Non si può mai star tranquilli, è proprio il caso di dirlo: dopo l’inaspettato divorzio tra Raf Simons e Dior tocca ora a Lanvin creare scalpore.
Aber Elbaz, dopo quattordici anni alla direzione creativa della celebre maison francese, ha lasciato il suo incarico.
A dare per primo la notizia è stato il sito Women’s Wear Daily: secondo rumours fidati, il designer israeliano avrebbe maturato la decisione di abbandonare la maison a causa degli ormai insormontabili contrasti con la dirigenza aziendale del marchio, in primis con Shaw-Lan Wang e Michèle Huiban, CEO di Lanvin.
Classe 1961, Alber Elbaz è nato a Casablanca
Lo stilista israeliano era alla guida della maison dal 2001
Una riunione straordinaria convocata questo pomeriggio tra i vertici del brand e i dipendenti avrebbe visto Elbaz fare già le valigie e lasciare il suo studio in Rue du Faubourg Saint-Honoré. Ora riflettori puntati sul suo successore.
Certo è che questi divorzi in seno alle maison più autorevoli del panorama internazionale non sono passati inosservati agli occhi degli addetti ai lavori. Se è vero che la moda è una tra le più nobili forme d’arte, assai difficile appare talora il connubio tra le strategie di marketing e le ispirazioni -mutevoli e assolutamente scevre dalle logiche di mercato- dei loro direttori creativi. Una piccola rivoluzione che sta suscitando clamore nel fashion biz, ma che auspichiamo possa magari riportare le case di moda a riscoprire la propria essenza più autentica.
La stagione fredda è ormai alle porte. Quello che si preannuncia come il più freddo inverno nella storia è facilmente gestibile se si indossano i capi giusti.
Le passerelle Autunno/Inverno 2015-2016 parlano chiaro: largo alle pellicce, che siano ecologiche o meno. La tendenza protagonista delle sfilate A/I vede infatti la pelliccia protagonista assoluta.
Tanti sono i brand che hanno portato in passerella il nuovo trend, dai modelli declinati in colori fluo, protagonisti delle collezioni di Moschino, Philosophy by Lorenzo Serafini, fino alle proporzioni oversize viste in passerella da Louis Vuitton. Fur coat da indossare praticamente su tutto, dai maxi abiti ai jeans con cuissardes o stivali fino alle minigonne o agli abiti da gran soirée. La pelliccia diventa capo passepartout, che aggiunge un tocco sofisticato a qualsiasi mise.
Carolyn Murphy in pelliccia Gucci, foto di Patrick Demarchelier per Tatler Russia, settembre 2014Natasha Poly indossa una pelliccia colorataPhilosophy by Lorenzo SerafiniMoschino
Louis Vuitton
Eleganza classica ed evergreen in passerella da Giorgio Armani, che propone colori inediti, come il blu elettrico, per le sue pellicce lavorate. Un tocco retrò e colori neutri visti invece da Blugirl, che propone anche pellicce multicolor, in linea con le tendenze attuali. Da Fendi sfila l’opulenza tipica della maison, da sempre amante dei fur coats. Il mitico brand porta in passerella anche dei dettagli in pelliccia, come negli originalissimi stivaletti, quasi dei calzari, ricoperti interamente di pelo. E se gli animalisti avranno certamente da obiettare, tante sono le varianti ecologiche: perché si può essere altrettanto eleganti anche nel pieno rispetto dei nostri amici animali.
Il brand inglese Missguided (https://www.missguided.co.uk) propone per l’Autunno/Inverno 2015-2016 sfiziose versioni in pelliccia sintetica in nuance delicate e assolutamente imperdibili, come il rosa nude. Warehouse ( http://www.warehouse.co.uk) propone invece colori come il grigio, su un modello a pelo lungo, rigorosamente in pelliccia sintetica. Perfetto su tutto, dai jeans ai capi più femminili, faux fur è sinonimo di must have incontrastato per la stagione invernale.
BlugirlFendiGiorgio ArmaniKate Upton per Vogue Italia, novembre 2012Eniko Mihalik fotografata da Terry Richardson per Harper’s Bazaar US, novembre 2011Charme e posa da diva per Carolyn Murphy, ritratta da Patrick Demarchelier per Tatler
Come una diva, in pelliccia rosa baby: Carolyn Murphy per Tatler Russia, settembre 2014
Colori glossy e proporzioni oversize caratterizzano il brand Tzarina Furs (http://www.houseoftzarina.com/): il lusso si mixa ad un amore incontrastato per lo stile e le tendenze: vastissima la scelta, dai modelli classici ai faux fur coats coloratissimi, declinati in sfiziose tinte pastello, assolutamente imperdibili.
La pelliccia, capo principe del guardaroba femminile, ha visto negli ultimi anni una nuova vita, grazie a modelli che l’hanno resa un capo adatto alle più svariate occasioni. Per uno styling perfetto, si può seguire l’esempio di un’autentica icona di stile, quale è Kate Moss, e abbinare la pelliccia (meglio se ecologica!) ad un semplice maxi dress in lana e a stivali. Un capo che dona subito una nuova allure, sulle orme delle dive del passato.
Colori pastello e charme nei modelli proposti da Tzarina FursUn modello WarehouseRosa nude per la pelliccia sintetica di MissguidedKate MossNancy Berg fotografata da Erwin Blumenfeld per Vogue, novembre 1954
Must have incontrastato di stagione, la pelliccia dona a tutte un tocco di classe
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: Raf Simons lascia la direzione creativa di Christian Dior. È Sidney Toledano, CEO della celebre maison francese, a darne conferma in un comunicato stampa diffuso questo pomeriggio. Lo stilista belga avrebbe motivato la sua scelta affermando di volere concentrarsi sulla sua linea e sulle sue passioni.
Direttore creativo di Dior dallo scorso 2012, Simons subentrò a John Galliano, licenziato per le sue affermazioni antisemite. Un fatturato in continua crescita per la storica maison, grazie anche all’operato di Simons.
Si chiude quindi con la collezione Primavera/Estate 2016, appena presentata a Parigi, la parentesi Raf Simons per Christian Dior. Adesso ci si interroga su chi prenderà il suo posto: tra i nomi più papabili sembra ci siano Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy, e Phoebe Philo, attualmente alla guida di Céline.
A volte anche chi ha vissuto di luce riflessa può iniziare a brillare di luce propria. È il caso di Lee Radziwill: la sorella minore dell’indimenticabile Jackie Kennedy è stata protagonista indiscussa del jet set internazionale a cavallo tra gli anni Sessanta ed Ottanta.
Socialite, PR di successo, interior designer e attrice, una personalità poliedrica e uno stile invidiabile, Caroline Lee Bouvier nasce a Southampton, New York, il 3 marzo del 1933. Le sorelle Bouvier trascorrono un’infanzia agiata, tra party esclusivi, lezioni di tennis e corse a cavallo.
Le chiamano “the whispering sisters”, per quel loro modo -un po’ infantile e complice- di appartarsi in un angolo ad ogni festa e chiacchierare tra loro. Ancora ignare del proprio destino, che porterà Jackie Lennedy Onassis ad entrare nel mito e Caroline Lee Bouvier a divenire principessa Radziwill nel 1959, le due appaiono inseparabili.
Lee Radziwill con la figlia Tina in una stanza del loro appartamento londinese, con l’interior design curato da Renzo Mongiardino, 1966
Lee Radziwill in uno scatto di Mark Shaw, Londra, 1962
Lee Radziwill in un abito Nina Ricci, foto di Mark Shaw, Parigi 1962
Lee Radziwill in Lanvin, foto di Mark Shaw, Londra, 1962
Il soprannome Lee viene dal cognome da nubile della loro madre, Janet Lee, che proveniva da una famiglia povera di immigrati irlandesi. Ma agli occhi dell’aristocrazia newyorchese le umili origini erano assolutamente da nascondere e pertanto le due sorelle non persero mai occasione per millantare discendenze aristocratiche. Il padre John Bouvier, broker di successo, soprannominato Black Jack per la sua carnagione perennemente abbronzata, amava trascorrere le sue notti tra alcol e scommesse. Fu così che il matrimonio dei genitori delle due sorelle Bouvier naufragò, fino al divorzio, arrivato nel giugno del 1940 e vissuto all’epoca come un’ombra infamante.
Lee Radziwill in abito Christian Dior, foto di Mark Shaw, Londra, 1962
Ancora in un abitino a trapezio Christian Dior
Caroline Lee Bouvier è nata il 3 marzo 1933 a Southampton, New York
La principessa Radziwill fotografata da Henry Clarke per Vogue, 1960
Jackie e Lee, cresciute in un ambiente iperprotetto, sono competitive, ambiziose ed amanti della bella vita. Entrambe aspirano ad avere amicizie influenti e a far parte dell’élite. La piccola Lee si sente meno amata rispetto alla sorella Jackie, più posata e riservata e considerata più bella esteticamente. Inoltre Jackie è più diligente a scuola e consegue ottimi risultati nello studio. Man mano nell’animo della sorella minore si fa strada un sentimento di gelosia forse mai dichiarata nei confronti di quella sorella così perfetta, sentimento che diverrà visibile anni dopo, come lo stesso Truman Capote dichiarerà apertamente. Lee al contempo viene descritta come una testa vuota arrogante e non particolarmente brillante negli studi. Appena ventenne la ragazza decide di convolare a nozze con Michael Temple Canfield. Il matrimonio viene celebrato nell’aprile 1953. Ma cinque mesi dopo Jackie le ruba ancora la scena, sposando John Fitzgerald Kennedy, bel senatore del Massachusetts nonché futuro Presidente degli Stati Uniti d’America. È l’inizio di una rivalità che durerà per tutta la vita.
Caroline Lee Bouvier nel corso della sua vita è stata socialite, PR, interior designer ed attrice
Uno scatto di Dennis Oulds, 1967
Icona di stile dalla raffinata eleganza, la principessa Radziwill ha posato diverse volte per Vogue
Germania, 1968
Il matrimonio di Lee si conclude con un divorzio, nel 1959, ma nello stesso anno la fanciulla sposa il principe Stanisław Albrecht Radziwiłł, più vecchio di lei di 19 anni. Inizia così un lungo momento di celebrità per Caroline Lee Bouvier. Nessuna è più acclamata di lei, nessun party può iniziare senza la sua presenza. La volgare definizione di arrampicatrice sociale a volte è solo questione di circostanze particolari che possono portare una donna ad interessarsi ad un certo tipo di uomo. Lee Radziwill certamente non avrebbe potuto accontentarsi di un uomo diverso: le amicizie influenti del marito fanno parte integrante della loro unione e ne costituiscono l’aspetto più eclatante. Ma Lee non si accontenta, il suo animo perennemente alla ricerca di qualcosa di più non riesce a farle vivere serenamente neanche quel matrimonio blasonato.
Icona di stile idolatrata, le viene chiesto da molti magazine di scrivere di moda, ma lei pretende cifre esorbitanti, mentre tenta senza grande successo la carriera di attrice. Intanto si profila all’orizzonte una nuova rivalità tra le due sorelle Bouvier: Jackie, ormai vedova del Presidente Kennedy, si appresta a sposare Aristotele Onassis, che sarà al centro di un inedito triangolo amoroso tra le due. Ben presto anche il secondo matrimonio di Lee naufraga, e nel 1974 arriva il divorzio dal principe Radziwill.
Celebrata da Vogue con foto patinate, la principessa vive tra viaggi in giro per il mondo ed amicizie famose, tra cui spiccano Rudolf Nureyev, Andy Warhol e Truman Capote. Indebitata fino al collo per i suoi vizi, in primis l’alcol, prova senza successo a sposare il magnate californiano degli hotel Newton Cope, ma un’ora prima della cerimonia gli amici di lui lo dissuadono dall’idea: sposare quella donna non sembra affatto una mossa intelligente. Lee si ritrova ancora una volta sola e con il bicchiere in mano. Nel 1988 sposa in terze nozze il produttore Herbert Ross, ma anche questo matrimonio culminerà in un divorzio.
Jackie Kennedy e Lee Radziwill alla Casa Bianca, anni Sessanta
Caroline Lee Bouvier ritratta da Andy Warhol, 1972
Figura di spicco del jet set internazionale
Lee Radziwill è stata inclusa nella Hall of Fame dell’International Best Dressed List
L’icona Lee Radziwill vive male, soffre di alcolismo ed è preda di demoni che neppure la vita patinata riesce a sconfiggere. Abituata a stare sotto i riflettori, nel jet set internazionale è il personaggio forse più discusso, mentre la sua bellezza fuori dai canoni vigenti affascina praticamente tutti, a partire da fotografi del calibro di Henry Clarke e Andy Warhol, suo grande amico.
Tante sono le testimonianze che la descrivono come una donna sostanzialmente arida e senza scrupoli, che seleziona gli eventuali partner solo in base allo status sociale e alla disponibilità economica. Di certo Lee Radziwill sotto i riflettori si è sempre trovata a proprio agio. Lo vediamo dalle foto in cui sorride gioiosa, tra lo sfarzo e l’opulenza di location da favola. La massima “less is more” certamente non sembrava appartenere alle sorelle Bouvier. Celebre la foto della principessa Radziwill con la figlia Tina nel suo appartamento londinese, arredato secondo il gusto ottomano dall’estro di Renzo Mongiardino. Confinata nella torre d’avorio dei suoi sorrisi perfetti e dei suoi abiti di lusso, la donna trascorre una vita spesso dura e paga sulla propria pelle il peso delle proprie scelte.
Jackie e Lee a Londra, 1965
Una giovane Lee ritratta da Cecil Beaton, gennaio 1951
Lee Radziwill ritratta da Marilyn Silverstone, 1962
Lee Bouvier ha incarnato la quintessenza della classe con il suo stile e le sue mise semplicemente perfette. In bilico tra il glamour e i fasti di certi abiti da gran soirée e il minimalismo di mise semplici, come i pantaloni Capri, sdoganati dalla sorella Jackie, il suo stile è eclettico e versatile. Allure intramontabile nella figura esile, ma anche nelle imperfezioni, come gli occhi distanti e la bocca che si allarga in sorrisi forse troppo ampi rispetto ai canoni tradizionali. La sua eleganza la porta nel 1996 ad entrare nella Hall of Fame della celebre International Best Dressed List creata da Eleanor Lambert. Ma noi la preferiamo versione acqua e sapone, in spiaggia, col vento tra i capelli e il sorriso genuino.
Il 22 ottobre l’attrice francese Catherine Deneuve festeggia 72 anni. Diva dallo charme inimitabile, musa storica di Yves Saint Laurent e volto di maison come Chanel, l’attrice è icona di stile ed eleganza e mito vivente.
All’anagrafe Catherine Fabienne Dorléac, la sua è una bellezza algida e allo stesso tempo incredibilmente sexy, celebrata da film come Bella di giorno.
L’inimitabile carré di capelli biondi, la sofisticata eleganza, lo sguardo altero e le forme burrose. Musa di registi del calibro di Roger Vadim e François Truffaut, Catherine Deneuve è considerata tra le migliori attrici francesi; una candidatura all’Oscar come migliore attrice per il film Indocina e innumerevoli premi e riconoscimenti, dalla Coppa Volpi al David di Donatello.
All’anagrafe Catherine Fabienne Dorléac, Catherine Deneuve compie 72 anni il prossimo 22 ottobreCatherine Deneuve in uno scatto del 1962La Deneuve è musa di registi come François Truffaut e Luis Buñuel
Musa di Yves Saint Laurent e volto storico di Chanel
Nata a Parigi da Maurice Dorléac e di Renée Deneuve, entrambi doppiatori, il debutto nel cinema avviene durante l’adolescenza. La consacrazione giunge invece nel 1967: è il film scandalo Belle de jour, di Luis Buñuel, a darle la fama mondiale. Icona di stile strizzata nei trench disegnati per lei da monsieur Yves Saint Laurent, indimenticabile il suo ruolo di borghese alla ricerca dello scandalo. In Italia collabora con registi del calibro di Marco Ferreri, Dino Risi e Mauro Bolognini.
L’attrice nel 1960Catherine Deneuve ritratta da David Bailey, 1967Musa di Yves Saint Laurent, che la veste in “Bella di giorno”
Conturbante e scandalosa in “Bella di giorno” di Luis Buñuel, 1967
Ambasciatrice UNESCO, la vita sentimentale della diva è stata al centro del gossip: dalla relazione con il regista Roger Vadim alle burrascose vicende sentimentali che la legano all’attore Marcello Mastroianni, da cui ha la figlia Chiara, fino al matrimonio con il fotografo britannico David Bailey. Volto storico di Chanel n°5 negli anni Settanta, la diva rappresenta ancora oggi la quintessenza dell’eleganza parigina. “Oui, je suis Catherine Deneuve”, recitava qualche anno in un famoso spot. Un nome, un mito.
Uno scatto celebre di Helmut NewtonAncora la Deneuve in posa per Newton
Uno scatto del 1970
Catherine Deneuve ritratta da Jeanloup Sieff per Vogue, 1969
Il neo che sdoganò Cindy Crawford campeggia in bella vista su un viso pulito dall’espressività antica. Una bellezza aristocratica ed una languidezza nello sguardo, tipicamente italiana.
Eleonora Carisi oggi nel fashion biz è qualcosa di più che una semplice icona di stile: brillante manager di se stessa, ha saputo gestire mirabilmente una carriera in incredibile ascesa che l’ha portata a divenire una vera diva.
Nata a Torino, classe 1984, una personalità forte e un senso spiccato per lo stile le hanno aperto le porte della moda: it girl, influencer e trendsetter di incredibile successo, Eleonora Carisi è uno dei nomi più brillanti del panorama fashion a livello internazionale.
Eleonora Carisi alla New York Fashion Week, febbraio 2015Eleonora Carisi in Michael Kors nel suo blog Jou Jou VilleroyEleonora Carisi è nata a Torino nel 1984
Icona di stile, trendsetter ed influencer, Eleonora Carisi è una delle personalità più famose del fashion biz
Dopo aver conseguito una laurea in Marketing e Comunicazione presso l’Istituto Europeo di Design di Torino nel 2006, nello stesso anno Eleonora ha aperto una piccola boutique al centro del capoluogo piemontese: è nato così You You Store, concept store che ha sdoganato l’incredibile amore per la moda di Eleonora Carisi, che l’ha portata in pochi anni a fare della propria passione un lavoro più che redditizio.
Nel 2009 l’icona di stile ha lanciato la sua prima linea d’abbigliamento: What’s Inside You -questo il nome scelto- perché la moda è qualcosa di innato, qualcosa che parte da dentro. Ma è l’anno seguente, il 2010, l’anno della svolta: Eleonora apre il suo blog Jou Jou Villeroy, un canale di lifestyle e tendenze, veicolo di pura bellezza. Quella che si respira ad ogni foto è arte pura, unita ad un’estetica perfetta. Subito balzato in testa alla classifica dei 50 blog più popolari in Italia, grazie al suo blog Eleonora Carisi è divenuta in poco tempo un’icona famosa in tutto il mondo.
Eleonora Carisi si è laureata nel 2006 in Marketing e Comunicazione presso l’Istituto Europeo di Design di TorinoNel 2006 l’icona di stile ha aperto il suo concept store You You Store, nel centro di TorinoNel 2009 l’icona di stile ha lanciato la sua prima linea d’abbigliamento, What’s Inside YouNel 2010 Eleonora ha creato il suo blog, Jou Jou Villeroy
Uno dei suoi mille outfit imitatissimi
Regina incontrastata dei social media, come Instagram, Twitter e Pinterest, immancabile presenza nei front-row delle passerelle più famose ed icona di stile. Lei, che dal canto suo si definisce cool hunter, non sbaglia un colpo: attentissima alle nuove tendenze, curiosa, poliedrica, carpisce le novità e le rielabora secondo il suo occhio. Un appeal sofisticato e un grande carattere, dal 2011 Eleonora Carisi collabora con la versione online del magazine italiano Grazia, di cui è stata it-girl.
Eleonora Carisi alla Milan Fashion Week Autunno/Inverno 2013Foto di Le21emeIn pizzo bianco per le strade di MilanoIl look scelto da Eleonora per la sfilata Roberto Cavalli Primavera/Estate 2016
Total look Louis Vuitton, scarpe Louboutin, occhiali da sole Pollini
La sua grande fotogenia non è passata inosservata e tanti sono i brand che se la contendono da anni come testimonial: la blogger è stata modella e musa di nomi storici della moda, tra cui Moschino, Michael Kors, Chanel, Tod’s, Gucci, Ferragamo, Redken. Bella è bella: un viso che resta impresso ed uno stile sofisticato. Ogni mise è semplicemente perfetta, curata in ogni minimo particolare: uno stile eclettico, che passa con disinvoltura dalle suggestioni anni Quaranta, nei capelli ad onde e nei tailleur pantalone con stola di pelliccia al mood glossy di gonne a ruota indossate con cocoon coat rosa baby, fino all’ironia delle stampe cartoon. Femminilità allo stato puro negli outfit scelti per il suo blog e nei lunghi abiti da diva indossati sui red carpet, ma impeccabile anche in un mood casual quando la si incontra per le strade di Milano.
Appeal da diva alla settimana della moda di ParigiEleonora Carisi ad Intimissimi On IceAlla sfilata Fendi Autunno/Inverno 2014-2015
Cool hunter e modella, Eleonora Carisi è molto seguita nei social network
Eleonora Carisi è stata designer di apprezzate capsule collection per Zalando, Patrizia Pepe e Maria Grazia Severi. Inoltre ha collaborato, in veste di guest editor, per Grazia.it, VanityFair.it, Elle.it ed Elle Girl China, solo per citarne alcuni. Icona di stile tra le più copiate, ha calcato i red carpet più importanti, dal Festival del Cinema di Venezia al Festival di Cannes; presenza fissa ai Nastri d’argento e al Taormina Film Festival, la sua eleganza innata continua a mietere consensi.
Corpi abbronzati, piscine che riflettono i raggi del sole, yacht e ville nobiliari. A volte si può fare la differenza non tanto per lo stile quanto per i soggetti che si sceglie di fotografare. Slim Aarons è il genio fotografico che ha legato indissolubilmente il proprio nome ai divi del jet set internazionale.
Da Marilyn Monroe a Salvador Dalí, da icone fashion del calibro di Gloria Guinness e Babe Paley fino ad esponenti dell’intellighenzia: farsi immortalare dall’obiettivo di Slim Aarons era già uno status symbol.
All’anagrafe George Allen Aarons, il fotografo nacque a Manhattan il 29 ottobre 1916. Universalmente riconosciuto per le sue foto patinate tra yacht e località extra lusso, dalla Sardegna alla Costa Smeralda, da Saint Tropez a Porto Ercole, fino a Cortina d’Ampezzo, nessuno come lui ha immortalato la bella vita a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta.
L’attrice austriaca Mara Lane a bordo piscina in un costume Jantzen, Hotel Sands, Las Vegas, 1954Laguna Beach, San Diego, California, 1957Lago Tahoe, Nevada, 1959Penthouse Pool, 1961
Ospiti a Villa Nirvana, di proprietà di Oscar Obregon, Las Brisas, Acapulco, 1972
Ma L’ironia della sorte vuole che il fotografo più patinato abbia iniziato la sua carriera immortalando situazioni assai diverse da quelle del bel mondo: arruolatosi a 18 anni, divenne fotografo di guerra durante il secondo conflitto mondiale, ottenendo anche diverse medaglie all’onore.
La lezione che Aarons impara dai combattimenti è che l’unica spiaggia degna di essere ritratta vuole ragazze seminude e abbronzate. Amante della bella vita, i bombardamenti e le sofferenze della guerra lasciarono in lui cicatrici profonde. Forse per esorcizzare tutto questo, trasse la sua ispirazione da situazioni mondane e dalla tranquillità della vita patinata.
Carla Vuccino e Marina Rava, Capri, 1958Bettina Graziani in Costa Smeralda,1964Kevin McClory e sua moglie Bobo Segrist a Nassau, 1967Teddy Stauffer con Dorothy Webb e Mrs. Ray Rogers, Acapulco, Messico, gennaio 1961Sciatori a Verbier, 1964Catherine Wilke, Capri, 1980Gloria Guinness in pigiama palazzo Halston nella sua casa di Acapulco, febbraio 1975
La principessa Carolina di Monaco col suo cagnolino Tiffany, Montecarlo, 1977
Dopo la guerra Aarons si trasferisce in California ed è lì che inizia a fotografare le celebrità. La sua foto più celebre si intitola “Kings of Hollywood” ed è un ritratto di Clark Gable, Van Heflin, Gary Cooper e James Stewart durante la vigilia dell’anno nuovo del 1957, intenti a rilassarsi in un bar vestiti di tutto punto. Le fotografie di Aarons apparvero su LIFE, Town & Country e Holiday, solo per citare alcuni tra i più importanti magazine dell’epoca.
Nei suoi scatti non utilizzò mai ne stylist nè truccatori. Costruì la sua carriera sulla massima “Fotografare persone attraenti intente a fare cose attraenti in luoghi attraenti”. In fondo anche quella è cronaca: le sue foto testimoniano la vita dell’high society a cavallo tra due generazioni e forse anche più. Vero e proprio testimone oculare di una rivoluzione che ha investito la moda, gli stereotipi e la cultura: dalle foto anni Cinquanta, che immortalano pin up a bordo piscina, agli scatti più hot degli anni Settanta, con ragazze in topless a bordo di yacht extralusso o una Marisa Berenson strizzata in bikini estremamente audaci.
Marisa Berenson, 1968Ragazze immortalate sullo yacht di Dino Pecci Blunt, 1967Sardegna, 1967C.Z. Guest col figlio, Palm Beach, 1955Laura Hawk al Tempio di Poseidone, Paestum, agosto 1984Carlton Hotel, Cannes, France,1958Lago Tahoe, Nevada 1959
In piscina, Las Brisas Hotel, Acapulco, Messico, 1972
Si dice che l’appartamento in cui vive il protagonista de “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock, interpretato da James Stewart, fu modellato proprio sull’appartamento di Aarons: viene da chiedersi quanto ci sia della personalità di Aarons nell’ex fotografo di guerra allergico alle crinoline degli abiti indossati da Grace Kelly. Quasi un paradosso, per chi ha costruito la sua carriera sul lusso.
Sfarzo, magnificenza, ostentazione: è questo che trapela dalle sue foto, per un’eleganza assolutamente sfrontata. Esagerazione, perché no, c’è anche questo negli scatti che immortalano milionari intenti a guidare spider che in realtà sono motoscafi, o ancora divi del jet set che festeggiano a bordo piscina party esclusivi, tra un bicchiere di champagne e l’ultimo gossip. Ma è un piacere per gli occhi, soffermarsi su quegli scatti dal sapore antico eppure quantomai attuale.
La Principessa Colonna col suo terzogenito Prospero, 1960Donna Anna Monroy di Giampilieri immortalata nella cornice di Villa Spedalotto, Palermo, 1984Slim Aarons immortalò divi ed esponenti dell’aristocraziaRoberta Droulers con le sue due figlie, Nathalie e Virginie a Villa D’Este, Como, 1984
Cap Eden Rock Antibes, Francia, 1969
Slim Aarons è scomparso nel 2006 a Montrose, New York. Il suo patrimonio fotografico è immenso: una sua fotografia oggi vale moltissimo. Ma incommensurabile è il valore a livello storico: nessuno mai è riuscito ad immortalare certo lifestyle in modo così mirabile. Ma nelle sue foto non c’è solo il mare o le ville extra lusso: protagoniste dei suoi celebri scatti sono state anche le dimore storiche che hanno visto immortalati nomi dell’aristocrazia italiana ed europea, in una serie esclusiva denominata “Dolce Vita”. Fotografie che sono vere e proprie opere d’arte. Per veri intenditori.
Lo stilista greco Dimitris Kritsas con quattro modelle nel tempio di Poseidone, Capo Sounion, luglio 1967Hotel Carlton, Cannes, 1958Norina Pisciotto nella villa dello zio Franco Zeffirelli, Positano, 1984L’attrice Tania Mallet alle Bahamas
Cresce l’attesa per la collezione Balmain per H&M, in arrivo in Italia il 5 novembre 2015. Appena diffuse, le foto ufficiali della collezione in edizione limitata sono già virali.
Una conturbante sirena metropolitana, tra suggestioni army-chic e paillettes all over: l’inconfondibile stile di Olivier Rousteing, direttore creativo del celebre brand francese, non si smentisce, per una collezione che si preannuncia già come un evento unico.
Il brand low cost svedese è solito creare interessanti collaborazioni con le maison più in vista del panorama mondiale.
Classe 1985, Olivier Rousteing firma una limited collection con modelle d’eccezione del calibro di Kendall Jenner, Jourdan Dunn e Gigi Hadid. Le foto, rese pubbliche lo scorso maggio, con una campagna social intitolata #HMbalmaination, anticipavano i capi che saranno disponibili dal 5 novembre in 250 store italiani oltre che sull’e-commerce del brand. Capi per lui e per lei assolutamente da non perdere, per un guardaroba di classe, in versione low-cost.
Quello che si prospetta come l’evento fashion più atteso dell’anno sta già conquistando le copertine di mezzo mondo. Fashioniste, pronte ai nastri di partenza.
La catena di caffè più amata dalle star di tutto il mondo sta per arrivare in Italia. Simbolo del lifestyle americano, sdoganato persino sulle passerelle di Milano nel lontano 2009, ora Starbucks apre il suo primo negozio a Milano.
La catena americana di caffetterie starebbe per aprire i battenti nella capitale lombarda: protagonista dell’operazione è l’imprenditore bergamasco Percassi. L’accordo, che dovrebbe essere concluso entro Natale, prevede l’apertura nel 2016 del primo punto Starbucks in Italia.
Numerosi i rumours che si rincorrevano a tale proposito, già da due anni a questa parte. Il famoso marchio americano, leader nella caffetteria, fondato da Howard Schultz, vanta un fatturato di circa 9 miliardi di dollari.
La top model Lara Stone fotografata per Terry RichardsonMagdalena Frackowiak, foto di Terry Richardson per Harper’s Bazaar USCoco Rocha
Una modella con la celebre tazza di Starbucks durante la sfilata di Dsquared2, Milano, marzo 2009, foto di Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Una nuova sfida, quella di portare il brand in Italia, patria per antonomasia del caffè: e fu proprio l’Italia la location che diede a Schultz l’ispirazione per la sua celebre catena. L’atmosfera dei caffè italiani, in cui ci si rilassa, si legge il caffè e si dibatte dei temi di attualità, portò il manager americano a tentare di adattare la formula al mercato americano. Impresa non facile, data la differenza culturale tra i due Paesi: tante sono le differenze tra il caffè lungo abbinato al latte, che incontra il gusto tipicamente yankee, e la classicità dell’espresso italiano. Largo uso della tecnologia in locali rigorosamente free wifi: su questo puntò inizialmente Schultz per imporsi sul mercato. Genio del marketing, i celebri bicchieroni extralarge in carta per l’asporto di bevande, simbolo del brand, sono entrati così nel mito.
La top model Alessandra AmbrosioLily Aldridge con un cappuccino Starbucks
La top model Heidi Klum per le strade di Beverly Hills con la figlia Leni e cappuccino Starbucks
I bicchieroni extralarge simbolo della catena Starbucks, sono ormai entrati nell’immaginario collettivo americano: numerosissime le celebrities paparazzate con questo status symbol stretto tra le mani. Immortalata anche in numerosi fashion shoots, la celebre tazza di carta è stata fotografata dall’obiettivo di celebri fotografi di moda, in primis da Terry Richardson, dopo aver calcato le passerelle della Milan Fashion Week, grazie all’estro di Dean e Dan Caten, celebri direttori creativi di Dsquared², che la scelsero come accessorio principe della loro collezione Primavera/Estate 2010.
Jessica Alba con buste di Starbucks per le strade di New York CityTaylor Swift con bevande StarbucksMiley Cyrus
Lindsay Lohan esce da Starbucks
Ora Antonio Percassi, bergamasco doc ed ex calciatore, si pone come il franchising partner dell’operazione di lancio del brand nel nostro Paese. La strategia di marketing dovrebbe coniugare al gusto della tradizione italiana le nuove tecnologie. Largo quindi al caffè americano, unito al free wifi e alle suggestioni tipicamente americane. Buon Frappuccino a tutti.
È stata in assoluto la sfilata più discussa e controversa della settimana della moda di Parigi. Ha monopolizzato l’attenzione dei media e ha diviso l’opinione pubblica, tra detrattori convinti ed ammiratori entusiasti. Certo è che in tempi come questi, in cui la spettacolarizzazione è divenuta un valore assoluto da perseguire con tutti i mezzi, la moda sembra essersi adattata a tale meccanismo. Purché se ne parli, sembra essere il mantra dominante; e il confine che separa l’avanguardia artistica dal mero sensazionalismo sembra divenire sempre meno netto.
Dissacrante, alternativa, ermetica, la collezione Primavera/Estate 2016 di Rick Owens è stata protagonista assoluta della fashion week parigina. C’è chi ci ha visto espliciti richiami sessuali, chi non ne ha compreso il significato e chi, semplicemente, ha deciso di godersi lo show, dalle coreografie assolutamente inedite.
Lo stilista statunitense non è nuovo ad audaci provocazioni: lo scorso gennaio fece sfilare uomini fieramente senza slip, destando scalpore, nel segno di quell’unione tra rock e concettuale che da sempre caratterizza il suo stile. Ribelle, anticonformista, Rick Owens è uno che il sistema lo combatte davvero: la sua linea stilistica è talvolta una critica neanche troppo velata nei confronti di certo fashion biz patinato. I lustrini di Los Angeles erano lontani da lui, nella sua infanzia vissuta tra tossicodipendenza e solitudine: da qui la sua moda intellettuale e scandalosa.
Si intitola “Ciclope” la collezione che sfila a Parigi per la Primavera/Estate 2016, e l’ispirazione attinge alla mitologia greca. Una sartorialità decostruita, per capi essenziali e basic. Ma quel che colpisce l’occhio, prima ancora degli outfit che sfilano in passerella, sono le “imbracature umane”: donne che indossano altre donne, per una coreografia forte e provocatoria. Le modelle sfilano a testa in giù, abbarbicate a cavalcioni le une sulle altre. Rigenerazione, solidarietà femminile, fratellanza universale e un pensiero per il grembo materno, a cui si deve la vita: questi sembrano essere i temi dominanti.
I capi sono essenziali: cappotti dalle linee sartoriali, crop tops, asimmetrie sfilano addosso a modelle che si alternano a ginnaste professioniste. La palette cromatica varia dal grigio al nude, fino al verde e all’arancione. Tra i materiali usati spiccano il nylon, la seta, il cotone e la maglia, alternata alla pelle e al jersey, per interessanti giochi di luce.
Secondo il casting director Angus Munro, Rick Owens è maestro nel raccontare storie che nessun altro vi racconterà: genio del politically uncorrect, il vestito umano sembra essergli stato ispirato da una foto di Annie Leibovitz raffigurante Leigh Bowery, eclettico rappresentante del fashion biz nonché artista concettuale. Non più donne bambole, sembra implorare Owens, ma donne forti capaci di andare oltre le rivalità, in un disegno di fratellanza universale. Il dibattito sulla controversa coreografia resta tuttavia aperto, e sono molti coloro che continuano a chiedersi se se ne sentisse realmente il bisogno.
Intellettuale, astratta e concettuale la collezione Primavera/Estate 2016 di Hussein Chalayan.
Innovazione e tecnologie all’avanguardia hanno caratterizzato il défilé dello stilista britannico di origine turco-cipriota. Messaggi subliminali e performance dal vivo per una collezione nel pieno segno della tradizione Chalayan.
Appena nominato direttore creativo della linea demi-couture di Vionnet, il designer resta fedele al suo stile, ermetico, altamente concettuale e politicamente orientato, che ora trae nuova vita dall’apporto della tecnologia.
Lunghezze midi su capi dall’appeal sartoriale, per tagli asimmetrici, decostruzioni e drappeggi su stampe astratte figurative: la palette cromatica è tenue, si va dal rosa chiaro al verde, al giallo, fino ai toni del blu notte e del marrone. Una moda intellettuale quella di Chalayan, e anche socialmente utile, che si unisce ad una sartorialità delicata.
A metà sfilata il colpo di scena: due modelle in piedi su un podio al centro della passerella vengono inondate d’acqua: quella inaspettata doccia svela sotto i cappottini sottili come carta, dei preziosi abiti da cocktail impreziositi di intarsi e cristalli. Citazioni della sfilata moda uomo P/E 2016 dedicata a Cuba si alternano alla collezione femminile. Lo stilista sembra voler sottolineare il carattere talvolta troppo effimero della moda: la sua sfilata si pone ancora una volta come uno dei momenti più interessanti della settimana della moda di Parigi, per suggestioni impegnate e mai banali.