e partecipa alle Olimpiadi invernali del 1936.

Il giovane Emilio coltiva la passione per lo sci e per la pittura. Dopo aver vinto una borsa di studio presso il Reed College, nell’Oregon, dove avrebbe dovuto continuare i suoi allenamenti nello sci, sorprende tutti disegnando l’uniforme della squadra. I suoi primi bozzetti nascono così, in modo del tutto spontaneo e casuale, ma rivelano un genio ed un estro sorprendenti.

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Mirella Petteni in turbante, tunica e pantaloni di seta Emilio Pucci, fotografata da Gian Paolo Barbieri, Primavera/Estate 1967
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Diana in pigiama palazzo Emilio Pucci, foto di Gian Paolo Barbieri, 1967
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Emilio Pucci, marchese di Barsento, nacque a Napoli il 20 novembre 1914 dalla nobile famiglia fiorentina dei Pucci


Dopo aver concluso un master in scienze sociali negli States, l’eclettico aristocratico non torna in Italia ma si imbarca su una vecchia nave e parte per un improvvisato giro del mondo, impresa che paga cara al suo rientro in patria, dove viene accusato dalle autorità militari di renitenza alla leva.

Prima di avvicinarsi alla moda il marchese fu un grande sportivo: dopo essersi arruolato nella Regia Aeronautica nel 1938, lavorò come istruttore di sci al Sestriere. Rientrato nella sua Firenze, avviene l’incontro che segna la sua vita, con la moda, di cui l’inconsapevole designer cambierà il corso. Anche in questo campo, la fortuna di Emilio Pucci proviene ancora una volta dal mondo dello sport, oltre che da un indescrivibile talento come disegnatore di bozzetti: dopo aver creato, quasi per gioco, una tenuta da sci per un’amica, nel 1947, viene immortalato con quest’ultima dalla fotografa di moda Toni Frissell sul numero di dicembre di Harper’s Bazaar. Quella tuta da sci improvvisata dai colori fluo colpisce l’attenzione dei media e diventa must have ante litteram della moda invernale.

L’aristocratico dal gusto innato viene incoraggiato dall’inaspettato successo a proseguire sulla strada della moda: è Capri la location scelta per aprire la sua prima boutique, nel 1950. La personalità e l’originalità pagano sempre, e quei colori brillanti su stampe dai motivi così particolari rappresentano fin da subito qualcosa di assolutamente inedito nel panorama della moda italiana e mondiale. Pioniere della moda italiana e perspicace trendsetter, il marchese partecipa l’anno seguente, nel febbraio del 1951, alla prima sfilata di moda mai organizzata in Italia, realizzata grazie a Giovanni Battista Giorgini a Firenze, nella mirabile location di Villa Torrigiani.

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Diane in Emilio Pucci Primavera/Estate 1968, foto di Gian Paolo Barbieri
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Diane in Emilio Pucci Primavera/Estate 1968, foto di Gian Paolo Barbieri
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Diane in Emilio Pucci Primavera/Estate 1968, foto di Gian Paolo Barbieri
Pigiama palazzo Emilio Pucci, foto di Henry Clarke, 1965
Pigiama palazzo Emilio Pucci, foto di Henry Clarke, 1965
Astrid Heeren in tuta da sci Emilio Pucci fotografata da Peter Beard per Vogue, 1964
Astrid Heeren in tuta da sci Emilio Pucci fotografata da Peter Beard per Vogue, 1964

Emilio Pucci sul set di uno shooting, foto di David Lees, 1964
Emilio Pucci sul set di uno shooting, foto di David Lees, 1964


Emilio Pucci si impone in brevissimo tempo come uno dei protagonisti più amati delle passerelle fiorentine. Le sue creazioni, dalle fantasie optical e dalle cromie esplosive, unite alla cura nella scelta di tessuti pregiati, sdoganano in breve lo stilista anche all’estero: “The Prince of Prints”, il principe delle stampe, è il nome assegnatogli dalla stampa anglosassone. Nel 1954 avviene una prima consacrazione ufficiale in America, con l’assegnazione del prestigioso Neiman-Marcus Award. Mentre la moda guarda sempre più a Parigi, all’Haute Couture di nomi come Christian Dior e al suo New Look dal gusto classico, Emilio Pucci crea una nuova concezione dello stile, che privilegia la comodità e le stampe.

Capostipite di quello che oggi viene chiamato Sportswear, la libertà sembra essere ciò che più gli preme, per capi drappeggiati e morbidi in tessuti come la seta, l’organza, la gabardine e la mussoline. Definito da Giovanni Sartori “un grande cavaliere antico”, Pucci scglie come suo quartier generale per la sua casa di moda Palazzo Pucci in via de’ Pucci: è la sua Firenze ad ispirarlo, e l’antico palazzo nobiliare è ancora oggi sede della maison. Suggestive e pregne di un gusto indimenticabile, le foto scattate sul tetto del palazzo di famiglia, forse simbolo per antonomasia del gusto del marchese e della sua visione dell’eleganza. Innumerevoli saranno le modelle ad indossare capi Emilio Pucci: celebri le foto scattate da Henry Clarke e Gian Paolo Barbieri, con modelle del calibro di Marisa Berenson e Benedetta Barzini, solo per citarne alcune. Tute dal sapore etnico, pigiama palazzo che ricordano l’Oriente, e ancora turbanti e dettagli che profumano di terre lontane: lo stile Emilio Pucci affascina con un mix di storia e ricercatezza, per capi sofisticati come pochi.

Turbante Emilio Pucci, foto di Gian Paolo Barbieri, 1969
Turbante Emilio Pucci, foto di Gian Paolo Barbieri, 1969
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Cappa Emilio Pucci, 1964, The Kyoto Costume Institute, Giappone
Modelle sul tetto di Palazzo Pucci indossano capi della collezione Primavera/Estate 1967
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Modelle in Emilio Pucci posano a Piazzale Michelangelo, Firenze, 1966

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Marisa Berenson in Emilio Pucci, foto di Henry Clarke, 1968


Dopo aver brevettato nel 1960 “emilioform”, un tessuto leggero composto da helanca mixata a shantung di seta, nel 1966 Pucci lanciò il suo primo profumo, Vivara. Nel 1956 creò una delle sue collezioni più celebri, ispirata alla Sicilia, rappresentata mirabilmente da indimenticabili scatti ambientati a Monreale; l’anno seguente fu il Palio di Siena ad ispirarlo, e nel 1959 le opere del Botticelli. Nel 1967 portò le sue sfilate nel palazzo di famiglia, e nello stesso periodo disegnò le uniformi per le hostess della Braniff International Airways. Avanti rispetto ai tempi, la collezione, denominata Gemini 4, vede un mood da space oddity, ed è seguita dalla creazione del logo per la missione speciale della NASA denominata Apollo 15. In Italia disegnò le divise dei Vigli urbani, con i fatidici elmetti ovali sulla divisa blu dai lunghi guanti bianchi: inoltre si dilettò con la moda maschile, con la creazione di fragranze e con la produzione di ceramiche per la casa.

Emilio Pucci ritratto da David Lees, 1959
Emilio Pucci ritratto da David Lees, 1959
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Uniformi firmate Emilio Pucci, Braniff International Airline, 1966-1968
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Foto di Henry Clarke
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Benedetta Barzini in Emilio Pucci, 1968
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Gaby Wagner in Emilio Pucci ritratta da Gian Paolo Barbieri, Vogue Paris 1975

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Mood space oddity per il casco firmato Emilio Pucci per le uniformi Braniff Airlines


I capi colorati di Emilio Pucci andarono letteralmente a ruba nei grandi magazzini Saks, dando origine ad una vera e propria Puccimania. Un gusto innato per il colore ed una capacità unica come disegnatore, le sue creazioni avevano un quid che le differenziava da tutte le altre: l’allegria ed un approccio artistico alla moda, nella sua ricerca certosina per la creazione di stampe originali.

Durante la Seconda Guerra Mondiale Emilio Pucci fu ufficiale dell’Aviazione, pluridecorato con tre Medaglie d’argento al valor militare, sette di Bronzo e tre Croci di guerra al valor militare. Personalità eclettica, negli Sessanta il marchese decise di entrare in politica, col partito liberale e fu nominato Sottosegretario al Ministero dei Trasporti. Il 4 giugno del 1982 fu nominato Cavaliere del Lavoro. Il 29 novembre del 1992 il marchese si spense nella sua amata Firenze, all’età di 78 anni.

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Linda Evangelista in Emilio Pucci, foto di Irving Penn, Vogue, 1990
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Marisa Berenson con borse Emilio Pucci, foto di Bert Stern, 1965
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Veruschka in tuta da sci Emilio Pucci, foto di Franco Rubartelli, 1969
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Benedetta Barzini in Emilio Pucci, foto di Henry Clarke, 1968
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Mariacarla Boscono per Emilio Pucci, campagna pubblicitaria A/I 2008-09

Stampe Emilio Pucci
Stampe Emilio Pucci


Dopo la sua scomparsa la figlia Laudomia ha ereditato la direzione del marchio, di cui ancora oggi cura l’immagine generale. Nel 1996 una grande mostra in onore del marchese è stata allestita a Pitti, mentre il suo talento così unico è stato al centro di un volume edito da Taschen. Nel 2000 il gruppo francese LVMH (Louis Vuitton) ha acquistato i diritti sul logo Emilio Pucci e sulle creazioni storiche, rendendosi protagonista di un rilancio del brand gestito in modo sapiente: è solo dalla celebrazione del glorioso passato della maison che si può ripartire, rivisitandone modelli e motivi per declinarli in collezioni nuove facendo rivivere la magnificenza dello stile Pucci nella contemporaneità. La storica maison ha visto alternarsi alla sua direzione creativa numerosi designer, da Stephan Janson e Julio Espada a Christian Lacroix, da Matthew Williamson a Peter Dundas, fino all’attuale direttore creativo Massimo Giorgetti. Con oltre 50 boutique nelle località più esclusive del mondo e un fatturato calcolato tra Italia, Stati Uniti e Giappone, la maison è ancora oggi simbolo di un’incomparabile eleganza.

(Foto copertina Gian Paolo Barbieri, 1967 circa)


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Lo stile di Poppy Delevingne

Il suo nome è sinonimo di stile, i suoi outfit sono tra i più cercati in rete: Poppy Delevingne è oggi un’icona di stile contemporanea tra le più amate al mondo. It girl, socialite e modella, famosa in tutto il mondo per la sua indiscutibile eleganza, la sorella maggiore di Cara Delevingne è un personaggio tra i più influenti nel fashion biz.

Poppy Angela Delevingne nasce a Londra il 3 maggio 1986 in una famiglia blasonata come poche: figlia di Pandora Anne Stevens, personal shopper, e Charles Hamar Delevingne, costruttore edile, per via materna discende dalla famiglia dei baroni Faudel-Phillips, che annovera tra gli avi il Lord sindaco della città di Londra.

Poppy cresce a Belgravia, nel centro di Londra, e frequenta la Bedales School. Lunghi capelli biondi e altezza svettante (1,78 m), Poppy Delevingne ha lavorato a lungo come modella professionista: scoperta nel 2008 dalla fondatrice della Storm Model Management Sarah Doukas, ha al suo attivo numerose campagne pubblicitarie.

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Poppy Delevingne nasce a Londra il 3 maggio 1986
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Icona di stile, socialite e influencer, Poppy Delevingne è sorella maggiore dell’ex top model Cara

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Suggestioni boho-chic negli outfit prediletti dall’icona di stile


Nella sua carriera come modella, Poppy Delevingne ha prestato il suo volto a brand del calibro di Shiatzy Chen, Laura Ashley, Anya Hindmarch, Alberta Ferretti e Burberry ed ha calcato le passerelle di nomi come Julien Macdonald. Una bellezza algida eppure fresca, l’inedito ma quantomai riuscito mix, unito allo charme British e ad uno sguardo malizioso, Poppy Delevingne ha posato per Terry Richardson ed è stata il volto di Louis Vuitton per la collezione Primavera/Estate 2012.

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Poppy Delevingne ama i maxi dress a stampa floreale, dalle suggestioni Seventies
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Poppy Delevingne in maxi dress a stampa floreale Valentino
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La foto del suo abito da sposa firmato Emilio Pucci è diventata virale in rete
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Poppy nel suo abito da sposa Emilio Pucci disegnato per lei da Peter Dundas, per le nozze in chiave hippie-chic celebrate a Marrakesh
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La modella in Emilio Pucci P/E 2014

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Ancora un modello firmato Emilio Pucci, maison prediletta dalla socialite inglese


Musa nonché amica di Matthew Williamson, la modella è stata coinquilina dell’attrice Sienna Miller, con la quale ha condiviso un appartamento a New York. Nel 2012 Poppy Delevingne si è fidanzata con James Cook, con cui è convolata a nozze nel maggio del 2014, con un doppio matrimonio e due outfit da sogno, rispettivamente Chanel Haute Couture per le nozze celebrate a Londra e un Emilio Pucci disegnato per lei da Peter Dundas, per la cerimonia hippie-chic che ha avuto luogo a Marrakesh.

Poppy Delevingne in Valentino alla mostra di Tiffany & Co.  'Fifth & 57th' all'Old Selfridges Hotel, luglio 2015, Londra  (Foto Getty Images for Tiffany & Co.)
Poppy Delevingne in Valentino alla mostra di Tiffany & Co. ‘Fifth & 57th’ all’Old Selfridges Hotel, luglio 2015, Londra (Foto Getty Images for Tiffany & Co.)
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Poppy Delevingne è modella professionista, e ha posato, tra gli altri, per Terry Richardson
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Suggestioni bon ton per il total look Chanel
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Poppy Delevingne in un lungo abito con inserti di paillettes Temperley London
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Biker jacket, gonna plissé e ankle boots per lo Street style di Poppy Delevingne
Per le strade di Londra con cappa e ankle boots giallo canarino

Mood grunge per il fur coat rosa indossato sopra jeans scampanati


Per la giovane it girl britannica, la moda non è solo una passione: nominata Young Ambassador del British Fashion Council ed ambasciatrice del brand Chanel, Poppy Delevingne in fatto di stile è una vera e propria autorità. Il suo stile capta le ultime tendenze proposte dalla moda reinterpretandole in chiave personalissima.

Una predilezione per i look boho-chic, vediamo spesso Poppy Delevingne indossare lunghi abiti stampati, dalle suggestioni Seventies. Tra i brand prediletti dall’icona di stile in pole position troviamo Valentino ed Emilio Pucci.

L’influencer inglese ha dimostrato un gusto innato capace di mixare capi haute couture e pezzi vintage: dal tailleurino bon ton Chanel al look grunge composto da fur coat e jeans a zampa d’elefante. Eclettica, raffinata ed ironica, il suo è uno stile spumeggiante e studiato fin nei minimi particolari.

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Sul red carpet del Festival di Cannes, 2015
Poppy Delevigne nel front row della sfilata di Matthew Williamson Autunno/Inverno 2012 (Photo di Nick Harvey/WireImage)
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Poppy Delevingne per Madame Figaro
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Un primo piano dell’icona di stile, ambasciatrice del British Fashion Council

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Come modella, Poppy Delevingne ha posato per brand del calibro di Alberta Ferretti e Louis Vuitton


Seguitissima sui social network, Poppy Delevingne è stata stylist per il matrimonio della sorella maggiore Chloé e designer. Ora dichiara di voler fare l’attrice. Uno stile tutto da copiare, per vere icone d’eleganza.


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Madame Carven: basse è bello

Se pensate che la moda sia ad esclusivo appannaggio di donne alte 1.80 m, dovrete clamorosamente ricredervi. Essere piccole di statura può essere un valore aggiunto, e a sdoganarlo per prima, nei lontani anni Cinquanta, è stata una donna il cui nome è ancora oggi tra le firme più apprezzate della moda francese ed internazionale.

Marie-Louise Carven-Grog, all’anagrafe Carmen de Tommaso, della sua altezza aveva fatto un complesso: alta 1.55 m, minuta ma proporzionata, come d’altronde prevedeva la bellezza dell’epoca, madame Carven si diceva “alta quanto un gambo di cavolo” e sembrava soffrire profondamente per quei centimetri in più che Madre Natura le aveva negato.

Ma, forte della propria personalità, si rimboccò le maniche e promise a se stessa che la statura piccola non avrebbe mai più dovuto rappresentare un problema per nessuna donna. Fu così che creò una moda a misura di donne petite, entrando di diritto nell’Olimpo dello stile. Il suo marchio, Carven, ancora oggi è uno dei più seguiti, nell’ambito della settimana della moda di Parigi.

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Marie-Louise Carven-Grog, all’anagrafe Carmen de Tommaso, nacque il 31 agosto 1909 a Châtellerault
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Abito da ballo, 1951
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Mme Carven con Martine Laroche, 1961

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Una creazione Carven, 1963


La couturière francese nacque il 31 agosto 1909 a Châtellerault dall’editore di origine italiana Tommaso Carmen. Studiò Architettura ed Interior Design presso l’École des beaux-arts de Paris ed iniziò la sua carriera di designer di moda da autodidatta, confezionando abiti su misura per se stessa e per le sue amiche. Nel 1945 fondò la sua casa di moda sotto lo pseudonimo di Mme Carven, contrazione del suo cognome e del nome di una zia da lei prediletta, che la introdusse alla passione per la moda.

Figlia di una generazione che sfornò talenti del calibro di Elsa Schiaparelli, Coco Chanel, Christian Dior e Pierre Balmain, il successo per lei arrivò appena quattro anni più tardi, nel 1949, quando venne citata nel testo della canzone “Mademoiselle de Paris”, di Jacqueline François.

Ampie gonne a ruota, punto vita segnato e decolleté in vista, in perfetto stile Fifties: questo è il modello Carven, per un abito verde che diviene emblema dello stile della maison. Uno stile all’insegna della leggerezza e del colore, per suggestioni provenzali. Semplicità, pulizia e consigli strategici per donne piccole di statura: evitare il nero, in primis, come anche le maniche a sbuffo e le stampe troppo ampie, ed evidenziare il seno, per accentuare le forme burrose tipiche degli anni Cinquanta.

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Un modello del 1953
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L’Officiel De La Mode, 1957
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Punto vita in evidenza e colori vivaci: questo era lo stile Carven
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Una moda pensata per le donne minute degli anni Cinquanta

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La couturière sdoganò la bellezza petite e mise a punto il primo prototipo di reggiseno push-up


Madame Carven non viene cambiata dal successo: ottimista, il suo buonumore è proverbiale come anche la sua simpatia, che la rende vicina alla gente comune. I suoi capi colorati ricordano le uniformi delle hostess, e lei, grande viaggiatrice, adora trarre ispirazione da terre lontane. Tra le sue clienti ci sono nomi del calibro di Martine Carol, Leslie Caron, Michèle Morgan ed Édith Piaf. Realizzò l’abito da sposa di Mme Valéry Giscard d’Estaing e si rivelò brillante manager ante litteram: Madame Carven fu infatti tra i primi designer ad esportare le proprie creazioni all’estero, in particolare in Brasile, Portogallo, Egitto ed Iran. Inoltre fu una vera e propria trendsetter, essendo tra i primi couturier ad arricchire i propri capi di suggestioni etniche, introducendo elementi e materiali tipici di altri Paesi, come le stampe batik e la rafia. Le sue collezioni ottennero un successo incredibile in Giappone, dove le donne sono per antonomasia piccole di statura

Grande rivoluzionaria, madame Carven fu la prima a realizzare collezioni di prêt-à porter e dobbiamo a lei il primo prototipo di reggiseno push-up. Tanti sono i tabù infranti da questa piccola donna dall’enorme personalità, come l’aver fatto indossare una colonia maschile alle donne e l’aver accompagnato in giro per il mondo le sue modelle globetrotter.

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Madame Carven era alta appena 1.55 m e fu questo suo complesso ad ispirarne il lavoro
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Tailleur Madame Carven, 1951
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Tanti i tabù infranti da Madame Carven: fu la prima a fare indossare alle donne la colonia maschile
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Madame Carven trasse ispirazione dai Paesi dell’Africa e del Medio Oriente

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La designer si è spenta l’8 giugno del 2015, all’età di 105 anni


Secondo l’ex ministro francese della cultura Renaud Donnedieu de Vabres madame Carven ha contribuito largamente ad imporre l’eleganza francese come punto di riferimento internazionale. Amante dell’arte, numerosissime sono state le sue donazioni al Museo del Louvre, che nel 1997 ha aperto una sala in suo onore, intitolata Grog-Carven. Madame Carven si ritira dalla scena nel 1993, all’età di 84 anni. Due anni più tardi, nell’ottobre del 1995, ottiene la Legion d’onore. La piccola grande donna si è spenta l’8 giugno del 2015, all’età di 105 anni. Le donne piccole di statura le devono molto.


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Lo stile di Candela Novembre

Qualcuno diceva che lo stile è qualcosa di innato, qualcosa che parte da dentro, dai meandri dell’anima e da un indefinibile mix di personalità, intelligenza e garbo. Partendo da questo assunto, appare chiaro come per alcune donne la definizione di icona di stile appaia riduttiva.

Candela Pelizza Novembre è un nome tra i più conosciuti del fashion biz: it girl, trendsetter, brillante imprenditrice di se stessa e mamma di due bambine, oltre che modella. La sua personalità e un innato senso dello stile l’hanno portata a divenire una delle maggiori influencer, seguitissima su Instagram e acclamata come una diva ad ogni uscita pubblica, per i suoi outfit che rasentano l’arte.

Candela nasce in Argentina: eclettica e curiosa, fin da ragazzina è una mente vivace, desiderosa di conoscere il mondo e di aprirsi a nuove culture: il lavoro di modella la porta in Italia, appena diciassettenne. La sua è una bellezza sofisticata, forse lontana dai cliché imposti oggigiorno: aggraziata, delicata, ricorda quasi una Audrey Hepburn dei nostri giorni.

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A Milano la bella Candela trova la sua seconda patria, grazie al lavoro come modella. Non una bellezza aggressiva, ma un sorriso dolce e un candore rassicurante: in un mondo in cui apparire è condicio sine qua non, Candela Novembre non ha bisogno di ostentare la sua carica hot e questo la rende diversa. Una donna di carattere, mamma di due bellissime bimbe dai nomi evocativi, Verde e Celeste.

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Candela Novembre si impone all’attenzione del fashion biz in pochissimo tempo: la modella ama fotografare la vita che la circonda, che si tratti di abiti o di attimi rubati, di souvenir di viaggi in terre lontane o di un sorriso delle sue figlie. Il suo diario aperto al pubblico, su Instagram, attrae un pubblico sempre più vasto e il clamore mediatico non tarda ad arrivare: Grazia la vuole come it girl, mentre Glamour la nomina nel 2014 “Migliore donna dell’anno”, accanto a nomi del calibro di Poppy Delevingne e Diane Kruger.

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Un gusto personalissimo nel creare i suoi fatidici outfit e un approccio quasi ludico alla moda, che le fa scegliere cosa indossare in base al mood della giornata. Disimpegno e carattere unito alla capacità di mixare: tanti sono i nomi prediletti dalla it girl, da Moschino a Jil Sander, da Costume National a MSGM, da Normaluisa alle borse di Paula Cademartori. Ma accanto alle firme e ai pezzi di design spuntano i capi low cost, e l’amore per i mercatini vintage, inedite fucine di idee sempre nuove. Lo stile di Candela Novembre riflette la sua personalità: una predilezione per il total white, indossato anche durante l’ultima settimana della moda parigina; largo a colori vitaminici, stampe optical, denim patchwork ed una vera passione per le fantasie geometriche, che su di lei diventano quasi un omaggio al Cubismo.

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Spontanea, entusiasta e brillante, Candela Novembre è anche un’imprenditrice di successo. Creatrice di Lampoon, fucina di idee e scambio tra designer e stilisti nonché e-shop per veri gourmet: si respira un’eleganza di stampo internazionale, declinata in vere e proprie chicche di cultura visiva e non solo, per un magazine che vede al suo interno professionisti del calibro di Carlo Mazzoni, apprezzato scrittore e già direttore de L’Officiel Italia, e Giovanni Dario Laudicina, fashion editor.

“È di moda non essere di moda”: questa è una delle massime preferite da Candela Novembre: perché la personalità è un valore evergreen.

(Foto copertina Settimio Benedusi)


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Louis Vuitton P/E 2016: manga e hi-tech

La collezione Louis Vuitton Primavera/Estate 2016 è un’esplosione di hi-tech. La celebre maison francese si apre al digitale e vede sfilare in passerella un’eroina dei manga: sembra uscita direttamente dal videogioco cult degli adolescenti, “Mine Craft”, la guerriera futuristica che calca la passerella tra luci cibernetiche, giochi di neon e maxischermi.

Alla Fondazione Louis Vuitton la mirabile scenografia firmata Es Devlin, pluripremiata set designer britannica, ricorda le atmosfere di Matrix: una realtà fantascientifica viene ricreata sulla passerella, che accoglie principesse degli anime dai lunghi capelli rosa e dai diademi cibernetici. L’hi-tech si mixa al monogramma tipico della maison, per una collezione dalle suggestioni cyber-punk.

La pelle è protagonista, per top, minicappe, gilet: il monogramma della maison diviene must-have incontrastato, per nuove rivisitazioni futuriste.

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Stratificazioni e stampe optical, il Giappone e Internet regnano nella collezione di Nicolas Ghesquière, che ha più volte sottolineato come la frontiera del digitale sia ormai una realtà consolidata entrata di diritto a far parte della nostra quotidianità. Bermuda e pantaloni, collier tribali e pelle declinata in chiave manga, tra chiodi rosa e tute, per una donna bionica.

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La tecnologia è il fil-rouge della sfilata, a partire dalla colonna sonora, firmata Daft Punk e presa in prestito dal film “Tron Legacy”. Il logo LV ora è borchiato e digitalizzato, mixato ad altre fantasie, per inedite stampe patchwork, in un mood alla Blade Runner: tra 3D all over ed accessori che ricordano i meteoriti, con Louis Vuitton entriamo nel futuro della moda.


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Miu Miu P/E 2016: femmnilità boyish

Miu Miu P/E 2016: femminilità boyish

Contrasto è la parola d’ordine che caratterizza la collezione Primavera/Estate 2016 di Miu Miu: Miuccia Prada si rivolge ad una donna dalla personalità forte e dallo spirito anticonvenzionale, che attinge a piene mani dal guardaroba maschile, per un mood quasi transgender.

Quasi timorosa della propria femminilità, o forse costretta dal mondo di oggi a celarla, la donna Miu Miu si districa tra un mood boyish e una sfrontata anima muliebre: perché essere donne a volte può essere la parte più difficile del gioco.

Poli opposti sfilano al Palais D’Iéna, per una donna dall’anima duplice: leziosità e dolcezza nelle sottovesti orlate di bordi frou frou che fanno capolino da austeri capispalla sartoriali dal taglio maschile o da polo rubate all’armadio di lui.

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Sotto una corazza da signorina Rottermeier, la donna che sfila da Miu Miu nasconde un candore infantile, che viene fuori nei dettagli, come il cerchietto indossato da tutte le modelle.

Suggestioni retrò nelle camicette e nel tweed di gonne midi da segretaria, che sembrano indugiare un po’ nella linea a sirena; ma laddove l’anima femminile sembra voler avere la meglio, arrivano la polo maschile e il cappotto oversize dal taglio rigorosamente sartoriale, a bilanciare gli equilibri.

Una dicotomia che diviene il fil rouge dell’intera sfilata: lo styling è forte e ricco, come nelle sottovesti da indossare sopra la camicia. La lingerie diventa protagonista, per audaci trasparenze che in realtà svelano solo l’outfit che si nasconde sotto. Stampe forti, in linea col mood strong, a partire dalle labbra rosso vinaccia.

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Stole dai colori fluo impreziosiscono austere giacche, il rigore si stempera nello chiffon delle camicie da notte fluttuanti indossate come grembiuli sopra i capi. Quasi una schizofrenia, il maschile e il femminile si rincorrono costantemente, tra grintose biker jacket che svelano inediti ricami, stampe metallizzate e argentate e dettagli in vernice su capi rigorosi.

Le scarpe flat un attimo dopo divengono sfiziose francesine dal tacco platform. La palette cromatica non teme di osare e unisce un pied-de-poule viola al verde smeraldo di dettagli che non stonano affatto. Largo a pullover a rombi, pantaloni a sigaretta dai dettagli fluo, giacche oversize e dettagli sporty-chic.


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Valentino P/E 2016: totem e tabù

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È tempo di safari da Valentino. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli presentano a Parigi una collezione Primavera/Estate 2016 che trae ispirazione dall’Africa.

Quasi un reportage etnografico tra le popolazioni tribali del continente africano, di cui riviviamo sulla passerella le danze rituali, le tradizioni e il folclore, per un défilé suggestivo come pochi. Tamburi e musiche tribali si alternano alle note struggenti de “La mia Africa”, tra piume e collane etniche, per un viaggio alla scoperta di terre sconosciute.

Suggestioni wild unite al richiamo degli elementi primordiali della natura tornano nella palette cromatica dei lunghi abiti colorati, che ricordano i trucchi che le culture Masai si spalmano sul viso durante i loro riti propiziatori. Collane ricche di perline multicolore o monili scultura in terracotta bianca realizzate dall’artista Alessandro Gaggio impreziosiscono i lunghi abiti in impalpabile chiffon di seta.

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Forza ancestrale e mistero, trecce rasta e pettinature afro per una nuova regina della giungla, che sfila in long dress dalle inedite stampe grafiche che rendono omaggio alla savana: tigri, elefanti e gazzelle divengono ora iconiche protagoniste della maison italiana, mentre maschere totemiche sembrano fuoriuscire da suggestivi corsetti in pelle intagliata. Lavorazioni in pelle anche nei gilet e nelle fusciacche che stringono il punto vita sopra i maxi dress. Suggestioni Seventies nei preziosi caftani trasparenti: quasi delle visioni oniriche, nella loro perfezione, le modelle che li indossano.

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La palette cromatica omaggia la terra: ocra, marrone e sabbia ma anche giallo, arancio e rosso, fino ai toni dell’azzurro nelle piume variopinte degli abiti da sera. I toni dell’ebano vengono declinati nella preziosa mousseline di seta per capi dal notevole impatto scenografico, per un’eleganza sofisticata che da anni è sinonimo dello stile Valentino. Suggestivi sandali da gladiatore per inedite regine tribali in mise corte e sottovesti di rete.

La donna immaginata da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli è una guerriera tribale capitata per caso nelle Tuileries. La sfilata, accolta con un’ovazione dal pubblico, rivela un intento nobile: sulla scia dei tristi fatti di cronaca e delle innumerevoli vittime del Mediterraneo, i due designer lanciano un monito importante e quantomai attuale, nell’usare la moda come strumento per comprendere meglio il diverso, appropriandoci dei loro riti e delle loro usanze, auspicando un nuovo tempo in cui l’amore universale abbia la meglio sulla paura e sul pregiudizio.


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La compagnia è Chanel Airlines, il check-in dell’aeroporto Cambon vi aspetta per voli che hanno una destinazione comune: l’eleganza. E se è firmata Chanel, il viaggio si preannuncia come un successo indimenticabile. 

La collezione Chanel Primavera/Estate 2016 decolla su un Grand Palais trasformato per l’occasione in un aeroporto immaginario, curato nei minimi dettagli, dai gate ai voli in partenza. Una viaggiatrice chic cosmopolita e sempre pronta a partire, col trolley in mano, è la donna immaginata da Lagerfeld per la prossima Primavera/Estate.

All’imbarco le viaggiatrici sono pregate di presentarsi con l’impeccabile tailleur tipico della celebre maison francese.

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Anche chi è già nell’olimpo del fashion biz deve saper districarsi in una società come quella attuale, fatta di post e foto condivise sui social network. Lagerfeld si dimostra geniale interprete dei tempi, scendendo dalla torre d’avorio creata dall’inossidabile mademoiselle Gabrielle Coco: un atto di grande modernità ma anche una immensa responsabilità per il designer, che si impegna ad accompagnare a braccetto la maison più rappresentativa della moda francese nell’era digitale.

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La collezione mostra diversi richiami al digitale: dettagli 3D, tailleur ologrammati e inediti giochi di colore optical su sete plissettate e bouclé d’ordinanza. Il classico tailleur pantaloni ora si reinventa in inediti zigzag, mentre numerosi sono i capi in PVC e i top metallici, per una sfilata all’insegna della modernità.

La donna Chanel diventa una ragazzina in berretto da baseball che viaggia in giro per il mondo alla scoperta di se stessa. Belle le nuove borse con il caratteristico logo della maison, i trolley da viaggio sono di lusso. Tanto colore, occhiali fosforescenti, foulard passepartout, forse unico richiamo al passato glorioso, insieme al glamour evergreen dei tailleur preziosi, su cui spiccano fiocchi bon ton e l’immancabile camelia, per citazioni classiche che tanto piacerebbero a Coco. Lily Rose Depp e Cara Delevingne, musa di Lagerfeld, irrompono nella passerella a fine sfilata, abbracciando lo stilista.


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Sfrontata, eccessiva e ribelle, la donna protagonista della passerella Saint Laurent per la collezione Primavera/Estate 2016 sfida il bon ton e il proverbiale savoir-faire tipicamente francesi: topless irriverenti fanno capolino da abiti sottoveste in tessuto sparkling, trasparenze hot e grande aggressività sono protagoniste assolute della passerella. Il mood è dichiaratamente punk-rock per una bad girl in coroncina.

Hedi Slimane non teme le regole, per una sfilata ad alto tasso di cattiveria. La sua donna è tosta ed indipendente, quasi un nostalgico richiamo ad un Femminismo che sembra scomparso o forse mai esistito.

La lingerie si conferma come il must have della Primavera/Estate 2016, indossata come un nuovo LBD, ma il seno è rigorosamente in vista. Ricami preziosi su abiti dalle trasparenze audaci e l’aria sfatta di chi è reduce da una notte di eccessi, per una sensualità esasperata che non teme le convenzioni borghesi.

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L’unico vezzo è nel diadema, quasi da bambine, che le modelle indossano, nuovo passepartout di questa bulla di quartiere in abiti extra lusso. Gli stivali di gomma stile Festival rivelano stampe e ricami, unica altra traccia di dolcezza in una collezione da “Bad to the bone”. Spacchi vertiginosi su gonne maxi, il chiodo di pelle è d’obbligo, tra cerniere in vista e borchie all over. Provocare sembra essere la parola d’ordine, tra suggestioni Nineties e richiami rock: gli eccessi di cattive ragazze, stile Courtney Love, fanno ora tendenza.

Un tripudio di spalline sottili che profumano di anni Novanta e nude look ad omaggiare la celebre “Collezione scandalo” della maison francese, realizzata nel lontano 1971. Torna ora lo slip dress in chiave 2.0, tra capispalla animalier e slip che si intravedono sotto le gonne. Non mancano le pellicce e il denim, declinato anche in chiave patchwork.

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Nel front-row del défilé spicca Catherine Deneuve, storica musa di monsieur Yves: certo è che l’atmosfera che si respira da Hedi Slimane è molto diversa da allora, ma la disinvoltura con cui la sua donna provoca è segno di un effortlessy chic che non tarderà ad imporsi. Consigliata solo a donne forti.


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